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Chiuse le postazioni Internet della Jaflos

Di mezzo norme speciali dello Stato contro il terrorismo. Ma a San Giovanni in Fiore la Jaflos faceva cultura e formazione
mercoledì 5 ottobre 2005.
 

Le postazioni per il collegamento a Internet di “Jaflos informatica” sono state chiuse. Fosse solo questo, non ci sarebbe notizia. Jaflos, negozio di software e hardware, ha rappresentato probabilmente il principale punto di riferimento e aggregazione culturale per i giovani di San Giovanni in Fiore, per i quali non ci sono alternative allo struscio quotidiano del tardo pomeriggio, allo spinello, alla coca o alla ripetitività meccanica di molti incontri e d’una socialità compressa e politicamente controllata. Lì è stato concepito, per iniziativa dell’instancabile Saverio Alessio, il sito www.emigrati.it, spazio dedicato a ricerche sociologiche, antropologiche e psicologiche sull’emigrazione e all’analisi culturale, politica ed economica delle sue, anche attuali, ragioni. Lì, dai collegamenti di Jaflos, sono nate, tra giovani, le discussioni più accese sul paradossale isolamento in cui ancora vive San Giovanni in Fiore, sulle irregolarità che ne caratterizzano i rapporti tra pubblico e privato, sulla devastazione urbanistica che ha interessato parte dell’area silana in cui Gioacchino da Fiore avrebbe realizzato, se la storia glielo avesse permesso, come scientificamente precisato dallo studioso Pasquale Lopetrone, la Gerusalemme celeste. Lì, da quel possibilista a oltranza del fondatore, Alfredo Federico, sono stati elaborati e realizzati progetti impensabili per il centro silano: la gratuità di Internet, secondo gli auspici e le teorie del massmediologo Derrick De Kerckhove, il laboratorio dei giovani, la connessione tra pagine web concettualmente diverse ma legate, nel significato, da un’idea comune di ingegneria sociale basata sulla reazione culturale alla piattezza e alle aberrazioni provenienti dal microcosmo politico locale. Lì, dai giornali cartacei a quelli in rete, dal finanziamento alle associazioni culturali allo sportello virtuale per il lavoro, al sostegno agli artisti locali, è successo un po’ di tutto. Alfredo, il proprietario, padre di 5 figli e manco quarantenne, vive tra sogni, affetti familiari, circuiti invisibili e macchine che imbottigliano la Coca Cola in Libano, Messico, Russia, Cina e nazioni più calde e movimentate del pianeta. Spesso, Alfredo dice che farebbe bene a occuparsi degli affari propri, piuttosto che dedicare soldi ed energie, senza appoggi di sorta, alla collettività locale. Ma non è sincero. Per lui, alimentare la speranza sociale degli studenti è diventato una specie di imperativo categorico. Ora, però, da Jaflos non si può più accedere a Internet, prezioso strumento di cui potevano disporre, senza costi, i ragazzi della città, perfino da tutta via Roma. Jaflos aveva creato una buona copertura per la strada, tramite tecnologia wireless, che permetteva, con apposita scheda, una navigazione libera a chiunque. La censura a Jaflos, se così vogliamo esprimerci, è “solo” l’effetto di un recente provvedimento del governo contro il terrorismo, per cui gli accessi pubblici a Internet debbono avere speciali permessi e registrare partitamene le presenze, con riconoscimento mediante documento di identità e debita annotazione su speciale registro. Lo stato di allarme giustifica certamente l’adozione di misure straordinarie. Resta pur vero che a un certo terrorismo psicologico inferto politicamente a giovani della città, c’è stata, da Jaflos, una risposta glocale pedagogicamente e politicamente interessantissima, in quanto svincolata da dipendenze d’ogni tipo.

Emiliano Morrone


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