Germania-Italia 0-2 (Conclusa)
ultimo aggiornamento: 23:40 del 04/07/2006
di Nicola Apicella*
Commento finale:
Italia in finale. Al termine di 120’ intensi gli azzurri hanno battuto la Germania e conquistato il pass per la finalissima di Berlino. Due gol arrivati nell’ultimo minuto del secondo supplementare al termine di una gara sofferta, che l’Italia ha meritato di vincere per il modo in cui ha interpretato il match e per le occasioni avute, su tutte i due pali colpiti da Gilardino e Zambrotta all’inizio del secondo supplementare. La Germania ha avuto le sue occasione (un paio) ma davanti ha trovato un muro. Italia in finale, che notte.
I gol: il primo, di Grosso, gran lavoro di Pirlo in area, tocco dentro per Grosso che di sinistro mette nel palo lontano alla destra di Lehmann. Il secondo, di Del Piero, su contropiede orchestrato da Gilardino e rifinito da Del Piero con un destro nell’angolo alto
E’ FINITA!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
ITALIA IN FINALE!!!!!!!!!!
15’ GOLLLLLLLLLLLLLLLLLLL!!!!!!!!!!!!!
DEL PIERO!!!!!!!!!!
14 gol GOLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLLL!!!!!!!!!!
GROSSO!!!!!!!!!!!!!!!!
13’ Sinistro di Pirlo dai 30 metri, ci arriva Lehmann, palla in angolo
11’ Odonkor cerca il destro dalla distanza, palla sul fondo
9’ Iaquinta controlla in area, Lehmann è uscito dai pali, palla indietro per Del Piero, destro angolato, palla sul fondo
8’ Si soffre tanto
7’ Germania vicina al gol: Podolski solo in area, sinistro a colpo sicuro, Buffon si supera e mette in angolo
6’ Occasione Italia: Del Piero in area, palla indietro per Iaquinta, destro respinto
6’ Cambio nella Germania: Neuville prende il posto di Klose
4’ Lahm cerca il destro a giro dal vertice sinistro, palla sul fondo
3’ Altro pallone in bocca a Lehmann, occasione sprecata
3’ Va via Iaquinta, la Germania si salva in angolo
2’ Libera Iaquinta
2’ Angolo per la Germania, da destra
Ripresa:
via al secondo supplementare, palla giocata dall’Italia
16’ Termina il primo supplementare, squadre ancora sullo 0-0
16’ Odonkor mette in mezzo da destra, ci va di testa Podolski, palla sul fondo
16’ Totti steso al limite, lascia correre l’arbitro, altra decisione assurda
15’ Concesso un minuto di recupero
14’ Cambio nell’Italia: Del Piero prende il posto di Perrotta
12’ Destro di Pirlo dalla distanza, palla alta sulla traversa
10’ Tiro cross di Odonkor dalla destra, palla direttamente sul fondo
10’ Allontana Iaquinta
9’ Altra punizione (dubbia) per la Germania dalla sinistra, un corner corto
8’ Podolski in posizione regolare su lancio di Lahm, ma c’è Buffon
6’ Materazzi colpito alla testa da un tiro di Kehl, gioco fermo
5’ Palla messa in angolo dalla schiena di Pirlo
5’ Zambrotta stende Lahm sulla sinistra, nei pressi dell’angolo
4’ Colpo di testa di Cannavaro su angolo di Pirlo da destra, palla sul fondo
2’ NOOOOOOO!!!! TRAVERSA DI ZAMBROTTA!!!!!! Destro violento appena dentro l’area e palla che si stampa sulla traversa
1’ Italia vicinissima al gol!!!!! Gilardino se ne va sulla destra, entra in area, supera Ballack e batte di sinistro, PALO!!!!!!!!
1’ Cambio nell’Italia: Iaquinta ha preso il posto di Camoranesi
Si parte: inizia il primo tempo supplementare, primo pallone giocato dalla Germania
Commento al secondo tempo:
gara equilibrata, poche occasioni nella ripresa da entrambe le parti. Italia meno brillante, Germania che ha spinto di più creando una palla gol con Podolski. 48’Termina il secondo tempo, Germania e Italia ai supplementari
46’Palla tagliata sul secondo palo, non c’è nessuno, sul fondo
45’Punizione da sinistra per la Germania, siamo nei pressi della bandierina
45’Concessi tre minuti di recupero
44’Ammonito Camoranesi per un fallo su Kehl
44’Gilardino in area, chiude Lahm
41’Perrotta resta a terra dopo lo scontro con Lehmann ma si riprende velocemente
40’Totti libera Perrotta, solo in area, uscita kamikaze di Lehmann
38’Cambio nella Germania: Odonkor prende il posto di Schneider
37’Destro di Ballack, palla alta
36’Punizione dal limite per la Germania, fallo di Cannavaro su Podolski, un fallo inesistente, un regalo dell’arbitro, posizione molto pericolosa, siamo centrali ai 22 metri
35’Camoranesi prova a pescare Gilardino al limite ma sbaglia il tocco, riparte la Germania
33’Destro di Pirlo dalla distanza, fa buona guardia Lehmann
32’Altro angolo sprecato, batte Totti, blocca Lehmann
31’Zambrotta scende bene a destra, palla dentro, mette in angolo Kehl
29’Cambio nell’Italia: Gilardino prende il posto di Toni
28’Facciamo fatica a giocare palla, a tenerla
27’Cambio nella Germania: Schweinsteiger prende il posto di Borowski
26’Gattuso resta a terra dopo uno contro con Kehl
25’Si soffre
23’Grande giocata difensiva di Zambrotta che chiude su Borowski liberata in area, a sinistra, da Ballack
22’La Germania non fa granché ma tiene di più palla
22’Un po’ troppo lenta la manovra azzurra
19’Ha smesso di attaccare sulle fasce l’Italia, cerchiamo troppo il lancio in verticale che in questa ripresa non ha prodotto pericoli
18’Germania pericolosa: Podolski si gira bene in area, sinistro da pochi metri, ci mette i pugni Buffon
15’Totti prova a servire di prima Toni, lancio troppo lungo, esce Lehmann
13’La Germia spinge di più in questi minuti
11’Ammonito Metzelder per un fallo da dietro su Toni
10’Borowski tenta il destro da 35 metri, palla lontana dai pali
9’Uscita sicura di Lehmann sull’angolo di Totti
9’Angolo Italia da sinistra
8’Totti sbaglia l’assist in verticale per Toni, ha buon gioco Lehmann
6’Italia pericolosa: Pirlo pesca Grosso in area, sulla sinistra, solo, chiude Lehmann
5’Klose se ne va da solo, non lo fermano, arriva in area, chiude Buffon
3’Pirlo vede libero sulla destra Camoranesi in zona d’attacco, aggancio sbagliato, l’azione sfuma
3’Camoranesi in verticale per Zambrotta, c’è fuorigioco
1’Girata di sinistro di Kehl dal limite, palla abbondantemente sul fondo
1’Nessun cambio nel corso dell’intervallo
Ripresa:
inizia il secondo tempo, pallone giocato dall’Italia
Commento al primo tempo:
una buona Italia in questi primi 45’ di gioco. Gli azzurri hanno tenuto bene il campo creando buone occasioni. Molto bene gli esterni Grosso e Camoranesi ma anche Totti e la tenuta della difesa. La Germania ha attaccato a sprazzi, sfruttando anche qualche palla persa a metà campo dai nostri. Pericolosi i tedeschi quando riescono a dialogare in velocità per vie centrali
46’Termina il primo tempo, Germania e Italia al riposo sullo 0-0 [...]
* WWW.REPUBBLICA.IT, 04.07.2006
SUL TEMA, NEL SITO, VEDI:
VIVA L’ITALIA! - LUNGA VITA ALL’ ITALIA: "RESTITUITEMI IL MIO URLO" !!! Dalla Cina, la lezione di Huang Jianxiang. A Lui, in omaggio perenne
Italia Germania finisce 6-7, sfuma ai rigori il sogno azzurro
Sbagliano dal dischetto per gli Azzurri Pellè, Zaza. Bonucci e Darmian
di Redazione ANSA *
BORDEAUX 03 luglio 2016
Germania in semifinale di Euro 2016: l’ Italia è stata sconfitta 7-6 dopo i calci di rigore. tempi regolamentari ed i supplementari si erano conclusi sull’1-1.
(LE FOTO E LE PAGELLE)
GRAFICI e CRONACA
’Mi dispiace per i ragazzi, hanno dato tutto quello che avevano contro una squadra fortissima. Peccato, potevano andare avanti noi’’: così ai microfoni di Rai Sport il ct azzurro Antonio Conte (VAI). ’’L’unico rimpianto è di avere perso ai rigori - aggiunge - Questi ragazzi ci hanno messo impegno, orgoglio e amore per la maglia, hanno dato tutto quello che avevano. Bilancio? li fanno gli altri. Sono contento di aver fatto questa esperienza. Questa panchina regala sempre grandi emozioni. Non è un addio, un arrivederci’’.
Bonucci "Fa male uscire così" - "Fa male uscire così, perche abbiamo avuto tante occasioni per chiudere i rigori. I tiri dal dischetto sono una lotteria ma loro sono stati più bravi nell’ultimo, usciamo a testa alta": così Leonardo Bonucci dopo l’eliminazione dell’Italia dall’Europeo. "Sono stato contento di aver fatto parte di questo splendido gruppo - aggiunge il difensore azzurro a Sky - Questa è stata la nostra forza, abbiamo tenuto testa ai campioni del mondo e questa è la nota positiva".
(LA DELUSIONE IN CAMPO E SUGLI SPALTI)
Sequenza rigori: Insigne, realizzato; Kroos, realizzato; Zaza, sbagliato; Mueller, parato; Barzagli, realizzato; Ozil, sbagliato; Pelle’, sbagliato; Draxler, realizzato; Bonucci, parato; Schweinstiger, sbagliato; Giaccherini, realizzato; Hummels, realizzato; Parolo, realizzato; Kimmich, realizzato; De Sciglio, realizzato; Boateng, realizzato; Darmian, parato; Hector, realizzato.
* ANSA, 03.07.2016 (ripresa parziale).
Italia-Germania, la sfida infinita
Da Rivera a Balo, mai vittoria euro-mondiale
di Giorgio Svalduz *
Dopo la vittoria per 2-0 sulla Spagna, la Nazionale guarda alla Germania, che incontrerà sabato nei quarti dell’ Europeo.
La maledizione Italia e’ una croce che il calcio tedesco sopporta con dignita’ e rassegnazione, frutto di mezzo secolo di sfide finite malissimo.
Un’era geologica nel frenetico calcio attuale, segno che il complesso ha anche componenti psicologiche ed e’ duro da rimuovere.
Il primo scheletro nell’armadio tedesco e’ anche la sfida piu’ famosa: il match del secolo del 1970 all’Azteca col Schnellinger che impatta Boninsegna e schiude i supplementari, la doppietta di Mueller, l’errore di Rivera e il riscatto immediato col gol a occhi chiusi che fissa il 4-3 che scatena nella notte la festa di popolo che inonda le piazze italiane per una finale mondiale poi malamente persa col Brasile di Pele’.
Schegge della storia del calcio che proseguono col pianto di Cabrini per il rigore sbagliato nella finale 1982, poi il gol di rapina di Pablito, l’urlo immortale di Tardelli, la gioia scanzonata di Pertini per il 3-1 di Rossi della nazionale di Bearzot.
Passa quasi un quarto di secolo e la Germania pregusta la rivincita piu’ dolce, nella semifinale dei mondiali in casa del 2006: ancora supplementari e ancora Italia con la gioia incredula dell’umile Grosso che schiude la finale al 119’ prima del sigillo di Del Piero e poi corre a perdifiato sul prato di Dortmund.
Nel 2012 agli europei di Varsavia L’italia batte la Germania per due a 1 con una doppietta di Balotelli. Inutile il rigore di Ozil. La vittoria traghetta l’Italia di Prandelli in una finale senza storia con la Spagna.
N. B.: Per informazione: La nonna di Fabio Grosso (interv. su Radio Capital) si chiama ITALIA !!! Viva ITALIA, Viva L’ITALIA!!!
SALVARE IL CALCIO di Vittorio ZUCCONI*
Sono le tre del mattino, mentre tento di prendere sonno in un albergo di Duesseldorf, dove, a differenza di Dortmund, qualcuno ha scoperto l’esistenza di un ordigno chiamato condizionatore d’aria. Ma nonostante il fresco artificiale, che sta succhiando via l’umidità atroce che ci ha inzuppato nello stadio del Borussia, l’adrenalina, l’eccitazione, la contentezza infantile per la vittoria in una partita di pallone contro la Germania, in Germania, (tiè, tiè e aritiè) mi tengono sveglio. E nell’insonnia, mentre la sbornia lentamente recede come una marea, uno si chiede come sia possibile, dopo avere visto guerre, rivoluzioni, disastri, scandali, nella propria vita di lavoro, dopo avere conosciuto grandi gioie e grandi tristezze, emozionarsi ancora tanto per una partita di calcio, al punto di indurre un dignitoso signore non più giovanissimo come me a esibirsi in ripetuti gesti del salame, detti anche saluto degli avi o gesto dell’ombrello, in direzione dei colleghi della stampa tedesca seduti con aria inversamente affranta, nella fila dietro della tribuna stampa.
La risposta più onesta è che non lo so. So che è così, e per la Nazionale sono ancora capace di regredire con abbandono a stadi di abbrutimento morale e fisico (seguire un Mondiale di calcio è un impegno atletico) che razionalmente sono riprovevoli e incomprensibili. Nazionalismo da Nazionale? Certamente, soprattutto per chi tiene come immagine nel desktop del computer la foto di un nipotino di due anni americano al quale lo sciagurato padre, cioè mio figlio, ha fatto indossare la divisina completa degli Azzurri. Stupidità? Senza dubbio, ne occorre una dose per soffrire quando un miliardario in mutande sbaglia a dare calci a una palla. Ingordigia? No, perché il calcio non mi ha mai dato una lira e semmai sono io che ho finanziato il calcio da quando sprecavo la paghetta per assistere a Milan Atalanta.
Non ci sono spiegazioni, perché se ci fossero, troverei l’antidoto, la cura, e mi eviterei la rabbie selvagge di fronte ai gol mancati dagli Italiani in Corea, agli sputi, ai calcetti e ai pugnetti che ci costano partite, ai Francesi che si fregano un Europeo che avevamo legittimamente meritato, se non fosse stato per un attaccante che in Nazionale segna soltanto quando ormai la pappa è cotta. Se ci fossero spiegazioni non esisterebbe più il calcio che è uno sport insensato, nel quale si tenta di controllare la palla coi piedi e che produce quindi esiti spesso insensati che poi i cosiddetti analisti tecnici tentano, a posteriori, di ricondurre a logiche che non ha.
Per questo avvengono i casi Moggi, i tentativi di "fix", di rubare il risultato, di controllare l’unico fattore controllabile di questo sport che può essere massacrante, come devono essere stati i 120 minuti di ieri nella sera grondante calore e umidità di Dortmund.
Nella boxe tutto quello che un farabutto deve fare, per essere sicuro del risultato, è convincere uno dei due a fare un bel tutto, se non può comperare gli arbitri, ma neppure il tanto esecrato arbitro Moreno poteva sapere che Vieri si sarebbe mangiato un gol grosso come un tacchino e che Maldini non sarebbe riuscito a impedire a tale Anh di saltare meglio di lui.
In molti hanno tentato di controllare il calcio, cioè di incanalarne l’assurdità intrinseca, comperando vagonate di giocatori di gran nome senza badare a spese, trafficando con gli scambi di piedi, massaggiando arbitraggi e designazioni e nello sport anche i tentativi di truffare vanno puniti con assoluta severità.
Ma alla fine, nessuno ci riesce davvero, e soltanto qualche anima molto candida o molto torbida può pensare che una squadra arrivi dieci o quindici punti dietro un’altra soltanto per colpa di una guardialinee o di un arbitro o che il Treviso avrebbe vinto lo scudetto se non ci fosse stato Moggi. Si possono regolare i rubinetti dei soldi, come ha fatto per esempio Galliani a nome e per conto del suo datore di miliardi e dei suoi complici in Lega ben lieti di accettare parte del bottino o qualche resto mancia, per soffocare nella culla ogni ambizione altrui o rubacchiare qualche punto grazie a un arbitro che maneggia com abilità di prestigiatore i cartellini gialli e rossi.
Poi, il dio del calcio si ribella e ci regala partite come questa Germania Italia che ci riconciliano con il gioco, non con i truffatori. Inventa terzini e riserve grandi "goleador", riesuma campioni sonnecchianti come Zidane, spinge una squadra come l’Italia che dopo la partita con l’Australia era stata descritta come un residuato bellico e le mette a disposizione la chance di vincere con merito un campionato del Mondo.
Perché il calcio è più forte dei delinquenti che lo vogliono manipolare, dei sensali di cavalli che lo vogliono soltanto mungere, dei buffoni che vogliono usare squadre di club come poster elettorali. E fino a quando ci sarà la certezza di vedere schifezze come Usa Italia e poco dopo partite deliziose come Germania Italia ci potranno provare in tanti, ma non riusciranno ad ammazzarlo. Non è diventato il gioco che il mondo pratica più di ogni altro, perché lo vogliono le tv o gli sponsors. I soldi sono venuti dopo e stanno tentando di soffocarlo, come l’afa di Dortmund, ma il bambino scalcia ancora ed è vivo. (5 luglio 2006)
* www.repubblica.it, 05.07.2006.
Memoria di una generazione di Roberto Cotroneo*
Adesso, per tutta una generazione, il 4-3 di Italia-Germania di Città del Messico nel lontano 1970 va in soffitta. Con tutto il rispetto per i nostri ricordi, di una generazione di almeno quarantenni, per i nostri figli e anche un po’ per noi, il 2-0 vissuto nello stadio più difficile di Germania, contro la squadra padrona di casa, sfiora la leggenda. Prima Grosso, poi Del Piero. Quando ormai ci si aspettava di andare ai rigori, O quasi. La cabala delle partite di campionato mondiale tra Italia e Germania ha funzionato meglio di un meccanismo teutonico. Abbiamo giocato con una determinazione tedesca unita a un estro e una creatività tutta italiana. E le attese sono state rispettate.
D’altronde che questa Germania-Italia fosse una partita dell’attesa era chiaro.
Un’attesa come un appuntamento obbligato, che ogni tanto appare nella storia emotiva di un intero paese. In quest’attesa scorre il nastro di quello che siamo stati, noi italiani, in questi ultimi anni, del nostro ruolo in Europa, e di quello che è stato questo paese. Il paese dei Berlusconi, il paese delle divisioni, il paese delle corruzioni, dei furbetti, delle mutandopoli, il paese che ha smesso di essere il simpatico e naif strapaese, ed è diventato un paesetto che arranca per stare al passo con un Europa poco amata dagli ultimi governi. E ora, che siamo in questo centro Europa di Dortmund, ora che alla partita c’è assieme alla Merkel, anche Romano Prodi, questa cosa si sente.
A volte però il calcio trasfigura, e da simbolo diviene sostanza; da metafora delle nostre vittorie e delle nostre sconfitte diventa il modo più semplice per capire davvero fino in fondo quello che siamo stati e quello che saremo. Ogni squadra è lo specchio della nazione che rappresenta. La Francia, estrosa formidabile e imprevedibile quanto un pamphlet voltairiano, il Brasile malinconico, saudagico, incapace di realizzare l’immenso talento che possiede, l’Inghilterra un po’ megalomane, che spreca ma si comporta come una squadra che impera sul mondo, senza che ne abbia alcuna giurisdizione, il Portogallo, tignoso e complicato, piccolo ma ferreo, abituato a vedere di fronte a sé l’Oceano, e dunque niente affatto impaurito dagli avversari. E l’Argentina rissosa, a volte arrogante, dilagante e al tempo stesso piccola piccola, nell’aver voluto tenere stretto quell’uno a zero, che le avrebbe permesso di passare il turno con la Germania.
E infine la Germania, squadra forte, ma non abbastanza; veloce, ma con un centrocampo lenti. Questa Germania irrisolta, anche come squadra. Vecchia e giovane, rapida e prevedibile, per nulla disposta a stupirti, che tira in porta come fossero le catapulte degli assedi di Federico I, il Barbarossa, alle città della Lega Lombarda. Benché con gli assedi il Barbarossa, non fosse di solito granché fortunato.
E dunque l’Italia? Di che squadra parliamo quando parliamo della nazionale italiana? Ogni nostra nazionale ha rappresentato un po’ il suo tempo. Ma questa no, questa rappresenta il futuro. Oggi questi giocatori hanno giocato una partita memorabile, e ci hanno portato in finale. Guidati da Marcello Lippi, uno che non sbaglia quasi niente. Questi sono giocatori che stanno con un piede nel passato e un piede nel futuro. Del futuro hanno una nuova forma di carattere che non gli conoscevamo. E che in realtà speravamo di vedere una volta o l’altro. Questa volta l’abbiamo visto il carattere. Abbiamo giocato da tedeschi, con l’estro italiano. Sarà per tutto quello che è accaduto in Italia, sarà per una voglia di riscatto, ma questa nazionale persino sorprende. Così la partita di ieri sera di Dortmund è stata la prima partita della Seconda Repubblica del calcio. Da oggi le cose non possono più essere le stesse. E dunque come è scesa in campo questa Italia? Con una storia alle spalle, ma anche con una nuova consapevolezza. La maglia vera, ieri, non era della Juventus, non era del Milan, non era della Fiorentina, o dell’Inter, ma era quella della Nazionale. Non sempre è stato così, i club sono sempre i club. Certo la partita di semifinale con la Germania ha acceso gli entusiasmi di tutti, ma ieri c’era qualcosa di più. Ieri si è chiuso un lungo capitolo della storia del calcio.
È a questo punto che il calcio di inizio di Germania-Italia, alla presenza di un Romano Prodi particolarmente emozionato, e sportivissimo con la Angela Merkel, era allo stesso tempo un calcio di inizio della partita di questi Mondiali, e un calcio al passato per una parte della storia del nostro football. E l’impressione c’è tutta. La squadra parte convinta e decisa, senza le esitazioni iniziali delle altre partite. È un’Italia che gioca da subito, che non ha paura, che controlla l’avversario. Una squadra che sembra lontana anni luce dalle ansie tutte italiane. E che sopporta assai bene uno stadio ostilissimo che si è permesso di fischiare compatto persino il nostro inno nazionale. Una cosa che più che Prodi deve aver messo in imbarazzo soprattutto la Merkel.
Ma il primo tempo era perfetto e deciso. Il secondo sofferente, come può accadere in una semifinale. Ma i supplementari sono stati qualcosa che i nostri figli, che non erano nati nel 1970 potranno portare con sé, come noi ci siamo portati il 1970 e il 1982. Nel 1970 era un alternarsi di gol, con quello decisivo di Gianni Rivera. Questa volta abbiamo preso, in sequenza, un palo e una traversa. A quel punto si è pensato: comunque vada, anche se non ce la faremo usciremo con onore, perché era una partita che potevamo vincere. Poi i gol sono stati solo italiani, e Gigi Buffon è rimasto ancora una volta imbattuto.
Proprio nel momento in cui, con gli anni ci siamo abituati al destino della cosidetta lotteria dei calci di rigore, si è visto quello che tutti speravamo ma non osavamo chiedere. Si è vista una squadra che per quanto stanca, affaticata, e anche un po’ in difficoltà ha tenuto a bada i tedeschi non consentendogli quasi nulla e poi ha segnato, e non una, ma due volte, anche con Del Piero, che ha adesso un suo gol anche in questo mondiale. Adesso ci attende una finale, e un punto fermo in cui ricominciare. Era ora.
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WWW.UNITA.IT, Pubblicato il 05.07.06
IL PROFESSORE ROCO ALLA RETE DI GROSSO URLA IN FACCIA ALLA MERKEL. E AL RADDOPPIO RIPETE IL GESTO DI PERTINI E Prodi perse l’aplomb: goool Sfida tra due «Fattori C»: dal minuetto alla gioia gridata
di Jacopo Iacoboni (La Stampa, 5/7/2006)
L’asse Italia-Germania, Prodi-Merkel, si interrompe al 14’ del secondo supplementare, quando Grosso fa felice la Patria e Prodi si alza dalla sedia senza filarsi di pezza la Merkel, fin lì omaggiata oltre ogni dire come «nostro punto di riferimento». «Maddecché!», direbbero a Roma. S’è capito che era una finta del Professore quando, al gol di Del Piero, è risaltato sulla sedia, stavolta senza sorriso pacioso ma con un sorriso vero, sanamente scomposto, e allora s’è infine ripensato a Pertini al Bernabeu. Il quale però, onestamente, non era accreditato, da principio, dello stesso «Fattore C».
Ecco, mentre in campo l’Italia strameritava contro undici connazionali dell’autore del fondo su Der Spiegel, in tribuna si giocava una strana partita tra due dei massimi esponenti politici del «Fattore C», Romano e Angela, entrambi vincitori di elezioni all’ultimo secondo, lei oltretutto fotografata col «C» scoperto quest’estate da un magazine pettegolo; ma solo uno dei due avrebbe vinto, in extremis, anche una semifinale mondiale.
E dire che s’erano politicamente corteggiati per mesi. «La pensiamo allo stesso modo anche sul come uscire dalla crisi, non è possibile risanamento senza spingere sulla crescita», avevano detto dopo la visita del Prof a Berlino, metà giugno. E anche ieri Prodi s’era fatto precedere da una letterina affettuosa, «la Germania è nostro Paese di riferimento...», sì sì, certo, ma quei pali nei supplementari che rabbia... Qualcuno ha onestamente temuto che stesse vincendo il «Fattore C» sbagliato, quello di Angela.
Alla fine era tutta gioa con Lippi, Romano negli spogliatoi, gli azzurri che cantano ‘O sole mio, «ho fatto i complimenti all’allenatore, mi piace la sua passione». All’inizio invece era tutta diplomazia con la Merkel. Prima del fischio aveva cantato (o insomma, bisbigliato) anche l’inno, Romano accanto ad Angela. Lei a voce alta «Deutschland Deutschland über alles», lui quasi sommesso «fra-te-elli, d’I-ta-a-lia...», lei in tailleur canapa verde e collanina d’argento-bene, Romano in blu d’ordinanza con la cravatta azzurra; un simbolo: «forza tranquilla». Come lo slogan del primo Ulivo.
Ma sì, sì, come stava scritto nella lettera «la Germania è molto più di una squadra avversaria», «è un riferimento», «la nostra forza politica ed economica è reale solo se c’è accordo con la Germania»... Come no. Amici amici, però poi chi gli era accanto in tribuna lo ha potuto scrutare anche quando non era inquadrato, e chi sa quanto il Professore sia (politicamente) cattivo indovina anche in certi gesti alcuni momenti di pathos o persino di vera stizza che ha lasciato intuire. Quando i tedeschi non hanno restituito agli azzurri la palla che i nostri avevano messo fuori per soccorrere Cannavaro a terra, per esempio. Oppure nei supplementari, quando l’arbitro non ha dato una punizione palese a Totti, Romano ha bisbigliato qualcosa ad Angela: improbabile parlasse del rapporto deficit-pil nei paesi dell’Unione europea.
Volevano vincere tutti e due, ma sembrando eleganti. Non si può. Come nella vita, bisogna scomporsi; soprattutto i mediani, come entrambi sono. Romano ha avuto il «C» di poterlo fare, ed è lì che, vista dalla tribuna d’onore, questa coppia Prodi-Merkel s’è potuta almeno affiancare a quella Pertini-Schmidt del lontano Bernabeu 1982, come una birretta gelata sta a un vinello frizzante, che però ci fa godere lo stesso, altro che 11 aprile.
Semifinale capolavoro
Balotelli affonda la Germania
Italia in finale con la Spagna
Supermario segna una doppietta
sfruttando gli assist di Cassano
e Montolivo.
Ozil su rigore fa
2 a 1 (al 92’).
Domenica la sfida
per il titolo continentale
Varsavia È l’Italia la seconda finalista degli Europei 2012. Nella semifinale di Varsavia, gli azzurri di Prandelli hanno sconfitto per 2-1 la Germania con una doppietta di Mario Balotelli nel primo tempo e domenica primo luglio affronteranno a Kiev i campioni in carica della Spagna per il titolo continentale. Prandelli, che schiera De Rossi e Chiellini in condizioni non perfette, deve fare a meno di Abate, Loew preferisce Kroos a Muller e parte con Klose in panca.
Su un terreno di gioco scivoloso e pieno di buche, tedeschi subito minacciosi al 6’ con una "ginocchiata" di Hummels che trova Pirlo ben appostata sulla linea. Buffon non impeccabile nemmeno al 12’, quando è incerto su Boateng, rimediando coi pugni poi su Kroos. Neuer si scalda con Montolivo e Cassano ma al 20’ capitola: magia di Fantantonio sulla sinistra, Balotelli di testa firma il vantaggio. Buffon al 27’ para in tuffo su Ozil e al 35’ vola per dire no a Khedira.
L’Italia però è concentrata e, al 36’, raddoppia ancora con SuperMario, che fa esplodere il destro su assist smarcante di Montolivo. Subito Germania in attacco in avvio di ripresa (dentro il laziale Klose), Buffon non può distrarsi e, dopo l’ingresso di Diamanti per Cassano, compie un mezzo miracolo al 17’, mandando una punizione di Reus sulla traversa. Tocca anche a Thiago Motta per Montolivo, poi a Di Natale per Balotelli.
L’Italia si difende ma con Marchisio spreca due ottime chance per chiudere i conti. La seconda, poi, fa quasi disperare la panchina azzurra, che incita gli azzurri, bravi a `salire’ nel finale per non soffrire troppo la pressione teutonica. A 9’ dalla fine, Di Natale scatta in contropiede tutto solo ma calcia incredibilmente fuori. Allo scadere Hummels spara su Buffon, poi Ozil sfiora il palo da angolo. Al secondo dei quattro minuti di recupero Lannoy concede alla Germania un rigore per mano in area di Balzaretti, trasformato da Ozil. L’Italia stringe i denti e stacca il pass per Kiev, dove domenica contendera’ alla Spagna il titolo di campione d’Europa.
* La Stampa, 28/06/2012