Vallettopoli

Fabrizio Corona è il Robin Hood dello spettacolo. Ecco come Cosmo de La Fuente anticipò Woodcock: dalla canzone a Sanremo alle mazzette ai venerabili

Scandali, accordi, intrighi, imbrogli e segreti di un mondo autoreferenziale
martedì 27 marzo 2007.
 

Fabrizio Corona non è altri che il Robin Hood dello spettacolo: toglie ai corrotti e potenti per dare ai deboli. Vallettopoli è solo l’effetto non la causa. Ecco come si arriva in tv e ai festivals. Coronel Milza intervista Cosmo. Domande acide e risposte al vetriolo!

Coronel: Cosmo, parli spesso di ‘porcherie’ all’interno del mondo dello spettacolo, dici che bisognerebbe scavare anche nel festival di Sanremo, a quale esperienza personale di riferisci?

Cosmo: Era il 1989, forse il 1990 non ricordo granchè bene, ho tentato di cancellare quella data in cui mi sono reso conto quanto fosse sporco non solo il mondo dello spettacolo ma anche e,soprattutto, la televisione e le istituzioni che si occupavano dei festivals. Non so quanti conoscano l’AFI (Associazione dei fonografici italiani), comunque senza il suo benestare il festival di Sanremo non sarebbe mai potuto andare in onda. Le case discografiche propendono da quest’associazione.

Ma avevi fatto domanda di partecipazione al festival? Credo che si faccia una domanda e si aspetti di essere giudicati da una commissione in maniera equa no? Come funziona?

Quell’anno avevo preparato una bella canzone, in lingua italiana, con una media casa discografica di Milano. Quando pregai il mio discografico di presentare la canzone al festival di Sanremo egli mi rispose che lo avrebbe fatto ma le possibilità di partecipare erano praticamente nulle perché ci si arrivava solo tramite raccomandazione politica seguita da un cospicuo pagamento per il disturbo dei tramite. Ne sapevo qualcosa perché le stesse cose mi aveva detto Adriano Fabi anni prima. Adriano è il cognato di Renzo Arbore ed era titolare dell’agenzia artistica ‘Contatto’ di Roma. Ora lancia e impone suo figlio Niccolò Fabi, come il prezzemolo, ma per lui è molto più facile, la madre interna Rai ed è nipote di Renzo Arbore. Sono talmente diffusi questi escamotages che alla fine ti sembra tutto regolare.

Sarai rimasto deluso?

Quante volte avevo sentito parlare di raccomandazioni? Infinite volte. Ero stufo che mio padre o chi mi produceva dovesse pagare per poter soltanto mettere in vetrina una canzone. Ero passato attraverso passaggi rai a pagamento, furbacchioni di ogni tipo, noti presentatori col listino prezzi e persino attraverso una denuncia che io avevo fatto a danno di alcuni personaggi della ex casa discografica Panarecord i quali mi avevano fatto una specie di contratto di promozione (a pagamento) che mai avevano rispettato dopo aver incassato. Si lo so che è uno scotto che si paga quando si è ingenui e digiuni di intrallazzamenti all’italiana ma il troppo è troppo.

Come andò a finire nel 1988?

Decisi che avrei cercato la maledetta raccomandazione politica per porre fine al calvario e chiesi il favore ad un certo Giacomo che gestiva, una agenzia assicurativa della bassa valle di Susa, ben intrallazzato e di cui ora non so più nulla. Questi mi disse che aveva conoscenze importanti per arrivare al festival e che l’operazione sarebbe costata almeno 40 milioni di lire e, all’epoca, erano soldini. Quaranta milioni per partecipare e almeno il doppio per arrivare in finale. Di vittoria nulla da fare, irraggiungibile. Domandai a mio padre il permesso di accettare e dopo una riunione familiare decidemmo che, se quella era la prassi, avremmo fatto il sacrificio. Accettai e il signor Giacomo mi portò all’AFI a Milano per incontrare un certo signore molto importante e influente. Non ricordo benissimo il nome ma era simile a quello di una nota attrice italiana scomparsa anni fa. Doveva essere uno importante perché quando lo riferii al mio discografico rimase di stucco. “Lui? Non posso crederci!” mi disse. Quel giorno all’Afi io parlai poco, il personaggio influente e il tramite si intesero al volo. Pochi giorni dopo seppi che il mio nome era stato fatto tra i giovani del festival.

Finalmente partecipavi al festival.

Assolutamente no. La cosa non si concluse bene perché malgrado avessi una buona raccomandazione politica non era così forte da evitare la mia sostituzione, all’ultimo momento, con il figlio di Domenico Modugno.

Ma dai...come facevi a saperlo che era andata proprio così?

C’era un informatore proprio nella commissione, non chiedermi chi era perché non lo so. Questo esaminatore era in contatto con il mio discografico e continuamente lo informava dei fatti, c’ero dentro, questa volta sembrava proprio la volta buona. Pensai di esserci riuscito senza scendere a compromessi ancora più sporchi di cui avevo sentito parlare. Ero emozionato ma diviso tra la felicità di partecipare finalmente a questo sporco festival e quella di essere il motivo di una spesa enorme per la mia famiglia. La cosa non si concluse positivamente e, ovviamente, incassai la delusione. Il mio discografico ha poi prodotto anche la Minetti la quale, forse due o tre anni fa si è lamentata pubblicamente di questa organizzazione. Comunque ci fu di buono che alla fine nessuno sborsò nulla perché non arrivai alle selezioni.

Che peccato! E della nuova canzone cosa facesti?

La mia canzone venne pubblicata lo stesso ma com’è facile intuire non ebbe nessuna possibilità di ascolto dal momento che non accettai più di pagare per partecipare a trasmissioni inutili. Ripensai ai soldi sborsati dai miei produttori e, soprattutto, da mio padre per quattro scatti fotografici con Tinì Cansino, i milioni per partecipare a tre minuti di collegamento con Domenica in dal premio regia televisiva che si teneva ai Giardini Naxos, i soldi buttati con case discografiche e managers ladri. Avevo deciso che non sarei mai più caduto in quel ricatto.

Allora ‘vallettopoli’ non è soltanto l’unico luogo di corruzione?

Sono sicuro che quello che dirò non è molto popolare ma sono convinto che le ragazze di ‘vallettopoli’ non sono altro che vittime di questo sistema, così com’è vittima Fabrizio Corona. Come provare risentimento verso chi è riuscito a scucire soldi a danno di potenti che, a loro volta, li hanno sempre scuciti ai poveracci? Fabrizio Corona, secondo me, non è che il Robin Hood di tutta questa storia.

Perché non fai i nomi e i cognomi?

Non ricordo molto di più e molti nomi li ho dimenticati. Sono troppe le persone e dopo la morte di mio padre e un infarto che mi ha colpito in giovane età ho deciso di allontanarmi da tutto questo schifo. Molti sono rimasti nomi, gente interna alla Rai che trattava con esterni e sapevo, addirittura, di incontri per strada dove si scambiavano i soldi. A mettersi in gioco erano degli interposti tra i vari managers e le produzioni tv. Se non sei figlio d’arte, se non hai raccomandazioni politiche, intrallazzi vari e, magari, non vivi nemmeno a Roma, per lavorare sei costretto a scendere anche a questi compromessi. Un mondo sporco tutto, quello delle vallette è solo un piccolo effetto, bisognerebbe andare all’origine, anche al passato e mettere su ‘Mani pulite dello spettacolo’ con qualcuno che si dia da fare proprio come fece Di Pietro. Avevo anche sentito parlare di festini, a cui non ho mai partecipato, organizzati anche da persone legate ad un altro famoso festival italiano. Ero ancora convinto che la ‘retta via’ mi portasse lontano. Che stordito!

E dopo dicono che la corruzione sia qui in Venezuela. Gracias Cosmo. ¡Hasta la vista!

Daniele Piombi è nato nel 1933 a San Pietro in Casale nel bolognese, famoso per la trasmissione da lui inventata, ‘premio regia televisiva’. Dall’alto del suo ciglio enigmatico, per non dire ambiguo, ha sempre tentato di emergere mentre il Pippo nazionale per anni e anni l’ha tenuto ben al di sotto del limite di soglia dopo il quale scattava l’allarme rosso e barriere si ergevano onde evitare la sgradita avanzata. Vissuto all’ombra del presentatore siciliano, appunto, il caro Daniele si è accontentato dei ritagli che poteva offrirgli la Rai ma, non preoccupatevi, avrà saputo far fruttare bene il poco spazio a disposizione. Le mie esperienze con il presentatore sono le seguenti. Quando nel 1983 e nel 1984 partecipai al suo premio, che in quegli anni si teneva a ‘Giardini Naxos’ in Sicilia, ebbi modo di vedere le due facce di questo straordinario personaggio dello spettacolo. Ricordo che un giorno mi chiamò mio cugino dalla Sicilia e mi disse, vieni ai Giardini Naxos, uno che cerca voti per il paese di Saponara mi ha detto che ha parlato con Daniele Piombi e ti ospitano alla manifestazione. Non sapevo nemmeno di cosa si trattasse visto che da poco ero arrivato dal Venezuela ma pensai che funzionasse come a Caracas: qualcuno gli aveva fatto ascoltare la mia canzone e probabilmente era piaciuta. Che coglione! C’è da tener conto che ero proprio un ragazzino a quei tempi e che non potevo assolutamente conoscere la realtà. Mi feci il viaggio in treno e nell’occasione passai a salutare mia nonna a Saponara (provincia di Messina). Mio cugino, con la sua macchina sgangherata, mi accompagnò ai giardini Naxos dove fui accolto in malo modo. Daniele nemmeno mi salutò e si mostrò molto arrabbiato con me. Rimasi molto male per quell’atteggiamento da parte di uno che non conoscevo nemmeno e, subito dopo l’esibizione, che passò soltanto in radio rai (non ero stato invitato all’esibizione in tv) me ne tornai amareggiato. Presto dimenticai il fatto. L’anno seguente, nel 1984, la mia manager romana di allora mi propose la partecipazione al premio di Daniele Piombi sempre da Giardini Naxos. Le risposi subito che non volevo partecipare e lei mi domandò il perché. Le raccontai del trattamento e mi chiese: “ma tu o chi per te ha pagato qualcosa?” - No - risposi. Sorrise divertita e mi disse che soltanto le raccomandazioni politiche più forti contavano, la richiesta del tizio di Saponara dava solo fastidio, specie se, costretto ad accettarti per chissà quale altro giro, la partecipazione non veniva ripagata in soldini contanti e sonanti. Provai vergogna per la mia innocenza e mi sentii come quelli che si imbucano nelle feste degli altri. Un interposto di cui non ricordo nulla parlò con “qualcuno” e questa volta, previo pagamento di £ 10.000.000 (1984), fui accolto molto gentilmente da tutta l’organizzazione. Era il prezzo da pagare per rendermi visibile al pubblico, poi avrei potuto fare le mie serata, almeno ...questo era il progetto. Ospitato, in collegamento da Naxos, a Domenica in, tutto andò per il meglio. Piombi presentò il ragazzo appena arrivato dal Messico (sbagliando perché arrivavo dal Venezuela) e Pippo Baudo mi salutò dagli studi di Roma. Negli anni seguenti incontrai Piombi in altre situazioni, tra cui il funerale del direttore di palcoscenico del festival di Sanremo, Luigi Mocchi, con cui collaboravo artisticamente, si dimostrò sempre molto amichevole. Nemmeno l’ombra del trattamento ricevuto nel 1983. Se devo dire chi era a fare da tramite io, sinceramente, non lo so. Il giro iniziava con il manager romano, che, probabilmente, incontrava un tramite che a sua volta era in contatto con l’organizzazione e poi l’artista arrivava al momento delle prove. Il pubblico forse non sa che per far funzionare una canzone e poi poter fare delle serate, che sono il lavoro dei cantanti, bisogna assolutamente far televisione e chi ne detiene il potere spesso ne approfitta. Vallettopoli è solo la naturale continuazione dell’organizzazione gestita da presentatori e autori. Ricordo che c’era qualcuno che addirittura mostrava un listino prezzi a seconda dell’ora e del giorno che avveniva il passaggio televisivo. Un passaggio tv alle otto di sera su rai uno era molto più costoso di uno su rai tre alle 23, per esempio. Strani personaggi e, spesso, belle donne amiche di politici e autori , vendevano la tv come se fosse di loro proprietà. In questa trappola cadevano i poveri cristi, quelli che non avevano parenti importanti e che non potevano permettersi battage pubblicitari. Il passaggio a domenica in by Daniele Piombi certo potè aiutarmi a propormi per le serate estive ma non so quanto possa essere duro il cuore di chi, dall’alto del suo potere riflesso, perché era grazie a Pippo Baudo che aveva anche un collegamento con ‘domenica in’, freddamente maltratta e delude i sogni di ragazzini in erba. Non so come si divisero i soldi, non ne parlai con Daniele, non posso accusarlo ma grazie a questo ‘movimiento’, da appestato maltrattato del 1983 divenni un ospite di riguardo nel 1984. Cosa c’era stato di diverso dal 1983 al 1984? Soltanto il pagamento. Smettiamola con Vallettopoli allora e anche con la demonizzazione di Corona che, in fin dei conti non ha fatto altro che riequilibrare la bilancia del piglia piglia che pende tutta da un lato. Raiopoli, presentatoropoli, sanremopoli, ce n’è per tutti i gusti. Ecco il vero premio della tv.

Cosmo de La Fuente (ex Carlos Cosmo)


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