CHI E` IL VERO TERRORISTA?
(04/05/2007) Continuano le polemiche per le parole di Andrea Rivera. `Terrorismo gli attacchi al papa` ha scritto l`Osservatore Romano. Ecco cosa ne pensa mons. Mapelli della Chiesa Ortodossa di Milano.
Ratzinger, Ruini e Bagnasco ci hanno definiti deviati, paragonato ai pedofili e incostituzionalmente hanno detto che i politici cattolici devono obbedire al magistero della Chiesa. Poi il silenzio. Hanno capito di aver esagerato e in tempo di otto per mille hanno ben pensato di aspettare la questua milionaria stando zitti. Ma Gesù insegna che chi semina odio non può raccogliere amore. Ed ecco gli attacchi alla Chiesa, le scritte contro Bagnasco e le minacce al papa. Fino ad Andrea Rivera che il primo maggio sul palco del concerto ha detto: "Il Papa non crede nell’ evoluzionismo. Sono d’accordo, infatti la Chiesa non si è mai evoluta. Non sopporto che il Vaticano abbia rifiutato i funerali di Welby. Invece non è stato così per Pinochet, Franco e per uno della banda della Magliana". L’occasione è ghiotta, i sindacati condannano le parole del conduttore, tutti i giornali ne parlano e la Chiesa in un attimo da carnefice si trasforma in vittima. "Terrorismo gli attacchi al papa" scrive Avvenire. Noi porgiamo l’altra guancia perché Gesù ci ha insegnato anche il perdono. Ma chi sono i terroristi? Ecco cosa ne pensa mons. Giovanni Climaco Mapelli, presidente del centro studi teologici di Milano.
Siamo tutti sotto tiro: sia i preti sia i vescovi che difendono le persone omosessuali. Ci hanno messo la mordacchia del silenzio, e per difendere la verità e il rispetto delle persone emarginate ci costringono ad uscire anche dai Sinodi delle Chiese, orientali ed occidentali, ma il tempo del silenzio è finito! E io parlo, e dico che è una vergogna dover assistere a questa sceneggiata dell’omofobia vaticana ed italiana insieme, che con le parole di mons. Bagnasco e di mons. Scola cercano di intorbidire le acque, lanciare il sasso e nascondere la mano, facendosi coprire le spalle dall’agenzia SIR e dal quotidiano AVVENIRE, che vogliono difendere l’indifendibile.
Prima dicono che l’omosessualità sta a cotè dell’incesto e della pedofilia, poi si scusano: è indecente che usino questi argomenti per negare diritti a due persone, dello stesso sesso, che si amano e vogliono convivere. Inaudito che si possano difendere certi integralismi razzistici, benedetti dal Papa tedesco. Ed è inaudito ed indecente che vi sia tutta una Destra politica genuflessa che ripete pari pari tutti gli assiomi e gli slogan del clero, senza un barlume di coscienza critica...
Sono stato testimone di cose indecenti, proprio in tema di omosessualità, accadute dentro il Vaticano: dunque non prendo lezioni dai farisei con la talare romana. Dico ai gay e alle lesbiche italiane: sto dalla vostra parte! Date prova ed esempio di amore, di relazione e di solidarietà autentiche, di comunione di vita, e mandate al diavolo questa gerarchia clericale presuntuosa ed infamante. Come Vescovo, pregando, benedico ogni giorno il vostro cammino di vita, tra le difficoltà, le sofferenze e l’emarginazione come avrebbe fatto Cristo se vi avesse incontrato sulla sua strada. Dio vi ama: non sarà l’odio di taluni preti o di certi cattolici a proibirvi di stare nell’amore di Cristo!
Gay in piazza contro il Vaticano: appoggia le peggiori dittature *
Sono scesi in piazza per protestare contro le dichiarazioni del Vaticano che non ha firmato i documento dell’Onu in cui si chiedeva agli 80 paesi che ancora considerano l’omosessualità un reato, di depenalizzarlo. Sono i gay, trans, lesbiche e bisessuali italiani che non ci stanno ad essere considerati dei criminali. A capitanarli, c’è l’ex deputato di Rifondazione Comunista Vladimir Luxuria: porta il cappio al collo, per ricordare tutte quelle persone che, a causa del proprio orientamento sessuale, vengono uccise e torturate. «Il Vaticano - spiegano gli organizzatori del sit-in - non firmando il documento che la Francia ha proposto all’Onu per chiedere la depenalizzazione dell’omosessualità, di fatto sostiene gli oltre 80 paesi del mondo che perseguitano gli omosessuali, in 9 dei quali è prevista la pena di morte».
Alla manifestazione, promossa dalle associazioni Certi Diritti, Arcigay e Arcilesbica, hanno aderito Radicali Italiani e, tra le altre, le associazioni lgbt Mario Mieli, DjGayProject, GayLib, Libellula, Rosa Arcobaleno, oltre alle Associazioni Luca Coscioni e Nessuno Tocchi Caino. In piazza c’è anche l’ex deputato socialista Franco Grillino: «Con il rifiuto di sottoscrivere la mozione europea all’Onu - dice - il Vaticano getta la maschera del suo presunto buonismo schierandosi con le peggiori dittature islamiche comprese quelle dove governi islamo-fascisti comminano la pena di morte agli omosessuali: Iran, Mauritania, Sudan, Emirati arabi uniti, Yemen, Arabia Saudita, Nigeria».
Secondo Luxuria, quella del Vaticano contro i gay è una vera e propria crociata: «Ormai hanno un’ossessione di odio nei nostri confronti da rimanerne accecati - dice - non c’è nulla di evangelico nè di cristiano contro la depenalizzazione gay e la difesa della vita - conclude - non può essere fatta solo per gli embrioni o per Eluana Englaro».
* l’Unità, 06 Dic 2008
MOSCA, SE IL POLITICO OMOFOBO E` GAY *
TORNATO IN RUSSIA DOPO ESSERE STATO OSPITE AL PRIDE DI ROMA, L`ATTIVISTA PER I DIRITTI UMANI NICOLAS ALEXEYEV HA RIVELATO IN DIRETTA TV L`OMOSESSUALITÀ DI UN POLITICO CONSERVATORE CHE DA SEMPRE SI BATTE PER UNA LEGGE CONTRO L’OMOSESSUALITÀ.
Mosca - Chissà magari avrà trovato il coraggio nel vedere un milione di persone sfilare per i diritti degli omosessuali ma l’attivista russo Alexeyev appena tornato in Russia ha rivelato in diretta tv l’omosessualità di un membro del Parlamento.Parlando al talk show K Baryeru, Alexeyev che è reduce dai pestaggi del gay pride e dalla relativa condanna per manifestazione non autorizzata, ha affermato che Alexander Chuev è gay. Il politico conservatore è uno dei più grandi oppositori dei diritti dei gay con proposte di legge per rendere un crimine l’omosessualità e vietarne la discussione nei luoghi pubblici. Alexeyev ha rivelato come le relazioni gay del politico siano note sin dagli ani 90 e lo ha definito un bugiardo e un codardo. Chuev ha fatto sapere che querelerà Alexeyev se non gli spaccherà la faccia prima (sic)
"Abbiamo dimostrato la cosa più importante in questo show tv e cioè tutta l’ipocrisia dei nostri rappresentanti in Parlamento. Hanno relazioni sessuali di tutti i tipi, comprese quelle omosessuali ma in pubblico fanno di tutto per accreditarsi come moralizzatori del paese, prendendo di mira gay e lesbiche. Sono pronto a dimostrare in ogni tribunale la veridicità di quello che affermo". Si tratta del primo outing di un politico in Russia.
Riflessione
SINITE PARVULOS VENIRE AD ME=CRIMEN SOLLICITATIONIS era il 1962 *
di Doriana Goracci
Sinite parvulos venire ad me.
Vangelo di Matteo cap.XIX v. 14
http://video.google.com/videoplay?docid=3237027119714361315&pr=goog-sl
Hanno preso alla lettera queste parole. Non solo gli sventurati ecclesiastici malati di pedofilia ma coloro che hanno acconsentito, coperto, secretato, quelli che fanno scuola di morale cristiana.
Usano il silenzio degli infami, il silenzio mafioso, l’omertà che terrorizza, che blocca le azioni, la parola che viene detta e subito contestata, fatta ringhiottire, che si strozza in gola come la speranza,come una caramella di fiele.
Tutto questo e ancora di più, appare in questo video che già la Bbc ha fatto vedere agli altri, i non italiani.Dal 29 settembre 2006 . E’ una pluri intervista, condotta dai violentati ai violentatori e a qualcuno che non ci è stato, che non alberga più nella casa del pastore, costi quel che costi.E’ arrivato da noi, in internet , tradotto con i sottotitoli, dura quasi 40 minuti. La Rai non vuole spendere i suoi soldi per acquistarlo, Santoro impone la sua professionalità di giornalista che denuncia.
Che si veda e subito.
Che si dica, senza menzogne.
Come le violenze in famiglia, si sa che ci sono sempre state.
Come la violenza della Chiesa, si sa che è sempre esistita.
E oggi, ancora oggi tuonano, minacciano, scomunicano, ignorano, abusano. Proteggono e accolgono in Italia, nel loro regno che è anche la nostra terra, la nostra Roma del cupolone, questi soggetti che nessuno curerà, nè con psicoterapia, nè con il carcere. Si dicono servi di Dio, questi oppressori, questi censori.
Tuonano dall’alto della loro immonda innocenza, fulminano donne e uomini, si infilano come gas venefici nell’esistenza di chi conosce solo poche stagioni.
Abusano di chi è povero, di chi è umile, debole.
E non pagano neanche le prestazioni. Pagherà per la vita chi la violenza l’ha subita. E tutti dico tutte e tutti subiamo da sempre questi sermoni, queste oscenità che non hanno più calendario nè giorni festivi, imperversano come una pioggia acida. Hanno anche l’impudente tracotanza di appellarsi alla sacra famiglia unita, e lui il papa, come nelle immonde storiografie dei secoli passati dove almeno i precedenti pontefici non si facevano ritegno di manifestarsi nella loro bassa violenza, immerge tutto nel silenzio del diritto canonico che non conosce: le donne gli uomini l’amore.La morte della vita, della libertà.Era il 2001 e lo raccomandò l’allora cardinale questo documento del Santo Ufficio.
Si fa scudo la gerarchia cattolica delle parole dure e dolcissime che disse un Grande Ribelle, muovono guerra e chiamano vendetta, accolgono gli oppressori pari loro, già noi habemus papam, mai partecipata questa gioia, sappiamo che morto uno di papa se ne fa un altro.
La pace di lor signori è diventata l’incubo di troppi.
La preghiera la faccio io: cominciamo a denunciarli noi.
Doriana Goracci
* IL DIALOGO, Lunedì, 21 maggio 2007
Riflessione
Pedofilia e clericalismo: una cosa rimanda all’altra...
di P.C. *
Nelle reazioni indignate, convulse, emotive e partigiane seguite al Documentario della BBC sulla pedofilia del clero, emerge chiaramente che la maggioranza pare non accorgersi di quale sia il vero problema nella Chiesa.
Il vero problema non è tanto la pedofilia di diversi preti poiché questo terribile male è diffuso pure in altri ambiti e in realtà molto distanti da quelle clericali.
Il vero problema è l’atteggiamento prevalente negli alti chierici davanti a questo crimine. Questo atteggiamento rivela diverse cose. Le elenchiamo.
1) Prima di tutto rivela che nella Chiesa esistono zone protette. Un laico che abusa sessualmente viene sottoposto alla giustizia umana. Un chierico, viceversa, viene protetto dalla giustizia umana. Ad un laico che commette omicidio il confessore impone di costituirsi alla polizia. Ad un chierico che uccide nell’anima un bambino il confessore applica un statuto speciale che non gli impone altrettanto e lo protegge dalla polizia. Il chierico-pedofilo così potrebbe continuare indisturbato a produrre vittime che per tutta la vita si porteranno dentro profonde ferite. Chi ha queste ferite deve perdonare e non pensarci su. Dimenticare non è mai stata la vera terapia per chi subisce questi schok. L’invito a dimenticare indica con quale leggerezza si affrontano questi problemi, indica che - IN REALTA’ - le vittime non sono assolutamente tutelate e prese in seria considerazione.
2) Esistono dunque due realtà nella Chiesa: i chierici (protetti dal giudizio e dalla riparazione perfino se fanno cose criminali) e i laici (esposti al giudizio e alla riparazione perfino per le minime venialità). Questo rivela una perfetta mentalità farisaica: il pio fariseo scusa se stesso per le travi che ha nell’occhio ma filtra il moscerino che vede negli altri!
3) Questa disparità di trattamento dimostra che se agli occhi di Dio e del Vangelo tutti sono uguali, agli occhi clericali assolutamente no: esiste un ambito privilegiato e un ambito che può tranquillamente essere sfruttato; esiste chi sta "in alto" e chi sta inesorabilmente in basso, esiste chi giudica e non deve essere giudicato e chi deve solo ascoltare giudizi e non permettersi di giudicare!! La "Chiesa docente" degli alti chierici non imparerà mai dalla "Chiesa discente" degli umili sfruttati.
4) Inutile dire che questa bipartizione, all’interno della Chiesa di Dio, è un semplice segno di un male profondo, il CLERICALISMO, che, nonostante presenti i chierici come uomini che compiono un "servizio", in realtà spesso permette ad alcuni di loro - spesso i più elevati in grado - di essere dei despoti per i poveri cristiani. E’ naturale, quindi, che tra tutelare il prete pedofilo e la vittima, questo sistema preferisca decisamente coprire il prete!
5) Più i laici sono zittiti, più i gerarchi ecclesiastici si impongono. Più gli ecclesiastici si impongono più la Chiesa da luogo di dialogo, di confronto e di crescita, diviene come un corpo in preda ad una metastasi spirituale e a varie malattie psicologiche. Da luogo di "verità" la Chiesa viene stravolta divenendo "Cosa nostra"!!! Evidentemente in questa situazione i laici di fatto sono considerati inutili (tranne quando versano l’8 per mille).
LA VERA RISPOSTA ALLA PEDOFILIA NON E’ MORALIZZARE IL CLERO O IMPEDIRE AI GAY IL SACERDOZIO. QUESTO E’ FUMO NEGLI OCCHI, E’ PURA APPARENZA!!!
LA VERA RISPOSTA E’ CAMBIARE QUESTO SISTEMA E QUESTA MENTALITA’ DI CASTE, PER RENDERLO A SERVIZIO DELLA VERITA’ E NON DELLA COPERTURA E DELL’APPARENZA. IL DIO DEI CRISTIANI E’ UN DIO DI TRASPARENZA E DI VERITA’, NON DI PRIVILEGIO E DI MENZOGNA. QUEST’ULTIMO "dio" E’ SEMMAI IL DEMONIO AL QUALE SERVONO I FARISEI DEL VANGELO E CHI SI RENDE SIMILE A LORO.
CHI AVRA’ MAI IL CORAGGIO DI CAMBIARE IN PROFONDITA’? CHI SE NE RENDERA’ CONTO E INIZIERA’? SONO GRANDI DOMANDE ALLE QUALI - AL MOMENTO - NESSUNO FORSE PUO’ RISPONDERE.
* IL DIALOGO, Domenica, 20 maggio 2007
Ma chi sono i veri terroristi?
di Gianni Rossi Barilli (il manifesto, 17.05.2007)
Stando alla propaganda del Vaticano, è un terrorista chi scrive sui muri «Bagnasco vergogna» con riferimento alle note posizioni del presidente della Cei su Dico e omosessualità. Bisognerebbe perciò chiedersi come definire chi mette all’indice le unioni gay e lesbiche in quanto «nemiche della cristianità», come ha fatto proprio ieri il segretario della Cei Betori. O chi, come don Bagnasco, accosta l’approvazione dei Dico all’accettazione dell’incesto o della pedofilia. O chi, come papa Ratzinger, scaglia con ossessiva frequenza anatemi contro l’omosessualità sostenendo che si tratta di una condizione disordinata, innaturale e pericolosa per la società. O chi, come Savino Pezzotta, promuove una manifestazione oceanica per chiedere «più famiglia e meno gay» partendo dall’erroneo presupposto che i privilegi dell’una siano in contrasto con i diritti degli altri.
L’elenco potrebbe continuare più a lungo di qualsiasi rosario, sgranando le prose calderoliane contro i «culattoni», i deliri omofobici teo-dem e neo-dem, le maledizioni di rabbini e imam e via discorrendo. Ma ci fermiamo qui perché tanto le urla di guerra del post-illuminismo italiano riempiono già a sufficienza le cronache di stampa e tivù. Ciò che più interessa, in occasione della giornata mondiale di lotta all’omofobia, è valutare qualche dato di realtà.
Per esempio che la chiesa e il suo codazzo di oscurantisti per fede o per convenienza stanno al centro dell’attenzione nazionale da mesi nella loro incendiaria campagna contro gli omosessuali. E con tutto questo si protestano oppressi e imbavagliati di fronte a qualunque civile espressione di dissenso. Oppure il fatto che l’accusa di terrorismo pronunciata contro chi se la prende con i preti (anche in modo per niente civile) non ha grazie al cielo prodotto finora nessun ferito né tantomeno nessun morto nelle già esigue file del clero secolare.
La situazione è invece diametralmente opposta per quanto riguarda non solo i diritti familiari ma anche più banalmente umani delle persone gay, lesbiche e transessuali. Già l’idea che si consideri come un’opzione di «sinistra radicale» la loro possibilità di vivere tranquillamente senza doversi nascondere o dover essere puniti per ciò che sono, la dice lunga su come sta messa l’Italia. Ma questo in fondo è il meno, di fronte ai problemi molto più seri che la recrudescenza omofobica provoca nel nostro paese. L’accresciuta visibilità degli omosessuali e delle loro richieste di integrazione civile sta producendo infatti reazioni che vanno ben oltre un dibattito politico sgangherato in cui tengono banco argomenti dialettici del tutto privi di fondamento razionale.
Le cronache degli ultimi tempi parlano a questo proposito molto chiaramente. E dicono di brutali aggressioni ai danni di rappresentanti di associazioni glbt, com’è accaduto a Udine, Viareggio e Milano, colpiti in quanto omosessuali visibili. E di atti vandalici e intimidatori a ripetizione contro sedi politiche glbt in diverse città. E di gesta di cruento bullismo nelle scuole contro ragazzi percepiti come gay e mandati per questo all’ospedale, quando non hanno deciso di togliersi di mezzo da soli suicidandosi come ha fatto Matteo, lo studente torinese sedicenne la cui morte ha per qualche giorno commosso l’Italia senza tuttavia produrre risultati che facciano sperare in futuro di poter prevenire episodi del genere. Senza contare poi l’ordinaria amministrazione, che in conto all’omofobia di marginali frange della popolazione mette alcune decine di omicidi all’anno, maturati come si diceva una volta (e in qualche caso ancora oggi) nello «squallido mondo degli omosessuali». Se non si trattasse «solo» di gay, lesbiche e trans un quadro simile avrebbe già fatto scattare l’emergenza nazionale. Ci si preoccupa invece ben di più di garantire il diritto degli omofobi a rimanere tali. Dove andremo a finire di questo passo?
Il partito unico
di Furio Colombo *
Alzi lo sguardo e noti con disagio, come in una sequenza stroboscobica (la luce abbaglia e si spegne), che ci sono soprassalti e incongruenze tra una scena e l’altra.
In una inquadratura vedi Berlusconi (Berlusconi) festeggiato ai congressi Ds e Margherita. Mormora, in ognuna delle due occasioni: «Per il 95 per cento sono d’accordo». Applausi.
In un’altra inquadratura (negli stessi giorni) Berlusconi grida al colpo di Stato e al regicidio per una legge sul conflitto di interessi che lo stesso primo ministro Prodi ha giustamente definito “blanda” (e infatti due proposte di legge sullo stesso argomento, una della sinistra detta “radicale” alla Camera, una a mia firma al Senato, sono molto più “americane”, dunque molto più esigenti). E c’è chi manifesta stupore sia per la legge («Ma proprio adesso che stavamo andando verso valori condivisi?») sia per la scenata di Berlusconi («Una così brava persona»).
Però è inutile fare i polemici. Ha ragione Pierluigi Battista (Corriere della Sera, 5 maggio) quando dice che «l’anomalia italiana è una anomalia doppia». Un giorno si punta l’indice e il giorno dopo tutto è perdonato.
Ma se la memoria si aggiunge alla cronaca dei fatti, le dissonanze sono degne di un concerto di John Cage. All’improvviso vedi il tuo Primo ministro che si reca da Bossi come da uno statista, il Bossi di Borghezio, di Gentilini, della schiena da raddrizzare al magistrato disabile, dei proiettili che costano poco, del tricolore al cesso. Rende omaggio alla sua saggezza. Dove siamo finiti noi elettori?
Noi non abbiamo, né avremmo mai potuto avere valori condivisi con chi suggeriva di aprire la stagione della caccia usando gli immigrati come lepri. Certo, governare è un mestiere difficile, ma c’e un filo che non si deve mai rompere, quello con chi ti ha eletto, che continua ad avere fiducia, che guarda volentieri alle cose nuove. Ma chiede di capire. E chiede che il suo voto, quel voto per un’Italia che non assomigli in niente a Berlusconi e a Bossi, continui ad avere un senso e un peso. Vediamo.
I due congressi, Ds e Margherita, sono andati bene, con nobili discorsi, commozione, ricordi, celebrazione e - fra i Ds - separazioni sofferte che fanno pensare ad amicizie più grandi degli eventi e a eventi che chiedono, come accade nella storia, sacrifici personali e decisioni non facili. Strade diverse ma non lontane, lo stesso impegno di non voltarsi a rimpiangere, anche se il percorso e il punto sognato (progettato) di arrivo viene descritto in modo diverso da diverse colonne in marcia da sinistra.
Una è la “Sinistra democratica per il socialismo europeo” riunita in affollata assemblea al Palazzo dei Congressi dell’Eur ieri, sabato 5 maggio. Altre si organizzeranno.
Il Pd che sta per nascere dai due capolinea Ds e Margherita sarà il partito di Prodi. Questa affermazione risponde alle due domande di tanti: perché un’operazione così dolorosa (almeno per i Ds)? e chi sarà il leader?
Romano Prodi a cui si deve questa Italia affaticata e difficile però senza Berlusconi, non poteva essere il capo di un governo e di una coalizione senza un partito. Dunque il capo del governo sarà, anche in linea con chi lo ha votato sia alle primarie del 2005 che alle elezioni politiche del 2006, il leader del nuovo partito. Uno dei due grandi partiti italiani.
Tutto chiaro, tutto bene. Perché allora il senso di vuoto e di disorientamento (Chi sono, adesso? Cosa vogliono da me? Lealtà a che cosa? Dove sto andando?) e anche di solitudine che constati fra deputati, senatori, quadri, e nelle storiche sezioni Ds? Perché hai l’impressione - proprio mentre ferve tanta attività politica - che la distanza dai cittadini sia diventata immensa?
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Provo a confrontarmi con tre spunti (a cui non sono sicuro di sapere dare risposta) che mi giungono da tante mail, da tanti incontri e conversazioni ansiose.
La prima è la questione del Pse, ovvero della collocazione del nuovo nato in Europa. Non è una questione di forma. L’Europa è divisa in due grandi schieramenti popolari, e non concepisce ambivalenze e sospensioni. L’Europa è divisa in due parti, come dimostrano in modo efficace le elezioni francesi: il Pse, con tutto ciò che resta (non poco) del socialismo europeo; e il partito popolare, che è l’altro volto. Comprende Angela Merkel, ma anche Silvio Berlusconi. Rappresenta grandi frenate conservatrici ma anche modi nuovi e diversi di immaginare il futuro. Sono due schieramenti vasti e importanti. Ma non compatibili. Poi ci sono diversi altri interessanti raggruppamenti, ma nessuno può ospitare l’una o l’altra delle anime italiane del nascendo Pd.
La seconda domanda è più pressante, anche se si può affrontare meglio caso per caso che in modo astratto e generale. La domanda è questa: il centro, che è l’area più contigua a una sinistra che voglia essere cauta e moderata, è già saldamente occupato, è tutto un cantiere di lavori in corso, un incrociarsi di gru e di scavi che fanno prevedere fitte costruzioni, dunque un muro limitrofo, una barriera di contenimento.
Ma poiché la direzione di marcia non prevede rivisitazioni a sinistra (o almeno nell’area di progetti, attese e speranze, tradizionalmente definita tale), ecco una terza domanda (o riflessione): quanto moderati si può essere? E dov’è la linea di confine che distinguerà i militanti del Pd dagli altri “moderati”?
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Per rispondere a queste domande (o per approfondire la riflessione sul nascituro Pd) mi sembra utile riferirmi a una espressione che ricorre sempre più spesso. L’espressione è «valori condivisi». Questa affermazione viene di volta in volta enunciata come segno di buona volontà (dunque di tendenza, di sforzo a cercare)o come prova di vera democrazia.
Chiedo attenzione su questo punto: buona volontà (o ricerca ostinata di possibili accordi), sì. Prova di vera democrazia, no. Infatti non c’è limite al volenteroso tentare di andare d’accordo. Ma la democrazia è esattamente la buona gestione del non accordo. È il set di regole per affrontare situazioni complesse, gravi, urgenti, in cui due o più parti hanno visioni, speranze, attese, obiettivi profondamente diversi.
È possibile che mediazioni intelligenti e pazienti portino a soluzioni ravvicinate. Ma se in luogo di un esito condiviso si giunge a una decisione A che nega e respinge la decisione B , la prova della democrazia è nel rispetto delle regole per far prevalere l’una o l’altra decisione, non nello sciogliere una visione nell’altra.
La questione si complica quando si aggiunge l’esortazione, anzi il proposito, di raggiungere, come viene spesso detto, una "sintesi" fra posizioni contrapposte.
Ovvio che questa affermazione indica mitezza e buona volontà che, in sé, sono buone virtù democratiche. Ma nessuna situazione di confronto umano si risolve in una sintesi. Non un processo. Non un dibattito. Non una gara. Non una equazione aperta o una partita a scacchi. E certo non una competizione elettorale.
Naturalmente ogni democrazia è fondata su valori comuni. Ma quando anche su di essi scoppia il contrasto (è stato il caso delle profonde e selvagge modifiche tentate ai tempi di Berlusconi contro la Costituzione italiana), la risposta non è una sintesi tra vandalismo costituzionale e difesa della Costituzione. La risposta è il voto. Nel caso delle tentate alterazioni alla nostra Costituzione, gli elettori italiani hanno detto no, punto e basta. Ecco perché è un errore, un vistoso e curioso errore, affermare, da parte di Prodi, che la legge proposta dal governo sul conflitto di interessi è blanda e mite, come se tali qualità avvicinassero la controparte (Berlusconi, titolare di uno dei più grandi conflitti di interessi del mondo) e rendessero più facile individuare un “valore condiviso”. Infatti - incoraggiato dall’atteggiamento mite del presidente del Consiglio - il capo dell’opposizione ha reagito con furore. Ha definito la “legge blanda” di Prodi un atto di killeraggio (ovvero di assassinio) presentando una tesi unica nel mondo democratico ed enunciata con estrema chiarezza: «I ricchi devono governare perché hanno una marcia in più. Hanno creato ricchezza per sé dimostrando di essere più bravi, più dotati di talento degli altri». E ha reagito - unico nel mondo democratico, ma ben sostenuto dai suoi avvocati, inclusi quelli poi diventati giudizi costituzionali dimissionari, e dal suo partito di proprietà - con sincera repulsione verso l’idea di separare il potere privato da quello pubblico.
* * *
La vicenda esemplare del Family Day è un’altra buona occasione per esplorare il territorio infido dei “valori condivisi”. Viva la faccia di Pezzotta, l’ex sindacalista diventato predicatore, che annuncia: «Venga chi vuole. Ma sia chiaro che questa è una manifestazione contro i Dico». Che vuol dire: siamo contro ogni tentativo, anche mite, anche blando, di dare una mano alle coppie di fatto.
Ma è ancora più clamorosa la vicenda del presidente della Cei, monsignor Bagnasco, se posta a confronto con quella del giovane presentatore del concerto del Primo maggio Andrea Rivera.
«Non lasceremo solo l’arcivescovo Bagnasco», è stato detto dopo le scritte insultanti a lui dedicate. È stata una formulazione un po’ curiosa. È difficile che un uomo di punta della Chiesa più grande del mondo possa essere lasciato solo. Ma è apparsa giusta come simbolo di solidarietà contro il pericolo. Giusto anche ignorare del tutto le affermazioni pesanti e gravi dedicate da monsignor Bagnasco a chi non condivide i suoi “valori condivisi” parlando persino (prima delle scritte) di terrorismo. Il vescovo non parlava del terrorismo dei terroristi, ma di quello di coloro che, sulla libera scelta delle donne e sui modi di amarsi e di vivere insieme, non condividono i valori della Chiesa cattolica.
Tutta l’Italia dunque ha fatto finta di niente e ha dato - giustamente - tutta la sua solidarietà al prelato. Non uno, neppure un sindacalista, ha detto, sul momento, una sola parola in difesa di Andrea Rivera. Che cosa aveva fatto Rivera, chiamato poi terrorista (è una mania) dall’Osservatore Romano?
Aveva ricordato che Pinochet, Franco e una celebrità della banda della Magliana avevano avuto il funerale e sepoltura in chiesa, mentre il povero corpo di Welby era stato lasciato fuori. Che bello se Rivera avesse mentito e fosse stato sgridato per avere detto una bugia.
Ma ciò che ha detto Andrea Rivera è la narrazione di uno dei fatti più tristi della vita italiana: il corpo di Piergiorgio Welby è stato effettivamente lasciato in strada, fuori dalla chiesa, per essere morto di troppa, insopportabile sofferenza. Ecco dunque il punto finale di questa riflessione. Per esistere, per vivere, per generare senso e calore e dunque attrazione, il Pd deve tracciare una linea di confine, segnare i propri punti fermi e irrinunciabili, dire di che cosa è alternativa, novità, cambiamento. Non vi sembra che le centinaia di migliaia di ragazzi del Primo maggio, mentre cantavano ancora e ancora «Bella ciao» con allegria e con passione, proprio questo stessero aspettando, la riposta alla domanda «adesso chi siamo»?
Sono giovani, avventurosi e poco inclini a ritornare verso il passato. Però guardandoli si capiva che ai loro occhi (ma questo vale anche per chi scrive) non tutti i valori sono valori, non tutti i valori sono “condivisi”. E non vorrebbero (non vorremmo) - tutti quei ragazzi del Primo maggio italiano - essere folla di un partito unico. Cercano (cerchiamo), netta e chiara, come in ogni democrazia, la linea di confine.
* l’Unità, Pubblicato il: 06.05.07, Modificato il: 06.05.07 alle ore 16.42
Bindi: di famiglia discuto con i genitori dei gay
di Maria Zegarelli *
«Mi dispiace Fiorenza se ho piantato questa grana, ma era importante essere chiari e questa è la sede giusta». Fiorenza Bassoli, responsabile Welfare Ds risponde: «Capisco Rosy, questa era la sede giusta», ma certo questa è una grana vera. Rosy è il ministro della Famiglia Rosy Bindi che ha da poco concluso il suo intervento alla presentazione del laboratorio delle politiche familiare di Ds e Dl raccogliendo molti «brava» e lasciando di stucco la platea quando all’improvviso ha tirato fuori la «grana». Cioè: «Sto per dire una cosa, non riesco a essere reticente, lo faccio come omaggio alla mia amica che siede in prima fila...». Tutti gli sguardi a Paola Binetti. Mano tesa alla teodem? No. Bindi guarda Paola Concia, co-portavoce di Gayleft e cala la doccia fredda sui Ds: «Alla Conferenza nazionale sulla Famiglia non ho invitato le associazioni gay, ma i genitori di omosessuali. Credo di aver dato prova che i Dico non sono un’appendice alla vita del governo, a me il discorso delle priorità quando si parla di diritti delle persone non piace, su qualunque diritto siamo sempre in ritardo. Ma alla conferenza nazionale sulla Famiglia gli omosessuali non hanno legittimazione a partecipare». Il ministro parla ai suoi, certo, ma soprattutto parla alla piazza che va riempiendosi per il 12 maggio. Dice: «Io questa responsabilità me la prendo, ma penso agli organizzatori del Family Day: non si strumentalizza la piazza confondendo la famiglia con i Dico». La prima a commentare è la deputata Ds Emilia De Biasi: «Coraggiosa, coerente con il suo ragionamento rispetto ai Dico e alla Famiglia. Il suo è un atto di verità». Anna Serafini, moglie del segretario ds ci pensa un attimo: «Non vedo contraddizione. Le politiche della famiglia e i diritti della persona sono ugualmente importanti». Paola Concia sfodera le armi: «Ne avevamo parlato, avevamo chiesto di invitare l’associazione Arcobaleno, lei ha fatto una scelta di mediazione. Poco fa ha parlato della necessità di non fare distinzioni tra famiglia e famiglie e poi ha escluso i gay. Loro, i cattolici, sono fatti così. Non capisco la necessità di questo annuncio plateale». Franco Grillini a stretto giro di posta avverte: Rosy Bindi quella omosessuale non è famiglia, e nemmeno quella eterosessuale convivente, visto che non sono state invitate nemmeno le associazioni delle coppie di fatto. La Liff, lega italiana famiglie di fatto, farà il suo congresso nazionale in contemporanea alla conferenza nazionale del ministero così da far partecipare alla discussione tutti gli esclusi».
C’è chi commenta che proprio a ridosso del Family Day non ci voleva questa presa di posizione di Bindi. «Sono consapevole di aver aperto un fronte di polemica - dice il ministro - ma preferisco essere chiara». Ed è anche certa che non ci saranno prese di distanza da parte del premier. Evidente che deve esserci stato un colloquio tra i due. I Ds cercano di stemperare i toni. Il convegno sul Laboratorio delle politiche familiari è nato con questo spirito: dimostrare che c’è convergenza tra i due partiti sul tema più caldo dell’agenda politica. E l’intesa sulle priorità e gli interventi da mettere in campo è stato totale, compresi i paletti messi qua e là durante i lavori. Quelli di Francesco Rutelli diretti al premier Romano Prodi con il quale è in atto una prova di forza sul tema della casa («L’Ici è una tassazione percepita dai ceti medio-bassi come odiosa. Chi ha un reddito basso se ne accorge eccome. Non facciamo l’errore di pensare che sia un problema che riguarda i ricchi»). E quelli dei relatori Ds e Dl (perfettamente divisi tra i due partiti) che hanno affrontato i temi roventi sul piatto del Pd: laicità e capacità di sintesi tra le due culture, quella socialista e cattolica. «Alla fine abbiamo ascoltato Luigi Bobba e abbiamo scoperto che non mangia i bambini e la pensa come noi», scherza Fassino
«È sbagliato mettere in contrapposizione il riconoscimento dei diritti delle persone e quelle delle famiglie, perché la nostra Costituzione salvaguarda sia gli uni sia gli altri», dice Fiorenza Bassoli aprendo i lavori. «Continuo a pensare che sia un errore ritenere che adeguate politiche a sostegno della famiglia siano incompatibili con il riconoscimento dei diritti e le tutele a chi sceglie la convivenza - ribadisce il segretario ds Piero Fassino - . Si deve arrivare a una sintesi, anziché creare due fronti contrapposti che si combattono a suon di “non possumus” che determinano un clima di guerra civile permanente».
«Il family Day non è un nemico del centrosinistra, il congresso Dl lo ha definito un evento utile e positivo, ci aspettiamo innanzitutto delle proposte», dice Rutelli. «Le forze che si riconoscono nel Pd guardano con attenzione e senza ostilità alla manifestazione», dice Fassino. «No a scontri ideologici, la politica abbia una visione realistica della famiglia, alla famiglia così come è oggi», ribadisce Vittoria Franco, coordinatrice donne Ds. «Le proposte che arriveranno dal Family Day saranno importanti, andranno ascoltate e soprattutto rielaborate», promette Binetti.
«Il governo dia messaggi chiari e semplici, di sintesi, non rumori di fondo. In questo anno ci è mancato un messaggio più essenziale che sappia esaltare l’articolazione e la ricchezza delle nostre posizioni», in ballo il non trascurabile «ingrediente per chi fa politica, che è il consenso», dice Rutelli. Ds e Dl chiedono l’uso dell’extragettito per sostenere la famiglia, impegni più sostanziosi nella prossima Finanziaria per le spesa sociale che porti l’Italia ai livelli europei, meno pressione fiscale, più servizi. E un nuovo modello di Welfare.
* l’Unità, Pubblicato il: 07.05.07, Modificato il: 08.05.07 alle ore 8.49
FEDELI A CRISTO SIGNORE E MAESTRO
LA CHIESA DI CRISTO E QUELLA DI RATZINGER
del Vescovo della Chiesa Antica Cattolica Apostolica di Monza + Joannis Climacos MAPELLI
E Cristo disse: "Se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei....non entrerete nel Regno dei Cieli!..." (Mt. 5, 20)
Qual era la giustizia degli scribi e dei farisei?
Qual era il loro senso del giusto e dell’ingiusto...cioè del bene e del male...?
In una parola qual era la fede e la morale del popolo da cui Gesù Cristo proveniva?
Erano quelle di una religione, che da Mosè in avanti, si era costituita come un corpus di prescrizioni e di divieti, una dottrina appunto.
Tale dottrina era contenuta sia nella Torah, la Legge ebraica, del Pentateuco, i primi cinque libri della attuale Bibbia, sia nei profeti che dai cosiddetti minori ai maggiori sono riconosciuti dai canoni ebraici.
Legge e Profeti come indicò Cristo stesso erano il riferimento di Israele...
Ma c’era qualcosa nell’interpretazione e nell’applicazione di questa legge mosaica e di questi scritti profetici, attuata dai farisei e dagli scribi, che erano due caste religiose di allora, che non convinceva e scontentava Gesù...
C’era una sostanziale ricerca di Dio attraverso la "perfezione" umana di chi attuava i comandamenti, di chi osservava le sue prescrizioni...
Centro di tutta questa religione, che spesso Cristo aveva stigmatizzato e forse anche eccessivamente dipinto con tratti quasi caricaturali (come dice la moderna storiografia ebraica), era la convinzione del credente di doversi uniformare ad una pefezione divina, e che dall’alto di questa perfezione si potesse poi gettare uno sguardo di giudizio, di condana e di censura su tutto il resto del mondo, profano e iniquo.
Dio era l’assoluto, senza pari, totalmente altro (guai a nominarlo! e guai a ritenersi suo figlio, come fece Gesù, che pagò la bestemmia con la morte) che però dalla casta dei prescelti, i leviti stessi, poteva essere portato nell’agone sociale, cioè fatto entrare dalle tavole della legge fino al Levitico in ogni piega del vivere sociale ed anche civile, dato che per gli ebrei come poi per i musulmani, nessun ambito di laicità era neppur contemplato.
Erano i farisei del Sinedrio e gli scribi, cioè i dottori conoscitori della legge, che decidevano le sorti, in nome di Jahvè (JHVH), del popolo di Dio...loro erano i guardiani dellareligione e dei costumi: le prostitute e adultere come i pubblicani (termine generico dispregiativo) erano facilmente condannati, le prime e seconde spesso a morte, gli altri con l’ostracismo sociale.
Pubblicano esattore delle tasse era anche Matteo,stando al racconto evangelico, che poi diviene discepolo di Cristo, e Cristo, che non disdegnava la compagnia dei pubblicani ed anche delle prostitute era annoverato tra i Rabbi, cioè tra i maestri della Legge. Infatti conosceva bene la Legge.
Gesù Cristo non si ritenne mai funzionale e organico al sistema di potere istituzionale politico- religioso della religione ufficiale: certo la sua pretesa di stare sopra il Sinedrio,sopra la stessa Legge, e al di sopra di ogni autorità costituita della tradizione, come pure la sua rivendicazione di essere figlio dell’uomo e figlio del Padre, cioè di Dio, non poteva che essere una provocazione inaccettabile per i capi religiosi di allora.... Una provocazione che significava cercare la morte.
Ma Cristo non rifiutava soltanto un’idea di Dio, della religione, della morale, proponeva un messaggio, forte e inaudito, di una semplicità e immediatezza incredibili, che potremmo riassumere nel discorso della Montagna e delle Beatitudini : "Beati i miti, beati i misericordiosi, beati gli operatori di pace, beati gli afflitti...."
E le parabole tutte erano l’esaltazione della paternità amorevole di Dio, del Padre che si com-muove di fronte ai suoi figli...che rovescia il concetto fondamentale di giustizia distributiva che era praticata fino allora nonostante la crisi che l’ebraismo ufficiale aveva già sperimentato nel libro di Giobbe e nel Qoelet, cioè della sapienza umana he non riesce a spiegare il male del giusto....
Ma Dio è l’inavvicinabile, mentre Cristo lo avvicina all’uomo, attraverso la sua forza di amore che si fa’ prossimità ad ogni fratello.
Qui, le lezioni rabbiniche non trovano paritetiche soluzioni...
Cristo è il volto di quel Dio misericordioso, mentre i rabbini tutt’al più predicavano una filantropia ed un "non far ad altri ciò che non vuoi fatto a te...!" e si limitavano ad una elemosina verso il povero o la vedova.
Metro di misura di Gesù è la parabola del Samaritano, dove la prospettiva è rovesciata proprio rispondendo ad un maestro della Legge, e cioè "non chi è il mio prossimo" ci si domanda da ora, ma piuttosto che
"io stesso sono il prossimo" di ogni uomo che trovo sulla mia strada!
La prossimità è quella di significare il volto di amore del Padre che si china sull’uomo che è incappato nei briganti e che malmenato è disteso ai margini della strada, senza aiuto.
Tutto questo mentre sacerdoti e leviti, scribi e maestri tirano diritto per la loro strada....
La loro strada era quella del Dio impenetrabile, austero, di cui loro, in ampie vesti, ricordano l’inavvicinabilità e tremenda alterità...
ma la strada di Gesù che va al Padre è quella che prova misericordia, è quella che non ha in mano le dottrine della Legge, è quella dell’incontro, della prossimità con l’altro, chiunque esso sia..
Si incontra la strada di Cristo con quella del Samaritano che è l ’uomo ritenuto "eretico" dalla religiosità ufficiale, poichè pregava in un tempio non canonico.
Eppure è in esso che Gesù vede rivelato il volto del Padre, in lui che ebbe pietà....
Avvicinandosi alla morte e radunati i suoi che erano nel mondo, lui che li aveva amati dal principio, lì amò sino alla fine...dice Giovanni.
E così lasciò ai suoi il comandamento nuovo "amatevi gli uni gli altri".
Da questo amore tutti avrebbbero riconosciuto che erano i suoi discepoli...
Questa era la prima Chiesa di Cristo, quella degli apostoli... non molte dottrine tra le mani, forse nessuna nella cena dell’addio, ma il comandamento dell’amore come testamento del Maestro che se ne andava....
Ma da questa Chiesa ad oggi ne sono cambiate di cose... la sua parola di amore è offuscata dalle parole di prelati e sinedriti che ne soffocano ogni slancio vitale...non si riesce ad udire tra le parole dei Ruini e dei Tonini, ma anche dei Ratzinger o dei Bertone un barlume di quell’amore....
Tutto è divenuto prescrizione e divieto, tutto è dovere e morale.
Tutto è adesso legge naturale e ordine.
Cosa vorrà dire questo ritorno al fariseismo originario, quello che Cristo trovò così ostile al suo messaggio che sovvertiva i poteri della religione istituzionalizzata?
Vuol dire che non l’amore del Padre, il messaggio di libertà evangelica che è primadi tutto un farsi prossimo, sta al centro della Chiesa... che non è più la grazia del Padre che noi tutti - laici e sacerdoti- cerchiamo , bensì il legalismo dei "perfetti".... il legalismo dei giusti agli occhi del Dio senza misericordia forse e agli occhi degli uomini....
Perchè si crede non già all’opera suprema di Dio, nella sua libertà assoluta, quanto nelle nostre opere umane.
Si crede di stabilire il confine di ogni comportamento lecito ed illecito e ci si è accecati di perbenismo e di moralismo neo-farisaico.
Allora si cerca non più Dio Trinità di amore e la sua grazia che "fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti", ma si proclama la famiglia umana, come nuovo idolo, "il vitello d’oro", che salverebbe ogni cosa nel mondo, anche dal misterium iniquitatis.
Si proclama una realtà contingente, quella del matrimonio eterosessuale, come assoluta e fondata in Dio, e si stabiliscono poi le moralità dei comportamenti umani dall’esterno, come un occhio indagatore e invidioso dell’altro,e non già dalla prossimità interiore del fratello che vive la sua vita e soffre le sue pene o gioisce delle sue gioie....
Si porta ogni discorso dal lato del giudizio e della conseguente condanna, quando il Cristo ammonì di non farlo, nè giudizio nè mai condanna.
Si stabilisce la bontà intrinseca degli atti di alcuni (in questo caso gli sposi eterosessuali) e necessariamente la malvagità, sempre intrinseca, degli atti di altri (in questo caso i conviventi omosessuali)... passando anche sopra lo sguardo di Dio, che non misura col metro degli uomini...
Per farlo poi ci si appella al Magistero infallibile, e poi alla Tradizione e quindi alla Scrittura.
Magistero che ha conosciuto nella storia errori enormi, forieri di sofferenze e tragedie di tanti, Tradizione che non è esente da altrettante eredità nefaste e da ignoranze ataviche e pregiudizi tramandati per secoli,
Scrittura che meriterebbe un approccio più scientifico e più aderente alle nuove acquisizioni del sapere esegetico, dato che per una frase biblica si è mandati già a morire migliaia di persone in poco tempo.
Ma i prelati si sono seduti sulla cattedradi Gesù Cristo, come si erano seduti i farisei su quella di Mosè...
Loro non fanno rifulgere la luce del volto di Dio su questa terra e oscurano la misericordiadel Padre.
Sanno sempre tutto e insegnano...
Siedono e insegnano.
Ma Cristo tace, poichè nessuno più sa muoversi a pietà di nessuno, nè dentro nè fuori la Chiesa.
La Chiesa di Cristo tace poichè sempre parla la Chiesa del Papa... che si appoggia alle Istruzioni di una Congregazione .... cioè su un documento di uomini fatto per dare il giudizio finale su altri uomini, in antitesi alla parabola del grano e della zizzania che si vogliono estirpare subito e frettolosamente, improvvidamente.
Una Istruzione che è fatta da mani di uomo...come se la Chiesa fosse nelle mani dei guardiani della morale ... cioè dei maestri che insegnano invece che dei testimoni che vivono.
E la Chiesa di Cristo sta in silenzio, mentre loro hanno spento anche l’ultimo "lucignolo fumigante".
Nè grazia nè perdono, nè amore nè misericordia, poichè i successori del Sinedrio hanno rimesso la Legge, i codici canonici, al centro della vita religiosa.
La Legge che Paolo diceva "uccide", la lettera che soffoca lo spirito è divenuta ormai misura di tutto.
Una volta Ruini, una volta Tonini, un’altra lo stesso Ratzinger dopo Wojtyla, strofinano il "vitello d’oro", lo lucidano bene per metterlo sull’altare.
Ma Dio è lontano poichè onorato con la bocca, è trattato meno di niente con il cuore.
Il cuore che non ha compassione è una pietra.
E la Chiesa di Papa Ratzinger che si dice successore di Pietro, ha posto una pietra al suo centro invece del cuore.
Non è più Dio infatti che salva, non è Cristo che amando rigenera e vivifica, sono loro, cardinali e vescovi e papi, che decidono la salvezza eterna e la moralità terrena, senza margini di dubbio o spazio per la coscienza,
La Chiesa è poggiata sulla pietra... che è il Papa dice la tradizione cattolica.
Ma una pietra in sè non salva nessuno, e le parole di pietra degli uomini di Chiesa senza la luce del Maestro sono prigioni per ogni anima e ogni credente.
Da Cristo soltanto,che ci è Maestro e Signore, oggi, tutti noi, attendiamo le parole di vita, e di vita eterna.
CENTRO STUDI TEOLOGICI
Diocesi della CHIESA CRISTIANA Cattolica Antica Apostolica di Milano e Monza*
MILANO, 9 agosto 2007 COMUNICATO STAMPA
GENTILINI NON SI SMENTISCE MAI : ADESSO, CON GLI ULTIMI INSULTI AGLI OMOSESSUALI HA TOCCATO IL FONDO E QUALCUNO DEL CONSIGLIO COMUNALE DOVRA’ PUR RENDERSENE CONTO E CHIEDERE LE SUE DIMISSIONI PER SALVARE ALMENO L’IMMAGINE DELLA CITTA’ DI TREVISO E DEI TREVISANI - IN ITALIA OCCORRE DENUNCIARE PENALMENTE CHIUNQUE OFFENDE LE PERSONE GAY E LESBICHE O TRANSESSUALI SONO MOLTI NELLA LISTA DEI PEGGIORI : DALL’EX MINISTRO CALDEROLI FINO A STORACE, E MOLTI TRA I DEPUTATI E SENATORI DA OGGI PARTIRANNO DENUNCE VERSO CHI SI PERMETTE DI OFFENDERE LE PERSONE GAY, LESBICHE E TRANSESSUALI
Ricordiamo quando affermò che "i negri andavano caricati sui carri bestiame e rispediti a casa..." ed il nostro CENTRO STUDI TEOLOGICI di MILANO alzò una sdegnata protesta, invocando anche l’intervento del Vescovo di Treviso allora in carica Mons. Magnani. Oggi ci risiamo di nuovo: il pro-Sindaco Giancarlo Gentilini, per stigmatizzare un comportamento di alcuni cittadini, poco conforme al codice civile, usa parole feroci all’indirizzo di tutte le persone omosessuali. Lo fa’ usando termini come "pulizia etnica dei culattoni", in questo modo rappresentando molto bene il suo pensiero circa i diritti degli omosessuali, che vanno appunto "epurati". Noi riteniamo che con questa ultima uscita, il personaggio abbia passato la misura di gran lunga e che qualcuno nel Consiglio Comunale di Treviso debba cogliere l’occasione per richiedere le sue dimissioni, perchè l’immagine della città di Treviso è stata offesa e umiliata. I Trevisani, al di là degli schieramenti politici, non si vergognano di avere un uomo simile che li rappresenta? Quando, alcuni anni fa’, offese impunemente le persone di colore (chiamati negri) avevamo ospite uno dei Segretari di Papa Wojtyla che è un vescovo appunto di colore originario del Congo. Fu allora che chiedemmo l’intervento della Curia Vescovile di Treviso e del Vescovo mons. Magnani, come oggi, per il rispetto e la dignità delle persone gay e lesbiche, nostri fratelli e sorelle, chiediamo un intervento dell’attuale Vescovo mons. Andrea Bruno Mazzocato. Non è possibile che si taccia di fronte all’odio e alla discriminazione invocate da chi ha un incarico pubblico ed un mandato di rappresentanza cittadina. I cristiani hanno il dovere di denunciare , in nome del Vangelo, ogni violazione dei diritti umani e della sacralità di ogni persona umana! Condividiamo l’opinione dell’onorevole Franco Grillini, già presidente di Arcigay che ha chiesto al Ministro dell’Interno Amato di avviare una procedura di radiazione di Gentilini dal Consiglio Comunale poichè ha compiuto un reato sanzionato dal codice penale nella sua veste di pubblico amministratore. E invitiamo da oggi a denunciare penalmente in tutte le sedi - come farà il nostro CENTRO STUDI TEOLOGICI - chiunque offenda la dignità delle persone omosessuali o transessuali, soprattutto tra i politici e gli uomini di Stato che hanno compiti di rappresentanza.
S.E. Mons. + GIOVANNI CLIMACO MAPELLI
Vescovo
presidente del CENTRO STUDI TEOLOGICI di MILANO
Diocesi della Chiesa Cattolica Antica Apostolica di Milano e Monza*
CENTRO ECUMENICO
tel 339.5280021 02.95310741 fax www.centrostuditeologici.too.it
* Chiesa di tradizione e successione apostolica autentica non dipendente dal Vaticano e dal Papa (ANTICA CATTOLICA ED APOSTOLICA DEL PRIMO MILLENNIO )
IL CARDINALE TONINI E’ UN VERO CATTIVO MAESTRO!
MILANO, 9 Agosto 2007
CARO DIRETTORE di GAYNEWS,
Dopo le polemiche di Treviso, leggo ancora dichiarazioni del cardinal Tonini e dell’on. Buttiglione (sul quale evito di commentare per amore di decenza, dato che alla sua ignorante saccenza pseudofilosofica ha già risposto l’Unione Europea a suo tempo....) Occupiamoci del cardinale piuttosto.... Che studi ha fatto il cardinale Ersilio Tonini, per intervenire ogni volta sulla "questione omosessuale"?.... Su quali testi scientifici e su quali studi esegetici si basano le sue parole, piene di ignoranza e di luoghi comuni? Uomini di Chiesa come Tonini vorrebbero insegnare persino al Creatore come si debbano fare le creature! Quando parla dell’omosessualità dicendo che gli atti omosessuali sono "intrinsecamente disordinati" e "contrari alla legge naturale" oltre a non essere espressione di una "vera complementarietà affettiva e sessuale" ed "In nessun caso possono essere approvati", non fa’ che ripete una lezione ben risaputa di teologia curiale romana, (il Catechismo cattolico) esegeticamente carente sotto vari profili, arbitrariamente intriso di pregiudizio: una teologia non condivisa da molte Chiese sorelle, autorevoli, e risaputamente errata sotto il profilo scientifico, poichè contraddice tutte le moderne acquisizioni delle scienze circa il fenomeno omosessuale. Del resto i frutti più maturi della sua omofobia neanche troppo latente il cardinal Tonini e il resto della Chiesa gerarchica (meglio gerontocratica...) li raccoglie ogni giorno con la moltiplicazioni di casi di preti che coinvolgono ragazzi e adolescenti in abusi sessuali: questa è la smentita più diretta alle affermazioni fuorvianti e alla mentalità clericale che insiste su termini come "natura" e "contro natura", celibato e castità, che non fanno che creare repressione e confusione nella testa di molti credenti e persone di Chiesa. Il fatto sessuale non viene affrontato, bensì raggirato con conseguenze spesso devastanti per i preti e le famiglie stesse. Tonini si affidi al sapere scientifico, se ha il coraggio di abbandonare le sue conoscenze erronee e approssimatve in materia di sessualità in generale e di omosessualità nello specifico, così come fa’ adesso è soltanto un cattivo Maestro che aumenta disinformazione, terrorismo psicologico ed allarmismo sociale. E’ significativo dei tempi che viviamo, che la Chiesa cattolica magisteriale affidi ad un uomo di 93 anni i suoi pronunciamenti dottrinali in materia di sessualità umana. Un cordiale saluto.
+ GIOVANNI CLIMACO MAPELLI, per grazia di Dio e benevolenza della Santa Chiesa, Vescovo
presidente del CENTRO STUDI TEOLOGICI di MILANO - Diocesi della Chiesa Cattolica Antica Apostolica di Milano e Monza*
tel.339.5280021