Editorialazzu

5 dicembre 2016, a San Giovanni in Fiore nulla sarà come prima

lunedì 5 dicembre 2016.
 

Pure a San Giovanni in Fiore ha stravinto il «no», nella roccaforte del governatore della Calabria, Mario Oliverio, schierato per il «sì». Il dato finale è emblematico: 43,99% per la riforma Renzi-Boschi e 56,01% per la salvaguardia della Costituzione repubblicana, nel 2001 già aggredita e stravolta da Ciampi, dai banchieri transalpini e dai loro camerieri del parlamento nazionale.

È stata una battaglia impari, stavolta: da un lato i cacciabombardieri, le navi militari, i carri armati, l’artiglieria al completo e perfino gli ordigni chimici; dall’altro le casseruole, le padelle, i mestoli spezzati e la forza della parola e della ragione critica.

Da un lato abbiamo visto le promesse e menzogne del potere, col dispiegamento di ogni mezzo persuasivo più o meno lecito, paranze di pesce e grigliate comprese. Dall’altro canto abbiamo assistito al ritorno alla piazza, alla politica dell’incontro, della prospettiva, dell’unificazione. Da una parte un pezzo del Pd geneticamente modificato, onnivoro, vorace, famelico e trasformista, assieme agli opportunisti verdiniani e alfaniani, interessati a salvare chiappe e poltrone; dall’altra un elettorato capace di leggere la realtà senza deformazioni, di comprendere i pericoli della riforma e di non farsi piegare dai ricatti e miraggi di un apparato istituzionale enorme e spietato: dalla sanità dell’inguaribile Lorenzin all’università dello sputtanatissimo Crisci.

Così, dopo il voto referendario ogni pretesa che il Pd sia maggioranza del Paese è andata a farsi fottere, pardon, friggere (con De Luca).

E in Calabria il dato è ancora più esplicito: il 67,02% ha bocciato il progetto eversivo di Renzi e soldati, sostenuto per mera convenienza dal governatore regionale Oliverio, cui è giunta l’ennesima tranvata dopo la vicenda (del 2014) della nomina a commissario per il rientro e, per esempio, dopo l’impugnazione governativa delle leggine regionali a beneficio degli amici dentisti e commissari aziendali. In Calabria il 32,98% ha invece approvato il testo della riforma, spacciata per panacea di ogni male come se avesse potuto migliorare le cure, i Lea e perfino i redditi e la rendita per ettaro degli ulivi nostrani.

La contestazione popolare a Praia a Mare nei confronti di Enzina Bruno Bossio ed Ernestino Magorno aveva anticipato molto della reazione dei calabresi, coriacea anche a San Giovanni in Fiore. Il tuttappostismo locale, detto e rappresentato dal sindaco Giuseppe Belcastro, è stato sconfitto in modo netto e sonoro.

«Tuttappostu», «Zorro», Lacava e il resto della "compagnia delle opere" hanno toccato con mano gli effetti delle loro fregnacce e della loro autoreferenzialità degli ultimi mesi. Vedasi in materia di difesa dell’ospedale, di politiche per il lavoro vero, di utilizzo dei beni comuni, di tutela dei più deboli, di sicurezza delle scuole, di raccolta differenziata, di relazioni esterne, di comportamenti pubblici. Hanno voluto sbagliare e negare a oltranza, dicendo d’aver agito alla perfezione. E sono stati puniti.

A nulla è valsa la loro arroganza politica, il ricorso alla stampa di parte, il riparare nel colpo di teatro o di scena, la celebrazione incorreggibile di loro stessi e il ripudio costante di ogni confronto democratico.

«Tuttappostu» e il suo capo politico «Pallapalla» hanno perso, e hanno perso di brutto. Da oggi comincia una nuova fase anche a San Giovanni in Fiore, con la consapevolezza che nulla sarà come prima.

Emiliano Morrone

emilianomorrone(at)gmail.com

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