I rapporti tra Stato e Chiesa e le radici cristiane dell’Europa al centro del colloquio di domani
L’Osservatore romano: evento ricco di buoni auspici. D’Alema nella delegazione
Napolitano in visita al Vaticano dal Papa il primo presidente ex Pci
di GIORGIO BATTISTINI *
ROMA - Domattina alle 11 il primo colloquio formale e diretto fra Giorgio Napolitano e Joseph Ratzinger. Fra un papa e un presidente sarà il quattordicesimo incontro in Vaticano dal 1946. Il dialogo che metterà di fronte il primo presidente della Repubblica italiana ex comunista (accompagnato dal ministro degli Esteri Massimo D’Alema, che fu il primo presidente del Consiglio ex comunista a essere ricevuto in Vaticano) e il primo papa tedesco sarà anche l’occasione giusta per misurare prossimità e distanze fra due personaggi culturalmente piuttosto lontani e per valutare una volta di più i rapporti tra Stato e Chiesa in Italia, rapporti concepiti, come disse Napolitano nel suo discorso d’insediamento in Parlamento "ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani", secondo un "essenziale disegno laico".
Sicuramente nel colloquio tra papa e presidente (accompagnato dalla moglie Clio) ritornerà il tema, tanto caro a Karol Woytjla, delle radici cristiane dell’Europa, che inutilmente il papa recentemente scomparso si sforzò di far inserire nella costituzione europea. Alla questione Napolitano dedicò, nel maggio scorso, alcune righe del suo messaggio d’insediamento. Per dire che "si deve laicamente riconoscere la dimensione sociale e pubblica del fatto religioso e lo svilupparsi concreto della collaborazione in Italia tra Stato e Chiesa cattolica".
Del resto l’incontro tra papa e presidente, accompagnati dalle rispettive delegazioni, è stato preceduto da ripetute occasioni di avvicinamento, da molteplici sintonìe e assonanze a partire dai grandi valori, da certe sensibilità sociali (le morti bianche sul lavoro, gl’incidenti, lo sfruttamento selvaggio dell’emigrazione) sulle quali il giornale vaticano ha condotto quasi una parallela campagna d’appoggio.
A poche ore dall’incontro nel Palazzo Apostolico l’Osservatore Romano definisce quello di domani come un "evento ricco di buoni auspici sia per la Chiesa sia per lo Stato". Il giornale vaticano ricorda poi il "particolarissimo rapporto che esiste tra Italia e Vaticano, anche attraverso Roma, sede concentrica di due capitali", aggiungendo che "quanto è stato solennemente sancito dai patti lateranensi trova concreta e quasi quotidiana attuazione in diverse forme, grazie al fedele adempimento degl’impegni internazionalmente assunti dallo Stato italiano". E lo stesso presidente, ricorda ancora il giornale vaticano alla vigilia della visita, ha mandato un telegramma al papa per dirgli del "dovere dello Stato di riconoscere la dimensione sociale e pubblica del fatto religioso".
Naturalmente, oltre a una legittima curiosità di parlarsi e conoscere meglio il presidente italiano, il papa sa bene d’aver a che fare con un laico che tiene molto all’autonomia della politica. Un assertore tenace del dialogo e del confronto pur nel rispetto di posizioni diverse e lontane.
E di queste posizioni si avvertirà traccia già nel saluto ufficiale che Napolitano rivolgerà a Ratzinger, dopo l’incontro privato nello studio del pontefice. Come avvenne già in passato per Carlo Azeglio Ciampi, che ricordò a Giovanni Paolo II - con il quale stabilì poi un intenso rapporto personale - l’"indomabile volontà della Chiesa cattolica, durante gli anni della guerra fredda, di respingere la divisione dei continenti". Tra i due nacque poi un intenso rapporto personale. Come avvenne per Oscar Luigi Scalfaro che toccò il cuore dello stesso papa (in una precedente visita ufficiale) indicando nel "senso della famiglia il patrimonio da preservare gelosamente per il bene delle future generazioni".
* la Repubblica, 19 novembre 2006
Sul tema, nel sito, si veda:
ALTRO CHE "MAMMASANTISSIMA",
PER L’ITALIA, "DUE SOLI"!!!,
UN INCONTRO PROMETTENTE",
LA BUONA ESORTAZIONE DEL BRASILE.
Ricerca scientifica, Napolitano: "Trovare regole condivise con la Chiesa" *
ROMA - Giorgio Napolitano celebra al Quirinale al giornata per la ricerca sul cancro lanciando una esortazione che è anche un messaggio di fiducia affinchè si trovino insieme alle autorità religiose "soluzioni ponderate e condivise sulla liberta di ricerca, sui suoi codici, sulle regole e i più complessi temi bioetici".
"Confido - ha detto il presidente della Repubblica - che il riconoscimento da parte delle più alte autorità religiose della conoscenza scientifica e del progresso tecnologico quali autentici valori della cultura del nostro tempo consentano di dare soluzione ponderata e condivisa a questi problemi".
Giorgio Napolitano, che ha preso la parola di fronte ai ministri Livia Turco e Fabio Mussi, al professor Umberto Veronesi e ai promotori della giornata per la ricerca sul cancro, si è augurato di poter misurare dei progressi in questo campo, oltre che nell’ambito della ricerca contro il cancro, anche fra un anno, quando sarà ripetuto questo incontro al Quirinale.
* la Repubblica, 24 novembre 2006
Il Papa: abbattere i pregiudizi su Aids
Bendetto XVI: «Atteggiamento di indifferenza e persino di esclusione e rigetto nei confronti dei malati» *
CITTA’ DEL VATICANO - Il Papa è preoccupato per la situazione dell’Aids e delle malattie infettive in tutto il mondo. «Impressionante è il numero e la varietà dei modi con cui esse minacciano, speso mortalmente, la vita umana anche in questo nostro tempo - ha detto il pontefice incontrando questa mattina i partecipanti allaXXI Conferenza internazionale promossa dal Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute sul tema ’Aspetto pastorali della cura delle malattie infettivè - termini quali lebbra, peste, tubercolosi, Aids, ebola evocano drammatici scenari di dolore e di paura. Dolore per le vittime e per i loro cari, spesso schiacciati da un senso di impotenza di fronte alla gravità inesorabile del male».
«Tra i pregiudizi che ostacolano o limitano un aiuto efficace alle vittime di malattie infettive - ha proseguito il pontefice - c’è l’atteggiamento di indifferenza e persino di esclusione e rigetto nei loro confronti, che emerge a volte nella società del benessere. È una pericolosa tendenza culturale - ha osservato ancora Benedetto XVI - che porta a porre se stessi al centro, a chiudersi nel proprio piccolo mondo, a rifuggire dall’impegnarsi nel servire chi è nel bisogno».
Di fronte al flagello di queste malattie infettive, «l’impegno umano - ha scandito Benedetto XVI - non deve mai arrendersi nel cercare mezzi e modalità di intervento più efficaci per combattere questi mali e per ridurre i disagi di quanti ne sono vittime». Infine, Papa Ratzinger ha ribadito «quanto sia importante la collaborazione con le varie istanze pubbliche, perché venga attuata la giustizia sociale in un delicato settore come quello della cura e dell’assistenza ai malati infettivi». E su questo il Papa ha accennato «all’ equa distribuzione delle risorse per la ricerca e la terapia, come pure alla promozione di condizioni di vita che frenino l’insorgere e l’espandersi delle malattie infettive».
* La Stampa, 24.11.2006
Il discorso di Giorgio Napolitano *
ROMA - L’intervento del Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in occasione della visita Ufficiale al Sommo Pontefice Benedetto XVI, è stato reso noto dall’Ufficio Stampa della Presidenza della Repubblica.
Ecco il testo integrale.
Santità, è con intensa emozione personale che Le rendo omaggio, in questa solenne occasione, a nome dello Stato e del popolo italiano. Ispira il mio omaggio la consapevolezza profonda dell’alta missione universale della Chiesa cattolica e del prezioso servizio che essa offre alla Nazione. E’ una consapevolezza che si nutre dell’attenzione e del rispetto per il Suo magistero, per le Sue parole di sapienza e di fede, per i messaggi da Lei costantemente rivolti ai problemi del mondo d’oggi e ai grandi temi della condizione e del destino dell’uomo. Ci toccano e ci confortano i Suoi messaggi di pace, appelli risoluti e limpidi come da ultimo quello da Lei lanciato perché cessi la violenza che ancora dilania la vicina e cara terra del Medio Oriente. Ci colpisce la forza della Sua denuncia del flagello della fame nelle regioni più povere del pianeta e della Sua invocazione di un più equo e sostenibile modello di sviluppo globale.
Siamo convinti che molto possa fare per la causa della pace e della giustizia nel mondo l’Europa unita, parlando con una sola voce e riconoscendosi in grandi valori condivisi, che riflettono il ruolo storico e la sempre viva lezione ideale del Cristianesimo. Senza rinunciare o venir meno a quei valori, l’Europa esprime - dinanzi a nuove, inquietanti sfide e minacce - la sua peculiare vocazione al dialogo tra storie, culture e religioni diverse. In Italia, l’armonia dei rapporti tra Stato e Chiesa è stata e resta garantita dal principio laico di distinzione sancito nel dettato costituzionale e insieme dall’impegno, proclamato negli Accordi di modifica del Concordato, alla "reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e per il bene del Paese". In ciò ci guidano i principi della nostra Carta fondamentale, che ha tra i suoi cardini la dignità e il pieno sviluppo della persona umana e coniuga con il riconoscimento della libertà religiosa l’assunzione dei Patti già sottoscritti con la Chiesa Cattolica. Crediamo profondamente nell’importanza di questa collaborazione, guardando alla tradizione di vicinanza, aiuto e solidarietà verso i bisognosi e i sofferenti che è propria della Chiesa - e per essa della Caritas, del volontariato cattolico, delle Parrocchie - e guardando anche a una comune missione educativa là dove sia ferito e lacerato il tessuto della coesione sociale, il senso delle istituzioni e della legalità, il costume civico, l’ordine morale. Conosciamo e apprezziamo, più in generale, la dimensione sociale e pubblica del fatto religioso.
Ci sono, certo, scelte che appartengono alla sfera di decisioni dello Stato, alla responsabilità e all’autonomia della politica. Ma avvertiamo come esigenza pressante ed essenziale il richiamo a quel fondamento etico della politica, che fa tutt’uno col patrimonio della civiltà occidentale e si colloca tra "gli autentici valori della cultura del nostro tempo". Mai dovrebbe la politica spogliarsi della sua componente ideale e spirituale, della parte etica e umanamente rispettabile della sua natura. Ispirare a questa concezione più alta l’esercizio della politica, darvi nuovo e più profondo respiro, significa anche, oggi in Italia, tendere a rasserenare il clima dei rapporti politici e istituzionali, perseguire sempre il bene comune, pur nella dialettica e nel libero confronto delle idee e delle posizioni. Un clima più disteso, uno sforzo maggiore di ascolto e di dialogo, potrà favorire la ricerca di soluzioni valide, ponderate, non partigiane per gli stessi, complessi problemi del sostegno alla famiglia, della tutela della vita, della libertà dell’educazione, che suscitano l’attenzione e le preoccupazioni della Chiesa e del suo Pastore. Il nostro principale assillo è rinsaldare l’unità della Nazione e la coesione della società italiana : per tale compito sappiamo di poter contare, Santità, sulla Sua speciale sensibilità e sollecitudine, e di ciò Le sono grato, nel giorno di questa per me così calorosa e incoraggiante accoglienza, a conclusione della quale Le esprimo ancora un sentito omaggio e l’augurio più vivo per la Sua missione.
* ANSA » 2006-11-20 12:36
Il discorso di Benedetto XVI
CITTA’ DEL VATICANO - Questo il testo integrale del discorso di papa Benedetto XVI in occasione della visita ufficiale del presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano.
"Signor Presidente della Repubblica, Le sono vivamente grato per questa Sua visita, della quale Ella oggi mi onora, e rivolgo il mio cordiale saluto a Lei e, attraverso di Lei, a tutto il Popolo italiano, i cui rappresentanti - nello scorso mese di maggio - L’hanno chiamata a ricoprire la suprema carica dello Stato. Desidero, in questa solenne circostanza, rinnovarLe personalmente le mie vive felicitazioni per l’alto incarico conferitoLe. Estendo il mio saluto anche agli illustri Membri della Delegazione che L’accompagna. Nello stesso tempo vorrei anche manifestare di nuovo, nei confronti di tutti gli Italiani, quella gratitudine che già ho avuto modo di esprimere durante la mia visita al Quirinale, il 24 giugno 2005. Essi, infatti, fin dalla mia elezione mi dimostrano quasi quotidianamente, con calore ed entusiasmo, i loro sentimenti di accoglienza, di attenzione e di sostegno spirituale nell’adempimento della mia missione.
Del resto, in questa sentita vicinanza al Papa trova una significativa espressione quel particolare legame di fede e di storia, che da secoli lega l’Italia al Successore dell’apostolo Pietro, il quale ha in questo Paese, non senza disposizione della Divina Provvidenza, la sua sede. Per assicurare alla Santa Sede ’l’assoluta e visibile indipendenzà e ’garantirLe una sovranita’ indiscutibile pur nel campo internazionalé, col Trattato Lateranense si è costituito lo Stato della Città del Vaticano. In forza di tale Trattato, la Repubblica italiana offre a diversi livelli e con diverse modalità un prezioso e diuturno contributo allo svolgimento della mia missione di Pastore della Chiesa universale. La visita in Vaticano del Capo dello Stato italiano mi è, pertanto, gradita occasione per far giungere il mio deferente pensiero a tutte le istanze dello Stato, ringraziandole per la loro fattiva collaborazione a vantaggio del ministero petrino e dell’opera della Santa Sede".
"La Sua odierna visita, Signor Presidente, non è solo la felice conferma di una ormai pluridecennale tradizione di reciproche visite, scambiate fra il Successore di Pietro e la più alta Carica dello Stato italiano, ma riveste un importante significato, perché consente una particolare sosta di riflessione sulle ragioni profonde degli incontri che avvengono fra i rappresentanti della Chiesa e quelli dello Stato. Esse mi sembrano chiaramente esposte dal Concilio Vaticano II, che nella Costituzione pastorale ’Gaudium et spes’ afferma: ’La comunita’ politica e la Chiesa sono indipendenti e autonome l’una dall’altra nel proprio campo. Tutte e due, anche se a titolo diverso, sono a servizio della vocazione personale e sociale delle stesse persone umane. Esse svolgeranno questo loro servizio a vantaggio di tutti in maniera tanto più efficace quanto meglio coltiveranno una sana collaborazione tra di loro, secondo modalità adatte alle circostanze di luogo e di tempò (n. 76)".
"Si tratta di una visione condivisa anche dallo Stato italiano, che nella sua Costituzione afferma anzitutto che ’lo Stato e la Chiesa cattolica sono, ciascuno nel proprio ordine, indipendenti e sovrani’ e ribadisce poi che ’i loro rapporti sono regolati dai Patti Lateranensi’ (art. 7). Questa impostazione delle relazioni fra la Chiesa e lo Stato ha ispirato anche l’Accordo che apporta modificazioni al Concordato Lateranense, firmato dalla Santa Sede e dall’Italia il 18 febbraio 1984, nel quale sono state riaffermate sia la indipendenza e sovranità dello Stato e della Chiesa sia la "reciproca collaborazione per la promozione dell’uomo e il bene del Paese (art. 1). Mi associo volentieri all’auspicio formulato da Lei, Signor Presidente, all’inizio del Suo mandato, che questa collaborazione possa continuare a svilupparsi concretamente. Sì, Chiesa e Stato, pur pienamente distinti, sono entrambi chiamati, secondo la loro rispettiva missione e con i propri fini e mezzi, a servire l’uomo, che è allo stesso tempo destinatario e partecipe della missione salvifica della Chiesa e cittadino dello Stato. E’ nell’uomo che queste due società si incontrano e collaborano per meglio promuoverne il bene integrale".
"Questa sollecitudine della comunità civile nei riguardi del bene dei cittadini non si può limitare ad alcune dimensioni della persona, quali la salute fisica, il benessere economico, la formazione intellettuale o le relazioni sociali. L’uomo si presenta di fronte allo Stato anche con la sua dimensione religiosa, che ’consiste anzitutto in atti interni volontari e liberi, con i quali l’essere umano si dirige immediatamente verso Diò (Dignitatis humanae, 3). Tali atti ’non possono essere ne’ comandati, né proibitì dall’autorità umana, la quale, al contrario, è tenuta a rispettare e promuovere questa dimensione: come ha autorevolmente insegnato il Concilio Vaticano II a proposito del diritto alla libertà religiosa, nessuno può essere costretto ’ad agire contro la sua coscienza’ né si può ’impedirgli di agire in conformita’ ad essa, soprattutto in campo religiosò (ibid.). Sarebbe però riduttivo ritenere che sia sufficientemente garantito il diritto di libertà religiosa, quando non si fa violenza o non si interviene sulle convinzioni personali o ci si limita a rispettare la manifestazione della fede che avviene nell’ambito del luogo di culto. Non si può infatti dimenticare che ’la stessa natura sociale dell’essere umano esige che egli esprima esternamente gli atti interni di religione, comunichi con altri in materia religiosa e professi la propria religione in modo comunitariò (ibid.)".
ANSA » 2006-11-20 13:08
Napolitano in visita dal Papa: ruoli distinti ma collaboriamo *
Storico incontro tra il papa Benedetto XVI e il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano : è la prima volta che un presidente dell’ex Pci incontra un Pontefice in Vaticano. Già dalle prime battute si capiva che sarebbe satato un colloquio molto cordiale: seduti alla scrivania della biblioteca privata pontificia il presidente Napolitano ha chiesto: «Questa è anche la sua stanza di lavoro?». «Adesso no - ha spiegato il Papa - in passato lo era per i papi, fino a Pio X». Dopo aver raccontato altri particolari, Benedetto XVI ha aggiunto: «È molto meglio cosi», non non potrei lavorare in un ambiente così principesco«. «Anche io al Quirinale», gli ha risposto sorridendo il presidente.
Venticinque minuti di faccia a faccia nel quale il presidente e sua Santità si sono ripromessi che la «collaborazione» tra Stato e Chiesa «possa continuare a svilupparsi concretamente». Giacché «Chiesa e Stato, pur pienamente distinti - ha detto il Papa - sono entrambi chiamati, secondo la loro rispettiva missione e con i propri fini e mezzi, a servire l’uomo». «La libertà, che la Chiesa e i cristiani rivendicano, non pregiudica gli interessi dello Stato o di altri gruppi sociali e non mira a una supremazia autoritaria su di essi, ma - ha detto il Papa - è piuttosto la condizione affinchè, come ho detto durante il recente convegno ecclesiale di Verona, si possa espletare quel prezioso servizio che la Chiesa offre all’Italia e a ogni Paese in cui essa è presente». I cattolici, ha sottolineato Sua Santità, offrono nella politica il loro «apporto specifico»,che «viene dato principalmente dai fedeli laici, i quali, agendo con piena responsabilità e facendo uso del diritto di partecipazione alla vita pubblica che hanno alla pari di tutti i cittadini, si impegnano con gli altri membri della società a costruire un giusto ordine nella società».
«Nella loro azione - ha insistito il Pontefice - essi poggiano sui valori e principi antropologici ed etici radicati nella natura dell’essere umano, riconoscibili anche attraverso il retto uso della ragione». «Così - ha continuato il Papa - quando s’impegnano con la parola e con l’azione a fronteggiare le grandi sfide attuali, rappresentate dalle guerre e dal terrorismo, dalla fame e dalla sete, dalla estrema povertà di tanti esseri umani, da alcune terribili epidemie, ma anche dalla tutela della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale, e dalla promozione della famiglia, fondata sul matrimonio e prima responsabile dell’educazione, non agiscono per un loro interesse peculiare o in nome di principi percepibili unicamente da chi professa un determinato credo religioso: lo fanno, invece, nel contesto e secondo le regole della convivenza democratica, per il bene di tutta la società e in nome di valori che ogni persona di retto sentire può condividere».
Il Capo dello Stato dal canto suo ha avuto parole di elogio per Ratzinger: «Ci toccano e ci confortano i suoi messaggi sulla pace, ci colpisce la forza della sua denuncia del flagello della fame». Il Presidente ha esplicitamente citato gli appelli "risoluti e limpidi" del pontefice come quello «affinchè cessi la violenza che ancora dilania la vicina e cara terra del Medioriente». Molto, in tema di pace internazionale e di lotta alla fame «può fare l’Europa unita», «parlando con una voce sola e riconoscendosi in grandi valori condivisi, che riflettono il ruolo storico e la sempre viva lezione ideale del Cristianesimo», ha aggiunto il presidente della Repubblica. Quindi Napolitano ha spiegato che «il nostro principale assillo è rinsaldare l’unità della Nazione e la coesione della società italiana: per tale compito sappiamo di poter contare, Santità, sulla sua speciale sensibilità e sollecitudine». Poi ha sottolineato: «Mai dovrebbe la politica spogliarsi della sua componente ideale e spirituale, della parte etica e umanamente rispettabile della sua natura».
*www.unita.it, Pubblicato il: 20.11.06 Modificato il: 20.11.06 alle ore 13.40
E’ la prima volta che un presidente dell’ex Pci incontra un pontefice in Vaticano. Colloquio di 25 minuti. "Collaborazione tra Stato e Chiesa deve continuare"
Papa-Napolitano: incontro storico "Cattolici in politica con pieni diritti"
Napolitano: "In Europa è viva la lezione del cristianesimo". Ratzinger: "Tutelare la vita dal concepimento alla morte" *
ROMA - La "collaborazione" tra Stato e Chiesa "possa continuare a svilupparsi concretamente". Con queste parole il Papa nel discorso a Giorgio Napolitano - durante la visita del Capo dello Stato in Vaticano - si è associato all’auspicio formulato da presidente della Repubblica all’inizio del suo mandato. "Chiesa e Stato, pur pienamente distinti - ha detto il Papa - sono entrambi chiamati, secondo la loro rispettiva missione e con i propri fini e mezzi, a servire l’uomo".
Ecco perchè i "cattolici in politica hanno pieni diritti" e la "la libertà, che la Chiesa e i cristiani rivendicano, non pregiudica gli interessi dello Stato o di altri gruppi sociali e non mira a una supremazia autoritaria su di essi". Il Papa ha ribadito che fra le proprietà del nostro tempo c’è anche "la tutela della vita umana in tutte le sue fasi, dal concepimento alla morte naturale, e dalla promozione della famiglia, fondata sul matrimonio e prima responsabile dell’educazione".
In tali ambiti i fedeli impegnati in politica "non agiscono per un loro interesse peculiare o in nome di principi percepibili unicamente da chi professa un determinato credo religioso: lo fanno, invece, nel contesto e secondo le regole della convivenza democratica, per il bene di tutta la società e in nome di valori che ogni persona di retto sentire può condividere". Così si è espresso Ratzinger nei 25 minuti di colloquio con il presidente della Repubblica.
Il Capo dello Stato ha avuto parole di elogio per l’attenzione dimostrata dal Papa verso la pace: "Ci toccano e ci confortano i suoi messaggi sulla pace", "ci colpisce la forza della sua denuncia del flagello della fame". Il Presidente ha esplicitamente citato gli appelli "risoluti e limpidi" del pontefice come quello "affinchè cessi la violenza che ancora dilania la vicina e cara terra del Medioriente".
Molto, in tema di pace internazionale e di lotta alla fame "può fare l’Europa unita", "parlando con una voce sola e riconoscendosi in grandi valori condivisi, che riflettono il ruolo storico e la sempre viva lezione ideale del Cristianesimo", ha aggiunto il presidente della Repubblica.
Quindi Napolitano ha spiegato che "il nostro principale assillo è rinsaldare l’unità della Nazione e la coesione della società italiana: per tale compito sappiamo di poter contare, Santità, sulla sua speciale sensibilità e sollecitudine". Poi ha sottolineato: "Mai dovrebbe la politica spogliarsi della sua componente ideale e spirituale, della parte etica e umanamente rispettabile della sua natura".
Al termine del colloquio il presidente ha quindi ribadito che "ci sono, certo, scelte che appartengono alla sfera di decisioni dello Stato, alla responsabilità e all’autonomia della politica. Ma avvertiamo come esigenza pressante ed essenziale il richiamo a quel fondamento etico della politica".
Napolitano è il primo ex esponente del partito comunista a fare visita a un pontefice in Vaticano da presidente della Repubblica. L’unico precedente assimilabile è la visita in Vaticano dell’allora presidente del Consiglio Massimo D’Alema, nel 1998. Quello di stamane è il tredicesimo incontro di questo tipo nella storia dei rapporti tra Italia e Santa Sede.
I rapporti tra Benedetto XVI e Napolitano si sono andati intensificando dall’elezione di quest’ultimo, avvenuta poche settimane dopo il Conclave. Fu proprio il Papa a scrivergli un telegramma di congratulazioni.
"Mentre auspico che ella possa esercitare con ogni buon esito il suo alto compito", scrisse Benedetto XVI, "invoco sua sua persona la costante assistenza divina per un’illuminata ed efficace azione di promozione del bene comune, nel solco degli autentici valori umani e cristiani costituiscono il mirabile patrimonio del popolo italiano".
Napolitano rispose a stretto giro di posta (non aveva ancora giurato da Presidente, e il testo del messaggio fu fatto trapelare dal suo studio di senatore a vita): "traggo dal richiamo del Papa ai valori umani e cristiani del popolo italiano motivo di incoraggiamento", grazie "per la benedizione che ha voluto estendere anche alla Nazione Italiana".
Ratzinger, dopo la sua elezione a Pontefice il 19 aprile del 2005, incontrò due volte l’ex presidente Carlo Azeglio Ciampi, il 3 maggio e il 24 giugno, rispettivamente in Vaticano e al Quirinale, anche se c’era stato un anticipo già il 29 aprile, quando il Capo dello Stato si era recato in Vaticano per pregare sulla tomba di Karol Wojtyla, suo grande amico.
* la Repubblica, 20 novembre 2006
Incontro storico
Napolitano in udienza dal Papa
Benedetto XVI: «Chiesa e Stato, pur pienamente distinti, sono entrambi chiamati a servire l’uomo» *
CITTA’ DEL VATICANO. «Chiesa e Stato, pur pienamente distinti, sono entrambi chiamati, secondo la loro rispettiva missione e con i propri fini e mezzi, a servire l’uomo, che è allo stesso tempo destinatario e partecipe della missione salvifica della Chiesa e cittadino dello Stato». Lo ha riaffermato Benedetto XVI nel discorso al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. «Se è vero che per la sua natura e missione - ha aggiunto citando quanto detto al Convegno di Verona - la Chiesa non è e non intende essere un agente politico», tuttavia essa ha un interesse profondo per il bene della comunità politica».
Secondo il Pontefice, d’altra parte, «è nell’uomo che Chiesa e Stato si incontrano e collaborano per meglio promuoverne il bene integrale». «Questa sollecitudine della comunità civile nei riguardi del bene dei cittadini non si può limitare - ha scandito - ad alcune dimensioni della persona, quali la salute fisica, il benessere economico, la formazione intellettuale o le relazioni sociali. L’uomo si presenta di fronte allo Stato anche con la sua dimensione religiosa, che «consiste anzitutto in atti interni volontari e liberi, con i quali l’essere umano si dirige immediatamente verso Dio».
Il Papa ha poi concluso il suo discorso con «l’augurio cordiale che la Nazione italiana sappia avanzare sulla via dell’autentico progresso e possa offrire alla Comunità internazionale il suo prezioso contributo, promuovendo sempre quei valori umani e cristiani che sostanziano la sua storia, la sua cultura, il suo patrimonio ideale, giuridico e artistico, e che sono tuttora alla base dell’esistenza e dell’impegno dei suoi cittadini». «In questo sforzo - ha assicurato non mancherà, certo, il leale e generoso contributo dato dalla Chiesa cattolica attraverso l’insegnamento dei suoi Vescovi e grazie all’opera di tutti i fedeli».
* La Stampa, 20.11.2006
NAPOLITANO DAL PAPA, LA PRIMA VOLTA DEL PRESIDENTE EX-PCI
CITTA’ DEL VATICANO - Il Papa ha accolto il presidente Giorgio Napolitano andandogli incontro nella Sala del Tronetto. Stretta di mano, breve posa per i fotografi e il Papa ha introdotto il presidente nella biblioteca privata. Il presidente Giorgio Napolitano e’ stato accolto nel cortile di San Damaso dal prefetto della Casa pontificia James Harvey e dai gentiluomini di Sua Santità. Il presidente ha stretto la mano ai gentiluomini, seguito dalla consorte signora Clio, ed e’ stato accolto con l’inno di Mameli.
Piazza San Pietro e’ stamattina completamente interdetta al pubblico. Resterà chiusa anche la Basilica, che al termine dell’incontro con Benedetto XVI e con il cardinale Tarcisio Bertone verrà visitata dalla delegazione italiana, di cui farà parte anche il ministro degli Esteri Massimo D’Alema. L’ampio dispositivo di sicurezza attuato in tutta la zona circostante, come in altre visite analoghe, è estremamente rigido, anche se l’azione delle forze di polizia è tenuta in forma discreta.
ANSA » 2006-11-20 08:39
L’OSSERVATORE ROMANO *
Al Presidente della Repubblica Italiana
Un cordiale e rispettoso saluto
A sei mesi dalla sua elezione alla suprema Magistratura dello Stato italiano, lunedì 20 novembre 2006 il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano verrà in Vaticano per una visita ufficiale al Santo Padre Benedetto XVI. "L’Osservatore Romano" porge a Sua Eccellenza il Presidente Napolitano un cordiale e deferente saluto e un vivo augurio di successo nel compimento della sua alta missione.
Questo primo incontro ufficiale fra Sua Santità e il Capo dello Stato italiano si inserisce in una pluridecennale tradizione di reciproche visite, scambiate fra il Sommo Pontefice e il Presidente della Repubblica Italiana. Esse manifestano i molteplici e peculiari legami, che congiungono la Santa Sede e l’Italia, e contribuiscono a consolidare i loro rapporti, a vantaggio della Chiesa, della Nazione italiana e della comune azione nel contesto della Comunità internazionale.
In primo luogo, nessuno può negare debita rilevanza al fatto che nella città di Roma ha la sua sede il Pastore Supremo della Chiesa universale e che nell’Urbe lo Stato della Città del Vaticano costituisce il presidio visibile della sovranità ed indipendenza della Santa Sede in vista della sua missione spirituale universale. Ciò è stato solennemente sancito dai Patti Lateranensi e trova concreta, quasi quotidiana attuazione in diverse forme, grazie al fedele adempimento degli impegni internazionalmente assunti dallo Stato italiano nel 1929. Anche grazie a ciò, il Romano Pontefice può esercitare il suo ministero di fondamento visibile dell’unità della Chiesa e di guida spirituale non solo per i cattolici di tutto il mondo, ma anche per tanti uomini che anelano alla pace e alla giustizia.
Inoltre, come ha ricordato lo stesso Presidente Napolitano davanti al Parlamento il giorno del suo insediamento, riprendendo le parole del telegramma augurale inviatogli da Benedetto XVI, i valori umani e cristiani "sono patrimonio del popolo italiano" e vi è un "profondo rapporto storico tra la cristianità e il farsi dell’Europa". Da qui discende il dovere dello Stato di riconoscere la "dimensione sociale e pubblica del fatto religioso", che si deve esprimere nell’impegno a sviluppare "concretamente la collaborazione, in Italia, tra Stato e Chiesa cattolica in molteplici campi in nome del bene comune".
Su tali basi la Santa Sede e l’Italia possono poi continuare a operare congiuntamente a livello internazionale, mediante un sempre più efficace impegno a favore della pace, dello sviluppo, della comprensione fra i popoli e le culture, del rispetto dei diritti umani e, in primo luogo, della libertà religiosa, nonché con una fattiva attenzione e solidarietà verso quelle regioni del mondo che sono tuttora colpite dai flagelli della guerra, della violenza terroristica, della fame, della sete e delle epidemie.
Sono queste le grandi motivazioni ideali che animano la prima visita del Presidente Napolitano a Benedetto XVI. In essa si può ravvisare un evento ricco di buoni auspici sia per la Chiesa sia per lo Stato, entrambi chiamati a servire e a promuovere il bene della persona umana in tutte le sue dimensioni.
L’Osservatore Romano - 19 Novembre 2006