VAN- GELO ....E “MALA EDUCACION”!!!
Ma cosa insegna la Chiesa ‘cattolica’?!
di Federico La Sala
Come ti chiami? - Gesù
Gesù? E di chi sei figlio? - Sono figlio dell’Amore di Maria e di Giuseppe.
Ma Chi ha deciso di chiamarti così? - Il mio papà.
Cosa significa il tuo Nome? - Significa “Amore salva”, cioè che l’Amore di Maria e di Giuseppe mi ha salvato!
Bello!Bene! Grazie e buona giornata! - Buona giornata!
LA "Bibbia civile" - la COSTITUZIONE dei nostri PADRI e delle nostre MADRI (60° anniversario dell’Assemblea Costituente - vi presero parte 21 cittadine !!!) - e la BIBBIA della Chiesa Cattolica... perché cresce l’incomprensione e il contrasto, e perché la gerarchia vaticana dirige la ‘sua barca’ verso gli ‘scogli’?! Non è una questione di parole: la Chiesa - nel suo cammino - ha perso con il buon (eu-) del messaggio (-angelo) la sua memoria e il suo coraggio ed è diventata semplicemente zoppa e cieca - e il messaggio (-angelo) è diventato cattivo (kako-), caco-fonico: va -in -gelo, e porta all’inferno!!!
La Parola - staccata dal buon cuore, dalla buona radice - non produce più opere buone ... ed è diventata solo esca per catturare ‘pesci’ - uomini, donne, e bambini ... un albero - come è detto dagli eu-angelisti - che non potrà non essere tagliato!!! Siamo d’accordo: "La Chiesa proclama senza riserve il diritto primordiale alla vita, dal concepimento fino alla morte naturale, il diritto a nascere, a formare e a vivere in famiglia, senza che questa venga soppiantata od offuscata da altre forme o istituzioni diverse”(dal discorso del Papa all’Ambasciatore di Spagna. 21.05.2006). Ma questo che vuol dire?! Che dobbiamo mettere la ’mutande’ al mondo o, addirittura e peggio, mettere tutto il mondo in un campo di concentramento?!
Per la Vita, la Verità, e la Giustizia, perché non si vuol procedere con Amore (Charitas) e Chiarezza (Claritas), e prima di tutto - nel rispetto della libertà di ogni cittadino e di ogni cittadina, e di ogni essere umano?! Cominciamo dal matrimonio: quale matrimonio si vuole imporre e quale matrimonio non si deve fare, né ora né mai?! Abbiamo già dimenticato le "Osservazioni sulla morale cattolica" del nostro Manzoni?! Perché non rileggiamo I PROMESSI SPOSI (il 24 maggio u.s., qualcuno sull’Avvenire parlava della politica di Zapatero come della “riedizione del vecchio liberalismo ottocentesco”, ma non si rendeva affatto conto che si stava dando letteralmente ... la zappa sui piedi - e denunciava tutta la seicentesca e ’spagnolesca’ politica della chiesa attuale!!!): quale società, quale matrimonio, e quale famiglia?! Quella della società dei genitori di Gertrude - la “monaca di Monza”, o quella dei genitori di “Lucia”?!
Perché non cerchiamo di andare, finalmente, al di là dell’ordine simbolico (materialissimo, e biologistico!) di “mammasantissima”, e rimettiamo con tutti gli onori - accanto a ‘Maria’ - ‘Giuseppe’!, e riconosciamo il loro Amore - Gesù, in tutta la sua piena umanità e divinità?!
La COSTITUZIONE, la Legge dei nostri Padri e delle nostre Madri (la nostra "Bibbia civile", ha detto Carlo A. Ciampi) l’abbiamo già: cosa ci vuole un cuore nuovo? Cosa dobbiamo aspettare e attendere l’apocalisse ... per diventare un po’ più saggi e più cristiani nei confronti di noi stessi/e e nei confronti degli altri/e? Che l’Amore dei nostri Padri e delle nostre Madri ci aiuti ... a vederci meglio e a guarire le nostre anime! (27.05.2006)
Federico La Sala
Sul tema, nel sito, si cfr.:
IDENTIFICARSI CON CRISTO PER SUPERARE EDIPO di Sigmund Freud (1931).
Federico La Sala
Chiesa stracolma per l’ultimo saluto a Vattimo a Torino. L’abbraccio di Caminada e l’affetto di colleghi, allievi, parenti e amici
di Cristina Palazzo (la Repubblica/Torino, 23 settembre 2023)
“Gianni nella sua vita ha cercato di amare e ha tanto desiderato di essere amato. Che ora possa godere del sentirsi abbracciato dall’amore infinito di Dio in modo assoluto e senza più rischio di fine”. Cosi il rettore don Giovanni Ferretti questa mattina ha dato l’ultimo saluto commosso a Gianni Vattimo filosofo e padre del pensiero debole, “amico Gianni” ricordato nella sua “intelligenza acuta sempre in ricerca, alla sua militanza sociale e politica e soprattutto alla fede cristiana che lo ha ispirato”.
La bara questa mattina ha lasciato la camera ardente allestita nell’Università di Torino per raggiungere la chiesa di San Lorenzo, in piazza Castello nel cuore di Torino. Era la chiesa che amava e “frequentava con discrezione”. Accanto al feretro che era avvolto da un grande mazzo di rose rosse e altri fiori bianchi, è entrato in chiesa l’assistente e compagno di vita Simone Caminada: tra le sue mani il copricapo da docente di Vattimo.
Al primo banco della chiesa gremita anche il sindaco Stefano Lo Russo, l’assessore Jacopo Rosatelli e l’assessore regionale Andrea Tronzano, tra i banchi tanti volti istituzionali e della comunità accademica, come Maurizio Ferraris, Massimo Cacciari, Elsa Fornero, Franco Debenedetti. la sociologa Chiara Saraceno, il direttore del dipartimento di filosofia Graziano Lingua e tanti ex studenti del filosofo. Molti commossi per il saluto al maestro. Fuori dalla chiesa sono rimaste le bandiere NoTav: nei giorni scorsi il movimento lo ha salutato con una lettera di Nicoletta Dosio, presente anche al funerale.
Il sacerdote, filosofo e già rettore dell’Università di Macerata, legato a Luigi Pareyson, molto vicino a Vattimo - è stato lui a dargli l’estrema unzione - lo ha ricordato con la sua fede che “ha cercato di ripensare con rigore critico”. Gianni Vattimo, ha ripercorso si è “impegnato a superare la visione sacrificale del cristianesimo che lo aveva tormentato in Gioventù. Egli ha giustamente scoperto e sostenuto che essa non corrisponde al Vangelo di Gesù. Ed è giunto a sentire la tanto desiderata vicinanza di Dio che ci ama e ci vuole felici”.
Due i testi scelti per il funerale pensando “alla sua figura umana generosa, l’inno alla Carità e la Beatitudine secondo Matteo, testi non casuali ma che hanno ispirato il filosofo e che ricordano importanti aspetti della sua fede. “La carità, diceva Gianni in Credere di credere, non è secolarizzabile, non ha fine nella storia - riprende il sacerdote -. Ci fa vivere oltre la morte. Mentre le beatitudini hanno ispirato l’impegno culturale e politico di Gianni per la giustizia sociale e l’emancipazione di poveri ed oppressi che gli stava a cuore”. Le ultime due parole della cerimonia, però, sono arrivate dalla comunità di Vattimo, quella che attorno al suo pensiero di era costruita negli anni: “Ciao Maestro” e lo hanno salutato con un grande applauso.
USCIRE DALL’ORIZZONTE DELLA TRAGEDIA E DELLA COSMOTEANDRIA: DUE SOLI (DANTE 2021)
Dare a Giuseppe ciò che è di Giuseppe e a Maria ciò che è di Maria! *
I paradigmi rimossi.
La maternità fonda il mondo (amore, non solo rispetto)
di Francesco d’Agostino (Avvenire, mercoledì 2 febbraio 2022)
Il rifiuto della maternità, che sta diventando uno dei tratti più caratteristici di questi anni (o, se così si preferisce dire, del ’postmoderno’) sta inevitabilmente alterando la stessa autocomprensione dell’umano. Non c’è infatti dimensione di vita che non si intrecci non solo con la generatività, ma in particolare con quella dimensione della generatività che è affidata alla donna, con la maternità.
Lo spazio di vita che la ’natura’ assegna agli uomini e alle donne viene psicologicamente violentato dalla rimozione di tre paradigmi, di cui le donne sono protagoniste: quello della mortalità, assimilata a una sventura soprattutto se tragica, precoce, collegata a una nascita; quello della vecchiaia (con le sue inevitabili fragilità ed esigenze di assistenza) e sempre più arbitrariamente ritenuta un indebito peso che egoisticamente ogni generazione scarica sulle generazioni successive; e quello della malattia, percepita ormai come uno scandalo intollerabile in una società che ha fatto della ’salute’ il suo vero e proprio mito dominante. L’esito di queste dinamiche, che si intrecciano, creando vincoli che nessuno sembra ormai in grado di sciogliere, fa della società contemporanea un contesto freddo e conturbante, al quale tutte le donne vorrebbero sottrarsi, senza però assolutamente sapere in che modo.
Non è questo il luogo per formulare proposte o avanzare suggerimenti. Ma può essere il luogo per esortare tutti (uomini e donne) a riflettere sul primato dell’identità femminile su quella maschile, che la cultura postmoderna ci impone di riconoscere. Un primato sociologico-culturale, innanzitutto, come ho cercato di delineare nelle righe precedenti. Ma soprattutto un primato antropologico.
Dio ha affidato alla donna la cura e la formazione dell’identità umana, in modo così deciso e irrevocabile che difficilmente, davanti a un’icona o a un’immagine che rappresentano una madre che tiene sulle ginocchia il proprio figlio, non percepiamo una sorta di misteriosa emozione o commozione. Quella donna rappresentata da un artista, indipendentemente dal valore estetico della rappresentazione, è un’immagine di nostra madre e quel bambino che essa tiene in grembo è una nostra immagine.
Per rappresentare l’umanità in una straordinaria sintesi bastano solo queste due figure: la Madonna e il Figlio (ed ogni donna è di principio una ’Madonna’ e ogni bambino è di principio un ’Bambino Gesù’). Aggiungiamo pure, e dobbiamo farlo, la tenerissima immagine di san Giuseppe, ma sappiamo tutti benissimo che la sua santa e necessaria paternità è di mero supporto alla maternità di Maria.
Bisogna tornare a insegnare alle bambine, a tutte le bambine, che devono amare i piccoli, i fratellini, e in generale i ’maschi’, perché l’amore, quel poco di preziosissimo amore che sopravvive nel mondo, è affidato alla loro custodia e resterà tale per tutto l’arco della loro vita. E dobbiamo tornare a insegnare ai bambini che non basta un sincero e doveroso rispetto per le bambine, per tutte le donne, per il ’femminile’: non il ’rispetto’, ma l’amore è ciò che deve guidare il mondo ed è la donna, e la donna soltanto, che apre e dona al mondo la via dell’amore.
Se e quando intenzionalmente e consapevolmente la donna rifiuta la maternità è come se rifiutasse la dimensione più autentica della propria identità, cioè proprio quello - ci piaccia o no riconoscerlo - che sta a fondamento del mondo.
SUL TEMA, NEL SITO, SI CFR.:
GESU’ "CRISTO", GESU’ DI NAZARET. MA CHI ERA COSTUI?! CERTAMENTE IL FIGLIO DELL’AMORE ("CHARITAS") DI GIUSEPPE E DI MARIA!!! NON IL FIGLIO DEL "DIO" ("CARITAS") DELLA CHIESA AF-FARAONICA E COSTANTINIANA !!!
RESTITUIRE A GIUSEPPE L’ANELLO DEL "PESCATORE" E GIUSEPPE A MARIA E ALLA SUA FAMIGLIA - UMANA E DIVINA!!! LA QUESTIONE EPOCALE E CRUCIALE INVESTE L’ AVVENIRE DELL’INTERA UMANITÀ, NON QUELLO DEI VESCOVI DELLA CHIESA "CATTOLICA".
EUROPA: EDUCAZIONE SESSUALE ED EDUCAZIONE CIVICA. ITALIA "NON CLASSIFICATA"!!!
Federico La Sala
Catechesi sul “Padre nostro”: 7. Padre che sei nei cieli
di Papa Francesco *
Cari fratelli e sorelle, buongiorno!
L’udienza di oggi si sviluppa in due posti. Prima ho fatto l’incontro con i fedeli di Benevento, che erano in San Pietro, e adesso con voi. E questo è dovuto alla delicatezza della Prefettura della Casa Pontificia che non voleva che voi prendeste freddo: ringraziamo loro, che hanno fatto questo. Grazie.
Proseguiamo le catechesi sul “Padre nostro”. Il primo passo di ogni preghiera cristiana è l’ingresso in un mistero, quello della paternità di Dio. Non si può pregare come i pappagalli. O tu entri nel mistero, nella consapevolezza che Dio è tuo Padre, o non preghi. Se io voglio pregare Dio mio Padre incomincio il mistero. Per capire in che misura Dio ci è padre, noi pensiamo alle figure dei nostri genitori, ma dobbiamo sempre in qualche misura “raffinarle”, purificarle. Lo dice anche il Catechismo della Chiesa Cattolica, dice così: «La purificazione del cuore concerne le immagini paterne e materne, quali si sono configurate nella nostra storia personale e culturale, e che influiscono sulla nostra relazione con Dio» (n. 2779).
Nessuno di noi ha avuto genitori perfetti, nessuno; come noi, a nostra volta, non saremo mai genitori, o pastori, perfetti. Tutti abbiamo difetti, tutti. Le nostre relazioni di amore le viviamo sempre sotto il segno dei nostri limiti e anche del nostro egoismo, perciò sono spesso inquinate da desideri di possesso o di manipolazione dell’altro. Per questo a volte le dichiarazioni di amore si tramutano in sentimenti di rabbia e di ostilità. Ma guarda, questi due si amavano tanto la settimana scorsa, oggi si odiano a morte: questo lo vediamo tutti i giorni! E’ per questo, perché tutti abbiamo radici amare dentro, che non sono buone e alle volte escono e fanno del male.
Ecco perché, quando parliamo di Dio come “padre”, mentre pensiamo all’immagine dei nostri genitori, specialmente se ci hanno voluto bene, nello stesso tempo dobbiamo andare oltre. Perché l’amore di Dio è quello del Padre “che è nei cieli”, secondo l’espressione che ci invita ad usare Gesù: è l’amore totale che noi in questa vita assaporiamo solo in maniera imperfetta. Gli uomini e le donne sono eternamente mendicanti di amore, - noi siamo mendicanti di amore, abbiamo bisogno di amore - cercano un luogo dove essere finalmente amati, ma non lo trovano. Quante amicizie e quanti amori delusi ci sono nel nostro mondo; tanti!
Il dio greco dell’amore, nella mitologia, è quello più tragico in assoluto: non si capisce se sia un essere angelico oppure un demone. La mitologia dice che è figlio di Poros e di Penía, cioè della scaltrezza e della povertà, destinato a portare in sé stesso un po’ della fisionomia di questi genitori. Di qui possiamo pensare alla natura ambivalente dell’amore umano: capace di fiorire e di vivere prepotente in un’ora del giorno, e subito dopo appassire e morire; quello che afferra, gli sfugge sempre via (cfr Platone, Simposio, 203). C’è un’espressione del profeta Osea che inquadra in maniera impietosa la congenita debolezza del nostro amore: «Il vostro amore è come una nube del mattino, come la rugiada che all’alba svanisce» (6,4). Ecco che cos’è spesso il nostro amore: una promessa che si fatica a mantenere, un tentativo che presto inaridisce e svapora, un po’ come quando al mattino esce il sole e si porta via la rugiada della notte.
Quante volte noi uomini abbiamo amato in questa maniera così debole e intermittente. Tutti ne abbiamo l’esperienza: abbiamo amato ma poi quell’amore è caduto o è diventato debole. Desiderosi di voler bene, ci siamo poi scontrati con i nostri limiti, con la povertà delle nostre forze: incapaci di mantenere una promessa che nei giorni di grazia ci sembrava facile da realizzare. In fondo anche l’apostolo Pietro ha avuto paura e ha dovuto fuggire. L’apostolo Pietro non è stato fedele all’amore di Gesù. Sempre c’è questa debolezza che ci fa cadere. Siamo mendicanti che nel cammino rischiano di non trovare mai completamente quel tesoro che cercano fin dal primo giorno della loro vita: l’amore.
Però, esiste un altro amore, quello del Padre “che è nei cieli”. Nessuno deve dubitare di essere destinatario di questo amore. Ci ama. “Mi ama”, possiamo dire. Se anche nostro padre e nostra madre non ci avessero amato - un’ipotesi storica -, c’è un Dio nei cieli che ci ama come nessuno su questa terra ha mai fatto e potrà mai fare. L’amore di Dio è costante. Dice il profeta Isaia: «Si dimentica forse una donna del suo bambino, così da non commuoversi per il figlio delle sue viscere? Anche se costoro si dimenticassero, io invece non ti dimenticherò mai. Ecco, sulle palme delle mie mani ti ho disegnato» (49,15-16).
Oggi è di moda il tatuaggio: “Sulle palme delle mie mani ti ho disegnato”. Ho fatto un tatuaggio di te sulle mie mani. Io sono nelle mani di Dio, così, e non posso toglierlo. L’amore di Dio è come l’amore di una madre, che mai si può dimenticare. E se una madre si dimentica? “Io non mi dimenticherò”, dice il Signore. Questo è l’amore perfetto di Dio, così siamo amati da Lui. Se anche tutti i nostri amori terreni si sgretolassero e non ci restasse in mano altro che polvere, c’è sempre per tutti noi, ardente, l’amore unico e fedele di Dio.
Nella fame d’amore che tutti sentiamo, non cerchiamo qualcosa che non esiste: essa è invece l’invito a conoscere Dio che è padre. La conversione di Sant’Agostino, ad esempio, è transitata per questo crinale: il giovane e brillante retore cercava semplicemente tra le creature qualcosa che nessuna creatura gli poteva dare, finché un giorno ebbe il coraggio di alzare lo sguardo. E in quel giorno conobbe Dio. Dio che ama.
L’espressione “nei cieli” non vuole esprimere una lontananza, ma una diversità radicale di amore, un’altra dimensione di amore, un amore instancabile, un amore che sempre rimarrà, anzi, che sempre è alla portata di mano. Basta dire “Padre nostro che sei nei Cieli”, e quell’amore viene.
Pertanto, non temere! Nessuno di noi è solo. Se anche per sventura il tuo padre terreno si fosse dimenticato di te e tu fossi in rancore con lui, non ti è negata l’esperienza fondamentale della fede cristiana: quella di sapere che sei figlio amatissimo di Dio, e che non c’è niente nella vita che possa spegnere il suo amore appassionato per te.
*
PAPA FRANCESCO - UDIENZA GENERALE -Aula Paolo VI
Mercoledì, 20 febbraio 2019 (ripresa parziale).
SUL TEMA, NEL SITO, SI CFR.:
EUROPA: EDUCAZIONE SESSUALE ED EDUCAZIONE CIVICA. ITALIA "NON CLASSIFICATA"!!! Per aggiornamento, un consiglio di Freud del 1907
VIVA L’ITALIA!!! LA QUESTIONE "CATTOLICA" E LO SPIRITO DEI NOSTRI PADRI E E DELLE NOSTRE MADRI COSTITUENTI. Per un ri-orientamento antropologico e teologico-politico. Una nota (del 2006)
UN NUOVO CONCILIO, SUBITO. 95 TESI? NE BASTA UNA SOLA! Cattolicesimo, fascismo, nazismo, stalinismo: il sogno del "regno di ‘dio’" in un solo ‘paese’ è finito.
Federico La Sala
L’intervista. Il filosofo Gianni Vattimo
“Meglio rinascere che essere eterni”
intervista di Ottavia Giustetti (la Repubblica, 05.10.2016)
TORINO. «Penso che si dovrebbe rinascere. Non essere immortali. Chi si innamorerebbe di un immortale, chi vorrebbe averlo al proprio fianco? Rinascere invece sì, questo lo desidererei anche io». Gianni Vattimo, filosofo, 80 anni compiuti a gennaio, non rimpiange la scoperta dei biologi su Nature.
«Non mi pare affatto una cattiva notizia. Capiamoci: mentre le parlo tocco le chiavi di ferro che ho in tasca». Ironizza scaramanicamente: «Diciamo che questa sarà un’intervista “chiavi in mano”».
Quindi qualche rimpianto nel veder sfumare ogni speranza di immortalità è comprensibile?
«Scherzi a parte: non credo, onestamente. L’elemento della mortalità è così costitutivo della nostra natura che non si può neppure immaginare un mondo abitato da immortali. Io poi mi sono occupato tutta la vita di Martin Heidegger, un filosofo che pensava “l’essere per la morte”. Ho fatto allenamento».
Se le dicessero: “Si prepari, è tra mezz’ora”. Come la prenderebbe?
«Tra mezz’ora sarei terrorizzato. Diciamo così: desidero di non morire, e comunque non desidero di essere immortale. È così lontano da me questo sogno che pago ogni anno l’iscrizione a un’associazione di Zurigo per assicurarmi una morte dignitosa. Prima o poi».
Cosa succede in un mondo dove l’uomo più anziano possibile è già morto? Non mancherà la spinta positiva verso il progresso?
«Continuerà come se niente fosse, mi creda. Nel campo della ricerca che genera il progresso. Sul piano scientifico e sociologico la fuga dalla morte resta una rincorsa inevitabile. E visto che nessuno si è arreso in passato, quando le notizie erano molto più pessimistiche, nessuno si arrenderà oggi».
E filosoficamente parlando?
«In quel caso è l’esatto opposto: i filosofi hanno sempre cercato il senso della vita di fronte all’ineluttabilità della morte. Sarà un sollievo, no?»
“Progettati per vivere fino a 122 anni”
ecco il limite alla longevità dell’uomo
La nostra aspettativa di vita si allunga a ritmi sempre più lenti, scopre una ricerca su Nature: “Siamo ormai vicini al tetto” Ma gli esperti di invecchiamento rilanciano: “Se c’è un muro noi lo abbatteremo”
Nessuno ha superato il record di Jeanne Calment. Ma i centenari sono sempre di più
Tagliare le calorie del 30% attiva i meccanismi genetici che scacciano le cause di morte
di Elena Dusi (la Repubblica, 05.10.2016)
ROMA. Vivremo “solo” 122 anni. Oltre non è possibile andare: è scritto nel nostro orologio biologico. La tesi arriva da Jan Vijg dell’Albert Einstein College di New York su Nature. Come il nostro corpo non è costruito per correre a cento all’ora, così non riusciremo mai a superare il limite imposto dal nostro “metronomo biologico”, rafforza il concetto in un editoriale Jay Olshansky dell’università dell’Illinois.
Lo studio parte dall’analisi demografica dell’oggi. La donna più anziana, la francese Jeanne Calment, è morta a 122 anni nel 1997. Da allora è aumentato il numero di centenari nel mondo, eppure nessuno ha superato il suo record, come ci si sarebbe, invece, attesi. Dal 1997 «i guadagni si stanno riducendo, in termini di aspettativa di vita dei superanziani » scrivono Vijg e colleghi. «Evidentemente esiste un limite alla lunghezza della vita umana ». Anno dopo anno, dopo la morte di Jeanne Calment, il record di longevità si è andato abbassando. Oggi appartiene a un’italiana, Emma Morano, che ha “appena” 116 anni.
Lo studio, basato su registri demografici, è stato accolto come una provocazione dalla vivacissima comunità dei biologi che da una ventina d’anni si dedica alla manipolazione di quel metronomo. «Esiste un muro? E noi proveremo a superarlo» replica Claudio Franceschi dell’università di Bologna, coordinatore del progetto europeo Nu-Age su cibo e invecchiamento e referente per l’Italia di quello Mark-Age per trovare un marcatore dell’età biologica rispetto a quella anagrafica. «Nel verme C.elegans abbiamo allungato la vita di 10 volte, nel moscerino della frutta di 2, nel topo del 30%. L’uomo è un organismo più complesso, ma è ovvio che esistano strade per estendere la vita, soprattutto quella trascorsa in salute. Non esiste alcun programma genetico che a un certo punto ci ordini di morire».
Le strade per abbattere il muro, o anche solo per spostarlo più in là, sono diverse. Una è la dieta: si è visto che in molte specie animali una restrizione calorica del 30% (un regime prossimo all’inedia, poco adatto agli umani) attiva meccanismi genetici che allungano la vita. Franceschi ha da poco pubblicato uno studio su Current Biology che dimostra come molti centenari abbiano una composizione particolare dei batteri intestinali, ricca di alcune specie e povera di altri: «Quando capiremo il perché, riusciremo forse a sintetizzare le sostanze prodotte da quei batteri buoni». Delle pillole, come surrogati della restrizione calorica, capaci di attivare gli stessi meccanismi genetici, sono già in sperimentazione: le più importanti sono rapamicina e metformina. E prima ancora che la scienza abbia rischiarato il cammino, il business dei faramci allunga-vita è esploso. Google, nel 2013 ha fondato la Calico “per capire meglio la biologia che controlla la durata della vita”.
Che il “metronomo biologico” non batta per tutti allo stesso ritmo - e che dunque ognuno abbia il suo muro individuale - è stato dimostrato da Steve Horvath. Il bioinformatico dell’università della California nel 2013 ha scoperto un metodo preciso quasi al 100% (basato sulla metilazione, ovvero sulla capacità di accendersi e spegnersi dei vari geni) per calcolare l’invecchiamento. «I 105enni che ho studiato - spiega Franceschi - avevano un’età biologica di 8 anni inferiore a quella anagrafica. Lo stesso valeva per i loro figli ». Per Luigi Fontana, esperto di restrizione calorica e invecchiamento all’università di Brescia e alla Washington University, ad allungare la vita dovremmo anzi dedicarci con più impegno: «Oggi siamo abituati a diagnosticare malattie e curarle con farmaci o chirurgia. Dovremmo invece imparare a conoscere i meccanismi molecolari dell’invecchiamento per prevenirli. Risparmieremmo soldi e guadagneremmo salute».
Caro Federico, a me sembra che tu non sappia cosa significhi il "bene comune", per il quale è nato ed esiste lo Stato. Dovresti sapere che esiste un’etica che non ha nulla da spartire con la neutralità ideologica, e un diritto naturale che non può essere "negoziabile". Così come la laicità dello Stato non può essere mascherata da un regime che obblighi noi cattolici a far finta di non esserlo, per poter sentirsi accettati dalla società.
Buona giornata. Na bell jurnata ’e sole, che ti riscaldi l’anima e lu core..
"VAN-GELO" E "MALA EDUCACION": L’ EU-ATTIMO (non fuggente) e il FESTIVAL DI FILOSOFIA
Caro Biasi non lo dico ironicamente e nemmeno per scherzo: torna a casa, ’sali’, ri-sali a San GIOVANNI IN FIORE!!! Guarirai: le tue capacità di auto-ascolto (come stai ampiamente dimostrando) sono compromesse e ormai ridotte quasi a zero: non sai chi sei, non sai di chi sei figlio, non sai di quale Stato e di quale Costituzione stai parlando, non sai più di quale Chiesa parli ... e rispondi!!! Che ti devo dire?! E’ solo "van-gelo e mala educacion"!!! Ad ogni modo, come hai potuto - spero - constatare in altre occasioni e da altre risposte (a cominciare da quelle del Direttore), ti stimo e ti stimiamo molto, moltissimo. Ti ringrazio, ancoro: grazie, grazie dell’attenzione di cuore. E ti auguro - altrettanto - una bella e buona giornata, e non con uno ma con "due soli"!!! iN MEMORIA DI DANTE, E IN MEMORIA DI GIOACCHINO, TI PREGO ... CONTINUA A TENERE ALTA LA TUA ATTENZIONE ALLA VOCE DI FIORE e cerca di non perdere l’ EU-ATTIMO immenso (eterno, e NON FUGGENTE). E cerca di tornare, di ri-tornare a casa - a San Giovanni in Fiore.... in tempo, almeno per l’occasione del Festival di Filosofia dei prossimi giorni. A presto! M. cordiali saluti, Federico La Sala
Per tuo piacere e ’aggiornamento’ - in dono, ti accludo una lettera dello stesso prete che ha ’sollecitato’ (all’epoca dell’elezioni u.s.) Papa Benedetto XVI a NON RICEVERE BERLUSCONI (e... il Papa l’ha ascoltato!!!)... e, possibilmente, ’senti’ bene cosa gli disse il cardinale SIRI (questi - se permetti - sono i testimoni della Chiesa EU-ANGELICA, di GE-nOVA ... non altri - "sapere aude!": audi !!!):
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RIDERE O PIANGERE O DISPERARSI? CERCO GIACULATORIE
di Paolo Farinella, prete
"Dalla peste, dalla fame, dalla lebbra e dall’Udc liberaci, o Signore, ora e sempre. Amen"
Mi dispiace tediarvi a breve distanza di nuovo, ma la lettera è arrivata oggi... Sbalordite amiche e amici, sedetevi e sbalordite! Ricevo per posta la seguente richiesta: non so se piangere, se ridere, se disperarmi! La prima reazione a caldo è stata: "in che mani siamo, ragazzi, in che mani siamo. Il card. Siri diceva: meglio trattare con un delinquente parlamentare che un parlamentare cattolico che fa finta di crederci. Paolo Farinella, prete Genova
Camera dei Deputati Gruppo Parlamentare UDC Il Presidente Egregio Signor Parroco, sono [sic!] a disturbarla per chiederle la cortesia di inviarmi, se possibile con sollecitudine, una giaculatoria, di quelle che insegnavano le nonne ai nipotini. Io le ho imparate così e così le insegno alle mie figlie. Purtroppo vedo che questa sana memoria cristiana, che ci accompagna durante la giornata, và [sic!] scomparendo e rischia così di finire una ricca e proficua ’trasmissione di fede’. Perciò mi sono deciso a chiederle una (o più) ’giaculatorie’ che insieme a quelle dei suoi confratelli delle altre parrocchie italiane, vorrei raccogliere in un volumetto semplice che penso utile ed edificante. Confido nel potere aver una sua risposta entro il mese di luglio. Spero di averla convinta e non averla disturbata, Suo in Cristo Luca Volontè Ps. Nel caso le sia comodo i miei indirizzi sono: Luca Volontè c/o Gruppo UdC Via Uffici del Vicario 21 00100 Roma oppure via mail (ancora più comodo e rapido): VOLONTE_L@CAMERA.IT
Di seguito la mia risposta: Sig. Luca Volontè Camera dei Deputati Roma e p.c. ad una marea di amiche e amici che prego di diffondere ciascuno con i propri mezzi via e-mail Lei non mi conosce perché se mi conoscesse non mi avrebbe scritto la delirante richiesta, di cui sopra. In quanto cristiano la ritengo responsabile in solido dello sfascio dell’Italia in cui il governo Berlusconi da lei e dal suo partito sostenuto e condiviso anche in appoggio a leggi immorali totalmente in contrasto con la dottrina della Chiesa, quella Chiesa di cui lei ora si fregia per convenienza partitica, raccogliendo "giaculatorie" da pubblicare, mi pare di capire, in un libro, non per le sue figliole (poverette!), ma per inviarlo come propaganda a tutte le parrocchie italiane e istituti religiosi, maschili e femminili, credendo così di millantare un credito che eticamente lei ha perso il giorno in cui ha votato la prima legge ad personam, favorendo gli interessi personali e di casta del deputato Berlusconi e famigli. D’altronde, anche nel suo partito, lo stesso segretario Follini si è dissociato, sebbene in ritardo e per questo lo avete dimissionato. Dal punto di vista della morale cristiana è ladro tanto chi ruba quanto chi para il sacco. Lei di sacchi ne ha parati uno stock intero in cinque anni. Da cattolico? Ogni volta diceva una "giaculatoria" per non rischiare di fare "finire una ricca e proficua ’trasmissione della fede’"?. Quando ha votato il conflitto d’interessi quale giaculatoria ha detto, potrebbe inviarmela? O per la legge sulle tv del padrone, a chi ha chiesto protezione? A santa Chiara? A santa Scura? o a Santa Opaca? La "sollecitudine" che lei invoca per inviarle le "giaculatorie", la impegni più proficuamente a meritarsi il lauto stipendio (12.000?/15.000? euro al mese?) che noi con le nostre tasse le paghiamo perché serva il paese e non perché si preoccupi della "trasmissione della fede". Lei è stato eletto non per assemblare giaculatorie, ma per servire il popolo sovrano, facendo una opposizione legittima ma proporzionata al dovere della maggioranza di governare il Paese, specialmente nello stato comatoso in cui voi lo avete lasciato. Se lei ha imparato le giaculatorie da piccolo, le reciti in silenzio e non le sbandieri in piazza perché così fanno anche gli ipocriti e i pagani: per farsi vedere e per averne un utile. Lei vorrebbe farmi credere che è preoccupato per la "trasmissione della fede"? Via, sig. deputato! lei crede veramente che io sia così stupido da non capire il suo diabolico piano? Lei ha perso le elezioni e il potere, vuole mantenere i contatti con quel bacino di riferimento cattolico che sono le parrocchie (la maggior parte delle quali sono da lei distanti, tanto per precisare, ovvia!) e accreditarsi come deputato credente e praticante fino al punto da raccogliere "giaculatorie" e pubblicarle con il suo nome e cognome (Andreotti docet!) e fare così propaganda sistematica per i gonzi che possono cascarci. Vedo anche che lei ha fretta in questa santa fatica editoriale se mi chiede una giaculatoria entro luglio: forse che vanno in scadenza come il tonno e l’insalata?. Io, invece, Paolo Farinella, prete di Genova, elettore e quindi pro quota parte attiva del popolo sovrano di cui lei è dipendente, considerato che ha scritto con la carta intestata della Camera (quindi gratuita), chiedo a lei che ha l’obbligo morale e giuridico di rispondere: 1. Ritiene lei che la raccolta delle giaculatorie, una per parrocchia di tutta Italia (circa 40.000) sia una priorità essenziale ed esiziale per la sopravvivenza del popolo che lo ha eletto al parlamento? Presenti un disegno di legge, sia discusso in commissione e in Camera e si voti sulla proposta e sulla copertura finanziaria (forse si ridurranno le pensioni minime perché con una giaculatoria al giorno gli anziani riescono a levare il medico di torno?). 2. Se la sua iniziativa è privata perché usa la carta intestata della Camera che le compete solo nell’esercizio della sua funzione di deputato che nulla a che a fare con questa stupida e ignorante iniziativa? Non è questa la morale cattolica? Lei ha studiato una morale ad elastico? 3. Quante copie intende stamparne dell’eventuale libro di giaculatorie? A spese di chi? Per la spedizione eventuale alle parrocchie e/o ad altri chi paga le spese postali? Il francobollo di posta prioritaria che c’è sulla busta della sua missiva chi lo ha pagato? Lei di tasca sua o noi di tasca nostra per intromissione indebita delle sue mani? Lei ha il pudore ancora di dire che non avete aumentato le tasse e non avete messo le mani in tasca ai cittadini? Cosa sta facendo lei, non sta mettendo le mani nelle mie e altrui tasche? 4. Per preservare la "trasmissione della fede", sarebbe meglio che non usasse i soldi dei cittadini, come esige la morale cattolica per spedire lettere sue personali o per stampare libri di giaculatorie inutili e fuorvianti. Deputato Volontè "giaculi" meno e non sperperi i soldi degli Italiani e impegni il suo tempo a servizio del popolo. Per la morale cattolica con o senza giaculatorie, se così fosse, si chiama furto e se lei persiste furto aggravato che, secondo san Paolo è sanzionato con l’inferno. Comunque voglio accontentarla e le mando la seguente giaculatoria che mi insegnò mio nonno oltre cinquat’anni fa: "Dai democratici cristiani che si servono della fede per i loro sporchi affari, liberaci, o Signore" che io aggiorno per suo diletto e trastullo fideistico: "Dalla peste, dalla fame, dalla lebbra e dall’Udc liberaci, o Signore, ora e sempre. Amen". Spero che non si sia più una prossima volta, ma se dovesse esserci, la prego di non firmarsi più "in Cristo, suo..." perché lei non è "mio", essendo la schiavitù abolita da qualche secolo e poi perché è meglio non mischiare il suo partito con l’acqua santa in quanto incompatibili ex radice. Mi saluti le sue figlie e esprima loro tutta la mia umana solidarietà in caso di una loro autonoma e sperabile rivolta filiale. Paolo Farinella, prete Genova (la mia e-mail la conosce) PS. Se lei dovesse pubblicare un libro di giaculatorie a spese pubbliche, io citerò in giudizio lei e aventi causa, chiedendo i danni materiali e morali. Un consiglio gratis: impegni il suo tempo libero a studiare la grammatica e la sintassi, sicuramente le sarà più utile.
(www.ildialogo.org, Sabato, 27 maggio 2006)
Caro Federico, anche io non lo dico ironicamente e nemmeno per scherzo: esci da questa setta clerofobica che ti sei creato (nella quale forse pensi di essere il "guru"). Finiamola con questo linciaggio nei confronti del Papa, di Ruini e della CEI in generale. Circondati pure di preti e suore "girotondini" che vogliono dettare al Papa cosa fare o non fare, ma non continuare con queste tue "prediche" neogiacobine e laicoreazionarie ottocentesche. Ti vedo alquanto nervoso. Ti consiglio, se ti rechi a San Giovanni in Fiore, una bella passeggiata fra i pini larici dei "Pisani" (fatti indicare la località); la tua mente ne trarrà sicuramente giovamento.
Siate più furbi (tu e quelli che la pensano come te) e finitela di prendere sempre di mira il Vaticano in maniera così vergognosa e strumentale ! Gli italiani, per questo, vi hanno già castigato nel referendum sulla fecondazione assistita, raccogliendo l’invito del presidente CEI a non recarsi alle urne. Non vi rendete conto che con il vostro comportamento, tra poco, consegnerete il Paese alla destra ? Oppure è questo il vostro intento nascosto, visto che sapete solamente criticare, diffamare, offendere, opporvi ?
I vari don Gallo, don Badget, don Farinella dovrebbero capire, finalmente, che sono stati chiamati per testimoniare Cristo e non una ideologia ( socialista, comunista o berlusconista che sia)...
Con la stima di sempre, ricevi i miei più calorosi saluti. Biasi
Caro Federico, mi chiedo: ma che senso ha un Festival della Filosofia in Sila ? In un territorio dove la disoccupazione è quella che è e i giovani sono costretti a fare le valigie ed emigrare ? Prova a spiegare loro che, secondo la NOSTRA COSTITUZIONE, l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Di cosa dovrebbero vivere ? Di filosofia e speranza ? Cosa vuoi che interessa loro l’ermeneutica, lo spirito, la bellezza, la trascendenza ? Sono cose che possono interessare a gente come noi, a "panza piena" e davanti a un monitor e un PC sempre in collegamento. Rimettiamo veramente i piedi per terra e cerchiamo delle soluzioni ai problemi veri, reali del nostro (anche tuo ?) territorio e non perdiamoci nella retorica inutile, nelle dispute ideologiche, politiche, filosofiche o religiose inconcludenti. Scopriamo finalmente la felicità di servire, di servire veramente!
Polemicamente, ma sempre colmo di attenzione e di stima nei tuoi confronti, ti saluto. Biasi