Opinioni

L’odio e l’indifferenza - di Renato Pierri

lunedì 23 aprile 2007.
 

Gentile direttore, Adriano Sofri ha parlato dell’odio che pervade l’Italia; e Giuseppe D’Avanzo ha rincarato la dose, affermando che "l’Italia è stata sempre cattiva, cattivissima, feroce". Vorrei far osservare che non è tanto l’odio a doverci preoccupare, bensì l’indifferenza. I danni prodotti dall’odio, sono di gran lunga inferiori ai danni che l’indifferenza reca non solo alla società, ma anche all’ambiente. In un precedente articolo su "La Repubblica" (22/7/2006), intitolato "L’energia dell’odio", Sofri prendeva spunto dall’invenzione di un texano, grazie alla quale, un cacciatore poteva uccidere un cervo standosene comodamente seduto al computer in casa propria.

A Sofri sfuggiva che non è assolutamente l’odio che spinge i cacciatori ad uccidere tranquillamente gli animali; è l’indifferenza che consente loro il divertimento. Così, il piromane che dà fuoco ai boschi, non lo fa perché odia le piante, bensì perché delle foreste e degli animali che ci vivono, non gliene importa un bel nulla, e quindi può perseguire tranquillamente il suo scopo. L’indifferenza è ciò che permette ai potenti senza morale, di sfruttare i deboli; ai ricchi di continuare ad arricchirsi a scapito dei poveri. Spesso non è l’odio che spinge i delinquenti a stupri, rapine, sfruttamento di donne e bambini, ma la mancanza assoluta d’amore, che però non può essere definita odio. Non è l’odio il maggiore responsabile della fame nel mondo; della sofferenza di milioni d’individui.

Quando Bush manda gli aeroplani a sganciare bombe, sapendo perfettamente che moriranno donne e bambini, non lo fa perché odia quelle donne e quei bambini, ma perché per lui contano poco o nulla. Un esempio di casa nostra: oggi sono in molti in Italia a vedere con poca simpatia leggi a favore degli immigrati; non perché ci sia un odio particolare verso di loro, ma semplicemente perché c’è l’indifferenza alla loro sofferenza; danno fastidio e quindi non bisogna accoglierli. Ed un esempio di cronaca nera: il piccolo Tommaso Onori, rapito il 2 marzo 2006 a Casalbaroncolo, non fu ucciso perché odiato (è difficile odiare un bambino), ma perché era considerato alla stregua di un oggetto; e se un oggetto non serve, se dà fastidio, si elimina.

Renato Pierri


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