Manifestazione di Forza Italia, Lega e An contro la Finanziaria. A sorpresa sale sul palco anche Umberto Bossi: "Veneto libero"
Berlusconi dal palco di Vicenza "Prodi bugiardo e pericoloso"
E dalla piazza bordate di fischi all’inno di Mameli. Casini: "Protestare non basta, tanto non si torna a votare"*
VICENZA - Sale sul palco della manifestazione che ha fortemente voluto e che ha segnato la prima divisione nella Cdl e attacca: "E allora questo gran bugiardo pericoloso per tutti noi, mandiamolo a casa". Silvio Berlusconi ha concluso così il suo discorso alla manifestazione della Casa delle Libertà a Vicenza e poi c’è stata una sorpresa. Sul palco, dove c’erano anche Fini, Giovanardi, Tremonti, Mussolini e altri esponenti del centrodestra, è salito anche il leader della Lega Umberto Bossi, che in mezzo agli applausi ha più volte urlato al microfono: "Veneto libero!".
Il Veneto leghista si fa sentire quando la banda musicale intona l’inno di Mameli. Per tutte e sei le volte in cui i musicisti lo hanno intonato dalla piazza è salita una bordata di fischi, nessuno dal palco ha richiamato all’unità d’Italia. A metà del programma, dagli altoparlanti si è sentito il canto del "Va pensiero" e solo allora la piazza è rimasta in religioso silenzio.
La pioggia non ha aiutato: ci sono gli striscioni che inneggiano "Vicenza vuole solo te", ci sono i militanti avvolti nelle bandiere di Forza Italia, ma nella piazza della città veneta le zone vuote sono tante. Ad aiutare la manifestazione indetta da Forza Italia, Lega e Alleanza Nazionale (non ha aderito l’Udc) per protestare contro la politica economica del governo è la scelta della città italiana che ha più portici. Molti si sono rifugiati lì sotto per sentire il discorso del leader.
Sul palco un grande cartellone con il volto di Prodi, con il naso lunghissimo, e sotto la scritta: "Torno a ribadire per chi non ha ancora capito e soprattutto per chi non ha voglia di capire che noi non alzeremo le tasse. Noi le abbasseremo". Berlusconi ha forzato la mano sul tema delle menzogne: "Chi è tra me e Prodi che ha dimostrato di essere il gran bugiardo?", è la domanda che Berlusconi ha rivolto dal palco di piazza dei Signori a Vicenza. E il popolo del centrodestra ha risposto senza esitazioni "Prodi, Prodi". "E allora, mandiamolo a casa al più presto", ha detto di rimando il leader della Cdl, che non ha rinunciato alla battuta: "Mai, come questa volta, bisogna dire ’piove, governo ladro’", ha esclamato Berlusconi tra gli applausi e le acclamazioni della folla.
In un passo del suo discorso anche una stoccata al capo dello Stato: "Questi signori della sinistra hanno prepotentemente e arrogantemente messo le mani sulle istituzioni: il presidente della Repubblica è uno di loro, così come i presidenti di Camera e Senato ha detto Berlusconi dal palco di Vicenza - Questi signori della sinistra pur essendo primi in elezioni taroccate hanno rifiutato la nostra offerta di collaborazione e hanno occupato tutte le istituzioni".
Oltre al Quirinale e alle presidenze dei due rami del Parlamento, Berlusconi ha citato la Corte costituzionale, la magistratura, i sindacati e la stampa. "Per questo - ha proseguito il Cavaliere dal palco di Vicenza - non esiste in Italia un sistema completamente democratico perché non c’è un sistema di pesi e contrappesi".
Pierferdinando Casini, leader dell’Udc che non ha aderito alla manifestazione, da Baveno in provincia di Verbania, dove ha partecipato a un convegno, ha commentato così le parole di Berlusconi: "Mandare a casa Prodi è utile ma non è sufficiente. Tutti sanno che non si torna a votare. L’Italia è una macchina - spiega Casini - non importa chi è alla guida, se il motore è fuso l’auto resta in parcheggio. Ecco perché servono ricette positive e non solo atti di una parte contro l’altra". Il leader Udc ha anche fatto riferimento ai fischi che la piazza ha tributtato all’inno italiano: "Nel centro destra qualche imbecille che fischia l’inno nazionale c’è, lo vediamo giornalmente. Noi - ha aggiunto - siamo orgogliosi del nostro inno nazionale e della bandiera italiana. Se devo attribuire un merito a Ciampi è proprio avere favorito questo orgoglio fra gli italiani". (21 ottobre 2006)
___ *
www.repubblica.it, 21.10.2006
30000 contro lo sfruttamento 3000 contro la Finanziaria.
L’Italia di Foggia, quella di Vicenza *
«Oggi in Italia ci sono due manifestazioni: quella di Foggia contro il lavoro nero e per la dignità del lavoro e quella a Vicenza del nord ricco. Ai signori di Vicenza voglio dire: cari signori del nord, ascoltate il messaggio che viene da qui». Guglielmo Epifani, segretario della Cgil, non è tenero con gli imprenditori, per le loro responsabilità nello sfruttamento dei lavoratori e degli immigrati, soprattutto quelli irregolari. Il sindacalista parla nel capoluogo salentino davanti a trentamila persone venute qui per dire un no tondo allo sfruttamento delle braccia.
«Non mi sono piaciuti - ha detto Epifani - i troppi silenzi dei signori delle organizzazioni delle imprese» sulla questione dello sfruttamento, «come se il problema riguardasse solo chi sta qui a Foggia, e non loro». Per Epifani, invece, per ogni lavoratore sfruttato in condizioni disumane c’è una impresa che lo sfrutta, e questa impresa poi vende il proprio prodotto ad un’altra impresa che lo utilizza. «Tutto questo - ha detto - chiama la responsabilità delle imprese agricole e delle imprese industriali, o pensano di fare finta di nulla e guardare da un’altra parte?».
In 30mila hanno partecipato alla manifestazione promossa da Cgil, Cisl e Uil per dire no al lavoro nero e chiedere dignità al lavoro. Due cortei, alla testa di uno dei quali erano i segretari generali Guglielmo Epifani (Cgil), Raffaele Bonanni (Cisl) e Luigi Angeletti (Uil), dalla periferia della città hanno raggiunto piazza Cavour dove si è svolto il comizio conclusivo. In piazza oltre a tante delegazioni di lavoratori giunte da tutto il Mezzogiorno, vi erano anche molti lavoratori extracomunitari per chiedere uguali diritti, almeno sul lavoro.
Prima dei sindacalisti hanno parlato tre lavoratori, un cittadino marocchino, una polacca ed una giovane precaria italiana, che hanno ribadito la necessità di una lotta comune delle istituzioni e del movimento sindacale contro il lavoro nero, la precarietà, contro i fenomeni aberranti di vero e proprio schiavismo scoperti recentemente nelle campagne del foggiano. D’altra parte, è stato denunciato, si tratta di fenomeni antichi, troppo spesso tollerati, quasi fossero delle rare distorsioni di un sistema economico sano. In realtà tali episodi sono più diffusi - come evidenziano le numerose operazioni di polizia delle ultime settimane - di quanto talvolta si ritiene comunemente.
Sotto accusa anche la Confindustria, perché non si può fare finta di niente, fingendo di non sapere, per esempio, che i pomodori raccolti nel tavoliere da veri e propri schiavi prigionieri di mercanti di braccia, finiscono in industrie agroalimentari italiane,
Anche Epifani si è rivolto poi alla Confindustria accusandola di non essere coerente su questo tema. «Confindustria chiede giustamente ad esempio per i prodotti del tessile la tracciabilità, ma come fa a chiedere questo per sé e non per questi lavoratori?». «Non c’è coerenza - ha concluso - perché quello che chiede per sé lo nega per gli altri. Noi non ci stiamo e per questo abbiamo costruito una piattaforma unitaria su questo tema».
___ *
www.unita.it, Pubblicato il: 21.10.06 Modificato il: 21.10.06 alle ore 15.43
La replica del presidente del Consiglio da Bologna «Io a casa? Ci sono già, sto benissimo»
Il gelo del Professore attaccato dalla Cdl a Vicenza. «Un commento sul corteo in Veneto? Figuriamoci...» *
BOLOGNA - «Sono già a casa e sto benissimo». Così il presidente del Consiglio, Romano Prodi, commenta ironicamente l’appello lanciato dal palco della manifestazione di Vicenza contro la finanziaria dall’ex premier Silvio Berlusconi di «mandare a casa questo gran bugiardo». Il premier, a Bologna per questo weekend, a chi gli domandava un commento sulla manifestazione ha risposto: «Figuriamoci».
PROMESSE MANTENUTE - In serata la replica del premier alle accuse del centrodestra di dure bugie arriva dagli schermi del Tg3: «Questo non è dire bugie, ma mantenere le promesse. Avevamo preso l’impegno - spiega Prodi - a presentare una finanziaria che risanasse i conti, desse slancio all’economia e aiutasse le famiglie. Questa finanziaria dà 7 miliardi di euro alle imprese, 3 miliardi alle famiglie e 6 alla sanità e che diminuisce il costo del lavoro tra il lavoro precario e il lavoro a tempo indeterminato, che aiuta civilmente a regolarizzare i precari» (21 ottobre 2006).
www.corriere.it, 21.10.2006
Prodi sta crollando portandosi dietro tutta la sua maggioranza
per quanto riguarda la manovra: “Dire che c’è confusione, a questo punto, è un puro eufemismo”;
per quanto riguarda il cuneo fiscale: “gli oltre 18 milioni di lavoratori dipendenti non intascheranno un solo euro”;
ancora: “per i lavoratori dipendenti, i benefici del cuneo coincidono (e non si aggiungono) con la riforma dell’Irpef varata da Visco”;
risultato: “in molti casi si tratterà di un risparmio di qualche decina di euro al mese. In qualche caso si tratterà di un aggravio di qualche centinaio di euro al mese. Il danno, per tutti, è che non c’è nient’altro da risparmiare”;
conseguenza: “Non può essere un caso che l’ultima rilevazione... fotografa un tracollo di consensi per l’esecutivo unionista”;
“non si governa con i sondaggi... ma non si governa neanche con l’improvvisazione”.
Massimo Giannini su La Repubblica
“Il governo farebbe bene a compiere un atto di ragionevolezza: quello di riscrivere la finanziaria sulla base delle indicazioni del governatore Draghi, tornando alla direzione di marcia fissata dal Dpef”’.
“Sono in corso danni gravissimi (e, temo, difficilmente riparabili) nel rapporto con ampi settori di opinione pubblica. Con lealtà, avevamo non solo avvisato di questi rischi, ma avevamo ed abbiamo cercato di operare, anche con il “tavolo dei volenterosi”, per ridurre il danno e introdurre qualche elemento di saggezza”.
Daniele Capezzone (segretario di Radicali italiani)
Allo stadio Bengodi di Verona, secondo le cronache, Berlusconi ha mietuto gli applausi di una platea qualificata!
Dio mio: non farmi cadere le braccia!
Non si tratta del "popolino", non si tratta di "bigotti", ma di gente qualificata, cattolici impegnati che rappresentano le diocesi e le parrocchie d’Italia!
O no?....?
Forse no.
Costoro sono solo la "crema" raggranellata dalla gerarchia perché facesse da contorno e desse una patente di "democraticità" ad un convegno tutto cooptato, EMBEDDED, SULLE POSIZIONI NON DELLA GERARCHIA MA DI UNA PARTE DELLA GERARCHIA CHIESASTICA.
Cosa ha il Berlusca per essere applaudito da certa cattolicità?
Niente altro che i soldi!
I soldi rubati da una parte e sciorinati ad un’altra parte.
I soldi rubati all solidarietà, allo stato sociale, ai servizi, all’ecologia, agli schiavi della pubblicità, e regalati ai signori della Jet-society e al clero......!
E vi sembra da cattolici tutto ciò?
La lezione contro questa deriva plutopopulista ed affatto cattolica mi viene dal un noncredente che scrive su La Repubblica di oggi:
"Che un gruppo di attivisti cattolici, molto attivisti e molto cattolici, fischi Romano Prodi, rientra nel novero delle possibilità. Ma che lo stesso gruppo di attivisti cattolici applauda Berlusconi è, invece, puro surrealismo politico. Non esiste niente, sotto il sole, più anticristiano di Berlusconi. L’edonismo, le poppe in vendita., il fracasso mondano, il consumismo bulimico sono state la mission (riuscitissima) delle sue televisioni. Se c’è qualcosa che ha definitivamente azzerato la dimensione spirituale di questo paese, o quel poco che ne restava, questo qualcosa è la televisione commerciale. Ora la crapula, i quattrini e le tette come unico orizzonte della vita possono anche andare bene a noi altri miscredenti. Si sa che siamo sazi e disperati (come disse il Biffi) e dunque dediti, per ingannare il tempo, alle più sozze pratiche. Ma un cattolico? Un cattolico, Gesù santo, come accidenti fa ad applaudire Berlusconi? Sulla base di quale abbaglio demoniaco può tra sformare in idolo un tipetto al quale interessa solo ciò che si compera e si vende? Berlusconi è il classico mercante che il fondatore del cristianesimo avrebbe buttato fuori dal Tempio. Si vede che il Tempio, nel frattempo, lui se l’è comperato."
Non ho niente da aggiungere.
Buona domenica.
Aldo Antonelli
Prodi governa contro il Paese
Ieri è stata una giornata nera per Prodi, l’ennesima. Al mattino il catastrofico sondaggio di Repubblica, con pesante editoriale di accompagnamento. A metà giornata la bastonata dalle agenzie di rating internazionale, che declassano l’Italia. Nel pomeriggio, a Verona, lo stadio del Papa che lo fischia.
Forse è vero che non si governa con i sondaggi, con gli applausi o con i giudizi delle agenzie di rating, ma nemmeno contro un intero Paese.
I giornali stanno dicendo che Prodi sta governando contro il Paese. Sta governando contro gli italiani. E gli italiani se ne sono accorti. I sondaggi non vengono fatti nel salotto buono della finanza italiana; ma fra la gente. E la gente è frastornata, confusa, delusa.
In questi giorni tutti si stanno facendo i conti su quante tasse pagheranno in più. Lo stanno facendo gli artigiani, i commercianti, i lavoratori dipendenti. E tutti hanno notato che, a differenza di quel che dice il governo, pagheranno più tasse; perderanno servizi; avranno meno libertà.
Questa finanziaria mette le mani nelle tasche dei cittadini. Il governo entra direttamente nei bilanci familiari di oggi, ed ipoteca quelli di domani.
Questa finanziaria è inemendabile. Pensare di intervenire in Parlamento per migliorarla non sarà facile.
Per tre motivi, tecnici e politici.
1) Motivo tecnico. Nemmeno più il Tesoro si orienta fra le misure che entrano ed escono dalla manovra. Emendarla vorrebbe dire mettere le mani su un materiale come il mercurio: non si ha mai certezza di dove finisce ed in quante parti si rompe. In più, l’opposizione dovrebbe farsi carico di trovare coperture finanziarie.
2) Motivo tecnico. Per mettere ordine nei conti dello Stato non serviva una finanziaria soufflè, che cresce di ammontare a seconda delle esigenze: 30 miliardi, 33,4 miliardi, 34,7 miliardi, 40 miliardi di euro. Per rispettare i parametri europei sarebbe servita - al massimo - una manovra da 10-12 miliardi di euro.
3) Motivo politico. La protesta che monta nel Paese contro la finanziaria innesca mal di pancia nella maggioranza. L’implosione potrebbe arrivare se il governo - come sembra - pone il voto di fiducia. Un voto di fiducia su questa manovra (decreto legge e finanziaria) sottrae al Parlamento il ruolo di controllo sull’operato del governo. Riduce i deputati ed i senatori della maggioranza a mere comparse di un film (la manovra) in cui tutti perdono. Li fa diventare co-partecipi di scelte già bocciate dal Paese. Ma senza voto di fiducia, questa finanziaria non passerebbe mai.
Il Paese si è reso contro che Prodi sta governando contro gli italiani. Lo dicono i sondaggi. Lo dicono i giornali. Lo dicono tutte le categorie, tutti i ceti sociali (dal metalmeccanico all’avvocato), tutti i gruppi rappresentativi. Insomma, tutto il Paese. E non si può governare contro un Paese, soprattutto se questo Paese, come l’Italia, fa parte del G-7.
Tutte le strane coincidenze della notte dell’11 aprile
di Oreste Pivetta *
Hanno ucciso la democrazia? Probabilmente no, anche se si dovrebbe discutere a lungo sui limiti, sulla sostanza... La democrazia, magari in forme traballanti, è viva. Ma che muoia non si può escludere. Con le armi, con i botti, con i proclami radiofonici? No. Inquieta nel film di Beppe Cremagnani e di Enrico Deaglio, regia di Ruben Oliva, l’idea che possa accadere senza che nessuno ci avverta, nel pieno rispetto delle forme, silenziosamente, con grazia tecnologica. Uccidete la democrazia. Memorandum sulle elezioni di aprile (che non vedrete in tv, ma il dvd con il libro che l’ha ispirato, Il broglio di un anonimo Agente italiano lo troverete in edicola da venerdì 24 novembre) è la storia di una ipotesi che potrebbe essere realtà. Con un cadavere, l’arma del delitto, il movente. Nessuno però che si penta. Il cadavere sta appunto all’inizio del film, appena dopo le immagini di una corte di giustizia americana dove un cittadino qualunque, tal Clinton Curtis, programmatore elettronico della Florida, il 13 dicembre 2004, appena chiuse le presidenziali, racconta come un voto lo si possa manipolare. «Non se ne sarebbero mai accorti», confessa Curtis. Che aggiunge, rispondendo a un giudice circa l’eventualità di brogli: «Sì, quando gli exit polls differiscono in maniera sostanziale dal risultato finale, vuol che l’elezione è stata truccata..».
Chi guarda questa scena ripiomba tra gli incubi dell’11 aprile, quando, dopo aver ascoltato exit polls che offrivano garanzie di vittoria al centrosinistra, era stato costretto a subire l’onda di ritorno del centro destra, numeri su numeri che chiudevano la forbice delle ore 15 e allineavano sugli stessi destra e sinistra. Il film rende le emozioni di quelle ore, quasi scandite dalle mosse degli uomini del potere in corso: il via vai dei Cicchitto e dei Bondi, persino di Previti, il volo su Roma dell’uomo di Arcore, il battere dei tacchi anche di un ministro degli Interni che non sente il dovere di respingere la convocazione di Berlusconi a Palazzo Grazioli, invece di rimanere a sorvegliare il Viminale. Il controcanto è di una folla inquieta che si sente tradita. La prima domanda, il primo dubbio sono del conduttore di Popolare Network, Massimo Rebotti, quando Pisanu annuncia il calo delle schede bianche: «A questo punto il sospetto di brogli è legittimo».
La seconda parte del film è la spiegazione: la campagna elettorale e il nuovo sistema elettorale, l’informatizzazione del voto (grazie al figlio di Pisanu e a una società americanam, Accenture, che lavorava in Florida e che Clinton conosce bene), il comizio di Berlusconi a Roma, i guai giudiziari di Previti, quelli con la mafia di Dell’Utri, quelli futuri dell’azienda Mediaset, la "scena" che obbliga il capo della destra a cercar di vincere, ad ogni costo.
Il sospetto che qualcosa di strano sia accaduto viene dal crollo delle schede bianche: in 5 anni da un 1.600.000 a 445 mila, dal 4,2% all’1,1%. Crollo che conduce a un percentuale uniforme: la Calabria ad esempio da 157 mila a 53 mila. Le schede bianche che finiranno in una busta sigillata insieme con le schede nulle, che diventano, «fantasmi, numeri senza proprietari...».
Torna in scena il nostro programmatore americano, Curtis Clinton. Deaglio lo raggiunge. E lì davanti a un computer portatile imbastisce in pochi minuti un programmino che si mangia le schede bianche e le risputa colorate, esattamente come il "mandante" pretende. Da schede bianche a voti della coalizione tal dei tali. Possibile: basta risolvere qualche problemino di matematica, poi le macchine consentono tutto, basta un bravo programmatore e qualche aiuto, qualcuno che inserisca il programma nel sistema, al centro, e non è detto che debba conoscere il significato dell’operazione. Ma restano i voti sulle schede... Una volta che i voti li hai trasmessi non li vedi più. E le procedure si possono chiudere? In qualsiasi momento.
Il film si chiude con il solito Berlusconi che grida allo scandalo dei brogli e un vecchio proverbio... «La gallina che canta...». Però, perché Berlusconi non ha vinto? Perché Pisanu non lo ha seguito fino alla fine? Vecchio fiuto democristiano, spiega Gola profonda il bravissimo Elio De Capitani): Pisanu ha capito che il gatto s’agitava, ma era un gatto morto.
* www.unita.it, Pubblicato il: 17.11.06 Modificato il: 17.11.06 alle ore 8.53
Vendola: «Così sconfiggeremo il lavoro nero: l’Italia ci segua»
di Valentina Petrini *
No al lavoro nero. No al caporalato. Alle 12.30 i segretari nazionali di Cgil, Cisl e Uil saliranno sul palco, nella piazza centrale di Foggia, per dire chiaramente da che parte sta il sindacato. Molti i treni e i pullman organizzati da tutta Italia che confluiranno nel capoluogo pugliese. A un mese dalle denunce dell’Espresso su come avviene - nel Foggiano - la raccolta dei pomodori, i sindacati confederali ribadiscono da qua l’inviolabilità dei diritti dei lavoratori, italiani e stranieri, «perché chi vuol realizzare profitti a scapito degli esseri umani - parla Niki Vendola, governatore della Puglia - deve sentirsi isolato».
Intanto la risposta all’emergenza lavoro nero nel tacco dello Stivale arriva con l’approvazione della legge regionale in materia di contrasto al lavoro non regolare, quella che Vendola ha definito «la più avanzata d’Italia e che - dice - mi auguro faccia da apripista per il quadro normativo nazionale. Gli anni passano: io stesso nel ’94 avevo scritto per il Parlamento una relazione denunciando come contrabbando e caporalato fossero in ascesa in questa regione».
Sono passati 12 anni dal ’94...
«Ma appena uno da quando sono stato eletto governatore e non si tratta di un problema che riguarda solo la Puglia, ma l’Italia, e anche l’Europa. La legge sul lavoro non regolare che abbiamo approvato, inoltre, a luglio era già al vaglio delle parti sociali: due mesi prima della denuncia dell’Espresso. Era nei nostri programmi ed è passata con la compattezza della maggioranza di centrosinistra e l’astensione dell’opposizione che ne riconosce il valore etico e civile».
Sui giornali si legge delle campagne e di stranieri, ma il fenomeno del lavoro nero è generale...
«Gli immigrati sono l’anello debole della catena, ma questa legge è mirata su tutto il mondo lavorativo, compreso Enti locali e Asl. Prendiamo il fenomeno dell’esternalizzazione: spesso la scelta delle cooperativa alle quali appaltare servizi è avvenuta senza un adeguato controllo. Risultato? Sfruttamento e precarietà nelle condizioni e negli orari lavorativi sono all’ordine del giorno, ovunque, non solo nelle campagne: per questo anche gli Enti locali dovranno stipulare contratti solo con aziende che rispettano gli indici di qualità da noi fissati».
Quali sono questi indici di qualità?
«La legge introduce il "documento unico" di modalità contributiva, l’obbligo di comunicazione anticipata dell’assunzione: avviene sempre più spesso che il lavoratore è regolarizzato il giorno in cui si infortuna. Infine introduciamo gli "indici di congruità" tra tipo di azienda, quantità prodotte e numero di dipendenti che ci permetteranno di disegnare la mappa del lavoro nero e di fare un uso più mirato degli ispettorati».
Servirà un’adeguata copertura economica...
«Abbiamo stanziato 9 milioni e mezzo di euro per il 2007».
Martedì andrà alla commissione europea per le libertà civili a spiegare il caso Foggia. Cosa dirà?
«Parlerò di questa legge, della risposta che pensiamo di dare all’illegalità. Perché la Puglia è terra di accoglienza e non di sfruttamento. Ciò che danneggia l’immagine di questa regione va combattuto e sconfitto, non nascosto sotto il tappeto».
www.unita.it, Pubblicato il: 21.10.06 Modificato il: 21.10.06 alle ore 11.10