Cammino di liberazione ...

Finalmente il Parlamento italiano ha la sua Commissione antimafia. Presidente è Francesco Forgione. Napoli e la Calabria - le emergenze.

sabato 18 novembre 2006.
 
[...] Maria Falcone: «Ottima scelta, lo conosco da tempo e in questi anni ne ho saggiato le sue capacità di politico impegnato sul fronte antimafia. Personalità seria e preparata». Rita Borsellino: «Forgione conosce bene i vari volti della criminalità organizzata nel nostro Paese e rappresenta una garanzia per il rilancio della Commissione».[...]

«Un testo unico contro la holding Cosa Nostra»

di Enrico Fierro *

Finalmente il Parlamento italiano ha la sua Commissione antimafia. Presidente è Francesco Forgione, 46 anni, calabrese ma eletto in Sicilia, tessera di Rifondazione comunista in tasca e cornetto rosso scaramantico nascosto dentro la cravatta. Dono del sindaco di Ottaviano, Napoli, una volta paese di Raffaele Cutolo. Il particolare gadget gli ha portato fortuna: su 48 presenti ha ricevuto 32 voti, più di quelli a disposizione del solo centrosinistra. E apprezzamenti che contano.

Maria Falcone: «Ottima scelta, lo conosco da tempo e in questi anni ne ho saggiato le sue capacità di politico impegnato sul fronte antimafia. Personalità seria e preparata». Rita Borsellino: «Forgione conosce bene i vari volti della criminalità organizzata nel nostro Paese e rappresenta una garanzia per il rilancio della Commissione».

Un buon inizio, presidente.

«Le parole di Maria Falcone e Rita Borsellino, che arrivano nello stesso giorno del monito del Presidente Napolitano, rappresentano per me un carico morale molto forte».

Le mafie sono fortissime. Lo Stato appare debole.

«La sfida che le mafie lanciano alla democrazia nel suo insieme è pesantissima. Oggi le mafie sono della grandi holding finanziarie, movimentano un giro di affari che è stato valutato intorno ai 100 miliardi di euro, una grande parte di questi soldi viene investita nell’economia pulita distorcendo il mercato, minando la sua trasparenza, colpendo il sistema pulito delle imprese. E’ a questo livello che bisogna agire e subito».

Il primo impegno della sua Commissione?

«Quello di proporre in tempi rapidi al Parlamento, e in accordo con le Commissione giustizia e Affari costituzionali, un testo unico di norme antimafia, antiracket e antiusura, per dotare l’azione di contrasto di una strumentazione adeguata».

Sui beni confiscati le cose vanno male.

«Il punto è che è sbagliato considerarli come normali beni acquisiti al demanio dello Stato. Perché il loro riutilizzo porta con sé un significato sociale importante. Per queste ragioni la loro gestione deve essere assicurata da una apposita agenzia».

Napoli, la Calabria: sono queste le emergenze?

«Certo. Queste realtà saranno subito al centro dell’attenzione della Commissione, ma senza dimenticare la Sicilia e Cosa Nostra. A Palermo non scorre il sangue, ma la mafia continua la sua azione».

Lei è un garantista...

«Garantista non è una brutta parola. Rivendico il diritto a definirmi garantista e antimafioso. L’antimafia può e deve coniugarsi con una visione garantista. Il mio sostegno e quello della Commissione alla magistratura e alle forze investigative è massimo. Detto questo, io credo che il compito dell’Antimafia sia quello di contribuire a far uscire la lotta alle mafie dalla sua esclusiva dimensione giudiziaria. Penso a una antimafia sociale, a un nesso tra la trama democratica e la trama sociale, senza il quale non si prosciuga il brodo di coltura in cui le mafie si rigenerano».

Lei parla spesso di «borghesia mafiosa».

«Le mafie oggi hanno una loro forza, un livello alto di penetrazione nell’economia e nella politica perché rappresentano un vero e proprio blocco sociale. Una realtà che riesce a tenere insieme la "plebe" di cui parla Isaia Sales nel suo bel libro su Napoli e quella borghesia mafiosa spesso richiamata dal procuratore nazionale Piero Grasso. Finanzieri, burocrati, uomini politici, primari, commercialisti, che nella migliore delle ipotesi non vedono e non sanno, ma che sempre più spesso diventano complici e organici al sistema mafioso».

Il suo primo impegno?

«Andrò agli Stati generali di Libera, l’associazione antimafia di don Ciotti».

Il suo desiderio?

«Che l’Italia intera riesca di nuovo ad indignarsi contro la mafia e il malaffare. Come hanno fatto gli straordinari commercianti di Lamezia Terme, come i ragazzi di Locri, come tutti quelli che a Napoli resistono contro la camorra».

* l’Unità


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