Morti bianche, il sud: «Assumete 1000 ispettori» *
In un altro venerdì nero per gli incidenti sul lavoro (due morti a Brescia, uno nel trevigiano, e un’altro a Taranto), dal sud arriva l’appello per l’assunzione di «mille nuovi ispettori» del lavoro. È questo l’appello contenuto nella lettera-petizione che otto assessori al lavoro delle regioni meridionali, hanno sottoscritto e inviato al Presidente del Consiglio, Romano Prodi. Solo così si potranno ottenere maggiori controlli sui luoghi di lavoro e limitare il numero degli incidenti. «Chiediamo al governo nazionale - ha spiegato l’assessore pugliese, Marco Barbieri - di provvedere all’assunzione di nuovi 1000 ispettori del lavoro, per garantire che la normativa di tutela della salute e della sicurezza sui luoghi di lavoro sia effettivamente rispettata».
All’iniziativa hanno aderito gli assessori al lavoro di Campania (Corrado Gabriele), Lazio (Alessandra Tibaldi), Sardegna (Maddalena Salerno), Calabria (Nino De Gaetano), Puglia (Marco Barbieri), Basilicata (Carlo Chiurazzi, Sicilia (Santi Formica) e Abruzzo (Fernando Fabbiani). La richiesta è fatta dopo la drammatica serie di morti sul lavoro, e dal fatto che la distribuzione degli ispettori del lavoro assunti con il concorso bandito nel 2003 ha visto penalizzate le Regioni meridionali. Gli assessori regionali chiedono anche l’approvazione con la massima urgenza del nuovo testo unico delle norme sulla sicurezza del lavoro, e assicurano l’impegno delle regioni per contribuire alla mobilitazione della coscienza generale del Paese.
C’è anche una petizione online, che si può sottoscrivere sul sito www.obbligoinformativo.it, a sostegno delle richieste degli assessori ha raccolto in tre giorni quasi duemila firme, fra cui quelle del premio Nobel, Dario Fo, della senatrice Franca Rame, dei segretari generali della Cgil, Domenico Pantaleo, della Cisl, Mary Rina, e della Uil, Aldo Pugliese. Si è unito, poi, anche il quotidiano Il Manifesto con Valentino Parlato ed Elio Barba. L’assessore Marco Barbieri, ha espresso fiducia nell’accoglimento della richiesta da parte del governo nazionale, ricordando che «per la Puglia esiste una graduatoria che vede ben cinquantuno idonei che potrebbero essere assunti immediatamente, contribuendo anche alla lotta contro la piaga del lavoro nero».
Dalla Campania giunge il sostegno di Margherita Dini Ciacci, Presidente Unicef così come si schierano a favore dell’assunzione dei mille ispettori anche le piccole e medie imprese con Dario Scalella, presidente di Confapi Campania insieme ad Emilio Alfano, presidente dell’Associazione Piccole Imprese e a Domenico Marzaioli, dirigente di Assoturismo. Anche l’editore e gallerista Franco Riccardo appoggia l’iniziativa insieme all’ex presidente della camera penale di Napoli Domenico Ciruzzi. Completano l’appoggio istituzionale all’iniziativa gli assessori regionali della Campania, Teresa Armato, Ennio Cascetta, Andrea Cozzolino, Marco Di Lello, Luigi Nocera.
Compatta l’adesione di Rifondazione Comunista, con Gennaro Migliore e Giovanni Russo Spena, capigruppo di Camera e Senato, Maurizio Zipponi della segreteria nazionale, Sergio Bellucci presidente cda del quotidiano Liberazione, i consiglieri regionali Antonella Cammardella, Vito Nocera e Gerardo Rosania insieme al senatore Raffaele Tecce, l’assessore al lavoro della Provincia di Napoli Bernardo Tuccillo con il capogruppo Mario Guida e quello del Comune di Napoli Giulio Riccio con il capogruppo Raffaele Carotenuto.
Continuano inoltre a sostenere l’iniziativa docenti e rettori universitari da tutta Italia: Nicola Sannolo, docente di Medicina del Lavoro, Giuseppe Foscari, Anna Maria Valentino, Antonio Acampora. Anche il mondo sindacale non fa mancare il proprio appoggio: da Bari Domenico Pantaleo, segretario generale Cgil Puglia, insieme a Giovanni Sannino, segretario regionale Fillea-Cgil Campania, Pasquale Scuotto, coordinatore patronato Ital-Uil Campania e Gerardo Santoli, segretario provinciale Ugl Costruzioni, Avellino. La società civile, infine, continua a far giungere attestati di grande interesse. Hanno aderito PierGiorgio Taneburgo, frate cappuccino, Bari, Emilio Ferraro, 32 anni, operatore call center, da Roma, Mario Murella, militare, di Ferrara e Giuseppe Faraone, informatico, di Napoli.
Il messaggio arriva anche all’estero. Firmano infatti la petizione anche Valeria Puddu, studentessa a Nottingham e Jacklyn Hicks, artista americana di Palm Harbor in Florida.
* l’Unità, Pubblicato il: 20.04.07, Modificato il: 20.04.07 alle ore 21.03
GLI 8 ASSESSORI INVIANO LETTERA A PRODI
Gentile Presidente Prodi,
siamo purtroppo di fronte ad una nuova serie di morti sul lavoro.
Sappiamo bene che il Governo sta lavorando alacremente per strutturare un nuovo quadro normativo, capace di affrontare in modo più incisivo il problema degli incidenti sui luoghi di lavoro.
Intanto, però, continua la sequenza di morti bianche, e noi amministratori siamo convinti con Lei che sia necessario affiancare all’azione del Governo un’iniziativa che garantisca l’effettivo rispetto delle norme, infatti la maggior parte degli infortuni si verificano sempre in violazione di legge già esistente.
È dunque necessario potenziare i controlli.
L’ultimo concorso indetto nel 2003 ha portato all’assunzione di 795 nuovi ispettori, con una distribuzione territoriale che ha visto le Regioni del Sud fortemente penalizzate, con soltanto il 10% di posti assegnati e tra l’altro in Campania, dove a gennaio si è svolta la Conferenza Nazionale sulla Sicurezza, non ha avuto nessun ispettore.
Sappiamo quanto occorrano alle nostre terre maggiori controlli, quanto sia necessaria la presenza degli ispettori sul territorio al fine di edificare una diversa cultura del lavoro, che parta dal rispetto delle norme per la tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori. Individuiamo come opportuna, ad esempio, la riapertura dei termini nel concorso, partendo dalla necessità di riequilibrare la distribuzione geografica che nel 2003 ha visto penalizzato il Mezzogiorno.
1000 nuovi ispettori del lavoro. È questa la richiesta che Le rivolgono i sette assessori regionali con delega al lavoro che hanno aderito all’iniziativa.
Una petizione on-line su questa proposta ha già raccolto oltre 1500 firme nelle prime 48 ore.
Crediamo infatti che il tema della sicurezza sui luoghi di lavoro investa, in termini di responsabilità dirette e no, un’ampia pluralità di soggetti, e che per questo motivo sia necessario affrontarlo affiancando all’azione dello Stato la crescita della consapevolezza sociale attraverso il coinvolgimento e l’ascolto delle istanze espresse dalla base popolare che a migliaia si stanno esprimendo sottoscrivendo la petizione. E se l’approvazione del nuovo testo unico sulla sicurezza del lavoro è un’urgenza assoluta, è ora necessaria anche una mobilitazione della coscienza generale del Paese, alla quale siamo impegnati a contribuire.
Alessandra Tibaldi (Lazio),
Maddalena Salerno (Sardegna),
Marco Barbieri (Puglia),
Carlo Chiurazzi (Basilicata),
Nino De Gaetano (Calabria),
Santi Formica (Sicilia),
Corrado Gabriele (Campania).
Morti bianche, passa il decreto Prodi: diritto al lavoro sicuro
Montezemolo: ultimo atto della sinistra *
Il decreto è passato. Il Consiglio dei ministri ha approvato il decreto di attuazione della legge delega 123 dell’agosto scorso, che regolamenta la sicurezza sui luoghi di lavoro. Il provvedimento passerà ora alle commissioni parlamentari e alla conferenza Stato-Regioni e tornerà poi in Consiglio dei Ministri per l’approvazione definitiva.
«L’ultimo atto di una sinistra anti-industriale e demagogica». A parlare è il presidente di Confindustria Luca Cordero di Montezemolo. E l’atto in questione è proprio il testo unico sulla sicurezza. Nonostante i tre morti al giorno che in media cadono sui luoghi di lavoro per la carenza di misure di sicurezza, perché si ha furia di risparmiare, per il presidente degli industriali «bisogna uscire da questo clima nel quale si sta facendo largo e non si capisce perché con questa urgenza, un inasprimento delle sanzioni che poco o nulla hanno a che vedere con politiche attive, di prevenzione e di formazione».
A Confindustria risponde direttamente il presidente del Consiglio Romano Prodi: il decreto, ha spiegato, «non ha intenti punitivi, non mette nel mirino le imprese, ma mette al centro la tutela della persona e il diritto al lavoro sicuro». E le polemiche? «Sollevare contrapposizioni - taglia corto Prodi - è un’offesa nei confronti dei lavoratori».
L’intesa sembrava vicina, o quantomeno il ministro del Lavoro Cesare Damiano la auspicava: il sistema di sanzioni è «estremamente calibrato rispetto alle violazioni», spiegava, e l’auspicio era che «le parti sociali apprezzino l’impegno profuso dal governo per definire questa delega con un lungo lavoro di concertazione».
D’altronde, qualche mediazione c’è già stata: nel decreto legislativo non è più solo l’arresto nei casi di violazioni più gravi ma, se l’imprenditore si mette in regola, dovrà solo pagare una multa da 8 mila a 24 mila euro. «È un incentivo per la prevenzione e per emendare la propria condotta», spiega il ministro della Giustizia Luigi Scotti. «L’arresto - chiarisce - è previsto solo per i casi più gravi, ossia per inadempimenti nella relazione sui rischi dell’attività imprenditoriale nei settori più pericolosi, con sostanze infiammabili o inquinanti».
Ma Confindustria grida battaglia: «Il provvedimento - riflette Montezemolo - punta tutto e solo su un inasprimento delle sanzioni, senza niente di attivo, nuovo, come supporto alla formazione e prevenzione, unica strada per ridurre davvero i rischi. L’impianto - prosegue - è tutto spostato sulle sanzioni, non c’è chiarezza sulle regole. Così si fa demagogia».
In realtà, spiegano i sottosegretari al Lavoro, Antonio Montagnino, e alla Salute, Gian Paolo Patta, nel testo appena approvato dal governo, si garantiscono «una più adeguata prevenzione, un potenziamento della formazione, un coordinamento della vigilanza, maggiore sostegno alle imprese per mettersi in regola, il potenziamento del ruolo dei rappresentanti per la sicurezza». E le sanzioni sono «concepite come ultima ratio, assolutamente equilibrate, che non rispondono affatto ad alcun intento punitivo». Concorda il ministro Damiano, secondo il quale le sanzioni «si muovono da una logica semplice: la proporzionalità alla violazione».
* l’Unità, Pubblicato il: 06.03.08, Modificato il: 06.03.08 alle ore 19.31
Sicurezza, Confindustria non cambia idea
Prodi a Molfetta *
È «indignato», il vicepresidente di Confindustria Alberto Bombassei: non gli piacciono le «divisioni e le contrapposizioni» che sono nate tra politica e industriali sul tema delle morti sul lavoro. Si indigna, ma non cambia idea. «Nessuno mette in dubbio che l’impresa che non rispetta le norme debba essere sanzionata - ammette - ma la sanzione deve risultare sempre proporzionata alla gravità della mancanza». Insomma, non gli va giù «un apparato che punisce indiscriminatamente tutti i comportamenti dell’impresa» perché «ha solo l’effetto di mettere in difficoltà le imprese serie, la parte sana del Paese, e rischia di far aumentare il livello di economia sommersa».
A ventiquattr’ore dall’arrivo del testo unico sulla sicurezza sul tavolo del Consiglio dei ministri, Confindustria è ancora irremovibile sul tema delle sanzioni: nei decreti attuativi, si infervora Bombassei, «non solo sono stati quadruplicati gli importi, ma non c’è alcuna proporzione fra la sanzione e la mancanza. Questo perché - aggiunge - non si distingue fra mancanze meramente formali e mancanze che, invece, possono creare reali situazioni di pericolo per i lavoratori».
Resta, a quanto pare, inascoltato, dunque, l’appello lanciato mercoledì dalla manifestazione di Molfetta: in migliaia mercoledì hanno sfilato per le strade di Molfetta, la cittadina pugliese dove cinque operai sono morti mentre pulivano una cisterna di zolfo. Lo sciopero generale è stato indetto da Cgil, Cisl e Uil, «in segno di solidarietà alle vittime dell’ennesima strage sul lavoro e per chiedere l’immediata approvazione dei decreti attuativi del testo Unico sulla sicurezza sul lavoro». Proprio quello che martedì ha visto consumarsi lo scontro tra governo e Confindustria, e che ora Bombassei conferma.
Nel corso del corteo, Paolo Nerozzi, della segreteria generale nazionale della Cgil e ora candidato del Pd in Veneto ha sottolineato che «nessuna forza politica può appoggiare in questo momento le idee del vertice di Confindustria». Al corteo c’era anche il presidente della regione Puglia Nichi Vendola, esponente della Sinistra Arcobaleno, che ha voluto ricordare come, per combattere lo stillicidio delle morti sul lavoro, sia necessario «costruire un argine che deve essere fatto di leggi severe, di sanzioni più severe, di controlli continui ed efficaci».
Proprio quelle sanzioni di cui gli industriali non vogliono sentir parlare: «L’aggravamento delle sanzioni è inaccettabile», aveva detto già il direttore generale di viale dell’Astronomia, Maurizio Beretta. Il ministro del Lavoro Cesare Damiano l’aveva annunciato: «Ci sono resistenze della Confindustria sul tema delle sanzioni. Mi auguro vengano superate. Il Paese si aspetta una risposta dovuta, seria e forte». Martedì, a Molfetta era arrivato anche il presidente del Consiglio Romano Prodi che, spingendo sull’approvazione rapida del testo unico aveva anche spiegato il suo impegno ad «aiutare i familiari delle vittime a trovare un lavoro che possa in qualche modo sostituire il sostegno che dava il loro capofamiglia».
L’obiettivo è quello di approvare il dlgs in Consiglio dei Ministri «in questi giorni, forse giovedì». «Non c’è nessun intento punitivo nei confronti dell’imprese - spiega ancora Damiano - però le sanzioni devono essere proporzionali alle violazioni». La normativa, sottolinea, «è dell’agosto scorso, è composta da 12 articoli, 11 sono operativi e ce n’è solo uno in delega. fu approvata- specifica il ministro- con il concorso dell’opposizione». La parte in delega della normativa è in scadenza a marzo, pertanto, aggiunge, «abbiamo accelerato tempi al massimo, ora stiamo affrontando con il ministero della Giustizia la definizione delle sanzioni». Inoltre, tra i decreti attuativi, dovrebbe rientrare anche parte del tesoretto dell’Inail (si parla di 300 milioni di euro), da utilizzare per la prevenzione degli infortuni sul lavoro.
Contro il comportamento degli industriali si scaglia il ministro del Welfare Paolo Ferrero: «I decreti sulla sicurezza del lavoro devono andare in porto anche senza il parere favorevole di Confindustria». Mentre il sottosegretario alla Salute Giampaolo Patta in una nota afferma: «Mercoledì sera ultimo incontro con le parti sociali sul testo da portare giovedì in Consiglio dei ministri». E aggiunge: «Non accetteremo modifiche all’impianto, neppure a quello sanzionatorio».
* l’Unità, Pubblicato il: 05.03.08, Modificato il: 05.03.08 alle ore 15.14
Si aggrava il bilancio della strage sul lavoro, provocata dalle esalazioni
di una cisterna per lo zolfo. I dipendenti non indossavano protezioni
Molfetta, le vittime salgono a cinque
morto anche l’operaio ventenne
Comune proclama lutto fino ai funerali. Prodi incontra i parenti delle vittime
Il pm apre l’inchiesta: l’ipotesi di reato è omicidio colposo plurimo
BARI - Non ce l’ha fatta, la quinta persona di Molfetta rimasta intossicata sul lavoro, ieri, dalle esalazioni di zolfo fuoriuscite durante le operazioni di lavaggio di un’autocisterna. All’alba Michele Tasca, operaio, vent’anni, è morto. Il giovane era ricoverato nel reparto di rianimazione dell’ospedale di Monopoli (Bari) per le lesioni ai polmoni provocate dall’inalazione di gas da zolfo. E intanto, la Procura ha aperto un fascicolo: l’ipotesi di reato è omicidio colposo plurimo.
Le altre vittime della strage sono gli operai Guglielmo Mangano, 43 anni, e Luigi Farinola, 36 anni; il camionista Biagio Sciancalepore, 22 anni; e il titolare dell’azienda, Vincenzo Altomare, di 63 anni. Il Comune di Molfetta ha proclamato il lutto cittadino da oggi fino al giorno dei funerali dei cinque lavoratori del Truck Center.
Nel pomeriggio il presidente del Consiglio, Romano Prodi, si è recato a Molfetta dove ha incontrato i parenti delle vittime. Nel palazzo del Comune è stato accolto dal commissario straordinario, Antonella Bellomo, dal presidente della Regione Puglia Nichi Vendola e dal vescovo Luigi Martella.
L’incidente è avvenuto ieri pomeriggio, intorno alle 15.30, presso la Truck Center, azienda specializzata nella manutenzione e nel lavaggio di grossi automezzi. Nel corso di quella che avrebbe dovuto essere un’operazione di routine, la pulitura di una cisterna vuota utilizzata per trasportare zolfo: lo ha confermato questa mattina anche il legale dell’azienda, l’avvocato Bepi Maralfa. Secondo il quale venivano rispettate tutte le norme di sicurezza previste.
Ieri, invece, la tragedia: Mangano viene risucchiato all’interno, gli altri, nell’inutile tentativo di salvarlo, perdono la vita. Vittime delle esalazioni velenose. Un solo sopravvissuto, Tasca, ricoverato in ospedale in gravissime condizioni. Ma questa mattina, anche lui non ce l’ha fatta.
Sulla strage, la Procura della Repubblica presso il tribunale di Trani - col pm Giuseppe Maralfa - ha aperto l’inchiesta (contro ignoti) per omicidio colposo plurimo. In attesa degli esiti, c’è da registrare il fatto che nessuna delle vittime indossava uno scafandro o una mascherina. E anche che era classificato come "prodotto altamente tossico" il contenuto della cisterna: la definizione è contenuta nella bolla di accompagnamento del quale era corredato il mezzo, e che è stata acquisita dagli inquirenti.
Proprio in queste ore i carabinieri stanno studiando a fondo normative e decreti sui lavaggi di cisterne, per capire se ci siano state violazioni delle procedure obbligatorie di sicurezza.
* la Repubblica, 4 marzo 2008
L’OPERAIO STAVA PULENDO UNA VASCA
Morti per salvare il collega
La tragedia sul lavoro a Molfetta:
cinque vittime in un’autocisterna
Pronto il decreto sulla sicurezza *
MOLFETTA. E’ morto all’alba il quinto operaio ferito a Molfetta, dove ieri altri quattro colleghi sono rimasti uccisi dalla zolfo in polvere mentre facevano degli interventi di manutenzione all’interno di una cisterna. L’autocisterna si trovava all’interno della zona industriale di Molfetta e appertiene all’azienda Trac Center di Molfetta. Un quinto operaio è stato trasportato in gravi condizioni all’ospedale locale. Nell’autolavaggio Truckcenter di Molfetta, specializzato nella pulitura di mezzi speciali e autobotti, secondo quanto racconta il comandante dei Vigili del Fuoco di Bari, Giovanni Micunco: «si stava completando il ciclo di lavaggio di una cisterna che aveva trasportato zolfo per un’azienda chimica della zonà. Si operava probabilmente con l’uso di un robot quando uno degli operai si è avvicinato ad un oblò del mezzo del diametro di circa 60 centimetri. Colpito dalle esalazione deve essere precipitato all’interno e gli altri operai, oltre all’autista del mezzo, avrebbero provato a formare una catena di soccorso, ma le esalazioni hanno colpito anche loro».
«Occorre assolutamente reagire alla tragica catena degli incidenti», ha detto il Napolitano. «Auspico che tutte le forze politiche convengano sul testo del decreto legislativo da attuare sulla base della recente legge sulla sicurezza sul lavoro». E Romano Prodi, poco dopo, ha annunciato un rapido intervento del governo per completare l’iter legislativo ma, al momento, nessun Cdm straordinario. «Proprio in questi giorni sono stati messi a punto ulteriori provvedimenti che saranno sottoposti nelle prossime ore all’approvazione delle parti sociali», ha spiegato il Premier. «Con l’adozione di questi atti il Governo sarà in grado di completare in tempi rapidissimi il quadro normativo della sicurezza sui luoghi di lavoro». L’impegno per un intervento anche a Camere sciolte è l’elemento centrale del messaggio del Presidente del Senato al Prefetto di Bari:«Attuare tutte le azioni necessarie», dice Marini. Il Presidente della Camera, Fausto Bertinotti, ha invece chiesto un Cdm straordinario già per la giornata di oggi.
* La Stampa, 4/3/2008 (7:22)
Molfetta, strage in una cisterna
Quattro operai morti intossicati *
MOLFETTA - Quattro operai sono morti in un incidente mentre stavano lavorando alla manutenzione di un’autocisterna adibita al trasporto di zolfo in polvere nella zona industriale di Molfetta. Un quinto operaio, soccorso, è in gravi condizioni: è in una situazione di gasping, respirazione terminale, ed è stato ricoverato nell’ospedale. C’è anche un sesto intossicato, in condizioni meno gravi perchè non si sarebbe calato nell’autocisterna. Attualmente è ricoverato nell’ospedale di Bisceglie. L’incidente è avvenuto nel pomeriggio all’interno dell’azienda Truck Center che si occupa di parcheggi, attrezzature e impianti. Dalle prime notizie sembra che il primo operaio si sia calato nell’autocisterna e si sia sentito male. Per soccorrerlo i suoi compagni si sono calati ma sono rimasti intossicati anche loro.
* la Repubblica, 03-03-2008,
Molfetta, le vittime salgono a cinque
BARI - Non ce l’ha fatta, la quinta persona di Molfetta rimasta intossicata sul lavoro, ieri, dalle esalazioni di zolfo fuoriuscite durante le operazioni di lavaggio di un’autocisterna. All’alba il giovane - Michele Tasca, vent’anni - è morto.
(la Repubblica, 04-03-2008)
Nel 2006 i morti sono stati 1.302, il 2,2% in più rispetto all’anno precedente
Infortuni, Napolitano: ’’Mantenere attenzione e impegno costanti’’
Messaggio del presidente della Repubblica in occasione della 57sima Giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro: ’’Un’occasione significativa di riflessione sull’attuale, e ancora drammatico, tema della sicurezza della salute sul lavoro’’
Roma, 14 ott. - (Adnkronos/Ign) - "La Giornata per le vittime degli incidenti sul lavoro, rappresenta un momento di doveroso omaggio ai caduti sul lavoro, di solidarietà nei confronti dei mutilati ed invalidi del lavoro e di vicinanza alle loro famiglie ed alle comunità colpite, ma anche un’occasione significativa di riflessione sull’attuale, e ancora drammatico, tema della sicurezza della salute sul lavoro". Lo scrive il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, in un messaggio inviato al presidente dell’Associazione Nazionale Mutilati ed Invalidi del Lavoro, Pietro Mercandelli, in occasione della ’57sima Giornata per le vittime degli incidenti sul lavoroì.
"Importanti risposte sono già venute e stanno venendo da più parti, né sono mancati primi significativi risultati, ma per contrastare con efficacia gli infortuni sul lavoro occorrono un costante livello di attenzione e un forte impegno civile al fine di diffondere - esorta Napolitano - la più ampia consapevolezza della gravità del fenomeno e di promuovere una comune, operante cultura della sicurezza".
"L’Associazione nazionale Mutilati ed Invalidi sul Lavoro, che celebra da 57 anni la giornata odierna, contribuisce a tale impegno con le numerose iniziative promosse in tante province d’Italia che, oltre a costituire un momento unitario di informazione e sensibilizzazione dell’opinione pubblica, richiamano l’attenzione delle istituzioni su quanto resta da fare per garantire livelli sempre più alti di prevenzione e tutela", conclude il presidente della Repubblica.
La celebrazione più importante della Giornata quest’anno si svolge a Torino, presso il Centro Incontri Regione Piemonte, alla presenza dei massimi referenti istituzionali e delle organizzazioni sindacali alla Giornata. Alle varie celebrazioni presenziano numerosi sindaci, assessori, autorità locali e parlamentari e si mobilitano più di 100.000 infortunati sul lavoro e loro familiari: infatti, oltre alla gravità del fenomeno che non accenna a diminuire e continua a far contare 4 morti al giorno, resta drammatica la condizione delle vittime (infortunati, vedove, orfani e coloro che contraggono malattie professionali) che sono costrette a vivere con risarcimenti inadeguati, assistenza carente e danni psicologici che nessuno riconosce.
I dati Inail confermano che nel 2006 i morti sul lavoro sono stati 1.302, ossia 28 persone in più rispetto all’anno precedente, un aumento del 2,2%. Un fenomeno drammatico che, tra quelli evitabili, è secondo solo agli incidenti stradali e dove un elevato numero di vittime è rappresentato da donne (i primi dati accertati fanno contare 8 decessi al mese nel 2006) e giovani lavoratori tra i 17 e i 34 anni (nel 2006 sono state 8.474 le denunce di infortunio fino a 17 anni e 350.751 tra i 18 e i 34 anni).
Via libera della Camera al disegno di legge delega. Un solo voto contrario
Alcune norme entrano in vigore subito. Tra questi l’obbligo delle spese per la sicurezza
Nuove regole per la sicurezza
Stop alle morti bianche
L’Italia maglia nera in Europa per le vittime nei posti di lavoro: una media di tre morti al giorno *
ROMA - Nuove regole sulla sicurezza nei posti di lavoro. Prima della pausa estiva la Camera dei Deputati riesce ad approvare in via definitiva il disegno di legge di delega al governo per un testo unico sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro. I voti favorevoli sono stati 284; 210 gli astenuti. Un solo contrario.
Accanto ai princìpi di delega, il disegno di legge introduce una serie di norme di immediata attuazione. Si prevede, in primo luogo, la modifica del sistema degli appalti pubblici al ribasso; l’indicazione dei costi per la sicurezza deve essere espressamente indicata nei bandi di gara; le sanzioni che devono pagare gli imprenditori devono andare ad interventi di prevenzione.
Il costo relativo alla sicurezza non può essere oggetto di ribasso d’asta. Sul fronte della lotta al lavoro nero, il testo prevede l’estensione della legge Bersani non solo ai cantieri edili, ma a tutte le attività produttive, ovvero la sospensione dell’attività dell’azienda se occupa il 20% di irregolari rispetto al totale dei lavoratori, insieme all’impossibilità di partecipare a gare pubbliche.
I lavoratori di imprese in appalto o subappalto, poi, devono indossare una tessera di riconoscimento con le generalità proprie e del datore di lavoro. Il provvedimento, inoltre, introduce un credito di imposta (nella misura massima del 50%) per far partecipare i lavoratori a programmi di formazione, ma solo in via sperimentale per il biennio 2008-2009. A disposizione, per questo, un massimo di 20 milioni di euro l’anno.
Da quanto si apprende da fonti interne al Quirinale, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano avrebbe valutato positivamente le misure approvate dalla Camera. Il Capo dello Stato avrebbe inoltre considerato il clima non conflittuale in in cui si è svolto il dibattito come un segno di grande sensibilità e consapevolezza della gravità del fenomeno degli infortuni sul lavoro.
L’Italia ha un record molto infelice di una media di circa quattro morti al giorno per incidenti sui posti di lavoro.
* la Repubblica, 1 agosto 2007
Vi invito a fimare l’appello del mio amico blogger Daniele: BASTA MORTI BIANCHE a questo link: http://agoradelrockpoeta.blogspot.com/2007/04/appello-del-rockpoeta-petizione-basta.html
grazie
Ansa :: 20 aprile. Incidenti lavoro: 4 morti Due nel bresciano, uno nel trevigiano e uno a Taranto
(ANSA) - BRESCIA, 20 APR - Venerdi’ nero per gli incidenti sul lavoro con quattro morti: due nel bresciano, uno nel trevigiano e uno in provincia di Taranto. A Marano un giovane e’ stato schiacciato da un fusto per liquidi industriali. All’azienda NK di Capriolo un uomo di 51 anni, e’ morto, colpito da un robot. A Edolo, un uomo di 60 anni e’ precipitato dal tetto del capannone della sua ditta. A Taranto, il titolare di un negozio di articoli per la pesca e’ morto per l’esplosione di una bombola ad ossigeno.