Roma, 20 mag. (Adnkronos/Ign) - Sarà un lunedì intenso quello che coinciderà con il primo giorno del raduno della nazionale a Coverciano. I Mondiali, lontani 20 giorni, non c’entrano. A tenere banco sarà sempre lo scandalo che sta travolgendo ad ogni livello il calcio italiano, una vicenda di proporzioni vastissime che con il passare dei giorni si allarga a macchia d’olio (tutte le notizie). Dopo le novità sul filo delle indagini relativo alla Gea, con l’elenco dei nomi di giocatori, allenatori e dirigenti riconducibili alla società finita nel mirino della Procura di Roma, lunedì i magistrati capitolini riprenderanno il ciclo delle audizioni e degli interrogatori, che potrebbero riguardare ancora il Ct azzurro Marcello Lippi.
Sul fronte sportivo la Figc da martedì passerà ufficialmente nelle mani del commissario Guido Rossi, che dovrà sbrigare in breve tempo la fondamentale questione della nomina del nuovo Ufficio Indagini, caduto in blocco con le dimissioni del generale della Guardia di Finanza Italo Pappa. Dimissioni alle quali seguono anche quelle del generale delle Fiamme Gialle Francesco Attardi, il quale ha annunciato che lunedì prossimo ’’presenterà alla Federazione italiana gioco calcio le proprie dimissioni irrevocabili da collaboratore dell’ufficio indagini’’. Il generale Attardi la settimana prossima sarà ascoltato dai pubblici ministeri del Tribunale di Napoli, ai quali ha chiesto di essere sentito ’’al fine di poter dimostrare la mia assoluta estraneità alle vicende oggetto dell’indagine’’. Il giorno dell’interrogatorio non è ancora stato stabilito.
Intanto i risvolti dello scandalo-intercettazioni continuano a moltiplicarsi abbattendosi sul sistema-calcio. Secondo un’informativa dei Carabinieri del Nucleo Operativo di Roma era assoluto il potere di Luciano Moggi e della Gea sul calciomercato. In base a quanto risulta dalle indagini condotte alla trattativa, definita ’’inquietante’’, che ha portato il centrocampista Giuliano Giannichedda dalla Lazio alla Juventus, l’ex dg della Juventus non decideva le sole mosse dei bianconeri, ma imponeva le proprie decisioni anche ad altri club, stabilendo dove e come i giocatori dovevano essere trasferiti.
’’Inquietante si può definire il movimento che Zavaglia e i due Moggi hanno architettato attorno al calciatore Giuliano Giannichedda - si legge nell’informativa - il quale pur avendo un’inclinazione particolare per i colori nerazzurri dell’Inter, se non altro per incontrare nuovamente l’allenatore amico Roberto Mancini, nulla ha potuto la sua volontà allorquando Luciano Moggi ha deciso che il calciatore non doveva assolutamente sfuggire dalla sua morsa, per vestire la maglia bianconera, alzando tra il giocatore e tutto il resto del calcio un muro impenetrabile’’.
Secondo gli inquirenti grazie al potere di Moggi la Juventus riuscì a strappare il giocatore all’Inter con un’offerta inferiore di ’’circa 500mila euro’’ a quella dell’Inter. Moggi aveva la capacità di ’’sbilanciare’’ gli equilibri di mercato a favore della Juve e, conseguentemente, a discapito degli altri club, arrivando a ’’raggirare’’ anche i presidenti con i quali era in trattativa, come nel caso di Claudio Lotito, ’’convinto che Giannichedda sarebbe rimasto con il club biancazzurro’’.
Secondo i Carabinieri Moggi regolava ’’arbitrariamente a proprio vantaggio il calciomercato’’ riuscendo ad accrescere ’’a suo piacimento il potenziale’’ della Juventus ottenendo contemporaneamente ’’il mancato rafforzamento delle altre squadre, soprattutto quelle più impegnate nella corsa al campionato’’.
La trattativa per Giannichedda appare piuttosto elaborata. A condurla sono Franco Zavaglia e Alessandro Moggi, che contattano anche Oreste Cinquini (all’epoca dei fatti ds dell’Udinese e attualmente al Parma) ’’per evitare che il giocatore faccia tutto da solo in virtù della conoscenza con Mancini’’. Zavaglia e Alessandro Moggi insistono per far arrivare il centrocampista alla Juventus, anche perché la loro commissione sarebbe maggiore rispetto a quella che percepirebbero dall’Inter (500 mila euro anziché 300 mila).
Ma deve intervenire direttamente anche Luciano Moggi, che propone a un certo punto uno scambio a Lotito, e per avere Cesar e Giannichedda alla Juve offre Appiah e Kapo. Lotito osserva che l’operazione andrebbe a discapito dell’Inter, ma Moggi tranquillizza il presidente della Lazio affermando di non preoccuparsi degli stipendi.
Le conversazioni per la trattativa-Giannichedda sono anche l’occasione per trattare altre questioni. Zavaglia, ad esempio, si raccomanda con Lotito per il tecnico della Primavera della Lazio, Roberto Mattioli, o informa Alessandro Moggi di aver convinto il giovane Primavera della Juventus, Giovinco, a non cambiare procuratore nonostante le numerose richieste. Nella trattativa-Giannichedda, Luciano Moggi chiama direttamente il giocatore, tentato dall’offerta più vantaggiosa da parte dell’Inter e dalla presenza nel club nerazzurro del tecnico Roberto Mancini.
Moggi invita Giannichedda ad accettare l’offerta della Juve ’’perché all’Inter si esporrebbe a brutte figure’’. Ma Moggi aveva anche il potere di impedire che un giocatore finisse a una squadra avversaria. In questo senso interveniva direttamente con i presidenti, come nel caso ancora una volta di Lotito e della Lazio, nella trattativa per Cesar all’Inter, così come per De Luca e il Siena, per evitare l’arrivo, sempre al club nerazzurro, del brasiliano Taddei.
E proprio il numero uno del club toscano oggi ha preso le distanze dal cosiddetto ’sistema Moggi’. ’’La Gea? Io non so neanche dove sta’’, ha detto De Luca smentendo di essere tra i presidenti agli ordini della società di procuratori che fa capo ad Alessandro Moggi. Ma il patron senese non è solo. Sono in molti, infatti, a prendere le distanze dalla Gea o, quanto meno, a ridimensionare i rapporti intrattenuti con Moggi Junior e soci.
’’E’ capitato di aver trattato qualche giocatore - ha detto ancora De Luca - anche se non personalmente perché per questo ci sono i tecnici. Ma quale appoggio avrei avuto? Mi sono salvato all’ultimo momento la scorsa stagione, quando non abbiamo avuto neanche un rigore a favore. Quest’anno siamo arrivati ultimi in Serie A, cerchiamo di essere seri’’. L’ex giocatore del Siena, Stefano Argilli, ha dichiarato di essere stato fatto fuori dal Siena per colpa della Gea. ’’Questa è un’altra cosa farneticante’’, ha commentato a questo proposito il presidente del club toscano. ’’Il giocatore - ha aggiunto de Luca - aveva un contratto scaduto, era stato operato al ginocchio, e a 34 anni voleva un triennale molto oneroso. Il tecnico, d’accordo con la società, gli ha proposto solo un anno, e lui dice che è stata la Gea a farlo fuori. Si è trattato solo di scelta tecnica’’.
Anche un ex dirigente come Fabrizio Lucchesi, che ha lavorato con Roma e Fiorentina, ammette dei contatti ’’assolutamente normali dato il tipo di lavoro’’, con la Gea, ma ci tiene a precisare di ’’essere sempre stato indipendente’’. ’’Faccio questo lavoro da vent’anni - ha affermato Lucchesi - e non si può non avere un rapporto cordiale e professionale con i procuratori, però l’ho fatto sempre nel mio interesse e in quello di chi mi pagava’’. Lucchesi non si dice sorpreso dal potere esercitato dalla Gea: ’’La Gea era un elemento importante, era una cosa che si sapeva. Ma è normale, perché è composta da tante persone, e ognuna ha il suo portafoglio di atleti. E’ inevitabile che in ogni squadra ci sia un giocatore della Gea’’. ’’Da parte mia - ha ribadito - posso dire di non aver mai subito pressioni’’.
Ascoltato in procura a Napoli, il ds dell’Udinese, Pietro Leonardi, ha chiarito che ’’dato il lavoro che faccio, ho rapporti cordiali con tutti i procuratori e non solo con alcuni. Lo ritengo un comportamento coerente’’. Sui rapporti del club friulano e la Gea Leonardi ha sottolineato: ’’Andate a vedere quanti giocatori della Gea ci sono nell’Udinese: soltanto il secondo portiere’’. L’audizione con i pm napoletani? ’’Serena e cordiale’’, ha tagliato corto il ds del club friulano.
E’ invece ricorso a un comunicato ufficiale l’allenatore del Palermo, Giuseppe Papadopulo, che riguardo un suo legame con la Gea World, ha precisato di ’’non aver mai conferito alcun mandato di rappresentanza o assistenza né alla Gea né ad altri agenti o agenzie e di aver sempre esercitato la professione in forma autonoma’’.
Insomma la Gea era ovunque, ma apparentemente nessuno o quasi aveva a che fare con lei. Secondo gli inquirenti, tra i dirigenti nell’orbita della Gea ci sarebbe anche Lillo Foti. Il presidente della Reggina oggi ha preso la parola per spiegare il contenuto di un’intercettazione relativa a una conversazione con l’ex designatore Paolo Bergamo: ’’Volevo solo attenzione. L’intercettazione si riferisce a una partita che la Reggina ha perso 3-1. Magari da questa telefonata si può ricavare un’impressione sbagliata. Io mi ero soltanto rivolto al designatore degli arbitri per avere la certezza che ci fosse maggiore attenzione da parte del direttore di gara’’.
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Calciopoli
Cinque anni e quattro mesi per Moggi
Pesante condanna per l’ex dg della Juventus al processo di Napoli. Pene, tra gli altri, anche per gli ex designatori arbitrali Bergamo e Pairetto (3 anni e otto mesi e un anno e 4 mesi), l’ex arbitro De Santis (un anno e undici mesi), Lotito e i Della Valle (un anno e tre mesi). Dalla Juventus: "Risultati estranei, lotteremo per ripristinare la parità di trattamento"
di DARIO DEL PORTO *
NAPOLI - Condannato Luciano Moggi, pene severe agli altri imputati. Cala il sipario sul processo per lo scandalo Calciopoli con il riconoscimento dell’ipotesi di associazione per delinquere. Cinque anni e quattro mesi di reclusione sono stati inflitti all’imputato principale del processo, l’ex direttore generale Juventus Luciano Moggi, ritenuto il promotore della Cupola configurata dalla Procura di Napoli. Dunque secondo il Tribunale è esistita davvero l’organizzazione che condizionava il massimo campionato. Con il dispositivo emesso questa sera alle otto il collegio composto dal presidente Teresa Casoria e dai giudici a latere Maria Pia Gualtieri e Francesca Pandolfi ha infatti riconosciuto Moggi colpevole delle accuse di associazione per delinquere e frode in competizione sportiva ipotizzate dalla Procura di Napoli durante la primavera del 2006 che sconvolse la serie A, determinò la retrocessione della Juventus e la cancellazione dei due scudetti conquistati sul campo dai bianconeri.
FOTO: Il dispositivo / L’ultima udienza
Condannati, ma non come promotori dell’associazione, gli ex designatori Paolo Bergamo, 3 anni e 8 mesi, e Pierluigi Pairetto, un anno e undici mesi. Per frode sportiva sono stati condannati il presidente della Lazio Claudio Lotito e i maggiori azionisti della Fiorentina Diego e Andrea Della Valle, tutti e tre alla pena di un anno e tre mesi di reclusione. Un anno e sei mesi, sempre per frode, al presidente della Reggina Pasquale Foti. In tutto, sedici condanne e otto assoluzioni. Assolti Maria Grazia Fazi, Ignazio Scardina, Mariano Fabiani, Gennaro Mazzei, Marcello Ambrosino, Enrico Cenniccola, Silvio Gemignani e Pasquale Rodomonti. Nessun commento da parte di Luciano Moggi mentre il pm Stefano Capuano ha detto:"Non era farsopoli, come qualcuno ha detto". Nei confronti, fra gli altri, di Lotito, Della Valle e Foti i giudici hanno disposto anche il divieto di accedere a luoghi dove si svolgono manifetazioni sportive, anche se non ancora esecutivo. Le pene fino a tre anni sono coperte da indulto.
LE IMMAGINI/ Il giudice legge la sentenza
La Procura di Napoli aveva ipotizzato l’esistenza di un gruppo di persone capace di influenzare profondamente il calcio italiano e guidata dall’ex dg bianconero. Tesi condivisa dal gup Eduardo De Gregorio nel giudizio abbreviato concluso con 4 condanne, compresa quella a tre anni di reclusione per l’ex ad della Juve Antonio Giraudo. E adesso confermata anche dal Tribunale. Protesta la difesa, che annuncia ricorso in appello. Soddisfatta la Procura che aveva chiesto 21 condanne e 3 assoluzioni. Nei confronti di Moggi è in corso il procedimento davanti alla Corte Arbitrale del Coni che dovrà decidere sulla richiesta di radiazione del dirigente che si è sempre proclamato estraneo alle accuse. L’udienza di iera era stata aperta dalla discussione di uno dei suoi legali, l’avvocato Paolo Trofino, che aveva severamente contestato l’impianto accusatorio delineato dalle indagini. In attesa delle motivazioni, e dei giudizi di appello per questo processo e quello celebrato con rito abbreviato, resta da capire quali saranno gli effetti dl verdetto sul piano sportivo, soprattutto con riferimento allo scudetto 2006, assegnato a tavolino all’Inter ma rivendicato dalla dirigenza juventina.
LA REAZIONE DI MOGGI - Luciano Moggi ha lasciato scuro in volto l’aula del Tribunale dicendo soltando "Non me l’aspettavo, non ho voglia di fare battute". Ha parlato uno dei suoi legali, Maurilio Prioreschi:"Non ci aspettavamo questa sentenza, ma comunque lavoreremo su questa. Abbiamo tolto 8 frodi su 17 e crediamo che con l’appello si possa tornare a ristabilire quella che per noi è la verità. Le altre intercettazioni? Noi abbiamo offerto altre prove che erano state occultate e abbiamo detto al tribunale che non c’era reato in quelle precedenti e anche in queste nuove. Ricaduta sul processo sportivo? Abete ha tenuto a precisare questa mattina che si tratta di cose diverse, temendo un’assoluzione, ora voglio vedere se continua ad attenersi a questo criterio".
JUVENTUS: "PROSEGUIREMO NELLA NOSTRA BATTAGLIA" - "La sentenza odierna afferma la totale estraneità ai fatti contestati della Juventus, che presso il tribunale di Napoli era citata in giudizio come responsabile civile a titolo di responsabilità oggettiva ai sensi dell’articolo 2049 c. c. Tale decisione, assunta all’esito di un dibattimento approfondito e all’analisi di tutte le prove, stride con la realtà di una giustizia sportiva sommaria dalla quale Juventus è stata l’unica società gravemente colpita e l’unica a dover pagare con due titoli sottratti, dopo aver conseguito le vittorie sul campo, con una retrocessione e con relativi ingenti danni. Juventus proseguirà nelle sue battaglie legittime per ripristinare la parità di trattamento". Così la soscietà bianconera ha commentato la sentenza del tribunale di Napoli con una nota sul proprio sito.
BERGAMO: "SONO SERENO" - "Mi aspettavo una sentenza negativa - ha detto Paolo Bergamo - viste le richieste ancora più pesanti del pm. Dobbiamo accettare la giustizia per come ci viene proposta, ora aspettiamo le motivazioni e poi vedremo i passi da fare, ma questo processo è stato vergognoso. Il tribunale ha deciso sulle intercettazioni, io mi sento sereno perchè so come mi sono comportato, quello che ho fatto e soprattutto non ho fatto, quindi sono tranquillo"
I DELLA VALLE: "AMAREGGIATI" - Dichiarazioni congiunte da parte dei Della Valle: "Siamo molto amareggiati, ma non sorpresi da questa sentenza, che troviamo profondamente ingiusta. Faremo valere le nostre ragioni nei prossimi gradi di giudizio perchè venga ristavilita la verita".
DE SANTIS: "PAGINA NERA" - "Questa è una pagina nera per la giustizia italiana", commenta l’ex arbitro Massimo De Santis. "Combatteremo in appello, non c’è stata unanimità da parte dei tre Giudici, spero che chi ha deciso abbia la coscienza pulita perchè non si scherza con la vita delle persone. Chi non ha servito lo Stato nella maniera giusta, alla fine dei tre gradi di giudizio pagherà"
TUTTE LE CONDANNE
Luciano Moggi 5 anni e 4 mesi;
Paolo Bergamo 3 anni e otto mesi;
Innocenzo Mazzini 2 anni e 2 mesi;
Pierluigi Pairetto 1 anno e 11 mesi;
Massimo De Santis 1 anno e 11 mesi;
Salvatore Racalbuto 1 anno e 8 mesi;
Pasquale Foti 1 anno e 6 mesi e 30mila euro di multa;
Paolo Bertini 1 anno e 5 mesi;
Antonio Dattilo 1 anno e 5 mesi;
Andrea Della Valle 1 anno e 3 mesi e 25 mila euro di multa;
Diego Della Valle 1 anno e 3 mesi e 25 mila euro di multa;
Claudio Lotito 1 anno e 3 mesi e 25 mila euro di multa;
Leonardo Meani 1 anno e 20mila euro di multa;
Claudio Puglisi 1 anno e 20 mila euro di multa;
Stefano Titomanlio 1 anno e 20 euro di multa;
Sandro Mencucci 1 anno e 3 mesi e 25.000 euro di multa
ASSOLUZIONI per: Pasquale Rodomonti, Maria Grazia Fazzi, Mariano Fabiani, Gennaro Mazzei, Ignazio Scardina, Marcello Ambrosino, Enrico Ceniccola e Silvio Gemignani.
* la Repubblica, 08.11.2011 (ripresa parziale).