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San Giovanni in Fiore, sanità: a corchjia ru Pd e la "frigogna" e Pinuzzu e Maruzzu

sabato 23 luglio 2016.
 

Nella prima decade di luglio quattro esponenti della maggioranza chiedono un consiglio comunale sulla sanità, di cui si parla soltanto nel mondo virtuale. L’impulso parte da Saverio Audia (Pd), che nutre un disappunto per la condotta amministrativa del sindaco di San Giovanni in Fiore, Giuseppe Belcastro. I giorni scorrono veloci e iniziano i cortocircuiti in casa Pd, la cui dirigenza non sa più giustificare l’immobilismo cronico del governatore regionale, Mario Oliverio, eletto a suon di voti pure dai compaesani.

Scricchiola il pavimento, cadono le certezze: dall’ospedale generale preteso sino a ieri, l’odierna maggioranza ripiega sulle briciole: «uno strumento diagnostico nuovo», «i letti più moderni» e, manca poco, «La finestra sul cortile» in vhs, mentre Oliverio resta muto e contratto, nell’attesa ripetuta di Godot.

Nel frattempo si moltiplicano gli incontri del sindaco col dirigente capo, col vice di sotto, col responsabile del settore e, se non bastasse, anche con la pianta all’ingresso del palazzo.

A raffica Belcastro, il presidente consiliare Domenico Lacava, i brigadieri alla Tonino Candalise e i neofiti di fanteria raccontano di successi storici per l’ospedale del luogo. Lo scandiscono durante un consiglio comunale (del 25 febbraio 2016) cui manca il brindisi, la torta e il ballo da capogiro. Dicono, a cadenza fissa, che il commissario Massimo Scura ha assicurato, pattuito, anticipato, benedetto e ricevuto. L’argomento è uno solo: «garantire i livelli essenziali di assistenza». Che, traslando, è come riempire un lago con un bicchiere d’acqua.

Scura, invece, se ne infischia e prosegue, come da copione, coi tagli che il governo delegante gli ha chiesto in nome del fiscal compact e per (s)finire la popolazione calabrese, da sempre abituata a sopportare.

Dopo un anno tondo il sindaco e l’intero castro del Pd capiscono che non è aria, che hanno dissipato punti e fiducia, che la gente ha collegato i fatti e non ha visto alcun risultato. L’ospedale perde pezzi, personale, unità operative e le speranze residue. È dunque il caso di cambiare strategia, ma non è possibile alzare troppo la voce. Bisogna un po’ castrarsi.

Salta, pertanto, il consiglio comunale sulla sanità. Il Pd “invita” a soprassedere, con la prospettiva che dal vertice regionale del partito del 28 e 29 luglio uscirà una soluzione. E vai con le fantasie più irreali: i superiori «chiederanno le dimissioni di Scura e Urbani (il sub-commissario, nda)», «Scura e Urbani se ne andranno per causa di un ricorso», «l’atto aziendale sarà rivisto» e, direi, arriverà Supergiovane, che deraperà «soccorrendo il Catopel, il Canopeta, il Capotel, il Catop, Catoblepa, Catoblepa».

Nelle more vanno ricordati tre punti. Il primo: Scura risponde soltanto al Gelli vivente e al Lotti col quale i calabresi del partito sono «tutti in campo». Il secondo: Urbani - che alla Regione presenterebbe il conto con partita Iva - è voluto fortissimamente dal ministro Lorenzin, di cui il Pd ha notevole bisogno. Il terzo: il tavolo interministeriale di verifica, che in genere dà i compitini ai commissari alla sanità e ne verifica le opere, si riunisce il 26 luglio.

Il 28 luglio è tardi, perciò. Anche per i, superati, livelli essenziali di pazienza.

Emiliano Morrone

emilianomorrone@gmail.com

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