Lavoro, precari in piazza manifestano a Roma
Oltre centomila al corteo. All’iniziativa promossa dai sindacati ha aderito tutta l’ala sinistra dell’Unione dalle minoranze Ds fino al Prc: diversi gli esponenti della maggioranza presenti. Giordano (Prc): "Con i movimenti e al governo". Ma il ministro Damiano: "Amarezza per la manifestazione"
di CLOTILDE VELTRI *
17:07 Il ministro Bianchi: "Non è il momento per le manifestazioni di piazza"
Riserve e critiche da parte del ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, sulla manifestazione. "In questo momento se uno non ha un motivo specifico e sicuro per contestare aspetti che sono contenuti nella Finanziaria, deve astenersi dal fare questo tipo di manifestazioni", ha dichiarato a margine della conferenza dei ministri dei trasporti a Verona
17:02 Per i Cobas trecentomila i partecipanti
"Siamo oltre 200 mila", ha detto Sergio Giovagnoli dell’Arci dal palco allestito in piazza Navona. "Siamo in 300 mila", ribatte Piero Bernocchi dei Cobas
16:58 A Piazza Navona dagli altoparlanti "Bandiera rossa"
Saltano e cantano a pugno chiuso i manifestanti giunti a Piazza Navona, dove dagli altoparlanti viene diffusa "Bandiera rossa"
16:53 I precari della sanità travestiti da fantasmi
C’è molta fantasia al corteo: decine i precari della sanità travestiti con dei lenzuoli da fantasmi, centinaia le pettorine gialle che recitano "no al precariato", numerose le lavagnette con su scritto la data di scadenza dei contratti; alcuni membri dell’associazione rosso-verde hanno indossato delle maschere mentre i rappresentanti del Sult, il sindacato unitario dei lavoratori del trasporti, partecipano al corteo a bordo di un autobus
16:33 La testa del corteo arriva a Piazza Navona
La testa del corteo è appena arrivata in piazza Navona dove, su un piccolo palco, sono previsti gli interventi di otto lavoratori precari
16:30 Presenti molti esponenti del governo e della maggioranza
Alla manifestazione partecipano diversi esponenti del governo e della maggioranza. Sono presenti il segretario di Rifondazione Comunista Franco Giordano, il sottosegretario all’economia Paolo Cento, Patrizia Sentinelli, viceministro degli Esteri, Marco Rizzo del Pdci, Pietro Folena, presidente della commissione cultura della Camera, il sottosegretario allo sviluppo economico Alfonso Gianni, il presidente del gruppo di Rifondazione al Senato Giovanni Russo Spena
16:07 Cento (Verdi): "Abolire la legge 30"
"Siamo qui perché non dobbiamo perdere la capacità critica e dobbiamo chiedere al governo con forza l’abolizione della legge 30. Cosi’ come e’ scritto nel programma dell’Unione, e che quindi bisogna rispettare", ha detto il sottosegretario all’Economia, Paolo Cento, partecipando al corteo
16:04 Balletto di cifre sulla partecipazione
I Cobas parlano di 200.000 persone in piazza. Per l’Arci, invece, al corteo sono presenti 150.000 persone
16:00 Cobas: "Damiano amico dei padroni, vattene"
Tra gli striscioni più duri, quelli dei Cobas, che a metà del corteo esibiscono a caratteri cubitali le scritte "Damiano amico dei padroni, vattene", e "No alla Finanziaria ammazzaprecari"
15:57 L’Unione Inquilini chiede il blocco sfratti
Tra chi manifesta contro il precariato c’e’ chi chiede una casa. Con lo striscione "Blocco degli sfratti. 500 mila nuove case popolari", l’Unione inquilini chiede al Governo di "mettere fine all’emergenza abitativa". La coda del corteo si snoda ora tra via Cavour e via dei Fori Imperiali, mentre la testa è già arrivata a piazza Venezia
15:40 Bernocchi (Cobas): "Siamo duecentomila"
"Alla fine saremo duecentomila". Piero Bernocchi, leader dei Cobas, è particolarmente soddisfatto per la riuscita della mobilitazione nazionale contro la precarietà. "Il governo deve stare attento ad essere troppo sordo. Il suo consenso sta calando verticalmente", ha detto
15:38 Giordano (Prc): "Il governo ascolti questa piazza"
Il segretario di Rifondazione Comunista Franco Giordano invita il governo "ad ascoltare le voci, i volti e le storie che sono in piazza oggi"
15:35 Cicchitto (Fi): "Centrosinistra al massimo del ridicolo"
"Con la manifestazione di oggi organizzata dai Cobas, alla quale hanno aderito anche diversi esponenti del governo e della maggioranza, il centrosinistra ha raggiunto il massimo del ridicolo", ha detto l’onorevole Fabrizio Cicchitto, vice coordinatore di Forza Italia
15:33 Il corteo procede senza tensioni
Il corteo contro il precariato sta procedendo senza momenti di tensioni ed e’ arrivato all’altezza di largo Vesconti Venosta. Nel gruppo di testa anche Marco Rizzo del Pdci, Pietro Folena, presidente della commissione cultura della Camera, il sottosegretario allo sviluppo economico Alfonso Gianni, il presidente del gruppo di rifondazione al Senato Giovanni Russo Spena
15:22 Beni (Arci): "Azione governo ancora insufficiente"
’’Non si puo’ affermare che il governo non abbia fatto niente, ma la sua azione e’ ancora insufficiente. Serve una svolta decisa nella lotta agli abusi nei contratti a termine’’, dice Paolo Beni, presidente dell’Arci, tra i principali organizzatori del corteo dei precari, che sta sfilando per il centro di Roma
15:13 In corteo anche slogan dei lavoratori stranieri
Molti anche i lavoratori stranieri che lanciano slogan nella loro lingua
15:11 Giordano: "Con i movimenti e con il governo"
"Questa manifestazione non è contro il governo, ma contro la precarietà". Lo ribadisce il segretario di Rifondazione comunista, Franco Giordano, arrivato al corteo. "Le manifestazioni si fanno per raggiungere degli obiettivi è giusto che ci sia una piazza che si muove anche quando c’è un governo di centro sinistra", ha aggiunto
15:08 Cento: "La piazza deve muoversi anche con un governo di sinistra"
"Le manifestazioni si fanno per raggiungere degli obiettivi è giusto che ci sia una piazza che si muove anche quando c’è un Governo di centro sinistra - ha aggiunto - Io condivido la piattaforma e se si vuole una riforma vera degli ammortizzatori sociali bisogna introdurre il reddito sociale di cittadinanza"
15:04 Decine di migliaia in piazza
Sono decine di migliaia i manifestanti. In testa al corteo il segretario di Rifondazione comunista, Franco Giordano, il viceministro agli Esteri, Patrizia Sentinelli, il segretario generale della Fiom Gianni Rinaldini, il presidente Arci, Paolo Beni
14:55 I cobas alla testa del corteo
Alla testa del corteo contro il precariato Piero Bernocchi, leader dei Cobas, sorregge, insieme ad altri manifestanti, uno striscione che recita: "Stop precarietà ora". Subito in evidenza, alla testa del corteo, anche le bandiere di Rifondazione comunista, Fiom-Cgil, Arci
14:51 Striscioni contro la Finanziaria
"Precarietà, guerra, pensioni.Sciopero generale contro il governo dei padroni". Lo striscione, firmato "Progetto comunista. Rifondare l’opposizione dei lavoratori", è stato srotolato in piazza della Repubblica. Tra tanti altri striscioni, anche quello di Officina comunista che recita: "Cambiare finanziaria"
14:49 Sentinelli: "La manifestazione non è contro il governo"
"La precarietà è una emergenza da affrontare e la manifestazione non nasce contro il Governo ma chiede al Governo di agire in coerenza al programma sottoscritto in campagna elettorale". Così Patrizia Sentinelli, vice ministro degli Esteri spiega la sua partecipazione alla manifestazione "Stop alla precarietà ora"
14:45 Anche Cento al corteo
E’ arrivato alla manifestazione anche Paolo Cento (Verdi), sottosegretario all’Economia
14:42 Partito il corteo, la testa sfila lungo via Cavour
Sta lentamente partendo il corteo contro il precariato. La testa sta sfilando lungo via Cavour
14:37 Sulle bandiere i volti del comunismo, da Mao a Marx
"Abolire tutte le forme di precariato e di flessibilità. Stabilizzare i precari del pubblico impiego. Reinternalizzare i servizi appaltati e i lavoratori. Abolire la legge 30 e il pacchetto Treu", chede il partito marxista-leninista presente alla manifestazione. Circolano bandiere con i volti di Marx, Engels, Lenin, Stalin e Mao con la scritta "Coi maestri vincenti"
14:28 I primi manifestanti già in Piazza Cavour
Anche se il corteo contro il precariato deve ancora ’ufficialmente’ partire, i primi manifestanti sono arrivati in via Cavour. La testa è ancora frastagliata e si riconoscono bandiere dell’Arci, dei Cobas, dell’Arci, del Prc, della Cgil, della Fiom. "Saremmo dovuti partire alle 15 - dice Piero Bernocchi, dei Cobas - ma da dietro fanno pressione per farci muovere prima"
14:27 Alcune migliaia di persone fra piazza dei Cinquecento e piazza Esedra
Tra piazza dei Cinquecento e piazza Esedra ci sono già alcume migliaia di persone
14:25 Gli striscioni: "Fate qualcosa di sinistra, assumeteci"
Moltissimi e fantasiosi gli striscioni che circolano: "Fate qualcosa di sinistra: assumeteci" è quello dei precari del Sant’Andrea di Roma. Altri gruppi reggono insegne con scritto: "Vogliamo il pane ma anche le rose" citando il regista Ken Loach e "No all’università fabbrica di precariato". Moltissime le bandiere della pace
14:13 Già pronta la testa del corteo
E’ già definita in Piazza dei Cinquecento la testa del corteo contro il precariato: è un gruppo dell’Arci. Piazza della Repubblica è stata chiusa al traffico, come piazza dei Cinquecento, dove sventolano decine di bandiere rosse della Fiom e del Prc
12:57 Il ministro Damiano: "Amarezza per la manifestazione"
"Ho manifestato la mia amarezza per la manifestazione di oggi sul precariato a Roma al presidente della Camera Fausto Bertinotti", ha detto il ministro del Lavoro Cesare Damiano, oggi a Venezia, a conclusione del convegno sull’occupazione che si è tenuto nel capoluogo lagunare
12:51 L’attesa per la manifestazione
Grande attesa per la manifestazione dei precari che si svolgerà a Roma a partire dalle 14. Il corteo parte da Piazza Esedra per chiudersi in Piazza Navona dove sono previsti gli interventi dei rappresentanti politici e sindacali e di alcuni lavoratori precari
Il capo dello Stato invia un video messaggio alla conferenza in corso a Napoli. Stigmatizzata la mancanza di garanzie per i lavoratori
Napolitano contro il precariato "Causa principale delle morti bianche"
"Non bastano più le denunce indignate. Occorrono misure efficaci" *
ROMA - La precarietà e la mancanza di garanzie dei lavoratori "sono in effetti le cause principali dell’abnorme frequenza e gravità degli incidenti, anche mortali, sul lavoro". Lo dice il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano in un video-messaggio inviato alla seconda Conferenza Nazionale su Salute e sicurezza sul lavoro, che si è aperta oggi a Napoli.
Nel messaggio il presidente punta l’indice sul lavoro nero ("così diffuso nel Mezzogiorno"), minorile e degli immigrati. Proprio ieri l’Anmil aveva fornito i dati dei primi 9 mesi dell’anno: 1141 vittime di incidenti mortali e sempre grave la casistica delle malattie professionali con altre centinaia di decessi, molti riconducibili all’amianto.
"Non ci si può limitare alla denuncia commossa e indignata", aggiunge Napolitano sollecitando ad "adottare misure realmente efficaci": quelle previste nel cosiddetto "pacchetto sicurezza" inserito nel Decreto per il rilancio economico, approvato lo scorso luglio, e quelle del Testo unico sulla salute e sulla sicurezza del lavoro e del nuovo Codice degli appalti. "Spero che vedano presto la luce", auspica constatando la "fruttuosa collaborazione fra maggioranza e opposizione" che si è delineata su questi temi e ha portato all’istituzione della commissione parlamentare d’inchiesta sugli infortuni.
Altrettanto importanti sono però, sottolinea il capo dello Stato, "i controlli da compiere sistematicamente sull’osservanza delle leggi e di tutte le misure di garanzia".
In questo campo, fa osservare, non siamo all’anno zero: "in questi mesi si sono dati dei buoni esempi, e si è deciso anche un primo adeguamento delle risorse di personale necessarie per i controlli".
Napolitano ritiene di rivolgere un appello anche alla società civile e ai giornali: "si elevi il livello di attenzione, anche sui mezzi di informazione, per questi fatti e e questi problemi, si elevi il livello di comune sensibilità sociale e civile".
L’intervento del capo dello Stato non giunge inatteso. Come ricorda egli stesso nel messaggio, fin dal giorno del suo insediamento ha invitato a guardare con più attenzione "al valore del lavoro, come base della Repubblica democratica", e a fare di più per tutelare la sicurezza sui posti di lavoro. Le morti e gli incidenti sul lavoro, conclude, costituiscono "una piaga", ma questo "non è un prezzo inevitabile da pagare, come in qualsiasi altro grande Paese con milioni di occupati".
* la Repubblica, 25-01-2007.
Tensione nel centrosinistra dopo la manifestazione a Roma. Cento: ora il tavolo sul reddito sociale
Precari scontro Cofferati-Prc "Volgare l’attacco a Damiano"
di FRANCESCO BEI *
ROMA - Il giorno dopo la manifestazione a Roma contro il precariato volano parole grosse a sinistra sul significato politico del corteo e sulla direzione di marcia che deve prendere il governo. Paradigmatico lo scontro fra Sergio Cofferati e Rifondazione comunista. "Quella di ieri è stata una giornata per me molto triste - attacca il sindaco di Bologna, intervistato su RaiTre da Lucia Annunziata - perché ha evidenziato una contraddizione irrisolta all’interno del governo che, se non trova sbocchi positivi, può portare a dei danni". Cofferati si riferisce alle divisioni fra sinistra radicale e riformisti e dei sottosegretari scesi in piazza dà un giudizio pesante: "E’ assolutamente priva di senso e incomprensibile la presenza in piazza di rappresentanti autorevoli del governo". Inoltre, visto che il corteo ha avuto come bersaglio il ministro del Lavoro Cesare Damiano, l’ex leader della Cgil non esita a prenderne le difese dai "volgarissimi attacchi" che l’esponente Ds subisce "da parte di persone che continuano a non prendere atto di come sia grave sostituire il ragionamento con la violenza verbale".
Rifondazione replica con il segretario Franco Giordano, che a Roma era alla testa del corteo: "Le parole di Cofferati sono stonate e fuori luogo. Ma non sono più neanche una novità. Il sindaco di Bologna si è infatti ritagliato il ruolo del perfetto conservatore e devo ammettere che lo recita con grande naturalezza". Per Giordano al contrario, vista l’ampia partecipazione alla protesta, ora "il governo deve saper ascoltare e recepire queste istanze sociali". Giovanni Russo Spena, capogruppo del Prc al Senato, si dice addirittura "annichilito" dalle reazioni negative alla manifestazione. E se salva il ministro Damiano ("ha reagito in modo proprio ma perché si è sentito parte in causa") non risparmia il sindaco di Bologna: "Il suo giudizio mi sembra francamente strumentale".
Polemiche "strumentali" anche per il sottosegretario Paolo Cento, un altro che al corteo c’è andato e lo rivendica. Tanto che ora, incalza l’esponente dei verdi, "ci sono tutte le condizioni per anticipare a prima di gennaio il tavolo di riforma delle leggi sui contratti atipici". Un confronto al quale Cento si presenterà con la proposta di introdurre anche in Italia "il reddito sociale". Non tutti i partecipanti alla manifestazione minimizzano gli attacchi a Damiano "amico dei padroni". Gian Paolo Patta, sottosegretario del Pdci, sostiene infatti che il ministro ha ragione "nel denunciare le intimidazioni di settori dei Cobas e dei centri sociali", con i quali "non ci sono le condizioni per ulteriori percorsi comuni".
Il centrodestra prova intanto a infilarsi nelle contraddizioni della maggioranza. Così se il leghista Bobo Maroni definisce "dissociati mentali" i sottosegretari che hanno sfilato nella Capitale, Pier Ferdinando Casini mette nel mirino l’ala riformista dell’Unione: "Bertinotti è l’ispiratore di quella manifestazione e D’Alema è un esempio della pavidità dei riformisti che non riescono a emanciparsi dall’ala più radicale". Secondo il leader dell’Udc il governo "è vittima di una convivenza impossibile tra una sinistra europea e una sinistra ottocentesca e classista". (6 novembre 2006)
* www.repubblica.it, 06.11.2006
Duecentomila sfilano fino a piazza Navona. Una manifestazione unita e pacifica
Il grande popolo dei precari ha invaso Roma: «E noi faremo come la Francia...»
di Fabio Sebastiani (www.liberazione.it, 05.11.2006)
Infischiandosene delle polemiche, spernacchiando detrattori e catastrofisti, ieri il popolo dei precari ha invaso Roma. E, quello che è più importante, ha sciolto in una giornata di festa il clima di tensione dei giorni scorsi. «Faremo come la Francia» ha scritto Giorgio, precario del pubblico impiego dal ’99, sul cartello che porta in giro per viale Cavour dove il serpentone cerca lentamente di allungarsi. C’è da crederci.
In più di duecentomila hanno cominciato a dare quell’“assalto al cielo” che i loro colleghi di Parigi solo un anno fa avevano condotto finendo per strappare al governo il ritiro dell’odiato Cpe.
Parte da qui, da questo enorme “Eccoci” all’indirizzo del governo Prodi, e dell’Unione, l’onda lunga del “basta precarietà”. II dito è puntato contro la “Bossi-Fini”, la “Moratti” e la “legge 30”, ma se le premesse sono queste la contaminazione può arrivare certamente più lontano. «Questa giornata - dice la sottosegretaria Rosy Rinaldi, presente al corteo insieme ad Alfonso Gianni, Patrizia Sentinelli, sttosegretari del Prc, e a Paolo Cento, dei Verdi - pone il tema dell’apertura di un tavolo per il superamento della legge 30».
«La grande partecipazione alla manifestazione contro la precarietà - sottolinea da parte sua il ministro Ferrero che ha deciso di non essere presente al corteo per «non alimentare divisioni» - è un segnale importante e davvero molto positivo». «Il Governo - aggiunge - dovrà ascoltare la loro voce. Non solo, credo che d’ora in poi questo Governo dovrà considerare la lotta alla precarietà comeuna delle sue caratteristiche principali, allo stesso modo - conclude - in cui già lo è la lotta all’evasione fiscale».
Migranti, co. co. pro. lavoratori a termine, interinali, socialmente utili, insieme alle tute blu della Fiom, grande protagonista della giornata, per un giorno hanno messo da parte le differenze “contrattuali” dando corpo a quella “piazza densa” come non si vedeva più dai tempi delle manifestazioni contro la guerra.
“Stop precarietà ora” è scritto sullo striscione di apertura, dietro cui si stringono, è proprio il caso di dire, Gianni Rinaldini, Giorgio Cremaschi, Nicola Nicolosi, di “Lavoro e Società” della Cgil, Piero Bernocchi e Franco Giordano. Un impegno molto preciso e non confondibile con altro. A fine giornata un comunicato della Fiom dovrà precisare che «nessun documento, attribuibile al comitato dei promotori della manifestazione contro il lavoro precario, contiene critiche a ministri del Governo Prodi». «I rilievi rinvenibili nei documenti del comitato si riferiscono alla legge finanziaria».
Quando la testa del corteo raggiunge piazza Venezia la coda deve ancora lasciare la stazione Termini. I ranghi, se si escludono i due-tre “sound, and wine, system” di “Action” e dei Centri sociali, sono tutti molto serrati. A chiudere, appena dietro il grande spezzone del Prc, anche una delegazione dei precari “Over-40” (associazione Atdl), ovvero quei seicentomila che ogni anno vengono licenziati “individualmente” e che nessuno rappresenta.
«Oggi nasce il movimento italiano contro la precarietà e noi ne facciamo parte perché il sindacato ne faccia», dice Giorgio Airaudo, segretario della Fiom di Torino. La Fiom ce l’ha messa davvero tutta. E si vede. In pratica ha costruito un “corteo nel corteo”. Un po’ come fa la Camera del lavoro di Brescia, sbarcata a Roma con folle di migranti. «I migranti hanno molta voglia di partecipare alla vita politica e sociale di questo paese - sottolinea Pape Diaw, consigliere del Prc a Firenze e dirigente Arci - basta offrirgli l’opportunità. Hanno da dire la loro anche sulla scuola - aggiunge - che sta perdendo il carattere di interculturalità». Dino Greco, segretario della Camera del lavoro di Brescia è entusiasta. «Questa è la risposta - dice - a chi pensa che i problemi drammatici dei precari possono essere gestiti con una pressione diplomatica verso il governo».
Rifondazione comunista, generosa come sempre, aggiunge la classica “coda lunga” a un corteo che a fine giornata non ce la farà ad entrare tutto in piazza Navona e continuerà a cantare e a ballare lungo tutto il percorso (escluso un piccolo episodio di tensione tra autonomi, Cgil e Rifondazione comunista in piazza Argentina a fine giornata). Tante le federazioni presenti, da quella di Milano a quella di Roma, Torino, Cesena, Firenze, fino al circolo Trambus della capitale.
“Veltroni, Roma non è un film. E’ l’inferno dei senza diritti”, si legge su un enorme striscione piazzato davanti a Santa Maria Maggiore dal Comitato popolare di lotta per la casa, dal Comitato del Centro Storico e dall’“Angelo Mai”. Il tema del diritto alla casa è uno dei “leit motiv” della giornata. Ad ricordarlo sono quelli di Action, e non solo. A fianco a loro i Centri sociali, con tante trovate creative, come una gigantografia della “Precaricard”. La sintesi tra un corteo contro la precarietà e fermenti vari contro la finanziaria lo trova uno striscione che recita “contro la precarietà ci vuole un’altra finanziaria”. Un altro, di Action, ricorda che “la città di sotto non ha governi amici”. L’universo del sindacalismo di base è presente in forze: dai Cobas, che hanno scelto i toni forti del “no alla finanziaria ammazza precari”, e quelli più colorati dei “fantasmi-precari” del Sant’Andrea, al Sin. Cobas, che parla di un’“Italia, Repubblica fondata sul lavoro precario”; presenti anche Sult e Usi. Tra gli altri anche qualche striscione sparso qui e la del Nidil/Cgil, che ufficialmente non ha aderito, e una presenza molto visibile della “Rete 28 aprile” della Cgil. «Adesso deve riflettere anche Epifani - dice Cremaschi - e deve farlo soprattutto sul concetto di isolamento». Così come deve riflettere il ministro del lavoro Cesare Damiano che «da buon pragmatico quale è - aggiunge - deve tener conto che in Italia la maggioranza del Paese è contro la legge 30». Il prossimo 21 novembre in Cgil si discuterà anche di questo tema. Anche Carlo Baldini, membro del Comitato direttivo nazionale, si rammarica per l’assenza della Cgil e «di alcuni dirigenti delle categorie», e ricorda che all’ultimo congresso della Cgil a Rimini la lotta alla precarietà era un argomento centrale.
Sul piccolo palco di piazza Navona “vanno in onda” tutte le scene di un mondo precario che non ha più confini di decenza. Michela racconta della Fincantieri, azienda privatizzata e ad un passo dalla Borsa: «Eravamo 2.000 ora siamo in 600 e 1.400 lavoratori in appalto». «Non basta che il governo ci dica che farà qualcosa, che ci darà contentini. Noi vogliamo l’abrogazione della legge Biagi». Dopo di lei Tatiana, conducente part-time di autobus per Trambus a Roma, che racconta dei turni e di uno stipendio di 850 euro al mese.
«Abolite la legge Moratti, fabbrica di precari. Date un segnale diverso da quello che c’è in Finanziaria - dice Fabiola - perchè i tagli previsti rendono inverosimile la promessa di Fioroni di assumere 150 mila precari». «Il governo in campagna elettorale ha promesso assunzioni e soldi ma in cassa non c’è una lira», aggiunge.
Il virus degli esclusi
di Luciano Gallino (la Repubblica, 5 novembre 2006)
Nel programma di governo 2006-2011, con cui l’Unione ha vinto le elezioni, sta scritto: «Noi siamo contrari ai contenuti della legge n. 30 e dei decreti legislativi n. 276 e 360 che moltiplicano le tipologie precarizzanti. Per noi la forma normale di occupazione è il lavoro a tempo indeterminato». Di fronte a un impegno così esplicito, sono tanti gli elettori dell’Unione, ed i lavoratori precari, ad aver l’impressione che nei sei mesi trascorsi il governo su questo tema non si sia speso a sufficienza. Sembra che nella finanziaria alcuni provvedimenti anti-precarietà vi siano, ma a parte il fatto che la legge cambia ogni ventiquattr’ore, i loro possibili effetti, sepolti in un testo di insondabile complessità, appaiono incomprensibili alla gran maggioranza degli interessati.
E bisogna dar atto al ministro del Lavoro Cesare Damiano, cui sono state rivolte critiche sicuramente ingenerose, di avere utilizzato la normativa vigente per temperare da subito gli aspetti più negativi della legge 30. Però dal governo di cui è membro molti si aspettavano che ponesse subito mano, più che ad una serie di correttivi della legge vigente, alla elaborazione d’una nuova legge complessiva sul lavoro che ne sappia cogliere le novità ma tuteli anche alcune fondamentali acquisizioni che la precedente generazione di lavoratori, sindacalisti e giuristi ci avevano consegnato.
Se si pone mente allo scarto che gli elettori, compresi quelli precari, avvertono tra il programma dell’Unione e le realizzazioni da essa compiute finora per migliorare la situazione del mercato del lavoro, non dovrebbe apparire poi così scandaloso che alcuni esponenti del governo abbiano partecipato ad una manifestazione il cui senso sta nell’invitare l’insieme del governo a darsi una mossa per affrontare di petto, e presto, la questione del lavoro precario. Una legge generale per il lavoro, e contro la precarietà, sarebbe stato a ben vedere un impegno da affrontare nei primi cento giorni di governo. Ne sono trascorsi ormai più del doppio, ma se non si cambia marcia, in tema di legislazione sul lavoro, si rischia di finire per affrontare la questione a metà 2007 se non più avanti. Centomila precari in piazza mandano a dire che non si può più aspettare tanto nel mettere in pratica quelle quattro righe del programma dell’Unione.
È arcinoto che nel governo vi sono al riguardo posizioni differenti. Da un lato coloro che credono sia possibile e utile mantenere la flessibilità dell’occupazione mirando a evitare, per mezzo di più efficaci ammortizzatori sociali (termine e concetto orrendi, ma tant’è), che essa si trasformi in precarietà del lavoro e della vita. Dall’altro quelli che credono invece che l’occupazione con data di scadenza a breve appuntata sul petto della persona al lavoro - poiché a questo equivalgono i contratti atipici e i contratti a tempo indeterminato - si configuri implacabilmente come un’anticamera della precarietà. Al fine di ridurre le distanze tra gli uni e gli altri potrebbero forse servire un paio di considerazioni che traggono anch’esse lo spunto dalla manifestazione di Roma.
La prima è che le dimensioni del problema lo hanno ormai trasformato da circoscritto problema del mercato del lavoro a vasto problema sociale e politico. Per quanto sia arduo valutarne con precisione il numero - come si fa, per dire, a contare quelli che hanno una partita Iva imposta da un padrone che poi li fa lavorare come dipendenti? - si può stimare che il numero complessivo dei lavoratori che a vario titolo hanno un’occupazione con data di scadenza, per lo più a breve termine, si aggiri sui tre milioni e mezzo-quattro milioni. Inclusi i familiari, le persone direttamente toccate sono quindi almeno il doppio, sette od otto milioni. Almeno un terzo dei precari lo sono da lustri o decenni. Tutti vanno incontro, e per parecchi l’evento non è lontanissimo, a pensioni miserande, dell’ordine del 30% o meno di un salario medio. Siamo dinanzi, in altre parole, a un gigantesco processo di esclusione ed emarginazione sociale che riguarda almeno il 15 per cento della popolazione italiana. Senza contare coloro che hanno un lavoro stabile, ma che l’ansia trasmessa dalla visibilità e diffusione dell’occupazione precaria sta ponendo in stato di forte disagio. In ambito politico simili processi preparano la strada a due scenari: un massiccio astensionismo elettorale, o il successo di qualche rinnovato pifferaio di Hamelin.
Chi non abbia orecchio per il tasto politico, dentro l’Unione, potrebbe forse ascoltare quello economico. La diffusione dell’occupazione precaria equivale a scaricare ogni giorno migliaia di camion di ghiaia nei complessi ingranaggi dell’economia contemporanea, ovvero, per chi preferisca metafore high tech, a introdurre gran copia di virus devastanti nelle sue reti informatiche. L’economia richiede oggi più che mai formazione continua; sviluppo di culture del lavoro e dell’impresa condivise; assunzione di responsabilità del lavoratore in tema di tempi e qualità del prodotto; motivazione personale a lavorare con scrupolo e lealtà derivante dalla sicurezza dell’occupazione, del reddito, dei propri diritti sul lavoro. Giusto le sicurezze, tangibili e misurabili, che secondo l’Organizzazione Internazionale del Lavoro definiscono il lavoro decente. Se si offre ad alcuni milioni di persone un lavoro indecente, ossia precario, perché viola tutte o quasi le suddette sicurezze, non ci si lamenti poi che la produttività del lavoro è troppo bassa, e la competitività delle imprese è scarsa.
Lo stesso giorno della manifestazione di Roma è stato raggiunto l’accordo tra governo e sindacati per il rinnovo del contratto per il pubblico impiego. È una buona notizia. Era un accordo atteso e necessario. Tuttavia, data la concomitanza dei due eventi, qualche precario potrebbe magari pensare che il governo un minimo di attenzione in più poteva riservarla anche a lui (o lei). E qualche solerte critico dei sindacati potrebbe per una volta aver ragione - una soltanto - se si affrettasse a ripetere, come suole, che i sindacati sono forti nel difendere le istanze di chi ha un lavoro stabile, e alquanto fiacchi quando si tratta di sostenere coloro che un lavoro stabile se lo sognano.
Posto fisso. Un modo c’è
di Tito Boeri (La Stampa, 5/11/2006)
NON c’è nulla di male nello scendere in piazza quando si è al governo. Ma bisogna proporre qualcosa. Altrimenti un partito «di lotta e di governo» diventa solo un veto al quadrato, conservatore tanto nella stanza dei bottoni che nelle piazze. Quali sono le proposte del ministro (presente solo virtualmente), dei 9 sottosegretari e dei 3 partiti di maggioranza che hanno manifestato ieri a Roma contro il precariato? Abrogare tre leggi, forse quattro. Non si capisce per sostituirle con cosa.
Non è neanche chiaro cosa intendano con il termine «precariato». I promotori del corteo hanno indetto un concorso per un film sui precari. In attesa di vedere il cortometraggio, proviamo noi a definire questo oggetto misterioso. Il precariato è lavoro pagato poco e cronicamente instabile, soggetto a molte involontarie interruzioni di carriera. Sono le due cose insieme. Si può ricevere salari d’ingresso bassi - perché si sta imparando un mestiere - senza essere precari. Si può anche essere spesso disoccupati, ma guadagnare tanto quando si lavora da poter mantenere un buon tenore di vita anche durante queste pause involontarie. Si è precari quando si guadagna poco e si è spesso disoccupati, finendo per maturare una pensione al di sotto della linea di povertà. Difficile stabilire quanti siano oggi in Italia i precari. Usando i pochi dati disponibili si può stimare che i lavoratori con contratti atipici (ad esclusione del part-time volontario) che guadagnano meno di 800 euro netti al mese e che rimangono con lo stesso contratto (o sono disoccupati) a un anno di distanza siano attorno a mezzo milione. Non sono pochi se rapportati ai poco più di due milioni di occupati fra i 15 e i 24 anni di età.
Per combattere il precariato bisogna andare alle radici del problema. Che non sono solo italiane. La globalizzazione penalizza i lavoratori poco istruiti o con poca esperienza nei Paesi industrializzati, che perdono sia rispetto ai lavoratori più qualificati a casa loro che rispetto ai lavoratori poco qualificati dei paesi emergenti. Questo «ceto medio del mondo» vive con bassi salari in Paesi ricchi. La flessibilità introdotta «al margine», solo per i nuovi assunti, spinge i datori di lavoro ad assumere di più che in passato (il 60 per cento dei più di 2 milioni di posti di lavoro creati dopo il Pacchetto Treu è in contratti atipici). Ma questi lavoratori vengono utilizzati spesso come valvola di sfogo, serbatoio cui attingere quando la domanda aumenta e di cui disfarsi quando peggiora la congiuntura. Il risultato è che non si investe nella formazione di molti giovani lavoratori, a partire dal pubblico impiego, e questo li espone di più agli effetti della globalizzazione. Ci sono poi le riforme delle pensioni che hanno praticamente dimezzato il rapporto fra pensione pubblica e ultimo salario per coloro che hanno iniziato a lavorare dopo il 1996, mantenendo inalterato l’onere di pagare a chi oggi va in pensione vitalizi ancora più generosi di quando si andava in pensione 5 anni dopo e si viveva 10 anni in meno. Il risultato è che un lavoratore che non riesce ad uscire dal circuito dei contratti a progetto o a tempo determinato è destinato a ricevere una pensione annua inferiore a 5.000 euro, al di sotto della linea di povertà.
Se queste sono le cause del precariato, ridurre la flessibilità introdotta in questi anni vuol dire solo aggiungere il danno (di un ingresso più difficile nel mercato del lavoro) alla beffa dell’instabilità e dei bassi salari. Serve invece delimitare la flessibilità alla fase di ingresso, costruendo un percorso verso la stabilità che costruisca gradualmente tutele man mano che si investe nel capitale umano del lavoratore, senza discontinuità contrattuali, come proposto in dettaglio con Pietro Garibaldi su lavoce.info. Solo in questo modo torneremo ad avere almeno il 90 per cento delle assunzioni in contratti a tempo indeterminato (oggi sono meno del 50%), senza che diminuisca il numero delle assunzioni. Serve anche un salario minimo che offra una remunerazione di base a lavoratori che sono spesso alla mercé dei loro datori di lavoro. Il sindacato non li copre e non li rappresenta. Quindi il salario minimo non svuota la contrattazione, serve solo a colmarne i buchi sempre più evidenti. Importante, infine, incoraggiare il trasferimento immediato del Tfr alla previdenza integrativa per chi ha un lavoro dipendente e l’accesso ai fondi pensione collettivi per i parasubordinati. Mentre guardavo le immagini del corteo, mi è sembrato di sentire uno slogan: «Vogliamo costruirci una pensione, non diamo i nostri soldi a un carrozzone». Posso essermi sbagliato, ma credo che si riferissero al conto di tesoreria istituito presso l’Inps per raccogliere i flussi del Tfr che matureranno dal 1° gennaio 2007.
Sono 800mila i parasubordinati che non guadagnano più di 9mila euro l’anno. Più del doppio sono i dipendenti con contratto a tempo determinato
In piazza l’esercito dei precari a milioni nel disagio dell’incertezza
di FEDERICO PACE *
Dal Nordest e dal Sud. Da Conegliano Veneto, da Padova, dalle città lombarde, piemontesi e liguri. Da Bari, Caserta e Napoli. A migliaia scendono in piazza i precari per la manifestazione nazionale Stop Precarietà Ora, organizzata da associazioni, movimenti e porzioni di sindacato per chiedere "l’abrogazione delle tre leggi simbolo della precarietà: la legge 30, la Bossi-Fini e la Riforma Moratti."
Sono i ragazzi e le ragazze che lavorano nei grandi centri commerciali, gli operatori dei call center, ma anche i ricercatori universitari, i lavoratori della "conoscenza" impiegati nelle aziende dei servizi avanzati, i programmatori informatici e i collaboratori free-lance dei giornali. Così come i quarantenni impelagati nei contratti senza rinnovo certo. Insomma tutti quelli, e non sono pochi, che hanno un contratto di lavoro con una data di scadenza scritta sopra. Giovani e meno giovani che provano un crescente disagio per il troppo tempo passato a contatto quotidiano con la precarietà, con quella provvisorietà che pare sempre più accompagnata dall’attesa di un peggioramento.
Ma quanti sono in Italia quelli che fanno i conti con l’instabilità del lavoro? Cifre se ne sono fatte molte. Numeri su cui però non sempre c’è accordo. Secondo alcuni sono tanti, secondo altri sono meno di quanto si creda.
Se si guarda al primo rapporto dell’Osservatorio permanente sul lavoro atipico, pubblicato in questi giorni da Ires-Cgil, sono poco più di 800mila (vedi tabella) gli iscritti alla gestione separata dell’Inps che hanno un reddito unico medio annuo che non arriva ai 9 mila euro. Sono loro, secondo gli autori del rapporto, quelli a "rischio precarietà". Sì, perché questi lavoratori hanno un reddito molto inferiore alla media e la loro unica fonte di sostentamento arriva proprio da impieghi atipici. Si concentrano in particolare nel centro Italia e nel Mezzogiorno: in Calabria, Lazio e Molise rappresentano il 70% degli iscritti alla gestione separata dell’Inps.
Tra loro si possono trovare molte donne e tanti giovani. Le donne rappresentano il 57,3 per cento di questi segmento di lavoratori. Molte di più di quanto non siano in altre aree del lavoro. Quanto ai ragazzi e alle ragazze, i lavoratori sino a 30 anni sono quasi esclusivamente atipici con reddito esclusivo. Ma più di quattro su dieci di coloro che svolgono solo lavori atipici hanno un’età avanzata con redditi imponibili significativamente inferiori alla media degli iscritti alla gestione separata.
Nelle università, secondo alcune stime di censimento realizzato dai ricercatori italiani in 33 università, la percentuale di personale di ricerca precario arriva al 37% . E tra questi non sarebbero inseriti i docenti a contratto. Manuela Arata direttore generale dell’Istituto di Fisica della materia e presidente del Festival della Scienza ha detto che "il problema del mondo della ricerca oggi in Italia è che ci sono troppo pochi ricercatori e che i giovani sono tutti fuori dalla porta".
Ma c’è di più. Dentro al dedalo della provvisorietà non ci sono solo loro. Se è vero che è l’incertezza della conferma di un contratto a determinare la condizione di instabilità del lavoro, allora non si può fare a meno di nominare anche quelli che si ritrovano nel mondo del lavoro con un contratto a termine seppure da dipendente. Ovvero più di un decimo della forza lavoro attuale. Secondo l’ultima rilevazione Istat sulle forze di lavoro, i dipendenti a tempo determinato superano i 2 milioni. Circa 116mila in più di quanto non fossero nel secondo trimestre del 2005. E sono soprattutto loro a crescere. Nel secondo trimestre 2006 sono cresciuti dell’8,1% mentre il complesso degli occupati è aumentato "solo" del 2,4 per cento. Oggi i contratti a tempo determinato sono arrivati a rappresentare il 13 per cento dei dipendenti. Erano il 12,4% nello stesso trimestre dell’anno scorso.
Anche per loro, la maggiore concentrazione si riscontra nelle imprese del Mezzogiorno. Al sud d’Italia, riporta l’ultimo Rapporto sul mercato del lavoro del Cnel, la percentuale di occupati a termine raggiunge il 17% del totale degli occupati. Moltissimi i giovani. Hanno un contratto a tempo determinato quasi quattro lavoratori su dieci con un’età inferiore ai 24 anni. Mentre per gli uomini l’occupazione a termine pare più legata a una fase di ingresso nel mercato del lavoro, è per le donne che pare essere più spesso una condizione subita.
Ma quanti di loro sono in questa condizione per scelta? Sempre secondo i dati Cnel, l’86% di chi si ritrova ad avere un contratto a tempo determinato lo è perché non ha trovato un impiego a tempo indeterminato (vedi tabella). Così, l’occupazione a termine pare rimanere per lo più una condizione di natura involontaria.
Quel che rende meno sicuro il posto di lavoro, secondo Aris Accornero, professore emerito di sociologia industriale all’università di Roma, è la "crescente nati-mortalità delle imprese e le loro continue trasformazioni. Questo richiede un modello di welfare in cui lo Stato garantisca una continuità di cittadinanza nella discontinuità dei tragitti mediante regole universali che accompagnino e proteggano chi resta in azienda per poco, allo stesso modo di chi ci rimane per anni". Qualsiasi sia il numero effettivo del numero di persone che oggi si ritrovano a dover fare i conti con la provvisorietà, esse rappresentano ormai una quota significativa della forza lavoro del nostro paese. A loro si devono risposte. Il più presto possibile. (4 novembre 2006)
* www.repubblica.it, 04.11.2006
ANSA: SFILA A ROMA IL CORTEO CONTRO IL LAVORO PRECARIO
ROMA -I precari in piazza oggi a Roma. Alla protesta partecipano anche esponenti di Comunisti italiani, Rifondazione e Verdi. ’L’importante e’ che ci sia una dialettica’, commenta il ministro del Lavoro Damiano. Il corteo nazionale contro il precariato è partito da piazza della Repubblica. Alla testa del serpentone che arriverà fino a piazza Navona vi è uno striscione, a caratteri neri su sfondo bianco che recita: "Stop alla precarietà ora". Tra i diversi manifestanti che sfilano in piazza a Roma contro la precarietà, ci sono alcuni ragazzi che indossano una maglietta con su scritto: "Sono precario e mi fa male un po’ il pancino, sarà colpa di Tremonti o di Fassino...?".
Sono 150 mila, secondo gli organizzatori, le persone che stanno partecipando alla manifestazione Una grande partecipazione, dicono i promotori della campagna "stop precarietà", tanto che una parte del corteo non è ancora riuscita a partire da piazza della Repubblica.
"La manifestazione è a favore del governo e non contro il governo". Così Massimo D’Alema in una intervista al Messaggero. "E’ una manifestazione contro il precariato. E io la condivido", aggiunge il vice premier. "Il precariato - dice ancora D’Alema - danneggia il futuro delle giovani generazioni. E questa non è una manifestazione avversa al ministro Damiano, che sta lavorando benissimo, ma contro il lavoro precario. Qual é il problema?". D’Alema non accetta quindi le polemiche di questi giorni per l’annunciata partecipazione di alcuni esponenti di governo al corteo che ha fatto parlare di divisione della maggioranza. "I giornali - afferma il ministro degli Esteri - non fanno che mettere zizzania. Anche quando è impossibile".
PRODI, OGGI MANIFESTAZIONE NON CONTRO IL GOVERNO "Quella di oggi è stata una manifestazione pacifica, non contro il Governo ma contro il precariato", lo ha detto Romano Prodi, interpellato dai giornalisti a Bologna, commentando la manifestazione di Roma.
CARUSO, IL CORTEO LANCIA UN SEGNALE AL GOVERNO PRECARIO "La manifestazione lancia un segnale al governo Prodi, che deve capire che anche lui è precario. Si dia ascolto alla piazza". Così Francesco Caruso, esponente no-global di Rifondazione, commenta il corteo contro la precarietà che si sta svolgendo per le vie del centro di Roma. "Il governo - prosegue - ha un contratto a termine sottoscritto con gli elettori. Deve dare una risposta ai due milioni di precari, altrimenti, se le risposte non arrivano, il contratto a termine si può rescindere".
BONELLI (VERDI): INCOMPRENSIBILI POLEMICHE SULLA NOSTRA PRESENZA "Tutte le polemiche sulla partecipazione a questa manifestazione sono incomprensibili perché non esserci avrebbe marcato la distanza tra la politica ed il Paese reale", dice il capogruppo dei Verdi alla Camera Angelo Bonelli. La precarieta’ del lavoro, aggiunge, e’ diretta conseguenza delle politiche berlusconiane e tremontiane. Il corteo, spiega, e’ a sostegno del governo e del programma dell’Unione, affinche’ si applichi su quanto stabilito in tema di lavoro.