(il manifesto/vignetta, 30.05.2008)
ROMA - "Avvertiamo con particolare gioia i segnali di un clima nuovo, più fiducioso e più costruttivo. Esso è legato al profilarsi di rapporti più sereni tra le forze politiche e le istituzioni, in virtù di una percezione più viva delle responsabilità comuni per il futuro della Nazione". Papa Benedetto XVI commenta così la situazione politica italiana dopo le elezioni dello scorso aprile. Lo fa parlando alla 58esima assemblea della Cei e in attesa di ricevere il 6 giugno Silvio Berlusconi. E rilanciando le tre sfide della Chiesa: famiglia, vita e povertà.
La politica. Quello che il santo Padre sottolinea è l’esistenza di un terreno favorevole per lo sviluppo dell’Italia "E’ diffuso - commenta papa Ratzinger - il desiderio di riprendere il cammino, di affrontare e risolvere insieme almeno i problemi più urgenti e più gravi, di dare avvio a una nuova stagione di crescita economica ma anche civile e morale". Ma non bisogna perdere tempo e cogliere, il più velocemente possibile, risultati positivi. Perché "se non ci fossero risultati concreti" il cima potrebbe mutare. Vanificando l’opportunità.
Vita umana e famiglia. Rilancia temi più volte riaffermati. La tutela della vita in tutte le sue forme e la promozione della famiglia. Per Benedetto XVI l’impegno della Chiesa deve esserci "in ogni momento e condizione, dal concepimento e dalla fase embrionale alle situazioni di malattia e di sofferenza e fino alla morte naturale". Per quanto riguarda la famiglia "deve affermarsi una cultura favorevole, e non ostile, alla famiglia e alla vita’’. Ed ancora la povertà, davanti alla quale "non possiamo chiudere gli occhi e trattenere la voce". Il Pontefice sottolinea, inoltre, l’esigenza che la fede non rimanga chiusa nel privato "in quanto essa può offrire un importante contributo alla soluzione di grandi problemi".
Scuole cattoliche. ’’In uno Stato democratico non sembra giustificarsi l’esclusione di un adeguato sostegno all’impegno delle istituzioni ecclesiastiche nel campo scolastico’’. Per Benedetto XVI un tale supporto gioverebbe "alla qualita’ dell’insegnamento". Per il pontefice, e’ infatti ’’legittimo domandarsi se non gioverebbe alla qualita’ dell’insegnamento lo stimolante confronto tra centri formativi diversi suscitati, nel rispetto dei programmi ministeriali validi per tutti, da forze popolari multiple, preoccupate di interpretare le scelte educative delle singole famiglie’’. ’’Tutto - aggiunge - lascia pensare che un simile confronto non mancherebbe di produrre effetti benefici".
Immigrazione. Accoglienza e legalità. E’ questa la strada indicata dal santo Padre in un momento di gravi tensioni legate all’immigrazione. "La disponibilità a muoversi in aiuto degli stranieri - continua Benedetto XVI - deve manifestarsi nel rispetto delle leggi, che provvedono ad assicurare l’ordinato svolgersi della vita sociale sia all’interno di uno Stato che nei confronti di chi vi giunge dall’estero"
* la Repubblica, 29 maggio 2008
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Scuole cattoliche, legge 40 e la benedizione vaticana
di Roberto Monteforte (l’Unità, 07.06.2008)
La benedizione c’è stata. Come pure la genuflessione. Può essere soddisfatto Silvio Berlusconi dell’udienza di ieri con papa Benedetto XVI con tanto di baciamano. Si può sentire rassicurato papa Ratzinger e il suo stretto collaboratore, il segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, che hanno deciso di puntare sulla «carta Berlusconi» e sul «nuovo corso» politico maturato con il dopo voto. Se stabilità, governabilità e dialogo tra maggioranza e opposizione «nell’interesse superiore del paese» sono la cornice fondamentale indicati dalla Chiesa e dallo stesso pontefice per risollevare il Paese dalla sua crisi, allora pare proprio che il governo di centrodestra si sia accredidato come sponda affidabile e ancora più robusta dopo il responso elettorale.
Non solo per le opportunità che offrirebbe il «nuovo clima» politico. L’apertura di credito è anche sui contenuti, su temi come la difesa della vita e la dignità della persona, sulle risposte concrete da dare alle domande delle della famiglie e all’emergenza educativa, che consentano di garantire un futuro alle giovani generazioni, compresi quegli stanziamenti a favore delle scuole cattoliche, sui temi etici e sulla possibilità di coniugare sicurezza e risposte rispettose della dignità delle persone anche al fenomeno dell’immigrazione.
Il presidente del Consiglio pare accettare la sfida. Mostra la sua disponibilità ad affrontare l’agenda fitta e impegnativa indicata da Benedetto XVI nel suo discorso alla recente assemblea dei vescovi italiani. Un discorso che deve essere stato studiato a fondo dallo staff di Palazzo Chigi. Se aveva già anticipato una sua disponibilità nell’inusuale intervista congiunta concessa a «Radio Vaticana» e all’«Osservatore Romano» che ha spianato la strada all’incontro di ieri, l’ha ribadita nell’intervista resa ieri mattina alla «sua emittente», «Canale 5». «L’atteggiamento del governo - afferma - non può che compiacere il Pontefice e la sua Chiesa». È un impegno preciso. La conferma arriva poco dopo. Nella mezz’ora abbondante di colloquio di Silvio Berlusconi, assistito da Gianni Letta, con Benedetto XVI nella Biblioteca privata del pontefice.
Definito «lungo e cordialissimo» da una nota Palazzo Chigi e più sobriamente «cordiale» la «nota vaticana». Offre la disponilità del governo il premier. Lo farà anche nell’incontro tra la delegazione italiana e quella vaticana guidata dal segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone. Un’altra quarantina di minuti per affrontare in modo più approfondito per «un giro d’orizzonti» sui temi. Vi è piena identità di vedute tra l’Italia e la Santa Sede e non solo sui nodi di politica estera (dal Medio Oriente al Libano, alla Cina e alla Russia sino all’emergenza alimentare e al sostegno ai paesi più deboli).
Quello che Berlusconi ribadisce è il forte apprezzamento per «il contributo della Chiesa cattolica alla vita del paese» e per la «costruttiva collaborazione» bilaterale e a livello europeo, per il suo contributo «nella sua azione sul piano interno e internazionale ai valori di libertà e tolleranza ed alla sacralità della persona umana e della famiglia». Parole suadenti e rassicuranti, pronunciate tra sorrisi e cordialità che devono essere state apprezzate in Vaticano.
Ma i punti fermi restano, compresa quella richiesta di coniugare tolleranza e rispetto della persona umana e della vita. Che per la Chiesa vuole dire sicuramente politiche a sostegno della vita e contro l’aborto, ma anche porsi il tema dell’immigrazione garantendo adeguate politiche dell’accoglienza e dell’integrazione, senza imbracciare il fucile. Questo vuole dire mettere da parte il reato di immigrazione clandestina. Si mostra disponibile il premier. Afferma di ritenerlo «impraticabile». È un gesto apprezzato.
Per definire le soluzioni concrete c’è tempo. Soprattutto perché il governo si presenta solido. Dà l’idea di durare. Sui temi che richiamano il «bene comune» può contare sull’appoggio dell’opposizione. E si presenta pronto ad accogliere le sollecitazioni della Chiesa.
Come ha ribadito il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco quello che conta davvero e su cui si giudica un governo, «sono i frutti». Le risposte concrete che vengono date. Per ora vi è la benedizione del Papa e della Chiesa e il governo Berlusconi incassa. Si vedrà se arriveranno e quando il «quoziente familiare» e gli altri aiuti alle famiglie, le decisioni a favore della vita, lo stop a quelle misure come le linee guida sulla legge 40 sulla fecondazione assistita della Turco, ritenute eticamente sensibili e quei finanziamenti alle scuole cattoliche esplicitamente richiesti dal Papa. Per ora Berlusconi assicura «la volontà di continuare la costruttiva cooperazione» tra Santa Sede e Italia.
IL RETROSCENA / Famiglia, procreazione assistita e immigrazione
altri punti forti del colloquio. "Legittimati come la vecchia Dc"
Le promesse del Cavaliere
"Soldi alle scuole cattoliche"
E il Vaticano chiede che al vertice ci sia anche Letta
di CLAUDIO TITO *
ROMA - "Non abbiamo più bisogno di legittimazioni. Sanno cosa possiamo dare. Siamo come la vecchia Dc, che non doveva spiegare da che parte stava". Quando è tornato a Palazzo Grazioli dopo il colloquio con Benedetto XVI, Silvio Berlusconi sprizzava felicità da tutti i pori. Allo staff riunito a Via del Plebiscito per preparare l’intervento di oggi al convegno dei giovani industriali, ha raccontato come in una "differita televisiva" ogni singolo passaggio dell’incontro in Santa Sede. Si è detto sicuro di aver "convinto" le gerarchie ecclesiastiche. E soprattutto ha paragonato il Pdl alla "Balena bianca" che per quasi 50 anni ha rappresentato il punto di riferimento del Vaticano.
Così, prima con il Pontefice e poi con il segretario di Stato Tarcisio Bertone, si è speso in prima persona per fornire le massime "garanzie" sulle decisioni del governo su alcuni temi "sensibili": come la scuola cattolica, la tutela della famiglia, la legge sulla procreazione assistita e anche quella sull’aborto. Ad ogni argomento sollevato dai suoi interlocutori, ha risposto con un "possiamo farlo". Tanto da mettere sul tavolo dei due colloqui questioni delicate come il "quoziente familiare" e i fondi (buoni-libri) per parificare l’istruzione cattolica e renderla - come già stabiliva la riforma Berlinguer - "scuola pubblica non statale".
Un clima di entusiasmo, quindi, che non è stato intaccato dalla richiesta vaticana di compiere uno strappo all’etichetta: l’incontro con il Papa non è stato un faccia a faccia, ma ha presenziato attivamente Gianni Letta che Benedetto XVI ha chiamato "il mio giovane vecchio amico". Un’istanza che gli ambasciatori della Santa Sede hanno fatto pervenire ufficiosamente nei giorni scorsi a Palazzo Chigi. Del resto, il Cavaliere ha voluto sottolineare soprattutto il trattamento riservatogli dal Vaticano. Non solo diplomatica "cordialità".
L’incontro, richiesto dal presidente del consiglio, è stato inserito in agenda con estrema rapidità e per la prima volta l’Osservatore Romano ha pubblicato un’intervista al capo del governo italiano. Segnali considerati "importantissimi" dallo staff berlusconiano, anche se il "nuovo corso" del giornale vaticano prevede anche questo tipo di innovazioni. E forse non è nemmeno un caso che l’altro ieri, per mettere a punto l’agenda dei colloqui, il premier si sia fatto aggiornare dal suo sottosegretario alla presidenza del consiglio e dall’ambasciatore italiano presso la Santa Sede, Antonio Zanardi Landi. Anni, proprio con loro due che Berlusconi ha provato quel piccolo colpo a sorpresa compiuto all’inizio della visita: il bacio dell’anello. Un atto che in passato nessuno presidente del consiglio aveva praticato. Solo Francesco Cossiga, ancora non entrato in carica come capo dello Stato, si era inginocchiato.
Una mossa studiata a tavolino e che in qualche modo ha agevolato la cordialità di un incontro. Esaurito il giro d’orizzonte sulla politica estera, quindi, Berlusconi è entrato nel vivo. Ha parlato esplicitamente di finanziamenti "nazionali" per la scuola cattolica. Un intervento complicato dal punto di vista giuridico se dovesse incidere sulle "rette". E infatti virerà su una sorta di "buono-libri" per l’intera scuola dell’obbligo: da 0 a 16 anni. Un misura che di fatto equiparerebbe gli istituti statali a quelli cattolici e che è stata salutata in Vaticano con un richiamo alla Costituzione.
L’atteggiamento del premier è stato il medesimo in tema di famiglia. L’idea di studiare politiche economiche mirate è stata recepita con un riferimento al "quoziente familiare". Anche se il titolo del dossier non risponde all’effettività della misura: non si tratterebbe infatti di una riduzione delle aliquote fiscali ma di un complesso di deduzioni in base al numero di figli.
Assicurazioni anche sulla procreazione assistita (verrà modificata la circolare adottata da Livia Turco), sul reato di immigrazione (che verrà depotenziato se non derubricato) e sulla legge 194. Per la quale Berlusconi ha annunciato ai suoi interlocutori il finanziamento delle parti riguardanti la "prevenzione".
Tanti elementi che Oltretevere hanno incassato con soddisfazione. Anche in Vaticano - è il ragionamento svolto a Palazzo Chigi - hanno del resto preso atto che questo governo e questa maggioranza durerà almeno per tutta legislatura. Ora, però, la Santa Sede vuole verificare i risultati concreti e non a caso la nota ufficiale è stata molto stringata e sobria. Un modo per dire che a questo punto verrà evitato ogni intervento che possa essere interpretato come un pressing. Lasciando al governo l’esclusiva responsabilità di agire.
* la Reèubblica, 7 giugno 2008
Berlusconi e Benedetto XVI°! *
Non cambia niente ma rende evidente tante cose questo incontro mortifero tra una politica genuflessa ed una chiesa imperiale.
Si rincorrono a vicenda, si plaudono, si legittimano e si cooptano all’interno di un circuito chiuso in cui la democrazia da una parte e il Vangelo dall’altro sono solo degli optionals: il primo, frutto maturo di una democrazia putrescente e il secondo, espressione muscolare di una chiesa saccente.
E’ straordinario come i due "mondi" possano essere stati fotografati con tale proprietà di linguaggio in tempi non sospetti, da "profeti" per molti versi diversi e nella storia distanti.
Vi propongo come meditazione le loro osservazioni.
La Democrazia putrescente
Nel 1840 nel "De la démocratie en Amerique" Alexis de Tocqueville (per la precisione Charles-Alexis-Henri-Maurice Clérel de Tocqueville) scriveva:
"....Può tuttavia accadere che un gusto eccessivo per i beni materiali porti gli uomini a mettersi nelle mani del primo padrone che si presenti loro. In effetti, nella vita di ogni popolo democratico, vi è un passaggio assai pericoloso. Quando il gusto per il benessere materiale si sviluppa più rapidamente della civilità e dell’abitudine alla libertà, arriva un momento in cui gli uomini si lasciano trascinare e quasi perdono la testa alla vista dei beni che stanno per conquistare. Preoccupati solo di fare fortuna, non riescono a cogliere lo stretto legame che unisce il benessere di ciascuno alla prosperità di tutti. In casi del genere, non sarà neanche necessario strappare loro i diritti di cui godono: saranno loro stessi a privarsene volentieri...
Se un individuo abile e ambizioso riesce a impadronisrsi del potere in un simile momento critico, troverà la strada aperta a qualsivoglia sopruso. Basterà che si preoccupi per un po’ di curare gli interessi materiali e nessuno lo chiamerà a rispondere del resto. Che garantisca l’ordine anzitutto! Una nazione che chieda al suo governo il solo mantenimento dell’ordine è già schiava in fondo al cuore, schiava del suo benessere e da un momento all’altro può presentarsi l’uomo destinato ad asservirla. Quando la gran massa dei cittadini vuole occuparsi solo dei propri affari privati i più piccoli partiti possono impadronirsi del potere.
Non è raro allora vedere sulla vasta scena del mondo delle moltitudini rappresentate da pochi uomini che parlano in nome di una folla assente o disattenta, che agiscono in mezzo all’universale immobilità disponendo a capriccio di ogni cosa: cambiando leggi e tiranneggiando a loro piacimento sui costumi; tanto che non si può fare a meno di rimanere stupefatti nel vedere in che mani indegne e deboli possa cadere un grande popolo".
La Chiesa saccente
David Maria Turoldo, in un libretto che è un gioiello, anzi uno scrigno dhe custodisce delle vere, autentiche perle "Chiamati ad essere", a pagina 66-66 scrive:
"Pare che i vescovi siano sempre più esposti al farsi prefetti di un impero, oltre che apostoli di una chiesa; il papa sempre più monarca assoluto,oltre che papa... Quella unità che dovrebbe essere un valore sacramentale ed evangelico ("fà che siano una cosa sola...") ecco che diventa una soggezione e una schiavi tù; e come, in politica, si va verso l’avvento di un unico governo mondiale, così pare che si imponga anche l’avvento di un imperialismo dello spirito...Tanto più che la chiesa (e le chiese, più o meno) si sono spesso affermate quali forze di conservazione delle strutture e delle forme, anziché offrirsi quali energie rivoluzionarie e liberatrici".
....E in un scatto di immagine prefigurativa azzardava, pensando al terzo millennio: "Avremo tempi sempre meno ricchi di fantasia; controllo e burocrazia saranno note dominanti, camicie di forza che tutti indosseremo. Saranno tempi senza estro e anche senza profezia?".
La sua domanda è anche la nostra!
Requescant in pace. Amen.
Aldo [don Antonelli]
Ansa» 2008-06-06 12:47
BERLUSCONI DAL PAPA, 40 MINUTI DI COLLOQUIO
CITTA’ DEL VATICANO - Circa 40 minuti di colloquio privato a tre: il Papa, il presidente del Consiglio italiano Silvio Berlusconi, e il sottosegretario Gianni Letta. Un clima evidentemente molto cordiale, tra sorrisi, battute e due baciamano del premier a Ratzinger, uno al momento dell’incontro iniziale e uno al commiato.
Un dono infine molto prezioso del Cavaliere al pontefice: una croce da pettorale, in oro tempestato di diamanti e topazi, raffigurante episodi della storia della Chiesa. Benedetto XVI ha ricambiato con una penna commemorativa dei 500 anni della Basilica Vaticana. L’udienza di Benedetto XVI al neo premier italiano, la seconda del pontificato (la prima fu il 19 novembre 2006) si e’ svolta dalle 11:07 circa alle 11:40. La delegazione di Palazzo Chigi e’ poi passata a colloquio con il segretario di Stato vaticano, card. Tarcisio Bertone, durato altri 40 minuti.
In agenda molti i temi tra Santa sede e Italia: dal finanziamento statale alle scuole cattoliche al sostegno alla famiglia, con sgravi fiscali per chi ha figli, dall’immigrazione ai temi etici. Sullo sfondo, ma non troppo, anche argomenti internazionali, come la crisi mediorientale e l’emergenza alimentare discussa nel recente vertice della Fao. L’udienza con il pontefice e’ durata dieci minuti piu’ del previsto, segno della ricchezza degli argomenti. Berlusconi, in doppiopetto blu’ scuro, e’ arrivato in anticipo nell’appartamento pontificio, ed ha dovuto fare una decina di minuti di anticamera. Tempo trascorso tra chiacchiere e risate, insieme al prefetto della Casa Pontificia, mons. James Harvey, allo stesso sottosegretario della presidenza del Consiglio Gianni Letta, ad un gentiluomo di sua Santita’.
Alle 11:06-11:07 le porte della biblioteca si sono aperte e il Papa gli andato incontro nella cosiddetta sala del tronetto. ’’Signor presidente, buongiorno ’’, ha esclamato Ratzinger, mentre tra grandi sorrisi, il premier italiano gli ha prima stretto la mano e poi gli ha anche baciato l’anello del Pescatore, simbolo del pontificato. Anche Gianni Letta, rimasto poi al colloquio privato nella Biblioteca, ha fatto un inchino. Agli inizi dell’udienza, quando le porte erano ancora aperte per i fotografi e i giornalisti, il Papa e Berlusconi hanno ricordato la mamma del premier recentemente scomparsa. La biblioteca del pontefice si e’ poi chiusa ad occhi indiscreti, per riaprirsi circa 35-40 minuti dopo per i saluti ale delegazioni e lo scambio di doni.
Presentando al Papa il suo capo di cerimoniale, Eugenio Ficorilli, il Cavaliere non ha rinunciato alla battuta: ’’non ha ancora imparato ad allacciarsi i bottoni’’. Dopo l’incontro con Bertone, Berlusconi ha lasciato il Vaticano alle 12:35 circa.
Il retroscena. Gianni Letta ha preparato con Bertone l’agenda dell’incontro con il Papa. Sul tavolo anche la sicurezza e la scuola
Berlusconi «sceglie» il Vaticano e avverte i suoi alleati
di Francesco Verderami (Corriere della Sera, 05.06.2008)
ROMA - Nei trenta minuti di udienza che Benedetto XVI gli ha concesso per domani, il premier offrirà al Pontefice «la mia personale disponibilità e quella del governo che rappresento». Perché Berlusconi intende capitalizzare la pubblica apertura di credito ricevuta dal Papa, con il quale affronterà le più delicate questioni internazionali del momento. Ed è pronto ad accettare, nel successivo colloquio con il segretario di Stato Bertone, consigli e suggerimenti sui temi di politica interna che sono in agenda, e che spaziano dall’educazione ai diritti civili, dalla salute alla sicurezza. «Visti gli eccellenti rapporti, sarà certamente un incontro dall’esito positivo», preannuncia l’ex presidente del Senato Pera, che di Ratzinger è amico da tempo.
D’altronde il copione della visita Oltre Tevere è già scritto, ci ha pensato il «gentiluomo del Papa» Gianni Letta a redigerlo insieme a Bertone, con cui il sottosegretario alla presidenza del Consiglio si sente con regolarità quasi quotidiana. E non c’è dubbio che Berlusconi assicurerà al segretario di Stato massima attenzione alle richieste che gli verranno presentate. Il Cavaliere intende proporsi come interlocutore affidabile del Vaticano, e uno che di queste cose se ne intende - come Casini - sostiene che le gerarchie «vorranno mettere il premier alla prova»: «Perché la Chiesa ha passato gli ultimi due anni a difendersi sulle questioni eticamente sensibili. E ora che il centrosinistra non è più al governo - prosegue il leader dell’Udc - si attende la difesa di quei valori dalla nuova maggioranza, e anche risposte chiare su alcuni temi che stanno a cuore al Vaticano».
L’ex presidente della Camera li snocciola come se avesse letto l’agenda del colloquio di domani: «C’è anzitutto il problema del pluralismo educativo scolastico, dato che gli istituti cattolici sono ormai allo stremo. C’è il quoziente familiare. E c’è la richiesta di una svolta nel modo in cui sono gestiti oggi i consultori. Noi siamo pronti a sostenere l’esecutivo se si muoverà in tal senso, o ne denunceremo le manchevolezze». In verità è certo che a denunciarle sarebbe Ratzinger in persona, se si pensa al modo in cui stropicciò a gennaio gli amministratori del Lazio, dal sindaco Veltroni al governatore Marrazzo.
Secondo fonti accreditate, in agenda potrebbe esserci anche un altro tema, al quale avrebbe fatto indirettamente riferimento il Papa quando ha espresso la propria «gioia» per il nuovo clima politico in Italia: se è vero infatti che in Parlamento si preannuncia una stagione di riforme, è nelle cose la prospettiva di modificare la Costituzione. E in Vaticano sono molto sensibili alla materia, specie per quegli articoli della Carta che si richiamano alla famiglia, ai diritti della persona, e che vanno difesi per evitare in futuro pericolose brecce legislative. Nei colloqui troverà certo posto il nodo immigrazione e il contrastato articolo del pacchetto sicurezza sul reato di clandestinità. Ma a parte il fatto che - come spiega Cossiga - «quella norma verrebbe comunque cassata dalla Corte Costituzionale», il primo a dubitarne - fin dall’inizio - è stato Berlusconi. Fu il Cavaliere che, nel gioco di sponda con il Colle, accolse il «suggerimento» di Napolitano e spostò la norma dal decreto al disegno di legge. Si mosse quindi in anticipo rispetto alle critiche giunte dal Vaticano. Semmai proprio quelle critiche lo hanno spinto a pubblicizzare le sue perplessità: «Non è quella la norma chiave del pacchetto sicurezza, e non possiamo farne un totem ideologico come accadde con l’articolo 18 dello statuto dei lavoratori».
La mossa - che ha spiazzato il Carroccio - è il segno che Berlusconi non vuole farsi risucchiare «nei vecchi schemi del passato, quando era l’Udc a frenare l’alleanza». Nella sua sortita - racconta un ministro forzista - c’è anche «la forte irritazione » per le dichiarazioni di Calderoli sul trattato di Lisbona. Insomma, è certo che il Cavaliere sul tema sicurezza si troverà in sintonia con gli interlocutori Oltre Tevere.
Lui, che guida il governo con la minor presenza di cattolici della storia, vuol essere l’interlocutore del mondo cattolico. Proprio mentre nel Pd la questione è vissuta con apprensione. Ieri la componente rutelliana si è riunita all’hotel Bristol, e ha ascoltato la reprimenda di alcuni intellettuali di area. Oggi Franceschini e Fioroni ne discutono in un seminario a porte chiuse alla Pontificia Università Gregoriana. Tutti devono fare i conti con i dati di uno studio del professor Segatti di Milano: alle elezioni il 56% dei cattolici è «fuggito» dal Pd. E Berlusconi domani sarà dal Papa.
Il presidente del Consiglio intervistato dalla Radio Vaticana
Domani la visita alla Santa Sede e l’incontro con Benedetto XVI
Berlusconi: "Chiesa, una ricchezza
Lo Stato non può essere settario"
ROMA - Alla vigilia della vista in Vaticano, Silvio Berlusconi si concede ai microfoni della Radio Vaticana per dire che tra Stato e Chiesa "è possibile il dialogo su ogni argomento". Un confronto senza preclusioni, perché "la Chiesa ha il diritto di esprimere le sue valutazioni e lo Stato laico poi esprimerà i suoi giudizi".
Per il premier le posizioni della Chiesa sono "una ricchezza", che non può essere sprecata escludendo la possibilità di farle esprimere le sue istanze. "Farlo - continua il presidente del Consiglio - sarebbe una perdita della libertà". E farebbe correre allo Stato il pericolro di "diventare ideologico, settario o addirittura totalitario".
’’Il dialogo - rimarca il premier - che precede il rapporto tra Stato e Chiesa, come organismi giuridici, e’ assolutamente positivo e risiede nella natura stessa della societa’ e dimostra la sua liberta’ e pluralita".
A vertice Fao ancora in corso Berlusconi parla anche della lotta alla fame, rimarcandone i due aspetti: l’emergenza e la speculazione. "Noi non dobbiamo assistere senza fare nulla all’impennata dei prezzi, se c’è qualcuno che deve pagare prezzi in più c’è qualcuno che incassa di più, il sovrapprezzo speculativo dei produttori sia destinato in parte ad aiuti immediati" dice il premier che chiama in causa i Paesi produttori di petrolio "che incassano ogni giorno degli utili straordinari".
Infine la sottolineatura del "buon esempio’’ dato dall’Italia che ’’portando il contributo per il 2008 da 60 a 190 milioni’ di euro". ’’L’Europa non deve calcolare nei deficit, in sede di bilancio, le somme che i singoli stati potrebbero destinare all’aiuto alimentare’’, prosegue il presidente del Consiglio. Una proposta che, giura Berlusconi, vedrebbe il favore di Spagna e Francia.
* la Repubblica, 5 giugno 2008.
Lettera
Lettera aperta a SS Bendetto XVI
di Rosario Amico Roxas
Santità,
è evidente l’intervento dello Spirito Santo che La fa gioire per un eventuale nuovo clima tra maggioranza e opposizione.
Ma fin dai primissimi atti del governo sono emerse le esigenze personali del presidente, sia economiche che processuali; tutto secondo un copione già visto e subito, altro che nuovo clima.
Ora il governo si appresta a modificare le regole di ingaggio dei nostri soldati in missione di pace, per trasformarli in macchine da guerra, dispensatrici di morte. E non si tratta di "guerre giuste". e per conseguenza lecite, come la Santità Vs. ha voluto precisare nel catechismo redatto dalla prefettura della Congregazione per la Fede, quando era ancora cardinale. Dubito che nell’isegnamento di Cristo esista un solo invito ad accettare e accolgliere "le guerre giuste"; ma sono solo un credente e non un teologo, per cui mi è lecito sbagliare. Si tratta di una guerra di aggressione motivata dai più biechi motivi di possesso esclusivo del petrolio e delle materie prime appartenenti ai paesi aggrediti.
Il sostegno a questo governo, che si evince da tutti i Vostri interventi, non appare al mondo dei cristiani come un sostegno pastorale, bensì un sostegno politico e diplomatico, consono più ad un Capo di Stato che al Sommo Pastore, e spesso in contrasto con l’evoluzione del Magistero della Chiesa, con le determinazioni del Concilio Vaticano II e con il sentire dell’intero mondo cristiano.
Ma Cristo, che reputo la sola ispirazione alla mia Fede, chiarì (senza se e senza ma) che il Suo regno non era di questo mondo.
Sostenere e incoraggiare questo governo che non tiene in nessun conto le categorie più bisognose, allonta dalla fiducia che il popolo della Fede, ma quella genuina, quella che ancora oggi si pasce de "L’imitazione di Cristo", dovrebbe nutrire verso i responsabili della gerarchia.
Impartisca pure la Sua Santa Benedizione al cavaliere Berlusconi,in occasione della visita del 6 giugno, forse la benedizione pastorale potrà risvegliare antichissimi sentimenti cristiani.
Temo, però, che scivolerà via senza lasciare traccia e sarà venduta a livello mediatico come una totale condivisione di intenti e di progetti, (basterà ascoltare il resoconto di Emilio Fede).
Si riservi le benedizioni per questi governanti che verranno a recuperare un consenso da esibire, a me basta la benedizione terminale della Santa Messa, per proseguire nel mio itinerario di "andare in pace", senza i frastuoni della guerra che ci accingiamo a subire.
Altro che nuovo clima !!!
Rosario Amico Roxas
Cronache della nuova Roma
di Furio Colombo (l’Unità, giovedì 29 maggio 2008)
Nella nuova Roma, l’autobus dell’Atac imbocca risolutamente Viale degli Squadristi, va veloce nella corsia preferenziale fra le “Lapidi dei Caduti fascisti”, e sbocca in Piazzale delle Camicie nere, dove è stata sistemata una ritrovata statua al Balilla. Via Salò è a due passi, e benché sia stretta e un po’ secondaria (dopo aspre polemiche con i socialisti, è caduto il progetto di ribattezzare Via del Corso con il glorioso nome della Repubblica sociale e ha vinto il più accettato nome di Craxi). Ma non c’è problema. In ogni zona c’è un capo quartiere, scelto fra i reduci dei servizi di scorta privati in Iraq. E ci sono i “ragazzi”, che, come un tempo, sono volontari. Ma, a differenza che nel passato, palestra e mazze sono a carico del comune.
Ovviamente il loro motto è tolleranza zero. Vuol dire che al minimo dubbio su razza, religione o stile di vita, picchiamo subito. Una trovata gradita anche alla Lega è stata di autorizzare “i ragazzi” a fermare e a fare quattro chiacchiere con coloro che sembrano troppo poveri.
Con i metodi giusti gli fai dire se hanno reddito adeguato e una residenza fissa. Quando sono imbarazzati o confusi è segno che mentono. Vengono “messi da parte” fino a quando passa un furgone della polizia Cpt (clandestini, poveri, terrorizzati) che provvede al trasporto immediato alla frontiera. Altrimenti, finito il turno, li portano via “i ragazzi” che sono bravi e fidati (così ha detto il sindaco, respingendo sdegnato l’accusa che siano parte politica) ma non sono certo stati educati alla corte di Inghilterra, e hanno spesso modi un po’ rudi, tipo “codice giallo” del pronto soccorso. Ma si tratta della naturale esuberanza dei giovani. Via Craxi sbocca in Largo Lega Lombarda (all’angolo con Via Padania, già via Condotti) e poi in Piazza della Santa Inquisizione (la vecchia Piazza Colonna). Quando il bus entra in Via del Tritone (adesso via Rosa Maltoni Mussolini, mamma mai dimenticata del Duce e bisnonna della vivace onorevole) rallenta in un ingorgo di traffico. Il problema del traffico non è ancora stato del tutto risolto, lo smog è soffocante, tanto che a volte i camerati delle squadre devono indossare mascherine sulla bocca. Loro dicono: «Per non respirare l’aria inquinata della demo-plutocrazia». Stanno attenti a non farsi sentire quando alcuni di loro aggiungono, dandosi gomitate, “giudo-plutocrazia”.
Il luogo di raduno dei “guardiani della città” (modello iraniano) è piazza “generalissimo Francisco Franco” (già Piazza Barberini). Ma cortei e marce spontanee (contro Rom e clandestini e tutte le più riprovevoli razze) si dirigono subito verso Corso Giovanni Preziosi (un tempo era Via Veneto), dal nome del più antico e instancabile teorico della difesa della razza italiana.
Bisogna ammettere che, nella nuova Roma, non vi disturba più lo spettacolo del turismo invadente e sudato, magliette e sandali e lunghe file di ebeti col cappellino dello stesso colore che seguono il segnale del capo gita di Roma, solo italiani. Qualche bar, qualche albergo, qualche ristorante (certo, trappole per stranieri creduloni) ha dovuto chiudere, dopo l’abolizione di Schengen da parte del nuovo, virile, governo. Ma sui bei locali puliti che sono sopravvissuti campeggia il motto che ormai anima la patria ritrovata: «non passi lo straniero». Dopo cena, nella nuova Roma, si va tutti alle “feste dell’Italianità” dove si balla al ritmo di arie e tarantelle delle nostre terre. Provvedono al collegamento rapido con la periferia gli autobus della nuova Alitalia. Non vola, ma dove dovrebbe volare? Niente vale questa nostra bella terra chiusa e protetta. E finalmente senza Rom, senza stranieri, senza ingombranti facinorosi di sinistra (ricordate le continue notizie di “rissa”, quando gli estremisti tentavano di reagire alle bastonate?) possiamo goderci le nostre periferie.
Un esempio è il quartiere Littorio (già Garbatella) dove si mangia e si balla all’italiana in uno dei tanti “parchi Ciarrapico” donati dal generoso “federale onorario” di Roma. Sul fondo potete vedere la scuola di avviamento al lavoro Almirante (legge Moratti). La via Almirante ancora non c’è perché è stato deciso di costruirla secondo il modello di via dei Fori Imperiali: scavando dove ci sono case inutili, per andare dritti al centro. Quando il sindaco-ingegnere ha mostrato i disegni al Consiglio comunale, tutti i presenti sono balzati in piedi improvvisando una manifestazione di amor di patria al grido di «viva il duce-sindaco».
Poi un camerata consigliere ha voluto ricordare a tutti la storia esemplare di un cittadino paraplegico, “vero romano della nuova Roma”, che ha spontaneamente denunciato la badante straniera (subito espulsa) nonostante le difficoltà di nutrirsi.
Alla manifestazione si è unito il capo della “rivolta tassisti”, la benemerita organizzazione che tanto ha giovato al prestigio di Roma, e ha annunciato: «qualche volta lo trasporteremo», facendo eccezione al programma «culto della normalità fisica» di cui i rivoltosi sono membri fondatori. La nuova Roma, come si vede, non è di tutti. È di cittadini profondamente italiani, non portatori di handicap fisici o politici. Per questo, ha detto il duce-sindaco, è un “sole che sorge”.