Il sistema sanitario e la lobby che vuole la sanità privata

mercoledì 1 settembre 2010.
 

La Regione si occupa di sanità a due livelli: POLITICO, tramite l’Assessorato alla Sanità Direzione Generale V, e ASSISTENZIALE, con l’Asrem.

Partiamo dall’ambito politico, in cui i due massimi dirigenti sono l’Assessore e il Direttore Generale. Fino al Giugno 2008 l’Assessore è un esterno, non eletto dal popolo ma scelto direttamente dal Presidente. Il nome è quello di Ulisse Di Giacomo, che nell’aprile 2008 è il primo candidato molisano al Senato tra le fila del Pdl. Non pago di cotanta fortuna, Di Giacomo si diverte a violare la Costituzione della Repubblica Italiana, più precisamente l’art. 122: “Nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta regionale e ad una delle Camere del Parlamento.”

Designato senatore dal partito, avrebbe dovuto decidere subito se restare in Giunta o far carriera a Palazzo Madama, senza aspettare il 10 Giugno 2008, quando il collega di partito Augello ne dichiara l’incompatibilità. Per buoni tre mesi Di Giacomo infrange la Costituzione, sbeffeggiando i padri fondatori della Repubblica Italiana; ma alla fine sceglie il senato e così il Presidente Iorio può tenere per sé anche la delega alla sanità. (solo pochi giorni fa è stato nominato il nuovo assessore al ramo, Nicola Passarelli, ndr)

Di Giacomo è un braccio di Iorio. Non solo è il coordinatore regionale di FI, ma soprattutto rappresenta il trait d’union tra il Presidente e il gruppo editoriale Pallante, che controlla Telemolise, la tv locale più seguita. Telemolise non è una tv asettica, anzi, è dichiaratamente a sostegno del centro destra, ma d’altronde questa è la sua linea politica e ogni testata giornalistica ne ha una. Su Di Giacomo si potrebbe scrivere un romanzo, citando le varie sciocchezze commesse il più delle volte al di fuori del sistema sanitario, ma in verità il senatore è sprovvisto di alcun tipo di potere reale e non può essere additato come responsabile della mala-gestione sanitaria.

Il politico Ulisse Di Giacomo esiste solo in quanto galoppino del Presidente Iorio.

La giornalista di Nuovo Molise, Lucia Sammartino, rispolvera la memoria storica e ricorda che “l’unica competizione elettorale alla quale Di Giacomo ha partecipato risale al 1984, comunali di Isernia, candidato tra le fila del PSI: prese 26 voti. Quindi possiamo dire che il biglietto da visita non è così di riguardo, ecco..”

Passiamo alla Direzione Generale V Settore.

Fino allo scorso anno il Direttore Generale era Giovanni Di Renzo; dal 2008 la poltrona ha fatto il suo giro, presentando un nome nuovo, Roberto Fagnano, altro fedelissimo del Presidente Iorio. Prima di soffermarci su Di Renzo, rinviato a giudizio insieme a Patriciello per la Fondazione di Salcito e indagato per i fatti di Black Hole, c’è una curiosità da saziare. Della Direzione Generale V fanno parte altri undici dirigenti, di cui 1 solo nel ruolo di Supporto alle Attività del Direttore Generale: Mario Ragni.

Plurindagato che si divertiva a truffare la Comunità Europea, Ragni viene arrestato nel Giugno 2008 in qualità di ingegnere dirigente dell’Ufficio Demanio della Regione: Operazione Eldorado.

Il 17 Giugno 2008 Primonumero ricorda che “secondo i magistrati, i presunti truffatori hanno spillato soldi alla regione - oltre un milione di euro - per lavori mai effettuati, o eseguiti solo in parte dalla ditta Tullio, relativi alla messa in sicurezza del fiume Biferno, rimasto nelle stesse pessime condizioni che avevano reso disastrosa l’alluvione del 2003.”

Ragni è coinvolto perché “ha dato il via libera al pagamento delle somme richieste dalla ditta, il cui titolare è stato arrestato. Secondo i magistrati Ragni era tenuto ad accorgersi delle incongruità presenti in quelle richieste. È accusato inoltre di aver sottoscritto un verbale fasullo di ripresa dei lavori in un periodo in cui i lavori erano ancora fermi.”

Gli unici a seguire la faccenda sino in fondo sono stati i ragazzi di MyTermoli.com, che scrivono:“Il 12 luglio 2008 a Ragni è stata confermata l’interdizione dai pubblici uffici.” Per mesi due.

Ragni però si era già fatto notare per un altro arresto, subito durante lo scandalo Motopesca, il consorzio cooperativo che si occupava, tra le altre cose, di gestire il Mercato Ittico di Termoli, fornire carburante alle imbarcazioni e attivare i servizi per la sagra del Pesce. Scrive Francesco Cioce su Il Centro, 31 maggio 2006: “Quattordici arrestati con l’accusa di aver ottenuto contributi comunitari per oltre 4 miliardi di vecchie lire - tra il 1998 e il 2002 - per realizzare impianti per la pesca che non sarebbero mai stati finiti.” Tra gli arrestati, “Mario Ragni (53) di Termoli, dirigente assessorato lavori pubblici Regione Molise.”

Stavolta aveva solo firmato il collaudo di impianti fantasma.

Il Procuratore di Larino, Nicola Magrone, dopo aver spedito i palombari a verificare l’esistenza del meraviglioso impianto, scopre la truffa: il finanziamento è stato preso, speso e investito, ma dal punto di vista della realtà del fatto sotto il mare non esiste alcun sistema di pesca collettiva. Mario Ragni si occupa di opere pubbliche da almeno quindici anni e riveste un ruolo importante negli equilibri politico-dirigenziali della Regione, tant’è vero che - ancora oggi - risulta nell’organico dell’Assessorato Politiche per la Salute, Direzione Generale V, esercitando la funzione di Supporto alle Attività del Direttore Generale. Che fino al 2008 era Giovanni Di Renzo.

Centrifugato da Black Hole, insieme al Presidente Iorio, per aver firmato - il 5 Gennaio 1999 - la nomina abusiva di Mario Verrecchia, ex dg della Asl 4 di Termoli, Giovanni Di Renzo è uno dei maggiori responsabili del debito sanitario molisano. In qualità di Direttore Generale dell’azienda, di pilota scelto dai vertici politici per guidare la testarossa sanitaria, si è rivelato un clamoroso flop, distinguendosi più per le vicende giudiziarie che per aver migliorato lo stato di salute dei molisani.

Nel Gennaio 2008 Giovanni Di Renzo viene rinviato a giudizio per “truffa aggravata in concorso, abuso d’ufficio e malversazione ai danni dello Stato.” Se prima, con il Presidente e altri, aveva favorito la nomina illegale di Verrecchia, stavolta - per par condicio - è corso tra le braccia di Aldo Patriciello, vero dominus della sanità privata regionale, e del suo gioiello Neuromed, visti da Iorio come il fumo negli occhi.

“Il Di Renzo intenzionalmente procurava l’ingiusto vantaggio patrimoniale alla Neuromed.” La struttura aveva un vincolo di destinazione d’uso, Di Renzo invece ha rilasciato “autorizzazione per sessanta posti letto, tutti destinati ad attività sanitaria, precisando che la struttura adottava la tipologia di presidio di riabilitazione extra-ospedaliera”. Da casa di cura per anziani - con scopi anche di tipo sanitario e riabilitativo - la Fondazione “Paola Pavone” diventa clinica privata.

“Inoltre il Di Renzo, faceva stanziare alla Regione - delibera 10.03 - una somma di euro 3.921.689,94 per un soggetto non ancora accreditato, senza contrattazione”. In sostanza, Di Renzo “formava atti presupposti indebiti” preparando così il terreno all’accreditamento provvisorio della Neuromed per Salcito. Qui entra in gioco Sergio Di Vico, all’epoca Direttore Generale dell’ASL n° 3 di Campobasso, “che assicurava l’atto terminale del complesso iter criminoso. Il 05.11.03 stipulava con Pietracupa, AD di Neuromed, cognato e “braccio” del Patriciello, l’accordo contrattuale in relazione alla struttura”.

Piccolo particolare.

“Il regolamento contrattuale risultava espressamente riferito all’IRCCS Neuromed, l’atto è dunque abusivo” in quanto deve essere la Regione, e non la Asl, a contrattare con un’IRCCS. Di Vico si è occupato di qualcosa di cui non doveva occuparsi, e infatti - nel Gennaio 2008 - è stato rinviato a giudizio insieme al già citato Giovanni Di Renzo e altri, tra cui Patriciello Aldo e suo cognato Pietracupa Mario, da giugno 2009 ex Presidente del Consiglio Regionale.

Il processo è in corso (1), la difesa è tranquilla, l’accusa ha diverse carte da giocare. Si vedrà.

La squadra politico-dirigenziale messa su dal Presidente Iorio ha ottenuto risultati manageriali quantomeno discutibili e cumulato accuse da parte del popolo, della stampa e della magistratura. In un’azienda meritocratica sarebbero scattati licenziamenti in tronco per giusta causa; in un’azienda clientelare invece - flessibile per natura - si riposizionano le pedine. Tranne qualche sfigato escluso, quasi tutti sono rimasti in sella seppur con altri incarichi. Tra gli assessori alla sanità che si sono avvicendati dal 2001 ad oggi troviamo una serie di figuri piuttosto interessanti:

Gianfranco Vitagliano, in carica dal 2001 al 2003, ora all’Assessorato Programmazione, Finanze e Bilancio. Si è occupato di sanità e di gestione dei fondi pubblici (Presidente del Comitato di Coordinamento del P.O.R. 2000-2006), ed è rimasto coinvolto nell’inchiesta Black Hole e nell’indagine sulla Turbogas di Termoli.

A sua parziale difesa, il crollo avuto dalla sanità dopo il suo addio e il mea culpa fatto a mezzo stampa - l’11 Giugno 2008 - in cui riconosce le proprie responsabilità pur ritenendosi uno dei tanti che hanno generato il disastro sanitario.

Luigi Velardi, in carica tra il 2005 ed il 2006, costretto a lasciare la poltrona quando riceve l’avviso di garanzia per il suo coinvolgimento in Black Hole; oggi guida l’Assessorato ai Trasporti e Lavori pubblici.

Ulisse Di Giacomo, in carica tra il 2006 e il 2008, di cui si è già detto.

La Direzione Generale V non fa eccezione e dalla lista dei nomi spuntano sia Giovanni Di Renzo che Sergio Di Vico, entrambi rinviati a giudizio nel processo sulla Fondazione Pavone di Salcito, e riciclatisi l’uno, Di Renzo, alla guida della Direzione Generale VI fino al 2009 e oggi in pensione, l’altro, Di Vico, come Direttore Amministrativo del “Cardarelli” di Campobasso.

(1) Per le vicende riguardanti l’acquisizione della Fondazione "Paola Pavone" di Salcito, in data 18/06/2010, il Tribunale di Campobasso ha condannato in primo grado, per abuso d’ufficio: Patriciello Aldo, Pietracupa Mario, Melaragno Erberto e Giovanni Di Renzo ad un anno e sei mesi di reclusione. Gli stessi sono stati assolti per gli altri reati contestati, vale a dire malversazione e abuso edilizio. Di Vico Sergio è stato assolto da tutte le accuse.


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