Olanda, ricostruita l’Arca di Noè *
*la Repubblica.it
LA PROVOCAZIONE
Greenpeace ricostruisce l’Arca di Noè *
L’allarme dell’associazione: «I cambiamenti climatici sono una realtà, il G8 prenda provvedimenti»
ISTANBUL. Sul Monte Ararat, a 2.500 metri sopra il livello del mare, una nuova Arca di Noè sta prendendo forma per richiamare l’attenzione dei Grandi del mondo sui cambiamenti climatici e stimolarli ad intervenire subito per arrestare quella che rappresenta la prima minaccia globale dei nostri tempi.
I volontari di Greenpeace costruiranno un’arca di 10 metri per 4 inviando un segnale forte ai leader di tutte le nazioni: non c’è più molto tempo, dobbiamo intervenire ora o il riscaldamento globale sarà causa di inondazioni, siccità, eventi meteorologici estremi, perdita di ecosistemi, desertificazione, aumento incontrollato delle malattie, oltre che migrazione di centinaia di milioni di persone.
«I cambiamenti climatici sono una realtà. Se nel prossimo G8 i Grandi del pianeta non prenderanno misure urgenti, radicali e a lungo termine, i prossimi decenni saranno anni di una devastazione tale come l’umanità non ne ha mai vissuta in epoca moderna» ha affermato Hilal Atici, di Greenpeace Turchia. «Tutto il mondo chiede ai leader di oggi di affrontare il problema e agire ora per ridurre fortemente le emissioni di gas serra». Una carovana di 40 cavalli ha trainato fin sul Monte Ararat 12 metri cubi di assi di legno prefabbricato per iniziare la costruzione di supporti, chiglia e scheletro della barca. Nelle prossime settimane, una squadra di 20 carpentieri di nazionalità turca e tedesca completeranno la costruzione dell’imbarcazione, che verrà presentata ufficialmente al pubblico il 31 maggio prossimo, nel corso di una cerimonia durante la quale gli scalatori di Greenpeace saliranno sulla vetta alta 5.137 metri del Monte Ararat per sollecitare i leader di tutte le nazioni a fare della protezione del clima una realtà.
Recentemente, l’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) delle Nazioni Unite ha confermato l’impatto potenzialmente catastrofico dei cambiamenti climatici prodotti dall’uomo e ha richiesto che le emissioni globali vengano dimezzate entro il 2050. Questo significa che i Paesi del G8 dovranno tagliare le emissioni di gas serra del 30% entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990, e dell’80% entro la metà del secolo.
Greenpeace ha recentemente lanciato in tutto il mondo il Rapporto "Energy [R]evolution", una strategia globale per contrastare i pericoli legati ai cambiamenti climatici e mantenere il surriscaldamento globale sotto la soglia dei due gradi. "Energy [R]evolution" stabilisce un piano dettagliato fino al 2050 che mostra come dimezzare i gas serra al 2050 sia possibile utilizzando le fonti rinnovabili e le misure di efficienza energetica già oggi disponibili.
«Ad Heiligendamm saranno spese molte parole sui cambiamenti climatici, ma oggi è il momento di agire» ha dichiaro Francesco Tedesco, Responsabile Campagne Clima di Greenpeace Italia. «Chiediamo ai leader del G8 di adottare gli obiettivi di riduzione indicati dall’IPCC, e non buttare al vento l’ennesima opportunità». In tutto il mondo occorre fermare gli incentivi alle fonti fossili e al nucleare, e dirottare queste risorse al rapido sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Non abbiamo più tempo per aspettare: già oggi milioni di persone sono minacciate dai cambiamenti climatici.
* la Stampa, 16/5/2007 (16:38)
I creazionisti rifanno l’Arca di Noè (e salpano all’assalto della scienza)
di Federica Colonna (Corriere della Sera, La Lettura, 6.12.2015)
Il prossimo 7 luglio l’arca di Noè (ri)aprirà. A Williamsburg, Kentucky, l’organizzazione Answers in Genesis («Risposte nella Genesi») ha deciso di costruire una replica dell’imbarcazione biblica rispettandone le dimensioni «reali», e poiché all’epoca l’unità di misura era il cubito, la distanza tra pollice e gomito, diversamente interpretata, non è stato facile, ammettono gli ideatori, scegliere a quale parametro fare riferimento.
I carpentieri - selezionati anche in base al credo religioso - sono al lavoro e l’imbarcazione sarà lunga 155 metri, larga 26, alta 15 e in grado di ospitare 10 mila persone per volta. Tre i piani interni occupati da centinaia di schermi su cui verrà raccontato nei dettagli il diluvio universale, decine di stalle per gli animali, riproduzioni dettagliate degli esseri viventi e delle piante salvati sull’arca. Mentre un posto speciale sarà dedicato a una rappresentazione animata al computer di Noè, con il compito di rispondere alle domande dei visitatori.
L’attrazione, costruita all’interno di un parco di tre chilometri quadrati per un costo di 92 milioni di dollari, è nata con un obiettivo preciso, dichiarato sul sito da Ken Ham, co-fondatore e portavoce di Answers in Genesis: «Mostrare al mondo il nostro punto di vista». Ovvero il creazionismo, l’idea secondo la quale l’Universo e l’umanità sono stati creati direttamente da Dio così come sono oggi e nella modalità descritta nei testi sacri. Per Ham, infatti - e, stando ai dati della società di ricerca Gallup, per circa quattro americani su dieci - la Bibbia è un testo da prendere alla lettera, all’interno del quale sarebbe descritta la scienza storica, fondata su avvenimenti accaduti e diversa da quella empirica, e fallace, basata invece sull’analisi dei fenomeni.
«Osserviamo le cose come sono oggi - ha dichiarato Ham - e assumiamo che siano state sempre così. Ma abbiamo un problema: noi, prima, non c’eravamo». Ergo: non possiamo dimostrare nulla. Per il fondatore di Answers in Genesis, quindi, l’arca non ha uno scopo religioso, bensì educativo. Nel parco non ci saranno predicatori, ma seminari e workshop pensati per le famiglie, oltre a ristoranti, negozi, merchandising a tema. Nel parco non ci sarà solo l’arca, che la prossima estate resterà aperta 40 giorni e 40 notti in memoria della durata del diluvio universale: per offrire un’esperienza «immersiva» della Bibbia, saranno costruiti anche una Torre di Babele, un villaggio dell’epoca e verrà rappresentata la vita di Abramo.
Il parco creazionista non è la prima attrazione del genere, a Washington Dc, per esempio, i proprietari della catena Hobby Lobby, già finanziatori di Ark Encounter, hanno aperto un museo dedicato alla Bibbia. Tuttavia, secondo Answers in Genesis, qualcosa nell’educazione religiosa degli americani è andato storto: non basta, infatti, spiegare l’Universo con i testi sacri per convertire gli studenti, come già fanno negli Stati Uniti istituti come il Responsive Education Solutions, con circa 65 campus, di cui 20 nati solo nell’ultimo anno in Texas. E se per il Pew Research Center ormai il 73% dei millennials crede più a Darwin che alla Genesi, una ragione, spiega Ham, c’è: i fondamentalisti cristiani non hanno sbagliato punto di vista. Ma stile. «Sono il primo - ha dichiarato - ad ammettere che molte attrazioni del mondo cristiano prima d’ora siano state di cattivo gusto, non all’altezza dell’obiettivo. Le persone oggi si aspettano la qualità degli Universal Studios e noi gliela stiamo per dare». Una promessa rivolta ai cuori dei credenti, ma anche alle tasche dei locali, perché, come ha spiegato Eric Summe, direttore del Visitor Bureau, «da queste parti la religione fa vendere».
Ark Encounter non solo darà lavoro a circa 900 impiegati, ma potrebbe fruttare molto e attivare un indotto notevole: il biglietto - o meglio, la carta di imbarco, come lo chiamano sul sito - costerà 40 dollari per gli adulti, 35 per i senior e 28 per i bambini. Solo per il primo anno sono attesi 1.800.000 visitatori, i quali probabilmente non faranno tappa esclusivamente qui. «A soli 45 minuti di auto - si legge su arkencounter.com - è possibile visitare il Creation Museum», altra opera di Answers in Genesis, frequentata ogni anno da 900 mila visitatori, costruita a Petersburg dagli stessi architetti dell’arca e con l’identico obiettivo: far vivere alle persone l’esperienza della Bibbia e così mostrare loro come è nato l’Universo.
Dopotutto Ken Ham è considerato negli Usa una sorta di portavoce del creazionismo, tanto da aver verbalmente duellato in un dibattito al Creation Museum con Bill Nye, divulgatore scientifico, protagonista negli anni Novanta della serie tv The Science Guy. E se molti hanno criticato lo scienziato per aver legittimato, con la propria presenza, il punto di vista di Ham, per Answers in Genesis l’incontro è stato un successo: i biglietti per assistere in sala sono stati venduti in pochi minuti a 25 dollari in 29 Stati diversi, tre milioni di persone hanno seguito online la diretta streaming , e nei giorni successivi le donazioni per Ark Encounter hanno registrato un’impennata.
Per molti osservatori, comunque, il vincitore è stato Nye, non solo per le posizioni espresse e condivise dalla comunità scientifica e accademica internazionale, ma anche perché ha tratto materiale pop per il suo ultimo libro, Undeniable: Evolution and the Science of Creation (St. Martin’s Press). «Se cresciamo una generazione di studenti che non crede nel processo scientifico - l’accusa di Nye - non saremo più capaci di progredire e di innovare».
Ma se sul ring si sono scontrati i due leader, Ham e Nye, chi sono i loro rispettivi tifosi? I ricercatori dell’Università del Kentucky hanno provato a scoprirlo e guidati dallo psicologo Will M. Gervais hanno somministrato a un campione di studenti due test: un questionario relativo alle convinzioni personali circa la nascita dell’universo e un problema logico. «In un lago - recitava la domanda - c’è un cespuglio di ninfee acquatiche. Ogni giorno il cespuglio raddoppia la propria dimensione. Se impiega 48 giorni per coprire l’intero lago, quanto tempo ci vuole affinché ne copra la metà?».
Chi propende per uno stile cognitivo analitico risponde correttamente: 47 giorni. Alcuni studenti hanno invece indicato 24, scelta errata, falsamente intuitiva. Prediletta da chi ragiona «di pancia»: secondo i ricercatori, i creazionisti. Dai test, infatti, sarebbe emersa una correlazione tra fiducia nel proprio intuito e predilezione per una precisa visione del creato. In altre parole: il pensiero analitico sarebbe più spesso presente in chi crede alla teoria dell’evoluzione, mentre chi risponde di getto ha più feeling con Ham. Insomma, i creazionisti, favoriti dall’istinto, avrebbero un certo vantaggio cognitivo. Ma sbaglierebbero. Con buona pace di Answers in Genesis, che avrebbe comunque il merito - o la colpa? - di trasformare la religione in un’esperienza divertente.
Negli abissi del Mar Nero la “prova” del diluvio universale
dimaurizio molinari
corrispondente da new york
La Stampa, 14/12/2012
Nel 1985 scoprì il relitto del Titanic grazie ad un robot sottomarino ed ora è convinto di aver trovato le prove di qualcosa di ancora più unico: il diluvio universale. L’archeologo degli abissi Robert Ballard consegna la sua rivelazione ad un’intervista a Christiane Amanpour della tv Abc, spiegando di essere riuscito nell’impresa grazie a “tecnologie mai adoperate prima”.
“Nelle profondità marine c’è il più grande museo del Pianeta” assicura Ballard, che seguendo questa pista ha ispezionato i fondali del Mar Nero alla ricerca di una testimonianza capace di avvalorare il racconto dell’Arca di Noè contenuto nel libro della Genesi del Vecchio Testamento.
“Dodicimila anni fa il mondo era coperto dai ghiacci e il luogo dove ora si trova la mia casa in Connecticut aveva sopra di sè 1,6 km di ghiacci che si estendevano per 15 milioni di km fino al Polo Nord” esordisce Ballard al fine di descrivere il mondo della preistoria che “a un certo punto venne travolto dallo scioglimento di questo immenso cubo di ghiaccio”. Su questo “scioglimento” vi sono due teorie - che sia stato progressivo o repentino - e Ballard ipotizza che nell’area del Mediterraneo sia avvenuto “all’improvviso” quando “un muro d’acqua con la potenza di 200 cascate del Niagara” si rovesciò sul Mar Nero, che all’epoca era “un lago di acqua dolce circondato da 150 mila km di terra fertile”.
Recandosi con il suo team di ricercatori proprio nel Mar Nero, l’archeologo ne ha a lungo ispezionato i fondali alla ricerca della “prova” di quella gigantesca inondazione e - questa è la rivelazione - ora afferma di “aver trovato qualcosa”.
Si tratta di una “costa sommersa”, lungo il cui perimetro ha raccolto “conchiglie che all’esame del carbonio sono risultate risalenti a circa 5000 anni fa” ovvero lo stesso periodo in cui si presume che Noè abbia costruito l’Arca per salvarsi dal diluvio universale assieme alla propria famiglia ed alle specie animali. “E’ un’ipotesi che adesso per la prima volta diventa concreta” e Ballard è così determinato a continuare l’ispezione dei fondali anche perché “una delle caratteristiche del Mar Nero è la quasi totale assenza di ossigeno negli abissi e ciò consente di conservare meglio i reperti” come dimostra il ritrovamento di un antico relitto di nave “in condizioni quasi perfette” con tanto di resti umani di un membro dell’equipaggio “del quale abbiamo identificato l’osso femorale e un dente”.
Pur trattandosi di un’imbarcazione risalente a un periodo successivo a Noè, la qualità del ritrovamento è tale da infondere fiducia all’archeologo convinto di aver trovato “la traccia da seguire per ricostruire l’immensa e violenta alluvione che travolse il Mar Nero, trasformandolo in acqua salata” e probabilmente innescando ricordi che, tramandandosi di generazione in generazione, hanno dato vita alla narrazione epica del diluvio giunta fino a noi.