Ansa» 2009-04-06 18:53
SISMA ABRUZZO: OLTRE 100 MORTI, SEI STUDENTI ESTRATTI VIVI
ROMA - Il bilancio ufficiale del terremoto che la scorsa notte ha colpito l’Abruzzo è secondo i soccorritori di 108 vittime accerate. I feriti sono circa 1.500, mentre gli sfollati potrebbero essere oltre i 70mila. Le scosse di assestamento continuano a succedersi a intervalli di tre cinque minuti. Dopo le più intense, di magnitudo di 4,6 e 3,5 avvenute rispettivamente alle 4,37 e alle 10,30 del mattino, un’altra forte scossa, di magnitudo 3,2, è stata registrata alle 13,14. Pochi minuti fa un’altra scossa a L’Aquila, di magnitudo 4,1, durata circa tre secondi. Morto uno studente nel crollo della Casa dello Studente, mentre sei ragazzi sono stati estratti vivi.
SOCCORSI: Le colonne provenienti da tutta Italia stanno confluendo sulle cittadine colpite dal terremoto. E’ anche una lotta contro il tempo per allestire le tendopoli prima che cominci a piovere. Intanto sulle zone terremotate si è abbattuta una violenta grandinata. Potrà ospitare circa 2.000 persone la tendopoli in allestimento presso il campo sportivo della frazione di Paganica, dove la scossa ha provocato sei vittime tra cui un bambino. A L’Aquila al momento, ha spiegato il presidente della Regione Chiodi, sono stati allestiti 5 punti raccolta: allo stadio Fattori, allo stadio Acquasanta, a piazza D’Armi, nella Caserma Rossi e a Centicolella. Chiodi ha poi aggiunto che in questi punti sono già attivi i punti di assistenza sanitaria e sono già iniziati i trasferimenti per gli sfollati sugli alberghi della costa, dove potranno andare circa 10 mila persone. Una corsa contro il tempo quella della Federalberghi Abruzzo che deve rispondere ad una prima richiesta della Protezione Civile nazionale, fatta attraverso quella regionale, e reperire per questa sera quattromila posti letto e relativi pasti.
"Mi sono trovato di fronte ad una scena orribile di morti e macerie" ha detto il capo della Polizia, prefetto Antonio Manganelli dopo essere arrivato in Abruzzo nelle zone colpite dal terremoto. Manganelli ha anche sottolineato che i soccorsi sono stati attivati con "tempestività che la situazione impone" e che "migliaia di uomini delle forze dell’ordine sono impegnati ora nel lavoro di soccorso". Ammonta complessivamente a 1.640 unità il personale dei vigili del fuoco inviato in Abruzzo per l’emergenza terremoto. Inviati anche 677 mezzi. Sono stati istituiti cinque centri operativi misti: L’Aquila, San Demetrio, Pizzoli, Rocca di Mezzo e Paganica. Presenti sul posto 71 unità Saf (speleo-alpino-fluviali) e 31 unità cinofile.
Allestiti 4.320 posti letto e 15 gruppi elettrogeni per tendopoli. Tre sono i campi base: all’Aquila, Barisciano e Bazzano. La Marina Militare sta collaborando ai soccorsi dei terremotati in Abruzzo. A questo scopo ha messo a disposizione 8 elicotteri con relativi equipaggi e tecnici; sette sono a Pratica di Mare a disposizione della Protezione civile e un elicottero EH 101 è all’aeroporto di Preturo (L’Aquila) impegnato nell’evacuazione dei feriti. Da Brindisi poi è in partenza una cucina da campo capace di produrre 4 mila pasti al giorno. Inoltre, la Marina militare ha fornito una camera iperbarica mobile di Comsubin, il Comando incursori, con staff medico e tecnico pronta per invio dove richiesto.
Nelle zone colpite dal sisma, oltre a geometri e ingegneri, servono con urgenza tecnici amministrativi in grado di svolgere tutte le procedure straordinarie, per esempio la requisizione di un’area, necessarie per far fronte alla situazione. Dall’Umbria sono pronti a partire 150 tecnici, ed un altro numero significativo dovrebbe partire dalle Marche. Alcune persone sono state fermate e condotte in questura perché ritenute responsabili di episodi di sciacallaggio.
TRASPORTI: Alle 17.15 è ripresa la circolazione dei treni fra L’Aquila e Terni. Lo comunica Ferrovie indicando che "in aggiunta ai treni di servizio ordinario" sono state messe a disposizione "8 automotrici leggere per un incremento dei servizi fra Terni e L’Aquila". Resta chiusa al passaggio dei treni, "per il completamento degli accertamenti tecnici", la linea Sulmona-L’Aquila.
SI SCAVA TRA I PIANTI
C’e’ chi chiede il silenzio improvviso - in ansia - per dare segnale ai soccorritori: si cerca di carpire, di ’’scavare con le orecchie’’, tra quei blocchi di cemento e mattoni che potrebbero nascondere qualche vita in cerca di uno spiraglio di uscita. Ma e’ il pianto di qualche familiare che rida’ il segnale al rumore delle macchine escavatrici, alle braccia instancabili di tutti quelli che tra queste macerie sudano e imprecano per strappare alla morte qualche altro abitante sorpreso nel sonno da questa immane tragedia.
Si continua a scavare all’Aquila in almeno cinque punti critici della citta’ dove intere palazzine sono venute giu’ come castelli di sabbia imprigionando tutto e tutti. Soprattutto gli universitari, i cui parenti adesso assistono chi in lacrime, chi con lo sguardo fisso, chi inebetito, al lavoro dei soccorritori. Si cerca perfino nello squillo dei cellulari, come traccia o segnale che avvicini i soccorritori ai corpi.
La scena di disperazione e l’intervento di squadre tecniche di speleologi, si cerca di andare a conquistare qualsiasi anfratto tra le macerie dove si spera possano essere state create delle camere d’aria che possano salvare gli abitanti dei palazzi. Le ricerche sono frenetiche, non si riesce ancora a definire bene il numero delle persone sepolte, e per questo si cerca di carpire qualsiasi dettaglio o informazione ad amici, conoscenti e familiari. Ed e’ ancor piu’ drammatico quando dalle macerie i bracci meccanici delle ruspe tirano via tra colonne di cemento armato e termosifoni anche i lettini di inermi bambini.
PRESIDENTE PROVINCIA, ATTI SCIACALLAGGIO: TRE FERMATI Alcune persone sono state fermate e condotte in questura perche’ ritenute responsabili di episodi di sciacallaggio. Non si conoscono ancora i particolari di questi episodi.
La denuncia di episodi di scaicallaggio era partita dal presidente della Provincia dell’Aquila, Stefania Pezzopane, secondo cui gli episodi di sciacallaggio si sono verificati sia nel centro dell’Aquila, che nei paesini della provincia.
SCUOLE CHIUSE A OLTRANZA, AVVIATE VERIFICHE Chiuse a oltranza le scuole nelle zone colpite dal sisma. A confermarlo il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini. L’incolumita’ degli studenti e’ la prima preoccupazione e dunque le scuole in Abruzzo riapriranno soltanto quando saranno state fatte tutte le verifiche necessarie, ha sottolineato il ministro.
’’Come ha detto anche il presidente Berlusconi, prima viene la sicurezza dei ragazzi, poi la didattica’’ e dunque chiusura a oltranza, ha affermato Mariastella Gelmini esprimendo solidarieta’ e vicinanza agli studenti, alle famiglie e a tutti i cittadini colpiti da questa terribile calamita’. Gia’ nei giorni scorsi, a causa dello sciame sismico, le scuole dell’Aquila erano rimaste chiuse per due giorni e a conclusione delle verifiche tecniche, che avevano riguardato una sessantina di edifici, erano state dichiarate inagibili due edifici scolastici.
Dall’unita’ di crisi costituita presso il ministero delle Infrastrutture per verificare lo stato degli edifici scolastici in Abruzzo sono gia’ partiti gli accertamenti. E’ difficile per il momento stilare un bilancio complessivo dei danni, cosi’ come e’ prematuro ipotizzare una data per la ripresa delle lezioni. Scuole chiuse a scopo precauzionale anche in Molise per consentire verifiche strutturali sugli immobili.
VIOLENTO SISMA ALL’AQUILA: ALMENO 92 MORTI E MOLTI DISPERSI
ROMA - E’ di 92 morti accertati il nuovo bilancio del terremoto in Abruzzo, secondo quanto riferiscono all’ANSA fonti dei soccorritori. Il premier Silvio Berlusconi che si trova all’Aquila ha annunciato che sono al momento 1.500 le persone rimaste ferite nei crolli.
Non sono stati diffusi i dati sui dispersi, mentre migliaia sono gli sfollati. La scossa, alle 3.32, di magnitudo 5,8 a 8,8 km di profondita’, ha avuto come epicentro una zona al nord de L’Aquila. Decine le scosse che sono seguite avvertite dalla popolazione. In moto la macchina dei soccorsi da tutta Italia, firmato decreto per emergenza nazionale, questa sera consiglio dei ministri straordinario.
VITTIME: sono 92 finora i morti accertati. Ma il tragico conto e’ destinato salire viste le drammatiche condizioni dei centri storici colpiti dal sisma. Non si conoscono ancora il numero dei feriti e dei dispersi.
Sono almeno 26 i Comuni interessati in modo ’’serio’’ dal terremoto, e i danni riscontrati, i crolli di case vecchie, ma abitate e addirittura di almeno quattro palazzi, letteralmente implosi all’Aquila, fanno temere che il numero delle vittime sia destinato a salire e che sia possibile determinarlo solo tra molto tempo. In molti paesi come Santo Stefano di Sessanio, Castelvecchio Calvisio, San Pio, Villa Sant’Angelo, Fossa, Ocre, San Demetrio ne’ Vestini e i centri dell’Altopiano delle Rocche, sono distrutte moltissime abitazioni del centro storico, mentre presentano danni costruzioni piu’ recenti e anche in cemento armato.
La situazione piu’ drammatica e’ nel capoluogo e in alcune delle sue frazioni, come Onna, quasi rasa completamente al suolo, e Paganica, dove sono gia’ state registrate numerose vittime. Nel centro storico dell’Aquila vi sono numerosi crolli, moltissimi edifici lesionati e alcuni palazzi non antichi crollati completamente.
Particolarmente complicata la situazione all’ospedale dell’Aquila, a sua volta lesionato in alcune parti dalle scosse sismiche. Le linee ferroviarie principali, riferiscono le Ferrovie dello Stato, sono tutte operative, mentre sono in atto gli accertamenti sulle linee regionali. Le infrastrutture centrali di Telecom Italia, sia nella telefonia fissa che in quella mobile, non hanno subito danni nel terremoto della notte scorsa in Abruzzo. In corso controlli sulle autostrade.
SOCCORSI: Il presidente del Consiglio ha annunciato la firma di stato di emergenza nazionale. Il Consiglio dei Ministri e’ convocato per questa sera alle 19.00 a Palazzo Chigi. Colonne di soccorso sono in viaggio praticamente da tutta Italia. Dal Lazio sono partite intorno due colonne di uomini e mezzi della Protezione civile della Regione. Circa 40 le squadre con piu’ di 200 volontari che hanno raggiunto l’Abruzzo, altrettante sono pronte ad operare.
Partita anche una task force vicentina, con una decina di uomini e quattro automezzi, mentre tra qualche ora si muoveranno anche 100 volontari alpini. Dalla Toscana partira’ la prima colonna mobile di soccorso che dispone di strutture di soccorso, cucina da campo, servizi igienici, coperte e tende per 160 posti letto. Partiranno da Legnano (Milano) per L’Aquila 50 persone della Protezione Civile della Lombardia, con un centro polifunzionale e una tendopoli per 250 sfollati. In corso in tutta la regione il monitoraggio degli edifici scolastici danneggiati dal sisma. Tredici minori dell’Istituto penale minorile dell’Aquila stanno per essere trasferiti in altre sedi.
L’AQUILA. Centinaia di persone in strada, accampata nelle piazze, nei parcheggi dei supermercati, anche nei campi sportivi. E, purtroppo, anche morti in strada, cadaveri estratti dalle macerie dei palazzi crollati e adagiati in terra coperti da un lenzuolo. Per le strade vagano decine di giovani, vecchi e donne, molti con delle coperte sulle spalle, altri ancora in pigiama; i volti tirati, lo sguardo ancora impaurito dopo la scossa, violentissima, di questa notte.
E a rendere ancora più difficile le situazione delle migliaia di sfollati, le continue scosse di assestamento: l’ultima in mattinata che ha fatto crollare diversi cornicioni e cadere tegole. In piazzale Paoli all’Aquila, in una zona centrale della città, uno stabile di quattro piani è venuto tutto giù: dentro vi erano numerose stanze date in affitto a studenti, dal momento che il capoluogo abruzzese è sede di un ateneo.
Tre giovani sono stati estratti vivi dalle macerie. Per un quarto non c’è stato nulla da fare. Ricerche frenetiche sono in corso tra Vigili del Fuoco, protezione civile, carabinieri. Tribunale evacuato perché inagibile ad Avezzano (L’Aquila). Tutti i dipendenti sono ora fuori il palazzo. Il sindaco Antonio Floris, intanto, ha disposto la chiusura di tutti gli uffici pubblici in città.
EDIFICI EVACUATI ANCHE FUORI ABRUZZO Una palazzina in cemento armato, con gravi lesioni strutturali, è stata evacuata la scorsa notte dai Vigili del Fuoco di Sora, in via Marsicana, nel territorio di Sora. La scossa sismica che ha avuto come epicentro l’Aquila è stata avvertita in tutta la zona del Frusinate ed in particolare nella valle di Comino, che è proprio a ridosso di Avezzano e dell’Aquila.
SI SCAVA TRA SILENZIO E PIANTI C’e’ chi chiede il silenzio improvviso - in ansia - per dare segnale ai soccorritori: si cerca di carpire, di ’’scavare con le orecchie’’, tra quei blocchi di cemento e mattoni che potrebbero nascondere qualche vita in cerca di uno spiraglio di uscita. Ma e’ il pianto di qualche familiare che rida’ il segnale al rumore delle macchine escavatrici, alle braccia instancabili di tutti quelli che tra queste macerie sudano e imprecano per strappare alla morte qualche altro abitante sorpreso nel sonno da questa immane tragedia.
Si continua a scavare all’Aquila in almeno cinque punti critici della citta’ dove intere palazzine sono venute giu’ come castelli di sabbia imprigionando tutto e tutti. Soprattutto gli universitari, i cui parenti adesso assistono chi in lacrime, chi con lo sguardo fisso, chi inebetito, al lavoro dei soccorritori. Si cerca perfino nello squillo dei cellulari, come traccia o segnale che avvicini i soccorritori ai corpi.
La scena di disperazione e l’intervento di squadre tecniche di speleologi, si cerca di andare a conquistare qualsiasi anfratto tra le macerie dove si spera possano essere state create delle camere d’aria che possano salvare gli abitanti dei palazzi.
Le ricerche sono frenetiche, non si riesce ancora a definire bene il numero delle persone sepolte, e per questo si cerca di carpire qualsiasi dettaglio o informazione ad amici, conoscenti e familiari. Ed e’ ancor piu’ drammatico quando dalle macerie i bracci meccanici delle ruspe tirano via tra colonne di cemento armato e termosifoni anche i lettini di inermi bambini.
La frazione dell’Aquila quasi rasa al suolo: si temono 50 morti su 400 abitanti
Tra i corpi quelli di due fidanzati in fuga d’amore. Si scava dove si sentono voci
Una fila di bare davanti alle macerie il piccolo borgo di Onna non c’è più
di GIUSEPPE CAPORALE *
ONNA (L’Aquila) - E’ l’odore del terremoto. Quel terribile velo di polvere che stagna nell’aria e avvolge tutto. Qui ad Onna non riesce a coprire lo scenario apocalittico della piccola frazione del Comune dell’Aquila uscita come da un bombardamento. Onna non c’è più. E’ una unica distesa di macerie, tra le quali non si riescono quasi a distinguere le linee dei vicoli del paese, e di macchine coperte di fango. La stima nessuno vuole dirla quasi a non volerla rendere ufficiale, ma in troppi pensano che dei quattrocento abitanti cinquanta siano morti.
Anche i soccorritori, a tratti, sembrano gettare la spugna: si scava soprattutto dove si sentono voci da sotto le macerie o dove si pensa di poter trovare qualcuno ancora vivo.
Al confine del borgo, su un prato tra due cavalli che brucano, la fila di dieci bare circondate da parenti che quasi non piangono più, per i loro morti allineati nella improvvisata camera ardente e per quelli che temono seppelliti per sempre sotto le montagne di macerie che fanno da sfondo.
Attoniti, davanti ai corpi di due fidanzati, i parenti che hanno perso due giovani e - insieme - hanno scoperto la loro fuga d’amore. Erano scappati a Onna di nascosto dai genitori, sono morti insieme. E insieme sono morti altri due ragazzi di 18 e 16 anni, figli di Giustino Parisse, giornalista del "Centro" di Pescara.
In ginocchio, davanti al paese crollato, la presidente della Provincia Stefania Pezzopane che si è appena lasciata alle spalle le macerie della sua casa dell’Aquila. Cerca di consolare tutti e ripete: "Troppi allarmi non ascoltati, questa è una tragedia annunciata"
* la Repubblica, 6 aprile 2009
Messaggio di Mattarella nell’XI° anniversario del terremoto de L’Aquila*
Il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha inviato al Sindaco de L’Aquila, Pierluigi Biondi, il seguente messaggio:
«Il ricordo della notte del 6 aprile di undici anni or sono è impresso con caratteri indelebili nelle menti e nei cuori dei cittadini de L’ Aquila e di tutti gli italiani. Un terribile terremoto portò morte e devastazioni, gettò numerose famiglie nella sofferenza e talvolta nella disperazione, rese inaccessibili abitazioni, edifici, strade, costringendo a un percorso fortemente impegnativo, prima di sopravvivenza, poi di ricostruzione.
Nel giorno dell’anniversario desidero rinnovare i sentimenti di vicinanza e solidarietà a tutti gli aquilani, a quanti nei paesi e nei borghi limitrofi hanno condiviso sia quei momenti tragici sia gli affanni della ripartenza, ai nostri concittadini di numerosi altri territori del Centro Italia che, nel breve volgere di pochi anni, si sono trovati a vivere drammi analoghi e ora sono impegnati, come a L’Aquila, per restituire a se stessi e all’Italia la pienezza della vita sociale e i valori che provengono dalla loro storia.
La ricorrenza di quest’anno si celebra in un contesto eccezionale, determinato da una pericolosa pandemia che siamo chiamati a fronteggiare con tutta la capacità, la responsabilità, la solidarietà di cui siamo capaci. Un’emergenza nazionale e globale si è sovrapposta a quell’itinerario di ricostruzione che gli aquilani stanno percorrendo, che ha già prodotto risultati importanti ma che richiede ancora dedizione, tenacia e lavoro.
La ricostruzione de L’Aquila resta una priorità e un impegno inderogabile per la Repubblica. I cittadini hanno diritto al compimento delle opere in cantiere, al ritorno completo e libero della vita di comunità, alla piena rinascita della loro città.
Di fronte agli ostacoli più ardui possiamo avere momenti di difficoltà ma l’Italia dispone di energia, di resilienza e di una volontà di futuro che ha radici antiche e che, nei passaggi più difficili della nostra storia, è sempre stata sostenuta da una convinta unità del popolo italiano. Oggi questo senso di solidarietà e di condivisione rappresenta un patrimonio prezioso a cui attingere per superare l’emergenza di questi giorni».
*
Fonte: Sito della Presidenza della Repubblica, Roma, 06/04/2020
IL CASO. Si chiama "Anno Zero" e si basa su un famoso testo teatrale dell’autore francese scritto nel lager: la vita rinasce dalle macerie
Sartre e il Messia: l’altro film sull’Aquila
Alcune scene sono state girate nella Basilica di Collemaggio.
Regista e protagonista è Nilo Vallone: la tragedia del terremoto è rivissuta ridando spazio alla speranza
DALL’AQUILA ANDREINA SIRENA (Avvenire, 11.05.2010)
Il terremoto aquilano sembra ispirare recentemente più di una cinepresa. Mentre sta per affollare le sale Draquila con l’obiettivo puntato sulla classe politica e sul suo presunto ’vampiraggio’ verso i terremotati,
Anno Zero di Milo Vallone affronta la tragedia dell’Aquila da un punto di vista originale e spiritualmente intenso. Il film prende le mosse dal testo teatrale di Sartre, Bariona o figlio del tuono, elaborato durante il periodo di detenzione del filosofo nel campo di concentramento di Treviri nel ’40, durante l’occupazione tedesca della Francia. Scritto sulla spinta di alcuni cattolici prigionieri con lui nel campo, è ritenuto uno dei testi letterari più alti sulla Natività. Attraverso la storia di Bariona, il regista abruzzese ha voluto analizzare la fenomenologia della catastrofe nell’animo umano.
Bethaur è un misero villaggio della Giudea, vicino Betlemme. Il governo romano ha appena deciso di aumentare le imposte a sedici dracme segnandone la definitiva rovina. Bariona, capo di questa esigua comunità, esasperato dalle richieste del governo oppressore, invita il popolo all’autoestinzione attraverso la sterilità, imponendo l’aborto persino a sua moglie. Mettere al mondo bambini vorrebbe dire infatti perpetuare schiavitù per il nemico politico.
Nella pellicola Bariona (interpretato magistralmente dallo stesso Milo Vallone) inasprisce il proprio dolore tramutandolo in odio e rimorso. Ieratico e inflessibile nel suo scetticismo, tradisce uno sguardo pieno di un mistero che non vede risposta, come chi custodisce una verità che fatica a tornare a galla.
Siamo nell’anno zero, il giorno prima della nascita di Cristo. Accanto al villaggio sta per accadere qualcosa che cambierà il corso della storia. Una scena raccoglie alcuni pastori attorno al fuoco che raccontano di strani odori nell’aria. Odori di germogli come un’imminente celebrazione di primavera. E’ il sentore di una rinascita in pieno inverno. Mentre si attende la fine giurando di non procreare, un avvenimento è nell’aria ma, ostinatamente, Bariona sceglie di non riconoscerne i segni. Non chiederà grazia, non si piegherà, la sua dignità andrà a convergere nell’odio perché «contro un uomo libero Dio non può nulla» e «il Messia non verrà mai poichè la vita è una caduta interminabile dove precipitiamo in un’infame vecchiezza».
Ma il film, pertinente al testo, non suggella il trionfo di questo stato d’animo e dice a tutti che una rinascita è possibile. L’incontro col re magio Baldassarre e lo sguardo di Giuseppe verso suo figlio apriranno il cuore di Bariona ad un’insolita opzione fino a portarlo al sacrificio di se stesso in nome di una promessa più grande della rivolta. Un tortuoso cammino interiore conduce dunque il protagonista da un’ostinata negazione di un senso alla domanda sulla speranza, fino all’inaspettato miracolo della fede, lasciato coincidere col giorno della nascita di Cristo. La minaccia della distruzione fisica e morale non diventa vittimismo, non sfocia nella rivolta o nella rassegnazione.
Il prologo e l’epilogo della pellicola, affidati ad Edoardo Siravo, sono stati girati nella Basilica di Collemaggio, nel capoluogo abruzzese. La fede non a caso risorge tra le rovine e le macerie di un popolo, a ricordare che l’uomo non è la sua sofferenza e la sua dignità non consiste nella disperazione. Milo Vallone, ispirato dal testo di Sartre, decide di non attardarsi sul terrore e sull’odio che una catastrofe porta con sé. Lascia alle spalle le rivendicazioni politiche per assegnare un senso più alto alle vicende umane. La vicinanza ossessiva della macchina da presa sui piedi scalzi e sugli sguardi rivela la volontà di un procedere nel cammino, di un monito a non fermarsi. Il gran teatro del mondo ferito da una catastrofe così immane diviene così luogo in cui riflettere sull’uomo e concedere l’infrazione alla speranza.
Il film del regista abruzzese, in bianco e nero, ricorda il cinema nordico di Dreyer (la disperazione della morte e l’inaspettato miracolo di Ordet ). C’è dentro l’angoscia kafkiana e l’alienazione dell’individuo tanto cara a Bergman, con una certa fissità ed espressività di sguardo che evocano invece il Vangelo pasoliniano. I volti (sia quelli delle comparse popolari che degli attori professionisti abruzzesi) sono convincenti. La bellezza è quella degli occhi e dei segni e non delle chirurgie estetiche. Il budget scarno e l’apparente semplicità di ripresa vanno a favore della forza evocativa del testo e della grandezza del contenuto. Il film, che uscirà a breve in dvd, sta girando in Italia con una distribuzione non convenzionale, in una sorta di tournée presentata del regista stesso.
L’Aquila, ecco la lista dei crolli annunciati Uno studio del 2006: 137 palazzi a rischio
«Il Centro» recupera l’elenco dei palazzi con «criticità strutturali», molti dei quali sono stati rasi al suolo dalla scossa del 6 aprile. E’ l’elenco del rischio previsto già da uno studio del 2006. La Casa dello studente ad esempio aveva criticità strutturali del cemento. La Regione lo ha oscurato sul proprio sito, il Centro lo ha recuperato, la procura lo acquisisce per l’inchiesta sull’allarme prima ignorato e poi insabbiato
di Lorenzo Colantonio *
L’AQUILA. Ecco la lista dei crolli annunciati, ecco l’elenco dei 137 palazzi pubblici dell’Aquila con «criticità strutturali», molti dei quali erano fragili come cartapesta e sono stati rasi al suolo dalla scossa del 6 aprile. E’ l’elenco del rischio previsto già dal 2006. La Regione lo ha oscurato sul proprio sito, il Centro lo ha recuperato, la procura lo acquisisce per l’inchiesta sull’allarme prima ignorato e poi insabbiato.
E’ all’ultimo posto della lista la Casa dello studente: 8 morti e cuore dell’inchiesta del procuratore Rossini e del sostituto Picuti.
LA MAPPA Gli edifici a rischio sisma e i danni subiti
ECCO LA PROVA. Nell’elenco «oscurato» si legge chiaramente che l’immobile di via XX Settembre presentava: «Criticità strutturali del cemento armato».
In un altro file, ripescato nel sito della Regione, compare anche una cifra: un milione e 470 mila euro. Era l’ingente somma consigliata per adeguare l’immobile: per farlo diventare a prova di sisma.
SI SAPEVA DA TRE ANNI. La fragilità del palazzo era nota già tre anni fa quando la società Abruzzo Engineering, ex Collabora Engineering, riconsegna alla Regione un vasto e costoso studio, richiesto dalla Protezione civile Abruzzo, sul «Sistema informatico per la gestione degli edifici e delle opere infrastrutturali strategiche», cioè su immobili pubblici frequentati da moltitudini di cittadini.
Erano palazzi da tenere sotto controllo, da tutelare, come la Casa dello studente che, nel sito, compare com’era prima del crollo, con i suoi 4 piani rasi al suolo dal terremoto delle 3.32.
ANCHE DUE FOTO. Era una bella giornata di sole quando il tecnico della società Abruzzo Engineering, all’epoca presieduta da Lamberto Quarta, ex segretario dell’ex presidente della Regione, Ottaviano Del Turco, scatta le due fotografie che pubblichiamo nella tabella di questa pagina e che la procura acquisirà insieme con le altre centinaia di informazioni contenute nel sito dei crolli annunciati, e tornate alla luce grazie all’indagine del Centro.
Informazioni come il file su palazzo Carli, di piazza Rivera, anch’esso ridotto a un cumulo di macerie. Anch’esso catalogato con gravi «criticità strutturali».
I LAVORI CONSIGLIATI. Abruzzo-Collabora Engineering suggerisce, nel caso di palazzo Carli, di eseguire interventi di consolidamento per 5 milioni e 280 mila euro. Oppure l’ospedale San Salvatore che, nella tabella, riassumiamo per motivi di spazio in una sola riga, ma che nel documento di oltre 400 pagine ripescato da un server, che fino a tre giorni fa era inaccessibile, viene passata ai raggi X. Reparto per reparto, ciascuno dei quali ha lo stesso verdetto: criticità strutturali del cemento armato.
LA CIFRA RECORD. Sommando, sempre reparto per reparto, i costi dei lavori consigliati per l’ospedale si arriva alla cifra record di 50 milioni di euro. Con accanto una postilla che non è di poco conto, perché lo studio quantifica anche l’importo finanziabile per l’adeguamento della struttura, un importo pari a oltre la metà della somma che si sarebbe dovuto spendere. Ma a vederlo ora l’ospedale, con l’insegna precipitata, le crepe a forma di croce di Sant’Andrea su tutte le facciate e quelle 13 colonne tirate su con cemento depotenziato, ci si chiede perché il costoso studio sia rimasto un file oscurato.
Lo stesso discorso vale per tutte le sedi di facoltà universitarie, come l’edificio di via Assergi raso al suolo; la facoltà di Economia, crollata per metà; Ingegneria e Scienze della Formazione oppure Lettere, che aveva sede nel palazzo Camponeschi, sparita tra le macerie. Anche se in questi ultimi tre casi si scopre che lo studio commissionato alla società mista, pubblico e privato, che in Abruzzo si occupa di ambiente e territorio, ha il volto di una Cassandra distratta perché accanto alla frase «criticità del cemento armato» non c’è scritto «sì», anche se poi vengono consigliati lavori per 15 milioni di euro.
LE ALTRE GAFFE. Identica è la contraddizione che riguarda altre due strutture pubbliche ferite, spazzate via dal sisma: il palazzo del Governo e la Provincia. Il terremoto non ha dato scampo a entrambi, la prefettura è diventata l’immagine simbolo della devastazione. Ma se vai a leggere tra le righe della lista dei crolli annuciati scopri che in nessuno dei due casi venivano evidenziate «criticità strutturali».
E’ una sorta di giallo nel giallo, anzi nella catastrofe. Così come viene totalmente ignorato dalla studio di Abruzzo Engineering il palazzo di giustizia, il primo a essere stato sequestrato dalla procura dell’Aquila.
IL CAPITOLO DE AMICIS. E’ la scuola della strage evitata, leggendo la relazione scritta nel 2006 che la riguarda diventa anche la scuola del miracolo, della tragedia scampata per chissà quanti anni.
Sotto il titolo «Edilizia scolastica e rischi territoriali» infatti si legge: «Al momento del sopralluogo sulla struttura portante si è rilevato una fessura estesa per il 30 per cento del complesso scolastico e un livello massimo del danno valutato di grave entità (...) Si consiglia pertanto di tenere la scuola De Amicis sotto attento e costante controllo per evidenziare le evoluzioni delle lesioni». Sì, è stato proprio un miracolo.
Ansa» 2009-04-28 13:40
IL PAPA ALL’AQUILA: SUBITO SOLUZIONI CONCRETE PER SFOLLATI
L’AQUILA -Il papa ha auspicato che in Abruzzo si possa "andare avanti uniti e ben coordinati" e "così si possano attuare quanto prima soluzioni efficaci per chi oggi vive nelle tendopoli". Lo ha detto nel piazzale della scuola della Guardia di Finanza a Coppito (L’Aquila), dove ha ringraziato amministratori e soccorritori.
Ad attendere il pontefice a Coppito, c’erano, fra gli altri l’arcivescovo dell’Aquila Giuseppe Molinari, il sindaco Massimo Cialente, il presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi, amministratori degli altri comuni terremotati, militari e soccorritori. "Nominarle tutte mi sarebbe difficile - ha detto - ma a ciascuno vorrei far giungere una speciale paroladi apprezzamento. Grazie di ciò che avete fatto e soprattutto dell’amore con cui l’avete fatto. Grazie dell’esempio che avetedato. Andate avanti uniti e ben coordinati, così che si possano attuare quanto prima soluzioni efficaci per chi oggi vive nelletendopoli. Lo auguro di cuore - ha concluso - e prego per questo". Questa sua frase è stata a lungo applaudita.
"E’ stato assai toccante, per me, pregare davanti alla Casa dello studente, dove non poche giovani vite sono state stroncate dalla violenza del sisma". Lo ha confidato il papa davanti alla Scuola della Guardia di Finanza di Coppito, dove incontra volontari, popolazione e personale impegnato nel soccorso ai terremotati, tra cui Protezione civile e Vigili del Fuoco.
IL PAPA AD ONNA: ORA CASE E CHIESE SOLIDE - Gli abruzzesi, anche in nome delle persone morte sotto le macerie, "attendono di veder rinascere questa loro terra, che deve tornare ad ornarsi di case e di chiese, belle e solide". Lo ha detto il papa nel suo discorso alla tendopoli di Onna (L’Aquila), prima tappa della sua visita ai luoghi più colpiti dal sisma del 6 aprile.
"Sono venuto di persona in questa vostra terra splendida e ferita, che sta vivendo giorni di grande dolore e precarietà", "vi sono stato accanto fin dal primo momento, dalla prima scossa che ha causato quasi 300 vittime", "vorrei abbracciarvi con affetto ad uno ad uno".
"La Chiesa tutta - ha aggiunto Benedetto XVI - è qui con me, desiderosa di aiutarvi nel ricostruire case, chiese, aziende crollate o gravemente danneggiate dal sisma. Ho ammirato il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato anche questa dura prova, manifestando grande volontà di non cedere alle avversità. Non é infatti il primo terremoto che la vostra regione conosce. C’é in voi una forza d’animo che suscita speranza. Molto significativo, al riguardo, è un detto caro ai vostri anziani: Ci sono ancora tanti giorni dietro il Gran Sasso".
Una "risposta concreta", ha detto, "passa attraverso la nostra solidarietà che - ha rimarcato - non può limitarsi all’emergenza iniziale, ma deve diventare un progetto stabile e concreto nel tempo". E per questo ha incoraggiato "istituzioni e imprese, affinché - ha auspicato - questa città e questa terra risorgano". .
TAPPA NELLA BASILICA DI COLLEMAGGIO - Benedetto XVI ha fatto sosta nella basilica di Collemaggio, in preghiera davanti alle spoglie di Celestino V, tra le macerie e i pilastri imbragati nella basilica, nella quale é parzialmente crollata la navata centrale. Circondato dai vigili del fuoco e assistito dal segretario mons. Georg Gaenswein il papa ha posto il suo pallio sulla teca che contiene le spoglie di Celestino V.
DAVANTI ALLA CASA DELLO STUDENTE - Benedetto XVI ha fatto una sosta presso la casa dello studente dell’Aquila, dove ha incontrato alcuni ragazzi sopravvissuti alla scossa del 6 aprile, che tante morti ha provocato proprio tra i giovani che studiavano all’ateneo aquilano.
LA PREGHIERA DI BENEDETTO XVI - Ecco il testo integrale della preghiera di Benedetto XVI: "Affidiamo questi nostri cari a Te, Signore, sapendo che ai tuoi fedeli Tu non togli la vita ma la trasformi,e nel momento stesso in cui viene distrutta la dimora di questo nostro esilio sulla terra, Ti preoccupi di prepararne una eterna ed immortale in Paradiso.Padre Santo, Signore del cielo e della terra,ascolta il grido di dolore e di speranza,che si leva da questa comunità duramente provata dal terremoto! E’ il grido silenzioso del sangue di madri, di padri, di giovani e anche di piccoli innocenti che sale da questa terra.Sono stati strappati all’affetto dei loro cari,accoglili tutti nella tua pace, Signore, che sei il Dio-con-noi,l’Amore capace di donare la vita senza fine.Abbiamo bisogno di Te e della Tua forza,perché ci sentiamo piccoli e fragili di fronte alla morte;Ti preghiamo, aiutaci, perché soltanto il Tuo sostegno può farci rialzare e indurci a riprendere insieme,tenendoci fiduciosi l’un l’altro per mano, il cammino della vita.Te lo chiediamo per Gesù Cristo, nostro Salvatore,in cui rifulge la speranza della beata risurrezione. Amen!".
La visita in un martedì di maltempo. Il trasferimento dal Vaticano
previsto in elicottero, ma a causa di nebbia e pioggia è avvenuto in auto
Il papa alla tendopoli di Onna
"Ora si costruiscano case solide" *
L’AQUILA - Gli abruzzesi, anche in nome delle persone morte sotto le macerie, "attendono di veder rinascere questa loro terra, che deve tornare ad ornarsi di case e di chiese, belle e solide". Lo Benedetto XVI nel suo discorso alla tendopoli di Onna (L’Aquila), prima tappa della sua visita alle zone colpite dal sisma. Il Papa ha stretto le mani di tanti cittadini, ha accarezzato i bambini e ha visitato la tendopoli, che accoglie centinaia di sfollati; dopo un breve saluto, è stato il momento della preghiera per tutti i defunti.
"Sono finalmente con voi, in questa terra splendida e ferita - ha detto - che sta vivendo giorni di grande dolore e precarietà. Vi sono stato accanto fin dal primo momento", "ho seguito con apprensione le notizie condividendo il vostro sgomento e le vostre lacrime...", "vorrei abbracciarvi con affetto ad uno ad uno". Parole non convenzionali dunque quelle del Papa. Che ha poi continuato: "La Chiesa tutta è qui con me, accanto alle vostre sofferenze, partecipe del vostro dolore per la perdita di familiari ed amici, desiderosa di aiutarvi nel ricostruire case, chiese, aziende crollate o gravemente danneggiate dal sisma. Ho ammirato il coraggio, la dignità e la fede con cui avete affrontato anche questa dura prova. Ora, come in passato, non vi siete arresi; non vi siete persi d’animo. C’è in voi una forza d’animo che suscita speranza".
Le strade intorno all’Aquile sono state tutte bloccate per la visita di Benedetto XVI, e nelle zone del suo passaggio è dispiegato un grande numero di militari e uomini della protezione civile. Alcune aree sono state transennate.
Il Pontefice ha lasciato intorno alle 9 il Vaticano. Il trasferimento doveva avvenire in elicottero, ma poi non è stato possibile per il maltempo e la nebbia: e così il viaggio è stato compiuto via auto. Al suo fianco, il sottosegretario Gianni Letta.
Dalle prime luci dell’alba, tutta l’area dell’Aquila e dintorni è invasa da una forte nebbia. La zona rossa interdetta ai cittadini dove sono avvenuti i maggiori crolli è sotto la vigilanza delle forze dell’ordine. All’interno della scuola sottufficiali della guardia di finanza sono in corso di distribuzione i pasti per le centinaia di giornalisti che sono al seguito della visita di Benedetto XVI. Nelle zone di Onna, Paganica e Bazzano la nebbia fitta ha creato problemi anche alla normale transitabilità delle auto. E da ieri piove ininterrottamente, con smottamenti alle periferie dell’Aquila e di Teramo.
* la Repubblica, 28 aprile 2009
Terremoto, scatta l’allarme igiene *
Scatta l’allarme igiene all’ospedale da campo dell’Aquila, allestito davanti alla struttura del San Salvatore, inagibile dopo il sisma del 6 aprile scorso. «Le condizioni igieniche non sono più sostenibili», afferma Vittorio Festuccia, primario del reparto di medicina generale, che questa mattina, insieme a un gruppo di colleghi, ha incontrato l’assessore regionale alla Sanità, Lanfranco Venturoni, per rappresentargli la situazione.
«Attualmente - spiega Festuccia - abbiamo 22 ricoverati i quali o non possono muoversi dai loro letti o non sono nelle condizioni di utilizzare i bagni chimici posti all’esterno delle tende. Gli infermieri sono costretti pertanto a utilizzare padelle e pappagalli per raccogliere i bisogni e poi svuotarli nei bagni chimici. C’è quindi un passaggio continuo di liquidi organici che mette a forte rischio le condizioni di igiene nelle tende».
Con l’assessore è stata discussa l’ipotesi di utilizzare i locali della casa di cura Villa Letizia, messa a disposizione dai proprietari «ma in questo momento, con lo sciame sismico in atto - spiega Festuccia - nessun paziente accetterebbe il ricovero all’interno di una struttura in muratura». Nei giorni scorsi, la direzione sanitaria e il personale medico e paramedico avevano chiesto alla Protezione civile di «dirottare» sull’Aquila, al termine del G8, l’ospedale da campo in prefabbricato allestito per il vertice della Maddalena.
«Ma l’emergenza igienica di questi giorni - rileva Festuccia - non ci consente di poter aspettare ancora due mesi e mezzo. All’Aquila, nonostante la sistemazione di molti sfollati lungo la costa, resta comunque una popolazione di circa 30mila persone da assistere, per gran parte fatta di anziani, e c’è bisogno di un ospedale che abbia tutte le garanzie di efficienza. Abbiamo chiesto pertanto alla Regione di attivarsi perchè si trovino al più presto delle strutture prefabbricate a blocchi dove trasferire i reparti ora allestiti nelle tende».
Il personale medico ha anche sollecitato la Protezione civile perchè vengano compiute al più presto le verifiche di stabilità sulle strutture del San Salvatore per individuare le parti immediatamente agibili da poter così utilizzare, almeno per le attività più complesse come la chirurgia e la diagnostica.
* l’Unità, 20 aprile 2009
Diretta - CRONACA *
Il Papa va in Abruzzo
Il 28 aprile a L’Aquila e Onna
"Il prossimo martedì 28 aprile il Santo Padre Benedetto XVI si recherà in Abruzzo per incontrare le popolazioni vittime del terremoto, secondo il proposito da lui da tempo manifestato". E’ quanto ha affermato il direttore della sala stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi.
11:43 Il Papa pregherà davanti alla casa dello studente "Benedetto XVI - ha detto il portavoce vaticano, padre Federico Lombardi - si recherà in Abruzzo per incontrare le popolazioni vittime del terremoto, secondo il proposito da lui da tempo manifestato. Raggiungerà la tendopoli di Onna verso le 9.30 del mattino, successivamente passerà all’Aquila, dove sosterà presso la Casa dello Studente e la Basilica di Collemaggio".
Al termine della mattinata, "presso la Caserma della Guardia di Finanza avrà luogo un incontro con rappresentanze della popolazione e delle persone impegnate nelle operazioni di soccorso". La partenza è prevista intorno alle 12.30". Ai giornalisti, padre Lombardi ha anche precisato che "durante gli spostamenti in elicottero il Papa sorvolerà alcune delle località più colpite dal sisma".
11:39 Chiodi: "Non costruiremo baracche" ’Di certo non costruiremo le solite baracche che sono state fatte negli anni precedenti, ne’ abbiamo intenzione di offrire cointaners alla popolazione’’. Lo ha detto il presidente della Regione Abruzzo Gianni Chiodi, nel campo di accoglienza di Poggio Picenze.
11:38 La Cgil si costituisce parte civile La Cgil si costituirà parte civile, con l’auspicio che le responsabilità per gli effetti prodotti dal terremoto "siano tempestivamente chiarite dalla magistratura".
11:31 Nuova scossa del 3.8 Alle 11.05 in Abruzzo è stata avvertita una nuova scossa di terremoto di magnitudo 3.8. L’epicentro è tra Pizzoli, Barete e L’Aquila
11:31 Il Papa andrà in Abruzzo il 28 aprile Il Papa andrà in Abruzzo il 28 aprile.
11:14 Berlusconi andrà nella tendopoli di Pianola Silvio Berlusconi, e’ atteso alla tendopoli di Pianola, prima tappa della sua visita di questa mattina nelle aree colpite dal sisma in Abruzzo
10:21 L’Aquila, il sindaco chiese aiuto Un telegramma in cui il Comune dell’Aquila cinque giorni prima del terremoto del 6 aprile, chiede aiuto. Destinatari: la presidenza del Consiglio dei ministri (dipartimento della Protezione civile), il governatore della regione Abruzzo Gianni Chiodi, l’assessore regionale alla Protezione civile Daniela Stati e la Prefettura. A darne notizia è ’La Repubblica’, che ha riportato il testo del telegramma recuperato tra le macerie degli uffici comunali.
* la Repubblica, 18.04.2009 (ripresa parziale, per aggiornamenti cliccare sul rosso).
Le cattive condizioni meteorologiche creano enormi problemi
I soccorsi si concentrano sui paesi di montagna intorno a L’Aquila
Gelo e nuove scosse in Abruzzo
alle 23,20 ritorna la paura
Eseguite mille verifiche sugli edifici: il 30% è inagibile
dal nostro inviato PAOLO G. BRERA *
L’AQUILA - La terra continua a tremare in Abruzzo, in una giornata segnata dal maltempo. Alle 23,20 c’è stata una nuova forte scossa di magnitudo 4,8 Richter. Non ci sono notizie di danni. In serata erano state avvertite altre scosse, ma di minore potenza.
L’ultima è stata avvertita anche a Roma. L’epicentro, secondo fonti della Protezione civile, è nella stessa zona del terremoto delle ore 21, cioè l’Aquila, Collimento e Scoppito.
Il maltempo. Sono i comuni di montagna la nuova emergenza della Protezione civile: tira un vento gelido che ti ghiaccia le mani, e quando piove - lo ha fatto a lungo stanotte e stamattina - non vedi a venti metri dai piedi ghiacciati. Condizioni estreme, con temperature vicine allo zero, che stanno mettendo in grande difficoltà le migliaia di persone che trascorrono la notte nelle tendopoli o nelle tende private sui monti intorno al capoluogo. Da stamattina la macchina dei soccorsi si concentra sui paesini del Velino, sull’altopiano delle Rocche e su tutti i campi realizzati in montagna, da Rocca di Mezzo a Ovindoli, da Fontecchio a Faiano. E il capo della Protezione civile Guido Bertolaso ha visitato proprio questi comuni. Al via le prime verifiche: inagibile il 30% degli edifici.
Emergenza freddo. In molti dei campi le tende sono state tirate su senza stendere la ghiaia, e con la pioggia di stanotte s’è creato un pantano impraticabile che rende più difficile anche solo andare in bagno. Decine di camion di ghiaia bianca sono partiti o stanno partendo verso quei campi, mentre la logistica ha spostato in quella direzione anche il flusso principale delle stufe da campo che devono riscaldare le tende: spesso ci sono già, ma non sono sufficienti per resistere al gran freddo di queste ore e soprattutto di queste notti.
Verifiche e agibilità. Sono mille le verifiche effettuate, dagli esperti di rilevamenti sismici della Protezione civile, su abitazioni private ed edifici strategici come scuole e istituzioni. Di questi, il 50% è agibile. Un altro 20% risulta agibile "con provvedimento", vale a dire che in seguito ad alcuni accorgimenti e ristrutturazioni sarà possibile rientrare, e un 30% è invece inagibile. La verifica si protrarrà per diverse settimane. "Il centro storico dell’Aquila ancora non è stato visionato - spiega l’ingegnere Mauro Cilia, uno degli esperti della Protezione civile - mentre la periferia ha riguardato soprattutto la località La Torretta". I primi controllati sono stati i centri commerciali dell’Aquila. Il più grande è stato considerato agibile e riaperto quasi immediatamente. Oggi, sopralluoghi anche nelle frazioni intorno all’Aquila, come Scoppito e Tornimparte.
Aumentano i campi organizzati. Sono diventati più di cento, spiega la Protezione civile. Si sono triplicati in pochi giorni perché molti di coloro che hanno affrontato le prime notti in auto vicino alle proprie case hanno desistito, o stanno desistendo. Nello stesso modo sono cresciuti moltiplicandosi all’infinito gli accampamenti privati parzialmente assistiti dai soccorsi organizzati, con le grandi tende blu montate dai volontari nei terreni degli abitanti che solo di giorno, soprattutto per lavarsi, provano a usare la loro casa rimasta in piedi.
In arrivo gruppi doccia riscaldati. In diversi campi stanno lentamente arrivando i gruppi doccia riscaldati: container che devono essere collegati all’acqua corrente in ingresso e alle fogne bianche in uscita, oltreché alla corrente elettrica per azionare il boiler che riscalda l’acqua. Un sistema un po’ più complesso rispetto a quello dei bagni chimici da campo, che sono completamente autonomi e devono solo essere svuotati e igienizzati di tanto in tanto. Nel campo davanti alla Basilica di Collemaggio, a poche decine di metri dalla splendida facciata ingabbiata dai tubi innocenti per un restauro in corso già prima del terremoto, stamattina gli ospiti si sono finalmente potuti lavare sotto la doccia calda. In altri campi il primo container doccia è arrivato, ma deve ancora essere realizzato l’allaccio. Negli ultimi giorni la Protezione civile ha concentrato ad Avezzano le attrezzature in arrivo da tutta Italia: i container doccia e le stufe ci sono in abbondanza, assicurano, e stanno partendo a flusso continuo verso i cento campi con la nuova priorità degli insediamenti di montagna.
L’Aquila, il recupero dei beni privati. All’Aquila, intanto, continua il lavoro di recupero dei beni privati di prima necessità dalle case, svolto dai vigili del fuoco con centinaia di mezzi: "Da stamattina abbiamo accompagnato più di mille persone", dice un alpino che raccoglie le prenotazioni nel posto di blocco del principale accesso al centro, sotto via Venti Settembre. Nel frattempo, decine di squadre stanno invece effettuando i controlli di stabilità "nelle zone semi periferiche dell’Aquila. Siamo arrivati a 1.500 - dice la Protezione civile a metà giornata - con un bilancio di trenta case inagibili ogni cento visitate, più altre venti agibili solo con interventi di messa in sicurezza".
Onna, tende allagate. Nel capoluogo per fortuna non piove più da ore, anche se i nuvoloni minacciano, e il freddo non è così insopportabile. Stanotte, però, le tende del campo di Onna in cui vivono i sopravvissuti del paesino completamente devastato dal sisma si sono allagate: erano state usate nei campi militari all’estero, e avevano perso impermeabilizzazione. Le stanno sostituendo tutte.
* la Repubblica, 13 aprile 2009
La lista delle persone che sono rimaste sepolte sotto le macerie
Abdija Nurije nata nel 1968,
Alena Airulai nata il 7/2/1998,
Carmine Alessandri di 55/65 anni,
Silvana Alloggia nata il 9/11/1942,
Marco Alviani nato l’11/8/1967,
Irma Andreassi nata il 27/9/1936,
Maria Antonella Andreassi nata il 3/11/1958,
Loreto Andreassi nato il 22/4/1931,
Giuseppa Antonacci nata il 31/1/1924,
Giusy Antonini nata il 9/7/1984,
Maurizio Antonini nato il 2/3/1971,
Genny Antonini nata il 17/11/1986,
Stefano Antonini nato l’11/8/1999,
Maria Assunta Antonucci nata il 16/09/1947,
Vittorio Bafile nato il 22/2/1928,
Silvana Balassone nata il 17/7/1936,
Anna Basile nata il 24/11/1960,
Agata Bassi nata il 6/12/1940,
Ines Battista nata il 31/01/1933,
Martina Benedetta Battista nata il 14/8/1987,
Angela Belfatto nata il 2/10/1919,
Achille Berardi,
Maria Bernardi nata il 16/06/1949,
Gaetano Bernardi nato il 26/10/1928,
Giovanna Bernardini nata il 28/09/1978,
Valentina Berti nata il 11/2/1975,
Nicola Bianchi nato il 8/08/1986,
Giovanni Biasini nato nel 1946,
Elisabetta Biondi nata il 19/7/1936,
Mirandolina Bobu Darinca nata il 29/09/1973,
Anna Bernardina Bonanni nata il 16/11/1936,
Daniela Bortoletti nata il 9/1/1987,
Sara Bronico nata il 6/7/1997,
Giulio Brunelli nato il 10/1/1937,
Bruno Filippo Maria nata il 10/11/1992,
Berardino Bruno nato il 23/04/1982,
Luisa Brusco nata il 28/2/1913,
Angela Calvi Bolognese nata il 4/05/1976,
Maria Calvisi nata il 31/5/1926,
Massimo Calvitti nato l’8/6/1959,
Antonika Canu nata il 27/1/1931,
Iolanda Capasso nata il 15/2/1963,
Luciana Pia Capuano nata il 25/7/1989,
Lidia Carletto nata il 30/1/1933,
Anna Maria Carli nata il 18/1/1944,
Augusto Carli nato il 3/1/1931,
Giulia Carnevale nata il 10/7/1986,
Claudia Carosi nata il 25/5/1979,
Giovannino Carpente nato l’1/01/1953,
Luigi Cellini nato il 17/11/1993,
Ludovica Centi nata il 28/09/2008,
Antonio Centi nato il 21/06/1947,
Rocco Centi Pizzutilli,
Davide Centofanti nato il 12/9/1989,
Teresa Cepparulo nata l’8/5/1948.
Francesca Cervo nata il 6/8/1945,
Marija Chernova nata il 7/01/2001,
Achille Chiarelli nato il 17/7/1934,
Katia Cialone il 9/06/1975,
Elvezia Ciancarella nata il 13/12/1958,
Adalgisa Cicchetti nata l’8/05/1932,
Anna Cimini nata il 27/4/1928,
Concetta Cimorroni nata il 28/11/1945,
Lorenzo Cini’ nato l’1/6/1986,
Matteo Cinque nato il 5/8/1999,
Davide Cinque nato il 22/10/1997,
Elena Ciocca nata il 3/10/1919,
Loris Ciolfi,
Danilo Ciolli nato il 25/10/1983.
Chiarina Cirella nata il 16/4/1921,
Dario Ciuffini nato il 16/4/1983,
Nadia Ciuffini nata il 21/9/1952,
Fernanda Ciuffoletti nata il 9/3/1919,
Anna Cocco nata il 15/8/1928,
Ada Emma Colaianni nata l’11/12/1926,
Antonina Colaianni nata il 30/9/1926,
Daniele Colaianni nato nel 1933,
Elisa Colaianni nata il 10/10/1933,
Giovanni Compagni nato l’11/03/1982,
Alessandra Cora nata l’8/01/1986.
Rocco Corridore nato il 5/4/1946,
Giovanni Cosenza nato il 20/12/1926,
Luigia Costantini nata il 7/1/1932,
Armando Cristiani di 24 anni,
Angela Antonia Cruciano nata il 13/6/1987,
Andrea Cupillari nato il 11/1/197,
Alice Dal Brollo nata il 24/12/1988,
Giovanna Damiani nata il 4/4/1923,
Osvaldo D’amore nato il 22/5/1951,
Vinicio D’Andrea nato il 14/6/1926,
Giannina D’Antonio di 60/70 anni,
Lisa De Angelis nata il 3/2/1939,
Jenny De Angelis nata il 18/3/1983,
Fabio De Felice nato il 9/8/1987,
Antonio De Felice nato il 14/1/1966,
Alexandro De Felice nato il 30/1/2005,
Lorenzo De Felice nato il 14/1/2006,
Luigi De Iulis nato il 5/2/1927,
Cursina Roberta De La Cruz nata il 4/2/1952.
Maria Giuseppa De Nuntiis nata l’1/1/1925,
Anna Maria De Paolis nata il 17/4/1949,
Angelina De Santis nata il 20/4/1927,
Panfilo De Vecchis nato il 25/10/1922,
Sara De Vecchis nata l’1/2/1987,
Pasquale De Vecchis nato il 12/12/1938,
Maria Laura Del Beato nata l’ 8/3/1933,
Marisa Del Beato nata il 4/7/1935,
Serafina Deli nata il 18/11/1925,
Lorenzo Della Loggia nato il 2/12/1983,
Alfredo D’Ercole nato il 17/5/1942,
Simona D’Ercole nata il 23/5/1979,
Giuliana Di Battista nata il 4/3/1932,
Luca Di Cesare 50 anni,
Rosina Di Filippo nata il 26/2/1924,
Maria Di Giacobbe nata l’1/11/1947,
Stefania Di Marco nata il 12/2/1952,
Paolo Di Marco nato il 30/3/1987,
Alessio Di Pasquale nato il 14/10/1988,
Alessia Di Pasquale nata il 10/8/1986,
Gabriele Di Silvestre nato il 10/8/1989,
Alessio Di Simone nato il 13/9/1984,
Domeica Di Stefano nata il 23/1/1943.
Odolinda Di Stefano nata il 5/7/1937,
Caterina Di Vincenzo tra 55/65 anni,
Assunta D’Ignazio nata l’ 11/11/1937,
Corrado Dottore nato il 3/04/1963,
Boshti El Sajet nato il 9/12/2005,
Liliana Elleboro nata il 17/2/1933,
Adriana Enesoiu nata l’11/05/1961,
Andrea Esposito nato il 12/4/2006,
Francesco Maria Esposito nato il 16/2/1985,
Domenica Fabi nata il 12/2/1934,
Delia Solidea Ferella nata il 5/5/1928,
Filippo Ferrauto nato il 19/4/1932,
Claudio Fioravanti nato il 28/3/1943,
Liliana Fiorentini nata il 12/07/1931,
Elpidio Fiorenza nato il 26/10/1983,
Rosalba Franco,
Mauran Frati’ nata il 13/1/1997,
Wilma Gasperini nata il 29/8/1926,
G
iuseppina Germinelli del 2002,
Chiara Germinelli del 1998,
Micaela Germinelli nata il 16/8/1995,
Rosa Germinelli nata il 29/3/1992,
Costantin Ghiroceanu Laurentiu nato il 19/12/1968,
Antonio Iavan Ghiroceanu nato il 12/11/2008,
Aurelio Giallonardo nato il 16/6/1930,
Salvatore Giannangeli nato il 25/9/1934,
Vincenzo Giannangeli nato il 9/10/1973,
Riccardo Giannangeli nato il 13/05/1977,
PIervincenzo Gioia nato il 7/06/1963.
Luigi Giugno nato l’1/8/1974,
Francesco Giugno nato il 20/9/2007,
Armando Giustiniani nato il 30/4/1916,
Marina Grec di 3 anni,
Alberto Guercioni nato il 16/8/1973,
Demal Hasani nato il 15/12/1967,
Refik Hasani nato l’1/05/1965,
Hamade Husein nato il 28/7/1987,
Franca Ianni nata il 17/3/1948,
Michele Iavagnilio nato il 20/9/1983,
Maria Incoronata Iberis nata il 2/4/1927,
Pierina Innocenzi nata il 3/9/1952,
Carmelina Iovine nata il 15/12/1986,
Giuseppe Italia nato il 2/8/1963,
Vassilis Koufolias nato l’8/9/1981.
Ivana Lannutti nata il 3/7/1986,
Maria Leonetti nata il 21/3/1928,
Vezio Liberati nato il 12/6/1946,
Vincenzo Liberati nato il 6/11/1941,
Giovanna Lippi nata l’1/1/1955 ,
Giuseppe Lippi nato il 3/12/1918,
Pasqualina Lisi nata il 3/3/1950,
Laura Longhi nata il 10/5/1935,
Lidia Lopardi nata il 18/3/1917,
Luca Lunari nato il 15/3/1989,
Ada Magno nata il 5/10/1916,
Francesca Marchione nata l’8/8/1984,
Elide Marcotullio nata l’11/2/1939,
Maria Marcotullio nata il 6/11/1939,
Bruno Marcotullio nato il 13/5/1942,
Carmine Marotta nato il 13/1/1962.
Maria Gilda Marrone nata il 24/7/1920,
Lina Loretta Marrone nata il 15/4/1927,
Maria Fina Marrone nata il 29/10/1923,
Giuseppe Marzolo nato l’11/4/1976,
Patrizia Massimino nata il 19/8/1954,
Luana Mastracci nata il 5/12/1961,
Luisa Mastropietro nata il 16/1/1935.
Anna Mazzarella 6/9/1929,
Valeria Mazzeschi nata il 23/9/1924 ,
Giuseppe Miconi nato il 19/3/1920,
Roberto Migliarini nato il 6/12/1966,
Maria Civita Mignano nata il 20/8/1984,
Francesca Milani nata il 10/1/2000,
Erminia Monti Vicentini nata l’11/11/1945,
Federica Moscardelli nata il 19/4/1984,
Silviu Daniel Muntean nato il 22/11/2002,
Liberio Muzi nato il 26/4/1920,
Lucilla Muzi nata il 13/12/1961,
Cesira Pietrina Nardis nata il 3/4/1934,
Maurizio Natale nato il 7/12/1987,
Vincenzi Negrini nata il 25/2/1929,
Ondrey Nouzovsky nato il 25/5/1991,
Francesca Olivieri nata il 3/8/1986,
Francesco Olivieri nato il 19/2/1951,
Valentina Orlandi Argenis nata l’1/1/1986.
Valbona Osmani nata il 13/4/1996,
Arianna Pacini nata il 30/7/1982,
Anna Palumbo nata il 9/6/1947,
Maria Gabriella Paolucci nata il 3/3/1959,
Arturo Papola nato il 9/5/1942,
Elena Papola nata il 24/2/1935,
Maria Paola Parisse nata il 10/5/1993,
Domenico jr Parisse nato il 7/8/1991,
Domenico Parisse sr nato il 31/10/1934.
Anna Parobok nata il 25/7/1990,
Fabiana Andrea Passamonti nata il 6/7/1970 ,
Sonia Pastorelli nata il 18/7/1964,
Aleandro Pastorelli nato il 19/7/1921,
Sara Persichetti nata il 2/1/1986,
Tommaso Pezzopane nato il 5/2/1928,
Iole Pezzopane nata il 13/6/1918,
Susanna M. Celeste Pezzopane nata il 4/10/1983,
Bendetta Pezzopane nata il 16/8/1982.
Ilaria Placentino nata il 10/11/1989,
Paola Puglisi nata il 18/12/1940,
Andrea Puliti di 30-40 anni,
Ilaria Rambaldi nata il 24/1/1984,
Rossella Ranalletta nata il 22/10/1984,
Oreste Ranieri nato il 24/04/1932,
Carmen Romano nata il 24/05/1988,
Giustino Romano nato il 6/9/1984,
Elvio Romano nato il 31/8/1984,
Maurizio Rocco Romualdo nato il 6/10/1920,
Antonina Rosa nata il 7/12/1925,
Michela Rossi nata il 27/4/1971,
Valentina Rossi nata il 22/4/1975,
Silvana Rotellini nata l’11/19/1933,
Annamaria Russo nata il 24/1/1970,
Serenella Sabatini nata il 7/9/1960,
Martina Salcuni nata il 31/3/1988,
Antonio Salvatore nato il 10/2/1931,
Anna Santilli nata il 9/7/1934,
Marco Santosuosso nato il 5/9/1988.
Edvige Sbroglia di 45-50 anni,
Maria Santa Scimia nata il 12/1/1935,
Serena Scipione nata il 5/5/1984,
Lorenzo Sebastiani nato il 28/9/1988,
Maria Grazia Semperlotti nata il 17/9/1965,
Ernesto Sferra nato il 26/10/1925,
Emidio Sidoni nato l’8/1/1922,
Emanuele Sidoni nato il 10/06/1948,
Vittoria Silvestrone nata il 20/11/1917,
Francesco Smargiassi nato il 26/2/1944,
Flavia Spagnoli nata il 4/4/1989,
Sandro Spagnoli nato il 25/12/1957,
Assunta Spagnoli nata il 4/2/1949,
Claudia Spaziani nata nel 1963 ,
Aurora Sponta nata il 25/2/1936,
Michele Strazzella nato il 22/1/1981,
Suor Lucia Rosina Ricci nata il 3/11/1926,
Vittorio Tagliente nato il 11/7/1983.
Marino Tamburro nato il 18/12/1930,
Giuliana Tamburro nata il 9/01/1963,
Enza Terzini nata il 2/2/1988,
Ivana Testa nata il 6/10/1930,
Evandro Testa nato il 7/6/1913,
Noemi Tiberio nata il 2/2/1975,
Paola Tomei nata il 28/5/1960,
Raffaele Troiani nato il 19/1/1975,
Giuliana Turco di 55-65 anni,
Maria Urbano nata il 23/3/1989,
Mario Valente nato il 26/3/1926,
Matteo Vannucci nato il 21/6/1986,
Vittoria Vasarelli nata l’1/1/1924,
Giuseppina Vasarelli nata il 2/9/1929,
Paolo Verzilli nato l’11/4/1982,
Daniela Visione nata il 20/3/1966,
Fabrizia Vittorini,
Armedio Zaccagno nato il 7/9/1923,
Sergio Zaninotto nato il 4/9/1940,
Roberta Zavarella nata il 23/12/1983,
Marta Zelena nata il 15/7/1992,
Guido Zingari nato il 17/1/1949,
Giuseppina Zugaro nata il 17/6/1956.
ANSA» 2009-04-10 18:34
L’ITALIA IN LUTTO PIANGE I MORTI D’ABRUZZO
dell’inviato Matteo Guidelli
L’AQUILA - Le donne, le madri, sono sempre le piu’ forti: ma non ce n’e’ una che, passando davanti alla bara di Antonio Iovan, che ha vissuto solo 5 mesi e che ora sta chiuso in 50 centimetri di legno bianco, sia riuscita a trovare dentro di se’ quella forza che le impedisse di piangere. Non e’ un funerale qualsiasi, questo dell’Aquila, perche’ 205 bare tutte insieme sono troppe: i morti della stazione di Bologna furono 85, due volte e mezzo meno di quelli di oggi. E quelli della Moby Prince 140, 65 in meno.
A Gemona, nel terremoto del Friuli del ’76 morirono 369 persone, ma non ci fu un rito collettivo. Ecco, all’Aquila oggi c’e’ stata una cosa nuova a cui solo la storia, domani, dara’ un nome e che difficilmente l’Italia dimentichera’. 205 bare tutte insieme non ci sono mai state: 50 per fila, quattro file, ciascuna di 300 metri. Fanno male. Cosi’ come annienta la Spoon River che c’e’ sopra: foto, biglietti, peluche, una maglia da rugby, un solo fiore, un anello. Ricordi di vite sparite. Alle 7 sono gia’ la’, mentre i primi parenti cominciano ad arrivare in questa immensa scuola della Guardia di Finanza, che e’ l’unica cittadella sopravvissuta di una citta’ distrutta.
’’Dio voglia che da questa insopportabile e assurda storia di morte nasca una nuova e luminosa storia di vita e di speranza’’ dice dall’altare il vescovo dell’Aquila, Giuseppe Molinari, anche lui terremotato, strappando un applauso convinto durante una cerimonia, che, senza colonne, capitelli e organi, perde un po’ di solennita’, ma acquista molta umanita’. Ha ragione, Molinari e i primi a saperlo sono proprio gli aquilani che riscoprono nella piazza d’Armi della caserma l’Agora’ greca, il centro della vita in comune: si avvicinano, si rincontrano, si abbracciano, ricordano. ’’Ce la faremo’’; ’’Lo sapevo che stavi bene’’, ’’Non piangere, vieni qui’’; ’’Ero in bagno, perche’ sono salvo non lo so’’; ’’Fate una new town’’, Fate l’Aquila 1, l’Aquila 2 , l’Aquila 24 , ma fatela’’, ’’Dammi la mano’’; ’’Mamma domani posso andare da Giulia?’’. Mai come oggi lo Stato e’ presente. Con le prime quattro cariche dello Stato, i ministri, l’opposizione dentro e fuori il Parlamento, le forze armate e quelle di polizia, i Comuni, le Regioni e le Province e i volontari. Defilati, scegliendo di non togliere ai parenti spazio davanti alle bare. C’e’ lo Stato, perche’ sa che questa partita non la puo’ perdere, pena la perdita di dignita’ di un Paese. Napolitano e’ stretto nel cappotto nero e i suoi occhi passano da una bara all’altra non riuscendo a nascondere la sofferenza. Berlusconi piange: lascia il settore riservato alle autorita’ e si piazza tra i parenti in piedi. Stringe mani, accarezza volti.
Ad un giovane inginocchiato prova a infondere fiducia. ’’Non in ginocchio, ma schiena dritta’’. Ma e’ difficile anche per un ottimista come il Cavaliere crederci fino in fondo. ’’Esperienza lancinante - dira’ poi - non dimentichero’’’. Bertolaso, l’uomo delle emergenze, e’ spaesato, lui cosi’ sempre presente e sicuro. Loro, i parenti, sono invece nella terra di nessuno: quel mondo di dolore senza risposte, dove soli si entra e soli si esce. C’e’ chi non ce la fa e sviene, chi sta seduto affianco alla bara del proprio caro, chi guarda nel vuoto per non guardare dentro di se’. Ci sono i sopravvissuti della casa dello studente, uno dei simboli di questo incubo. E ci sono le mamme di Onna, il paese distrutto, 39 morti su 250 abitanti, stanno mano nella mano, facce dure, di gente che sa cosa vuol dire soffrire, perche’ la vita, anche prima del terremoto, non era facile.
E facce dolci, di gente semplice e genuina. C’e’ anche il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente, terremotato anche nell’anima. ’’Devo salutare troppi amici, troppi vicini, troppi figli di colleghi in quelle bare. E’ una tragedia’’. ’’Questa cosa segnera’ la storia dell’Aquila - conferma il presidente della Regione, Gianni Chiodi - questo e’ il giorno del dolore per la citta’ e dell’Italia’’. A tutti loro si rivolge Benedetto XVI nel messaggio letto dal suo segretario, padre Georg Gaenswein. ’’Vi sono spiritualmente vicino in questa immane tragedia - scrive il papa - non bisogna cedere allo sconforto, perche’ questo e’ il momento di impegno in sintonia con lo Stato’’. C’e’ anche il messaggio del presidente dell’Ucoii Mohammed Nour Dachan, perche’ tra le vittime ci sono anche sei musulmani e non importa che le loro bare oggi qui non ci sono. I morti sono tutti uguali, come dovrebbero essere i vivi. ’’Il Dio unico - dice - aiuti l’Abruzzo a tornare a fiorire’’.
Ma non e’ oggi il giorno per scacciare l’incubo. Lo ricordano a tutti madre e figlia che i vigili del fuoco tirano fuori dalle macerie proprio mentre sono in corso i funerali. Sono morte domenica e solo ieri e’ stata segnalata la loro scomparsa. Da qualche altra parte, nel centro deserto dell’Aquila, ci sono ancora morti da trovare. E incubo, peggiore, sono gli sciacalli, quei quattro romeni che con la complicita’ di una loro concittadina che faceva la badante a un vecchio hanno svaligiato la casa mentre l’Aquila piangeva i suoi morti. Segno che il mondo sa essere cattivo e brutto anche quando potrebbe risparmiarselo. Meglio, allora, tornare ad Antonio Iovan e i suoi cinque mesi: se ne e’ andato con la mamma Darnica e il papa’ Laurentiu. Romeni venuti in Italia a cercare un futuro migliore e morti da italiani. Assieme ad Alessio, Caterina, Adriana, Salvatore, Giuseppina, Chiara, Michele, Maria Incoronata...
ANCORA FORTI SCOSSE NELLA NOTTE, BILANCIO MORTI A 275
L’AQUILA - Ancora una notte di paura e di angoscia per le popolazioni dell’Abruzzo aquilano, già sconvolte dal violento terremoto della notte tra domenica e lunedì. Due forti scosse si sono infatti verificate alle 00,55, di magnitudo 4.3, e alle 2.52, con magnitudo 5.2, con epicentro L’Aquila, Pizzoli e Barete. Poi una terza replica, della stessa intensità circa della prima, alle 5.14. Il fronte del terremoto si sta quindi spostando più a nord ed i geologi stanno ora cercando di interpretare questo fenomeno e di capirne la portata. Le ultime scosse hanno causato comunque soltanto ulteriori crolli nelle zone più colpite, ma non si hanno segnalazioni di persone coinvolte. Anche perché, ormai, le case sono tutte abbandonate e le persone hanno trovato sistemazione o nelle tendopoli o negli alberghi lungo la costa.
Sono stati recuperati dai Vigili del Fuoco i corpi anche degli altri due giovani che figuravano tra i dispersi nel crollo della Casa dello studente all’Aquila. Il bilancio provvisorio delle vittime accertate sale così a 275. Si tratta dei cadaveri di un ragazzo e di una ragazza, gli ultimi che mancavano all’appello, almeno in base alle segnalazioni giunte. Ieri sera, poco dopo la mezzanotte, erano stati trovati i corpi di due dei quattro ragazzi che figuravano tra i dispersi. Gli altri due cadaveri sono stati estratti alle 3 quello della ragazzo e alle 6 quello del ragazzo. I corpi sono stati trasferiti nella Scuola per ispettori della Guardia di Finanza dell’Aquila per i riconoscimenti. Tuttavia, hanno comunicato i Vigili del Fuoco, si continuerà a scavare poiché al momento non può essere esclusa la presenza di altri corpi sotto le macerie della Casa dello Studente.
Per questa mattina è attesa la visita del presidente Napolitano, mentre per domani mattina sono confermati i funerali di stato per le vittime nel piazzale della Caserma della Scuola della Guardia di Finanza all’Aquila.
Ansa» 2009-04-09 07:26 - ripresa parziale.
L’Aquila sfregiata
di ARRIGO LEVI (La Stampa, 8/4/2009)
Di fronte a un disastro umano e materiale come il terremoto dell’Aquila, che sembra non dover finire mai, mentre ancora si scava nella speranza di trovare un sopravvissuto, può sembrare fuori luogo ricordare che il capoluogo d’Abruzzo è una tra le più preziose città d’arte d’Italia. Non ci sono più case dove vivere, non più luoghi di lavoro, non più quegli oggetti cari che raccogliamo nel corso degli anni. Non più scuole, e non più il nuovo ospedale che avrebbe dovuto resistere a qualsiasi scossa sismica. In tutti i luoghi colpiti da un terremoto disastroso, queste sono le esigenze primarie che vanno affrontate.
Ma all’Aquila, ad esse si aggiunge un altro compito, che richiederà un immenso impegno: restaurare, e rimettere in sicurezza, quelle grandi bellissime chiese che attiravano migliaia e migliaia di visitatori, e che erano l’anima della città: le scosse di ieri sera hanno fatto crollare la cupola della Basilica delle Anime Sante in Piazza Duomo, aprendo un’altra tremenda ferita al suo volto.
Capisco Bruno Vespa, aquilano, quando nel suo esemplare servizio televisivo ha voluto provocare i banchieri senesi, invitandoli, con successo (e chi avrebbe potuto dirgli di no, dinanzi a tutt’Italia), ad assumersi l’onere finanziario (ingente), necessario per la ricostruzione della straordinaria basilica dedicata a San Bernardino da Siena. Magari questo verrà dopo, prima pensiamo alle esigenze più immediate. Ma un aquilano, o anche un abruzzese d’adozione come sono almeno in parte io, non può non sognare che alla città mirabile sia restituito il suo vero volto.
Nel corso dei decenni, mi è capitato di «coprire» di persona, come giornalista, due terremoti (quello del Belice, e quello di Skopje, in Jugoslavia); ma anche di visitare luoghi (dal Friuli a Potenza), dove un terremoto, l’ingente mobilitazione di risorse per «riparare i danni» (come si impegnarono ogni volta il cuore e la generosità dei piemontesi, stimolati dal nostro «Specchio dei tempi»!) e la volontà di riscatto degli abitanti si rivelarono il punto di partenza di una straordinaria rinascita civile ed economica.
Perché questo accada, occorre che i cittadini trovino proprio nella loro disperazione la molla per impegnarsi con tutte le loro forze nella ricostruzione. E naturalmente occorre una notevole misura di «buongoverno», a livello nazionale e locale.
Nel corso di alcuni decenni, ho imparato a conoscere bene le virtù della gente d’Abruzzo. È un fatto che la cultura abruzzese è, per sua natura profonda, una cultura della solidarietà. Questa è la sola regione d’Italia dove tutti si diano del tu, indipendentemente dalla condizione sociale o dal grado di amicizia, e dove agli stretti legami famigliari si aggiungano quelli di carattere religioso: chi non ha un «compare» pronto a soccorrerti nell’ora del bisogno?
Non sono soltanto formali o rituali le tante lodi del forte carattere degli Abruzzesi che abbiamo letto o ascoltato in questi giorni. E poi, non si deve assolutamente dimenticare che l’Abruzzo è una regione che già da parecchi anni è uscita dal novero dei territori «sottosviluppati» d’Italia e d’Europa, ed ha iniziato un forte processo di ammodernamento e di crescita economica, favorito dagli aiuti «comunitari» ma con solide radici locali.
Per tutte queste ragioni, e anche per la prontezza della risposta degli organismi pubblici, e per l’insolito spirito di collaborazione fra gli uomini politici di parti diverse, io penso con fiducia, anche se con l’angoscia nel cuore, al domani della nobile città che è il vero cuore d’Abruzzo, e di quella corona di piccoli paesi che le stavano attorno, che oggi sono soltanto polvere, con le loro chiesette e i loro palazzetti municipali da rimettere in piedi.
Abbiamo ascoltato in questi giorni alcune grida disperate: non ci resta più niente, non lasciateci soli! Cari abruzzesi, ho fiducia che le promesse solenni che vi sono state fatte in questi giorni da chi governa e da chi rappresenta tutti gli italiani saranno onorate. E ho tanta fiducia nella forza d’animo e nelle virtù della gente d’Abruzzo
Dopo le due scosse più forti
Beni culturali, a L’Aquila distrutto il 70% del patrimonio. Chiuso il centro storico
Daniel Noviello, responsabile nazionale di Legambiente Protezione Civile: nessun episodio di sciacallaggio in musei o chiese, "ma siamo in allerta, atti di questo genere ci sono stati nelle precedenti emergenze". Il sindaco del capoluogo Massimo Cialente: "Chiudiamo il cuore della città per motivi di sicurezza. C’e’ pericolo di crolli. Ho appena firmato l’ordinanza"
ultimo aggiornamento: 08 aprile, ore 20:24
Roma, 8 apr. (Ign) - “Il 70% dei beni culturali de L’Aquila è andato distrutto”. E il resto “ancora non lo abbiamo visto” perché i lavori di recupero “si stanno concentrando soprattutto sul centro storico del capoluogo, che è andato giù tutto”. E’ la drammatica stima diffusa da Daniel Noviello, responsabile nazionale di Legambiente Protezione Civile, raggiunto telefonicamente da IGN, testata on line del Gruppo Adnkronos. Immediatamente dopo la prima scossa, spiega Noviello, “la protezione civile ci ha attivato immediatamente e ci ha chiesto di supportare tutte le attività necessarie in questa prima fase, che è la più difficile e la più caotica”. Fase in cui, illustra, Legambiente Protezione Civile ha collaborato “per il montaggio delle tendopoli, distribuzione dei pasti e dell’acqua, e - aggiunge - ci è capitato di andare a recuperare tra le macerie gli effetti personali delle vittime”.
Il lavoro vero e proprio, “quello del recupero e della messa in sicurezza dei beni mobili dai siti e dai beni contenitori, quali chiese, musei e castelli che sono stati gravemente lesionati dal terremoto” è comunque, “in fase di impostazione”. E questa, afferma Noviello “è la nostra specializzazione di Protezione civile e questo è quello che ci verrà richiesto per la maggior parte del tempo”.
Al momento, spiega Noviello, “in tutti i comuni colpiti che hanno chiese e beni contenitori saranno identificati, messi in sicurezza, trasportati e messi in magazzini temporanei i beni culturali”. “Adesso la sovrintendenza, che coordina è che è l’autorità competente per questo particolare aspetto del patrimonio culturale, si sta concentrando più sul centro del L’Aquila. Purtroppo - aggiunge però Noviello - i primi rilevamenti dopo la prima grave scossa sono stati mandati in malora perché la scossa di ieri sera ha buttato giù per esempio la Basilica in piazza Duomo che era stata lesionata gravemente. Il transetto, la cupola - sospira - è andata giù del tutto”.
Da domenica notte a oggi, Legambiente Protezione Civile si è presa cura anche di episodi dai risvolti più dolorosi. “Ci è capitato di occuparci di una scolaresca di ragazzi dell’Aquila che erano fuori in gita, venti, venticinque ragazzi, che abbiamo dovuto riconsegnare ai genitori. Ma 14 di loro hanno perso i familiari, hanno perso le sorelle”. E così, racconta, “abbiamo un po’ coordinato anche l’intervento della Croce Rossa con i suoi psicologi”. “Dove ti giri e incroci gli occhi delle comunità colpite, della popolazione, vedi occhi rossi e dolore. Per quanto mi riguarda - dice con voce strozzata - è l’emergenza emotiva più sconvolgente che abbia mai vissuto”. E qua “il numero delle vittime, degli sfollati e dei dispersi continua a salire”.
In una panorama disastroso c’è una nota positiva. Al momento, dice Noviello, non è giunta notizia di alcun episodio di sciacallaggio di opere. “Però siamo allerta perché in tutte le altre emergenze in cui abbiamo partecipato la storia ci insegna che i beni culturali sono una delle cose più colpite da questi atti”.
Legambiente Protezione Civile non è nuova a questo genere di situazioni. Anche se, precisa Noviello, “l’emergenza insegna, e dalle emergenze si possono migliorare le procedure future”. Quanto successo in Umbria e Marche, in cui si è posto gravemente il problema dei beni culturali, e poi l’emergenza Molise, ci hanno insegnato e stiamo lavorando in maniera più esperta e consapevole rispetto alle scorse volte”. “Corsi di formazione, esercitazioni, fare sistema con tutti i soggetti che concorrono alla messa in sicurezza del patrimonio culturale sicuramente ci fa fare passi avanti”, aggiunge il responsabile nazionale dell’associazione, che conclude: “Si può studiare tantissimo, ma poi abbiamo imparato che è sulla pratica che veramente ci si testa e si capisce quali sono ancora i limiti e dove bisogna migliorare. Sicuramente c’è ancora tanto da fare, sicuramente non siamo a un punto di arrivo”.
Paganica, case crollate e atmosfera spettrale
di Massimo Solani inviato a L’Aquila *
Ci sono le lacrime del lutto, quelle dei feriti e poi di chi non ha più un tetto sotto a cui ripararsi. Case tirate su con il sudore della fronte di generazioni invecchiate lavorando la terra e rovinate a terra in pochi secondi portando via con sé vite, affetti e speranze. Camarda, Paganica, Pescomaggiore, Fossa, Onna, Poggio Picente... è lunghissima la lista dei paesi e frazioni che non hanno retto ai sobbalzi della terra e sono venuti giù in piena notte come altrettanti castelli di carte. Nelle viscere del pianeta sotto Paganica s’è rotto qualcosa e in superficie, in pochi attimi, è stato l’Inferno. Nella piazza del paese è un via vai senza sosta di mezzi di soccorso e gente in lacrime, terrorizzata, scappata alla morte con le poche cose che aveva addosso. «Non ho fatto in tempo a capire niente - ci dice fra le lacrime un anziano mostrandoci la facciata della propria casa ferita a morte - ho preso per mano mia moglie e siamo corsi fuori. Siamo vecchi e abbiamo impiegato un tempo lunghissimo a scendere le scale. Ad ogni gradino pensavo: ecco, adesso viene giù tutto e muoriamo. Adesso che ne sarà di noi? Vogliono portarci via, ma noi da qua non ci muoviamo. Queste case sono la nostra vita». La chiesa del paese sembra una bomboniere andata in mille pezzi e rincollata maldestramente, ad ogni nuova scossa (e sembrano non finire mai) oscilla pericolosamente fra le urla della gente e le corse degli operatori televisivi.
Borgo antico
Quando ci infiliamo in una delle stradine del borgo antico un vigile del fuoco arrivato con la sua squadra da Avezzano ci ferma e ci impedisce di andare avanti. «Abbiamo iniziato a scavare con le mani, alla luce delle torce, alle quattro - spiega, la bocca impastata dalla polvere e gli occhi rossi e gonfi - arrivava gente in lacrime e ci indicava le case da cui non era uscito nessuno. Non so quante persone abbiamo estratto vive dalle macerie... I Carabinieri hanno anche arrestato due sciacalli, due italiani”. Qui in quattro sono morti, fra loro anche la badessa del convento delle Clarisse.
Tempera sta qualche chilometro più in alto, ferita a morte. Nelle case devastate sono morti in cinque, ma al tardo pomeriggio c’è ancora qualcuno che manca all’appello. Come a San Gregorio, dove i cadaveri recuperati sono sei. «È una tragedia immane - ripete alle telecamere il delegato del sindaco de L’Aquila Ugo De Paolis - Eppure possiamo dire di essere stati fortunati visto quello che è successo a Onna».
Superato il fiume Aterno, si arriva a Fossa arrancando su una strada ingombra di calcinacci e massi grandi come un’utilitaria. Il paese è un deserto di macchine abbandonate e porte lasciate aperte a mostrare le ferite di soggiorni e cucine ancora caldi di vita. La gente è scappata lontano, temendo che il costone roccioso della montagna si ripiegasse su se stesso e ingoiasse l’intero borgo abbattendo quel poco che è rimasto in piedi. Tutt’intorno il silenzio. Il ponte d’ingresso del paese si è schiantato nel letto del fiume e una casa poco distante ha fatto lo stesso volo. «Da lì - ci dice una persona arrivata al campo sportivo trasformato in centro di raccolta - hanno estratto morta una bambina moldava tre anni».
Cumuli di macerie
Nella casa laggiù invece - spiega indicando un cumulo di macerie sovrastate da un materasso - sono morti in due, marito e moglie. In tutto sono quattro le vittime». Gli anziani, tanti, fanno la fila davanti allo spogliatoio dell’arbitro dove è stata improvvisata una farmacia. Chiedono garze, cerotti, bombole d’ossigeno e i medicinali che hanno lasciato in casa scappando. I bambini giocano a pallone nel campo polveroso e nonostante tutto ridono divertiti. «È crollata la scuola?» - chiede una bimba. «Mi sa di no» - le dice una volontaria. «Peccato» - s’imbroncia lei. Che un attimo dopo gela tutti: «Sai che io ho visto due morti?».
* l’Unità, 07 aprile 2009
Cronaca di una strage annunciata
Il ’bombardamento’ de L’Aquila
di M. Bucciantini e R. Rossi inviati a L’Aquila *
Il bombardamento dell’Aquila è stato preparato con cura da Madre Natura. Con duecento colpi di cannone, da dicembre fino all’affondo mortale, domenica notte, alle 3 e 32 e per venticinque secondi: 6.3 gradi della scala Ricther (8/9 di quella Mercalli). Imprevedibile, si dice dei terremoti. Tragedie troppo enormi sulle nostre coscienze per lasciare anche colpevoli. Spesso le frasi fatte sono un rifugio, un alibi: qualcuno l’aveva detto, e non era solo il sismologo che girava con il suo megafono, inascoltato e deriso. Madre Natura aveva sussurrato piano e urlato forte: duecento scosse in tre mesi e mezzo, dunque. In questi paesi non si parlava d’altro. Le locandine sopravvissute - quelle dei giornali in edicola domenica - scrivono le preoccupazioni per il brontolare perpetuo della terra. Duecento scosse e nemmeno un breve servizio nei telegiornali nazionali. I grandi media hanno ignorato questo pezzo d’Italia silenzioso, questo popolo oscuro e colpevole di saper soffrire più di quanto merita.
Una settimana di allarmi
I ragazzi avevano telefonato otto giorni fa, spaventati dall’aria che tremava. Erano in 140 nella casa dello studente e dopo quell’avvertimento - «si sentivano scricchiolare i muri» - più della metà aveva deciso di rientrare dai genitori, anticipando le vacanze pasquali. Chi era rimasto, aveva preso un’agghiacciante abitudine: «Ci incontravamo in piazza del Duomo, senza darci appuntamento: ogni scossa, fuggivamo dalle stanze per trovarci là». Giulia Yakihchuk, «ucraina ormai abruzzese», racconta le sere in piazza a far passare la paura. Telefonando ai vigili del fuoco, cercando informazioni e qualcuno che spiegasse quest’inverno inquieto. «Non ci hanno mai risposto». Esperti, ragazzi, Madre Natura, giornali locali: ecco chi aveva avvisato. Poi la terra è diventata infame e feroce, 150 morti per adesso - chissà quanti altri - e i feriti dieci volte tanto, e 100 mila sfollati. «La più grande tragedia di questo millennio», fa Bertolaso, ancora una volta l’uomo dell’emergenza. In questo rimediare, si può essere fieri: lo spendersi di forze dell’ordine, volontari, gente comune è enorme e commovente. L’Italia che reagisce è sempre alta, nobile, «concorde» come la vuole oggi Berlusconi.
Polemiche
Poi, quando le strade saranno lavate, si dovranno ascoltare i pompieri come Sante, in servizio da diciotto anni, venuto con la squadra di Roma: «Ma che cemento è? Che cemento di merda è?» e indica le crepe sulle fiancate della Casa dello studente. Il luogo simbolico della tragedia, del paese che divora i suoi figli. La provincia dell’Aquila è classificata al massimo grado di allerta per il pericolo sismico. E si raggiunge da poche e non semplici strade. Montagne e valli da presenziare costantemente. Invece tocca raccattare bare e tende e per metà giornata i morti restano stesi in fila nel campo della disgraziata Onna. Ma adesso tocca a loro, a Maurizio, un quarantenne veneto di Valdobbiadene. Lavora con gli elicotteri del 118. Un alpinista scavato in viso. Sta salendo verso piazza Duomo. Alle otto di mattina ha già tirato fuori cinque persone dalla macerie. Tutte vive tranne l’ultima: una bambina di 10 anni. «Per quattro ore ho scavato a mani nude - dice - tra le i detriti di un palazzo in via XX settembre». Ne sono crollati tre. «I vigili del fuoco sono arrivati dopo un ora e mezza. Erano in quattro, non avevano un piccone, una scala, luci di emergenza. Non erano preparati». Nonostante le continue denunce. Annarita Tartaglia, insegnante, aveva scritto pochi giorni fa: «Il Convitto nazionale di corso Principe Umberto non è sicuro. L’avevo fatto presente al comune». La struttura adesso è sventrata. Alcuni studenti sono riusciti a uscire in tempo. Altri sono rimasti feriti senza che nessuno li soccorresse. Sono arrivati prima alcuni genitori da Pescara che le ambulanze dall’ospedale. Forse perché anche quello non c’è più. Era stato costruito nel 2002. Con quanto e quale cemento lo stabilirà la magistratura: si è sgretolato come fosse sabbia. Come l’Hotel Duca d’Abruzzo, poco distante dal centro. Si è accartocciato su se stesso. Come i paesi intorno alla città. Da lontano l’Aquila sembra una città in guerra, fumante e colpita al cuore, vinta, i muri bacati, e poi sventrati su su fino alla cupola abbattuta della vecchia chiesa. Le strade segnate: I volti persi di chi lotta a mani nude contro le bombe: «Sto scavando, sotto c’è mia madre». E sopra di lei almeno dieci metri di detriti. Sulla casa dei ragazzi ci sono gli occhi fissi di Luigi Alfonsi, 23 anni, che guarda quel cemento “armato” , e lo guarda ancora, crepato, “disarmato”, e quei fili di ferro piegati come fossero giunchi, e promette, lui che studia Ingegneria civile, che è ancora vivo e ha gli occhi piccoli e verdi arrossiti dalla polvere e bruciati dal pianto: «Una casa così non la farò mai, credetemi». Dobbiamo crederci.
* l’Unità, 07 aprile 2009
Il j’accuse della Presidente della Provincia *
«La situazione dei Comuni è stata sottovalutata». A sostenerlo è Stefania Pezzopane, Presidente della Provincia dell’Aquila, secondo quanto riporta il sito Anci. Pezzopane ha parlato dal Comune di Onna, uno tra i 26 Comuni più colpiti dal terremoto, piccola realtà di 350 abitanti dove finora si contano 8 vittime e circa 30 dispersi. Il presidente della Provincia è andata nelle aree interessate seriamente dal sisma per registrare il numero delle vittime e riscontrare i danni, «spesso incalcolabili. Intere case sono cadute in pezzi - ha detto - innumerevoli abitazioni frantumate o compromesse. Molti edifici pubblici sono stati danneggiati. L’attività istituzionale pubblica attualmente è bloccata e resterà ferma per giorni. Le istituzioni sono occupate ad affrontare l’emergenza».
La situazione è molto grave, soprattutto nei Comuni del comprensorio dove, oltre alle vittime, sono numerosi i dispersi. La Pezzopane contesta in particolare l’operato di Bertolaso. "Da settimane - racconte - avvertivamo queste scosse. Ci è stato detto che dovevamo rimanere tranquilli. Così tranquilli che siamo rimasti nelle nostre case trasformate in trappole".
Pezzopane racconta di una situazione tragica. «A Onna ci sono otto cadaveri avvolti in lenzuola, nel loro sudario, stesi su un prato. Fa molto caldo. Sembra uno scenario di guerra. Mi dicono di moltissime persone sotto le macerie. Questo è un paese di anziani. Se non arrivano i figli a dire chi è scomparso, magari nemmeno lo si sa». «È una cosa impressionante - aggiunge la presidente della Provincia - anche perchè qui sono tutte case basse, quindi è stata una tragedia inaspettata. In piedi è rimasta qualche casa, ma poche. In piedi è rimasto l’asilo, ad esempio, ma la scuola, no. La scuola è crollata. Anche il cemento armato ha ceduto. Ora sono davanti a un palazzo in costruzione. È crollato anche questo».
«Anche all’Aquila - racconta Pezzopane - il cemento armato ha ceduto. Nel palazzo crollato in via XX Settembre, un palazzo in cemento armato, è morta mia cognata. Sotto le macerie c’è ancora una delle sue due figlie. Non so dire altro. È un incubo».
* l’Unità, 06 aprile 2009
bilancio del ministero per i Beni e le attività culturali
Da S. Maria di Collemaggio a Porta Napoli
Gravissimi danni al patrimonio artistico
Crollata la parte absidale della basilica di Celestino V e il cupolino della chiesa di S. Agostino, capolavoro barocco *
MILANO - Il terremoto in Abruzzo ha provocato danni molto ingenti anche al patrimonio culturale. All’Aquila sono crollati la parte absidale della basilica di S. Maria di Collemaggio, dal transetto al fondo della chiesa, la cupola di Giuseppe Valadier della chiesa delle Anime Sante, il campanile della chiesa di San Bernardino. Danneggiato parzialmente anche il transetto del Duomo, mentre Porta Napoli ha ceduto completamente. È il bilancio comunicato da Giuseppe Proietti, segretario generale del ministero per i Beni e le attività culturali, in contatto con i funzionari locali «ma solo via telefono, perché la Direzione generale e le due Soprintendenze dell’Aquila non sono agibili». La fortezza spagnola che contiene il Museo nazionale e gli uffici delle due soprintendenze ha avuto infatti ingenti crolli al terzo piano ed è pericolante anche il ponte d’ingresso, per cui è precluso l’accesso.
PALAZZO DELLA PREFETTURA - «Sono stati identificati i magazzini in cui mettere in sicurezza le opere danneggiate e quelle che sono in luoghi crollati o pericolanti» dice Proietti, aggiungendo che si sta costituendo una squadra di supporto con personale proveniente da soprintendenze di altre regioni. È crollato anche il cupolino della chiesa di Sant’Agostino, uno dei monumenti del barocco aquilano, finito sul palazzo della Prefettura che è andato completamente in rovina, luogo dove era custodito l’Archivio di Stato dell’Aquila. «Crolli diffusi ci sono in tutta la città, con cornicioni, mura, pezzi di tetto che spesso ostruiscono le strade» ricorda Proietti, che fa notare come invece la celebre facciata quattrocentesca della basilica di Collemaggio si sia salvata perché in restauro e sostenuta da grandi ponteggi. Ecco alcuni dati sui principali monumenti colpiti.
SANTA MARIA DI COLLEMAGGIO - Fondata alla fine del XIII secolo dal futuro papa Celestino V, posta subito fuori le mura della città, è costituita da tre navate divise da pilastri che sorreggono arcate ogivali. Nella cappella in fondo alla navata destra è il sepolcro di Celestino V. La celebre facciata è della prima metà del XIV secolo, ricoperta da un insieme di masselli color bianco e rosso che la decorano con motivi geometrici.
CHIESA DI SANT’AGOSTINO - È una delle maggiori testimonianze del barocco aquilano. A pianta centrale, sorse sul sito di un complesso del XIII secolo. A metà del Seicento venne arricchita con nuove cappelle e verso la fine del secolo trasformata da Francesco Bedeschini. Crollò per il terremoto del 1703 e venne ricostruita dall’architetto Giovan Battista Contini.
LA FORTEZZA SPAGNOLA - Fu costruita nel 1534 per volere del governo spagnolo che affidò la progettazione all’architetto Pirro Aloysio Scrivà. La struttura esterna si innalza a scarpa con mura spesse fino a 10 metri al piano di fondazione. Intorno al forte si trova un fossato. Il ponte in pietra di collegamento presenta quattro campate di cui l’ultima sostituisce l’originale tavolato a ribalta in legno.
MUSEO NAZIONALE D’ABRUZZO - Situato all’interno della Fortezza spagnola, nasce nei primi anni ’50 dopo il restauro dell’architetto Umberto Chierici e unificò le raccolte del Museo Civico e di quello Diocesano, cui si aggiunse poi la collezione di dipinti dei secoli XVII e XVIII della famiglia Cappelli di Torano.
PORTA NAPOLI - Nota anche come Arco di trionfo, fu eretta nel 1548, in onore dell’imperatore Carlo V, su disegno di Giangiacomo dell’Acajala, ed era la più bella e antica della città. (Ansa)