CAMORRA: MOGLIE BOSS COLLABORA, 50 ARRESTI
CASERTA - Maxi operazione anti-camorra nel casertano: 64 le ordinanze di custodia cautelare in corsa di esecuzione da parte dei carabinieri del comando provinciale di Caserta, della squadra mobile di Caserta e della Dia contro esponenti del clan dei Casalesi, nell’ambito di un’operazione definita ’Domizia’, coordinata dalla Direzione distrettuale atimafia di Napoli, che si svolge nella zona compresa tra Castelvolturno e Villa Literno.
Decisiva ai fini dell’ operazione e’ stata - secondo quanto si e’ appreso - la collaborazione con la giustizia della moglie del boss Francesco Bidognetti. Anna Carrino, 47 anni, da alcuni mesi sta collaborando con gli inquirenti. La moltiplicazione delle operazioni condotte con successo recentemente dalle forze dell’ordine contro la potente organizzazione camorristica del casertano sarebbe stata resa possibile proprio dalle informazioni fornite dalla donna
Nell’indagine sono coinvolti personaggi di spicco del clan camorristico - costituito dai gruppi Bidognetti e Tavoletta - gravemente indiziati dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni, porto e detenzione illegale di armi, traffico di sostanze stupefacenti e illecita concorrenza. I destinatari delle ordinanze di custodia cautelare sono gravemente indiziati dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni, porto e detenzione illegale di armi, traffico di droga, illecita concorrenza.
Le indagini - coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ed affidate ai pm Francesco Curcio e Marco Del Gaudio - sono state condotte da carabinieri e polizia e sono scattate agli inizi del 2000, dopo l’omicidio di Luigi Petrella, avvenuto a Castelvolturno (Caserta) alla fine del 1999. L’ uomo fu ucciso perche’ erroneamente ritenuto dal clan dei casalesi responsabile della cattura da parte delle forze dell’ordine,del latitante Giuseppe Dell’Aversano, soprannominato ’Peppe ’o diavolo’
Tra i destinatari delle ordinanze eseguite nell’ambito dell’operazione ’Domiziana’ nei confronti di appartenenti ai clan Bidognetti-Tavoletta, figurano anche tre donne: Maria Tamburino, 52 anni; la figlia Simona Pedana, 31, ed Angela Incandela, 57, tutte di Villa Literno (Caserta). Madre e figlia sono accusate di estorsione ed illecita concorrenza, aggravate dal metodo mafioso. Secondo l’accusa erano riuscite - con le intimidazioni degli affiliati al clan ’’Tavoletta’’, che si oppone a quello dei ’’Bidognetti’’, a gestire in regime di monopolio con la societa’ Linea Simona il noleggio dei videopoker sull’intera zona costiera casertana. Maria Tamburino ha tentato di sfuggire all’arresto, rifugiandosi in casa di un congiunto .
I carabinieri del comando provinciale di Caserta, guidati dal colonnello Carmelo Burgio, che hanno operato con l’appoggio di un elicottero della base di Pontecagnano, hanno impiegato del tempo per rintracciarla e bloccarla. L’ altra donna arrestata, Angela Incandela, deve invece rispondere di detenzione e spacco di droga. La donna fu arrestata dai carabinieri nell’ agosto 2005 insieme ai figli Vincenzo e Monica Abbate, a conclusione di indagini con riprese filmate che documentavano lo spaccio di cocaina ed eroina effettuato nella loro abitazione, in una zona periferica di Castelvolturno. Le donne arrestate sono state trasferite nel carcere di Pozzuoli.
DROGA, RACKET, VIDEOPOKER GLI AFFARI DEI CASALESI
Le attivita’ criminali dei casalesi vanno dalle estorsioni al traffico di droga, al monopolio della gestione dei videopoker in bar e sale giochi. Gli investigatori hanno ricostruito numerose estorsioni a danno di commercianti ed imprenditori del litorale domitio. Nel mirino era finita anche la clinica ’’Pinetagrande’’ di Castel Volturno. Il 7 giugno 2005 carabinieri e polizia di Caserta fecero scattare una prima operazione eseguendo 40 ordinanze della Dda di Napoli nei confronti di altrettanti affiliati al clan, per il reato di estorsione aggravata. L’ altro filone investigativo ha riguardato il traffico di droga affidato dal clan ad alcuni affiliati specializzati. In questo ambito sono stati scoperti ed arrestati i presunti responsabili di alcuni omicidi e tentati omicidi, tra i quali quello di Petrella, e sono stati catturati tre latitanti di spicco Aniello Bidognetti, figlio del capo clan Francesco, detto ’’Cicciotto ’e mezanotte’’, uno degli arrestati di questa notte, Giuseppe Setola e Franceasco Di Maio. Arrestati anche i pregiudicati Alessandro Cirillo e Francesco Cerullo, per favoreggiamento. Altro settore delle indagini ha riguardato la concorrenza illecita - alla quale si dedicava secondo l’accusa soprattutto il gruppo dei Tavoletta - nella gestione dei videopoker. Il gruppo aveva acquisito una societa’, divenuta poi, grazie a minacce ed intimidazioni nei confronti dei concorrenti, l’unica referente sul litorale domiziano per la fornitura delle apparecchiature. Gli investigatori hanno anche ricostruito alcuni episodi criminali riconducibili alla faida scoppiata tra gli uomini di Bidognetti ed i Tavoletta-Cantiello per il predominio sul territorio del litorale Domitio. Il gruppo Bidognetti si e’ reso responsabile di aggressioni armate e pestaggi nei confronti di piccoli pregiudicati locali dediti a furti e rapine.
Decisiva la collaborazione con la giustizia della moglie del boss Bidognetti
Blitz contro i Casalesi, oltre 50 arresti
Operazione anti camorra a Caserta: coinvolti personaggi di spicco del clan. I reati: estorsione e traffico di droga
CASERTA - Più di 50 ordinanze di custodia cautelare eseguite, delle 64 emesse, nell’ambito di un’operazione dei carabinieri di Caserta, con la squadra mobile di Caserta e la Dia, contro il clan dei Casalesi nella zona compresa tra Castelvolturno e Villa Literno. Nell’indagine sono coinvolti personaggi di spicco del gruppo camorristico - costituito dai Bidognetti e dai Tavoletta - gravemente indiziati dei reati di associazione per delinquere di tipo mafioso, estorsioni, porto e detenzione illegale di armi, traffico di sostanze stupefacenti e illecita concorrenza. Tra loro il boss Francesco Bidognetti, detto «Cicciotto ’e Mezzanotte». L’operazione «Domizia» è coordinata dalla Direzione antimafia di Napoli. Decisiva la collaborazione con la giustizia della moglie del boss Francesco Bidognetti. Anna Carrino, 47 anni, da alcuni mesi sta collaborando con gli inquirenti.
VIDEOPOKER - Tra le attività criminali dei Casalesi c’è il monopolio della gestione dei videopoker in bar e sale giochi. Gli investigatori hanno ricostruito numerose estorsioni a danno di commercianti e imprenditori del litorale domitio. Nel mirino anche la clinica «Pinetagrande» di Castelvolturno. Alla concorrenza illecita si dedicava secondo l’accusa soprattutto il gruppo dei Tavoletta. Il gruppo aveva acquisito una società, divenuta poi, grazie a minacce e intimidazioni nei confronti dei concorrenti, l’unica referente sul litorale domiziano per la fornitura delle apparecchiature. Coinvolte nell’indagine anche una donna e sua figlia, titolari della ditta. Il 7 giugno 2005 carabinieri e polizia di Caserta fecero scattare una prima operazione eseguendo 40 ordinanze della Dda di Napoli nei confronti di altrettanti affiliati al clan per il reato di estorsione aggravata.
DROGA - L’altro filone investigativo ha riguardato il traffico di droga affidato dal clan ad alcuni affiliati specializzati. In questo ambito sono stati scoperti e arrestati i presunti responsabili di alcuni omicidi e tentati omicidi, e sono stati catturati tre latitanti di spicco: Aniello Bidognetti, figlio del capo clan Francesco, Giuseppe Setola e Francesco Di Maio. Arrestati anche i pregiudicati Alessandro Cirillo e Francesco Cerullo, per favoreggiamento. Gli investigatori hanno quindi ricostruito alcuni episodi criminali riconducibili alla faida scoppiata tra gli uomini di Bidognetti e i Tavoletta-Cantiello per il predominio sul territorio. Ai Bidognetti sono addebitate aggressioni armate e pestaggi nei confronti di pregiudicati dediti a furti e rapine.
OMICIDIO - Le indagini, affidate ai pm Francesco Curcio e Marco Del Gaudio, sono scattate all’inizio del 2000, dopo l’omicidio di Luigi Petrella a Castelvolturno. L’uomo fu ucciso perché erroneamente ritenuto dal clan dei Casalesi responsabile della cattura del latitante Giuseppe Dell’Aversano, detto «Peppe ’o diavolo».
* Corriere della Sera, 17 aprile 2008