Barbara Vergani, 24 anni, sta bene. Era stata presa ieri sera in auto ed è stata abbandonata dai sequestratori vicino al luogo del rapimento
Liberata la ragazza rapita nel Novarese Erano stati chiesti 4 milioni di euro
Si stringe il cerchio intorno ai banditi: alcuni, forse, già individuati. Il padre: "E’ stata legata, ha avuto paura, ma poi l’hanno trattata bene"*
NOVARA - E’ stata liberata Barbara Vergani, la ragazza rapita in provincia di Novara. Sta bene ed è stata condotta nella caserma dei carabinieri di Borgomanero per un primo interrogatorio. Verso le 3 di notte è tornata a casa.
Barbara, 24 anni, è stata lasciata dai rapitori a Ghemme, un paese distante una ventina di chilometri da Miasino dove risiede la famiglia. E’ stata lei stessa a chiedere ad alcuni passanti di avvertire i carabinieri. Poi ha telefonato al padre. Le indagini, dopola liberazione, sono state accelerate. Il cerchio si starebbe stringendo intorno ai sequestratori, alcuni dei quali sarebbero già stati individuati.
Le prime parole. "Papà, sono libera. Sono salva. Venite a prendermi": sono state queste le prime parole che Barbara ha detto al telefono al padre poco dopo essere stata liberata dai suoi sequestratori. Nel breve colloquio, la ragazza ha poi rassicurato il genitore: "Sto bene, sto bene", ha detto.
I passanti. Intanto si aggiungono nuovi particolari sul suo ritrovamento. La ragazza ha fermato un’auto con tre persone a bordo a cui ha chiesto aiuto. "Stavamo tornando a casa di ritorno da un agriturismo - dicono due donne ed un uomo -, quando abbiamo visto una ragazza che stava camminando lungo la strada. Ci faceva segno di fermarci - ha raccontato uno degli automobilisti - Ci ha subito detto che era Barbara Vergani. Ci ha chiesto di avvertire i carabinieri e il suo papà per dirgli che stava bene".
L’abbraccio con la famiglia. Appena avuta la notizia, l’intera famiglia Vergani, padre, madre e i due fratelli, si è recata in caserma, a Borgomanero. Un lungo abbraccio dei suoi cari ha fatto sentire alla ragazza di essere finalmente al sicuro dopo 27 ore di incubo.
Il racconto del padre. "Mia figlia è stata legata": lo ha detto Carlo Vergani, rientrato con la figlia a Miasino. "Ha avuto paura nei primi momenti - ha riferito l’imprenditore - poi però l’hanno trattata bene. Ad un certo punto della giornata sono diventato ottimista ma non speravo che la liberassero già ieri sera. Pensavo di più lunedì".
"Ha avuto un po’ di paura - ha ribadito il signor Vergani - mettetevi nei suoi panni, ma tutto sommato è in buone condizioni. Sono sempre stato fiducioso dal primo istante ero sicuro che si sarebbe risolto tutto entro stasera. Ora lasciatela riposare. Un saluto forse domani ve lo darà. Ora quel che conta non è guardare indietro ma andare avanti".
Nessun riscatto. Per la sua liberazione, ovviamente, non è stato pagato alcun riscatto, anche in considerazione del fatto che era stato disposto il sequestro dei beni della famiglia. Lo si è appreso da fonti investigative, secondo le quali i rapitori, avvertendo la pressione delle forze dell’ordine, hanno deciso di liberarla. "Barbara sta bene. Va tutto bene", sono state le uniche parole che una dottoressa ha detto al termine della visita medica presso la caserma di Borgomanero dove la giovane sta ricostruendo le fasi del sequestro.
Il magistrato. "Un grande risultato": così il procuratore aggiunto della direzione distrettuale antimafia di Torino, Maurizio Laudi, commenta l’esito felice del sequestro di Barbara Vergani. "Sono molto contento - ha aggiunto - adesso vediamo di ricostruire i fatti e la dinamica del rapimento, poi vedremo come muoverci".
Il sequestro. I banditi, probabilmente una banda di non professionisti, erano entrati in azione intorno alle 20,30 a Borgomanero, in Via Fornari, non lontano da un negozio di commercio equo solidale presso il quale la ragazza lavora saltuariamente. La prima telefonata alla famiglia è giunta al padre pochi minuti dopo che Barbara è stata presa: "La ragazza è con noi, ci rifaremo vivi". Poche, drammatiche parole seguite da una richiesta di riscatto di 4 milioni di euro attraverso un foglio lasciato sul cancello dell’azienda di famiglia. Poi sono arrivate ai Vergani altre segnalazioni telefoniche da parte di amici sulla presenza della macchina, una Peugeot 206 (e non 305) azzurro metallizzata, abbandonata con il vetro rotto dalla parte del conducente, le chiavi nel cruscotto e sui sedili un giubbotto e il cellulare di Barbara.
L’aggressione. Barbara Vergani viaggiava in direzione di Novara. Era attesa da amici per trascorrere insieme il sabato notte. Alcuni testimoni avrebbero detto ai carabinieri di avere notato una Golf bianca che aveva costretto la Peugeot a fermarsi. Barbara era quindi scesa, ed era stata aggredita da tre persone (una quarta era rimasta al volante). La Golf era poi fuggita velocemente in direzione del casello dell’autostrada Genova Voltri-Sempione. Quindi, alcune ore di ansia e di incertezza. E la telefonata a casa Vergani.
Richiesta di riscatto e blocco dei beni. Secondo quanto confermato da fonti investigative, la richiesta di riscatto di 4 milioni di euro, era stata comunicata alla famiglia attraverso un normale foglio formato A4 scritto a macchina con alcune indicazioni di massima sul da farsi. Il foglio era stato fatto trovare alla famiglia davanti all’impresa edile del padre della ragazza. Secondo gli investigatori ci sono molte probabilità che i rapitori siano italiani. Il messaggio, infatti, era dattiloscritto e in un linguaggio definito comprensibile dagli inquirenti. La Direzione distrettuale antimafia di Torino aveva emesso il decreto per il blocco dei beni della famiglia Vergani, secondo quanto prevede la legge antisequestri.
Le indagini. Immediato lo spiegamento delle forze dell’ordine: Direzione centrale anticrimine della polizia, i comandi dei carabinieri di zona, della provincia e di Torino, le Squadre Mobili della polizia di Novara e di Torino, il responsabile della Direzione distrettuale antimafia Maurizio Laudi, con i suoi sostituti Onelio Dodero e Anna Maria Loreto.
Battute. Le ricerche sono andate avanti per tutto il giorno, senza risultati. Le indagini si erano orientate anche negli ambienti di lavoro dell’impresa del padre, la ’Nuova Cusiana scavi’, specializzata in scavi, opere strutturali, lavori stradali, costruzioni e ristrutturazioni di immobili. Secondo gli inquirenti sarebbero state proprio le pressioni investigative ad aver portato i sequestratori alla liberazione della ragazza. Per tutta la giornata sono stati ascoltati i dipendenti e persone con rapporti di lavoro con la società della famiglia Vergani, che spesso si serviva di ditte subappaltatrici.
Il patrimonio dei Vergani. A Pisogno (la frazione di Misiano dove risiedono i Vergani), la notizia del rapimento ha suscitato preoccupazione e anche stupore: nessuno crede che la ditta di Carlo Vergani, la Nuova Cusiana Costruzioni (nata 4 o 5 anni fa sulle ceneri della Cusiana Scavi) abbia una consistenza economica tale da pagare un riscatto di 4 milioni di euro. Anche se l’azienda è sana, con una quindicina di dipendenti e 5 milioni di euro di fatturato, e con diverse partecipazioni azionarie in altre aziende (tra cui un albergo di lusso, il Ramada di Oleggio, sul lago d’Orta, e un centro benessere a Briga Novarese). Questa mattina si erano recati presso la famiglia, che abita in una casa colonica restaurata circondata da un grande parco, elegante, ma non sfarzosa, don Primo Cologni, parroco di Miasino, amico di famiglia e il sindaco di Miasino, Armando Beltrami: "La famiglia Vergani è benestante - aveva detto il primo cittadino -, ma non così facoltosa da permettersi di pagare cifre milionarie".
* la Repubblica, 1 aprile 2007
Dopo l’interrogatorio di Giromini, svelati i nomi dei complici
Sequestro Vergani, confessano i rapitori
Anche Cerri e Lettini, fermati in serata, ammettono le loro responsabilità.
I magistrati: «Quadro investigativo è completo» *
NOVARA - Hanno confessato Alessandra Cerri e Giuseppe Lettini, le due persone arrestate mercoledì sera perché ritenute coinvolte nel rapimento di Barbara Vergani insieme a Virgilio Giromini. I due sono stati interrogati da polizia e carabinieri per tutta la notte ed hanno reso «dichiarazioni concordanti tra loro - afferma il procuratore aggiunto di Torino, Maurizio Laudi - e con quelle della giovane sequestrata». «Il quadro investigativo è ormai completo», continua il magistrato della Direzione distrettuale antimafia all’uscita dalla Questura di Novara. È qui che per circa quattro ore è stata interrogata la Cerri, mentre Lettini è stato sentito dai magistrati della Direzione distrettuale antimafia che hanno coordinato insieme a Laudi le indagini, Annamaria Loreto e Onelio Dedero, presso il comando provinciale dei carabinieri, sempre a Novara.
LA CONFESSIONE DI GIROMINI - La banda che ha effettuato il sequestro lampo non avrebbe dunque altri membri oltre a Virgilio Giromini, l’uomo arrestato lunedì sera che nel pomeriggio di ieri ha rivelato agli inquirenti il nome degli altri due complici. «Nei prossimi giorni rileggeremo i verbali e studieremo ancora le carte - spiega Laudi - ma abbiamo elementi tali per pensare che la vicenda sia stata definita».
RISCHIANO 20 ANNI - Alla base del gesto delle tre persone, che ora rischiano una condanna ad almeno venti anni di prigione, ci sarebbe stata «la motivazione più ovvia ed immediata, ovvero quella di fare soldi facili», dichiara Laudi. Che al termine di quattro intensi giorni di indagini si dice «soddisfatto» per l’esito del sequestro lampo. «Non potevamo sperare in meglio - conclude - visto che dopo solo 26 ore è stato liberato l’ostaggio e nei tre giorni successivi sono stati individuati i responsabili del sequestro»
* Corriere della Sera, 05 aprile 2007
Trovato a Ghemme il luogo dove è stata rinchiusa per 26 ore. La notte scorsa la ragazza interrogata per sei ore dagli inquirenti
Scoperta la prigione di Barbara
Arrestata una coppia, forse i carcerieri
Le persone finite in manette sono Giuseppe Lettini e Alessandra Cerri. Sequestrata un’auto a Giromini, presunto autore del sequestro *
NOVARA - Scoperta la prigione dove sarebbe stata tenuta Barbara Vergani. La ragazza di Miasino, rapita sabato scorso a Borgomanero, avrebbe trascorso le sue 26 ore di prigionia a Ghemme. Una donna e un uomo sono stati arrestati. Giuseppe Lettini, questo il nome dell’uomo, sarebbe il secondo carceriere.
L’arrestata si chiama Alessandra Cerri di 60 anni. Con uno stratagemma, nel pomeriggio i carabinieri erano già stati nella casa dei genitori della donna, che abitano a Cavaglio D’Agogna. Ai giornalisti, l’anziano padre Martino, aveva raccontato che i carabinieri gli avevano fatto solo qualche domanda, senza però perquisire la casa e fare altre azioni. Dopo avergli chiesto i documenti, erano andati via.
La notizia arriva dopo il lungo interrogatorio cui è stata sottoposta Barbara Vergani la notte scorsa. Per sei ore, polizia e carabinieri, le hanno chiesto di ricostruire ogni dettaglio della sua prigionia durata 26 ore. L’iniziativa degli inquirenti è stata presa dopo che la ragazza non ha riconosciuto come probabile prigione l’alloggio di Virgilio Giromini, il presunto organizzatore del sequestro, nella frazione Tortirogno di Miasino.
La ragazza è arrivata in questura intorno alle 18.30 di ieri pomeriggio, ed è uscita dalla questura solo questa notte, poco prima dell’una, accompagnata dai fratelli e dal padre. Nonostante lo stress del lungo interrogatorio, Barbara era sorridente ma non ha voluto rilasciare dichiarazioni ai giornalisti.
La posizione di Virgilio Giromini resta comunque difficile. Anche se la ragazza non ha riconosciuto come prigione la casa dell’ex dipendente del padre, "questo non attenua le accuse a suo carico" spiegano gli inquirenti.
Lunedì sera, poco prima dell’arresto, la polizia ha sequestrato una Passat grigia presa a noleggio da Stella Vetrano, la convivente di Virgilio. Una station wagon che sembra corrispondere alla descrizione dell’auto dei rapitori fatta da chi ha visto la scena del sequestro. La Passat è stata noleggiata una settimana fa e sarebbe stata anche nella disponibilità di Virgilio. Ora verrà analizzata dagli inquirenti per scoprire eventuali tracce del trasporto di Barbara nel bagagliaio.
Altri elementi a carico di Giromini sono la macchina per scrivere ritrovata in casa sua a Tortirogno, compatibile con le lettere stampate sul foglio che dettava le condizioni del riscatto, e la scheda sim ritrovata in casa di Virgilio usata con molta probabilità per rivendicare il rapimento. "Una montagna di indizi", dicono gli inquirenti che confidano di essere sulla pista giusta.
Domenica sera Giromini e la sua convivente erano già in questura quando i carcerieri di Barbara hanno rilasciato l’ostaggio. Quindi la banda sarebbe composta da più persone, almeno quattro dicono gli inquirenti. L’ambiente in cui scavano polizia e carabinieri è quello dei conoscenti della famiglia.
* la Repubblica, 4 aprile 2007
Il presunto colpevole si chiama Virgilio Giromini, 46 anni, di Miasino. La polizia sta interrogando anche la madre, la convivente dell’uomo e le figlie di quest’ultima
Sequestro Vergani, un fermo
"Non sono stato io, ho paura"
NOVARA - Virgilio Giromini, 46 anni, di Miasino, è stato fermato per il sequestro di Barbara Vergani. Inizialmente si era parlato di quattro fermi, dal momento che in questura sono state convocate anche la convivente dell’uomo, Stella Vetrano, le due figlie di quest’ultima, rispettivamente di 16 e 20 anni, e la madre di Giromini.
All’uscita della questura, l’avvocato di Giromini, Andrea Lafrancesca, si è solo limitato a confermare che l’uomo "è in stato di fermo". E’ probabile che venga risentito nel primo pomeriggio di oggi. L’interrogatorio delle quattro donne convocate è stato invece rinviato.
Al momento l’uomo nega con decisione ogni responsabilità: "Non sono stato io, ho paura di parlare", ha detto agli inquirenti. Ma le prove nei suoi confronti sono numerose. Tra esse ci sono le due sim usate per fare le telefonate a Carlo Vergani, il papà della giovane rapita, che sono state trovate nell’abitazione in frazione Tortirogno, a Miasino, di proprietà della madre ma usata da lui.
In quest’alloggio, considerata la prigione della ragazza, è stata anche sequestrata la macchina da scrivere che sarebbe stata usata per scrivere il biglietto con le richiesta del riscatto. E’ stata infine trovata anche una pistola giocattolo: un’arma che potrebbe essere quella usata per minacciare la ragazza il giorno del rapimento.
Giromini ha una sorella che è segretaria di Oreste Primatesta, titolare dell’albergo Approdo di Pettenasco (Novara), di cui il padre di Barbara Vergani è socio. Sarebbe stata lui la mente e il telefonista del sequestro a scopo di estorsione: nel biglietto lasciato al cancello della ditta di Vergani si chiedevano 4 milioni di euro di riscatto.
"Se davvero si tratta di lui, sono molto deluso - ha detto Carlo Vergani, in una breve intervista a Sky Tv - una persona a cui hai dato un lavoro, e poi ti pugnala alle spalle...".
* la Repubblica, 3 aprile 2007
Il presunto colpevole si chiama Virgilio Giromini, 46 anni, di Miasino. La polizia sta interrogando anche la madre, la convivente dell’uomo e le figlie di quest’ultima
Sequestro Vergani, un fermo
In questura anche quattro donne
NOVARA - Virgilio Giromini, 46 anni, di Miasino, è stato fermato per il sequestro di Barbara Vergani. Inizialmente si era parlato di quattro fermi, dal momento che in questura sono state convocate anche la convivente dell’uomo, Stella Vetrano, le due figlie di quest’ultima, rispettivamente di 16 e 20 anni, e la madre di Giromini.
All’uscita della questura, l’avvocato di Giromini, Andrea Lafrancesca, si è solo limitato a confermare che l’uomo "è in stato di fermo". E’ probabile che venga risentito nel primo pomeriggio di oggi, dopo l’interrogatorio delle quattro donne convocate.
Al momento l’uomo nega con decisione ogni responsabilità: "Non sono stato io, ho paura di parlare", ha detto agli inquirenti. Ma le prove nei suoi confronti sono numerose. Tra esse ci sono le due sim usate per fare le telefonate a Carlo Vergani, il papà della giovane rapita, che sono state trovate nell’abitazione in frazione Tortirogno, a Miasino, di proprietà della madre ma usata da lui.
In quest’alloggio, considerata la prigione della ragazza, è stata anche sequestrata la macchina da scrivere che sarebbe stata usata per scrivere il biglietto con le richiesta del riscatto. E’ stata infine trovata anche una pistola giocattolo: un’arma che potrebbe essere quella usata per minacciare la ragazza il giorno del rapimento.
* la Repubblica, 3 aprile 2007