Hoederer: "Allora perché sei venuto tra noi? Se non si amano gli uomini, non si può lottare per loro".
Hugo: "Sono entrato nel Partito perché la sua causa è giusta e non ne uscirò che quando essa avrà cessato di esserlo. Quanto agli uomini, non mi interessa quello che sono, ma quello che potranno diventare".
Hoederer: "E io li amo per quello che sono. Con tutte le loro porcherie e i loro vizi. Amo la loro voce, le loro mani calde che prendono, e la loro pelle, la più nuda di tutte le pelli, e il loro sguardo inquieto, e la lotta disperata che portano a uno a uno contro la morte e l’angoscia. Per me conta, un uomo di più o di meno nel mondo. È prezioso. Tu, ti conosco bene, ragazzo, sei un distruttore. Gli uomini li detesti, perché detesti te stesso; la tua purezza assomiglia alla morte, e la rivoluzione che sogni non è la nostra: tu non vuoi cambiare il mondo, vuoi farlo saltare".
(Jean-Paul Sartre, Le mani sporche, Quinto quadro, scena terza, in Morti senza tomba. Le mani sporche, Milano, Mondadori (Oscar), 1990, pp. 210-212)
Appunto un mito. In realtà era un rivoluzionario argentino che prestò servizio come tagliagole principale di Castro. Era particolarmente infame perché dirigeva le esecuzioni sommarie a La Cabãna, la fortezza che fungeva da mattatoio. Gli piaceva amministrare il colpo di grazia, il proiettile nella nuca. E amava far sfilare la gente sotto El Paredón, il muro rosso di sangue contro il quale furono uccisi tanti innocenti. Inoltre, istituì il sistema di campi di lavoro dove innumerevoli cittadini - dissidenti, democratici, artisti, omosessuali - soffrivano e morivano. Stiamo parlando del gulag cubano.
Uno scrittore cubano-americano, Humberto Fontova, descrisse Guevara come «una combinazione fra Beria e Himmler». Antony Daniels, in vena di spiritosaggini, disse: «La differenza fra [Guevara] e Pol Pot era che [il primo] non aveva studiato a Parigi».
Buona questa, mi insegna la storia ! Qui vogliono tutti insegnare. Tutti Professori ! Insegnare cosa? Ma se indossate tutti un paraocchi come i muli e siete fuori dalla realtà delle cose, della vita vissuta. Ma che state a blaterare? Andatevi ad ossigenarvi il cervello in località Pisani. O meglio, andate a lavorare veramente o emigrate come il sottoscritto, invece di seppellirci di belle parole incosistenti, della solita retorica inconcludente.
Al devoto di "San Ernesto de La Higuera" volevo fargli notare che qua dentro il sottoscritto è conosciuto con nome e cognome.