Viva la Costituzione, viva l’Italia!!!

Dopo la "lezione" di Verona, le "urla" di Vicenza: "Forza Italia" lancia la campagna del far pagare tutto a "caro-prezzo" ("caritas"!!!) e parte all’attacco della intera ITALIA e delle sue ISTITUZIONI. A smorzare i toni, da Baveno (Verbania), sagge parole di Casini ... e di Epifani, Bonanni e Angeletti, da Foggia.

sabato 21 ottobre 2006.
 
[...] Pierferdinando Casini, leader dell’Udc che non ha aderito alla manifestazione, da Baveno in provincia di Verbania, dove ha partecipato a un convegno, ha commentato così le parole di Berlusconi: "Mandare a casa Prodi è utile ma non è sufficiente. Tutti sanno che non si torna a votare. L’Italia è una macchina - spiega Casini - non importa chi è alla guida, se il motore è fuso l’auto resta in parcheggio. Ecco perché servono ricette positive e non solo atti di una parte contro l’altra". Il leader Udc ha anche fatto riferimento ai fischi che la piazza ha tributtato all’inno italiano: "Nel centro destra qualche imbecille che fischia l’inno nazionale c’è, lo vediamo giornalmente. Noi - ha aggiunto - siamo orgogliosi del nostro inno nazionale e della bandiera italiana. Se devo attribuire un merito a Ciampi è proprio avere favorito questo orgoglio fra gli italiani" [...]

Manifestazione di Forza Italia, Lega e An contro la Finanziaria. A sorpresa sale sul palco anche Umberto Bossi: "Veneto libero"

Berlusconi dal palco di Vicenza "Prodi bugiardo e pericoloso"

E dalla piazza bordate di fischi all’inno di Mameli. Casini: "Protestare non basta, tanto non si torna a votare"*

VICENZA - Sale sul palco della manifestazione che ha fortemente voluto e che ha segnato la prima divisione nella Cdl e attacca: "E allora questo gran bugiardo pericoloso per tutti noi, mandiamolo a casa". Silvio Berlusconi ha concluso così il suo discorso alla manifestazione della Casa delle Libertà a Vicenza e poi c’è stata una sorpresa. Sul palco, dove c’erano anche Fini, Giovanardi, Tremonti, Mussolini e altri esponenti del centrodestra, è salito anche il leader della Lega Umberto Bossi, che in mezzo agli applausi ha più volte urlato al microfono: "Veneto libero!".

Il Veneto leghista si fa sentire quando la banda musicale intona l’inno di Mameli. Per tutte e sei le volte in cui i musicisti lo hanno intonato dalla piazza è salita una bordata di fischi, nessuno dal palco ha richiamato all’unità d’Italia. A metà del programma, dagli altoparlanti si è sentito il canto del "Va pensiero" e solo allora la piazza è rimasta in religioso silenzio.

La pioggia non ha aiutato: ci sono gli striscioni che inneggiano "Vicenza vuole solo te", ci sono i militanti avvolti nelle bandiere di Forza Italia, ma nella piazza della città veneta le zone vuote sono tante. Ad aiutare la manifestazione indetta da Forza Italia, Lega e Alleanza Nazionale (non ha aderito l’Udc) per protestare contro la politica economica del governo è la scelta della città italiana che ha più portici. Molti si sono rifugiati lì sotto per sentire il discorso del leader.

Sul palco un grande cartellone con il volto di Prodi, con il naso lunghissimo, e sotto la scritta: "Torno a ribadire per chi non ha ancora capito e soprattutto per chi non ha voglia di capire che noi non alzeremo le tasse. Noi le abbasseremo". Berlusconi ha forzato la mano sul tema delle menzogne: "Chi è tra me e Prodi che ha dimostrato di essere il gran bugiardo?", è la domanda che Berlusconi ha rivolto dal palco di piazza dei Signori a Vicenza. E il popolo del centrodestra ha risposto senza esitazioni "Prodi, Prodi". "E allora, mandiamolo a casa al più presto", ha detto di rimando il leader della Cdl, che non ha rinunciato alla battuta: "Mai, come questa volta, bisogna dire ’piove, governo ladro’", ha esclamato Berlusconi tra gli applausi e le acclamazioni della folla.

In un passo del suo discorso anche una stoccata al capo dello Stato: "Questi signori della sinistra hanno prepotentemente e arrogantemente messo le mani sulle istituzioni: il presidente della Repubblica è uno di loro, così come i presidenti di Camera e Senato ha detto Berlusconi dal palco di Vicenza - Questi signori della sinistra pur essendo primi in elezioni taroccate hanno rifiutato la nostra offerta di collaborazione e hanno occupato tutte le istituzioni".

Oltre al Quirinale e alle presidenze dei due rami del Parlamento, Berlusconi ha citato la Corte costituzionale, la magistratura, i sindacati e la stampa. "Per questo - ha proseguito il Cavaliere dal palco di Vicenza - non esiste in Italia un sistema completamente democratico perché non c’è un sistema di pesi e contrappesi".

Pierferdinando Casini, leader dell’Udc che non ha aderito alla manifestazione, da Baveno in provincia di Verbania, dove ha partecipato a un convegno, ha commentato così le parole di Berlusconi: "Mandare a casa Prodi è utile ma non è sufficiente. Tutti sanno che non si torna a votare. L’Italia è una macchina - spiega Casini - non importa chi è alla guida, se il motore è fuso l’auto resta in parcheggio. Ecco perché servono ricette positive e non solo atti di una parte contro l’altra". Il leader Udc ha anche fatto riferimento ai fischi che la piazza ha tributtato all’inno italiano: "Nel centro destra qualche imbecille che fischia l’inno nazionale c’è, lo vediamo giornalmente. Noi - ha aggiunto - siamo orgogliosi del nostro inno nazionale e della bandiera italiana. Se devo attribuire un merito a Ciampi è proprio avere favorito questo orgoglio fra gli italiani". (21 ottobre 2006)

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www.repubblica.it, 21.10.2006


30000 contro lo sfruttamento 3000 contro la Finanziaria.

L’Italia di Foggia, quella di Vicenza *

«Oggi in Italia ci sono due manifestazioni: quella di Foggia contro il lavoro nero e per la dignità del lavoro e quella a Vicenza del nord ricco. Ai signori di Vicenza voglio dire: cari signori del nord, ascoltate il messaggio che viene da qui». Guglielmo Epifani, segretario della Cgil, non è tenero con gli imprenditori, per le loro responsabilità nello sfruttamento dei lavoratori e degli immigrati, soprattutto quelli irregolari. Il sindacalista parla nel capoluogo salentino davanti a trentamila persone venute qui per dire un no tondo allo sfruttamento delle braccia.

«Non mi sono piaciuti - ha detto Epifani - i troppi silenzi dei signori delle organizzazioni delle imprese» sulla questione dello sfruttamento, «come se il problema riguardasse solo chi sta qui a Foggia, e non loro». Per Epifani, invece, per ogni lavoratore sfruttato in condizioni disumane c’è una impresa che lo sfrutta, e questa impresa poi vende il proprio prodotto ad un’altra impresa che lo utilizza. «Tutto questo - ha detto - chiama la responsabilità delle imprese agricole e delle imprese industriali, o pensano di fare finta di nulla e guardare da un’altra parte?».

In 30mila hanno partecipato alla manifestazione promossa da Cgil, Cisl e Uil per dire no al lavoro nero e chiedere dignità al lavoro. Due cortei, alla testa di uno dei quali erano i segretari generali Guglielmo Epifani (Cgil), Raffaele Bonanni (Cisl) e Luigi Angeletti (Uil), dalla periferia della città hanno raggiunto piazza Cavour dove si è svolto il comizio conclusivo. In piazza oltre a tante delegazioni di lavoratori giunte da tutto il Mezzogiorno, vi erano anche molti lavoratori extracomunitari per chiedere uguali diritti, almeno sul lavoro.

Prima dei sindacalisti hanno parlato tre lavoratori, un cittadino marocchino, una polacca ed una giovane precaria italiana, che hanno ribadito la necessità di una lotta comune delle istituzioni e del movimento sindacale contro il lavoro nero, la precarietà, contro i fenomeni aberranti di vero e proprio schiavismo scoperti recentemente nelle campagne del foggiano. D’altra parte, è stato denunciato, si tratta di fenomeni antichi, troppo spesso tollerati, quasi fossero delle rare distorsioni di un sistema economico sano. In realtà tali episodi sono più diffusi - come evidenziano le numerose operazioni di polizia delle ultime settimane - di quanto talvolta si ritiene comunemente.

Sotto accusa anche la Confindustria, perché non si può fare finta di niente, fingendo di non sapere, per esempio, che i pomodori raccolti nel tavoliere da veri e propri schiavi prigionieri di mercanti di braccia, finiscono in industrie agroalimentari italiane,

Anche Epifani si è rivolto poi alla Confindustria accusandola di non essere coerente su questo tema. «Confindustria chiede giustamente ad esempio per i prodotti del tessile la tracciabilità, ma come fa a chiedere questo per sé e non per questi lavoratori?». «Non c’è coerenza - ha concluso - perché quello che chiede per sé lo nega per gli altri. Noi non ci stiamo e per questo abbiamo costruito una piattaforma unitaria su questo tema».

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www.unita.it, Pubblicato il: 21.10.06 Modificato il: 21.10.06 alle ore 15.43


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