RAZZISMO, ANTISEMITISMO, E ISLAMOFOBIA. Che cosa fa la vile Europa con Paesi membri i cui governi sono coalizzati con forze di stampo neonazista? Indignazione soft per non scomporre le ordinate capigliature degli eurocrati....

L’EUROPA, TOLOSA, E LA PESTE NERA. Note di Moni Ovadia, Marek Halter, Elena Loewenthal - a c. di Federico La Sala

STRAGE DI TOLOSA. La sparatoria nella scuola è un gesto che ha sconvolto la Francia. Non è un caso che tutti i politici si siano precipitati a Tolosa dopo aver deciso di fermare la campagna elettorale.
giovedì 22 marzo 2012.
 

[...] La strage di Tolosa è avvenuta nell’anniversario dell’indipendenza dell’Algeria. L’assassino avrebbe ucciso prima dei paracadutisti francesi, che sono gli ultimi che lasciarono Algeri, dopo aver compiuto barbari crimini. Poi ha ammazzato gli ebrei. Ma perché gli ebrei? Perché entrare armato fino ai denti in una scuola nella periferia della città e sparare su chiunque gli si presentava davanti? C’è premeditazione, in questo massacro [...]

[...] In Italia, a Firenze, sono stati abbattuti come vitelli al macello, dei commercianti senegalesi, degli “sporchi negri” che pretendevano di vivere come noi. Anche in questo caso l’assassino nazifascista frequentava ambienti che, dietro la pretesa di fare cultura, fanno coltura dei virus delle pseudo-ideologie nazifasciste [...]


La peste nera

di Moni Ovadia (l’Unità, 20.03.2012)

A Tolosa, un “folle” cavalcando uno scooter, armato di una pistola, ha assassinato esseri umani innocenti, grandi e piccoli con feroce determinazione animata da un odio nutrito con ossessione fanatica. Questa volta sono ebrei, colpiti proditoriamente nella loro istituzione educativa.

Le vittime sono un insegnante, due suoi figli piccini e un adolescente anche se l’intento del carnefice era quello di fare una strage di maggiori proporzioni, la logica quella dello sterminio indifferenziato purché l’obiettivo fosse quello odiato, il “perfido giudeo”. La stessa mano probabilmente ha colpito già tre “maledetti mussulmani”, tre paracadutisti francesi di origine magrebina.

In questi casi, di primo acchito, si cerca una spiegazione rassicurante: è un folle. Forse sarà anche un folle e se verrà catturato ce lo dirà la perizia psichiatrica ma, verosimilmente, è prima di tutto un antisemita, un islamofobo, un razzista, un sostenitore della supremazia della razza bianca ariana. Il suo delirio si è abbeverato a quella cloaca pestilenziale dell’armamentario ideologico del nazifascismo che circola incontrastato sulla rete e non solo.

Ne abbiamo già sperimentato i micidiali effetti nella civile Norvegia, dove il neonazista Breivik ha assassinato con la freddezza di un perito cacciatore, i nemici socialdemocratici, rei di volere l’integrazione, l’accoglienza, la civiltà del diritto universale.

In Italia, a Firenze, sono stati abbattuti come vitelli al macello, dei commercianti senegalesi, degli “sporchi negri” che pretendevano di vivere come noi. Anche in questo caso l’assassino nazifascista frequentava ambienti che, dietro la pretesa di fare cultura, fanno coltura dei virus delle pseudo-ideologie nazifasciste.

Ancora abbiamo visto nelle nostre strade, pestaggi di omosessuali, roghi di campi rom solo sulla base delle parole di una ragazzina terrorizzata dai genitori. Abbiamo ascoltato la violenta propaganda xenofoba di esponenti di un partito di governo, la Lega Nord. E cosa fa l’establishement delle caste che ci governano per contrastare i germi della peste nera? Chiacchiere, chiacchiere, retorica molta falsa coscienza nel Giorno della Memoria.

Che cosa fa la vile Europa con Paesi membri i cui governi sono coalizzati con forze di stampo neonazista? Indignazione soft per non scomporre le ordinate capigliature degli eurocrati.

Che cosa fanno i politici della nostra destra? Si sono lasciati andare per tre lustri a dei veri sabba revisionisti con il solo scopo di calunniare i partigiani e la Resistenza antifascista, spesso davanti ad imbarazzati e balbettanti esponenti dello schieramento di centrosinistra. Risultato: se gli antifascisti sono così cattivi, i fascisti e i nazisti non sono così male. Per gli ebrei oggi è giorno di dolore ma passato il periodo di lutto, torniamo a ricordare bene cosa sono il Nazismo e il Fascismo e chi sono i loro complici dall’aria per bene.


L’Europa antisemita

di Marek Halter (La Repubblica 20.03.2012)

Quando accadono tragedie come quelle di Tolosa, mi chiedo se si possono ancora considerare gli ebrei come i capri espiatori della Storia. Ebbene, la risposta è sì. Mi torna in mente quella barzelletta triste di quei due amici che s’incontrano al bar e cominciano a parlare di crisi, disoccupazione, miseria.

A un certo punto uno dice all’altro: «È tutta colpa degli ebrei e dei ciclisti!». E l’altro gli risponde: «E perché mai dei ciclisti?». Ora, in questi tempi di ristrettezze sta crescendo in Francia la rabbia verso gli "arabi", perché sono visti come quelli che ci mangiano nel piatto, e parallelamente aumenta l’antisemitismo. Appena la società si rivolta contro una minoranza, a pagarne le conseguenze sono anche gli ebrei, che però non sono minoranza, poiché da secoli gli ebrei francesi sono cittadini francesi come gli ebrei italiani sono cittadini italiani. Ma da duemila anni sono loro i "colpevoli" di tutti mali. Primo tra tutti, quello di aver ucciso Cristo. Appena si punta il dito contro un popolo accusandolo di un peccato qualsiasi, purtroppo si pensa immediatamente anche agli ebrei.

Negli ultimi anni la comunità ebraica di Francia è stata vittima di numerosi attentati: nel 1979 contro una scuola ebraica parigina, nel 1980 contro la sinagoga della rue Copernic, nel 1982 contro un ristorante nel "ghetto" della rue des Rosiers, nel 1996 contro il giornale Tribune Juive. Non è dunque la prima volta, dal dopoguerra a oggi, che si uccidono degli ebrei in quanto ebrei.

La strage di Tolosa è avvenuta nell’anniversario dell’indipendenza dell’Algeria. L’assassino avrebbe ucciso prima dei paracadutisti francesi, che sono gli ultimi che lasciarono Algeri, dopo aver compiuto barbari crimini. Poi ha ammazzato gli ebrei. Ma perché gli ebrei? Perché entrare armato fino ai denti in una scuola nella periferia della città e sparare su chiunque gli si presentava davanti? C’è premeditazione, in questo massacro. E ci sono stati sicuramente dei sopralluoghi, anche perché il killer sapeva che alle 8 meno 5 arrivavano i professori e gli alunni.

È verosimile che l’assassino si sia detto: «Se uccido solo dei parà la stampa non ne parlerà abbastanza. Ma se ammazzerò anche qualche ebreo ne parleranno tutti». Così è stato. Tutto sembra minuziosamente preparato, attentamente meditato.

Nella campagna per le presidenziali francesi alcuni leader hanno proposto un controllo più severo delle frontiere per fermare "l’invasione" di rom o di extracomunitari nordafricani, accusati di chissà quali reati. Il risultato di questa campagna xenofoba è stato devastante, soprattutto se si guardano le cifre degli atti razzisti e antisemiti, che sono aumentati del 150 per cento.

È fortemente simbolico attaccare una scuola religiosa dove si insegna il giudaismo, e dove i bambini indossano tutti la kippà. Chi detesta gli ebrei vuole ucciderli quando sono ancora piccoli. Un po’ come nel culto della Geenna, a Gerusalemme, dove si sacrificavano bambini a Moloch.

In quella scuola di Tolosa c’ero stato all’inizio del mese. Quei bimbi sono poi venuti a vedere il mio documentario su Birobidjan. Ed è terribile pensare che alcuni di quei bimbi che sono venuti ad applaudire il filmato, oggi non ci sono più. Se non fossero bambini ebrei sarebbe altrettanto doloroso.

È già capitato che in Francia un pazzo prenda in ostaggio una scuola. Quando accadde a Neuilly, fu l’occasione per Sarkozy di far parlare di sé per la prima volta. Era allora sindaco di quel ricco sobborgo di Parigi. Entrò disarmato nell’aula dove l’attentatore s’era rinchiuso con i bambini e lo convinse ad arrendersi.

Diverso è l’attacco di Tolosa. Perché non c’è casualità nella strage di ieri. Sono convinto che sia stata ordinata da qualcuno. O voluta da un’ideologia, o da gruppi politici. Come il norvegese neonazista che lo scorso luglio ha ucciso un’ottantina di ragazzi perché ai suoi occhi incarnavano la rivoluzione marxista. Se si sceglie un luogo così simbolico per compiere un olocausto non si agisce solo per follia.

La sparatoria nella scuola è un gesto che ha sconvolto la Francia. Non è un caso che tutti i politici si siano precipitati a Tolosa dopo aver deciso di fermare la campagna elettorale. François Hollande ha annullato un suo intervento in tv e Nicolas Sarkozy ha procrastinato una sua intervista alla radio. Nel nome della Repubblica francese si sentono tutti coinvolti da quanto è accaduto. Anche se questa Repubblica non è in grado di proteggere i suoi cittadini, quando questi sono ebrei.

(testo raccolto da Pietro Del Re)


L’antico demone che risveglia l’orrore

di Elena Loewenthal (La Stampa, 20.03.2012)

La strage di Tolosa ha lasciato muta l’Europa e inorridita Israele. Prima di ogni giudizio, prima di una riflessione che non potrà né dovrà mancare, pesa su tutto lo sgomento. Braccare dei bambini dentro una scuola, rincorrerli fra i banchi per prendere meglio la mira prima di sparare: è una cosa tremenda anche solo pensarla.

Eppure, questo delitto che forse ha dei precedenti, forse è il terribile seguito di una catena di orrori - ma forse no - non desta incredulità. Non è una cosa cui non si può credere e che nessuno si sarebbe mai aspettato. Ha, piuttosto, una inenarrabile coerenza, per quanto sotterranea e difficile da ammettere.

Ammazzare dei bambini dentro la loro scuola è una cosa cui ci piacerebbe non poter credere, ma non è così. Perché questo delitto si è consumato in una città fitta di conflitti come lo sono molte, nel Sud della Francia. Forse si lega a una sequenza di omicidi di ambiente militare. Ma ha avuto per teatro una scuola ebraica. E le prime immagini che ci sono arrivate da lì mostrano teste di uomini e bambini coperte dalla kippà, la papalina che portano sempre gli ebrei religiosi. Che portano, in Francia, con un certo timore, con la paura di essere aggrediti anche solo per questo. Capita persino che la si lasci a casa, la papalina, per evitare guai per strada.

Incidenti piccoli e grandi sono all’ordine del giorno nei pressi di ogni scuola ebraica. I bambini arrivano scortati, spesso accolti da insulti e non raramente da lanci di pietre. Questa è la Francia del Sud, ma è anche la Francia tout court e in una certa misura lo è tutta l’Europa. In Israele, oggi, c’è paura dell’Europa. Dove, a quanto pare, l’antico demone dell’antisemitismo è ancora vivo, aleggia, sta sotterraneo, magari appena sotto la superficie della civiltà civile e benpensante.

È un demone antico e tenace, l’antisemitismo. China la testa, sembra sconfitto per sempre, e poi ricompare, quasi corroborato dal tempo trascorso in clandestinità.

Perché oggi come oggi nessuno si dichiara più antisemita, l’odio per gli ebrei - cioè i diversi, gli irriducibili dell’identità, come se ciò fosse una colpa ancora in questo presente che si fa un vanto del proprio multiculturalismo non è politicamente corretto.

Ma il fatto che non sia decoroso dichiararsi antisemiti non significa che questo pregiudizio sia morto. Anzi. Quando viene fuori, non parla ma distrugge. Prima o poi torna. E ci fa paura, in Israele così come in questa Europa ammutolita tanto brava a commemorare retoricamente il passato affinché non si ripeta più, così intraprendente nel condurre le giovani generazioni ad Auschwitz perché imparino la lezione.

In questa Europa così saggia e attenta al proprio passato, in questa Europa che ha davanti agli occhi le camere a gas e le racconta con tanto slancio nei libri di scuola, capita ancora di morire perché si è ebrei. L’orrore, lo sgomento, la paura, lasciano addosso una rabbia amara e impotente.


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