Nel volume "Mafia Cartoon", voluto da Libera, autori come Altan, Bucchi ElleKappa, Vauro: ma anche moltissimi vignettisti stranieri
Mafia, una risata la seppellirà? Le matite ribelli ci provano
di CLOTILDE VELTRI *
I DUE omini di Ellekappa davanti alla tv: "Non si capisce perchè non sia mai stata trasmessa l’ultima intervista di Borsellino". "Però si capisce perchè è stata l’ultima". E i due di Vauro: "52 camorristi arrestati". "Scatta il turn over". Si può fare ironia o addirittura satira su una cosa seria, tragica, appestante come la mafia? Si può scherzare sulle migliaia di morti ammazzati o sull’omertà come cultura o sulla vessazione disperante? La risposta la offre il volume Mafia Cartoon - pubblicato da Ega Editore - in uscita nelle librerie il prossimo 14 novembre.
L’iniziativa è di Libera, l’associazione di don Luigi Ciotti, e raccoglie le meglio matite "ribelli" non solo italiane, ma anche straniere che, in una sorta di afflato corale, sbeffeggiano la mafia, le mafie, tratteggiandone i difetti, mettendone in evidenza le manie, ma anche le prepotenze, i paurosi silenzi, la tragedia tutta. Ci sono ElleKappa e Vauro e poi Altan e Bucchi, Giannelli e Biani, Caviglia, Bozzetto, Paz, Zapiro. Ma anche molti, moltissimi disegnatori e vignettisti stranieri che hanno accettato la sfida tratteggiando la criminalità organizzata nella sua dimensione globale, oltre il luogo comune che la vuole solo siciliana o napoletana o calabrese. La mafia è quella delle ragazze nigeriane sfruttate, dei bambini soldato, della corruzione selvaggia che schiaccia il sud del mondo obbligandolo a rimanere tale.
Tra una vignetta e l’altra, tra un disegno e l’altro, le parole di chi la mafia la combatte, l’ha combattuta, ne è rimasto vittima: Dalla Chiesa, Borsellino, Falcone, La Torre, Rita Atria, Fava, Colombo, Chinnici, Caselli. Scriveva Rosario Livatino, il "giudice ragazzino" (così lo definì Cossiga, allora presidente della Repubblica) ucciso il 21 settembre 1990 ad Agrigento: "Il sommo atto di giustizia è necessariamente sommo atto di amore se è giustizia vera, e viceversa se è amore autentico. Non ci sarà chiesto se siamo stati credenti, ma credibili".
L’omino di Altan fa il verso al cinismo: "Il Paese è ricchissimo di legalità sommersa". Flonza, autore congolese di lingua francese, disegna politici corrotti e arroganti che promettono il sole a mezzanotte sventagliando soldi davanti a elettori smarriti. Jean Plantu, storico vignettista di Le Monde, regala un mafioso chiuso in un’aula bunker circondata dai carabinieri, mentre declama alla giuria: "Cari elettori...". E poi il capitolo: "Ci vedono così" con protagonista assoluto Silvio Berlusconi, vera star della satira internazionale.
Don Ciotti, nella prefazione, cita Ciampi: "Non basta combattere la mafia, bisogna sconfiggerla". Forse una risata la seppellirà. (7 novembre 2006)
Don Ciotti lancia ’Contromafie’
Dal 17 al 19 novembre a Roma contro criminalita’ organizzata
(ANSA) - ROMA, 7 NOV- ’Contromafie’: una tre giorni di ’idee, percorsi, proposte per un rinnovato impegno’ di tutti nella lotta contro il crimine organizzato. L’iniziativa e’ di ’Libera’, l’associazione antimafia presieduta da don Luigi Ciotti, e si svolgera’ a Roma dal 17 al 19 novembre sotto l’alto patronato del presidente della Repubblica che ricevera’ al Quirinale 50 familiari di vittime della mafia e 20 rappresentanti dell’associazionismo in lotta contro i clan. Anche Prodi e Bertinotti saranno presenti.
Contromafie, gli stati generali dell’antimafia
Sotto l’Alto Patronato del Presidente della Repubblica
Libera promuove nelle giornate di venerdì 17, sabato 18 e domenica 19 novembre “Contromafie”, la prima edizione degli Stati generali dell’antimafia a Roma. L’iniziativa è finalizzata a raccogliere idee, indicare percorsi e suggerire proposte per un rinnovato impegno antimafia. Saranno chiamati a portare il proprio contributo associazioni, cooperative, scuole, enti locali, mezzi di informazione, rappresentanti delle istituzioni e delle forze dell’ordine, magistrati e singoli operatori che in questi anni si sono impegnati sul fronte della lotta alle mafie nel nostro paese.
Apertura dei lavori venerdì 17 novembre 2006 ore 14:30 - Auditorium - via della Conciliazione, 4 (San Pietro) Chiusura dei lavori domenica 19 novembre 2006 ore 09:00 - Angelicum - largo Angelicum, 1
Modulo per accredito stampa
Guarda lo spot di contromafie.
(formato wmv 2750Kb)
(formato 3gp 417Kb - per cellulari)
Il documento integrale e le schede di partecipazione
Come raggiungere la sede della CGIL
Tutti i familiari delle vittime delle mafie che vogliono partecipare alla manifestazione possono contattare Viviana Matrangola ai numeri 3289035639 e 3346678431.
N.B. A seguito delle numerose richieste di iscrizione, il termine ultimo per far pervenire le adesioni è prorogato fino al 10/11/2006
Per informazioni e adesioni: 06-69770301 contromafie@libera.it
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Don Ciotti: "Non uccidiamoli una seconda volta"
In 150mila nel corteo di Libera contro le mafie
Due minuti di applausi quando dal palco allo stadio Franchi si ricorda che è anche l’anniversario della strage delle Brigate Rosse in via Fani. C’è il procuratore Gian Carlo Caselli, la vedova Caponnetto, i parenti delle vittime. Dal palco letti i 900 nomi
di redazione *
Il silenzio. E poi fiori di carta colorati, bandiere, striscioni. "Chi non lotta ha già perso", "Bisogna ricordare cos’è la bellezza, imparare a riconoscerla e a difenderla", "No alla camorra, sì alla vita libera". Un corteo composto e colorato, quello organizzato da Libera, centocinquantamla persone che hanno sfilato tra le strade di Firenze nella Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie. In testa la dignità composta dei familiari delle 900 vittime di mafia, camorra e ’ndrangheta, seguiti da una lunga bandiera della pace e dai gonfaloni di decine di Comuni e Province di tutta Italia. "Un abbraccio che diventa un impegno", come aveva detto Don Luigi Ciotti, presidente di Libera. Un impegno che continuerà anche dopo la due giorni fiorentina, soprattutto nelle coscienze dei più giovani.
Prima di partire gli studenti di tante scuole hanno acquistato buste in carta riciclata contenenti semi di fiori che, al ritorno nelle proprie citta’, saranno piantati nei giardini a futura memoria di questa giornata, ma soprattutto a simbolo della lotta alle mafie. Partiti dalla Fortezza da Basso i manifestanti sono arrivati allo stadio Franchi. Venuti da tutta Italia con autobus e treni. Scampia, Bari, Torino, Salerno e Palermo. Studenti delle scuole,giovani, attivisti, cittadini ma anche i sindaci di Firenze e Napoli Matteo Renzi e Luigi de Magistris, il segretario della Cgil Susanna Camusso, la vedova Caponnetto, il premio Nobel Esquivel e l’allenatore della Nazionale Cesare Prandelli che ha letto, sul palco allestito nello stadio, alcuni dei 900 nomi delle vittime della mafia, accolti da un lungo e intenso applauso.
C’è un momento in cui si fa ancora più silenzio, in mezzo a decine di migliaia di teste, a decine di migliaia di voci. E’ quando dal palco allestito davanti allo stadio Franchi si ricorda che oggi è anche l’anniversario della strage di via Fani, quella che diede il via al rapimento di Aldo Moro, una strage firmata dalle Brigate Rosse. Parte un applauso lungo due minuti.
Questa di Libera è la diciottesima edizione, la prima che sceglie il capoluogo toscano. "Non uccidiamoli una seconda volta con il nostro silenzio e con la nostra indifferenza" dice don Luigi Ciotti dal palco. Ci sono i familiari delle vittime venute con i cartelli o con le fotografie dei loro cari: giudici, poliziotti, carabinieri, politici, amministratori, gente qualunque finita in qualche modo a dare fastidio agli interessi della crimininalità. "Ho partecipato a tutte le manifestazioni - ricorda il procuratore di Torino Gian Carlo Caselli - ma questa è la più importante per il momento politico che stiamo vivendo".
Dal palco Don Ciotti invita a non dimenticare, riceve l’ovazione dei centocinquantamila quando afferma che chi dice "che i magistrati sono peggio della mafia dovrebbe vergognarsi". Poi ricorda le vittime di tutti i grandi misteri dello Stato, dai morti per l’Eternit a quelli della strage di Viareggio, dalla Thyssen a Ustica. "La mafiosità può annidarsi dentro ognuno di noi, e dentro le coscienze addormentate o addomesticate.
E’ una peste - dice Don Ciotti - chiamatela con questo nome". Un altro lungo applauso e poi le note de "La storia siamo noi" e "Io non ho paura" cantate da Fiorella Mannoia.
(hanno collaborato Gerardo Adinolfi, Maria Cristina Carratù, Laura Montanari, Mario Neri, Simona Poli, foto di Gianni Pasquini, Enrico Ramerini, Maurizio Degl’Innocenti e Matteo Bovo)
Attentato davanti a una scuola
studentessa morta, sei feriti a Brindisi
Due le deflagrazioni, avvenute poco prima delle otto di fronte all’istituto professionale Morvillo Falcone, nei pressi del tribunale. Gli ordigni - collegati a bombole di gas - erano dentro zaini, dietro un tabellone pubblicitario, forse in un cassonetto. Secondo l’assessore regionale alla Protezione civile, Amati, una delle ragazze sarebbe morta. Oggi a Brindisi era previsto l’arrivo della Carovana della legalità
di SONIA GIOIA
ORE 9.37 - A PERDERE LA VITA E’ MELISSA BASSI, 16 ANNI
LE IMMAGINI DEL LUOGO DELL’ESPLOSIONE
ORE 9.35 - CASSONETTO SPOSTATO
Il pm di turno Milto De Nozza è arrivato sul posto, è anche il pm delegato all’antimafia. L’esplosione è avvenuta nel cassonetto che è stato spostato e posizionato in un posto differente rispetto a quello dove si doveva trovare.
ORE 9.34 - VENDOLA SUL LUOGO ATTENTATO
Il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola si sta recando sul luogo dove stamani è esploso un ordigno, in via Galanti, a Brindisi, davanti all’Istituto professionale ’Morvillo-Falcone’. Qui si trova l’assessore regionale alla Protezione Civile, Fabiano Amati: "Ci sono i vigili del fuoco - racconta - non ci sono studenti, un muro della scuola è completamente annerito e ci sono detriti ovunque. E’ un disastro". Vendola e Amati andranno poi nell’ospedale per incontrare i feriti.
ORE 9.30 - RAGAZZI IN LACRIME
Centinaia di studenti sono ammassati dietro alle transenne e altri sono andati in ospedale. La notizia della morte della ragazza è stata confermata anche dal pronto soccorso, dove gli studenti sono scoppiati in lacrime. Tanti anche i genitori che sono arrivati sul posto e cercano i figli.
ORE 9. 25 - MORTA UNA STUDENTESSA
L’assessore Amati ha confermatoil decesso di una ragazza, un’altra si trova in sala operatoria in gravissime condizioni.
ORE 9.22 - EVACUATE TUTTE LE SCUOLE DI BRINIDISI
Tutti gli istituti scolastici della città di ogni ordine e grado sono stati evacuati.
ORE 8.00 - ESPLOSIONI DAVANTI ALLA SCUOLA, FERITI
Due esplosioni di fronte all’istituto professionale Morvillo Falcone di Brindisi. Secondo la Protezione civile una studentessa è morta e altri sette ragazzi sono rimasti feriti - un altro sarebbe in pericolo di vita -, immediatamente trasferiti nell’ospedale Perrino. L’attentato si è scatenato poco prima delle otto. L’edificio, a trenta metri dal tribunale, è stato immediatamente sgomberato, e il Palazzo di giustizia è circondato da forze dell’ordine e artificieri di carabinieri e polizia. Le schegge prodotte dalle esplosioni hanno raggiunto negozi a duecento metri di distanza, scardinando addirittura una saracinesca, al di là del vialone, a trenta metri dal tribunale.
A quanto pare gli ordigni - sarebbero due - sono stati collocati dietro un tabellone pubblicitario sei per sei, in un cassonetto proprio di fronte alla scuola. I ragazzi sarebbero rimasti feriti mentre passavano di lì e stavano entrando per le lezioni. Dopo le due deflagrazioni, in rapida successione, scene di panico e disperazione di fronte all’edificio, rimasto intatto. Non si capisce ancora a chi possa essere addebitato l’incredibile gesto. Ma colpisce una coincidenza: oggi a Brindisi farà tappa la Carovana della legalità
* Per aggiornamenti, cfr.: la Repubblica, 19 maggio 2012
La scuola aveva vinto il premio della legalità *
La scuola Morvillo Falcone aveva vinto il primo premio della prima edizione del concorso sulla legalità. Lo ricorda il portale studentesco Universinet. it, che chiede "una immediata reazione dello Stato contro la barbarie terroristica di stampo mafioso che ha colpito un istituto da sempre impegnato in prima linea per promuovere la cultura della legalità contro tutte le mafie".
Gli studenti chiedono che siano "finalmente attuate le idee e proposte di Giovanni Falcone, anche per dare un senso a morti di giovani studenti, caduti in una guerra troppo spesso tradita da chi l’avrebbe dovuta combattere con loro: potenziamento dei pool antimafia; sequestro immediato dei beni dei mafiosi; esclusione di proventi di attività criminali dalla scudo fiscale; carcere duro per tutti i boss e affiliati di mafia, camorra e ’ndrangheta".
* la Repubblica, 19 maggio 2012
Le iniziative
Bombe a Brindisi, l’Italia in piazza per dire no alla violenza
Manifestazioni, sit-in e fiaccolate sin da oggi pomeriggio dalla città luogo dell’attentato a Roma, Milano e Torino. Appello dei sindacati per una mobilitazione il 23 maggio. Annullata la Notte dei musei
di CARMINE SAVIANO *
ROMA - Il dolore e la rabbia per l’attentato alla scuola di Brindisi attraversano tutto il Paese. In numerose città italiane si terranno, nelle prossime ore e nei prossimi giorni, manifestazioni di solidarietà e condanna. Dall’altro lato, in segno di lutto sono stati annullati diversi eventi nazionali, a cominciare dalla Notte dei musei, in programma stasera e invece sospesa dal ministro dei Beni culturali, Lorenzo Ornaghi. Allo stesso modo, i presidenti di Camera e Senato hanno annullato l’apertura straordinaria di Montecitorio e Palazzo Madama prevista nel contesto della Notte dei musei. L’elenco è delle iniziative odierne è in costante aggiornamento e vede coinvolti associazioni, scuole, comitati, partiti. Ecco la lista provvisoria degli appuntamenti:
Le associazioni - Alle 18,30 gli studenti dell’Udu hanno convocato manifestazioni in tutt’Italia, mentre in rete circola un documento di condanna sottoscritto 1 da numerose associazioni.
Brindisi - Manifestazione in corso a Piazza Vittoria. Con la Carovana antimafia, ci saranno don Luigi Ciotti e le autorità, tra cui il sindaco Mimmo Consales e il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. Sarà presente anche una delegazione di Save The Children.
Milano - Il corteo partito da Piazza San Fedele e Piazza della Scala arriverà fino in via Palestro per manifestare la solidarietà alle vittime dell’attentato di Brindisi e per tutelare la democrazia.
Roma - In corso il presidio al Pantheon indetto dall’associazione Libera per dire un "No a tutte le mafie". Lungo applauso in una piazza gremita. Alle ore 21,00 confermata la proiezione in Piazza del Campidoglio del documentario su Falcone e Borsellino.
Udine - Presidio di cittadini e autorità previsto per questo pomeriggio nel centro della città.
Palermo - Prima (ore 16) un presidio davanti all’albero Falcone in via Notarbartolo. Poi alle 20 una fiaccolata di fronte alla scuola del quartiere Zen intitolata al giudice ucciso nella strage di Capaci.
Napoli - I cittadini si ritroveranno di fronte al Palazzo San Giacomo alle 18,30.
Brescia - La manifestazione di solidarietà per le vittime dell’attentato di Brindisi si terrà alle 19 in Piazza della Loggia.
Assisi - Un grido assordante di 3.000 studenti contro la violenza si eleverà lunedì alle 9.30 dalla Basilica di San Francesco d’Assisi.
Genova - Raduni già in corso 2. Alle ore 17 è previsto un presidio spontaneo in Piazza De Ferrari. Piazza gremita di ragazzi, associazioni e autorità: la città piange le vittime di Brindisi.
Lucca - Manifestazione senza bandiere né simboli convocata con un appello spontaneo web. Appuntamento alle 18,30 in piazza San Michele.
Ancona - Manifestazione spontanea dei cittadini in Piazza Salvo D’Acquisto alle ore 18.
Fano (Pesaro-Urbino) - Ore 21 in Piazza XX Settembre sit-in spontaneo dei cittadini.
Perugia - Una manifestazione di solidarietà per le vittime dell’attentato di Brindisi è stata convocata alle 18 in piazza IV Novembre.
Firenze - Alle ore 20 sit-in di cittadini presso Biblioteca Nazionale.
Pescara - Una manifestazione, convocata da numerose associazioni, prenderà il via alle 17,30 in piazza Sacro Cuore; dalle ore 21 in Piazza Salotto.
Sassari - Alle ore 18 in Piazza Castello i cittadini e le associazione si riuniranno per unirsi al cordoglio per le vittime dell’attentato di Brindisi.
Verona - Alle ore 18 in Piazza dei Signori ( Piazza Dante) in programma l’iniziativa "Verona è Brindisi".
Padova - Appuntamento alle ore 19 davanti al Comune.
Mestre - Appuntamento in piazza Ferreto alle 18.
Rimini - Cittadini e associazioni si riuniranno nel pomeriggio in piazza Cavour.
Torino - Il sindaco Piero Fassino ha diffuso un messaggio in cui invita tutti i cittadini a partecipare domani sera al Teatro Regio all’incontro con Maria Falcone, Pietro Grasso e Don Luigi Ciotti.
Catania - In corso il presidio dei cittadini, organizzato da Libera e da Anpi, davanti alla prefettura.
Forte dei Marmi - L’appuntameno è per le ore 15 in piazza Falcone e Borsellino.
Trapani - Il sit-in si terrà alle ore 22 davanti al Palazzo Cavarretta.
Molfetta - Raduno dei cittadini e delle associazioni che vogliono esprime la loro solidarietà alle ore 19 all’altezza Liceo Classico
San Benedetto del Tronto - La città partecipa al cordoglio con una manifestazione che si terrà alle ore 19 di fronte al Comune.
Capaci - I cittadini si danno appuntamento nel pomeriggio davanti alla casetta "No mafia".
Macerata - Presidio di cittadini alle ore 19 in piazza della Libertà.
Pavia - Sit-in alle ore 17.30 in Piazza della Vittoria.
Parma - Una manifestazione di solidarietà per le vittime dell’attentato di Brindisi è prevista alle ore 18.30 in piazza Garibaldi.
Vicenza - I cittadini si incontreranno, vestiti di bianco, alle ore 16.30 davanti al palazzo del Comune.
Terlizzi (Bari) - La città esprime il proprio cordoglio radunandosi alle ore 19 in piazza Cavour.
Cremona - Appuntamento alle ore 17.30 presso la Pagoda dei giardini di Piazza Roma.
Pisa - Sit-in di cittadini alle ore 17 in Piazza del Carmine.
San Donà di Piave (Venezia) - Raduno e manifestazione spontanea di cittadini e associazioni è prevista alle ore 18 davanti al Duomo.
Cosenza - Appuntamento alle ore 18 in Piazza XI Settembre.
Ascoli Piceno - La città esprime la sua solidarietà radunandosi alle ore 18.00 davanti al Palazzo del Comune.
Bergamo - Presidio di cittadini alle ore 17 presso il Liceo Falcone.
Novara - Presidio davanti la Prefettura dalle ore 16.30.
Rimini - Alle ore 17 presso Piazza Cavour.
Modena - Un presidio a tutela della democrazia alle ore 18 davanti alla Ghirlandina.
Civitavecchia - I cittadini si danno appuntamente alle ore 17.30 in piazza Fratti (Ghetto).
Carpi - Alle ore 19 presidio in Piazza Martiri.
Forlì - Sit-in di cittadini alle ore 21.00 davanti al Comune in piazza Saffi.
Terni - La città si stringe intorno alle cittime dell’attentato di Brindisi e invita tutti al presidio che si terrà alle ore 18 davanti al Comune.
L’Aquila - Tutti i cittadini, muniti di fazzoletto bianco, si danno appuntamento alle ore 18.30 a Piazza Palazzo.
Cassino (Frosinone) - Appuntamento in P. zza Falcone e Borsellino - Villa Comunale.
Varese - Sit-in di cittadini alle ore 18 Piazza XX Settembre.
Bari - Presidio in piazza della prefettura alle ore 18.
Alcamo (Trapani) - La città esprime la sua solidarietà dandosi appuntamento alle ore 21.30 in piazza Ciullo.
Cascina (Pisa) - Alle ore 18 in corso Matteotti davanti al palazzo comunale.
Ferrara - Appuntamento alle ore 18 piazza Trento-Trieste.
Foligno - La città si raduna alle ore 18.15 in Piazza della Repubblica per dare il via a una fiaccolata in piazza della Repubblica.
Lecce - La città salentina si incontra alle ore 20.00 in Piazza Duomo.
Carrara (Massa) - Alle ore 16.30 in Piazza 2 Giugno, di fronte al Comune.
Siracusa - Manifestazione di solidarietà dei cittadini. Appuntamento alle ore 17.30 davanti la Prefettura.
Lucca - Appuntamento alle ore 18.30 in Piazza S. Michele.
Trento - Anche la città trentina esprime la sua solidarietà radunandosi alle ore 18 davanti al Comune.
Caserta - Presidio di cittadini in piazza Margherita alle ore 19.
Prato - Corteo di cittadini parte da Piazza del Comune alle ore 18 piazza del Comune.
Piombino - Sit.in di dei cittadini davanti al Comune dalle ore 18.
Bra (Cuneo) - I cittadini esprimono la loro solidarietà dandosi appuntamento alle ore 18.00 presso Piazza Falcone e Borsellino.
Lodi - Sit-in di cittadini in Piazza Broletto dalle ore 21.00.
Canicattini Bagni (Siracusa) - Appuntamento alle ore 15.30 in Piazza Borsellino.
Pieve Emanuele (Milano) - Presidio di cittadini dalle ore 17 in piazza Peppino Impastato.
Nardò (Lecce) - I cittadini si incintrano alle ore 21.00 presso Piazza Salandra per esprimere le loro solidarietà alle vittime dell’attentato di Brindisi.
Grottaglie - Appuntamento alle ore 18.30 in Piazza Principe di Piemonte.
Lecco - Presidio dalle ore 17 in via XX Settembre.
Siena - Alle ore 21 in Piazza Salimbeni.
Venezia - Appuntamento per un sit-in alle ore 18 davanti al Comune.
Merate - Presidio di cittadini alle ore 18 in Piazza degli Eroi.
Empoli - Alle ore 17 presidio in Piazza della Vittoria.
Udine - Solidarietà dei cittadini alle vittime. Appuntamento alle ore 18 in Piazza San Giacomo.
Triuggio (Monza) - Appuntamento alle ore 20 in via De Gasperi scuole elementari.
Rieti - I cittadini muniti di un fazzoletto bianco o di un libro si danno appuntamento alle ore 18.30 in Piazza Vittorio Emanuele.
Casarano (Lecce) - Alle ore 20.30 presso Piazza San Giovanni.
Latina - Sit-in di cittadini dalle ore 19 presso Piazza del Popolo.
Monza - Appuntamento alle ore 18 piazza Roma (davanti all’Arengario).
Angri (Salerno) - Manifestazione alle ore 20.30 davanti palazzo Doria.
Salerno - Predisio di cittadini dalle ore 18 in Piazza Portanova.
Albano Laziale - Alle ore 18 presso Piazza Costituente davanti al Comune.
Livorno - I cittadini esprimono il loro cordoglio e si danno appuntamenteo alle ore 18.30 davanti al Comune.
Potenza - Il corteo parte alle ore 19 dalla Chiesa della SS. Trinità.
Pistoia - Alle ore 17 in Piazza Gavinana.
Piacenza - Appuntamento alle ore 17 in Piazza Cavalli.
Arezzo - Sit-in di cittadini alle ore 19 in Piazza Guido Monaco.
Biella - Solidarietà dei cittadini alle vittime. Manifestazione dalle ore 18.30 presso i portici del Municipio.
Verbania - Sit-in dei cittadini dalle ore 17 presso i portici di Piazza Ranzoni.
Reggio Emilia - Alle ore 19 davanti al Municipio.
Amelia (Terni) - Appuntamento davanti al Comune alle ore 19.
Rovato (Brescia) - Presidio davanti al liceo Lorenzo Gigli dalle ore 19.
Frosinone - I cittadini si ritrovano alle ore 18 presso Piazza Gramsci.
Gaeta (Latina) - Alle ore 18.30 presidio in Piazza XIX Maggio.
Treviso - Sit-in dei cittadini alle 18.30 davanti a Cà Sugana.
Rho (Milano) - Fiaccolata a partire dalle ore 15.
Scafati - Alle ore 17 in Piazza Falcone e Borsellino.
Bitonto - Alle ore 19 in Piazza Moro.
Mantova - Presidio in Piazza Mantegna ndalle ore 17.30.
Alessandria - I cittadini manifestano la loro solidarietà radunandosi in Piazzetta della Lega alle ore 17.30.
Ravenna - Presidio di cittadini in Piazza del Popolo dalle ore18.30.
Avellino - Appuntamento alle ore 20.00 davanti alla Villa Vecchia.
Arona - Sit-in alle ore 17 in Piazza De Filippi.
Melzo (Milano) - Appuntamento alle ore 17 in Piazza della Repubblica.
Manifestazioni anche all’Estero:
Dublino - Corteo di solidarietà a Connell Street dalle ore 17.
Londra - Raduno alle 18.30 a Trafalgar Square per esprimere cordoglio alle vittime dell’attentato di Brindisi.
Sindacati il 23 in piazza - Cgil, Cisl, e Uil si mobilitano invitando a realizzare fiaccolate o sit-in davanti a tutte le prefetture italiane nella giornata di mercoledì 23 maggio, anniversario della morte di Giovanni Falcone, di Francesca Morvillo e della scorta.
* la Repubblica, 19 maggio 2012
Brindisi, l’identikit dei mandanti
di Enzo Di Frenna *
Ci sono alcune cose strane che individuo con gli occhi di ex cronista di giudiziaria. Primo: la Sacra Corona Unita non ha interesse che la Puglia sia messa a ferro e fuoco dalle forze dell’ordine, disturbando i traffici di droga, di armi e gli altri interessi criminali del suo business. Quindi non credo sia il mandante. Secondo: l’attentato aveva l’obiettivo di fare notizia nel modo peggiore possibile, facedo una strage di ragazzi nel modo più barbaro. Anche questo, secondo me, non appartiene allo stile della Sacra Corona Unita. La criminalità pugliese ha sempre scelto un basso profilo. Non si hanno notizie di attentati clamorosi - di tale portata - provenienti da tale organizzazione.
Quindi il mandante va ricercato altrove. Si potrebbe ipotizzare che una tale strage sia nello stile della Mafia. La scuola porta il nome di Falcone, quindi si voleva inviare un messaggio ai vertici dello Stato. Ma anche in questo caso, c’è un’anomalia. Cosa Nostra non ha mai coinvolto i ragazzi in stragi di ampio respiro. L’attentato a Falcone e Borsellino fu eclatante, ma colpì magistrati e poliziotti. Sarebbe quindi una strana novità l’uccisione indiscriminata di ragazzi sedicenni.
Chi ha colpito sapeva che sarebbero potuti morire decine di studenti. Faceva parte del piano. Ma la Mafia ha obiettivi altrettanto clamorosi per lanciare i suoi messaggi e la sua sfida. Poteva far saltare in aria un tribunale, oppure uccidere un poltico di rilievo nazionale. Avrebbe ottenuto lo stesso risultato di sdegno e altrettanta visibilità. Invece hanno scelto una scuola. I ragazzi. Il cambiamento.
Oggi il cambiamento in Italia si sta manifestando attraverso i giovani a la Rete. La politica dal basso - che scuote i palazzi del potere - usa Internet. Se tale cambiamento si dovesse propagare sul piano nazionale, l’intreccio politica-mafia sarebbe in pericolo. Quindi i mandanti sono da cercare in pezzi deviati dei poteri dello Stato, che da anni hanno stretto un patto con le grandi organizzazioni criminali. Chi ha piazzato le bombe davanti a una scuola lo ha fatto tenendo all’oscuro la Sacra Corona Unita. È gente spietata che si è infiltrata nel terriorio pugliese. La scelta di usare bombole del gas rende poi difficile rintracciare la provenienza di un eventuale esplosivo. Quindi anonimato assoluto. Tracce zero.
Ho l’impressione che i mandanti siano i membri di quella Cupola Nera - composta da massoneria, politica corrotta, pezzi deviati dei servizi segreti e finanza speculativa - che da decenni tiene in scacco l’Italia. Il cambiamento sta scuotendo le fondamenta del loro potere. Si sentono minacciati. E quindi loro minacciano. Nel modo più feroce possibile.
LA BOMBA DI BRINDISI - POLEMICHE IN PIAZZA
Brindisi reagisce e scende in piazza
Fischiati il vescovo e alcuni politici
Tensione durante il comizio, il sindaco difende il prelato *
MILANO -Brindisi ha reagito all’attentato di sabato mattina con una grossa manifestazione di piazza. Ma la tensione, la paura della folla ancora scossa per l’esplosione della mattinata, si sono riversate sul palco improvvisato su cui politici e rappresentanti locali hanno preso la parola. Fischi, urla, contestazioni, soprattutto all’indirizzo dei politici che si alternavano al microfono: «Fuori i politici dal palco, non vogliamo collusi non vogliamo ascoltarvi. Le scuole non si toccano». Una porzione di insulti e fischi l’ha ricevuta anche l’arcivescovo Rocco Talucci, che cercava di invitare la folla alla calma e al raccoglimento per levare una preghiera alla memoria di Melissa e in sostegno delle ragazze ferite. È dovuto intervenire il sindaco Cosimo Consales per difenderlo: «Non è il momento delle contestazioni e dell’intolleranza - ha detto il primo cittadino raccogliendo applausi - ma dobbiamo dimostrarci uniti contro l’offesa e la minaccia che abbiamo ricevuto».
LA MANIFESTAZIONE - La città di Brindisi si è riunita in piazza della Vittoria a Brindisi. Numerosi gonfaloni delle città della provincia stavano a rappresentare l’immediata solidarietà di un intero territorio. C’erano anche alcune bandiere delle organizzazioni sindacali e striscioni che stigmatizzano la violenza nei confronti degli studenti. «Oggi ho ricevuto una telefonata da Camp David, dal premier Mario Monti - ha raccontato dal palco il sindaco Consales - di cordoglio per le vittime ma di solidarietà per la nostra città, che è stata colpita per colpire l’Italia». Per il primo cittadino oggi «è stata uccisa l’Italia, non facciamoci separare dalle polemiche».
IN PIAZZA - In piazza a Brindisi c’erano anche Susanna Camusso, segretario nazionale della Cgil, il ministro dell’Istruzione Francesco Profumo, e il governatore Nichi Vendola: «Avevo visto già in un’altra circostanza il triste spettacolo di zainetti, quaderni, libri sparpagliati sul selciato di una strada. Era a San Giuliano di Puglia, dopo il terremoto, nella scuola in cui morirono decine di bambini». Vendola ha ricordato l’elemento di paura e terrore associato ai bambini, alla scuola: «Il luogo dove portiamo i nostri ragazzi, il posto dove pensiamo possano essere al sicuro. Colpirli lì è come colpire al cuore la nostra società».
XV GIORNATA DELLA MEMORIA E DELL’IMPEGNO IN RICORDO DELLE VITTIME DELLE MAFIE
“LEGAMI DI LEGALITÀ LEGAMI DI RESPONSABILITÀ” *
La XV Giornata della Memoria e dell’Impegno in ricordo delle vittime delle mafie, si celebrerà in Lombardia, a Milano, sabato 20 marzo 2010.
Milano sarà protagonista dei giorni del 19 (con l’incontro tra i familiari delle vittime e a seguire momento ecumenico di ricordo delle vittime) e del 20 (con la marcia al mattino e i seminari).
Sarà come sempre importante coinvolgere tutta la rete di Libera, gli studenti, la cittadinanza e le associazioni piccole e grandi. [...]
*Per proseguire nella lettura e avere tutte le altre informazioni vedi sito:
http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2762
Milano in piazza contro le mafie
"Non lasciamo soli giudici e polizia"
Nel capoluogo lombardo la grande manifestazione di Libera. L’appello di don Ciotti: "Far emergere le cose positive della politica senza rinunciare a denunciare le cose negative". Oltre 150mila partecipanti al corteo *
Uno per uno dal palco di piazza Duomo hanno scandito i nomi, pesanti come pietre, delle tante vittime della mafia e delle violenze, ma hanno anche voluto testimoniare con la loro massiccia presenza un futuro diverso per l’Italia fatto di memoria e impegno. E’ stato forse questo il momento simbolicamente più importante della manifestazione nazionale - fra l’altro tutto è stato proiettato su un maxi-schermo posto in alto vicino a Palazzo Reale - organizzata a Milano dall’associazione Libera, fondata da don Luigi Ciotti, per riaffermare il valore della legalità.
FOTO La manifestazione
Centocinquantamila in corteo. Al lungo corteo, partito da Porta Venezia, hanno preso parte secondo gli organizzatori circa 150mila persone, fra tantissimi studenti, militanti dei sindacati e molta gente comune. Era presente anche il generale dei carabinieri Antonio Girone, direttore della Dia (Direzione investigativa antimafia). Molti anche i politici del centrosinistra che hanno rilasciato dichiarazione a margine dell’iniziativa - alcuni hanno espresso un vero e proprio j’accuse contro l’esecutivo - e al massimo hanno letto a loro volta qualche nome di persone uccise dalla mafia. Fra i tanti, Antonio Di Pietro e Luigi De Magistris dell’Idv, Walter Verltroni del Pd, Paolo Ferrero di Rifondazione comunista.
L’appello di don Ciotti. Don Ciotti ha lanciato un appello per "non lasciare soli magistrati e forze di polizia" e ha anche chiesto di "far emergere le cose positive della politica senza rinunciare a denunciare le cose negative". Per quanto riguarda invece la discussione in parlamento su quale data del calendario scegliere per la Giornata nazionale della memoria, il fondatore di Libera ha ribadito la sua speranza che la scelta ricada sul 21 marzo, giorno scelto da 15 anni da Libera per le sue manifestazioni.
I candidati lombardi. E poi i candidati presidenti alle regionali in Lombardia: Vittorio Agnoletto, Filippo Penati e Savino Pezzotta. La presenza di questi ultimi ha "stupito" il governatore Roberto Formigoni, che ha aderito idealmente alla manifestazione ma non è sceso in strada per rispettare la richiesta, si legge in una nota, che "nessuna bandiera, nessun simbolo e nessun candidato fosse presente oggi in piazza". Penati ha replicato di "aver concordato" la sua presenza.
I parenti delle vittime. Fra i parenti delle vittime - in 500 hanno aperto il corteo - Claudio Fava, Nando Dalla Chiesa, Elisabetta Caponnetto (la prima a iniziare la lettura dei nomi), Benedetta Tobagi e la vedova dell’avvocato Ambrosoli. Tanti anche i sindaci e gli amministratori con la fascia tricolore. Tutto è avvenuto tranquillamente e tanti sono stati gli striscioni contro ogni forma di violenza e sopruso. Si sono viste solo bandiere delle associazioni aderenti e qualcuna con il simbolo della pace.
La polemica politica. Critiche al governo sono state fatte - con toni diversi - dagli ex magistrati Di Pietro e De Magistris ("il nostro governo è quello che ha maggiormente favorito il crimine organizzato"), molto duri, mentre più soft sono stati Veltroni e Ferrero. Don Ciotti, dal palco, ha rimarcato che "i candidati non si scelgono solo in base alle vicende giudiziarie, ma anche in base ai comportamenti e alle frequentazioni". Ma il tema centrale è rimasto la lotta alle tante mafie e alla loro infiltrazione nelle istituzioni, nell’economia e nella società italiana.
Il blitz di Forza Nuova. Una ventina di giovani simpatizzanti di Forza Nuova sono entrati al Circolo della stampa, dove era in corso un incontro sul tema "Al Nord la mafia non fa notizia", interrompendo per qualche momento i lavori per protestare di essere stati respinti dal corteo. Ci sono stati scambi di accuse con gli organizzatori. Quindi i giovani di Fn, dopo aver mostrato uno striscione con la scritta "Noi nostalgici, un’Italia senza mafia", se ne sono andati tra i fischi.
FOTO L’irruzione al Circolo della stampa
*la Repubblica, 20.03.2010 (ripresa parziale).
NO ALLA VENDITA DEI BENI CONFISCATI
Firma l’appello: Niente regali alle mafie, i beni confiscati sono cosa nostra
Di seguito il link per firmare un appello promosso da Libera per ritirare un emendamento alla legge finanziaria,
che introdurrebbe la possibilità di mettere in vendita i beni confiscati alla mafia, anziché destinarli ad uso sociale.
http://www.libera.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/1780
Don Ciotti: "Politica dei fatti per combattere la mafia"
di Claudia Fusani *
Fa le scale di corsa, risponde agli sms che lo ringraziano «per la meravigliosa esperienza» («è una poliziotta» spiega), corre da una riunione all’altra, ieri ce ne sono state 17 in sedi diverse sui temi dell’antimafia che hanno coinvolto 2.500 persone. Vero uomo del fare, don Luigi Ciotti trova anche il tempo di passare dalla redazione dell’Unità, prima di preparare il Manifesto di Contromafie 2009, che verrà letto stamani giornata di chiusura degli Stati generali dell’Antimafia.
Don Luigi, è come se l’antimafia in questo paese dove la mafia è il primo dei problemi, dalla legalità all’economia, non fosse una priorità della politica ma una delega in bianco ad associazioni come Libera.
«Guai se fosse così. In questa lotta, che è prima di tutto culturale, è fondamentale il ruolo di tutti. Ci tengo a dire che in questi anni, pur tra mille difficoltà e molti silenzi, non è mai venuto meno l’impegno delle forze di polizia e della magistratura. Però, non basta: per combattere le mafie serve una politica più consapevole e uno Stato sociale più forte».
Quella che lei chiama «la buona politica»?
«Una politica che sappia incontrare la partecipazione dei cittadini e, soprattutto, farsene arricchire. Nella cittadinanza ci deve essere sempre più politica e nella politica sempre più cittadinanza. Essere contro le mafie significa riaffermare che l’io è per la vita e non la vita per l’io».
Quella di oggi sembra invece una società molto concentrata sull’Io. Qual è lo stato di salute della politica oggi in Italia?
«Preferisco parlare di cosa fa Libera, del recupero dei beni mafiosi, delle cooperative che danno un progetto di vita in tante zone del paese, dell’impegno a coltivare memoria, cultura, informazione. La credibilità e l’autorevolezza di un progetto non sono misurate dall’attenzione mediatica ma dalla capacità di lasciare un segno. Ognuno di noi è quello che fa».
Corruzione sulla bonifica dei terreni; assunzioni in cambio di soldi e voti; politici collusi che si candidano ai vertici delle istituzioni: le ultime inchieste giudiziarie raccontano di una diffusa cultura mafiosa. La mafia è anche un atteggiamento culturale?
Il primo nemico è l’atteggiamento culturale. E la prima mafia è quella delle parole, quella per cui tutti si riempiono la bocca di concetti come legalità, diritti e poi però si fa poco o nulla. Essere contro le mafie significa soprattutto riaffermare la corresponsabilità, la centralità delle persone e del legame sociale e agire in questa direzione. Rita Atria, la giovane testimone di giustizia suicida a 17 anni, nell’ultima pagina del suo diario, scrive: «La prima mafia da combattere è quella dentro ciascuno di noi. La mafia siamo noi». Ancora oggi la sua tomba, a Partanna, non riesce ad avere una lapide».
La maggioranza sembra avere un’unica ossessione: la giustizia. Che ne pensa delle riforme?
"Non c’è magistratura senza indipendenza e dico guai a toccare la norma sulle intercettazioni. Se bisogna fare delle riforme, ecco che cosa chiede Libera: applicare la norma della Finanziaria 2006, quella che stabiliva l’uso sociale dei beni confiscati ai corrotti; la nascita di un’Agenzia nazionale, non nominata dalla politica, per la gestione dei beni confiscati; un testo unico per le leggi antimafia perché dall’organicità delle norme dipende l’efficacia; l’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel codice penale, un nuovo modello per il sistema di protezione dei testimoni».
Improvviso ritorno delle inchieste sulle stragi del ’92-’93. Perché?
«Non so dire perché, Vedo che periodicamente alcune cose tornano in cima alla lista, urgenti. Facciano presto, abbiamo bisogna di verità. Di tante verità, un elenco lunghissimo».
Il boss Spatuzza, le cui rivelazioni un anno fa hanno dato impulso ai nuovi filoni di indagine, si è pentito dopo una crisi spirituale.
«Non è il solo. La parola del Vangelo è incompatibile con quella della mafia. Lo dico per chiarezza. Sa, anche Provenzano aveva il covo pieno di santini. Non esiste una mafia devota. E non si può appartenere alle mafie, o esserne conniventi, e ritenersi parte della comunità cristiana».
Le parole per battere la mafia
L’intervento agli stati generali di Libera: è il momento di dire quello che conosciamo
di BARBARA SPINELLI (La Stampa,26/10/2009
Da anni ci interroghiamo su questo male che non viene estirpato, la mafia: in particolare sulla lunga storia di trattative fra una parte dello Stato e la malavita, con poteri occulti che mediano fra due potenze facendone entità paragonabili. Anche per il potere della malavita, non solo per il potere legale, dovrebbero valere le parole di Montesquieu: «Chiunque abbia potere è portato ad abusarne; egli arriva sin dove non trova limiti. Perché non si possa abusare del potere occorre che il potere arresti il potere».
Forse però è venuto il momento di dire quello che sappiamo, e non solo di farci domande. Di dire, come fece Pasolini il 14 novembre 1974 a proposito delle trame eversive italiane, che in realtà: noi sappiamo. Sono anni che sappiamo, anche se non abbiamo tutte le prove e gli indizi. Sappiamo che le trattative sono esistite, prolungandosi fino al 2004. Sappiamo che viviamo ancor oggi - con le leggi che ostacolano la lotta alla mafia, con lo scudo fiscale che premia l’evasione - sotto l’ombra di un patto. Sappiamo il sangue che mafia, camorra, ’ndrangheta hanno versato lungo i decenni. Sappiamo il sacco di Palermo, e di tante città: sacco che continua. Sappiamo che l’Italia si va sgretolando davanti a noi come fosse un castello che abbiamo accettato di fare di carta, anziché di mattoni e di buon cemento non fornito dalla mafia - sì, noi l’abbiamo accettato, noi che eleggiamo chi ha il potere di favorire o frenare la malavita. Sappiamo che basta leggere le sentenze - anche quelle che assolvono gli imputati per mancanza di prove o, peggio, per prescrizione - per conoscere le responsabilità di politici che, per aver conquistato e mantenuto il potere grazie alla malavita, non dovrebbero essere chiamati coi nomi, nobili, di rappresentanti del popolo o di statisti.
Tutte queste cose, come avviene nei paesi che vivono sotto il giogo di un potere totalitario, le sappiamo grazie a persone che hanno deciso di denunciare, di testimoniare, e non solo di testimoniare ma di rimboccarsi le maniche e cominciare a costruire un’Italia diversa: tra i primi l’associazione Libera, e i giudici che hanno indagato su mafia e politica sapendo che avrebbero pagato con la vita, e uomini come Roberto Saviano, e giornalisti che esplorano le terre di mafia come Anna Politkovskaja esplorava, sapendo di essere mortalmente minacciata, gli orrori della guerra russa contro i ceceni.
Sono i medici dell’Italia. Ma medici che osservano un giuramento di Ippocrate speciale, di tipo nuovo: resta il dettato che comanda l’azione riparatrice, risanatrice. Nella sostanza, l’obbligo di non nuocere, di astenersi da ogni offesa e danno volontario. Ma cade il comandamento del segreto, vincolante in Ippocrate, che comanda: «Tutto ciò ch’io vedrò e ascolterò nell’esercizio della mia professione, o anche al di fuori della professione nei miei contatti con gli uomini, e che non dev’essere riferito ad altri, lo tacerò considerando la cosa segreta».
Il paragrafo del giuramento cade, perché troppo contiguo alla complicità, al delitto di omertà: questa parola che offende e storpia la radice da cui viene e che rimanda all’umiltà, all’umirtà. La vera umiltà consiste nell’infrangere il segreto, nel far letteralmente parlare le pietre e il cemento, le terre e i mari inquinati, poiché è denunciando il male che esso vien conosciuto e la guarigione può iniziare. Per questo l’informazione indipendente è così importante, in Italia: spesso lamentiamo un’opinione pubblica indifferente, ma, prima di esser aiutata a divenire civica, essa deve essere bene informata: con parole semplici, non specialiste, con esempi concreti. I medici di cui ho parlato - medici dell’Italia e delle sue parole e della sua natura malate - combattono proprio contro questo silenzio, che protegge i mafiosi, copre oscuri patti fra Stato e mafia, lascia senza protezione le loro vittime. I medici danno alle cose un nome, e su questa base agiscono.
C’è un modo di servire lo Stato che chiamerei paradossale: si serve lo Stato, pur sapendo che esso è pervertito, che nella nostra storia c’è stato più volte un doppio Stato. Uomini come Falcone, Borsellino, il giudice Chinnici, don Giuseppe Puglisi, don Giuseppe Diana e i tanti uomini delle scorte avevano questa fedeltà paradossale allo Stato. Uomini così sono come esuli, come De Gaulle che lasciò la Francia quando fu invasa da Hitler e dall’esilio londinese disse: la Francia non coincide con la geografia; quel che rappresento è «una certa idea della Francia», che ha radici nella terra ma innanzitutto nella mente di chi decide di entrare in resistenza e sperare in un mutamento.
La riconquista del territorio e della legalità è come la speranza, anch’essa sempre paradossale. Prende il via da una perdita del territorio, dalla consapevolezza che se lo Stato non ha più presa su di esso, ciascuno di noi perde la terra sotto i piedi. E quando dico territorio perduto dico le case che franano non appena s’alza la tempesta, i terremoti che uccidono più che in altre nazioni, l’abitare che diventa aleatorio, brutto, perché la costruzione delle case avviene con cemento finto, fatto di sabbia più che di ferro, procurato dalle mafie. Come nella lettera di Paolo ai Romani, è dalla debolezza che si parte, altrimenti non ci sarebbe bisogno di sperare: «Ciò che si spera, se visto, non è più speranza; infatti, ciò che uno già vede, come potrebbe ancora sperarlo? Ma se speriamo quello che non vediamo, lo attendiamo con perseveranza».
Ecco, per ora speriamo quel che non ancora vediamo: una cultura della legalità, una politica del territorio restituito a chi vuole abitarlo decentemente. Per ora abbiamo una certa idea dell’Italia, della lotta alla mafia. Ma se sappiamo quel che accade da tanto tempo, pur non avendo tutte le prove, già metà del cammino è percorsa e l’agire diventa non solo necessario ma possibile. Anche questo Paolo lo spiega bene, quando elenca le tappe della speranza. Prima viene l’afflizione, la conoscenza del dolore. L’afflizione produce la pazienza, e questa a sua volta la virtù provata. È sul suolo della virtù provata che nasce la speranza, e a questo punto la prospettiva cambia. A questo punto sappiamo una cosa in più, preziosa: non si comincia con lo sperare, per poi agire. Si comincia con la prova dell’azione, e solo dalla messa alla prova nascono la speranza, la sete di trovare l’insperato, l’anticipazione attiva - già qui, ora - di un futuro possibile. Ha detto una volta Giancarlo Caselli una cosa non dimenticabile: «Se essi sono morti (parlava di Falcone, Borsellino) è perché noi tutti non siamo stati vivi: non abbiamo vigilato, non ci siamo scandalizzati dell’ingiustizia; non lo abbiamo fatto abbastanza, nelle professioni, nella vita civile, in quella politica, religiosa». Per questo corriamo il rischio, sempre, di disimparare perfino la speranza.
Al via oggi la dodicesima edizione della Carovana antimafie
Cento tappe in due mesi per parlare dell’emergenza criminalità organizzata
Don Ciotti: "La lotta alle mafie
non è una priorità del paese"
Il fondatore di Libera: "Inquietante che in questo clima la Commissione antimafia non sia ancora insediata e operativa". Beni (Arci): "Pericoloso arretramento"
di CLAUDIA FUSANI *
ROMA - "E’ inquietante che in un paese dove governo e parlamento sono velocissimi nell’approvare provvedimenti che riguardano gruppi ristretti di persone, lo stesso governo e lo stesso parlamento, ad oltre cinque mesi dal loro insediamento, non siano ancora riusciti a far partire la Commissione parlamentare Antimafia. Come se la politica non sentisse la necessità di avere voce su quello che accade ogni giorno, su un’emergenza come quella della criminalità organizzata". Come se non ci si stupisse più, come se tutto fosse statistica, con quell’assuefazione lenta che è il primo passo per non indignarsi più.
Don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, parla davanti a studenti e insegnanti. Continua a farlo, non ha mai smesso anche se qualche anno fa la sua era una voce tra tante e oggi è una delle poche che ancora trova la forza di alzarsi contro il potere delle mafie. L’occasione è la partenza della Carovana nazionale antimafie, edizione numero 12, dodici viaggi suddivisi in oltre cento tappe attraverso paesi, cittadine e città. Un modo, dice Paolo Beni, presidente dell’Arci, con Libera, Banca Etica, Fondazione Unipolis, Unipol, Avviso pubblico, Cgil e Cisl tra i promotori della Carovana, "per coinvolgere le persone a parlare e a confrontarsi su un tema come quello dell’emergenza criminale che sembra scomparso dalle priorità del paese. Le persone non parlano più, non comunicano più, ricevono solo messaggi dalla tivù con cui non possono interagire".
Due sindaci calabresi, di Gioia Tauro e Rosarno - è cronaca di stamani - arrestati perchè collusi con il clan Piromalli, uno dei più spietati della ’ndrangheta. Il Parlamento tace, la Commissione Antimafia ancora non è in funzione. I casalesi sparano, uccidono, per dare una lezione, " a caso contro i neri", diciassette "azioni", come le definiscono i verbali di polizia, tra omicidi realizzati e tentati dal 2 maggio al 5 ottobre. Il Parlamento tace, la Commissione Antimafia non si è ancora convocata, non è stato nominato neppure il presidente. Le mafie, tutte, allungano le mani sugli appalti miliardari dell’Expo, la magistratura ingada e il Parlamento, di nuovo, tace.
Così vanno le cose. L’insediamento dell’Antimafia è tradizionalmente una faccenda lunga, all’inizio di ogni legislatura deve essere approvata la legge che conferisce i poteri e individua deputati e senatori membri dell’organismo bicamerale. Qualcosa che accade quasi sempre dopo la pausa estiva. In questa sedicesima legislatura, però, c’è un di più di lento e farraginoso, soprattutto rispetto alla velocità con cui invece il Parlamento legifera e il governo decide.
"Il ruolo dell’Antimafia dovrebbe essere proprio quello di chi chiede e pretende la responsabilità della politica rispetto a questi temi così urgenti per il paese e per il rispetto della legalità" insiste il fondatore di Libera. Un silenzio che pesa e che denuncia, aggiunge Paolo Beni, "un pericoloso arretramento nella lotta alle mafie, un abbassamento della guardia nonchè il progressivo svuotamento dei poteri parlamentari".
E’ come se in Italia ci fossero due codici penali, "uno - dice don Ciotti - per i cittadini italiani, un altro per i diversi, i poveri, gli stranieri". Non solo: "Ci preoccupiamo di punire le prostitute ma la lotta alla criminalità organizzata non è una priorità". Per il fondatore di Libera "l’ordinanza anti-lucciole a Roma favorirà gestioni mafiose della prostituzione". E’ sbagliato "far sì che le ragazze vengano confinate negli appartamenti, per aiutarle abbiamo bisogno di incontrarle sulla strada". Con la Turco-Napolitano, la legge sull’immigrazione precedente alla Bossi-Fini, "7.500 ragazze hanno lasciato il giro e lo sfruttamento grazie alla regolarizzazione prevista per chi denuncia il proprio sfruttatore".
Con queste premesse, la Carovana si mette in cammino oggi dalla Casa del jazz di Roma, una bellissima villa ricavata dalla confisca dei beni della banda della Magliana. Cento tappe che toccheranno tutte le regioni d’Italia in due diversi percorsi, verso il Nord e verso il Sud per ricongiungersi a metà dicembre nella tappa finale di Ragusa. "’Le mafie non moriranno mai se non cambia il modo di fare politica e non si creano politiche sociali nei territori’’ dice don Ciotti. Finchè lo Stato non proverà a dare in quanto diritto ciò che le mafie danno come favore.
* la Repubblica, 13 ottobre 2008.
Editoriale
Il popolo dell’antimafia si organizza: e adesso impegnamoci tutti.
Gli Stati generali dell’antimafia e la Carovana appena partita *
Un “contro” e tanti “per”. Un “contro” scandito a chiare lettere, quello contro tutte le mafie, al quale si legano parimenti tanti piccoli e coraggiosi “per”, percorsi di libertà e cittadinanza, legalità e giustizia, esperienze e proposte che il popolo dell’antimafia civile convocato da don Luigi Ciotti ha elaborato e messo in rete nella tre giorni degli Stati generali dell’antimafia conclusisi formalmente a Roma domenica, ma che di fatto continueranno ad essere portati in tutta Italia con la Carovana nazionale antimafia, giunta ormai alla sua undicesima edizione e che quest’anno ha avuto come prima tappa la città di Latina.
Contromafie. Anche noi ragazzi di Locri e di tutta Italia abbiamo contribuito attivamente a scrivere quella che di certo passerà alla storia come una delle più importanti pagine della rivolta morale e civile contro le mafie.
I numeri. 6 mila partecipanti in 3 giorni, 50 relatori in due sessioni plenarie, circa 500 contributi ed interventi nel corso dei gruppi di lavoro; 200 testate accreditate e 40 giornalisti stranieri, oltre 2 mila giovani per la notte bianca dell’Antimafia.
Tra i temi centrali della tre giorni organizzata da Libera notevole risalto hanno avuto l’informazione e la legislazione in tema di lotta alle mafie, punti forti, secondo gran parte dei partecipanti, di una concreta ed efficace azione di contrasto al potere mafioso. Quanto all’informazione, nel corso dei lavori è emersa l’esigenza di più informazione sui problemi riguardanti l’antimafia, perché da un’analisi anche superficiale della questione, è facilmente riscontrabile che le notizie sull’antimafia il più delle volte non fanno notizia. Ecco quindi l’idea di creare un organismo di controllo, un osservatorio sull’informazione in tema di lotta alle mafie che funga al tempo stesso da rete di protezione per quei giornalisti di frontiera che da anni sono costretti a subire censure su censure non appena si trovano ad affrontare, che sia sulla carta stampata o nelle redazioni dei telegiornali, tematiche delicate quali quelle della connivenza tra mafia e politica. Ed al tempo stesso occorre puntare sulla qualità dell’informazione antimafia, regione per regione, si avverte la necessità di garantire approfondimenti costanti sul tema.
Altro nodo cruciale da sciogliere secondo il popolo degli Stati generali è una nuova legislazione, un testo unico magari, in materia di antimafia. Confisca dei beni, arricchimenti facili, voto di scambio, lotta al racket, dovrebbero esserne i pilastri. A tal proposito durante la prima giornata di lavori il Premier Romano Prodi ha promesso l’impegno del governo affinché sia istituita un’Agenzia nazionale per i beni confiscati, richiesta con forza da don Ciotti al fine da rendere più agile l’iter di assegnazione ed il riutilizzo sociale dei beni.
Infine, tra le priorità venute fuori da Contromafie quella di dare risposte alla domanda di legalità che viene dai familiari delle vittime e garantire sostegno ai testimoni di giustizia, troppo spesso lasciati soli a combattere una battaglia che non riesce a far sentire loro il calore della gente prima che la protezione dello Stato.
Si riparte da qui. Chiusi gli Stati generali e consegnatone il Manifesto al Presidente della Camera dei Deputati Fausto Bertinotti, la battaglia di civiltà percorrerà ora le strade di tutta Italia nel corso della Carovana antimafia, partita da Latina il 20 novembre. Anche qui, la bellissima risposta della gente, donne, uomini, giovani e bambini ad inondare con la loro valanga di onestà le strade del centro della città a dimostrazione che le mafie non sono solo un problema delle regioni meridionali ma, al contrario, allungano i loro tentacoli in tutto il territorio nazionale. Un esempio? Nettuno, comune sciolto per condizionamento mafioso. E purtroppo non siamo né a Locri, né a Napoli, né a Palermo, ma alle porte della Capitale.
Aldo Pecora
22 novembre 2006
Comunicato Stampa
Mercoledì 13 Dicembre 2006 alle 17.30 si terrà ad Acquedolci, presso il Teatro Giuseppini, un incontro per dare il benvenuto alla Carovana Antimafie. I giovani della carovana si incontreranno con quelli del laboratorio teatrale dell’Associazione Culturale Mediterraneo e con i Padri Giuseppini del Murialdo, per parlare di questioni centrali nella vita sociale di ogni società: la legalità, i diritti, la democrazia.
I temi che la carovana Antimafie affronta quest’anno sono:
1) contro il precariato;
2) contro il lavoro minorile;
3) contro lo sfruttamento schiavista degli immigrati nel settore agricolo”.
Interverranno:
Prof. Mariangela Gallo, laboratorio teatrale ACM;
Padre Luigi Carucci, Giuseppini del Murialdo;
Franco Spanò, segretario prov. CGIL;
Il portavoce della Carovana Antimafie
Coordinerà i lavori:
Farid Adly, presidente ACM.
Sono stati invitati rappresentanti delle istituzioni regionali, provinciali e locali.
Sarà proiettato il video “Giochi Spezzati”, realizzato dall’Ass. Cult. Mediterraneo.
L’incontro si concluderà con una cena presso il ristorante Il Sogno - Acquedolci (su prenotazione)
Tema: Iniziativa socio-culturale per l’educazione alla legalità.
Luogo: Teatro Giuseppini - Corso Italia,1 - Acquedolci (Me)
Data: 13.12.2006 ore 17.30
Video: “Giochi Spezzati” della durata di 55 minuti
Ingresso Libero
Cena: su prenotazione presso Il Ristorante IL SOGNO - Acquedolci
Org. Ass. Cult. Mediterraneo + Padri Giuseppini del Murialdo
Info: 0941.730053 - 0941.726944 - 339.8599708
Ringraziamo anticipatamente per l’attenzione.
Cordialmente.
Ufficio Stampa
Ass. Cult. Mediterraneo
339.8599708
Chiudono gli Stati generali dell’Antimafia: ora l’azione *
Oltre 6 mila partecipanti in 3 giorni, 50 relatori in due sessioni plenarie, circa 500 contributi di magistrati, esponenti del sindacato, del terzo settore, dell’università, ma anche della politica e del governo; 200 testate accreditate e 40 giornalisti stranieri, oltre 2mila giovani per la notte bianca dell’Antimafia: questi i numeri del successo di "Contromafie", gli stati generali dell’antimafia organizzati a Roma da Libera. Una tre giorni di grande partecipazione, dibattito, approfondimento sintetizzati, nel giorno di chiusura, in un Manifesto programmatico di 3 pagine con le linee guida per «liberare l’Italia dalle mafie».
È stato il fondatore di Libera, don Luigi Ciotti, a chiuderne i lavori, lanciando un appello deciso alle istituzioni e al governo: «Il tempo è ormai scaduto non ci saranno più sconti per nessuno, è ormai necessario portare avanti azioni concrete da realizzare insieme. Occorre dare risposte al popolo dell’antimafia: lo Stato dimostri la concretezza del suo impegno a partire dall’istituzione di una agenzia per la gestione dei beni confiscati alla mafia, dal testo unico sulla legislazione antimafia, l’istituzione di una giornata nazionale dedicata alla lotta alle mafie il 21 marzo». Queste ed altre - tra cui l’affidamento di una co-presidenza della Commissione nazionale antimafia alla società civile impegnata nelle battaglie civili e culturali contro le mafie - le proposte discusse e formalizzate oggi nel documento finale che sarà consegnato domani alla Camera dei deputati al presidente della Camera, Fausto Bertinotti.
«Le energie presenti nella società, anche nelle terre più duramente colpite dalle mafie, sono una risorsa - ha sottolineato Bertinotti in un messaggio inviato a don Ciotti dopo essersi scusato per la sua assenza dovuta ad impegni istituzionali - tocca alla politica non disperderle e non scoraggiarle, ma al contrario offrire loro una interlocuzione e un sostegno attraverso la messa in campo di un disegno e una pratica di riforma della società ».
Tra le priorità evidenziate da "Contromafie" dare risposte alla domanda di legalità che viene dai familiari delle vittime, garantire sostegno ai testimoni di giustizia, approvare in tempi rapidi il testo unico sulla legislazione antimafia, colpire i legami tra mafia e politica, rilanciare una stagione di lotta al racket, una nuova legislazione antidroga e creare un osservatorio nazionale sull’informazione in tema di mafie. Un piano programmatico di azione politica che per Rita Borsellino, «possa scacciare quel puzzo maleodorante dell’indifferenza che lascia soli i protagonisti della "resistenza civile" contro la dittatura mafiosa».
Gremita la platea della giornata finale degli stati generali dell’antimafia: molti studenti, volontari, scout, società civile, ma anche esponenti del mondo della politica e dello spettacolo tra cui Massimo Dapporto ed Elena Sofia Ricci che hanno interpretato un messaggio conclusivo, Flavia Franzoni (la moglie del premier Prodi che in prima fila e ha preso appunti ed applaudito durante l’assemblea), il viceministro dell’Interno, Marco Minniti, il neo presidente della Commissione antimafia, Francesco Forgione, Rita Borsellino, il Procuratore generale di Torino, Giancarlo Caselli e il sostituto procuratore della Repubblica a Palermo, Antonio Ingroia.
A far proprie le proposte di Contromafie, Francesco Forgione, che ha rilanciato l’idea di completare il testo unico della legislazione antimafia «entro il prossimo 30 aprile, anniversario dell’uccisione di Pio La Torre, giorno in cui potremo tutti insieme festeggiare la nuova legge a Portella della Ginestra, in Sicilia».
Infine un appello di don Ciotti ai rappresentanti delle istituzioni, quello di «non scendere a compromessi, e se costretti, piuttosto dimettersi: il vostro impegno, insieme al nostro, è fondamentale affinché il nostro Paese diventi sempre meno "cosa loro" e diventi finalmente "cosa nostra"....».
* www.unita.it, Pubblicato il: 19.11.06 Modificato il: 19.11.06 alle ore 19.53
La drammatica provocazione di Vincenzo Agostino a Contromafie: "Da 17 anni attendo giustizia. Dallo Stato ho avuto solo promesse"
Il padre di un agente ucciso: "Chiederò aiuto alla mafia" *
ROMA - "Sono pronto a tutto, e se lo Stato continua a non darmi risposte, sono disposto persino a chiedere aiuto alla mafia purchè sia fatta luce sull’uccisione di mio figlio Nino". Vincenzo Agostino sceglie il palco degli Stati generali dell’antimafia - organizzati da Libera e in corso a Roma fino a domani - per lanciare la sua provocazione. Padre del poliziotto ucciso insieme alla moglie, Ida Castellucci (incinta di 5 mesi) nell’agosto di diciassette anni fa a Villagrazia di Carini, in provincia di Palermo, attende ancora di sapere chi siano mandanti ed esecutori di quell’omicidio per il quale non ha pagato ancora nessuno.
Sua moglie non ha ancora tolto il lutto, lui dal quel tragico 5 di agosto del 1989 non ha più tagliato barba e capelli che sono cresciuti lunghi e canuti sulle sue spalle tanto da renderlo ormai un’icona dei familiari delle vittime della mafia: ha giurato di farli crescere fino a che non saprà perchè hanno ammazzato suo figlio Nino.
E’ deluso, amareggiato, e insieme alla moglie dalla Sicilia è arrivato a Roma per partecipare al gruppo di lavoro dei familiari delle vittime di ’Contromafie’, gli Stati Generali dell’antimafia che si concluderanno domani: "Ieri, per la seconda volta, ho ricordato la storia di mio figlio al presidente Romano Prodi che abbiamo avuto l’onore di ascoltare, un gesto per il quale gli siamo grati. Ma ancora una volta mi sono sentito dire che si sta interessando della questione e che ha bisogno di studiare il caso. Sono vent’anni che aspetto, e questa attesa la voglio testimoniare con la mia lunga barba e capelli bianchi. E’ passato troppo tempo, vogliamo avere una risposta: se ancora una volta lo Stato dovesse rispondere col silenzio senza far luce su mandanti ed esecutori dell’omicidio di nostro figlio - aggiunge Agostino con una provocazione - siamo pronti a rivolgerci a quelle cosiddette ’persone’, alla mafia, per intenderci...".
( la Repubblica, 18 novembre 2006)
E’ la richiesta che Libera rivolgerà al premier Prodi dal palco degli Stati generali anti-Cosa nostra che si svolgono a Roma
Mafia, Don Ciotti al governo: "Ora l’agenzia che gestisca i beni"
"Aboliamo la parola emergenza. E’ ora di lavorare con continuità" A fine novembre l’associazione sarà ricevuta all’Europarlamento
di CLOTILDE VELTRI *
UN’agenzia governativa che rimetta in marcia, in modo efficace, la legge sulla confisca dei beni della mafia. Questo chiederà l’associazione Libera, con forza, al presidente del Consiglio Romano Prodi durante gli Stati generali dell’antimafia convocati a Roma a partire da oggi. "Colpire le mafie significa innanzitutto colpire i loro capitali", spiega don Luigi Ciotti, infaticabile padrone di casa della manifestazione. Ecco perché la creazione di questa Agenzia governativa - in grado di gestire, assegnandoli a enti e associazioni, i miliardi strappati dalle forze dell’ordine e dalla magistratura alla criminalità organizzata - è ormai irrinunciabile.
Partiamo dagli Stati generali che si svolgono per la prima volta. Cosa sperate di ottenere?
"Saranno tre giorni di lavoro, di confronto. Sono 16 i gruppi che affronteranno l’argomento mafia dalle diverse angolazioni. Ognuno in base alle proprie competenze, alle proprie esperienze, al proprio impegno. Perché noi, oltre ad essere responsabili dobbiamo iniziare a sentirci corresponsabili nell’offrire una risposta alla mafia".
A proposito di corresponsabilità. Organizzare gli Stati generali dell’antimafia a Roma e non, per esempio, in una città del Sud significa che tutti devono farsi carico del problema la cui soluzione non può essere delegata solo a una parte del paese?
"Roma è la città dove è nata Libera, ma è anche la capitale, la sede del parlamento e del governo. Noi vogliamo essere di stimolo alla politica alla quale chiediamo delle politiche contro la mafia, oltre che un segnale di ascolto".
Tra le risposte che vi aspettate c’è anche un rilancio della legge sulla confisca e la destinazione dei beni di mafia?
"Esatto. Il governo, tre anni fa, ha deciso di eliminare la figura del commissario che svolgeva un indispensabile lavoro di coordinamento a livello nazionale. Con tutta la stima che possiamo portare a istituzioni, prefetti, demanio e a quanti si sono spesi per far funzionare il meccanismo da quando non c’è più questa autorità nazionale, oggi occorre cambiare marcia".
Ovvero?
"Chiederemo al nuovo governo di dare vita a un’Agenzia governativa nazionale per rendere più efficace e veloce e incisiva la legge sulla confisca dei beni dalla fase del sequestro a quella della destinazione d’uso fino all’apertura delle attività da parte di enti pubblici, associazioni, cooperative. L’agenzia governativa - che dovrà tener conto delle competenze e delle istanze della società civile - è parte integrante del programma dell’Unione, credo sia ora di realizzarla".
Colpire i capitali delle mafie prima di tutto...
"Certo. A fine mese, il 29 e 30 novembre una delegazione di Libera sarà ricevuta al Parlamento europeo di Bruxelles. L’idea è di estendere l’azione di lotta oltre i confini italiani. D’altra parte basta vedere come la criminalità organizzata stia investendo nei paesi europei, in Germania, in quelli dell’Est, dove insomma, la guardia è più bassa. Se la mafia si globalizza anche la lotta alla mafia deve farlo, per questo andiamo a Bruxelles".
Impossibile non parlare di Napoli. Non crede che la città sia solo un emblema della situazione del sud Italia?
"Napoli è una città splendida, piena di spendida gente perbene. Detto questo bisogna fare un distinguo importante tra la violenza dovuta al degrado e quella dovuta alla criminalità mafiosa. Le due si combattono con strumenti diversi. La prima, che poi si trova in molte città e non solo a Napoli, va affrontata con una maggiore attenzione ai servizi sociali, alla scuola, al precariato. La seconda con i mezzi propri alla magistratura e alle forze di polizia e di investigazione. Sicuramente bisogna smetterla di parlare di emergenza. E’ una parola che va cancellata dal vocabolario. Bisogna invece insistere sulla necessità di azioni congiunte e continuative nel tempo. E’ solo la contemporaneità degli interventi che può creare una nuova cultura della legalità, un fermento..."
Tra le iniziative di Libera c’è anche la nascita di una linea di prodotti eno-gastronomici che provengono proprio dalle terre confiscate alla mafia.
"Vero. Tra l’altro stiamo per lanciare "I cento passi", un nero d’Avola che porta il nome del film di Marco Tullio Giordana. Il regista arriva oggi dritto dritto dall’America per partecipare agli Stati generali. Il nome e l’etichetta del vino - che stapperemo ad aprile - sono frutto del lavoro e della fantasia di una scuola di Torino. Per dire che, a Torino, non c’è solo il bullismo di cui si parla tanto in questi giorni. E poi a Roma abbiamo appena inaugurato la prima bottega della legalità, ai Fori imperali. Nel cuore della capitale si vendono i prodotti realizzati grazie ai beni confiscati alle mafie. Nel cuore di Roma..." (17 novembre 2006)
Nel corso della manifestazione di Roma organizzata da Libera il presidente del consiglio interrotto più volte durante l’intervento
Agli Stati generali dell’anti-mafia Prodi contestato dalla platea
Il premier: "L’Agenzia nazionale per la confisca dei beni si farà". 2298 gli omicidi di mafia negli ultimi 12 anni: 322 di camorra *
ROMA - L’Agenzia nazionale per la confisca dei beni mafiosi si farà. Lo ha detto Romano Prodi nel corso del suo intervento agli Stati generali dell’antimafia organizzati da Libera a Roma. "Occorre - ha spiegato il premier rispondendo alla richiesta avanzata da don Ciotti - dar vita ad una struttura specifica in grado di accompagnare i vari passaggi: sequestro, confisca, e riutilizzazione del bene. Noi ci siamo presi un impegno su questo punto quando, al momento della stesura del programma dell’Unione abbiamo previsto l’istituzione di una Agenzia nazionale specifica".
Prodi contestato. L’intervento di Prodi non è stato una passeggiata. Il premier è stato a tratti interrotto dai cittadini e dai rappresentanti delle associazioni e dei movimenti antimafia. Più che una vera e propria contestazione, una pressante richiesta di fare pulizia in Parlamento.
Ha replicato il presidente del consiglio: "Capisco il senso della vostra protesta e le ragioni del vostro risentimento, ma io sono stato invitato qui per dire cosa può fare il governo contro la mafia e quindi posso solo rispondere alle domande che riguardano gli impegni del governo...".
Mastella-Iervolino, è polemica. La giornata all’Auditorium di Roma è stata segnata anche da un’altra polemica, questa volta tra il sindaco di Napoli Rosa Russo Iervolino e il ministro Clemente Mastella. La Iervolino ha spiegato che "a Napoli (con l’indulto, ndr) sono uscite centinaia di persone che molto spesso sono tornate a delinquere". Mastella ha replicato definendo le parole del sindaco "un po’ sussiegose e anche leziose, poste da un sindaco che criminologo non è". Poi ha rincarato: "Non è che l’indulto sia una proprietà privata mia, l’anno scorso a Napoli c’erano altri problemi che ci sono anche quest’anno. E l’anno scorso non c’era l’indulto".
Caselli: questione morale dimenticata. Nel suo intervento il procuratore generale di Torino Giancarlo Caselli ha invece criticato la politica: "C’ è un accantonamento di fatto della questione morale". E ha aggiunto: "Le dimissioni di chi è coinvolto in inchieste sono una desuetudine rispetto a quanto avviene in altri paesi. Nei programmi elettorali è quasi scomparsa la questione del rapporto tra etica e politica. Sono frequenti gli inviti ai magistrati a fare un passo indietro".
Le cifre della mattanza. Gli Stati generali dell’Antimafia proseguiranno anche sabato e domenica. Al lavoro per combattere la mattanza, eterna emergenza italiana. Basta il triste rosario delle cifre a ricordarlo: 2.298 omicidi di mafia in dodici anni (1993-2005). Solo negli ultimi quattro anni 648 persona assassinate delle quali 322 dalla Camorra, 141 dalla ’Ndrangheta, 93 dalla Sacra corona unita, 79 da Cosa Nostra. Le vittime della mafia tra il 1997 e il 2001 sono state 5.047, quelle per droga 6.180. Mille e 391 i latitanti arrestati (1997-2005) dei quali 590 per camorra. Consigli comunali sciolti per mafia (1991-2005): 157 di cui 34 in Calabria, 69 in Campania, 44 in Sicilia. E ancora: le aziende confiscate alla criminalità organizzata sono state 671, quelle destinate a enti, associazioni, cooperative solo 227. Ne restano da destinare 444.
Il manifesto a Bertinotti. La lunga marcia di Libera si concluderà domenica sera quando gli organizzatori consegneranno al presidente della Camera, Fausto Bertinotti, il manifesto contro le mafie. Frutto del lavoro dei laboratori che, in questi giorni, si occuperanno dei diversi aspetti della criminalità: dalla tratta degli esseri umani, al traffico di droga, da quello delle armi, alle politiche della legalità, alle politiche per la scuola e l’educazione.
La manifestazione è aperta a tutti e si snoda tra sedi diverse (sul sito di Libera tutti i dettagli). Tra gli eventi ricordiamo Mafiestop!, la lunga notte bianca che si svolgerà sabato 18 novembre alla Casa del cinema di Villa Borghese: dalle 15 alle 3 proiezioni di documentari, film, e poi mostre, cortometraggi, monologhi. (17 novembre 2006)
Don Luigi Ciotti: «Legalità ai minimi, ma i ragazzi antimafia lottano»
di Massimo Solani *
«C’è una situazione grave di caduta del senso di legalità e moralità nel nostro paese. Una crisi etica che fa da cornice a tanti altri problemi». Alla vigilia dell’incontro con il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e a due giorni dall’apertura degli "stati generali" dell’Antimafia a Roma, il presidente di "Libera" Don Luigi Ciotti traccia una linea che è insieme di bilancio e ripartenza nella lotta contro le mafie. «Perché oltre alle istituzioni anche la società civile si è mossa - spiega -, Libera 12 anni fa non esisteva ed oggi c’è. E assieme a Libera sono cresciuti molti gruppi che si sono impegnati al Nord come al Sud. Perché il problema della legalità non conosce geografie e riguarda tutti. La nostra è una lotta di libertà, perché le mafie ci rendono tutti un po’ meno liberi».
Tanti gruppi e tante esperienze, diceva. Due esempi per un intero movimento: i ragazzi di «addio pizzo» e i gli studenti di Locri. Il segno di un nuovo attivismo giovanile?
«I giovani ci sono sempre stati e gliene va dato tutto il merito. Bisogna scommettere su di loro perchè non rappresentano soltanto il nostro futuro, loro sono già il nostro presente. Però bisogna stargli accanto concretamente con politiche mirate a sostenere questo sano protagonismo. Dobbiamo realmente creare le condizioni perchè queste piccole realtà possano davvero operare sino in fondo».
Si inizia con la visita al Quirinale. Che significato ha questo incontro?
«Il Presidente Napolitano invitandoci ha dimostrato la sua coerenza: quando era ministro dell’Interno venne a Reggio Calabria assieme a Libera per la giornata della memoria e dell’impegno. Al Quirinale riceverà una nostra delegazione e una rappresentanza dei familiari delle vittime delle mafie: un bel gesto, un modo per abbracciare questa gente e ribadire l’impegno di un intero Paese contro la mafia».
Il ministro dell’Interno Amato, parlando della situazione di Napoli, ha detto che la polizia non basta, serve altro. Un messaggio che "Libera" ripete da anni...
«Certo, perché il problema non sono solanto le mafie, ma anche noi e le nostre azioni: è possibile che milioni di italiani si pieghino ad essere ostaggi di alcune migliaia di criminali? Giuseppe Fava, il giornalista ucciso dalla mafia a Catania nel 1984, diceva: "A che serve essere vivi se non c’è il coraggio di lottare?"».
Ma lei ripete spesso che la lotta alla mafia ha bisogno di nuovi strumenti, in special modo legislativi.
«Abbiamo bisogno di un testo unico della legislazione antimafia in modo da garantire una maggiore organicità ad una materia così complicata e delicata partendo dal lavoro della commissione presieduta dal professor Giovanni Fiandaca. Ma bisogna anche fare in modo di rilanciare anche quanto era scritto nel programma dell’Unione laddove si parlava della costituzione di un’agenzia nazionale per la gestione e l’assegnazione dei beni confiscati alle mafie. È arrivato il momento di farlo».
E che importanza potrebbe avere la nuova politica di interventi sociali di cui parlavamo prima?
«Un ruolo fondamentale. Sul territorio ci sono molti gruppi, e tantissime associazioni, ma potrebbero essere molte di più se ci fossero davvero le condizioni di adeguato sostegno. Per cui avanti con le politiche per la famiglia, con una idea più flessibile di scuola... bisogna ricominciare ad avere attenzioni di questo tipo, non ci si può limitare soltanto ad una visione "poliziesca" del contrasto ai fenomeni della criminalità».
Cosa si aspetta dai giorni degli "stati generali" di Roma?
«Saranno giorni di lavoro e spero di idee, progettualità e confronto di piccole e grandi esperienze di lotta. Ci saranno sedici gruppi di lavoro tematici e abbiamo chiesto a tutti, anche agli uomini politici e di governo, di farne parte e di lavorare assieme a noi. lavoreremo con molta forza e altrettanta umiltà».
Da un argomento all’altro. Il ministro Turco ha raddoppiato il quantitativo massimo di cannabis tollerato per uso personale. Un provvedimento che la trova d’accordo?
«È un atto di responsabilità per fare in modo che i poveri cristi non finiscano in carcere. Certo serve un cambiamento complessivo della legge Fini-Giovanardi, ma questo atto è un primo passo per evitare di continuare a perseguitare e colpire soltanto i più deboli. Ovviamente, però, non dobbiamo smettere di pensare alla prevenzione e a nuovi percorsi educativi e ad una corretta informazione. Non scandalizziamoci se un ministro usa il buon senso, piuttosto pensiamo a lottare contro chi gestisce davvero i grandi traffici».
* www.unita.it, Pubblicato il: 15.11.06 Modificato il: 16.11.06 alle ore 10.21
Verso gli “Stati generali dell’antimafia” a Roma il 17/19 novembre
Se si parlasse di mafia almeno quanto si parla di Cogne
di Gian Carlo Caselli (Liberazione, 15.11.2006)
Sarebbe assurdo. Nessuno chiede che si parli sempre e soltanto di mafia. Ma basterebbe che le si dedicasse almeno lo stesso tempo del delitto di Cogne, e non saremmo qui a constatare che della mafia si parla unicamente quando non se ne può fare a meno: dopo l’arresto di Provenzano in Sicilia (ma con predilezione per gli aspetti folkloristici...); dopo l’omicidio Fortugno in Calabria; dopo l’arresto di una giudice ancora in Calabria; mentre infuria la mattanza di camorra in Campania. E anche quando se ne parla, il taglio - spesso - è quello degli “approfondimenti” che aggiungono poco o nulla, dei pregiudizi ben mascherati, dei personaggi di riguardo da imbozzolare... Fino ad oggi, ad esempio, ben pochi italiani sanno che il senatore Andreotti, con sentenza definitiva ed irrevocabile della cassazione, è stato ritenuto responsabile del delitto di associazione a delinquere con “Cosa nostra”, delitto prescritto ma provato e commesso (mica poco!) fino alla primavera del 1980.
Dunque, occorre cambiare strada. E’ l’obiettivo degli “Stati generali dell’antimafia”. Una tre giorni di “idee, percorsi e proposte per un rinnovato impegno” contro le mafie che si svolgerà a Roma il 17/19 novembre. Più competenze, esperienze e saperi per ragionare insieme; tracciando una mappa strutturale, non schiacciata sul contingente (l’emergenza di turno), che sappia cogliere le radici e l’essenza delle mafie; che sappia organizzare il contrasto a tutti i livelli con continuità, senza oscillazioni che ogni volta costringano a ricominciare da capo o quasi.
La mafia (in tutte le sue articolazioni, nazionali ed internazionali) è un fenomeno complesso. Per ciò stesso occorrono tante medicine, tante cure. Le “manette” sono necessarie, ma guai a cedere all’illusione repressiva. Sono altrettanto necessarie l’educazione alla legalità, la promozione seria (non parolaia) di incisive attività economico-sociali, l’occupazione. Solo così si può sperare di ridurre il grande mare del consenso mafioso, che è alimentato proprio dalla mancanza di risposte adeguate a bisogni, esigenze e diritti fondamentali di larghi strati di popolazione, soprattutto giovanile. Nello stesso tempo si deve respingere l’illusione sociologica. Se la disoccupazione sparisse d’incanto, non per questo mafie e delinquenza urbana (l’intreccio è forte soprattutto per la camorra) automaticamente svanirebbero.
Anche in zone di piena occupazione, infatti, si registrano fenomeni di delinquenza. Perché va sempre più estendendosi una “economia della delinquenza”, che riguarda oltre alle grandi mafie (capaci di spostare grandi capitali da un continente all’altro), anche la microcriminalità, che ricicla i suoi guadagni in appartamenti, esercizi commerciali ecc. Di qui l’assoluta necessità di un nuovo impulso all’aggressione delle ricchezze illegali (anche creando un’apposita Agenzia per la gestione dei beni confiscati ai mafiosi che sia in grado di operare non con criteri burocratici, ma con un organico disegno “politico” di impoverimento dei mafiosi). Quel che gli “Stati generali” si propongono di mettere in evidenza è che troppi ancora rifiutano di ammettere che le mafie sono una grande questione nazionale. Una metastasi che dalle regioni di “storico” insediamento (e controllo) si è diffusa un po’ dovunque attraverso il riciclaggio. Un condizionamento della politica e uno zavorramento dell’economia del Paese. In definitiva, un azzoppamento della democrazia, svuotata di effettività in alcuni suoi passaggi essenziali.
Certo, è anche necessario smetterla di predicare bene e razzolare male. Ciò significa recuperare questione morale e senso della legalità. Se prevale la tesi che “così fan tutti”, se i condoni a raffica penalizzano chi rispetta le regole, se nessuno di quelli che contano paga davvero (anche quando vien trovato con le mani nel sacco), se leggi “ad personam” cancellano precise responsabilità, se siamo spietati con gli altri, mentre per noi pretendiamo clemenza: ecco l’eclissi della questione morale e della legalità. Un buio che irrobustisce la mala pianta mafiosa. Un lusso che non ci possiamo permettere.
APPELLO ALLA COMUNITÀ CIVILE
CONTRO LE MAFIE UN PATTO EDUCATIVO
di Giuseppe Savagnone (Avvenire, 18.11.2006)
Gli Stati Generali dell’Antimafia, convocati a Roma, ripropongono il problema scottante della piaga della criminalità organizzata nel nostro Paese. Per la prima volta, forse, si riuniscono intorno a un unico tavolo tutti i principali protagonisti della lotta contro le mafie - il plurale ormai è d’obbligo -, dai rappresentanti delle istituzioni a quelli della società civile e del mondo della cultura e dell’informazione, per confrontarsi e per inaugurare uno stile di sempre maggiore cooperazione.
La novità è forse in questo coinvolgimento plenario di tutte le componenti della realtà italiana. Non è solo lo Stato a muoversi, con il suo apparato e i suoi organi preposti alla pubblica sicurezza e all’amministrazione della giustizia: è la comunità civile, in tutte le sue variegate espressioni, che prende un solenne impegno e mette le proprie energie al servizio di questa battaglia. Del resto, lo aveva detto qualche giorno fa il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano: senza il contributo della società civile, la criminalità organizzata non sarà mai sconfitta. In questa logica si ponevano già da tempo anche le denunzie del capo della Direzione nazionale antimafia, Piero Grasso, quando indicava nelle collusioni e nei silenzi di tanti che mafiosi, propriamente parlando, non sono, la forza della mafia. C’è una cultura dietro l’organizzazione militare di Cosa nostra o della Camorra; c’è una mentalità, un universo relazionale distorto, e finché non verranno rimosse queste cause remote, i successi delle forze dell’ordine e le condanne della magistratura avranno sicuramente un peso, ma non saranno decisivi. Gli ultimi eventi - in particolare quelli verificatisi in Campania - confermano questa diagnosi. Siamo davanti a un tessuto sociale che dev’essere profondamente trasformato. A Napoli, come a Palermo, lo Stato non riesce a controllare adeguatamente il territorio perché non può contare sull’appoggio incondizionato degli abitanti, che spesso lo sentono estrane o ed ostile. Il bene comune, nei quartieri popolari di queste città, è una formula incomprensibile o solo un concetto astratto, retorico, come lo sono i principi e le regole della legalità.
Per sconfiggere questa barriera invisibile, contro cui si infrangono i discorsi ufficiali, le denunzie morali, le prese di posizione istituzionali, è necessario un lavoro lungo, lento, capillare, volto ad educare più che a reprimere, a far capire, più che a promettere o minacciare, ad aprire prospettive nuove più che a dissertare su misure straordinarie. Nel nostro Paese sono sempre sopravvissute alcune sacche di incultura, almeno dal punto di vista della maturità civile e politica. Non ci pare di poter dire che nel corso degli anni si siano progressivamente ridotte. Al contrario, lo stesso scenario della vita pubblica, in troppe occasioni, ha incrementato gli scetticismi se non favorito talune violazioni delle più elementari regole della convivenza. Si è avuta l’impressione, a volte, che avesse ragione Sciascia, quando diceva che la Sicilia stava diventando la metafora dell’Italia intera e che lo stile mafioso era stato con successo esportato, al punto da essere ormai diffuso su tutto il territorio nazionale.
Per battere le mafie bisogna educare la gente, e per educare la gente bisogna essere convincenti. In famiglia, a scuola, in parrocchia, dev’essere possibile accompagnare le parole con l’indicazione di esempi efficaci; bisogna poter additare uomini e donne rappresentanti di una classe dirigente che non si ripiega su se stessa e sui propri interessi, lasciando il popolo al proprio destino, ma condivide davvero i problemi di tutti. Solo così il bene comune cesserà di essere un’elegante astrazione, buona per abbellire i discorsi di circostanza, e diventerà un valore condiviso anche dalla gente comune. E la criminalità organizzata quel giorno avrà davvero perduto la sua triste battaglia.