di GIAN CARLO CASELLI (La Stampa, 14/3/2008)
Domani, a Bari, almeno cinquantamila ragazzi daranno vita alla tradizionale (ormai è il 13° anno) «Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo delle vittime delle mafie», organizzata da «Libera» e da «Avviso pubblico». Saranno scanditi - con una suggestiva, interminabile, triste lettura - i nomi di quanti si sono battuti per sconfiggere il potere criminale delle mafie. Ma saranno ricordate anche le vittime «innocenti»: quelle che sono morte soltanto perché si sono trovate nel posto e nel momento sbagliato, sotto il fuoco di killer che puntavano altri bersagli. Oppure perché a volte il bersaglio è «casuale», per farne (come scrive Saviano) «carne simbolica, messaggio di terrore da urlare con la morte, messaggio di carne chiuso in una busta di sangue. Per concentrare il più possibile dolore, tragedia e terrore. Indiscriminatamente, con l’unico obiettivo di mostrare la forza assoluta, il dominio incontrastato, l’impossibilità di opporsi al potere vero».
Una giornata - quella di Bari - contro la violenza brutale delle mafie, che non può essere più a lungo tollerata in un paese civile. Una giornata resa ancor più preziosa dalla presenza di centinaia e centinaia di familiari delle vittime, molti dei quali si sono da tempo messi in gioco per trasformare il loro dolore privato in ansia di cambiamento e progetto di riscatto pubblico. Con il profilarsi - sullo scenario nazionale - di significative novità, in un contesto dove tutto si tiene: dalla ribellione dei ragazzi di «No pizzo» di Palermo e dei ragazzi di «Ammazzateci tutti» di Locri, alle prese di posizione della Confindustria;- dalla diffusione delle Cooperative con le quali - lavorando sui terreni confiscati alle mafie - uomini e donne recuperano dignità e libertà (l’ultima realizzazione è proprio in Puglia, a Mesagne e Torchiarolo), agli arresti effettuati nell’operazione «Old bridge», che testimonia una forte continuità (dopo gli arresti di Provenzano e dei Lo Piccolo) del contrasto all’ala «militare» della mafia siciliana. Tutte novità da rafforzare e sviluppare: anche con la partecipazione alla «Giornata» di Bari.
Attentato davanti a una scuola
studentessa morta, sei feriti a Brindisi
Due le deflagrazioni, avvenute poco prima delle otto di fronte all’istituto professionale Morvillo Falcone, nei pressi del tribunale. Gli ordigni - collegati a bombole di gas - erano dentro zaini, dietro un tabellone pubblicitario, forse in un cassonetto. Secondo l’assessore regionale alla Protezione civile, Amati, una delle ragazze sarebbe morta. Oggi a Brindisi era previsto l’arrivo della Carovana della legalità
di SONIA GIOIA
Diretta / Attentato davanti a una scuola studentessa morta, sei feriti a Brindisi L’istituto Morvillo-Falcone *
ORE 9.37 - A PERDERE LA VITA E’ MELISSA BASSI, 16 ANNI
LE IMMAGINI DEL LUOGO DELL’ESPLOSIONE
ORE 9.35 - CASSONETTO SPOSTATO
Il pm di turno Milto De Nozza è arrivato sul posto, è anche il pm delegato all’antimafia. L’esplosione è avvenuta nel cassonetto che è stato spostato e posizionato in un posto differente rispetto a quello dove si doveva trovare.
ORE 9.34 - VENDOLA SUL LUOGO ATTENTATO
Il presidente della Regione Puglia Nichi Vendola si sta recando sul luogo dove stamani è esploso un ordigno, in via Galanti, a Brindisi, davanti all’Istituto professionale ’Morvillo-Falcone’. Qui si trova l’assessore regionale alla Protezione Civile, Fabiano Amati: "Ci sono i vigili del fuoco - racconta - non ci sono studenti, un muro della scuola è completamente annerito e ci sono detriti ovunque. E’ un disastro". Vendola e Amati andranno poi nell’ospedale per incontrare i feriti.
ORE 9.30 - RAGAZZI IN LACRIME
Centinaia di studenti sono ammassati dietro alle transenne e altri sono andati in ospedale. La notizia della morte della ragazza è stata confermata anche dal pronto soccorso, dove gli studenti sono scoppiati in lacrime. Tanti anche i genitori che sono arrivati sul posto e cercano i figli.
ORE 9. 25 - MORTA UNA STUDENTESSA
L’assessore Amati ha confermatoil decesso di una ragazza, un’altra si trova in sala operatoria in gravissime condizioni.
ORE 9.22 - EVACUATE TUTTE LE SCUOLE DI BRINIDISI
Tutti gli istituti scolastici della città di ogni ordine e grado sono stati evacuati.
ORE 8.00 - ESPLOSIONI DAVANTI ALLA SCUOLA, FERITI
Due esplosioni di fronte all’istituto professionale Morvillo Falcone di Brindisi. Secondo la Protezione civile una studentessa è morta e altri sette ragazzi sono rimasti feriti - un altro sarebbe in pericolo di vita -, immediatamente trasferiti nell’ospedale Perrino. L’attentato si è scatenato poco prima delle otto. L’edificio, a trenta metri dal tribunale, è stato immediatamente sgomberato, e il Palazzo di giustizia è circondato da forze dell’ordine e artificieri di carabinieri e polizia. Le schegge prodotte dalle esplosioni hanno raggiunto negozi a duecento metri di distanza, scardinando addirittura una saracinesca, al di là del vialone, a trenta metri dal tribunale.
A quanto pare gli ordigni - sarebbero due - sono stati collocati dietro un tabellone pubblicitario sei per sei, in un cassonetto proprio di fronte alla scuola. I ragazzi sarebbero rimasti feriti mentre passavano di lì e stavano entrando per le lezioni. Dopo le due deflagrazioni, in rapida successione, scene di panico e disperazione di fronte all’edificio, rimasto intatto. Non si capisce ancora a chi possa essere addebitato l’incredibile gesto. Ma colpisce una coincidenza: oggi a Brindisi farà tappa la Carovana della legalità
* Per aggiornamenti, cfr.: la Repubblica, 19 maggio 2012
La "meglio gioventù": 100mila a Bari contro tutte le mafie
In centomila a Bari per la Giornata della memoria per le vittime di mafia che si è trasformata in una grande e colorata festa alla quale partecipano adulti, ragazzi e bambini.
«Fuori le mafie dalle nostre vite», «Insieme per ricordare e cambiare», «La legalità non si predica, si pratica»: sono queste alcune delle scritte che campeggiano sugli striscioni. Ci sono gonfaloni dei Comuni di numerose città d’Italia: sono molti quelli che provengono dalla Sicilia e tanti quelli dei Comuni del brindisino e del Salento, dove per lungo tempo ha dominato l’organizzazione di tipo mafioso Sacra Corona Unita. I giovani hanno usato treno, auto, pullman per raggiungere il capoluogo pugliese e partecipare alla manifestazione, dove ora si scandiscono i nomi delle vittime di mafia.
«Il cambiamento ha bisogno di noi, non di un Dio», ha detto il presidente di Libera don Luigi Ciotti, sintetizzando l’impegno richiesto ai giovani per combattere le mafie. «C’è una corresponsabilità che ci appartiene», ha aggiunto mentre sfilava alla testa del corteo. «Chiediamo allo Stato, alle istituzioni, alle amministrazioni di fare la loro parte, non dimenticando - ha continuato - le espressioni positive e rinunciando a quelle cose che non vanno bene. Dobbiamo prendere coscienza che il cambiamento ha bisogno delle nostre scelte, del nostro impegno, del nostro coraggio, della nostra voglia di metterci in gioco, delle denunce che nella quotidianità fanno la loro parte. In questo senso il lavoro con le scuole, con le università, con il mondo del lavoro, le confische dei beni, sono i segni della concretezza, della speranza». «C’è la globalizzazione della criminalità e delle mafie, e noi abbiamo deciso di globalizzare una società responsabile. Non la chiamiamo più società civile, perchè civile è una parola che tutti usano. Diciamo che bisogna essere civili e responsabili», ha sottolineato Don Ciotti. annunciando che la "Rete europea contro le mafie" verrà presentata ufficialmente al Parlamento europeo a Bruxelles il 7 e 8 giugno.
In prima fila il ministro degli Esteri Massimo D’Alema. «Non avrei mai pensato di vedere una folla di ragazzi e di ragazze così straordinaria. Questa gioventù del Mezzogiorno vuole qualcosa di diverso rispetto a ciò che è stato conosciuto per troppi anni, è una gioventù che si riconosce in nuovi eroi che, fortunatamente, sono le persone che hanno combattuto contro la mafia. È una bellissima manifestazione e, soprattutto - ha continuato D’Alema - quello che colpisce e che emoziona è la presenza di tanti ragazzi: è un segno fondamentale perchè è da loro che si parte. Occorre cioè sradicare la cultura della mafia, attraverso la partecipazione, la passione, e la consapevolezza dei più giovani». «Arrestare tanti boss mafiosi e disarticolare i clan, liberare pezzi del territorio, restituire il Mezzogiorno allo sviluppo e al lavoro, questo è quello che questo governo ha voluto fare. Quindi - ha aggiunto - non siamo con le mani in mano, però non c’è dubbio che è una lotta lunga, difficile, e la si vince soltanto se c’è una nuova cultura, una nuova spinta che viene dalla società». «Qui a Bari, oggi, deve essere protagonista soltanto la lotta alla mafia»: ha risposto così e non ha voluto fare dichiarazioni politiche.
Al corteo ha partecipato anche il presidente della regione Puglia Nichi Vendola. «Le mafie furono e sono un’ipoteca drammatica per lo sviluppo del Mezzogiorno, la compromissione della classe dirigente e l’inibizione delle libertà. Noi affidiamo a queste meravigliose generazioni il testimone di una battaglia fondamentale che tiene viva la memoria». «La memoria dei nostri martiri e dei nostri eroi è per noi anche la bussola per orientarci nel presente e nel futuro. Che Punta Perotti sia un simbolo della legalità - ha spiegato Vendola - è un fatto. Lo è perchè l’illegalità non è soltanto violazione della legge ma anche del comune senso della bellezza. Il Sud è pieno di questo genere di stupri alla memoria collettiva, di violenze al bene comune. La nostra è una battaglia per ripubblicizzare questi beni».
* l’Unità, Pubblicato il: 15.03.08, Modificato il: 16.03.08 alle ore 8.48
Migliaia di persone si sono ritrovate a Punta Perotti
diventato parco dopo l’abbattimento dei grattacieli abusivi
Bari, Giornata della memoria
in centomila per le vittime di mafia
BARI - E’ diventata una grande e colorata festa la manifestazione di Bari in memoria delle vittime della mafia. Sono oltre 100mila secondo gli organizzatori le persone che hanno sfilato per le strade cittadine. Con striscioni, palloncini e volantini migliaia di adulti, ragazzi e bambini si sono radunati al parco Punta Perotti, l’area riqualificata dopo l’abbattimento dei palazzoni abusivi, scelto non a caso per la partenza del corteo della XIII Giornata per l’impegno contro la mafia e per la memoria delle vittime innocenti, organizzata da Libera e Avviso Pubblico.
Sugli striscioni le scritte: "Fuori le mafie dalle nostre vite", "Insieme per ricordare e cambiare", "La legalità non si predica, si pratica". Poi l’elencazione delle vittime delle mafie: ottocento nomi scanditi uno per uno dallo speaker con la gente che ascoltava commossa. A sfilare c’erano gonfaloni dei Comuni di numerose città d’Italia: molti quelli dalla Sicilia e tanti quelli dei Comuni del brindisino e del Salento, dove per lungo tempo ha dominato l’organizzazione di tipo mafioso Sacra corona unita. Tra i partecipanti istituzionali, il vicepresidente del Consiglio e ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, e il ministro dell’Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio.
"Le mafie furono e sono un’ipoteca drammatica per lo sviluppo del Mezzogiorno, la compromissione della classe dirigente e l’inibizione delle libertà. Noi affidiamo a queste meravigliose generazioni il testimone di una battaglia fondamentale che tiene viva la memoria" ha detto il presidente della Regione Puglia, Nichi Vendola. "La memoria dei nostri martiri e dei nostri eroi è per noi anche la bussola per orientarci nel presente e nel futuro. Che Punta Perotti sia un simbolo della legalità - ha spiegato Vendola - è un fatto. Lo è perché l’illegalità non è soltanto violazione della legge ma anche del comune senso della bellezza. Il Sud è pieno di questo genere di stupri alla memoria collettiva, di violenze al bene comune. La nostra è una battaglia per ripubblicizzare questi beni".
"Ricordare e evitare che cali il silenzio" si legge in u n messaggio del ministro della Solidarietà sociale, Paolo Ferrero, inviato agli organizzatori, "sulle migliaia di vittime che la criminalità organizzata ha fatto dai tanti servitori dello Stato ai semplici cittadini, significa rinnovare l’impegno perché la mafia sia sradicata dalla società e perché le ragioni sociali e politiche che ne favoriscono lo sviluppo siano superate e risolte. Allo stesso modo si tratta, come Libera fa da sempre, di battersi per riconquistare alla società intera i beni, a cominciare dalle terra in Puglia come in Sicilia, che i mafiosi hanno sottratto alla collettività".
* la Repubblica, 15 marzo 2008.