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San Giovanni in Fiore: documento di allarme, "l’ospedale diventerà casa della salute"

L’esperto Scaffidi: «Un errore clamoroso e imperdonabile»
lunedì 14 novembre 2016.
 

A San Giovanni in Fiore circola un documento di allarme sulla riorganizzazione dei servizi sanitari. «La dirigenza dell’Azienda sanitaria provinciale di Cosenza, e forse anche una parte della politica locale sangiovannese, avrebbe l’intenzione - si legge - di spostare la postazione del 118 dal presidio ospedaliero all’ex distretto sanitario di San Giovanni in Fiore».

La parte politica in questione sarebbe riconducibile al consigliere comunale Gino Perri (Pd) e al direttore sanitario facente funzioni dell’ospedale del luogo, Antonio Nicoletti, dal 2005 al 2010 sindaco di San Giovanni in Fiore e poi renziano della prima ora, già a capo dell’unità operativa complessa di Emodialisi, di recente declassata.

Il progetto, è scritto nel documento, prevederebbe di passare in ospedale l’«assistenza specialistica ambulatoriale distrettuale», il «servizio Adi» e la «Fisiochinesiterapia».

Le linee guida regionali, ricorda lo stesso documento, vanno nella direzione opposta. «La normativa - vi si legge - sulla dislocazione delle postazioni Pet della Regione Calabria individua la sede e i requisiti strutturali, consigliandone la sistemazione, per un triage e per una continuità terapeutica ottimali, presso le struttire di pronto soccorso (ove presenti) dei presìdi ospedalieri». Infatti «le chiamate alle centrali operative del 118, per la quasi totalità dei casi, provengono dal centro abitato», per cui «ad esse bisogna fare riferimento riguardo alla logistica tecnicamente migliore, altri parametri non sarebbero attendibili e non giustificherebbero uno spostamento di un servizio così delicato».

Il documento pone l’accento, inoltre, sulla necessità di adeguamenti strutturali, nel caso in cui fosse trasferita la postazione per l’emergenza. «Lo stabile del distretto così come quello ospedaliero necessitano di adeguamenti strutturali per ospitare il 118, con il vantaggio per quest’ultimo, di trovarsi in posizione strategicamente migliore, secondo i criteri e gli standard dei servizi di emergenza territoriali del 118». Questo perché «l’ospedale di San Giovanni in Fiore è dotato - prosegue il riferito documento - di più vie di accesso, mentre il distretto sanitario ne presenta soltanto una».

«Spostare i locali dell’Adi e quelli dell’Assistenza specialistica ambulatoriale nonché quelli della Fisiokinesiterapia significherebbe - viene poi evidenziato - snaturare e privare di servizi importanti e sensibili il distretto sanitario, togliendogli la funzione di coordinare ed organizzare le varie attività in maniera adeguata, alterando i livelli essenziali di assistenza, cardini fissati e dettati dal Ministero della Salute, nell’approccio multidimensionale e multiprofessionale alla persona».

«Se la notizia fosse confermata, si tratterebbe di un errore clamoroso e imperdonabile», spiega il dottor Gianluigi Scaffidi, tra gli estensori delle linee guida regionali sulle postazioni di emergenza. «Si realizzerebbe una commistione pazzesca - avverte Scaffidi - che ingolferebbe l’ospedale di compiti e funzioni che nulla hanno a che vedere con l’assistenza ospedaliera. Tanto si è fatto per levare agli ospedali compiti non propri, e adesso si vorrebbe un’inversione di marcia?».

«Una simile riorganizzazione - sottolinea ancora Scaffidi - è proprio diametralmente opposta alla proposta di legge di iniziativa popolare redatta con il collega Tullio Laino e promossa dal Movimento 5 stelle, la quale separa una volta per tutte le aziende ospedaliere dalle aziende territoriali, in quanto erogano attività e prestazioni del tutto distinte. A dirla in modo chiaro si trasforma l’ospedale di San Giovanni in Fiore in casa della salute, cosa contro la quale si battono i sangiovannesi fin dall’inizio del piano di rientro».

Che cosa ne penserà di questa nuova la politica nostrana? Avrà fatto una riflessione nel merito? Sarà stata informata? Si tratta di una notizia falsa, benché proveniente dall’interno dell’Asp, oppure la frittata è bell’e pronta e mancano solo gli atti finali? Quali sarebbero gli obiettivi del riassunto spostamento, se vero? Bisognerebbe accontentare qualche fedele a discapito dei servizi e del diritto alla salute?

Che cosa ne pensa il Consiglio comunale, a lungo silenzioso in tema di sanità? Si vorrebbe illusoriamente rivitalizzare in modo del tutto improprio ed improduttivo l’ospedale, sicché la popolazione gioisca della mera apparenza? Si starebbe preparando la trasformazione dell’ospedale in casa della salute, per il gaudio dei ministri vigilanti e dei commissari per il rientro dal disavanzo sanitario della Calabria?

Sarebbe, la nuova, il giusto complemento dopo la consulenza al Sacco per la chirurgia tiroidea, che finora ha prodotto, per quanto dichiarato dal consigliere comunale Antonio Lopez, «zero interventi dal 5 settembre scorso»?

Emiliano Morrone

emilianomorrone(at)gmail.com

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