di Claudia Azzara *
Ha ospitato Gabriel Garcia Marquez che, per festeggiare il suo ottantesimo compleanno, è tornato dopo un quarto di secolo nella sua città natale di Aracataca, la Macondo di «Cent’anni di solitudine». Un treno a vapore, color crema e celeste, che sa tanto di locomotiva d’epoca e corre lungo vecchi binari, attraverso le piantagioni di banane nella Colombia del nord.
Ogni Paese ha i suoi villaggi, i suoi paesaggi, la sua storia. E, nell’era della velocità e della tecnologia, c’è ancora chi si ferma a difendere le antiche rotaie e quei vagoni che oggi si trovano tra le stampe ingiallite dai decenni e i modellini che gli appassionati collezionano con avidità.
Tutto questo può esistere ancora, grazie al turismo ferroviario. Iniziativa e risorsa al tempo stesso, promuove l’uso delle prime strade ferrate e dei vagoni storici d’Italia, fornendo le risorse per evitarne la dismissione. Del resto, tutti i Paese industrializzati si sono dotati di linee ferroviarie, molte delle quali dal 1950 in poi sono state abbandonate e sostituite dal trasporto su strada di persone e merci.
A macchia sempre più larga, si sta diffondendo oggi il recupero degli antichi tracciati e dei «treni a vapore», cantati da Fiorella Mannoia. Diverse agenzie e associazioni organizzano eventi ed escursioni che somigliano tanto a viaggi nel tempo. Il bacino di utenza che questo settore attrae raggiunge i due milioni di persone. Viaggiatori atipici che ad una crociera o a un volo extracontinentale preferiscono un percorso alla scoperta di itinerari naturalistici o enogastronomici dai mille risvolti.
Gli amanti e i promotori delle vecchie stazioni, rappresentati da «F.T.I. - Ferrovie Turistiche Italiane», «Co.Mo.Do. - Confederazione Mobilità Dolce» e Greenways, si adoperano per salvaguardare il patrimonio ferroviario e trovare soluzioni anche per un utilizzo eco-compatibile dei tracciati che non possono più, per motivi tecnici, ospitare veri e propri convogli. In questa direzione si è parlato di ciclo-escursioni e ciclo-treni.
Un aiuto economico per il sostegno e lo sviluppo di treni d’epoca è stato inserito da Governo e Parlamento, nella Finanziaria 2008, con uno stanziamento di due milioni di euro espressamente «per il recupero delle ferrovie dismesse» che in Italia raggiungono i 5.700 chilometri. Le linee beneficiarie del fondo statale sono in tutto dodici, tra cui due nel Lazio (Roma-Fiuggi e Capranica-Civitavecchia), una in Sicilia (Valle dell’Anapo), e ancora la Rimini-Novafeltria e la ligure Ospedaletto-Sanremo.
Per dare un forte impulso alla campagna in favore del turismo ferroviario, Co.Mo.Do. ha organizzato lo scorso 2 marzo la prima Giornata Nazionale delle Ferrovie Dimenticate. Un’occasione fatta di incontri, dibattiti, mostre e visite guidate per mettere in agenda una questione che interessa il territorio, i cittadini e la storia dei luoghi. Con uno sguardo a tutto un patrimonio di impianti, ponti, stazioni e gallerie, verso cui bisogna mantenere viva l’attenzione.
* l’Unità, Pubblicato il: 07.03.08, Modificato il: 09.03.08 alle ore 20.15
Presto riattivata la Ferrovia Silana, approvato POR 2014-2020 della Regione Calabria
di Simona Stammelluti (Cosenzapost, 23 ottobre 2015) *
E’ senza dubbio una buona notizia, l’approvazione del POR 2014-2020 della Regione Calabria, contenente tra i vari progetti anche quello del ripristino della ferrovia silana per uso turistico. E così il comitato pro-strada ferrata che attraversa l’altopiano silano, si dice contento e convinto che la riattivazione arriverà nel corso di pochi anni.
A contribuire a far prendere in seria considerazione l’ipotesi del ripristino della ferrovia silana, sono state senza dubbio le iniziative messe in atto dal comitato, con la raccolta di otre 4 mila firme attraverso la petizione popolare e di 2 mila firme attraverso petizione online, nonché gli incontri istituzionali intrapresi nel corso di questi mesi.
La nota del comitato mette in risalto come “in questa direzione ha remato inoltre la giusta intuizione dell’Ente Parco Nazionale della Sila che ha colto l’occasione, con l’istanza di inserimento nel POR 2014-2020 seguita anche dall’amministrazione comunale di San Giovanni in Fiore nella persona del vicesindaco Luigi Scarcelli, ex membro del comitato, per presentare un progetto complessivo di ripristino della tratta che includesse il patrimonio immobiliare esistente - caselli, stazioni e il parco mezzi - realizzando in questo modo un piano di ampio respiro atto a garantire servizi turistici di alta qualità, soprattutto quelli legati al mondo del turismo sostenibile e dell’ecoturismo in generale”.
“Se dunque il POR presentato dall’amministrazione regionale ed appena approvato dalla Commissione Europea non ha subito variazioni - continua la nota - il progetto avanzato dall’Ente Parco e promosso dal “Comitato per la Ferrovia Silana” nella sua petizione popolare sarà presto finanziato, e rivedremo sbuffare nuovamente la mitica vaporiera 353 lungo i binari che attraversano gli incantevoli paesaggi della Sila, candidati a divenire Patrimonio Mondiale dell’Umanità UNESCO”.
Una gran bella notizia, che ripaga tutti i cittadini silani e il comitato “ferrovia silana” degli sforzi compiuti, considerate le innumerevoli energie investite, affinché la tratta ferrata silana venisse rilanciata.
Il Comitato attende adesso di conoscere nel dettaglio le misuer della programmazione POR 2014-2020 e chiede sin da subito alla Regione Calabria l’attivazione di un tavolo tecnico-istituzionale in modo tale da procedere celermente e nella piena condivisione e trasparenza, alla messa in opera del progetto.
Il comitato infine, attraverso la nota, “invita tutti i cittadini a mantenere alta l’attenzione su un’infrastruttura che ritiene sempre più vitale per il rilancio del territorio silano, per il rilancio dell’offerta turistica silana e per lo sviluppo di una mobilità sostenibile del territorio”.
Ripartire dalle ferrovie abbandonate
di Domenico Finiguerra (comune info, 15 dicembre 2014)
Tav in Val di Susa, Terzo Valico, Tav in Pianura Padana, forse anche Tav tra Napoli e Reggio Calabria. Autostrada Orte-Mestre, autostrada Bre-Be-Mi, autostrada Cremona-Mantova, autostrada tirrenica, autostrada addirittura tra Broni e Mortara. La politica è ossessionata dalla velocità e dalle nuove autostrade. E dai miliardi di euro che gli girano attorno.
Da vent’anni almeno assistiamo a show televisivi in cui si tracciano nuove vie di comunicazione. Pennarellone in mano, cartina alla lavagna e via con la fantasia! “Questo porto lo mettiamo in collegamento con questo polo logistico. Questa valle la facciamo diventare il corridoio d’accesso alla camera del mercato globale. Questo ponte finalmente unirà Scilla e Cariddi”.
Ubriachi di parole roboanti che illustrano progetti faraonici, ci siamo distratti e abbiamo perso il contatto con la realtà che ci siamo lasciati alle spalle. Non vediamo quello che abbiamo in disuso, dimenticato, dismesso. Sono le linee ferroviarie abbandonate. Ne abbiamo ben 196. Cui dobbiamo aggiungere anche le 17 linee incompiute. Alcune sono lunghe centinaia di chilometri. Altre sono brevi congiunzioni. Un reticolo carico di storia, vecchi nervi di un paese che si inerpicano su montagne, seguono coste lacustri e marittime, attraversano isole, uniscono regioni.
C’è da restare a bocca aperta nello scorrere le immagini e i tracciati che troviamo sul sito www.ferrovieabbandonate.it. Strade ferrate che ci indicano la possibile via da seguire per riprenderci importanti spazi nel settore turistico mondiale. Come il progetto costruito in Sardegna lungo la linea Mandas-Gairo-Arbatax dove è possibile affittarsi anche il treno. Oppure come le decine di percorsi ciclopedonali che si potrebbero recuperare a fini sia ricreativi che di mobilità quotidiana.
Purtroppo molte delle tratte abbandonate sono, o erano fino a pochi mesi fa, anche efficienti ed utilizzate tratte pendolari ancora efficienti. Rami morti definiti tali da strategie di impresa che hanno badato più al business che al servizio pubblico per lavoratori e studenti. Oggi sono centinaia di migliaia le persone che, da Cuneo a Reggio Calabria, sono costrette a prendere l’automobile per andare a riempire autostrade o statali, oppure ad attendere lungo le banchine treni che arriveranno tardi o proprio non arriveranno mai. A meno che...
A meno che non sia il Ciufer a prendere velocità. Il Comitato Italiano Utenti delle Ferrovie Regionali che da qualche tempo sta tessendo una rete su tutto il territorio nazionale per rivendicare e pretendere il diritto alla mobilità equa e sostenibile, per lottare contro la chiusura di altre tratte a rischio o per avere un servizio pubblico degno di questo nome. Lo trovate qui: www.ciufer.it. Per gli abbonamenti basta solo una piccola dose di buon senso.