Pluralismo

Ammazzateci tutti e Casa della Legalità non partecipano alla manifestazione nazionale in favore di Apicella e dell’uguaglianza della giustizia. Le motivazioni della decisione e una nostra nota

martedì 27 gennaio 2009.
 

(di Aldo Pecora) Non parteciperò alla manifestazione pro-Apicella di domani 28 gennaio. Penso sia meglio partire dalla fine, a scanso di ogni equivoco.

Non parteciperò perché non voglio assistere allo stesso copione scritto, letto ed interpretato un anno addietro con Luigi De Magistris: osannato come eroe, issato come vessillo di legalità, ma dato letteralmente in pasto al tritacarne mediatico come agnello sacrificale. Anzi, come Martire.

Non parteciperò perché a “difendere” l’ex Pm De Magistris siamo stati lasciati soli, soprattutto dalla cosiddetta “società civile”, che ha espresso più solidarietà virtualmente piuttosto che essere fisicamente accanto a noi quattro gatti che puntualmente, in barba ad ogni condizione metereologica, ci ritrovavamo a Roma davanti al Consiglio Superiore della Magistratura a manifestare il nostro dissenso. Insomma, un’agonia lunga tre mesi, emotiva per tanti, partecipata da pochi.

Leggi a questo link il resto dell’articolo di Aldo Pecora, portavoce del movimento "Ammazzateci tutti"

di Ufficio di presidenza di "Casa della legalità"

Come "Casa della Legalità" avevamo aderito alla mobilitazione del 28 gennaio 2009 a Roma non per difendere un singolo o alcuni magistrati ma per affermare la necessità di difendere e concretizzare effettivamente quell’autonomia e indipendenza della Magistratura (e del Csm) sancita dalla Costituzione. Abbiamo anche sottolineato nel documento di adesione [che si legge in coda] che sarebbe infatti grave contrapporre ai tentativi di condizionamento della Magistratura da parte della politica, pressioni uguali e contarie dalla piazza...

Su questo non ci può essere ambiguità perchè si rischia di non essere credibili ed occorre saper resistere a quelle spinte che, per finalità diverse, politiche, vorrebbero trasformare una necessità democratica in questione particolare, perfettamente funzionale al "sistema"... alla "normalizzazione".

Leggi il resto dell’articolo dell’Ufficio di presidenza di "Casa della Legalità" a questo link


Abbiamo voluto riportare pubblicamente le motivazioni di "Ammazzateci tutti" e "Casa della legalità", circa la loro decisione di non partecipare alla manifestazione del 28 gennaio intitolata "Difendiamo la democrazia e la legalità costituzionale", prevista a Roma dalle 9 a Piazza Farnese.

Lo abbiamo fatto, senza alcuna polemica, solo perché da principio difendiamo il pluralismo e la libertà di opinione e di scelta.

Noi abbiamo aderito alla manifestazione, convinti che bisogna raccontare la Calabria, nella circostanza, oltre a denunciare le gravissime ritorsioni subite dalla magistratura italiana. Chi nell’inchiesta Why not ha indagato per individuare le responsabilità penali, è stato delegittimato, trasferito, denigrato, allontanato o sospeso. Noi siamo per De Magistris, Apicella e tutti i giudici che, per aver compiuto il proprio dovere, hanno ricevuto punizioni inedite, esemplari. Respingiamo l’invenzione della "guerra fra procure", che gioverà a chi vuole materialmente modificare la Costituzione, di là da simboli identificativi.

Siamo fermamente convinti che il fronte dell’antimafia civile debba essere sempre più unito: è necessario non sfaldarsi mai. Perché questo è quanto vuole l’avversario. Per certo, non portiamo con noi alcuna patente speciale. Riteniamo che un segnale forte, di opposizione e vigilanza critica rispetto alle scelte di chi ci governa, debba essere dato pubblicamente e collettivamente, con umiltà, responsabilità, costanza, attenzione.

Facciamo nostre le parole del senatore Beppe Lumia pronunciate alla recente presentazione a Roma della seconda edizione di "Cocaina connection", dell’amico Orfeo Notaristefano.

Sì alle convergenze, all’impegno corale, all’osservazione dell’illegalità da tutte le prospettive. Sì a una reazione civile che si traduca in un impegno onesto e quotidiano. Sì al dialogo tra di noi e alla costruzione d’una rete di solidarietà e intervento. Culturale, sociale, politico.

Sì alla collaborazione e alla proposta di modelli politici diversi da quelli in vigore, imposti da evidenti rapporti di forza.

Sì anche alla dialettica interna, se serve a migliorarci tutti, se vale al confronto costruttivo e se di fatto rafforza la determinazione della rete e il rapporto con la gente comune, con chi non si occupa di criminalità e malaffare.

Sì, soprattutto, alla coesione sugli obiettivi e le cause.

No, invece, a qualunque semplificazione mediatica e a qualsivoglia strumentalizzazione di parte.

Nessuno può dire che nell’antimafia civile manca il pluralismo. Sarà forse il caso che certa politica ne tragga insegnamento.

Francesco Saverio Alessio

Emiliano Morrone


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