Politica e principi

Morti senza tomba. Le mani sporche - di Jean-Paul Sartre

domenica 3 settembre 2006.
 

Hoederer: "Allora perché sei venuto tra noi? Se non si amano gli uomini, non si può lottare per loro".

Hugo: "Sono entrato nel Partito perché la sua causa è giusta e non ne uscirò che quando essa avrà cessato di esserlo. Quanto agli uomini, non mi interessa quello che sono, ma quello che potranno diventare".

Hoederer: "E io li amo per quello che sono. Con tutte le loro porcherie e i loro vizi. Amo la loro voce, le loro mani calde che prendono, e la loro pelle, la più nuda di tutte le pelli, e il loro sguardo inquieto, e la lotta disperata che portano a uno a uno contro la morte e l’angoscia. Per me conta, un uomo di più o di meno nel mondo. È prezioso. Tu, ti conosco bene, ragazzo, sei un distruttore. Gli uomini li detesti, perché detesti te stesso; la tua purezza assomiglia alla morte, e la rivoluzione che sogni non è la nostra: tu non vuoi cambiare il mondo, vuoi farlo saltare".

(Jean-Paul Sartre, Le mani sporche, Quinto quadro, scena terza, in Morti senza tomba. Le mani sporche, Milano, Mondadori (Oscar), 1990, pp. 210-212)


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