Il girotondo di Veronica
di Furio Colombo *
Ha ragione Roberto Benigni (striscia rossa de l’Unità, 2 febbraio), «Veronica Lario non è sola. Siamo almeno 50 milioni di italiani che dovrebbero pretendere delle scuse pubbliche da Silvio Berlusconi».
Infatti in che cosa consiste lo «scandalo Lario» che in tanti si sono precipitati a contenere, sminuire, ridicolizzare, trasformare in tipica disputa coniugale? Per la prima volta qualcuno, con la competenza e la responsabilità per farlo, ha detto chiaro a Berlusconi chi è, cosa fa, come si comporta, come sta usando le sue risorse, il suo potere, il suo tempo. Ha trovato indecoroso il comportamento dell’uomo che si è sempre autodichiarato «il migliore» nei molti suoi campi di attività. E gli ha detto in modo perentorio di chiedere scusa in pubblico.
Diciamo la verità. È poco importante che Veronica Lario abbia avuto motivazioni private. Il gesto è pubblico e da quel momento ci riguarda tutti.
Ha ragione Roberto Benigni (striscia rossa de l’Unità, 2 febbraio), «Veronica Lario non è sola. Siamo almeno 50 milioni di italiani che dovrebbero pretendere delle scuse pubbliche da Silvio Berlusconi».
Infatti in che cosa consiste lo «scandalo Lario» che in tanti si sono precipitati a contenere, sminuire, ridicolizzare, trasformare in tipica disputa coniugale? Per la prima volta qualcuno, con la competenza e la responsabilità per farlo, ha detto chiaro a Berlusconi chi è, cosa fa, come si comporta, come sta usando le sue risorse, il suo potere, il suo tempo. Ha trovato indecoroso il comportamento dell’uomo che si è sempre autodichiarato «il migliore» nei molti suoi campi di attività. E gli ha detto in modo perentorio di chiedere scusa in pubblico.
Diciamo la verità. È poco importante che Veronica Lario abbia avuto motivazioni private. Il gesto è pubblico e da quel momento ci riguarda tutti. E diventa inevitabilmente «a nome di tutti», salvo coloro che vorranno dissociarsi esclamando, come hanno fatto tanti negli ultimi dieci anni, «ma no, è un santo!». Personalmente non posso non notare una coincidenza che mi serve per sentire un po’ meno la solitudine, nella mia ostinazione a indicare Berlusconi come un pericolo per la Repubblica. Posso sperare che anche Veronica Lario si senta meno sola quando dice, con motivazioni simili, che Silvio Berlusconi è un pericolo per la famiglia. E benché parli di una sola famiglia, fa capire bene di quali «valori» il nostro eroe è portatore mentre si mostra - per compiacere i vescovi - difensore coraggioso e instancabile di tutte le famiglie.
Ciò che Veronica Lario, in una lettera non tanto coniugale e non tanto privata, ha detto di Silvio Berlusconi, già governatore d’Italia e adesso governatore dell’opposizione (uso il termine per far capire che tutto ciò che Berlusconi fa è spettacolo intorno alla sua persona senza alcun riferimento alla funzione istituzionale) non l’aveva mai detto nessuno. Tutti, dall’alto al basso della vita italiana, hanno fatto finta che Berlusconi fosse vero, che le cose da lui annunciate fossero accadute, che il suo prestigio (e non la barzelletta che cammina) attraversasse il mondo, che l’Italia, ignorata e declassata in tutte le possibili valutazioni internazionali, fosse sul punto di scalare i vertici del pianeta, che le benevole pacche sulle spalle del presidente Bush avessero a che fare con la politica internazionale, che Berlusconi fosse stato davvero insignito, sulla portaerei privata a pagamento Forrester (che di solito viene affittata per feste aziendali e matrimoni) di un vero premio della Nazione americana, conferito a lui come simbolo dell’Italia. Hanno accettato di credere che Berlusconi avesse spinto Putin nelle braccia dell’America (o il contrario) dato il suo irresistibile cocktail di charme e potenza, che gli ospiti internazionali non si fossero accorti del penoso carnevale messo in scena a Pratica di Mare, statue finte di fibra di resina e cieli di cartapesta; e che nessuno avesse notato l’abitudine costante non solo a dire e a negare di avere detto, nonostante filmati e registrazioni (che però venivano prontamente ritirati) ma anche a mentire, colto sul fatto a causa di scene penose come il finto corteggiamento a una austera signora poco incline all’umorismo e allo scherzo come la Presidente finlandese. L’intera classe dirigente e mediatica del nostro Paese ha finto di credere che - all’ora X - tutti gli ambasciatori della Repubblica sarebbero diventati promotori aziendali premiati con i punti meritati dai contratti di vendita. Ma Veronica Lario, coraggiosa e solitaria protagonista del nostro tempo in un Paese in cui ha dovuto parlare in luogo di decine dei più autorevoli commentatori politici di grandi quotidiani e di televisione, ci viene in aiuto su un punto cruciale delle battaglie condotte da questo giornale.
Ricordate? «Basta con l’antiberlusconismo. Con l’antiberlusconismo non si va da nessuna parte. Se l’antiberlusconismo è l’unico collante, resteremo altri vent’anni all’opposizione». In tanti sapevano che l’antiberlusconismo non era l’ossessione per una persona ma la lotta contro un prepotente e dilagante modello di vita centrato sul culto ossessivo di una sola persona, in grado, a causa della sua ricchezza, di nutrire a volontà quel culto.
Ora Veronica Lario ha dimostrato, con semplicità e chiarezza che fa giustizia di decine di saggi, articoli, editoriali e convegni, che dire a Berlusconi la verità su di lui funziona. Lui - si è visto - può solo rispondere come ha risposto, con niente. Ma per domani, non appena riprende la sua normale attività di prevaricazione costante sui media italiani e di intimidazione su chi gli dà torto («criminali» le leggi, «omicide le testate», da mettere fuori gioco le persone) esiste almeno un criterio di giudizio, un «modello Berlusconi» fornitoci da una persona che lo conosce bene e lo ha valutato da vicino, con pazienza e con cura. E ha ritenuto, certo non a caso, di condividere con tanti italiani a cui veniva detto di lasciar perdere, la sua persuasione che il problema Berlusconi c’è, eccome. Lui, che aveva istruito i suoi dipendenti aziendali e politici a intimare ogni volta a ogni oppositore «chiedete scusa» (nella confusione mediatica c’è stato persino chi lo ha fatto davvero) questa volta è stato costretto a presentare le sue scuse, sia pure a vuoto, sia pure vistosamente inutili.
Lo ha fatto perché la descrizione di sua moglie (o ex moglie) è stata devastante. La cittadina Veronica Lario ha difeso «valori che io insegnerò ai miei figli» raccontando lo scandalo del cattivo squallido esempio del coniuge o ex coniuge. Ha toccato i due punti essenziali del ritratto di un uomo senza qualità: l’indecorosità ridicola del comportamento che - se scredita nel privato una famiglia, scredita certo in pubblico tutto un Paese, Istituzioni, cittadini e media. Ha posto la questione che tanti autorevoli italiani hanno scelto di non notare: la dignità. È tutta qui, in questa parola e nel suo drammatico, semplice significato, l’opposizione spontanea di tanti italiani, dai girotondi ai blog, dal milione di Piazza San Giovanni ai tre milioni del Circo Massimo, ai quattro milioni che hanno votato spontaneamente Prodi alle primarie. Ora Veronica Lario alza la testa e, con i suo figli accanto, reclama con fermezza quel rispetto per la dignità delle persone che è mancato all’Italia da quando spadroneggia (al governo o alla opposizione) Berlusconi.
E ha coniato - prendendola a prestito dalla letteratura - una frase per descrivere un Paese sano che, messo nelle mani di Berlusconi, è diventato «la metà di niente». Spero che la splendida espressione verrà ricordata da chi si troverà prossimamente in Tv a discutere di economia, di finanziaria e di tasse con chi ha ridotto l’Italia alla metà di niente. Beato quel Paese che - per dire e sapere la verità - non ha bisogno di mogli umiliate e offese. Ma nel silenzio di buona parte delle più autorevoli voci italiane, non ci resta che dire grazie a Veronica Lario e al suo girotondo.
* l’Unità, Pubblicato il: 03.02.07, Modificato il: 04.02.07 alle ore 15.54
Sul tema, nel sito, si cfr.:
La moglie del premier attacca dopo l’articolo su "Fare Futuro"
"Io e i miei figli siamo vittime e non complici di questa situazione"
Veronica Lario: "Le veline candidate?
"Ciarpame senza pudore per il potere"
Difende il ruolo delle donne nella politica "da Nilde Jotti alla Prestigiacomo"
"Ma qui emerge la sfrontatezza e la mancanza di pudore" *
ROMA - "Ciarpame senza pudore". Il vaso si è colmato di nuovo e Veronica Lario esplode come già fece alla fine di gennaio di due anni fa con la famosa lettera a Repubblica. Questa volta, la moglie del premier attacca sull’uso delle candidature delle donne che a suo avviso si sta facendo per le elezioni europee.
Questa volta, Veronica Lario ha deciso di mettere per iscritto in una mail - in risposta ad alcune domande poste dall’Ansa sul dibattito aperto dall’articolo pubblicato ieri dalla Fondazione Farefuturo - il suo stato d’animo di fronte a ciò che hanno scritto oggi i giornali sulle possibili candidate del Pdl alle europee. "Voglio che sia chiaro - spiega - che io e i miei figli siamo vittime e non complici di questa situazione. Dobbiamo subirla e ci fa soffrire".
Alla domanda su cosa pensa del ruolo delle donne in politica, alla luce delle polemiche di queste ore, Veronica Lario risponde: "Per fortuna da tempo c’è un futuro al femminile sia nell’imprenditoria che nella politica e questa è una realtà globale. C’è stata la Thatcher e oggi abbiamo la Merkel, giusto per citare alcune donne, per potere dire che esiste una carriera politica al femminile".
"In Italia - aggiunge la moglie del presidente del Consiglio - la storia va da Nilde Jotti e prosegue con la Prestigiacomo. Le donne oggi sono e possono essere più belle; e che ci siano belle donne anche nella politica non è un merito nè un demerito. Ma quello che emerge oggi attraverso il paravento delle curve e della bellezza femminile, e che è ancora più grave, è la sfrontatezza e la mancanza di ritegno del potere che offende la credibilità di tutte e questo va contro le donne in genere e soprattutto contro quelle che sono state sempre in prima linea e che ancora lo sono a tutela dei loro diritti".
"Qualcuno - osserva Veronica Lario - ha scritto che tutto questo è a sostegno del divertimento dell’imperatore. Condivido: quello che emerge dai giornali è un ciarpame senza pudore, tutto in nome del potere".
La signora Berlusconi prende anche l’iniziativa di parlare della notizia, pubblicata oggi da la Repubblica, secondo cui il premier sarebbe stato domenica notte in una discoteca di Napoli a una festa di compleanno d’una ragazza di 18 anni: "Che cosa ne penso? La cosa mi ha sorpreso molto, anche perchè non è mai venuto a nessun diciottesimo dei suoi figli pur essendo stato invitato".
Berlusconi: "Candidature inventate". E proprio poche ore prima, lo stesso premier era intervenuto da Varsavia sul tema sollevato da "Fare Futuro". Berlusconi definisce "deludenti" le polemiche sulle "soubrette" nelle liste del Pdl: "Le candidature che ho letto sui giornali sono quasi tutte inventate. E’ veramente assurdo - continua - che se una persona ha una o due lauree e conosce due o tre lingue, per il solo motivo che sia stato in tv o abbia fatto cose nell’informazione o nello spettacolo sia da considerarsi preclusa per quanto riguarda la politica".
Il premier si lamenta delle critiche: "Si dice sempre che si vuole il 50 per cento di donne. Poi quando vai a prendere candidate, che non ho scelto io, e che vengono a fare un corso, per il semplice motivo che hanno un aspetto gradevole si polemizza. È Una delusione totale. Escludo comunque che ci sia qualche candidata che non sia stata attiva in An o in Forza Italia". Berlusconi ’sponsorizza’ però uno dei nomi usciti sulla stampa. "Sono supporter di Lara Comi, è bravissima".
Non sapeva ancora che Veronica Lario era pronta a lanciare il suo secondo grande attacco.
Al Palasharp di Milano il comico parafrasa la "frase dello scandalo" di Berlusconi alla Carfagna. La moglie del leader di Forza Italia era in prima fila con i figli per vedere lo spettacolo su Dante
Benigni si dichiara a Veronica Lario "Se non fossi sposato, la sposerei"*
MILANO - Vede fra il pubblico Veronica Lario, che assiste allo show con i figli, e non si fa sfuggire l’occasione. Roberto Benigni, durante il suo "Tutto Dante" al Palasharp di Milano, fa una proposta di matrimonio alla signora Berlusconi, parafrasando le "parole dello scandalo" che l’ex premier disse alla deputata azzurra Mara Carfagna.
"Se non fossi sposato la sposerei. Non porto tacchi, sono alto un metro e 70 tutto naturale, non ho mai messo la bandana, non ho mai messo il doppiopetto.... Non racconto barzellette, non vado a cena con Bondi e Ghedini, che tutti e tre quando li vedo sembrano Star Trek, e non la tradirò mai sfacciatamente come fa lui con Fede, non le farò mai canzoni con Apicella. Ho un amore straordinario per lei - conclude Benigni - le volevo fare una proposta di matrimonio e ringraziarla per essermi venuto a trovare".
Fu proprio la proposta dell’ex premier alla Carfagna a far perdere la pazienza alla moglie del leader di Forza Italia, che scrisse una lettera al quotidiano la Repubblica in cui esigeva scuse ufficiali da parte del marito per una serie di comportamenti pubblici ritenuti offensivi nei suoi confronti.
Veronica è andata a teatro accompagnata dai figli Barbara e Luigi per assistere allo spettacolo. "Sono una fan di Benigni, non vedevo l’ora che portasse Dante a teatro - ha detto sorridente la moglie di Berlusconi -. Questa sera è un desiderio che si avvera". Di certo, non si aspettava l’exploit del comico toscano e la "dichiarazione d’amore" in diretta dal palco.
* la Repubblica, 22 marzo 2007