Chi siamo noi, in realtà?! Chi educa chi?!

ITALIA. PAESE IMPAZZITO: BULLISMO ... GENERALE E DI STATO. Una questione antropologica e "teologico-politica"!!! Collodi (e Calvino ce lo ha ben detto e ripetuto!!!) aveva già gettato l’allarme: "la bulimia esistenziale nel Paese dei Balocchi" (Michele Serra) trasforma in "asino" (oggi, in "toro" -"bull") e non è dei "Pinocchio", ma degli adulti ... e di "Geppetto" e "Maria", che non sanno ancora "come nascono i bambini"(Freud) ... e "come si diventa ciò che si è" (Nietzsche)!!!

"C’era una volta. - Un re! - diranno subito i miei piccoli lettori. - No, ragazzi, avete sbagliato. C’era una volta un pezzo di legno"!!!
domenica 19 novembre 2006.
 

La bulimia esistenziale nel Paese dei Balocchi

di MICHELE SERRA *

L’adolescenza è un’età di tentativi, non tutti congrui, non tutti fortunati. Questo lo sappiamo da sempre, almeno da quando gli adolescenti eravamo noi, inquieti e muti, pericolosi e in pericolo. Non tutti "bulli", non tutti a rischio, però diffidenti del buon senso dei grandi, questo sì. E avidi di esperienze, questo pure, e con i sentimenti tesi a tutto tranne che alle raccomandazioni dei nostri genitori.

Se però oggi i frequenti (e non nuovi) deragliamenti dei ragazzini sembrano destare un’angoscia speciale, e il cosiddetto bullismo figura sui giornali come un fenomeno quasi epidemico, forse è perché qualcosa è cambiato, radicalmente cambiato, non tanto nelle piccole e mutevoli società dei minori, assembramenti occasionali e veloci, quanto nella grande e strutturata società degli adulti.

Che cosa è cambiato? Per dirla bruscamente, è saltato il meccanismo che regola il rapporto tra i diritti e i doveri. O meglio ancora tra i desideri e il loro limite, come spiegava benissimo Marco Lodoli, giorni fa, su questo giornale. La moltiplicazione dei desideri, nel nostro mondo, è contagiosa, esponenziale e strutturalmente vitale per la moltiplicazione dei consumi.

Ognuno di noi sperimenta su se stesso, e più ancora sui figli, se ne ha, l’enorme difficoltà di introdurre, in questo meccanismo rotto, un calmiere, un contrappeso etico. Se l’aggressività dei minori ci spaventa più di quanto è fisiologico, questo dipende, io credo, dal fatto che la paura si manifesta per causa loro, ma non è paura di loro: è la paura - profondissima - di avere perduto in gran parte gli strumenti per affrontarla. E’ la paura di avere reso inarticolato il linguaggio dei meriti e dei demeriti, dei doveri e dei limiti, in un paesaggio sociale che letteralmente esplode di stimoli a desiderare e a possedere. In fretta. Adesso. Subito.

Per questo oscilliamo, incerti e preoccupati, tra rigurgiti punitivi che sentiamo necessari, e il dubbio che la punizione, anche se giusta, sia la goffa e occasionale ricucitura di uno sbrego così enorme, così irreparabile, che la diga nel frattempo è già crollata. Mentre la città scintilla di vetrine esorbitanti, eros a portata di mano, identità e modelli aggressivi e "di successo", e il mondo intero pare un infinito reticolo di scorciatoie identitarie, fisionomie virtuali, di trucchi per sembrare qualcuno a buon mercato, noi balbettiamo spesso, e con scarsa convinzione, le regole della rettitudine.

Con il terrore (tipicamente d’epoca) di sembrare moralisti per l’evidente, clamoroso scarto tra l’invito a contenersi e un mondo esterno (spesso anche familiare) che si è dato parametri di incontenibilità e di incontentabilità: avere di più, sembrare di più, desiderare di più.

E’ quasi ovvio che questa vera e propria bulimia esistenziale, che già molti adulti riescono a governare con difficoltà, produca effetti incontrollabili nei ragazzini, la cui natura anagrafica è già di per sé portata ad avere fretta di crescere e fretta di essere. E in questo, almeno in questo, le nostre adolescenze furono diverse: l’idea che ci fosse, per crescere, un tempo fisiologico, maledettamente lungo ma insormontabile, e da percorrere tutto intero, era per noi molto chiara.

La politica, per la mia generazione, fu sì un potente acceleratore formativo (come la guerra per i nostri padri, assai meno fortunati), ma era comunque intesa come un percorso, come un divenire. Ora per i ragazzi l’ansia di crescere, di dimostrarsi grandi e forti, potenti e ammirevoli, è diventata un’illusione quotidiana, la tentazione di ogni minuto, a portata di pubblicità, di pantaloni firmati, di chat, con la rete che diventa (vedi il caso di Torino) un facile battesimo per ogni genere di "successo".

Questa distruzione del tempo, il lungo tempo che lentamente plasma le persone e riempie le loro vite, è la voragine dentro la quale abbiamo il terrore di vedere scomparire i più fragili tra i nostri figli. Non riusciamo più a spiegare loro la gradualità del "successo" (che piace a tutti, a noi per primi: ma per definirlo, per capirlo, serve anche capire la fatica che costa), la gioia oscura dell’attesa, la differenza tra il facile che è l’ovvio, e il difficile che è il suo contrario.

Vacilliamo nel ruolo di autorevoli indecisi, di amichevoli inermi, che ci siamo dati anche nel timore di ripetere modelli barbogi e ottusi di tante vecchie famiglie, che credevano di esaurire nel divieto e nella durezza il compito faticosissimo dell’amore. Pure, qualcosa di differente dovremmo provare a dire, e a fare.

Tirarli per le bretelle, magari, i nostri pinocchi, e dirgli "aspetta, prova ad aspettare". Impara ad aspettare. Fai la fatica di aspettare. Tutto o quasi prima o poi arriva, ma solo se hai la forza di aspettarlo. Non c’è crimine, adulto o ragazzino, dei nostri giorni, che non abbia per fondamentale movente la tentazione orribile, falsa, del "tutto e subito". Era lo slogan dei rivoluzionari che fummo. E’ diventata la legge del Paese dei Balocchi. L’unico modo per tornare a essere rivoluzionari è violarla: non tutto, non subito.

*la Repubblica, 19 novembre 2006.


-  Sul problema, nello sforzo di andare alle radici antropologiche, e teologico-politiche ("cristiane"), nel sito, si cfr.:

-  TRADIMENTO STRUTTURALE DELLA FIDUCIA E DEL MESSAGGIO EU-ANGELICO

-  BENEDETTO XVI SULLA PEDOFILIA

-  BULLISMO ... DI STATO!!!

-  "COGLIONI", DAVVERO!!!

-  CARI FIGLI UCCIDETECI di Gigi Riva. L’Italia vive un eterno presente. Senza più futuro. Né sogni. Perché la classe politica ha tradito la propria missione. E oggi il marketing ha sostituito le idee. Così cresciamo generazioni senza domani. La provocazione di un politologo. Colloquio con Ilvo Diamanti: L’ESPRESSO, 19.03.2007


-  Al lavoro tre ministri. Mastella propone un "tavolo con l’opposizione".
-  Bindi: "Tutte le Istituzioni insieme per l’infanzia"; Fioroni: "Formare i prof".

-  Bullismo, governo in campo
-  "Piano per scuole e famiglie"
*

ROMA - Il caso del terribile video di Torino con un ragazzo disabile sottoposto ad atti di bullismo. E poi la denuncia, aperta da Repubblica.it, dei tanti atti di vioenza nelle classi filmate e scaricate nei maggiori siti internet: quasi una vera e propria "moda". E ancora i commenti in rete a volta più agghiaccianti delle stesse immaggini fino ad un inizio di indignazione su internet verso gli autori che ha portato alla rimozione di alcuni video. E, accanto a questo, l’ondata di violenze e molestie compiute da minori su loro coetanei.

C’è una emergenza che esplode nel mondo giovanile, e ora anche il governo inizia a far sentire la sua voce per contrastarla. Il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, propone un tavolo di concertazione del governo aperto al contributo dell’opposizione per disegnare un piano di prevenzione. "Il primo passo - dice il ministro - è eliminare a monte tutto ciò che scatena violenza, ad esempio i videogiochi", e in questo senso insiste sulla sua proposta di istituire un Garante per verificare preventivamente il contenuto dei videogame prima della distribuzione sul mercato.

Interventi cui affiancare una strategia di più lunga durata che riguarda essenzialmente il mondo della scuola. Beppe Fioroni, ministro dell’Istruzione, la riassume nella parola d’ordine "alzare la soglia di vigilanza degli studenti", e insieme propone una formazione mirata degli insegnanti per attuare "una strategia del recupero di chi offende, e di difesa delle vittime". Si chiede il ministro: "Ma come è possibile che un istituto e una classe non vedano e non sentano?", ma aggiunge subito dopo che comunque "i responsabili sono stati puniti con una tempestività e una durezza che non ha eguali nella storia della Repubblica".

Più specificamente all’infanzia e alle famiglie si rivolge invece la proposta di Rosy Bindi. Il ministro per le Famiglie sente "la necessità di un nuovo Piano d’azione per l’infanzia con il coinvolgimento di Regioni, Comuni e di quanti (associazioni di volontariato, centri di ricerca e istituzioni culturali) lavorano a fianco dei bambini e delle loro famiglie". "Non possiamo ignorare - aggiunge Rosy Bindi - la solitudine e fragilità di troppe famiglie. Le violenze di questi giorni sono espressione di un disagio profondo e di una grave frattura tra mondo degli adulti e mondo dei bambini".

* la Repubblica,19 novembre 2006


Beni sequestrati per i figli violentatori

-  «E’ giusto punire i genitori»
-  Sentenza di Milano, coro di sì

-  Mastella: minori e abusi, subito un tavolo con
-  l’opposizione. Il procuratore: «I genitori devono
-  sentirsi coinvolti al 100 per cento»
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MILANO - Un provvedimento accolto «con immenso favore» dall’Osservatorio sui diritti dei minori, che trova «pienamente d’accordo» i sociologi, che piace alla Margherita e che i giudici commentano rispolverando un principio di diritto generale: se hanno peccato di poca o cattiva educazione o vigilanza, i genitori «devono rispondere dei danni commessi dai figli». Per i magistrati del tribunale civile di Milano è andata esattamente così nel caso dei cinque minorenni accusati di aver abusato sessualmente di una bambina di 11 anni.

I loro genitori non si sarebbero fatti carico della «strategia dell’attenzione» e dell’«educazione sentimentale» per favorire la «crescita sociale dei ragazzi». Di più. Non hanno saputo insegnare ai loro figli le «modalità relazionali con l’altro sesso». Anzi, hanno negato «la gravità dei fatti commessi». Risultato: sequestro dei beni di famiglia come garanzia per l’eventuale risarcimento della vittima in vista dell’esito della causa civile, ancora in corso.

«Purtroppo accade spesso che in questi casi i genitori neghino le colpe dei figli» spiega Livia Pomodoro, presidente del Tribunale dei minori milanese. Che aggiunge: «Non conosco il caso ma evidentemente è stata rilevata l’omessa vigilanza dei genitori». Parla di «culpa in educando o in vigilando» anche il procuratore capo del tribunale dei minori di Milano, Vittorio Pilla. «I genitori devono sentirsi coinvolti al 100% nelle scelte di vita dei loro figli e se un sequestro patrimoniale può servire a questo fine, ben venga».

Il tema dei minori violenti preoccupa i politici al punto che il ministro della Giustizia, Clemente Mastella, preannuncia di voler avviare sull’argomento «un tavolo di concertazione del governo che coinvolga anche l’opposizione, prima che la situazione precipiti». Tornando sul caso di Torino - le violenze filmate e diffuse in Internet contro il ragazzino down - il ministro dell’Istruzione Giuseppe Fioroni ipotizza «uno sforzo di umanizzazione da parte della scuola» e si chiede «com’è possibile che una classe, un istituto, non veda e non senta?».

Per Pietro Zocconali, presidente dell’Associazione nazionale dei sociologi, più che la scuola sono invece i genitori che non vedono e non sentono abbastanza. Per questo si dice «pienamente d’accordo con una ricaduta penale sulla madre e il padre dei minori che delinquono», perché sono «il riferimento essenziale nel processo di interiorizzazione di modelli e regole». A rivendicare da anni quella ricaduta penale è anche l’Osservatorio sui diritti dei minori.

Il presidente Antonio Marziale ha accolto «con immenso favore» la decisione dei giudici milanesi e ora avverte: «È scaduto il tempo di chi non si adopera pienamente per lo sviluppo psicosociale dei figli». Ancora un plauso ai magistrati, da Cristina De Luca (Margherita), sottosegretario alla Solidarietà sociale: «Non bisogna avere paura di essere severi di fronte al dilagare della violenza minorile. Chiamare i genitori a rispondere delle azioni dei figli è un principio di responsabilità doveroso su cui troppo spesso soprassediamo».

Giusi Fasano

* Corriere della Sera, 19 novembre 2006



-  CAMPAGNA "SMONTA IL BULLO" - DOCUMENTO: LINEE DI INDIRIZZO DEL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE, 05.02.2007.

-  Le proposte della FLC.


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