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NILS LIEDHOLM. UN RAGGIO DI SOLE E UN RAGGIO DI LUNA - DUE SOLI. UNA DELLE ULTIME INTERVISTE (2005). Una dittatura di due squadre è sempre meglio di una dittatura di una squadra sola. "Ma credo che vincerà la Roma" - a cura di pfls

Aveva 85 anni. Il decesso è avvenuto a Cuccaro, in provincia di Alessandria, dove l’ex campione di calcio, in campo e in panchina, aveva una tenuta agricola.
martedì 6 novembre 2007.
 
[...] Progetti per il futuro? "L’anno prossimo ricominceremo a produrre il ’Raggio di luna’, lo spumante". Riappare così Selmosson, in questo museo del calcio mancato, il laziale diventato romanista. Non potrà venire all’Olimpico per il derby, lo vedrà in tv. "Ma credo che vincerà la Roma". Che dobbiamo dire per lasciarci, forza Roma o forza Milan? "Tutte e due, naturalmente" [...]

Successi, battute e mostri sacri. "Nella mia carriera ho visto di tutto: anche Berlusconi centravanti" I miti: "Il più grande? Di Stefano. Totti? E’ lui che deve far grande la Roma, non viceversa"

-  Liedholm, calcio e barbera
-  "Ma che belli gli anni ’50"

di CORRADO SANNUCCI *

Riproponiamo una delle ultime interviste rilasciate a "Repubblica" dal tecnico svedese. Era il 2 gennaio 2005

Nils Liedholm si fa aspettare, deve finire la seduta di fisioterapia. "Ho fatto con le braccia venti sollevamenti di venti chili" racconta poi fiero, seduto sulla poltrona, dove smaltisce il malore dell’estate. Villa Boemia è immersa nella nebbia, le vigne sono nascoste. Maestro, siamo ancora qui, ma ci farà bene questa nostalgia? "A me di sicuro no, e a voi?" Certamente no, ma il calcio adesso sembra così malato che si ha voglia di sentire qualche parola di saggezza dall’ultimo santone. "Non dite così, non sono l’ultimo. Ho avuto decine di bravi giocatori e adesso sono tutti allenatori!" Si diverte ancora a prendere in giro se stesso, gli alunni, chi lo ascolta, ovviamente più gli alunni e chi lo ascolta. "Mi telefonano in tanti qui per sapere come sto, per salutarmi. Ha chiamato Capello, ha chiamato Ancelotti. Con Carlo ci facciamo sempre delle grandi risate. Quando era giocatore invece era sempre molto silenzioso: si vede che stava studiando".

Villa Boemia è uno strano posto, dovrebbe essere un museo del calcio e invece si cura solo di vino: ma ugualmente emana sapienza e umori che il santone sparge livemente intorno. Che cosa le chiedono i suoi ’alunnì , consigli, idee. schemi? "Mi dicono che non vengono capiti, si lamentano dei dirigenti. Io non dico niente loro, non è che vengano a studiare da me. Ma mi sembra che abbiano preso degli insegnamenti da me. Adesso gran parte delle squadre puntano al mantenimento della palla". Eh già, cominciò lei con Roma, trent’ anni fa. "Certo, è meglio stancarsi avendo la palla che stancarsi dovendo rincorrerla".

Liedholm nella sua azienda vinicola con il figlio Carlo - 26.6 Kb

Liedholm nella sua azienda vinicola con il figlio Carlo

Il pellegrinaggio dalla Svezia è ininterrotto: prima sono passati 26 membri della federazione, poi una quarantina di soci di un gruppo guidato da Tomas Nordahl, il figlio di Gunnar. Salutano Nils e partono con il vino, una buona scusa per venire fin qui, a Natale l’intera Svezia ha stappato il Barbera liedholmese. Da Norkkoeping gli hanno chiesto maglie di quando giocava. "Non ne ho avuta nessuna, le restituivo sempre, perché le maglie erano della società". Insomma, non le ha mai tirate in curva agli ultrà. Della nazionale campione olimpica del ’48 sono rimasti solo Liedholm e il portiere Torsten Lindberg, che ha 86 anni.

"Fa parte a Malmoe di un club di gente che fa il bagno a mare tutto l’anno". Acqua gelata d’ estate gelata d’ inverno. Ma è stata più importante quella vittoria o il secondo posto del ’58, dietro il Brasile? "Più importante la vittoria olimpica. Venivamo dalla guerra, eravamo stati isolati, non sapevamo cosa potevamo valere". Liedholm olimpionico, e chi se lo ricorda mai in mezzo a Falcao, Schiaffino, San Siro e a tutte le barzellette che ha raccontato nella sua vita. Maestro, e quando nella finale di Stoccolma siete andati in vantaggio, avete pensato che potevate vincere? "Il guaio di questa finale è che noi non avevamo visto nessuna partita del Brasile prima. Loro invece ci conoscevano". E poi avevano tirato fuori il genio di Pelè. "Ma l’impressione che ha lasciato Pelè quel giorno non è nulla in confronto a quella che lasciò Garrincha". Finì 5-2 per il Brasile, per chi non dovesse ricordarlo. "E la medaglia d’ oro del ’48 è in cassaforte" rassicura Liedholm. Alt. Non divaghiamo, concentriamoci sulle miserie presenti. Torniamo al pane quotidiano: la crisi, gli arbitri, le tv. "Sapete cosa dicono in Svezia? Che Kakà ricorda un poco il Liedholm giovane. Mi piace molto. Io forse ero più potente, ma anche lui, che sembra esile, ha invece insieme intelligenza e forza. E una rapidità che lo fa essere un buon giocatore e anche oltre".

Ma qual è la partita che le è piaciuta di più quest’ anno? "Juventus-Milan". Strana scelta, uno 0-0. "Lì meritava di vincere il Milan, Ancelotti è proprio bravo. La Juve mi ha deluso ma penso che possa vincere lo scudetto". Sicuro che guardando questa partita non stesse pensando ad altri Juve-Milan? "Il primo anno che ero in Italia, perdemmo in casa 1-0, loro segnarono e poi noi fummo sempre all’attacco ma senza riuscire a pareggiare. Brera ci criticò tantissimo. Al ritorno ci preparammo in maniera speciale. In panchina c’ era l’ungherese Czeizler: allenamenti durissimi e poi da metà della settimana a riposo. Vincemmo 7-1. Era anche la rivalità tra gli svedesi del Milan e i danesi della Juve". Rivalità che non si è vista nel 2-2 chiacchierato degli Europei. Ma mettendo da parte Danimarca e Svezia, che pensa di questo campionato con due squadre in testa e le altre tutte lontane, le piace questa dittatura?

"Ma una dittatura di due squadre è sempre meglio di una dittatura di una squadra sola, non vi pare?" E la povera Roma, che ne sarà di lei? Perderà Totti e Cassano? "Totti ha uno spirito molto romano, con il quale ci si può intendere subito oppure mai. Io penso che non sia la Roma che deve fare grande lui ma lui che deve fare grande la Roma. Lui e Cassano sono particolari, sembrano leggeri ma poi ti danno di più di quello che ti aspetti. E sono molto allegri, e questo è un bene, vuol dire che mettono poi allegria nel gioco che fanno. E un allenatore deve stare su questo loro piano". Cioè, prenderli da parte, raccontare loro delle barzellette? "Certo, perché no?" Nel salone del camino c’ è una foto, Liedholm che stringe la mano a papa Wojtyla. Ci si immaginava di trovare lui che si abbraccia a Di Stefano. "Ah, il più grande di sempre, un motore abbinato alla tecnica. Alla vigilia di Roma-Real Madrid quanto siamo stati insieme a ricordare quella volta che... " Certamente la finale di Coppa dei Campioni del ’58, che il Milan perse 3-2 ai supplementari mangiandosi gol su gol: di nuovo la nostalgia che ci prende. "Sapete perché i campioni del passato sembrano più grandi di quelli di adesso? Perché allora giocavano con compagni più scarsi, e allora la loro luce brillava molto di più. Ma anche adesso che lo so preferisco il calcio degli anni ’50".

Alcune rivoluzioni fa: ma ha visto che Berlusconi si è dimesso? E’ in buoni rapporti con lui? "Ottimi. Quando portò Sacchi al Milan voleva che rimanessi come dirigente ma io avevo la proposta di tornare alla Roma. Ha organizzato una cena a San Siro per il mio 80 compleanno c’ erano tutti, lui, Confalonieri, Galliani, i giocatori. Io me lo ricordo da giocatore, l’ho visto tante volte quando faceva il centravanti". Ha visto giocare Berlusconi!? "Oh, sì, era un centravanti velocissimo". Questa è davvero l’ultima battuta da applausi, che combatte una metafora un po’ deprimente, la notte che fuori sta scendendo sulle Langhe, nebbia seguita da notte.

Progetti per il futuro? "L’anno prossimo ricominceremo a produrre il ’Raggio di luna’, lo spumante". Riappare così Selmosson, in questo museo del calcio mancato, il laziale diventato romanista. Non potrà venire all’Olimpico per il derby, lo vedrà in tv. "Ma credo che vincerà la Roma". Che dobbiamo dire per lasciarci, forza Roma o forza Milan? "Tutte e due, naturalmente".

* la Repubblica, 5 novembre 2007.


* ARNE SELMOSSON - "Raggio di Luna"(Wikipedia)


-  Fu un campione sia in campo che in panchina, vincendo molto con Milan e con i giallorossi
-  Personaggio straordinario, era celebre per la sua signorilità e le sue scaramanzie

-  Addio al Barone del calcio
-  è morto a 85 anni Nils Liedholm

-  Celebre l’aneddoto degli applausi di San Siro quando sbagliò il primo passaggio
-  Allenando la Roma del penultimo scudetto introdusse la zona e lanciò il giovane Ancelotti

di VALERIO GUALERZI *

ROMA - E’ morto Nils Liedholm. Aveva 85 anni. Il decesso è avvenuto a Cuccaro, in provincia di Alessandria, dove l’ex campione di calcio, in campo e in panchina, aveva una tenuta agricola. I funerali si svolgeranno giovedì alle ore 11.

Nato a Valdemarsvik, in Svezia, nel 1922, "Il Barone", come lo chiamavano i tifosi, è stato un grandissimo sia come calciatore che come allenatore. Se la carriera in campo, dopo l’arrivo in Italia nel 1949, la trascorse tutta con la maglia del Milan formando l’eccezionale terzetto scandinavo Gre-No-Li insieme ai compagni Green e Nordahl, i suoi successi in panchina furono sia con i rossoneri che con la Roma. Ma nella sua carriera di tecnico vanno ricordate anche le esperienze con Verona, Varese, Monza e Fiorentina.

Giocando vinse con il Milan quattro scudetti e due coppe latine, allenando altri due titoli di campione d’Italia e tre coppe Italia. Il primo tricolore, ancora con il Milan, nel 1979, che valse ai rossoneri la Stella; il secondo con la Roma di Falcao e Bruno Conti nel 1983, fallendo però l’anno successivo la finale di Coppa dei Campioni con il Liverpool.

Una carriera strepitosa la sua, ma oltre che bravissimo Liedholm fu anche un personaggio straordinario. Signorile, garbato, con un senso dell’umorismo unico e lieve, ha riempito gli annali della Serie A con aneddoti e leggende metropolitane. A renderlo indimenticabile anche un accento nordico mai sparito del tutto, malgrado oltre secolo trascorso in Italia, dove una volta lasciato il mondo del calcio gestiva un’azienda vinicola a Cuccaro Monferrato. Ogni volta che da allenatore giallorosso veniva intervistato dalle allora ancora poco invadenti televisioni, "Il Barone" rispondeva immancabilmente con lo stesso incipit: "Roma jogato bene...".

LE IMMAGINI / I VIDEO / IN MONFERRATO

Citatissimo, anche se probabilmente da verificare, l’episodio, risalente alla sua carriera da giocatore, che vuole l’intero stadio di San Siro applaudire a scena aperta il primo passaggio sbagliato dopo un’interminabile serie di partite giocate senza commettere neppure un errore.

Celebre era anche la sua scaramanzia e l’amore per lo zodiaco, e qui gli aneddoti si sprecano davvero. Le sue tasche, hanno raccontato in molti, traboccavano di corni, polveri magiche e zampe di gallina. Allo stesso modo la Roma sarebbe andata spesso in "pellegrinaggio" a Busto Arsizio, dove risiedeva il mago-astrologo Maggi, che pare gli abbia anche predetto la sconfitta nella finale di Coppa dei Campioni contro il Liverpool.

Ma ricordare solo gli aspetti folcloristici sarebbe riduttivo. Se Liedholm fu un grande in campo giocando un calcio oggi difficilmente comprensibile, fatto di lentezza e virtuosismi, forse ancora più importante è il segno lasciato in panchina. Fu uno dei primi a introdurre in Italia il gioco a zona, attirandosi all’inizio aspre critiche, poi spazzate via dalle splendide prestazioni della Roma di metà anni ’80. Il gioco a zona, e cioè la marcatura non fissa sull’attaccante, fu osteggiata dagli italianisti come Gianni Brera, che pure lo apprezzava. Fu una piccola guerra di religione, che divise il calcio negli anni ’80.

A Liedholm si deve inoltre anche il lancio in Serie A di un giovanissimo Carlo Ancelotti, appena prelevato dal Parma, e la consacrazione di Bruno Conti nell’Olimpo dei migliori giocatori italiani di tutti i tempi.

Poi la sua terza vita nel Monferrato, a produrre vini. Con l’ironia di sempre, e una certa nostalgia per il suo mondo.

* la Repubblica, 5 novembre 2007 - ripresa parziale.


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