Industria

Lettera aperta di Filippo Callipo all’on. Gasparri

giovedì 22 marzo 2007.
 

di Filippo Callipo*

On. Gasparri,

visto che ha avuto l’amabilità, qualche giorno addietro, di soffermarsi sul mio silenzio ed ha sostenuto che quando c’era il centrodestra ero abituato a parlare e criticare, ho ritenuto giusto darle una spiegazione.

Lei sa che dal 19/7/2006, per fine mandato, non sono più il presidente di Confindustria Calabria. Se, come Lei dice, sono stato “implacabile nel criticare il precedente governo regionale di centrodestra” mi sarei atteso che, a distanza di qualche anno, anziché redarguire il mio silenzio mi riconoscesse qualche merito. A distanza di qualche anno si è più sereni nelle valutazioni. Cosa ha fatto il centrodestra per i calabresi? Nulla. Quali problemi ha risolto? Nessuno. E’ stato, in Calabria, come un’azienda fallimentare, cosi diremmo noi imprenditori.

Oggi, in verità, spetterebbe ad altri rilevare che, cambiata la maggioranza, i risultati, per la Calabria, sono identici: nulla.

Ma temo, ed ecco l’aggravante rispetto al passato, che pochi siano disponibili a parlare e a parlare chiaro e forte. Negli ultimi due anni anche l’opposizione sociale ha perso entusiasmo. Dov’è la reazione adeguata ad una condizione di preoccupante perdita di competitività del sistema-Calabria, di ruolo, funzione, autorevolezza nazionale e capacità di risposta ai problemi dei calabresi?

Sta capitando qualcosa di molto grave alla Calabria e forse stentiamo persino a rendercene conto. Come se fosse morta la speranza. Si tace, ormai, anche perché non si ha più fiducia in nessuna possibilità di cambiamento. Oppure, mi chiedo, si tace per timore di eventuali ritorsioni politiche/amministrative? Paura di eventuali ritorsioni politiche/massoneria deviata/ndrangheta?

Fatto sta che, nella nostra regione, avverto una sudditanza esasperata, che nuoce soprattutto alla società civile e ai piccoli operatori economici che non sono portatori di “pacchetti” consistenti di voti e quindi controparte debole per i poteri forti.

Questa è ormai la regione delle emergenze, ed in queste condizioni l’illiceità è dilagante: il binomio politici/prenditori, a danno della collettività, genera profondi guasti. La gente non crede più nella politica, nelle istituzioni, oggi non sa più a che santo votarsi. Se quelli che governavano ieri somigliano a quelli di oggi dov’è l’alternativa? Muore cosi la politica.

Prima della fine del mio mandato, egregio Onorevole, più volte ebbi a criticare il governo regionale presieduto dall’on. Loiero per come si veniva interpellati su argomenti vitali come il bilancio e anche per le voci dello stesso bilancio. Non era ( non è) cambiato nulla rispetto ai bilanci del centrodestra. Come se in Calabria nulla potesse mai cambiare. Questa regione è proprio sfortunata.

Da privato cittadino/imprenditore ho aspramente criticato la recente campagna pubblicitaria voluta dall’attuale Giunta di centrosinistra e apparsa su tanti giornali nazionali. Questi signori sono convinti che da ultimi diventeremo primi grazie ai messaggi pubblicitari. Una bugia che paghiamo tutti noi e che, purtroppo, pagheranno cara anche i nostri figli. Una bugia, ma anche la dimostrazione che si fanno solo parole e che dietro gli slogan non c’è alcun impegno, lavoro serio, riflessione.

Vede, On. Gasparri, malgrado qualche batosta ricevuta qualche anno fa da gente vicina a lei, forse per ritorsione, per via delle mie prese di posizione di fronte all’immobilismo del governo Chiaravalloti, io capisco il suo rammarico nei miei riguardi, anzi considero anche le difficoltà che incontra nel fare il suo mestiere.

Ma, visto che ci conosciamo e possiamo essere franchi, mi permetta una domanda: Lei è stato eletto in Calabria con i voti dei calabresi, pur non appartenendo a questa terra, ma che cosa ha fatto per la Calabria e per i suoi cittadini i? Quali problemi ha risolto? Ha fatto diminuire la disoccupazione? Ha fatto diminuire la povertà? Ha lottato la mafia con la pistola e quella, altrettanto pericolosa, con la penna?

Ci elenchi due/ tre cose sostanziali che hanno procurato effetti positivi. Credo, invece, che i calabresi la ricordino solo per i comizi e le strette di mano nei vari periodi elettorali. Naturalmente, per la par condicio, questa domanda la rivolgo a tutti i parlamentari, di destra e di sinistra, non calabresi ma eletti in Calabria. Una colonizzazione che oggi vediamo tutti con occhi nuovi perché vediamo i danni, le inadempienze, l’abbandono della regione.

Mi verrebbe da dire: per il futuro statevene a casa vostra, noi abbiamo i nostri campioni, noti in tutto il mondo per la loro capacità di stupire, e, a questo prezzo, non credo ci sia l’esigenza di importarne da altre regioni. Non fanno alcunché i campioni indigeni, figuriamoci chi non ha legami con questa terra.

Scusi per la franchezza, ma su un punto debbo darle ragione: io non parlo con la frequenza di un tempo. Si, un po’ mi sono stancato, ma, mi creda, dopo aver visto per tanti anni i politici calabresi smuovere inutilmente tanta polvere, le confesso che il mio mestiere, che non si impara a tavolino e non s’improvvisa, mi entusiasma sempre di più.

Trovo che la politica calabrese sia quasi perduta, da essa c’è da attendersi davvero poco. Io lavoro per la mia azienda e la mia terra, lavoro assieme a collaboratori intelligenti ed onesti, umili e motivati, sia i dirigenti che gli operai: loro sanno che se non produciamo risultati rischiamo la credibilità e il pane, se non ci svegliamo ogni mattina col pensiero di cosa fare prima qualcun altro ci precede e perdiamo fette di mercato.

Non succede cosi, purtroppo, per i politici e questo è non un privilegio ma un danno. Un danno perché , cosi facendo, la politica finisce col perdere anche il senso delle cose che fa e soprattutto nuoce alla società. E oggi, in Calabria, la politica e la società civile sono come due coniugi separati in casa che già si odiano.

*imprenditore


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