Editorialazzu cu la rosa e lu gigliu

"Tri petrille rivièntu sie": ’a storia ’e l’indennità e lu "jocariellu" ’e Lacava

domenica 13 novembre 2016.
 

Ormai è chiara a tutti la vicenda dell’indennità percepita indebitamente dall’avvocato Domenico Lacava, in quanto presidente del Consiglio comunale di San Giovanni in Fiore (Cs). I fatti: Lacava fu assunto come docente scolastico il primo luglio 2016, per cui nello stesso tempo avrebbe dovuto comunicarlo al municipio, che avrebbe dovuto decurtarne l’indennità del 50%, secondo legge.

La comunicazione di Lacava porta invece il protocollo del 12 ottobre, come ha scritto il ragioniere del Comune, Franco Scigliano, in risposta a un’interrogazione del consigliere di opposizione Antonio Lopez, presidente della commissione consiliare di Vigilanza. Per questo motivo Lacava ha incassato tre mensilità piene non dovute, luglio, agosto e settembre 2016, così venendo a mancare 1.500 euro al municipio, in dissesto finanziario.

Scigliano ha aggiunto che la Ragioneria del Comune ha dunque attivato le procedure per il recupero delle somme dal presidente del Consiglio, il quale, innanzi a domanda pubblica del sottoscritto, aveva negato d’aver preso quei soldi e anticipato di rivolgersi alla Procura della Repubblica.

Questi sono i fatti per come avvenuti. Ieri Lacava, colpito da un’ondata di sdegno e dissenso su Facebook, ha dato la sua versione, che si fonda su tre punti:

1) sulla circostanza che tutti sapessero della sua assunzione ma che il Comune avesse già elaborato i pagamenti - il che verificheremo a modo, all’occorrenza interessando anche la Procura -, quando agli uffici anticipò, «in maniera informale», dell’incarico nella scuola dal primo luglio 2016;

2) che il mio post su Facebook, col quale ho riassunto il caso, non ha prodotto effetti positivi sulle casse comunali, in quanto il ricupero delle somme era già stato avviato;

3) che Lacava non è un ladro per come io «e i Forcaioli di Facebbok» vogliamo a suo avviso fare apparire, sul che mi riservo io, stavolta, le opportune azioni legali, avendo soltanto raccontato i fatti per come realmente accaduti, con pubblicazione delle fonti, vale a dire le carte della vicenda.

Infine, Lacava, pensando forse di essere in tribunale, ha dato sfogo alla retorica più inutile. Ha scritto l’avvocato: «L’onestà è il valore più alto che non tutti possono vantarsi di avere nel proprio dna, evidentemente qualcuno pensa di infangare tutto e tutti al solo fine di distruggere». «È gravissimo - ha aggiunto Lacava - che una persona che si definisce un “giornalista” e che collabora con un deputato della Repubblica italiana dia notizie artatamente false, al fine di infangare coloro i quali stanno portando avanti un’azione di sviluppo e crescita della nostra città».

Ora, io non mi definisco giornalista. Il dato è che sono iscritto all’ordine professionale, proprio come Lacava è iscritto all’ordine degli avvocati. Secondo, il fatto che io collabori con un deputato della Repubblica, in realtà più di uno, non cambia alcunché, per il semplice motivo che rispetto agli articoli sono i fatti l’unica bussola per i lettori e i politici.

Mi auguro che adesso il sindaco Giuseppe Belcastro (in foto con Lacava, ndr), gli assessori e i consiglieri comunali assumano una posizione sul caso, così rompendo un silenzio che alimenta la distanza dai cittadini, i quali non sono stupidi né allocchi. Voteranno la sfiducia? Prevarrà il "volemose bene"? Ci sarà almeno un richiamo dalla maggioranza o anche la questione in argomento, molto seria, si concluderà col consueto "tuttappostu"?

Lacava precisi quali sono «le notizie artatamente false» che avrei dato «al fine di infangare coloro i quali stanno portando avanti un’azione di sviluppo e crescita della nostra città». Dimostri con la logica e con gli atti che si tratta di falsità e discredito. Lo sfido a riguardo.

Non mi sono mai nascosto dietro ad affermazioni generiche o a coperture di partito. Ho scritto i miei libri e articoli in maniera circostanziata, facendo nomi e cognomi e difendendomi davanti al giudice per le querele ricevute, per cui ho vinto anche contro Gaetano Pignanelli, braccio destro dell’attuale governatore regionale, Mario Oliverio.

Perciò, Lacava mi quereli e chieda i danni, se nella fattispecie ho scritto il falso. E riferisca ai lettori quali sono le menzogne che ho divulgato. Diversamente taccia e torni a casa, perché fare il presidente del Consiglio, a Sud come a Nord, non può significare illudere il popolo come nel vecchio gioco, locale, del «tri petrille rivièntu sie».

Il predecessore di Lacava, Luigi Astorino, lasciò il lavoro da medico in una casa di riposo, per dare un esempio. La struttura era - ed è - in causa col municipio.

Lacava fu tra i sostenitori politici più agguerriti delle dimissioni di Astorino dalla carica di presidente del Consiglio. La morale vale soltanto se a farla è il Pd? Che ne pensano gli ex amministratori locali di centrodestra, spariti da quasi due anni? Anche per loro è "tuttappostu"?

Emiliano Morrone

emilianomorrone(at)gmail.com

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