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Hamid Mir, giornalista pachistano: "La liberazione di Mastrogiacomo potrebbe essere trattata"

venerdì 9 marzo 2007.
 

Bruxelles, 9 mar. (Adnkronos/Aki/Ign) - ’’Ho parlato con il gruppo che ha rapito Daniele Mastrogiacomo: i Talebani si sono convinti che non è una spia e credo si possa ottenere il rilascio con uno sforzo serio di Roma e Kabul’’, annuncia da Islamabad Hamid Mir, noto giornalista pachistano, in un colloquio telefonico con AKI-ADNKRONOS INTERNATIONAL. Quanto alle richieste avanzate dai sequestratori, Mir riferisce di due condizioni: il ritiro delle truppe italiane da Kabul e il rilascio dei due portavoce talebani, Abdul Latif Hakimi, arrestato due anni, e Mohammad Hanif, fermato appena due mesi fa.

Basandosi sulle impressioni ricavate dal colloquio con i rapitori, Mir ritiene che una trattativa sia possibile: ’’Forse possiamo ottenere il rilascio del giornalista italiano in cambio di quello dei portavoce talebani. Il ritiro delle truppe italiane credo sia invece molto difficile. Ma qualcuno deve cominciare a parlare con i Talebani a nome della Nato o del governo afghano’’.

Il fatto che i rapitori si appresterebbero a dettare le condizioni per il rilascio del giornalista, nelle loro mani da lunedì scorso, viene confermato anche dal cronista pachistano di ’The News’, Rahimullah Yousefzai, all’inviato del Tg1 Pino Scaccia. Le richieste consisterebbero nel ritiro delle truppe italiane dall’Afghanistan, nella fine dei bombardamenti della Nato e nella scarcerazione dei due portavoce.

Secondo quanto riferisce il sito del ’Corriere della Sera’, le richieste dei sequestratori sarebbero contenute in un video in cui non compare Mastrogiacomo ma un afghano che, in lingua pashtun, elenca le condizioni per il rilascio del giornalista: il ritiro delle truppe italiane e lo stop ai raid della Nato nella provincia di Helmand.

Di opposto tenore le dichiarazioni che arrivano dal portavoce dei Talebani Qari Yusuf, contattato sempre da AKI. "Abbiamo le prove che il giornalista italiano ha lavorato per due anni per le truppe britanniche - ha dichiarato Yusuf ad AKI - e quindi siamo sicuri che è una spia inviata per raccogliere informazioni sulle postazioni dei Talebani e sulle loro strategie". Ora, ha proseguito il portavoce talebano, sarà il Consiglio della Shura dei Talebani a decidere le sorti di Mastrogiacomo. In realtà, stando al giornalista afghano Noor Rahman contattato telefonicamente da AKI a Peshawar (nella North West Frontier Province pachistana), i militanti starebbero semplicemente cercando di fare pressioni sui reporter per indurli a rinunciare alla loro professionalità e spingerli invece a promuovere solo le attività che interessano ai Talebani stessi.

Intanto, il premier Romano Prodi, a Bruxelles dove ha partecipato ai lavori del Consiglio europeo, ha assicurato che per la liberazione del giornalista di ’Repubblica’ c’è una "mobilitazione generale". "Vorrei sottolineare - ha affermato il premier, precisando però che al momento non c’è ’’nessuna notizia’’ - l’impegno continuo di tutto l’apparato dello Stato per risolvere il problema del nostro giornalista rapito".

Oggi è stato lanciato un appello per la liberazione del reporter italiano dal sindaco di Roma Walter Veltroni e dall’imam della moschea di Roma, Ala al-Din al Ghoobashi. ’’Insisto sul fatto che Mastrogiacomo è un giornalista - ha detto tra l’altro Veltroni, durante la conferenza stampa presso la moschea - e sulla necessità di garantire una prospettiva di serenità, sicurezza e pace in Afghanistan’’. "Vorrei sottolineare che l’Islam come religione è una fede di misericordia e clemenza che nega questo tipo di atti", ha dichiarato l’imam. "Il giornalista italiano - ha detto ancora - è andato in Afghanistan non per fare la guerra e combattere, ma per fare il proprio lavoro, importante per la comunità, perché fa vedere la sofferenza di quel popolo. Per ogni persona che entra nei Paesi islamici abbiamo il dovere di proteggerla e dargli il benvenuto: chiunque fa il contrario non segue le norme di Dio’’.


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