Venezuela - Un racconto terrificante per tiranni che soffrono d’insonnia. Terrificante racconto d’orrore per le notti insonni dei tiranni.
Questo racconto è per tiranni insonni e si basa sulla storia del movimento studentesco serbo Otport (Resistenza) che è riuscito a mobilizzare il popolo e sconfiggere il tiranno Slodoban Milosevic in Yugoslavia nell’anno 2000. Questa storia non lascia dormire in pace nemmeno Hugo Chavez.
La prima notte si avvicinano e prendono un fiore dal nostro giardino, non diciamo nulla. La seconda notte non si nascondono nemmeno e pestano tutti i fiori, uccidono il nostro cane. Anche questa volta non diciamo nulla. Un altro giorno, però, uno di loro, da solo, entra in casa nostra e ci ruba la luna e, conscio del fatto che siamo terrorizzati, ci strappa la voce e la gola. Siccome non abbiamo detto mai nulla ora siamo perduti, non potremo mai più parlare. ‘Vladimir Maiakovski, poeta russo che, nel 1930, lo sapeva bene quando si suicidò con un colpo d’arma da fuoco perchè si rese conto che non c’era nemmeno un uomo libero nel socialismo sovietico. La nuova forma di schiavitù si chiamava ‘pensiero’. Ma torniamo alla nostra storiella per vessatori che non riescono a prendere sonno. Il tiranno governava già da otto anni. Il suo partito comunista si assicurava di lustrare il trono con la sbavante adesione di chi non aveva dignità. I cittadini che si definivano apolitici rimanevano inermi davanti alla forza totalitaria che occupava tutti gli spazi pubblici. Da molto tempo non credevano nei politici e nemmeno nei partiti. Accettavano silenziosi il tiranno perché, se lui non c’era...chi poteva esserci? Chi può avere la forza di affrontarlo? Il regime fabbricava morte, esiliati, rifugiati, carcerati politici. Continuava ad essere rieletto perché il tiranno era una burla alla democrazia. Lo scontento, però, si respirava nell’aria del popolo infelice. Un gruppo di ragazzi decise di alzare l’animo della gente e con le loro bianche mani cominciarono a urlare: ‘Libertà!” per le strade della capitale, negli angoli dei popoli, nei paesini sperduti. Non erano moltissimi ma erano audaci e speranzosi. Poco per volta aumentarono di numero, altri studenti si unirono al gruppo della Resistenza. Il simbolo del pugno a forma di fiore cominciò ad apparire sui muri, sulle porte, sui vagoni, sulle panchine, sui cestini dell’immondizia, sui posters. Tutta la nazione ormai conosceva il simbolo e, poco per volta, venne a sapere che si trattava di giovani studenti che nulla avevano a che fare con i partiti politici, desideravano soltanto un paese libero e lo chiedevano con un sorriso. Il malcontento e la rabbia crescevano e i giovani continuavano a parlarne nelle piazze. Quello che era iniziato come una semplice protesta divenne un movimento d’incazzatura nazionale contro un regime oppressore. Il ministro delle comunicazioni li accusò di resistenza fascista e di terrorismo. Si segnalavano persone e studenti dall’aspetto mite e li si ricercavano come terroristi. Ma la gente si rendeva conto di quanto fosse ridicolo quel ministro che accusava di terrorismo dei giovani studenti pacifici. Il regime cominciava a disperarsi e fece una serie di arresti. La gente si radunava davanti alle carceri, in migliaia e costringeva quel regime a liberare gli innocenti. Il tiranno sapeva che sopravvivendo la libera informazione non aveva speranze. Decise così di chiudere le ultime tv e gli ultimi giornali liberi. La gente, allora, si scocciò e cominciò ad andare in strada, come fantasmi, per ricordare all’infame che uno solo non poteva farcela contro molti. La polizia, allora, cominciò a buttare lacrimogeni e, così facendo, ottenne che lo scontento aumentasse e che la gente passasse, sempre di più, all’opposizione. La ‘resistenza’ divenne eterogenea: ricchi, poveri, bianchi e neri tutti insieme, tutte le religioni, tutte le etnie, perché la libertà veniva negata a tutti indistintamente. Tutti si diedero la mano : ‘o la va o la spacca’ pensarono. Tra di loro scelsero un leader, uno di un piccolo e dimenticato partito di provincia e lo nominarono candidato presidenziale, non aveva esperienza politica ma iniziò a parlare di diritti umani e di libertà.
Al tiranno non importa quanto dolore e danno causa al suo popolo. A lui interessa soltanto restare al potere. La gente della storia si fidò dei giovani, i quali riuscivano ad aprire gli occhi di tutti. Il tiranno, spaventato, uscì di casa e fece in modo che si anticipassero le elezioni in modo che il suo nemico, il popolo, non potesse organizzarsi. Pensava di essere eletto ancora rubando le elezioni. La televisione dava voce soltanto a lui, lo davano vincitore ma le previsioni e le statistiche private lo davano perdente. La resistenza e i piccoli motori politici si rifugiavano nelle tv e radio indipendenti, quelle piccole, facevano campagna elettorale faccia a faccia. Tutti sapevano che il dittatore era finito. Voleva fregarli ancora ma gli occhi del mondo erano puntati su quelle elezioni, questa volta realmente, tutti erano al corrente dei brogli passati. Impossibilitato a mentire a così tante persone, il tiranno, dovette riconoscere la sconfitta. Il popolo vinse gridando: ‘abbiamo vinto perché amiamo la vita e la vita non può sconfiggerci’. Il dittatore restò nel Paese come se niente fosse accaduto, intimorendo la gente con le sue minacce di ritorno al potere. Nove mesi dopo venne condannato, però, dal tribunale Penale dell’Haya, accusato di crimini contro l’umanità. Morì d’infarto senza nemmeno dare al suo popolo la soddisfazione di vederlo soffrire. Questo racconto per tiranni insonni deve far pensare . Come nei films e nelle saghe la storia continua e...state a vedere che la seconda parte, quella conclusiva in cui il tiranno viene annientato, avrà come scenario gli stupendi paesaggi di un paese tropicale il cui nome ricorda la città di Venezia.
Cosmo de La Fuente
www.familiafutura.blogspot.com
Segue il comunicato stampa degli studenti e la lettera, in anteprima, che verrà consegnata ad Amnesty International.
Il comunicato stampa
Abbiamo chiesto la collaborazione (mediatica) di Cosmo de La Fuente affinché possa arrivare a tutti il nostro messaggio. Siamo un gruppo di giovani Italo-Venezuelani che desiderano manifestare per portare alla luce gli eventi accaduti di recente nel Venezuela. Il governo venezuelano ha, infatti, appena negato il rinnovo della licenza ad uno dei canali più antichi della storia dei media venezuelani: Radio Caracas Televisiòn (RCTV). La nostra protesta é a favore della libertá di espressione,dei diritti umani e in appoggio a gli studenti venezuelani che continuano a protestare pacificamente per la libertá di espressione. Al suddetto canale non è stata rinnovata la licenza il 27 maggio 2007, dopo che l’attuale governo aveva annunciato il non rinnovo della stessa nel dicembre 2006. Come se non bastasse, gli apparecchi e mezzi di trasmissione del canale sono stati confiscati per consentire la trasmissione di un nuovo canale dello stato (TVES). La manifestazione avrà luogo a Roma (domenica 17, in Piazza del Colosseo, dalle 15:30 alle 18:00) e a Milano (domenica 17 in Piazza Duca d’Aosta, di fronte alla Stazione Centrale, dalle 15:30 alle 18:00). Ad essa parteciperanno giovani studenti venezuelani ed italiani, ma ci auguriamo che partecipino tutti coloro che credono che la libertà di espressione e la difesa dei diritti umani siano valori imprescindibili di tutti i cittadini, indipendentemente dalle convinzioni politiche. Ci vestiremo di nero in segno di lutto della libertá di espressione, portate i vostri striscioni (non devono avere nessun tipo di vicinanza politica) e bandiere del Venezuela.
Libertá Venezuela
Lettera Spett.le AMNESTY INTERNATIONAL Roma.- 13 Giugno 2007
Egregio sig. G. Eminente,
I Membri dell’organizzazione "Libertad de expresiòn" di Roma, ci rivolgiamo rispettosamente alla istituzione da Voi rappresentata, dinanzi alla grave situazione che minaccia la libertà di espressione in Venezuela, dovuta alla decisione presa dal governo del Presidente del Venezuela, Tenente Colonnello Hugo Chávez Frías, di non rinnovare la concessione d’uso dello spettro radiolettrico a Radio Caracas Televisión (RCTV), la rete pioniera dei nostri mezzi audiovisivi, icona di tradizione e della nostra cultura.
Tale decisione, presa come rappresaglia contro il canale RCTV, per la sua posizione critica al regime chavista - tale e come si puó evidenziare dai numerosi interventi fatti al riguardo dal Presidente Hugo Chávez- é stata messa in atto lo scorso 27 Maggio, data in cui, a mezzanotte, sono cessate le trasmissioni della storica rete privata Venezuelana, per essere immediatamente sostituita da una nuova rete di televisione dello Stato: TVES, la Televisione Venezuelana Sociale. Questa situazione viola, in modo flagrante, numerose norme giuridiche, sia nazionali come internazionali, nelle quali vengono consacrate il diritto alla libertà di espressione e la libertà di stampa. Queste libertá (di espressione e di stampa), sono state riconosciute, da diverse decadi, come diritti umani, vale a dire, come prerogative che "secondo il Diritto Internazionale, ogni individuo ha di fronte agli organi del potere per preservare la sua dignitá come essere umano e la cui funzione é quella di escludere l’interferenza dello Stato in specifiche aree della vita individuale, o assicurare la prestazione di determinati servizi da parte dello Stato, per soddisfarne i bisogni di base e che riflettano le esigenze fondamentali che ogni essere umano possa formulare alla societá di cui fa parte" ( Héctor Faúndez L., El Sistema Interamericano de Protección de los Derechos Humanos, Instituto Interamericano de Derechos Humanos, 2da Edición, 1999, p. 27). E come tali diritti umani, devono essere rispettati e garantiti dallo Stato Venezuelano, poiché, come è stato ben riconosciuto nel diritto internazionale, ogni Stato ha l’obbligo di garantire e rispettare i diritti umani degli individui presenti nel suo territorio (Velásquez-Rodríguez v. Honduras, Corte Interamericana dei Diritti Umani, Serie C, Nro. 4, 29 luglio 1988, ¶165-67; Comitato dei Diritti Umani, General Comment No. 03: Implementation at the national level (Art. 2), del 29 luglio 1981, ¶1). Nell’ambito del diritto interno, la suddetta decisione viola i diritti fondamentali alla libertà di esporessione e alla libertà di stampa, le quali sono state riconosciute dallo Stato Venezuelano negli articoli 57 (libertà de espressione) e 58 (libertà di stampa) della Costituzione del 1999, ai sensi dei quali: "ogni persona ha il diritto di esprimere liberamente i suoi pensieri, le sue idee e opinioni a viva voce, per iscritto o attraverso qualsiasi altra forma di espressione e di utilizzare, a tale effetto, qualsiasi mezzo di comunicazione e diffusione, senza che si possa stabilire censura"e che "la comunicazione é libera e plurale" e non deve essere censurata. Allo stesso tempo, la decisione del governo Venezuelano, genera la responsabilità internazionale dello Stato in quanto è in contraddizione con diversi strumenti internazionali dei diritti umani direttamente obbligatori per lo Stato Venezuelano, od obbligatori per il medesimo in quanto parte del diritto internazionale consuetudinario. Tra i trattati internazionali in cui si consacra la libertà di espressione e la libertà di stampa che obbligano il Venezuela, possiamo nominare i seguenti: (i) il Patto Internazionale dei Diritti Civili e Politici del 1977 (ratificati dal Venezuela il 10 Maggio 1978), il quale stabilisce, nel suo articolo 19.2 che "ogni persona ha diritto alla libertà di espressione; questo diritto prevede la libertà di ricercare, ricevere e diffondere informazioni e idee di qualsiasi indole, senza considerazione di frontiere, sia oralmente, per iscritto o in modo stampato o artistico o attraverso qualsiasi altro procedimento di propria scelta"; e (ii) la Convenzione Interamericana sui Diritti Umani del 1969, (in vigore dal 18 luglio 1978, la cui Legge di Approvazione è stata pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale No. 31.256, di fecha 14 giugno 1977), il cui articolo 13 riconosce che "1. Ogni persona ha diritto alla libertà di pensiero e di espressione. Questo diritto prevede la libertà di ricercare, ricevere e diffondere informazioni e idee di qualsiasi indole, senza considerazioni di frontiere, sia oralmente che per iscritto o in modo stampato o artistico o attraverso qualsiasi altro procedimento di propria scelta. 2. L’esercizio del diritto previsto nell’inciso precedente non può essere soggetto a previa censura [...]". Oltre agli obblighi internazionali convenzionali, il Venezuela é comunque nell’obbligo di rispettare e garantire la libertà di espressione in conformità al diritto internazionale consuetudinario (Thomas David Jones, Human Rights: Group Defamation, Freedom of Expression and the Law of Nations, Martinus Nijhoff Publishers, 1998, pp. 38 y ss.).
Finalmente, il Venezuela, come membro dell’ Organizzazione delle Nazioni Unite, ha l’obbligo di rispettare la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani (Paul Sieghart, The International Law of Human Rights, Oxford University Press, 1983, p. 53 e ss.), il cui articolo 19 stabilisce che "Ogni individuo ha il diritto alla libertà di opinione e di espressione; questo diritto prevede il diritto a non essere molestato a causa delle sue opinioni, quello di ricercare e ricevere informazioni e opinioni e quello di diffonderle, senza limiti di frontiera, attraverso qualsiasi mezzo di espressione." Dinanzi allo stato di vulnerabilità in cui versa la società venezuelana di fronte a questo tipo di soprusi, che violano diritti costituzionali intrinsechi a qualsiasi sitema democratico, come la libertà di espressione, non ci resta che accudire alle persone e istituzioni che nella Comunità Internazionale hanno dimostrato maggiore sensibilità e solidarietà in quanto alla violazione dei diritti umani.
Per questo motivo, preghiamo ad Amnesty International un intervento opportuno che si traduca in una decisione che, come quella presa recentemente dal Senato del Cile, evidenzi con chiarezza e in maniera decisiva, l’attacco che tale misura suppone contro la democrazia e la libertà in America e che minaccia con espandersi a tutta la regione sudamericana, con grave pericolo sia per i connazionali, come per quelle milioni di persone venute da altre latitudini che condividono la vita e il destino del popolo latinoamericano.
Libertà Venezuela