In Colombia abortisce una bambina vittima di violenza Il card. Trujillo e i vescovi scomunicano tutti. Ma non lo stupratore
di Adista N. 61 - 09 Settembre 2006*
33519. BOGOTÀ-ADISTA. Scomunica per tutti coloro che il 25 agosto scorso, nell’Ospedale Simon Bolivar di Bogotá, hanno consentito di realizzare il primo aborto legale in Colombia. Per il presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, card. Alfonso López Trujillo, non fa differenza il fatto che, ad abortire, sia stata una ragazzina di undici anni, incinta di otto settimane, vittima di violenze sessuali da parte del patrigno sin dall’età di 7 anni.
Interpellato il 29 agosto dall’emittente radiofonica colombiana Rcn, Trujillo ha dichiarato che "tutte le persone che hanno partecipato all’intervento medico sono dei malfattori perché hanno stroncato la vita di un innocente prima della nascita".
La scomunica per direttissima di Trujillo ha sollevato un vespaio in Colombia: le sue dichiarazioni hanno dominato le prime pagine dei giornali e hanno provocato la reazione di 21 direttori di ospitali pubblici, che hanno espresso la loro solidarietà a Carlos Lemus, che ha autorizzato l’aborto nell’ospedale di cui è responsabile. Per il presidente dell’Ordine dei medici della Colombia Stevenson Marulanda, che pure è contrario all’aborto anche in caso di stupro, "l’intervento del cardinaleè esagerato e radicale": "se mi toccherà disporne per gli altri due motivi [malformazione del feto o pericolo di vita della madre, ndr] mi scomunichino pure, anche se resterò sempre cattolico". "Come fedele, rispetto la posizione del cardinale, anche se non la condivido", ha ribattuto il dott. Lemus. "Come direttore d’ospedale, mi assumo tutte le responsabilità di quanto è successo: che la scomunica colpisca me e soltanto me, non i medici che lavorano alle mie dipendenze. Come cittadino, ho disposto l’aborto in ossequio a una sentenza della Corte Costituzionale che fa esplicito riferimento ai casi di violenza in questione. Come uomo, infine, ho visto il visino angosciato della bimba quando è arrivata all’ospedale e quello del tutto trasformato quando ne è uscita: è quanto basta alla mia coscienza". Lemus ha comunque assicurato che, nonostante la scomunica, continuerà ad andare in chiesa: "La mia comunicazione con Dio è sempre stata molto buona e forse con la scomunica magari diventerà più diretta". Il cardinale, in seguito alle polemiche, si è sentito in dovere di precisare il proprio pensiero: "né il Vaticano, né io stesso", ha dichiarato alla stampa colombiana, hanno mai scomunicato nessuno. E questo perché la scomunica, per chi concorre "materialmente o moralmente" all’aborto, è da considerarsi automatica (latae sententiae), in base all’articolo 1398 del Codice di diritto canonico, e non viene quindi applicata da nessuna autorità ecclesiastica.
Tuttavia, il Tribunale ecclesiastico colombiano ha precisato che spetterà al card. Pedro Rubiano Saenz, arcivescovo di Bogotà, disporre su chi cadrà la scomunica, in quanto massimo esponente della Chiesa locale. "I protagonisti del complotto per mettere in atto questo crimine", aveva dichiarato Trujillo, "sembrano essere i medici, gli infermieri ed i familiari", in riferimento al fatto che è stata la nonna della bambina a rivolgersi alla clinica. In Colombia l’aborto, tra molte polemiche e con l’opposizione netta della Chiesa, è diventato legale - e solo in alcuni limitati casi - lo scorso maggio: una sentenza delle Corte Costituzionale lo ha infatti depenalizzato solo quando il feto è deforme, la gravidanza è frutto di uno stupro o la vita della madre è in pericolo.
Il verdetto della Corte veniva a porre fine ad una lunga diatriba legale, rassicurando ai medici che non sarebbero stati perseguiti penalmente se avessero praticato aborti ’terapeutici’ e obbligandoli invece ad applicare la legge nei casi previsti. Già in quel caso - sempre appellandosi al Canone 1398 - la conferenza episcopale colombiana, nella persona del primate card. Pedro Rubiano Saenz, arcivescovo di Bogotà, aveva dichiarato scomunicati i giudici della Corte Costituzionale che avevano votato a favore della depenalizzazione, insieme a tutti coloro che l’avevano promossa. "Da ieri ho un nuovo poster nel cuore: quello del dottor Carlos Lemus", ha scritto il 31 agosto sul quotidiano La Stampa Massimo Gramellini. "Il cardinale Alfonso Lopez Trujillo, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, ha proclamato la scomunica. Del patrigno? No. Dei medici che hanno effettuato l’intervento, nonché dei familiari della piccola che avrebbero ordito ’l’orrendo crimine’. La violenza carnale? No. La decisione di far interrompere la gravidanza meno voluta e cercata del mondo". "La Chiesa fa bene a fare il suo mestiere", conclude Gramellini. "Ma forse lo farebbe meglio se i suoi campioni assomigliassero un po’ meno al cardinal Trujillo e un po’ di più al dottor Lemus".
* www.ildialogo.org, Martedì, 05 settembre 2006
HOMBRE VERTICAL
di Massimo Gramellini (La Stampa, 31/8/2006)
Da ieri ho un nuovo poster nel cuore: quello del dottor Carlos Lemus. Dirige l’ospedale «Simon Bolivar» di Bogotà, Colombia, dove è appena stato praticato l’aborto a una bimba di undici anni violentata dal patrigno. Il cardinale Alfonso Lopez Trujillo, presidente del pontificio consiglio per la famiglia, ha proclamato la scomunica. Del patrigno? No. Dei medici che hanno effettuato l’intervento, nonché dei familiari della piccola che avrebbero ordito «l’orrendo crimine». La violenza carnale? No. La decisione di far interrompere la gravidanza meno voluta e cercata del mondo.
A questo punto entra in scena il dottor Lemus, cattolico praticante.
Ascoltate le sue parole: «Come fedele, rispetto la posizione del cardinale, anche se non la condivido. Come direttore d’ospedale, mi assumo tutte le responsabilità di quanto è successo: che la scomunica colpisca me e soltanto me, non i medici che lavorano alle mie dipendenze. Come cittadino, ho disposto l’aborto in ossequio a una sentenza della Corte Costituzionale che fa esplicito riferimento ai casi di violenza in questione. Come uomo, infine, ho visto il visino angosciato della bimba quando è arrivata all’ospedale e quello del tutto trasformato quando ne è uscita: è quanto basta alla mia coscienza».
La Chiesa fa bene a fare il suo mestiere. Ma forse lo farebbe meglio se i suoi campioni assomigliassero un po’ meno al cardinal Trujillo e un po’ di più al dottor Lemus.
Messico, approvano l’aborto Il Cardinale li scomunica
A 46 deputati: non entrate in chiesa *
L’arcidiocesi di Città del Messico ha scomunicato il sindaco di Città del Messico, Marcelo Ebrard, e tutti i deputati del «Distrito federal» che hanno votato e approvato la settimana scorsa il provvedimento di depenalizzazione dell’aborto. La notizia è stata data ufficialmente dalla stessa arcidiocesi guidata dal cardinale Norberto Rivera Carrera, che in questi giorni si trova a Roma.
Il portavoce del cardinale, il sacerdote Hugo Valdemar, riferendosi ai parlamentari di Città del Messico - la capitale è governata da una maggioranza di sinistra - ha affermato: «Abbiano la decenza di non entrare in cattedrale né in nessuna altra Chiesa cattolica del mondo finché non saranno perdonati». La scomunica ha precisato Valdemar, «è un fatto, una legge della Chiesa che si applica ai cattolici».
Il Parlamento del Distretto Federale ha approvato la legge con 46 voti a favore e 19 contrari, il provvedimento ammette l’aborto entro le prime 12 settimane di gravidanza. La discussione della legge è stata accompagnata da forti polemiche e da dimostrazioni di piazza da una parte e dall’altra, mentre la Chiesa ha fatto sentire la sua voce. Anche dal Vaticano è arrivato un messaggio di Benedetto XVI che invitava i vescovi del Messico a difendere la vita.
Si tratta di una svolta in America Latina, in quanto l’unico Stato che fino ad ora si era dotato di una legislazione favorevole all’interruzione di gravidanza era Cuba. In questi mesi la discussione sull’aborto e quindi su leggi che ne permettessero la pratica, si è aperta in Paesi come il Brasile e l’Argentina, che insieme al Messico sono fra i paesi cattolici più grandi del mondo. La scomunica contro i politici che hanno votato la legge favorevole alla depenalizzazione dell’aborto rappresenta poi una presa di posizione particolarmente dura da parte della Chiesa messicana sulla quale lo stesso Vaticano nei giorni scorsi aveva espresso qualche perplessità.
Secondo il codice di diritto canonico infatti la scomunica latae sententiae appannaggio del vescovo, comprende chi ricorre alla pratica dell’aborto, cioè la donna, e chi lo rende possibile, cioè lo attua, vale a dire i medici. I politici fino ad ora non erano stati chiamati in causa per la scomunica ma solo richiamati con estrema fermezza a una coerenza di comportamenti con la dottrina della Chiesa in materia. Dunque quanto affermato dall’arcidiocesi della capitale messicana costituisce un ulteriore escalation nel confronto-scontro che in questi mesi divide la Chiesa da settori importanti della politica e delle istituzioni nell’area latinoamericana. Di fatto la linea di dura intransigenza inaugurata da Norberto Rivera Carrera sull’aborto viene messa in campo dalla Chiesa a pochi giorni dall’arrivo del Pontefice in Brasile a San Paolo e dall’inizio della V conferenza dell’episcopato latinoamericano.
Il sindaco Marcelo Ebrard, Partito della rivoluzione democratica (Prd, di sinistra), intanto, ha chiesto alla Conferenza episcopale messicana le carte della sua scomunica ovverosia la «copia del procedimento di scomunica» per vedere se esso «è conforme con le procedure vaticane». Il sindaco della metropoli messicana si è dichiarato cattolico ma ha detto di essere alla guida di un «governo responsabile». «L’unica cosa che voglio dire ai vescovi messicani è che viviamo nel XXI secolo, non nel XVI», ha detto Ebrard.
Senza prendere in considerazione la richiesta di un referendum presentata da più di 76 mila cittadini, l’Assemblea Legislativa del Distretto Federale (ALDF) aveva approvato il 24 aprile scorso la proposta di riforma al Codice Penale che contempla appunto la depenalizzazione dell’aborto durante le prime 12 settimane di gestazione. La nuova legge, approvata con 46 voti a favore, 19 contrari ed una astensione, contempla la riduzione delle pene per le donne che decidano di interrompere la gravidanza dopo il termine delle dodici settimane. Nella stessa sessione l’Assemblea Legislativa ha approvato anche una serie di cambiamenti nella Legge Sanitaria locale secondo cui le istituzioni sanitarie pubbliche della città dovranno rispondere alle richieste di interruzione della gestazione da parte delle richiedenti, e obbliga il Governo a promuovere la salute sessuale ed i diritti riproduttivi, come la maternità e paternità responsabile.
Città del Messico si è così aggiunta a Cuba, Guayana e Porto Rico, che sono per il momento gli unici luoghi in America Latina e nei Caraibi che permettono questa opzione. Alla vigilia della votazione, i Vescovi di Oaxaca hanno pubblicato un comunicato nell’intento di chiarire alcuni aspetti e rispondere ad alcune domande che si usano come pretesto per giustificare e promuovere condotte contrarie alla vita. I Vescovi avevano ricordato che «benchè un governo depenalizzi l’aborto, questo continuerà ad essere un crimine abominevole e seguirà ad essere vigente il comandamento di Dio: "Non uccidere". Le alternative per la soluzione di questo problema dovranno ricercarsi nell’intensificare gli sforzi tesi a migliorare la salute e l’educazione autentica e completa».
* l’Unità, Pubblicato il: 30.04.07, Modificato il: 30.04.07 alle ore 13.48
Nemmeno una condanna del patrigno che ha violentato la bambina. Nemmeno un "auspichiamo che le autorità mettano per sempre in prigione l’uomo che si è macchiato di un crimine tanto odioso". Niente del genere. Si sa, per vocazione l’uomo "domina". Anche le figlie. Forse che qualcuno ha chiesto a questa bambina che cos’ha provato? No. Probabilmente per il card. Trujillo questa povera piccina avrebbe dovuto fare "come Maria Goretti, farsi ammazzare piuttosto che violentare". E’ troppo facile dire che "la condanna contro lo stupratore è implicita". E’ tanto implicita da non esistere proprio. Anzi, in molti paesi lo stupro è considerato "colpa della donna che ha provocato" e mai dell’uomo....
A proposito: è evidente che - per motivi legati alla sua fisiologia - una bambina di 11 anni NON PUO’ portare avanti una gravidanza. Rischierebbe di morire. Si doveva forse far morire di parto la vittima? Farne una piccola martire? Martire di che cosa, poi? Non dimentichiamoci che anche qui in Italia una donna - o una bambina - stuprata ha ancora meno diritti dello stupratore (ricordate un anno fa la sentenza shock "non è grave stuprare una 13enne se non è più vergine") e, soprattutto, dell’eventuale frutto di uno stupro...... Un bambino che NON può essere amato. Il frutto di un episodio orribile. E c’è chi osa dire ad una bambina che cosa dovrebbe fare? Trujillo è mai stato una bambina di 11 anni incinta dopo lo stupro del patrigno, forse?
Perché tanto pudore? Perché Trujillo non ha fatto anche lo sforzo di scomunicare il patrigno? Certi giri di parole sono troppo comodi, accipicchia!!!
Chi l’ha mai detto che una bambina di 11 anni non può portare avanti una gravidanza ? E poi il cardinale ha scomunicato i familiari della vittima e i medici che l’hanno convinta ad abortire, e non la bimba.
Comunque, al di là dell’accaduto, la Chiesa e i suoi rappresentanti sono chiamati a difendere la Vita, in qualsiasi contesto. La bambina poteva benissimo portare avanti la gravidanza e fare adottare il nascituro.
Essere cattolici significa credere nella vita e difenderla, sempre (vedi pure eutanasia). Altrimenti, non ci confessiamo più cattolici, usciamo dalla Chiesa e facciamo come ci pare, senza timori e paure...
Caro Biagio,
bisogna anche mettersi nei panni (e nei grembi) di chi si trova in certe situazioni. Perchè una bambina dovrebbe portare avanti questa gravidanza? Prova ad andare indietro nel tempo fino ad arrivare all’età di undici anni? Qual era, quando non riuscissi addirittura a rimembrare, il tuo livello di maturità per affrontare una cosa del genere? Contro volontà, consenso e amore. Ma dove stiamo andando a finire? Al dramma della violenza subita aggiungiamo anche le scomuniche...Difendiamo la vita, a cominciare da quella della fanciulla. Un buon cattolico potrebbe essere tale essendo fermamente contrario all’aborto, ma favorevole alla sua legalizzazione. Una cosa è la coscienza, un’altra è la legge. Possiamo convenire serenamente che masturbarsi, fuor di dubbio peccato, non può essere reato?
Con stima
Vincenzo Tiano
È ciò che mi chiedo da molto tempo anch’io, caro Vincenzo.
Stiamo discutendo da tempo di problemi come l’aborto, l’omosessualità, l’eutanasia, la fecondazione assistita, però, forse, non ci siamo ancora chiesti se per risolverli basta solamente la nostra ragione. Nel Faust di Goethe, Mefistofele ringrazia Dio di averci dato la ragione perchè attraverso la ragione possiamo essere anche più raffinati nel male. Tuttavia un’altro filosofo ci dice che "il sonno della ragione genera mostri" (era questo il succo del discorso, secondo me, del Santo Padre a Ratisbona).
Siamo tutti convinti, penso, che non è la ragione la radice del male, ma radice del male è l’uso che facciamo della nostra libertà. A determinare la libertà però non è Dio, ma la libertà stessa, altrimenti non sarebbe più libertà. Responsabilità di Dio è semmai averci creati liberi. D’altronde, se voleva creare l’uomo non poteva che crearlo libero, altrimenti non sarebbe stato un uomo e cioè: una coscienza capace di scegliere, di decidere di se stessa.
In questo contesto possiamo tranquillamente affermare che ciascuno di noi ha una sua visione del Male e del Bene. Ciascuno di noi porta dentro il Nulla, quel Nulla da cui deriviamo. Pascal dice che siamo in cammino dal Nulla verso il Tutto. Negare la vita, la legge naturale della creazione significa intraprendere il cammino inverso: dal Tutto verso il Nulla. Coloro che negano la vita, o che aiutano a sopprimerla, non possono che essere gli adoratori di quegli dèi del Nulla che non hanno resistito a quell’incantesimo che nella Bibbia viene descritto come " affascinatio nugacitatis". Perciò mi è impossibile accettare la legalizzare di tutto ciò che inverte la marcia del cammino dell’uomo verso il Tutto e lo dirige inesorabilmente nel precipizio del Nulla, verso la sua distruzione : droga, sesso senza vincoli e regole, aborto, eutanasia, commercializzazione della vita....
Cari Saluti.
Biagio
Grazie Biagio anzitutto per la risposta. La tua posizione è chiara: ci sono alcuni diritti naturali (come il diritto alla vita) che non possono essere sacrificati dalla legge. Motivo per cui bisogna essere contrari alla pena di morte, all’aborto, all’eutanasia. Nè vale dal punto di vista giuridico e morale, a parere di Norberto Bobbio, l’argomento secondo il quale essendo l’aborto praticato nei fatti, tanto vale legalizzarlo. Tuttavia il tema è una delle frontiere del dibattito filosofico contemporaneo. Il miei dubbi sono i seguenti: chi ci dice cosa è legge naturale? Tu potresti rispondermi "la Chiesa", ma altri potrebbero non essere d’accordo non essendo credenti, oppure "la legge del cuore che appartiene a tutti gli uomini", ma attraversando epoche e culture riesce difficile individuarne una condivisa da tutti. Se, poi, il diritto naturale debba prevalere, ciò non è in contrasto con le logiche democratiche per le quali le decisioni sono prese a maggioranza? Non che io voglia dire che la democrazia è un valore assoluto, ma il dubbio, sollevato peraltro da Caffarra, che religioni monoteiste e democrazia presentano punti di frizione è evidente. Inoltre non è un ossimoro la locuzione legge naturale? Non nasce il diritto come qualcosa contro natura, al fine di risolvere pacificamente i conflitti che per natura sarebbero risolti in un bagno di sangue? Infine non deve il diritto scegliere, tra diverse soluzioni, la meno peggio?
Queste sono domande non retoriche poichè una risposta non ce l’ho, però confrontandosi forse se ne possono costruire le trame.
Con stima,
Vincenzo
(Agenzia Fides) Taluni cattolici tendono a ritenere l’impegno politico e legislativo come svincolato dalla dottrina morale e sociale della Chiesa cattolica e ancor più dalla loro appartenenza alla Chiesa: un dualismo nella coscienza. E’ necessario allora riproporre i contenuti essenziali di due documenti della Congregazione per la Dottrina della Fede pubblicati rispettivamente nel 2002 e 2003: la Nota dottrinale circa alcune questioni riguardanti l’impegno e il comportamento dei cattolici nella vita politica e le Considerazioni circa i progetti di riconoscimento legale delle unioni tra persone omosessuali.
Cosa sia la persona umana in quanto uomo e donna e come l’essere insieme di uomo e donna possa ricevere una forma giuridica non è più, nella cultura dominante, un dato univoco. Il relativismo gnoseologico e morale ha intaccato anche l’antropologia filosofica e teologica e si sono delineate nuove opinioni, che portano ad una dissoluzione dell’immagine dell’uomo, le cui conseguenze possono essere estremamente gravi, anzi già si intravedono nello scivolamento dal dibattito sulle coppie di fatto, a quello sulla fecondazione artificiale, al cosiddetto “matrimonio” tra omosessuali con possibilità di adozione di bambini.
Nella valutazione di tali opinioni erronee, la dottrina cattolica innanzitutto riafferma l’incondizionatezza della dignità umana e dei diritti umani, quali valori che precedono qualsiasi giurisdizione statale e che rinviano, quanto all’origine, al Creatore: viene cioè riaffermato il valore permanente del Decalogo. In tal senso risulta importante, come ha fatto Giovanni Paolo II, l’analisi del rapporto tra libertà e natura dell’uomo: “Si deve comprendere il vero senso della legge naturale. Essa si riferisce alla natura propria e originale dell’uomo, alla natura della persona umana, che è la persona essa stessa nell’unità dell’anima e del corpo, delle sue inclinazioni d’ordine spirituale e biologico e di tutte le altre caratteristiche specifiche necessarie al perseguimento del fine”.
In secondo luogo, poiché in certo senso è cambiata la fede nella Rivelazione, in quanto il relativismo porta a non percepire l’ordine naturale come fonte di razionalità, oggi paradossalmente la Chiesa è chiamata a difendere la ragione prima della fede; quindi il nesso tra la ragione e la fede al fine di sanare la separazione mortale tra il pensiero e l’etica; come pure a mettere in rilievo l’aspetto razionale della natura umana come ha fatto Giovanni Paolo II nel suo commento all’enciclica Humanae vitae. In proposito, basterebbe portare quanti sostengono la ‘naturalità’ dell’omosessualità a porsi la domanda: perché nel mondo esistono uomini e donne, e non soltanto gli uni o soltanto gli altri? Dinanzi a questa evidenza, l’omosessualità appare come un tentativo impossibile di omologazione della natura umana sull’uno o sull’altro sesso fino ad annullare quella differenza evidente, pronti a ripristinarla poi nel momento in cui si deve rivendicare il “diritto alla differenza” al fine di ottenere il riconoscimento giuridico.
Conviene a questo punto poter dire quello che significa il termine “diritto”: se esso è personale, se si tratta di un diritto civico, o di un diritto di una minoranza attiva, e mostra di costituirsi in gruppo di pressione non implica necessariamente il riconoscimento del diritto. La riflessione si colloca qui sul terreno del diritto, della filosofia del diritto. Per quanto concerne la rivendicazione gay di un matrimonio omosessuale, è utile sapere e dire che si tratta di una minoranza che non rappresenta affatto l’insieme delle persone omosessuali, ma che pretende di rappresentarli e trova appoggi politici per imporre le sue vedute. Dunque, i leaders gay e quant’altri, per assurdo, finiscono senza accorgersi per riaffermare la differenza, nel momento in cui postulano il “matrimonio”, l’unione o il patto tra loro. Dunque, in contraddizione con quanto da loro presupposto, ossia che lo Stato e la società siano incompetenti in merito alla loro unione perché ritenuta appartenente alla sfera privata delle relazioni interpersonali affettive, finiscono per richiedere proprio allo Stato quel riconoscimento giuridico pubblico, anche per noti motivi di convenienza economica. Se di “sfera privata” trattasi, lo Stato dovrebbe restare fuori sempre. Analogo discorso vale per le cosiddette coppie di fatto.
Di fronte alla realtà che non pochi cattolici hanno adottato un’idea “liberal” di coscienza, individualistica, rifiutando invece quella comunionale, che vede il cristiano e la Chiesa come un solo corpo, data la gravità della materia e l’urgenza del momento, è necessario far luce anche sulle manipolazioni delle percentuali del fenomeno, sul fatto che la tendenza omosessuale sia innata o sia un “terzo genere” , quasi una condizione naturale e normale della persona, e su tutti gli altri aspetti misconosciuti, ponendo soprattutto l’attenzione nel dimostrare il fatto fondamentale che la dignità umana risiede nella capacità sovrana dell’uomo di decidere delle sue azioni e di porre atti liberi, non certo solo nell’orientamento omosessuale o eterosessuale; che esso, in sé, sia una anomalia psicologica (neurosi, ecc).
Il fenomeno ha una psicogenesi e sociogenesi complessa, la quale potrebbe al limite dar luogo ad alterazioni ormonali o funzionali (ma questo fino adesso non è dimostrato e sembra improbabile). In termini generali va affrontata in una prospettiva di terapia e cambiamento. Se ci sono l’impegno e le motivazioni giuste, esistono buone prospettive terapeutiche.
L’azione da parte dei cattolici, dovrebbe partire dal richiamare l’attenzione sugli articoli in merito del Catechismo della Chiesa Cattolica; poi dovrebbe sottolineare l’importanza della grazia di Dio per influire positivamente sulla libertà della persona e sui suoi atti, al fine di rafforzarla nella virtù; la grazia non resta senza effetto nell’aiutare a resistere alle tentazioni omosessuali. Ancora, dovrebbe sganciare le idee sull’omosessualità da altre convinzioni giuste presenti nella coscienza (rispetto, uguaglianza, discriminazione ingiusta...). Infine, dovrebbe segnalare gli studi seri e aperti alla prospettiva di cambiamento e alla conversione che riguardano le persone omosessuali, come tutti i cristiani, criticando e mettendo in guardia da quelli difformi. La verità sull’omosessualità va detta con carità, rompendo l’indifferenza.
Infine, tutta la questione deve portare a dimostrare l’inseparabilità dei diritti dai valori. Assistiamo a questo paradosso. Le autorità invocano i “valori”, ma poi chi li pratica è trattato con una certa sfiducia. Chi poi li fa propri è trattato a volte persino come uno squilibrato o un oscurantista. La sana mentalità umana esiste ancora, anche se c’è stata una progressiva erosione concettuale del diritto. Bisogna andare all’origine illuministica del diritto europeo. C’erano valori riferiti alla ragione umana e alla religione, non solo per debito storico ma per ragioni filosofiche. E’ sempre stato chiaro che il diritto alla libertà individuale è decisivo. Ma è inevitabile, se non si vuole il disfacimento dello Stato, che il soggettivismo abbia dei limiti. La società deve continuamente stabilire delle regole se vuole sopravvivere. La natura umana, in seguito al peccato originale, è ferita, non vede sempre con chiarezza ciò che è necessario per sopravvivere. Ci vuole, oltre alla ragione umana, la luce della Rivelazione, anche se non è politicamente corretto.
Caro Federico, il medico deve guarire, salvare, non uccidere ! È questo il suo mestiere. Mammasantissima non ha bisogno di scomunicare il violentatore (al quale probabilmente la cosa interessa poco); quest’ultimo è già stato condannato al suo destino ["Chi scandalizza anche uno solo di questi piccoli che credono in me, sarebbe meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da asino, e fosse gettato negli abissi del mare" (Mt 18, 6)]. Però ha il dovere di difendere la vita dell’innocente, dell’indifeso. A quella violenza inaudita se ne è aggiunta un’altra, ancora più terribile, rappresentata dalla morte di una creatura che non centrava nulla, senza colpa alcuna, non ti pare ?
Saluti.Biasi
COLOMBIA .... ITALIA: BASTA CON IL SILENZIO!!!
Caro Biasi .... non ci ripetiamo!!! Per meglio intendere l’alta drammaticità del caso, ti prego di leggere la mia ultima risposta - 06.09.2006 ad un altro tuo intervento, sez. Pregiudizi, nel forum dell’art. "Troppo odio verso le donne..."... e connetti !!! Dopo duemila anni e più di ’cattolicesimo’, la macina al collo - non solo lo stupratore - dovrebbero mettersela altri.... a mio modesto e stupidissimo parere!!! O no?!
M. saluti, Federico La Sala
Caro Federico, un estimatore di Freud come te dovrebbe dimostrare più indulgenza nei confronti dei "carnefici" che, come saprai, molto probabilmente sono stati dapprima vittime dello stesso crimine del quale si sono macchiati. Che centra la Chiesa ? Il cattolicesimo ? Perchè pensi che nelle altre culture questi casi non avvengano ?
Buona serata. Biasi
Caro Biasi
"Che c’entra la Chiesa? Il cattolicesimo? Perché pensi che nelle altre culture questi casi non avvengano".... ma se non riesci a connettere e non comprendi, ti capisco ma io posso fare ben poco (e, se permetti, ho già fatto molto - nei miei limiti). Me ne dispiace - sinceramente, ma non posso continuare a discutere e dialogare con chi il problema non lo vede proprio!!! Sarà per un’altra volta e per un altro tempo....
M. saluti e buona serata, Federico La Sala