L’enorme successo di piazza e di consensi non può essere più ignorato e sottovalutato; soprattutto da chi vuole costruire una vera alternativa ai partiti-farsa che stanno per nascere.
Sabato 8 settembre una forte scossa ha attraversato la penisola. In più di 100.000 persone nella Piazza Grande di Bologna - solo la nazionale campione del 2006 ha fatto di più - hanno suonato la carica contro il parlamento dei corrotti e degli impuniti e a favore di un nuovo impegno civile del popolo italiano contro il degrado culturale e sociale del paese natale di Leonardo, Pirandello e Fermi. Il sisma è stato avvertito anche in altre grandi città: Milano, Roma, Torino, Napoli.
Pare che lo sciame sismico abbia anche interessato alcune grandi metropoli mondiali come New York, Sidney, Londra. Peccato che la scossa non sia stata avvertita dalle parti di Saxa Rubra e del Nomentano, dove l’evento del giorno ( i funerali di Pavarotti sono terminati in concomitanza con l’inizio della scossa) è stato artatamente derubricato a notizia da decima pagina, nel migliore dei casi.
Evidentemente, i forti apparati antisismici di cui sono dotati gli studi Rai e Mediaset hanno avuto la meglio anche stavolta sulle scosse telluriche che provengono dal mai sopito mondo della società civile.
Beppe Grillo, il comico del “te la do io l’America e il Brasile”, il fustigatore del malcostume socialista degli anni della Milano da bere, il comico che profetizzò lo scandalo Parmalat e che ha pagato con la defenestrazione dalla tv il coraggio di denunciare e dire la verità, ha diretto magistralmente una manifestazione di piazza che ormai, da tanti anni, non se ne vedevano in Italia. Il suo blog da solo, senza alcun aiuto dei tradizionali mezzi di massa oramai in mano a chi gestisce il potere per motivi personali o di partito, ha raccolto in una sola giornata quello che non sono riusciti a raccogliere, in giorni o mesi, leaders di partito e non e che per anni si sono agitati a sbandierare le ragioni di questo o quel referendum.
Innanzi alle tre proposte di legge popolare: parlamento vietato ai condannati in via definitiva o in primo o secondo grado in attesa di giudizio; limite massimo di due legislature, con effetto retroattivo; preferenza diretta della scelta dei candidati al parlamento, evitando le candidature calate dall’alto delle segreterie dei partiti; si è raccolto un intero popolo che ora può credere in qualcosa di più tangibile e costruttivo che non sia il PDZ, Partito Democratico degli Zombi, o il PDLSF, sigla impronunciabile del solito Partito delle Libertà di Silvio&friends.
Innanzi a tali proposte si sgretolano, rovinosamente, le accuse di populismo e di antipolitica con le quali incautamente i bramini di palazzo hanno voluto etichettare l’evento e il suo ispiratore.
Con queste tre proposte di iniziativa popolare, il comico genovese ha aperto una breccia nel malessere dei milioni di italiani onesti che ogni giorno lavorano e sudano sangue per pagare un affitto, un mutuo, gli studi dei figli, le medicine delle terapie, le bollette. Noi ci auguriamo che questo enorme consenso che si è creato intorno a Grillo non venga vanificato come in altri casi è già avvenuto, fra movimenti referendari e girotondi vari.
Tutti coloro che fanno già politica, sia fuori dal sistema malato dei partiti che chi dall’interno si è svegliato dal grande inganno, rifletta su ciò che sta accadendo e magari contribuisca a dare ulteriore energia per amplificare la portata benefica che si prefigge di diffondere questo nuovo vento di cambiamento.
Se questo significa costruire dal basso un vero partito democratico e di popolo per il bene della collettività, ben venga la comicità di denuncia di Grillo; ben venga il suo populismo e la sua antipolitica, risibili accuse dei politici patinati di partito che non trovano altre argomentazioni per attaccare chi dice la verità e vuol trasmetterla ad un popolo narcotizzato dai programmi sottoculturali della tv di stato e commerciale.
La macchina è quasi perfetta, basterebbe qualche piccolo ritocco, magari con una battaglia appassionata sullo strumento delle primarie, quelle vere! Insostituibile chiave di volta del cambiamento della politica nazionale. Ai politici nostrani che si mordono ancora le mani per il successo di piazza spontaneo, libero che sabato scorso c’è stato a Bologna, e che loro non riuscirebbero nemmeno a sognarselo se non dietro ricatto morale o contentini tipo gita della domenica a Roma, non resta che prendere atto e regolarsi secondo coscienza. Non sarà facile, visti i mistificatori che si aggirano tra i transatlantici della politica.
Caro Casini, lei che degnamente rappresenta la casta intoccabile dei palazzi romani, porti rispetto verso l’impegno civile di Beppe Grillo.
La sua voce è quella di milioni di italiani che non hanno mezzi per gridare la loro rabbia!
Il suo coraggio non è da meno di quello che Marco Biagi ha avuto nell’affrontare una riforma tanto forte, quanto delicata nel mondo del lavoro che gli è costata la vita. Non si può ignorare che oggi quella riforma, però, ha generato una vasta schiera di giovani frustrati e sfruttati, che dopo anni di sacrifici sui libri sono costretti ad accontentarsi, come massima aspirazione, di un lavoro a tempo determinato di 650,00 eur al mese part time, mentre Lei e i suoi colleghi vi cullate tra gli agi e i sollazzi del palazzo.
Non si criticano gli uomini la cui levatura umana e professionale, seppure da diverse angolazioni politiche, va rispettata ma le idee che tali uomini sviluppano, ovvero lasciano. La democrazia è anche questo.
Marco Militerno
FINALMENTE (forza) ITALIA!
ONORE A BEPPE GRILLO: "RIPRENDIAMOCI QUELLE PAROLE" *
di Federico La Sala
-----Messaggio originale-----
Da: La Sala Inviato: domenica 27 gennaio 2002 0.09
A: posta@magistraturaassociata.it
Oggetto: Per la nostra sana e robusta Costituzione...
Stimatissimi cittadini-magistrati
"Nella democrazia - come già scriveva Gaetano Filangieri nella sua opera La Scienza della Legislazione (1781-88) - comanda il popolo, e ciaschedun cittadino rappresenta una parte della sovranità: nella concione [assemblea di tutto il popolo], egli vede una parte della corona, poggiata ugualmente sul suo capo che sopra quello del cittadino più distinto. L’oscurità del suo nome, la povertà delle sue fortune non possono distruggere in lui la coscienza della sua dignità. Se lo squallore delle domestiche mura gli annuncia la sua debolezza, egli non ha che a fare un passo fuori della soglia della sua casa, per trovare la sua reggia, per vedere il suo trono, per ricordarsi della sua sovranità"(Libro III, cap. XXXVI).
Tempo fa una ragazza, a cui da poco era morta la madre e altrettanto da poco cominciava ad affermarsi il partito denominato "Forza Italia", discutendo con le sue amiche e i suoi amici, disse: "Prima potevo gridare "forza Italia" e ne ero felice. Ora non più, e non solo perché è morta mia madre e sono spesso triste. Non posso gridarlo più, perché quando sto per farlo la gola mi si stringe - la mia coscienza subito la blocca e ricaccia indietro tutto. Sono stata derubata: il mio grido per tutti gli italiani e per tutte le italiane è diventato il grido per un solo uomo e per un solo partito. No, non è possibile, non può essere. E’ una tragedia!". Un signore poco distante, che aveva ascoltato le parole della ragazza, si fece più vicino al gruppo e disse alla ragazza: "Eh, sì, purtroppo siamo alla fine, hanno rubato l’anima, il nome della Nazionale e della Patria. E noi, cittadini e cittadine, abbiamo lasciato fare: non solo un vilipendio, ma un furto - il furto dell’anima di tutti e di tutte. Nessuno ha parlato, nessuno. Nemmeno la Magistratura!".
Oggi, più che mai, contro coloro che "vogliono costruire una democrazia populista per sostituire il consenso del popolo sovrano a un semplice applauso al sovrano del popolo"(don Giuseppe Dossetti, 1995), non è affatto male ricordarci e ricordare che i nostri padri e le nostre madri hanno privato la monarchia, il fascismo e la guerra del loro consenso e della loro forza, si sono ripresi la loro sovranità, e ci hanno dato non solo la vita e una sana e robusta Costituzione, ma anche la coscienza di essere tutti e tutte - non più figli e figlie della preistorica alleanza della lupa (o della vecchia alleanza del solo ’Abramo’ o della sola ’Maria’) - figli e figlie della nuova alleanza di uomini liberi (’Giuseppe’) e donne libere (’Maria’), re e regine, cittadine-sovrane e cittadini-sovrani di una repubblica democratica.
Bene avete fatto, con la Vs. Lettera aperta ai cittadini, a rendere pubbliche le vostre preoccupazioni e a dire e a ridire che la giustizia non è materia esclusiva dei magistrati e degli addetti ai lavori, ma un bene di tutti e di tutte, e che tutti i cittadini e tutte le cittadine sono uguali davanti alla legge. E altrettanto bene, e meglio (se permettete), ha fatto il Procuratore Generale di Milano Borrelli, già all’inizio (e non solo alla fine) del suo discorso di inaugurazione dell’anno giudiziario, quando ha detto: "porgo il mio saluto, infine, ai cittadini, anzi, alle loro maestà i cittadini, come soleva dire il compianto Prefetto Carmelo Caruso, avvicinati oggi da un lodevole interesse a questa cerimonia, del resto non esoterica nonostante il paludamento, ma a loro destinata"; e, poco oltre, riferendosi specificamente alle "difficoltà che la giustizia minorile incontra", ha denunciato che "il denominatore comune - generatore del disagio donde nascono devianze, sofferenze, conflitti - è rappresentato dalle carenze di un’autentica cultura dell’infanzia, a volte necessitata dalle circostanze, a volte frutto di disattenzione, spesso causata dall’incapacità negli adulti di trasmettere valori che si discostino dall’ideologia di un’identità cercata, secondo la nota espressione di Erich Fromm, nell’avere piuttosto che nell’essere". Da cittadino-magistrato non ha fatto altro che dire e fare la stessa cosa che don Lorenzo Milani, il cittadino-prete mandato in esilio a Barbiana, in tempi di sonnambulismo già diffuso (1965): suonare la campana a martello, svegliare - praticare la tecnica dell’amore costruttivo per la legge e, ricondandoci di chi siamo e della parte di corona che ancora abbiamo in testa, avere il coraggio di dire ai giovani che essi sono tutti sovrani....
Cordiali saluti
Federico La Sala
* Beppe Grillo: RIPRENDIAMOCI QUELLE PAROLE (La Repubblica, 20.06.2004, p. 16)
Vorrei aderire alla Casa della libertà, ma a quella vera, vorrei intitolare "forza Italia" il mio prossimo spettacolo, ma forza Italia davvero. L’Italia ha bisogno di più libertà e di una riscossa! Altro che pulirsi il sedere con il tricolore, come gridò uno dei leader di questo governo. Altro che "chi non salta, italiano è!", come strillò per strada un suo ministro, dopo aver mandato tremila italiani a rischiare la pelle a Nassiriya. Cosa penseranno di questi ministri della vergogna quei soldati che con il tricolore rischiano sì di saltare, ma sulle bombe irakene?
Nel mio spettacolo chiedo: "Casa delle Libertà"? Ma vogliamo scherzare? Siamo all’appropriazione indebita, all’"economia della truffa", come scrive l’economista statunitense J. K. Galbraith. Secondo un altro economista statunitense, J. Stiglitz, domina l’"asimmetria dell’informazione" (la teoria per cui prese il Nobel): è l’approfittamento - non il profitto - di chi sa a danno di chi non sa: per esempio quello dei top manager che sempre più spesso saccheggiano azionisti, consumatori e Stato. Secondo Stiglitz dai "ruggenti ‘90" rubano di più molti top manager - per esempio con le famigerate stock option - di quanto mai possano sognar di rubare i peggiori politici (http://www-1.gsb.columbia.edu/faculty/jstiglitz/). E in Italia come reagiamo? Fuori i politici delle "convergenze parallele", dentro i pubblicitari, i top manager e gli avvocati della "Milano da bere"! Dentro - purtroppo - non in adatti edifici sorvegliati; dentro nel parlamento, nel governo, nella RAI.
Attenzione, non parlo solo del furto dei soldi, ma di uno peggiore, il furto delle parole. Mettiamo, per ipotesi, che costoro non abbiano mai rubato, evaso le tasse, corrotto un finanziere o un giudice, maneggiato fondi neri, società offshore, P2, tangenti, condoni. Ma le parole? Come la mettiamo con il furto con destrezza delle parole? La lingua è il principale bene di un popolo. Rubargliela è un delitto. Condoniamogli i delitti finanziari, ma non perdoniamogli l’appropriazione indebita delle parole!
La vera "Casa della libertà" (Freedom House) esiste da sessant’anni, non da tre. Fu fondata da Eleanor Roosvelt e da altre personalità statunitensi per promuovere la democrazia nel mondo. Il suo rapporto annuale sulla libertà di stampa classifica le nazioni in libere, semilibere, non libere. Nel 2004 l’Italia è passata da paese libero a semilibero, scendendo al 74° posto, dietro a Benin e Botswana (http://www.freedomhouse.org/research/pressurvey.htm).
In Europa, Turchia e Italia sono le uniche pecore nere, i due Paesi semiliberi. Come può un Paese semilibero pretendere di insegnare la libertà agli altri come vuol fare l’Italia in Irak?
Come casi di "Deterioramento globale della libertà di stampa" la "Casa della libertà" cita Bulgaria, Italia e Russia, degradate quest’anno di una categoria. Per illustrare il degrado della libertà, la direttrice del rapporto statunitense, signora K. D. Karlekar, cita per nome e cognome il primo ministro italiano e il suo "enorme impero mediatico". Chi sono allora i cialtroni della libertà, quelli della Casa statunitense o quelli della Casa italiana? Del resto la Casa italiana è nata sulle tradizioni e con gli uomini di due aberrazioni della libertà: il fascismo - insieme al comunismo reale tra le maggiori negazioni della libertà in questo secolo - e la propaganda commerciale invasiva e obbligatoria.
Per mascherare con la "Libertà" una compagnia di squali della pubblicità, piduisti, mussoline e mussoliniani, fascisti di tutti i tipi (post, ex, neo, ultra), xenofobi mangia bingo-bongo e pochi clericali, non basta la faccia di bronzo, ci vuole un lifting al titanio.
Denunciando le truffe della pubblicità dicevo nel 1993: "Attenti! Mastrolindo è più pericoloso di Craxi". Oggi Mastrolindo e i suoi creativi si son presi il governo, il parlamento, la RAI. I governanti di prima arraffavano soldi per fare il partito. I governanti di adesso fanno il partito per difendere i soldi arraffati. Cosa dirà Mastrolindo del rapporto 2004 della vera "Casa della libertà"? "Spazzatura!" dirà? Come disse dell’Economist che gli dedicò in due anni tre copertine - un record in 160 anni di pubblicazioni. Minaccerà querele anche agli eredi della signora Roosvelt come fece vanamente con l’Economist?
Se la sua fede a stelle e strisce fosse vera, il portatore sano di democrazia ribattezzerebbe la sua compagnia "Casa delle semilibertà" e cercherebbe di riportare l’Italia al rating statunitense di paese libero. Sapete che Cina, Russia, Italia, Cuba, Vietnam e Nord Corea sono tra i pochi paesi dove il governo o il suo capo pagano ogni mese lo stipendio a più di un migliaio di giornalisti? Ovviamente per garantire la loro libertà.
E poi, perché "Casa delle Libertà"? Perché la libertà da garantire non è una sola, quella di Mastrolindo. Sono molte! Quella di Previti, di Dell’Utri, di Borghezio e della cinquantina di inquisiti o processati o patteggiati o o prescritti o condannati che la CdL ha messo al sicuro in parlamento. C’è un’altra "truffa innocente": Forza Italia. Da più di un secolo era l’incitamento degli italiani per i nostri atleti nel mondo. Prima era di tutti, ora è stato sequestrato. Non possiamo più usarlo, a meno di fare propaganda gratuita al partito di Dell’Utri, Previti e Mastrolindo. "Forza Italia" non lo hanno semplicemente privatizzato, ce lo hanno proprio rubato. Nelle privatizzazioni di un bene pubblico, si paga un indennizzo. Dorian Gray invece si è preso il malloppo e non ci ha pagato niente. Anzi, già che c’era, si è preso anche il nostro colore - l’azzurro - e visto che un colore non gli bastava, s’è acchiappato anche il tricolore. Lui sa bene che nomi, marchi e logo di successo - es. "Marlboro" o "Nike" - valgono decine di miliardi di euro. Lui invece "Forza Italia", il nostro azzurro e il nostro tricolore se li è acchiappati gratis. Calcolando poco, diciamo mille euro a testa, Dorian Gray deve agli italiani almeno 57 miliardi di euro, dieci volte più del suo patrimonio. Ha fatto un colpo grosso, eh?
Dovremmo battezzare "forza Italia" pizze, gelati, cocktail, barche, navi, spiagge, sentieri alpini, gatti, cani, cavalli, circoli culturali, romanzi, bande, feste. Riprendiamoci il nostro "forza Italia"! Questo bisogno mi è venuto con il mio spettacolo "Blackout", mentre spiegavo quanto l’Italia sia scesa in basso. Una ventina dei principali indicatori internazionali di sviluppo ci danno in media al 35° posto nel mondo. Altro che "nuovo miracolo italiano"!
Siamo tra il 20° e il 25° posto per indice di sviluppo umano, reddito pro capite, indice di capacità tecnologica, aiuti allo sviluppo, libri venduti; tra il 30° e il 35° posto per mortalità infantile, indice di corruzione, computer e giornali pro capite; 40° per indice di uguaglianza, 51° per indice di competitività, 74° per indice di libertà di stampa, 83° per indice di sostenibilità ambientale. Sintomatico è il nostro indice di competitività: 32°, 33° e 34° posto nel 2000, 2001, 2002, 41° nel 2003, 51° nel 2004. Il lento smottamento ora è frana. Altro che miracoli!
Le cause di questo crepuscolo hanno radici nei decenni passati. Una delle cause importanti però è il degrado intellettuale e morale provocato dalla televisione commerciale, sia privata sia statale. Vent’anni di questa intossicazione finiscono per convincere che benessere e felicità non dipendono dall’ingegno, dal lavoro e dall’onestà, ma dalla seduzione, dall’imbonimento e dalla furbizia. Economia allora non vuol più dire studiare, ricercare, inventare, produrre, ma ridere, ingannare e vendere. Conducendo gli affari di Stato come quelli pubblicitari e televisivi, i nostri mastrolindi sono riusciti in pochi anni a indebolire l’Italia più di quanto avessero fatto in decenni i loro protettori socialisti e democristiani. Adeguando diversi ministri e parlamentari alla volgarità e al turpiloquio delle loro televisioni, hanno ribaltato il significato della parola "volgare". Oggi sono le elite a involgarire il volgo. La volgarità non viene più dal basso, ma dall’alto, dagli uomini più ricchi e più potenti del paese, dalle tecnologie e dalle istituzioni che controllano. Non è grottesco che proprio chi per vent’anni ha corrotto la forza, l’intelligenza e la reputazione di questo Paese prenda ancora in giro gli italiani al grido di "Forza Italia"? Proprio loro, che da vent’anni sono i becchini dell’Italia, non possono ora far finta di volerla rianimare