Bando per promuovere la rilettura del libro "Lettera a una professoressa, quarant’anni dopo" - scarica il testo integrale del bando in formato .pdf - 79 kb.
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Per la quinta volta, Vicchio e il Mugello accoglieranno, il 21 maggio 2006, tutti coloro che credono nel futuro civile e democratico dell’Italia, della sua scuola per tutti e per ciascuno. Cammineremo quindi ancora, insieme, fino alla scuola di Barbiana, ognuno col suo passo e la sua speranza.
In questi anni la Marcia ha rappresentato uno dei punti più alti di impegno e lotta contro le derive liberiste e populiste sull’educazione, ha fatto rifiorire attorno all’esperienza di Don Milani le radici dell’utopia educativa democratica che ha cambiato la scuola italiana.
Questa utopia segna ancora l’etica di migliaia di insegnanti e cittadini, che hanno nel cuore l’eguaglianza delle opportunità, il sapere come civiltà, la libertà critica, di tutti e di ciascuno. Questa avventura ha lo stesso concreto fascino di 40 anni fa e ci richiama agli stessi impegni per una società più equa e per una scuola ed un futuro più felice.
È con la speranza di una fase politica nuova che ci accingiamo e vi invitiamo ancora una volta a camminare verso Barbiana, senza bandiere e senza slogan di parte, ma con la consapevolezza che di quel pensiero educativo il nostro Paese ha bisogno sicuramente nel prossimo domani, dove è necessario ridare forza, speranza, risorse, credibilità ad una vera e strutturale riforma democratica e civile della scuola.
C’è una buona scuola italiana figlia di Barbiana. Chiede eguaglianza e libertà, una scuola comunità, un’educazione serena e non adultistica, meno consumista e più dialogante tra generazioni. Chiede un paese che torni ad amare i propri bambini, senza perderli tra uno spot e l’altro.
A partire da questa Italia dobbiamo riprendere a parlare con tutti, con maggior coraggio del passato. Serve un impegno saggio e coraggioso che rilanci il progresso civile e culturale, a partire dalla scuola, valorizzandola come patrimonio autonomo del territorio, rinforzandola con nuovi investimenti, riequilibrando gli svantaggi e combattendo contro le vecchie e nuove disuguaglianze. Una scuola delle città e dei paesi, una comunità nella comunità, la democrazia come gioia del futuro.
A partire da questa Italia dobbiamo ricostruire un’idea dell’educazione come radice di una civiltà che miri a rendere più umano il pianeta e a costruire una cultura della fratellanza che è l’unica possibilità per contrastare la barbarie delle ideologie separative, del darwinismo sociale.
La speranza riparte dal primo e fondamentale insegnamento di Don Milani. Il problema della scuola è i ragazzi che perde, pensando che per tutti i nostri giovani vi sia un valore alto e grande per cui crescere e studiare: essere cittadini sovrani e occuparsi degli altri.
Ancora una volta, quindi, in cammino verso Barbiana, con la Costituzione e i nostri figli nel cuore, fratelli di valori comuni per tutti e per sempre: libertà, uguaglianza, pluralismo, solidarietà.
(www.marciadibarbiana.it)
Per la prima volta il ministero fornisce le cifre sui cosiddetti ’insuccessi’. L’indagine campionaria sull’anno 2005-2006 per capire cosa succede in Italia
La scuola dei dispersi e dei bocciati l’istruzione perde 130mila studenti
di SALVO INTRAVAIA *
Oltre 100 mila alunni abbandonano i banchi ad anno scolastico iniziato e 300 mila ragazzi rimediano una sonora bocciatura a giugno. Sono questi, in sintesi, i numeri della cosiddetta dispersione scolastica in Italia. Il ministero della Pubblica istruzione per la prima volta ha reso noto un quadro abbastanza completo sull’insuccesso scolastico. Lo ha fatto attraverso un’indagine campionaria sugli esiti dell’anno appena concluso (il 2005/2006) che ha il merito di fornire, oltre ai già noti tassi di bocciatura, anche le percentuali dei ritirati, il nocciolo duro della cosiddetta ’dispersione scolastica’.
"Per approfondire il tema della dispersione scolastica e descriverne le dinamiche evolutive il ministero della Pubblica istruzione ha condotto un’indagine campionaria sugli esiti degli scrutini nelle scuole secondarie di primo e secondo grado statali e non statali paritarie su tutto il territorio nazionale". Lo studio illustra la dispersione attraverso semplici percentuali che tradotte in numeri danno un’idea abbastanza precisa del fenomeno su cui il ministro della Pubblica istruzione, Giuseppe Fioroni, si è soffermato più volte in questi primi sei mesi di legislatura.
La dispersione. Oggi, gli esperti preferiscono parlare di insuccesso scolastico. Si tratta di un fenomeno dagli elevati costi economici e sociali come ha avuto modo di dire recentemente il Commissario europeo per l’istruzione, la formazione, la cultura e il multilinguismo, Jan Figel: "Se dimentichiamo la dimensione sociale dell’istruzione e della formazione, rischiamo di incorrere in seguito in notevoli spese riparative". Rientrano nella contabilità dei ’dispersi’ i bocciati, coloro che abbandonano le aule scolastiche a metà anno e i cosiddetti evasori, coloro che pur essendo in età scolare (in alcuni casi addirittura in ’obbligo scolastico’) non si sono mai iscritti a scuola o non hanno frequentato neppure un giorno di lezione.
Nella statistica ministeriale è l’unica voce che manca all’appello. Nel computo dell’insuccesso scolastico, al superiore, rientrano anche gli ex rimandati, ora promossi con debito.
I dati. Secondo l’indagine effettuata su un campione di 2.305 scuole italiane (1.279 scuole medie e 1.026 superiori), nell’anno scolastico 2005/2006, 7 ragazzini della media su mille hanno preferito abbandonare gli studi a metà anno e il 3 per cento non è riuscito ad ottenere la promozione. Ma la lettura del successo scolastico, alla media, passa anche attraverso l’esito dell’esame finale. Il 63 per cento è stato promosso con votazioni medio-basse e addirittura uno su tre (il 37 per cento) col minimo: ’sufficiente’. La situazione peggiora al superiore dove i ’non ammessi’ (i bocciati) schizzano all’11,6 per cento e i ritirati al 4,2.
Enorme anche il numero di studenti che se ci fossero ancora gli esami di riparazione a settembre dovrebbe ancora conquistarsi la promozione all’anno successivo. Il 42,1 per cento dei ragazzi dei primo quattro anni è promossa con debito. Si tratta di percentuali che tradotte in numeri portano a oltre 100 mila ritirati (12 mila alla media e 90 mila al superiore) e 300 mila bocciati: 51 mila alla media e 250 mila al superiore. Quasi un milione i ragazzi del superiore ’promossi con debito’. Ma quali sono gli scogli più difficili da superare? Alla scuola media è il secondo anno il più ostico da affrontare e al superiore il primo. In Italia, sono le regioni del Sud, con in testa le Isole, a fare registrare i livelli più alti di dispersione.
I dati confermano anche la maggiore bravura delle ragazze nei confronti dei compagni di sesso maschile. Ma anche la dimensione della scuola ha la sua importanza: alla media, il numero di bocciati e ritirati aumentano al crescere del numero di alunni che frequentano la scuola. Al superiore sono i ragazzi dei licei i più bravi, con meno bocciati e ’pochì promossi con debito. Dall’indagine condotta da viale Trastevere fanno un figurone gli istituti privati. Mediamente per le medie e superiori paritarie si registrano tassi di bocciatura e di abbandono pari alla metà dei corrispondenti valori delle scuole statali. Prof più bravi e più accondiscendenti?
I costi. Se un ragazzo si ritira al terzo anno del superiore brucia oltre 15 mila euro. Costo che per ogni bocciatura cala a circa 5.100 euro. A conti fatti la dispersione scolastica costa al sistema Paese qualcosa come 3,5 miliardi di euro l’anno. Una cifra che, da sola, sfiora il 10 per cento dell’intero bilancio del ministero della Pubblica istruzione.
* la Repubblica, 22 novembre 2006