Cinema

Stagione cinematografica hollywoodiana: l’Africa grande protagonista. Dopo "Blood Diamond", l’"Ultimo re di Scozia", la feroce dittatura di Idi Amin. L’attore, Whitaker, da Oscar - a cura di pfls

giovedì 15 febbraio 2007.
 
[...] attenzione: il film, tratto dall’omonimo romanzo di Giles Foden, non è una biografia del dittatore. E’ invece un thriller che, mescolando realtà e finzione, cerca di penetrare il mistero umano costituito da Amin. Immaginando un secondo protagonista, un giovane medico scozzese (James McAvoy, già interprete delle "Cronache di Narnia") che negli anni Settanta si reca in Uganda: un po’ per divertirsi, un po’ per motivi umanitari. La sua vita cambia quando si trova per caso a prestare soccorso a lui, il potentissimo Amin, che lo nomina suo medico personale e lo fa entrare nella ristretta cerchia dei suoi favoriti. E quando il dottore si accorge di come stanno realmente le cose, potrebbe essere troppo tardi... [...]

L’attore presenta "L’Ultimo re di Scozia", la storia del dittatore Amin. Dopo "Blood Diamond", un altro film di denuncia e di verità

Africa rosso sangue per un Whitaker da Oscar

Si giocherà contro Di Caprio la statuetta per il miglior protagonista

di CLAUDIA MORGOGLIONE *

ROMA - L’Africa nera grande protagonista, in questa stagione cinematografica hollywoodiana. L’Africa delle contraddizioni, della miscela esplosiva di bellezza e violenza, delle ferite coloniali mai rimarginate. L’Africa dei diamanti e della guerra civile in Sierra Leone, già nei cinema grazie a "Blood diamond" con Leonardo Di Caprio. Ma anche l’Africa rosso sangue della feroce dittatura di Idi Amin, raccontata nell’"Ultimo re di Scozia", ora in arrivo nelle nostre sale. Un thriller teso, ruvido, asciutto, che è soprattutto un ritratto del feroce, perverso e a tratti affascinante tiranno: incarnato sullo schermo, in maniera stupefacente, da Forest Whitaker.

E allora non è un caso che proprio i due attori - il bianco, bello e rilanciatissimo Di Caprio, e il nero, istrionico, veterano Whitaker - siano i grandi protagonisti della corsa agli Oscar. Entrambi candidati per la migliore interpretazione maschile; ma con Forest decisamente in pole position, rispetto al rivale Leo: tutti gli esperti sono pronti a giurare che sarà lui a stringere in pugno, il prossimo 25 febbraio, la statuetta dorata.

"Come attendo i risultati della notte delle stelle? - dichiara oggi l’attore, a Roma per presentare il film - in compagnia della famiglia e degli amici, senza alcuna ansia". E, a proposito del proliferare di nomination a divi afroamericani - come Eddie Murphy e la rivelazione Jennifer Hudson di "Dreamgirls", entrambi in lizza come non protagonisti - spiega che la cosa non è affatto strana, visto che "l’apertura dell’Academy agli artisti neri è una prassi consolidata"; e che adesso, semmai, sarebbe il momento di considerare "altre etnie, come asiatici e latinoamericani".

Certo, sentendolo parlare, è difficile ricordare che un attore come lui, dall’aria intelligente e mite, possa essersi trasformato in uno dei personaggi più disturbanti del Ventesimo secolo. La cui fama gareggia con quella di Hitler, Stalin o Pol Pot. Umili origini, ex soldato, Amin arriva al potere, nella sua Uganda, nel 1971, grazie a un colpo di Stato contro un corrotto regime filo-comunista. E per il suo Paese, è un momento di speranza. Ma le illusioni si infrangono contro la realtà: la follia, la megalomania, l’uccisione sistematica di nemici e avversari, le guerre. Per non parlare di alcune leggende che circolano da sempre, mai confermate ma forse nemmeno smentite, come i rituali cannibali che coinvolgevano gli esponenti del suo governo. Sia come sia, resta il fatto che durante il suo regime - durato fino al 1979, anno in cui fugge all’estero - i morti sono stati circa mezzo milione.

Ma attenzione: il film, tratto dall’omonimo romanzo di Giles Foden, non è una biografia del dittatore. E’ invece un thriller che, mescolando realtà e finzione, cerca di penetrare il mistero umano costituito da Amin. Immaginando un secondo protagonista, un giovane medico scozzese (James McAvoy, già interprete delle "Cronache di Narnia") che negli anni Settanta si reca in Uganda: un po’ per divertirsi, un po’ per motivi umanitari. La sua vita cambia quando si trova per caso a prestare soccorso a lui, il potentissimo Amin, che lo nomina suo medico personale e lo fa entrare nella ristretta cerchia dei suoi favoriti. E quando il dottore si accorge di come stanno realmente le cose, potrebbe essere troppo tardi...

Insomma, quello di McAvoy è un personaggio di finzione che permette al film (e prima ancora al libro) di mostrare la doppia faccia di Amin: quella seduttiva, e quella infernale. Con la prima, il capo di Stato coinvolge il giovane medico nella sua dolce vita: auto veloci, belle donne, feste favolose. Mentre la seconda è quella consegnata alla storia: orrore, torture, efferatezze di ogni genere. "E’ il ruolo che mi è costato più fatica - spiega Whitaker - per interpretarlo ho imparato la sua prima lingua, lo swahili, ho letto molti libri, e in Uganda (dove la pellicola è stata girata, ndr) ho incontrato le sue donne e altre persone che lo hanno conosciuto. Da tutto ciò, ho capito che era un uomo dotato di grande carisma".

Risultato: "Le vibrazioni di questo personaggio mi sono entrate dentro e mi hanno cambiato", confessa oggi l’attore. Una metamorfosi difficile, rischiosa. E però, anche, un’irripetibile occasione da Oscar.

* la Repubblica, 15 febbraio 2007


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