In principio era il Logos (non il "Logo"!)

JEAN-PIERRE VERNANT (1914-2007): UN "EU-ROPEUO". LA LEZIONE DI UN DISCEPOLO E DI UN MAESTRO DELLA GRECIA ANTICA.

giovedì 11 gennaio 2007.
 

ANTICHITÀ

Morto in Francia a 93 anni il grande studioso del mondo classico. Si è occupato di mitologia, religione, politica. Fu attivo nella Resistenza

Vernant, il ’900 e la Grecia

di Gian Maria Vian (Avvenire, 11.01.2007)

Con la morte di Jean-Pierre Vernant la ricerca storica perde uno degli studiosi più brillanti e influenti del Novecento. Scomparso l’altra sera nella sua casa di Sevres, in Francia, quasi novantatreenne, lo studioso francese era infatti uno dei maggiori conoscitori del mondo greco antico. Autore di numerose opere importanti (quasi tutte tradotte in molte lingue), Vernant ha saputo studiare in modo innovativo l’eredità culturale e religiosa dei greci rendendola più comprensibile anche ai non specialisti.

Marxista e intellettuale appassionatamente partecipe e testimone delle tragedie del Novecento, il grande storico che aveva preso parte alla Resistenza abbandonò il partito comunista nel 1969, dopo trentasei anni di militanza attiva, in seguito alla repressione della primavera di Praga, coerente con un’apertura mentale che resta forse la sua caratteristica principale.

Nato nel 1914, Vernant aveva studiato per divenire professore di filosofia, ma la cesura della guerra segnerà indelebilmente la sua vita, come raccontò in una lunga intervista raccolta da Jérôme-Alexandre Nielsberg e pubblicata su "l’Humanité" del 6 aprile 2005.

Mentre il conflitto mondiale bruciava l’Europa, decisivi furono l’incontro e l’amicizia con uno dei professori conosciuti alla Sorbona, Ignace Meyerson (1888-1983), che da giovane in Polonia aveva aderito ai movimenti rivoluzionari antizaristi e, rifugiato in Francia, era entrato dopo l’invasione tedesca nelle file della Resistenza contro gli occupanti. Ma la guerra non riuscì a distogliere Meyerson dalla prediletta psicologia storica: tra i partigiani si formò così un piccolo gruppo di studiosi appassionati che nella Francia meridionale arrivò anche a organizzare conferenze, e persino un convegno a cui presero parte Marc Bloch e Marcel Mauss.

Alla fine della guerra, considerata conclusa la sua esperienza militare, Vernant pensava infatti di tornare alla vita civile cominciando appunto a insegnare, ma furono proprio Meyerson e un altro grande studioso - Louis Gernet (1882-1962), filologo, storico e sociologo - a convincere l’intellettuale partigiano che doveva entrare al Cnrs, il Centro nazionale della ricerca scientifica dove, pur non avendo pubblicato nulla e senza avere nemmeno una tesi in corso, il mancato filosofo entrò nel 1948.

Da allora, e fino all’entrata nella prestigiosa École des hautes études, fu una lunga stagione straordinaria. «Tutti i giorni - ricordava con nostalgia - ero alla Biblioteca Nazionale. Imparare, capire, comparare i testi: dieci anni di letture». E poi le lezioni di Gernet: «Era meraviglioso: arrivava con le mani in tasca, con la sua cravatta alla Blum e ci parlava sia di filologia, sia di studi comparati giuridici, greci, indiani, cinesi, sia di antropologia storica».

Proprio grazie a questo sguardo largo e attento ai diversi aspetti dell’esperienza umana Vernant ha potuto scrivere opere fondamentali. Nel 1993 le ha introdotte una puntuale nota di Riccardo Di Donato - che certo è il migliore conoscitore italiano dello studioso francese - nel limpido Mito e religione in Grecia antica (Donzelli), che Vernant aveva pubblicato nel 1987 per l’Encyclopedia of Religion di Mircea Eliade, mentre la fittissima bibliografia del grande storico dell’antichità (completa fino al 1994) è in appendice ai saggi (raccolti dallo stesso Di Donato) nei due volumi di Passé et présent (Edizioni di Storia e Letteratura).

La prima opera di Vernant, Les origines de la pensée grecque, uscì nel 1962 ed ebbe un successo straordinario. A precederla era stata però una nutrita serie di articoli, raccolti in Mythe et pensée chez les Grecs (1965), seguito da molte altre opere, fino all’ultimo libro, Entre mythe et politique, pubblicato nel 2004.

Vernant ha spiegato che lo specialista di una determinata cultura - per esempio, quella greca da lui studiata per tutta la vita - ha la tendenza ad assolutizzare il suo sguardo, a pensare che non ce ne possano essere altre. Ma questo sguardo viene ridimensionato se si comparano altre culture, come quelle dell’India o del mondo assiro-babilonese, e in questo modo lo sguardo iniziale viene profondamente modificato.

Il metodo comparativo allora «non consiste soltanto a guardare ciò che è comune e ciò che è diverso, in società multiple, sia nello spazio, sia nel tempo, ma consiste anche, attraverso questo lavoro a modificare completamente l’avvicinamento alla cultura oggetto del proprio studio».

Ma questo sguardo comprensivo e largo Vernant ha saputo esercitarlo anche nella vita, quando lui, educato nell’ateismo anticlericale, durante la Resistenza si trovò fianco a fianco con dei giovani cattolici, «molto ferventi, molto praticanti», e scoprì che non erano né trogloditi né nemici, e imparò così a «cercare di comprendere la dimensione attraverso la quale erano cattolici, credenti, e in che cosa questa differenza con me, questo scarto poteva essere nello stesso tempo un ponte che mi permetteva pure di capire, forse, certe cose in me che avevo messo da parte».


Vernant/Dopo la primavera di Praga nel ’68 ruppe con il comunismo

Impegnato nella Resistenza e poi militante del Pcf, dopo la «primavera» di Dubcek Jean-Pierre Vernant ruppe col comunismo. A distanza di quasi quarant’anni, Vernant rievocava, in un articolo pubblicato da «Avvenire» il 18 ottobre 2005 le disillusioni di un’intera generazione. «Conservo nel cuore il ricordo degli anni Trenta, all’epoca della mia giovinezza e dei miei studi, quando seguivo, pieno di orrore e di vergogna, il dramma del vostro Paese e la viltà del mio. Gli accordi di Monaco, che vi consegnarono al Terzo Reich con la benedizione degli inglesi e dei francesi, mi hanno segnato per sempre...». Umiliazione che rivive quando le bandiere naziste sfilano per gli Champs-Elysées nel 1940... Fu questo a spingerlo verso il comunismo. «Speravo, mi immaginavo che nell’Europa dell’Est, e in particolare in Cecoslovacchia, avrebbe prosperato uno Stato operaio democratico». Ma di lì a poco ancora una delusione, la conferma delle derive totalitarie staliniane e il rimorso per averne in qualche modo condiviso l’esperienza.

«Dopo il fallimento della "primavera di Praga", quando per soffocare ogni libero pensiero è stato ricollocato al suo posto il pesante coperchio della stupidità, del fanatismo e della repressione poliziesca, non appena è apparso possibile aiutare gli intellettuali perseguitati e costretti al silenzio, ho preso l’occasione al volo... Sono stato il primo francese a recarsi a Praga, nell’aprile o nel maggio del 1981... Praga era nel massimo splendore della sua bellezza, piena di sole, di fiori, di lillà».

Forse fu proprio lo studio dell’antica Grecia a fargli comprendere l’errore comunista: «Ho studiato la Grecia antica per più di mezzo secolo... ho cercato di farmi greco interiormente. Che lezioni ne ho tratto? Anzitutto l’esigenza di una totale libertà di spirito. Poi, che il carattere umano dell’uomo è legato alla sua condizione di cittadino, alla sua partecipazione attiva a una comunità di eguali in cui nessuno può esercitare alcun potere di dominio su un altro...»


I testi

Le opere tradotte in italiano dello storico francese

Tutte le principali opere dello storico francese Jean-Pierre Vernant, segno di una realizzata influenza intellettuale, sono state tradotte in italiano. Tra queste: «Mito e religione in Grecia antica» (Donzelli); «Ulisse e lo specchio. Il femminile e la rappresentazione di sé nella Grecia antica», scritto con Francoise Frontisi (Donzelli); «Mito e tragedia, due. Da Edipo a Dioniso», con Pierre Vidal-Naquet (Einaudi); «L’individuo, la morte, l’amore» (Cortina Raffaello); «Mito e pensiero presso i greci» (Einaudi); «Le astuzie dell’intelligenza nell’antica Grecia», con Marcel Detienne (Laterza); «La morte negli occhi. Figure dell’altro nell’antica Grecia» (Il Mulino); «La cucina del sacrificio in terra greca», con Marcel Detienne (Bollati Boringhieri); «Mito e tragedia nell’antica Grecia. La tragedia come fenomeno sociale estetico e psicologico», con Pierre Vidal-Naquet (Einaudi).



Sul significato di "EU-ROPEUO", nel sito, cfr.:

-  Per la rinascita dell’Europa, e dell’Italia. La buona-indicazione del Brasile.


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