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ITALIA. "Papà, sono libera. Sono salva. Venite a prendermi"!!! BARBARA VERGANI, la ragazza rapita nel Novarese, E’ STATA LIBERATA - E STA BENE!!! - a cura di pfls

lunedì 2 aprile 2007.
 
[...] "Ha avuto un po’ di paura - ha ribadito il signor Vergani - mettetevi nei suoi panni, ma tutto sommato è in buone condizioni. Sono sempre stato fiducioso dal primo istante ero sicuro che si sarebbe risolto tutto entro stasera. Ora lasciatela riposare. Un saluto forse domani ve lo darà. Ora quel che conta non è guardare indietro ma andare avanti" [...]

Barbara Vergani, 24 anni, sta bene. Era stata presa ieri sera in auto ed è stata abbandonata dai sequestratori vicino al luogo del rapimento

Liberata la ragazza rapita nel Novarese Erano stati chiesti 4 milioni di euro

Si stringe il cerchio intorno ai banditi: alcuni, forse, già individuati. Il padre: "E’ stata legata, ha avuto paura, ma poi l’hanno trattata bene"*

NOVARA - E’ stata liberata Barbara Vergani, la ragazza rapita in provincia di Novara. Sta bene ed è stata condotta nella caserma dei carabinieri di Borgomanero per un primo interrogatorio. Verso le 3 di notte è tornata a casa.

Barbara, 24 anni, è stata lasciata dai rapitori a Ghemme, un paese distante una ventina di chilometri da Miasino dove risiede la famiglia. E’ stata lei stessa a chiedere ad alcuni passanti di avvertire i carabinieri. Poi ha telefonato al padre. Le indagini, dopola liberazione, sono state accelerate. Il cerchio si starebbe stringendo intorno ai sequestratori, alcuni dei quali sarebbero già stati individuati.

Le prime parole. "Papà, sono libera. Sono salva. Venite a prendermi": sono state queste le prime parole che Barbara ha detto al telefono al padre poco dopo essere stata liberata dai suoi sequestratori. Nel breve colloquio, la ragazza ha poi rassicurato il genitore: "Sto bene, sto bene", ha detto.

I passanti. Intanto si aggiungono nuovi particolari sul suo ritrovamento. La ragazza ha fermato un’auto con tre persone a bordo a cui ha chiesto aiuto. "Stavamo tornando a casa di ritorno da un agriturismo - dicono due donne ed un uomo -, quando abbiamo visto una ragazza che stava camminando lungo la strada. Ci faceva segno di fermarci - ha raccontato uno degli automobilisti - Ci ha subito detto che era Barbara Vergani. Ci ha chiesto di avvertire i carabinieri e il suo papà per dirgli che stava bene".

L’abbraccio con la famiglia. Appena avuta la notizia, l’intera famiglia Vergani, padre, madre e i due fratelli, si è recata in caserma, a Borgomanero. Un lungo abbraccio dei suoi cari ha fatto sentire alla ragazza di essere finalmente al sicuro dopo 27 ore di incubo.

Il racconto del padre. "Mia figlia è stata legata": lo ha detto Carlo Vergani, rientrato con la figlia a Miasino. "Ha avuto paura nei primi momenti - ha riferito l’imprenditore - poi però l’hanno trattata bene. Ad un certo punto della giornata sono diventato ottimista ma non speravo che la liberassero già ieri sera. Pensavo di più lunedì".

"Ha avuto un po’ di paura - ha ribadito il signor Vergani - mettetevi nei suoi panni, ma tutto sommato è in buone condizioni. Sono sempre stato fiducioso dal primo istante ero sicuro che si sarebbe risolto tutto entro stasera. Ora lasciatela riposare. Un saluto forse domani ve lo darà. Ora quel che conta non è guardare indietro ma andare avanti".

Nessun riscatto. Per la sua liberazione, ovviamente, non è stato pagato alcun riscatto, anche in considerazione del fatto che era stato disposto il sequestro dei beni della famiglia. Lo si è appreso da fonti investigative, secondo le quali i rapitori, avvertendo la pressione delle forze dell’ordine, hanno deciso di liberarla. "Barbara sta bene. Va tutto bene", sono state le uniche parole che una dottoressa ha detto al termine della visita medica presso la caserma di Borgomanero dove la giovane sta ricostruendo le fasi del sequestro.

Il magistrato. "Un grande risultato": così il procuratore aggiunto della direzione distrettuale antimafia di Torino, Maurizio Laudi, commenta l’esito felice del sequestro di Barbara Vergani. "Sono molto contento - ha aggiunto - adesso vediamo di ricostruire i fatti e la dinamica del rapimento, poi vedremo come muoverci".

Il sequestro. I banditi, probabilmente una banda di non professionisti, erano entrati in azione intorno alle 20,30 a Borgomanero, in Via Fornari, non lontano da un negozio di commercio equo solidale presso il quale la ragazza lavora saltuariamente. La prima telefonata alla famiglia è giunta al padre pochi minuti dopo che Barbara è stata presa: "La ragazza è con noi, ci rifaremo vivi". Poche, drammatiche parole seguite da una richiesta di riscatto di 4 milioni di euro attraverso un foglio lasciato sul cancello dell’azienda di famiglia. Poi sono arrivate ai Vergani altre segnalazioni telefoniche da parte di amici sulla presenza della macchina, una Peugeot 206 (e non 305) azzurro metallizzata, abbandonata con il vetro rotto dalla parte del conducente, le chiavi nel cruscotto e sui sedili un giubbotto e il cellulare di Barbara.

L’aggressione. Barbara Vergani viaggiava in direzione di Novara. Era attesa da amici per trascorrere insieme il sabato notte. Alcuni testimoni avrebbero detto ai carabinieri di avere notato una Golf bianca che aveva costretto la Peugeot a fermarsi. Barbara era quindi scesa, ed era stata aggredita da tre persone (una quarta era rimasta al volante). La Golf era poi fuggita velocemente in direzione del casello dell’autostrada Genova Voltri-Sempione. Quindi, alcune ore di ansia e di incertezza. E la telefonata a casa Vergani.

Richiesta di riscatto e blocco dei beni. Secondo quanto confermato da fonti investigative, la richiesta di riscatto di 4 milioni di euro, era stata comunicata alla famiglia attraverso un normale foglio formato A4 scritto a macchina con alcune indicazioni di massima sul da farsi. Il foglio era stato fatto trovare alla famiglia davanti all’impresa edile del padre della ragazza. Secondo gli investigatori ci sono molte probabilità che i rapitori siano italiani. Il messaggio, infatti, era dattiloscritto e in un linguaggio definito comprensibile dagli inquirenti. La Direzione distrettuale antimafia di Torino aveva emesso il decreto per il blocco dei beni della famiglia Vergani, secondo quanto prevede la legge antisequestri.

Le indagini. Immediato lo spiegamento delle forze dell’ordine: Direzione centrale anticrimine della polizia, i comandi dei carabinieri di zona, della provincia e di Torino, le Squadre Mobili della polizia di Novara e di Torino, il responsabile della Direzione distrettuale antimafia Maurizio Laudi, con i suoi sostituti Onelio Dodero e Anna Maria Loreto.

Battute. Le ricerche sono andate avanti per tutto il giorno, senza risultati. Le indagini si erano orientate anche negli ambienti di lavoro dell’impresa del padre, la ’Nuova Cusiana scavi’, specializzata in scavi, opere strutturali, lavori stradali, costruzioni e ristrutturazioni di immobili. Secondo gli inquirenti sarebbero state proprio le pressioni investigative ad aver portato i sequestratori alla liberazione della ragazza. Per tutta la giornata sono stati ascoltati i dipendenti e persone con rapporti di lavoro con la società della famiglia Vergani, che spesso si serviva di ditte subappaltatrici.

Il patrimonio dei Vergani. A Pisogno (la frazione di Misiano dove risiedono i Vergani), la notizia del rapimento ha suscitato preoccupazione e anche stupore: nessuno crede che la ditta di Carlo Vergani, la Nuova Cusiana Costruzioni (nata 4 o 5 anni fa sulle ceneri della Cusiana Scavi) abbia una consistenza economica tale da pagare un riscatto di 4 milioni di euro. Anche se l’azienda è sana, con una quindicina di dipendenti e 5 milioni di euro di fatturato, e con diverse partecipazioni azionarie in altre aziende (tra cui un albergo di lusso, il Ramada di Oleggio, sul lago d’Orta, e un centro benessere a Briga Novarese). Questa mattina si erano recati presso la famiglia, che abita in una casa colonica restaurata circondata da un grande parco, elegante, ma non sfarzosa, don Primo Cologni, parroco di Miasino, amico di famiglia e il sindaco di Miasino, Armando Beltrami: "La famiglia Vergani è benestante - aveva detto il primo cittadino -, ma non così facoltosa da permettersi di pagare cifre milionarie".

* la Repubblica, 1 aprile 2007


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