Torino, 27 apr. (Adnkronos/Ign) - Anna Maria Franzoni condannata a 16 anni con le attenuanti. E’ questa la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Torino, presieduta da Romano Pettenati, emessa dopo oltre nove ore di Camera di Consiglio. Si conclude così una fase giudiziaria importante del processo di Cogne.
"Visti gli atti 442, 599, 605 del Codice di procedura penale, in parziale riforma della sentenza impugnata, concede all’imputata le attenuanti generiche che dichiara equivalenti all’aggravante contestata e ravvisata, e la condanna calcolata la riduzione del rito, alla pena di 16 anni di reclusione". Così recita il testo della sentenza pronunciata intorno alle 21.10. In primo grado Anna Maria Franzoni era stata condannata a 30 anni di reclusione per la morte del figlioletto Samuele Lorenzi. Ora scattano i 90 giorni per il deposito della sentenza.
"E’ una sentenza in cui la Corte ha dimostrato comprensione e che mi vede favorevole". Queste le prime parole del procuratore generale Vittorio Corsi. Una sentenza dunque "giusta in cui è stato tenuto conto di un disagio di quella mattina e quella notte". Alla domanda se pensa a un ricorso in Cassazione per la concessione delle attenuanti generiche, risponde di no.
Il magistrato, a chi gli fa notare che è stata riconosciuta la piena capacità di intendere e di volere come lui aveva richiesto, risponde che "non c’erano sufficienti dati per ritenere un vizio di mente. Se avesse raccontato -conclude- cosa aveva provato quella notte e quella mattina, forse le avrebbe giovato".
Per l’avvocato difensore della Franzoni, Paola Savio "il processo non finisce qua". "Prendiamo atto della sentenza -dice in una brevissima conferenza stampa il legale- c’era un ventaglio di possibilità e la Corte ha deciso di confermare la sentenza di condanna riducendo la pena. Aspetteremo il deposito delle motivazioni per capire quali sono i punti che hanno portato a questa decisione e poi si andrà avanti. Ovviamente -conclude - sono convinta dell’innocenza della mia assistita. Si è fatto tutto quello che ritenevamo di poter fare al punto in cui eravamo arrivati, se ci saranno altre cose si valuteranno, ci sono tre gradi di giudizio e quindi il processo non finisce qua".
A chi gli chiedeva quali fossero state le reazioni della Franzoni, il legale dice: "Non ripeto le parole che la signora ha detto al telefono".
All’avvocato Paolo Chicco, il titolare dello studio legale di Savio, sembra "una soluzione un po’ salomonica e per noi è l’inizio del crollo del castello accusatorio". Poi aggiunge: "E’ solo la prima tranche e speriamo in Cassazione di riuscire a concludere quanto iniziato. Era un processo che pareva disperato e abbiamo ottenuto un buon risultato". L’avvocato Chicco ha poi ricordato che è stata "una camera di consiglio lunga e la voce del presidente nel leggere la sentenza mi è sembrata molto commossa. Immagino ci sia stata una netta divisione ed è stata presa una soluzione un po’ salomonica".
Né la Franzoni, né i suoi famigliari erano presenti in aula alla lettura della sentenza. A comunicargliela è stata il suo avvocato Savio. Infatti, poco dopo la fine dell’udienza Anna Maria e suo marito Stefano, che per la prima volta oggi è scoppiato in lacrime ascoltando un ricordo di Samuele, hanno lasciato Torino per tornare nella loro casa di Ripoli.
In aula questa mattina Annamaria Franzoni si è presentata in giacca bianca e jeans. Con lei oltre il marito, il suocero, il prete, don Marco Baroncini, e alcuni componenti del comitato che sostiene l’innocenza della donna. Fuori l’ingresso del Palagiustizia c’era una folla di persone. I ’fedelissimi’ che hanno assistito a tutte le 22 udienze hanno atteso fino alla lettura della sentenza.
Dopo la controreplica dell’avvocato difensore e su invito del presidente della Corte, la Franzoni in aula aveva detto: "Volevo dire, spero che siate giusti nel giudicare. Non ho ucciso mio figlio - assicura - non gli ho fatto niente".