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Ancora sulla mafia: in riferimento alle precisazioni di Domenico Barberio

martedì 24 ottobre 2006.
 

Della puntualità “scientifica” di Domenico non posso che contentarmi: la situazione sangiovannese sembra esulare dal fenomeno mafioso in senso stretto. Tuttavia come lui saprà bene la criminalità organizzata assume diverse connotazioni a seconda dei contesti. Storicamente la mafia è diversa dalla ‘ndrangheta e questa è diversa dalla camorra: le differenze risiedono nei metodi e negli obiettivi. Anche se San Giovanni in Fiore non è grossomodo “governata” da nessuna di queste tre, non va tralasciato che esse si evolvono e si adattano alle circostanze: non è escluso che una di queste si sia modellata in una forma che è come si presenta a San Giovanni. Certamente non è definire il fenomeno il punto della situazione. Al di là delle qualificazioni (che possono essere quanto mai imprecise), la realtà politica è caratterizzata dai seguenti punti:

-   mancanza di partecipazione popolare;
-   assenza di dialettica ed alternanza al governo;
-   mancanza di controllo sociale;
-   irresponsabilità politica ed individuale;
-   illegalità istituzionale;
-   clientelismo capillare;
-   timore dell’emancipazione;
-   atteggiamento favorevole all’emigrazione.

Dunque, messi tutti assieme questi aspetti - alcuni causa ed effetto al contempo -, si ottiene San Giovanni. Ora qualcuno mi verrà a dire che non è poi tutto così, che ci sono le cose belle. Bene, a costui chiederò di immaginare il futuro dei propri figli a San Giovanni e chiedersi quale destino riserverà loro. La soluzione non può essere quella di dire “miglioriamo le cose ma dall’interno”, come qualcuno sostiene. Ritengo che si debba rivoltare la politica come un calzino onde vedere un po’ di luce sulle future generazioni. Non dico che la nuova sarà meglio della vecchia, ma non è oramai giunto il tempo di provare? Nulla avremo da perdere.

Vincenzo Tiano


Il lecchino radioattivo
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