Desidero rispondere all’intervento del signor De La Fuente che parla agli italiani sinistroidi come se vivessero in un mondo a sè stante senza rendersi conto di ciò che sta avvenendo inVenezuela. Sono ritornato da meno di due mesi da questo meraviglioso Paese, dove ho vissuto in questi ultimi tre anni complessivamente 6 mesi e non condivido quanto detto dal signor De La Fuente in quanto quello che ho letto nasce semplicemente da una sua situazione di disaccordo politico con l’attuale governo, sia pure legittimo tale disaccordo, ma non può far giungere qui in Italia notizie a cui la maggior parte non potrebbe replicare per non aver visto di persona una realtà che personalmente ho visto in questi ultimi tre anni. Inoltre, a ciò si aggiunge il fatto che Osservatori Internazionali (tra cui anche una delegazione dell’Uione Europea guidata dalla Spagna) nei giorni scorsi hanno dichiarato legittime le elezioni per il rinnovo del Parlamento nonostante il tentativo di sabotaggi o dei partiti di opposizione e cosa ancora più grave (secondo quanto affermato dallo stesso Governo nelle ultime ore), nonostante un presunto ed ennesimo tentativo di golpe militare della vecchia oligarchia appoggiato dalla stessa CIA per mezzo dell\’Ambasciata statunitense a Caracas, cosa che se, fosse appurata, data la gravità, posso immaginare quali reazioni di indignazione provocherebbe nel mondo civile (spero!), oltre a quelle già esistenti. Leggendo queste notizie terribili mi sembra di ritornare indietro all’11 aprile del 2002, data che molti cittadini del suo paese, signor De La Fuente,e sicuramente anche lei, non potranno mai dimenticare, giorni in cui si è vissuto non solo un colpo di stato, puntualmente fallito, grazie all’enorme partecipazione popolare a sostegno di Chávez, ma soprattutto l’orrore di una molto probabile guerra civile che è la cosa peggiore. Dalle testimonianze e dalle cronache di quei giorni si possono trarre le conclusioni e giudicare con le proprie capacità . Ebbene, anche in queste elezioni vinte, Chávez non mi pare abbia usato la forza per vincere, non credo che Osservatori Internazionali di Paesi giudici come l’Unione Europea, abbiano fatto il gioco del dittatore di turno...Allora bisogna accettare, come in ogni Democrazia che si rispetti, l’alternanza al Governo e l’unica vera arma per manifestare il proprio dissenso sono e restano in un paese civile, esclusivamente le elezioni: il boicottaggio dei partiti tradizionali, si è rivelato, come più di un osservatore attento ha definito, soltanto un "suicidio elettorale", perchè in pratica questi partiti non hanno fatto altro che il gioco del Governo, consegnando nelle sue mani una vittoria che comunque sarebbe risultata scontata, altrimenti il contrario significherebbe stupidità politica o coscienza dei propri limiti, in quanto nessuno penserebbe mai di abbandonare una sfida prima ancora che questa abbia inizio. Risultato: i partiti dell’attuale Governo ha nno ottenuto una vittoria ancora più facile e nessuno può permettersi di delegittimare il risultato, perchè i mezzi per manifestare il proprio dissenso erano lì a portata di mano. Ritonando alla sua risposta, mi risulta, vivendo in Italia, che anche qui ci siano necessità di vivere e soprattutto qui al Sud queste necessità sono ancora più evidenti per la mancanza di lavoro, per la criminalità che ne deriva e poter fare parte di un sistema di vita europeo, con ideali comuni e una moneta unica, ripeto, soprattutto qui al Sud, costa moltissimi sacrifici e rinunce. Bisogna solo definire il cosiddetto "necessario": se per necessario si intende il lusso sfrenato, automobili, beni e servizi tipici del Venezuela degli anni ’70 in cui un 5-10% della popolazione nuotava nell’oro e quando le signore di Caracas andavano a Miami nel fine settimana "a rifarsi il guardaroba" (come tutti solevano dire), beh, dicevo, credo che questo "necessario" possiamo anche dimenticarlo perchè no n tornerà mai più dati i tempi di profonde riforme. Ma se per "necessario" si intendono i generi di prima necessità, come ad esempio il pane, lo zucchero, i trasporti come la Metropolitana di Caracas (peraltro pulitissima a differenza delle nostre), il latte e gli alimenti in generale, per non parlare poi dei combustibili, mi è sembrato che ci fossero in tutti i negozi e supermercati e che molta gente li comprasse senza problemi, altrimenti io dovrei considerarmi un ricco capitalista o concludere che il Paese in qui mi trovavo forse non era il Venezuela... I supermercati di Caracas dove io facevo la spesa erano sempre pieni di gente normale che quando usciva non trovava di certo fuori dal supermercato l’autista personale con la macchina di lusso, ma era quella gente del popolo e della piccola e media borghesia che appoggia l’attuale governo: gente comune, studenti, lavoratori, professionisti,operai che utilizzano ogni giorno i numerosisimi autobus e trasporti della Capi tale. Caracas, come sa meglio di me, è una città enorme, sicuramente piena di problemi di vivibilità e di sicurezza, come del resto tutte le grandi metropoli, però gli attuali problemi nascono, se si vogliono analizzare seriamente, da oltre 40 anni di governi precedenti scellerati in cui l’80% delle richezze immense di questo Paese era in mano a un misero 5% di popolazione, però a quei tempi nessun rappresentante dell’ "Occidente" e del nord civile del mondo si lamentava o faceva osservare questo, perchè? Vorrei sapere perchè si è permesso fino ad ora che questo Paese fosse sfruttato per un semplice interesse di poche multinazionali in mano a poche persone, perchè il 90-95% della popolazione era priva dei diritti più fondamentali , sotto gli occhi del mondo intero, del diritto alla salute, all’istruzione,alla partecipazione politica. Quali sono state le riforme sullo stato sociale fatte dai dittatori negli anni ’30, o dai successivi presidenti fino agli anni ’80? Mi posso rispondere anche da solo... Il vero problema è che ora si è colpito quel 5-10% di popolazione che prima aveva accesso al potere e alle ricchezze e di colpo è costretta a rinunciare al lusso in cui ha sempre vissuto e naturalmente questa notizia oltrepassa i confini del Paese giungendo alle orecchie di chi li ha sempre sostenuti da lontano con ogni mezzo, mentre se muoiono di stenti solo alcune migliaia di abitanti delle periferie, dei ranchitos o dell’intero Paese nessuno se ne accorge. Adesso è in atto, almeno secondo me, uno straordinario processo di rinnovamenti e di riforme allo stato sociale (con le conseguenti e inevitabili difficoltà) unico nel mondo (penso alla Misión Robinson che ha insegnato a leggere ad anziani di 70 anni analfabeti cancellando oltre di 1000000 di analfabeti nel Paese, penso alla Misión Barrio Adentro che porta nei quartieri più poveri, nei "rachitos" dove si lotta ogni giorno per sopravvivere, la sanità totalmente gratuita e io di person a ne ho usufruito stando lì, anche se straniero. In altri paesi "civili" per ricorrere alle cure mediche, avrei dovuto spendere una fortuna per poter ricevere assistenza sanitaria: vorrei sapere se questa si chiama "dittatura"...) Quella che è in atto in Venezuela, come molti buoni osservatori la definiscono è una rivoluzione riformista, culturale e non certo armata, esiste un Presidente legittimato da elezioni e non messo lì da uno dei tanti golpes fascisti, esiste una democrazia, una democrazia partecipativa e non rappresentativa, in cui il popolo non delega solamente i propri rappresentanti affinchè questi governino, ma partecipa attivamente alla vita politica, basta andare nella Piazza Bolívar del centro di Caracas, ho visto personalmente tantissime persone fermarsi per strada a discutere, intere famiglie (e non politici) partecipare a incontri pubblici e chi ho visto io era gente comune, desiderosa però di rendersi protagonista nella vita del proprio paese. La gente di quel Paese sta dando al mondo intero lezioni di civiltà, con immensi sforzi e tra mille difficoltà, per come partecipa alla vita politica. A questo punto mi sorge sponteneamente il confronto con la partecipazione personale degli italiani alla vita politica: semplicemente non esiste, o meglio, è noto a tutti che l’italiano medio ("mediocre"...) preferisce programmi televisivi che non lo costringano a riflettere troppo, altrimenti si stancherebbe troppo, allora ben vengano programmi di varietà, di calcio, di gossip del triste pomeriggio italiano, i vari reality show con i loro modelli distruttivi della dignità umana (criticati non solo da un semplice cittadino sinistroide come me ma addirittura dal nostro Presidente della Repubblica...). Sia gli adulti sia i giovani, sia soprattutto i poveri bambini sono in poche parole interdetti a qualsiasi occasione di crescita culturale e di ragionamento, mi fa pensare al famoso detto "panem et circenses" degli imperatori di Rom a, che per fare stare buono il popolo lo "accontentavano" dandogli cibo e organizzandogli spettacoli negli anfiteatri (per noi moderni il calcio per esempio...),ma su questi fenomeni di costume ci sono esperti che possono parlare molto meglio di me. Allora a questo punto preferisco sentire parlare per ore nella "cadena" come dice lei che è così gentile a spiegarlo agli italiani "ignoranti" (in realtà poi non su tutti i canali c’è il Presidente che parla, perchè su molte altre televisioni ci sono le ben più "istruttive" telenovelas, fatte di lacrime e falsi ideali, prodotto di quel Venezuela oligarca degli anni che lei rimpiange): in Alò Presidente, per esere chiari, si parla di argomenti reali, di progetti sociali, di apertura di nuove scuole, nuovi ospedali, nuovi progetti agrari, di sogni comuni, in cui il popolo è protagonista con i suoi problemi. Inoltre è fin troppo facile definire "sniffato" una persona che parla per molte ore (in realtà mediamente sono 5-6 ore e non 10 come sostiene lei, chiunque può scaricare da internet dal sito del programma televisivo i suoi interventi, io personalmente li seguo e oltre tutto apprezzo l’entusiasmo e l’onestà che il Presidente Chávez mette nei suoi progetti) e poi anche qui in Italia, sa, dobbiamo ascoltare per ore le stupidaggini dette in trasmissioni televisive di livello tutto al più mediocre, dove tra un balletto, una risata, le solite frasi scontate, le solite chiacchiere di salotto offerte o una battuta di bassissimo gusto, si tenta di riportare la conversazione verso temi più seri, quelli della politica italiana, il tutto con il pacifico consenso del povero telespettatore da casa, interdetto e inerme, di cui sopra ... Non si tratta quindi di etichettare in maniera così superficiale come "sniffata" una persona, che trae la sua energia per parlare così a lungo, dall’entusiasmo e dalla passione, dai valori di Simón Bolivar fatti propri, su temi concreti: per chi è abituato a senti re i soliti proclami politici, questo può risultare strano e noioso, però quando si crede in qualcosa di vero e negli ideali di solidarietà, di equità e di libertà, di dignità umana, le energie nascono non solo da ciò a cui lei si riferisce...E poi è sufficiente cambiare canale per non ascoltare le orazioni del Presidente, con la differenza però che qui in Italia possiamo anche cambiare canale ma continueremo a pagare una imposta feudale di nome "canone televisivo" lo stesso...Questa è l’osservazione più facile e leggera che si possa fare. Io non so a quale chat venezuelana lei si riferisca, per fortuna anche io "mastico" come lei dice un po’ di spagnolo e soprattutto ho parlato di persona con moltissima gente a Caracas e in tutto il Venezuela dei cambiamenti in corso nel Paese in questi ultimi anni e sinceramente non mi sembra che la situazione sia del tutto come lei dice. Certamente c’è chi lo chiama "el loco" ,come lei dice e come anche io ho sentito definirlo, certamente c’è un’opposizione interna che ha scelto come sede rappresentativa l’altra piazza famosa di Caracas, piazza Altamira e che odia Chávez però, ripeto, l’opposizione farebbe bene innanzitutto, per essere realmente credibile, a proporre un serio programma politico e non ad aggredire gratuitamente (peraltro con il sotegno di molti quotidiani e reti televisive storicamente legati alla vecchia oligarchia dominante e di proprietà di alcune delle persone più ricche di tutto il Latinoamerica) un capo di Stato eletto in nome della Democrazia, tentanto come minimo di screditarlo in tutti i modi di fronte all’opinione pubblica nazionale e internazionale e puntualmente fallendo ogni volta! Non si tratta quindi di essere comunisti, sinistroidi, progressisti, oppositori e così dicendo e, riferendosi al suo Paese, non si tratta di dividersi tra "escuálidos" e "chavistas": secondo me si tratta per lo più di osservare i cambiamenti in atto, con tutte le difficoltà ad essi c onnessi, confrontarli poi soprattutto con la storia passata del Venezuela e infine giudicare obiettivamente gli sforzi, i programmi e i risultati di questo Governo, altrimenti, perchè mai allora riceverebbe il sostegno di gran parte del mondo civile? Se fosse un semplice dittattore perchè non dovrebbero giungere allora le condanne delle Nazioni Unite o di altri organismi internazionali? Forse la civile Unione Europea non ha i mezzi per condannare un dittatorello di turno? I fatti dimostrano che la civile Europa lo ha fatto in altre occasioni. Personalmente ho letto e ascoltato l’intervento del Presidente Chávez fatto all’assemblea Generale delle Nazioni Unite a New York nello scorso 15 settembre di cui riporto uno dei punti salienti: "Tuttavia il sogno di quella pace mondiale, il sogno di un "noi" che non ci faccia vergognare per la fame, la malattia, l’analfabetismo, la necessità estrema, necessita -oltre che di radici- di ali per volare. Sappiamo che vi è una globalizzazione neoliberista distruttiva, ma vi è anche un mondo interconnesso che dobbiamo affrontare non come un problema ma come una sfida, possiamo, sulla base delle realtà nazionali, intercambiare conoscenza, complementarci, integrare mercati, ma al tempo stesso dobbiamo intendere che vi sono problemi che ormai non hanno più soluzione nazionale, né una nube radioattiva, né i costi mondiali, né un’epidemia, né il riscaldamento del pianeta o il buco dell’ozono sono problemi nazionali". Allora signor De La Fuente, ha mai sentito un dittatore cruento, un pazzo, uno sniffato comunista, anzi un falso comunista parlare di pace mondiale, di lotta alle malattie, all’analfabestismo, alla fame, di interscambi culturali tra i popoli, di lotta a un modello di globalizzazione che finirà con il ripercuotersi innanzitutto contro chi lo propone? Vorrei che lei mi rispondesse e che mi risponda, però con tutta onestà, chi preferisce chiudere gli occhi davanti a una evidenza della realtà: adesso è finito il tempo di tacere e di fingere di vivere nel benessere, noi del mondo "ricco" e di opporsi a un tentativo di rinnovamento senza validi argomenti, perchè è troppo facile indicare in una sola persona il responsabile di problemi di cui tutto il mondo si è reso invece autore. In Venezuela è in atto una rivoluzione Bolivariana, il comunismo e il modello sovietico non c’entrano nulla, il contesto geopolitico è profondamente diverso, questa rivoluzione è ispirata da valori un iversali che non sono né di sinistra, né di centro, né tantomeno di destra. Questi valori per me, che sto appena iniziando a scoprire quella figura e quel pensiero immortale che è stato di Simón Bolívar (il quale più di una volta ricordava anche i valori cristiani, per venirle incontro) vanno oltre ogni ideale politico, religioso perchè appunto sono valori umani, cioè del lato positivo dell’uomo, cioè quindi di tutti: volerli applicare forse potrebbe essere oggi per alcuni un’utopia, per me no, però una cosa è certa, seguendo questi ideali si rimane fermi nel rispetto dell’uomo, ecco perchè mi viene impossibile condannare chi segue questi principi. Io non mi sento sinistroide, io non mi sento comunista, non voglio essere un politico o occuparmi di una politica, almeno qui in Italia, una politica lontana anni luce dai valori in cui io credo, voglio essere solo un cittadino libero, io mi sento Bolivariano e basta e mi appartengono tutti gli ideali del Libertador! Dopo ques ta esperienza vissuta lì in prima persona a contatto con questi cambiamenti che secondo me andranno oltre le frontiere del Venezuela, tanto sono importanti, il mio desiderio sarebbe un giorno continuare a vivere la realtà anche da vicino e con questo entusiasmo, per un po’ di tempo della mia vita, in un Paese che amo e che mi ha insegnato tante cose e nel cui futuro e nelle cui potenzialità soprattutto credo fermamente. Infine, perchè mi accorgo che questa lettera è infinita, io non chiedo niente ai turisti italiani in giro a Margarita o a Los Roques, che purtroppo,come spesso accade, in pochi giorni di permanenza nel Paese non hanno la possibilità di vivere la realtà quotidiana, né tanto meno vorrei essere considerato con sufficienza un semplice "turista": a Margarita, per quanto bella sia, non si vive la vera anima del Venezuela, almeno restando negli hotel quattro stelle e nei centri commerciali che abbondano nell’isola, in ogni caso Margarita è una splendida località. Los Roques l’ho visitata personalmente nel 2003 ed è numerosissima la presenza di imprenditori italiani che hanno costruito posadas ovunque per accogliere i loro connazionali, però spesso a prezzi troppo elevati per il salario medio di un lavoratore venezuelano, per cui ci sarebbe anche qui da discutere: non è certo lì che si vede il vero Venezuela...Si tratta di mete più turistiche che culturali. La vera anima del Venezuela io l’ho respirata nel sud, negli Llanos dove vive gente forte e temprata, la stessa gente da cui proviene anche il Presidente Chávez, un uomo fiero e dalla grande dignità, cresciuto umilmente, il suo carattere esuberante altro non è che la manifestazione di queste radici genuine di gente abituata al lavoro, al sacrificio, di gente che ha sostenuto Bolívar nella guerra di Indipendenza dagli Spagnoli, di gente valorosa. La vera anima del Venezuela si respira negli stati del sud: Apure, Portuguesa, Mérida, Bolívar, Amazonas e molti altri, oppure nella costa come la Costa Oriental, Estado Sucre. I ricchissimi e lussuosi centri commerciali di Caracas poi sono l’ultima roccaforte di quiei poveri illusi oligarchi che pensavano di poter tenere il potere e soprattutto le ricchezze negli anni futuri, a danno del popolo venezuelano, quindi almeno statisticamente parlando, è molto più facile incontrare lì i turisti intenzionati solo alle compere da esibire agli amici e a ritorn are presto nel nostro Bel Paese, piuttosto che nei centri vitali della Capitale. Per mia fortuna ho potuto vedere sia i centri commerciali, sia soprattutto i centri culturali, teatri, musei, il centro storico di Caracas, Bellas Artes, la Candelaria, il Capitolio, Sabana Grande, Catia e infine i famigerati "ranchitos" dove i governi precedenti hanno confinato esseri umani come noi, come si ripone in soffitta un vecchio e inutile oggetto. Allora signor De La Fuente, ho conosciuto i barrios di Petare, La Silsa, 23 de Enero, certamente luoghi poco visitati dai turisti...Ho conosciuto persone straniere che spinte solo dall’amore verso il prossimo operano lì tra mille disagi e difficoltà. Non mi sono limitato a fare il turista distratto, come quelli che dipinge lei: lì vive gente disperata ed ecco perchè ho voluto rispondere alla sua lettera, per rispetto loro soprattutto. Dopo averli visti, sono nati in me mille pensieri che ora mi impongono di riflettere e agire di conseguenza ed è soprattutto a nome di questa gente, che non sa nemmeno dell’esistenza della sua lettera, né tanto meno della mia risposta alla sua, che desidero risponderle. Loro, con tutto il rispetto, si sono ritrovati in questo mondo forse senza nemmeno desiderarlo e la morte a volte viene vista come una liberazione dal male che la vita gli offre, perchè lei sa come nei barrios la vita conta poco ai loro occhi. Non hanno chiesto di vivere lì, in quelle condizioni, noi siamo solo più fortunati, non privilegiati e meritevoli di ciò che abbiamo, ed è quindi dovere di chi è in condizioni migliori e ne ha la possibilità economica e politica, di aiutare questi esseri umani solo più sfortunati. Alí Primera che lei conosce bene, in quanto suo compatriota, in una sua canzone definiva il Venezuela "Tierra sin culpa" (Terra senza colpa). Io una colpa gliela attribuisco e lo dico in modo provocatorio: le immense ricchezze naturali, oggetto del desiderio di molti governi stranieri. In n ome del petrolio e delle altre ricchezze sono stati uccisi anche lì esseri umani, in molti scontri tra opposte fazioni, questa fonte energetica è la principale causa di tutti i mali del Venezuela e per sua causa si sono uccisi tra loro cittadini della stessa nazione. Ribadisco, io non seguo la propaganda elettorale di nessuno schieramento, io mi limito a dire ciò che ho visto con i miei occhi. La ringrazio per aver letto questa lunghissima risposta e ringrazio anche chi ha avuto la pazienza di leggerla, ma è troppo grande l’amore per questo Paese per trattenermi dal rispondere e dallo scrivere così tanto. Saluti.
Antonio Campisi
LINK: Discurso del Presidente de la República Bolivariana de Venezuela a la 60ma Asamblea General de Las Naciones Unidas, New York 15 de septiembre 2005
Come se lo spiega che la disoccupazione sia cresciuta? Non c’è nulla che funzioni in Venezuela e farebbe bene a non fare dell’assurda propaganda perchè io che sono venezuelano e ci vivo e ho a che fare con i venezuelani so cosa stanno passando. Lei fa solo pubblicità di sinistra e basta. Ma questa pubblicità danneggia il mio paese e bisognerebbe pensarci un po’ prima di farla. Anche Fidel Castro dice che la sua gente gode, in realtà darebbero la vita pur di andarsene da quel paese- Cordiali saluti Sorella Colombia
Si sorrideva ascoltando i racconti italiani, soprattutto quando ci si riuniva per le feste di Natale. Noi ragazzi italo venezuelani di solito sedevamo ad un tavolo separato da quello dove sedevano i genitori italiani purosangue, provenienti da tutte le zone del sud Italia. Sapevamo di appartenere a questo paese che non era stato in grado di dare lavoro a tutti quegli italiani che erano emigrati. Credo che sia umano andare alla ricerca del meglio e di cercare di mettere da parte due soldi per offrire un buon futuro ai figli. Cosa che attualmente in certi paesi non è possibile fare. Negli anni sessanta, malgrado ci si trovasse in un paese in via di sviluppo, molti italiani, rimboccandosi le maniche, riuscivano a realizzare il sogno americano, quello, cioè, di migliorare la propria qualità di vita. Nella maggior parte della famiglie italo venezuelane i figli frequentavano le scuole venezuelane e proprio come i nostri coetanei “criollos” imparavamo ad amare il nome, le gesta e l’immagine di ‘el libertador’ Simòn Bolivar. Una passione che si manifestava ovunque. Sono convinto che per i venezuelani Simòn Bolivar sia quasi più importante del culto religioso. Ancora oggi, malgrado viva ormai in Italia da qualche anno, quando viene pronunciato il suo nome mi emoziono. Morto a soli 47 anni dopo una vita dedicata al popolo, Simòn desiderava unificare i paesi dell’America latina in nome della libertà acquisita scacciando i conquistadores. Certo non poteva sapere della futura rivoluzione industriale . Il sogno di Bolivar era di dar vita alla ‘Gran Colombia’. Non ci riuscì, mai ingannò la gente però. I venezuelani di oggi, stremati dalla povertà e dalla paura, hanno rinunciato a lottare e accettano tutto quello che viene loro propinato da chi si presenta come l’artefice del cambiamento democratico ma che in realtà è un vero burattinaio comunista. Il segnale allarmante è lo sconvolgimento che il governo sta apportando alla storia, stravolgendo addirittura i libri per mettere in bocca di Bolivar le stesse parole che proferisce Chavez giornalmente in ore di estenuanti dirette tv. Gli insegnanti venezuelani vengono sostituiti sempre più spesso da quelli cubani prescelti, per effettuare il lavaggio del cervello cominciando dalla prima infanzia con lo scopo di tirar su una popolazione comunista dipendente e sottomessa. Questo è il processo di scolarizzazione di cui parlano i sinistri d’Italia. Guarda caso, improvvisamente, Bolivar e Chavez sono voci provenienti dalla stessa fonte. E’ iniziata la metamorfosi comunista. Ricordo bene che la nostra vicina Colombia, insieme al Brasile erano considerate ‘Patrias hermanas’, ovvero ‘Nazioni sorelle’, non solo per la vicinanza, ma, soprattutto con la Colombia, anche per le usanze, il folklore, le tradizioni e la storia pressoché uguali. Colombia e Venezuela insieme nella pace e nella libertà, eppure adesso, grazie alle smanie di un golpista guerrafondaio, questi due paesi sono in attrito. In realtà Bogotà è soltanto all’erta da quando si è saputo che Chavez si è armato fino ai denti con l’aiuto di alcuni stati europei antiamericani. Qual è la colpa dei colombiani secondo la mentalità del jefe? Quella di voler liberamente creare lavoro, partecipare a opportunità commerciali con il resto del mondo per una vita migliore e per un avanzamento sociale. Credo sia più che normale desiderare per il proprio paese una serenità economica, fatta di operai, impiegati e datori di lavoro. Ognuno offre il proprio impegno, il proprio ingegno e insieme si cerca di ovviare ai problemi sociali. Forse un po’ ingenuo credere che esista una nazione perfetta ma almeno bisognerebbe provarci. A cosa serve un paese come il Venezuela degli anni duemila in procinto del baratro la cui economia è notevolmente peggiorata e la libertà minata dal plagio continuo che il governo sta infliggendo nella mente e nel cuore della gente? Si dice che bande vicine al governo si stiano accordando con terroristi colombiani per dar vita a qualche disordine alle frontiere in modo che Caracas abbia una buona scusa per poter reagire dando il la ad una guerra contro la Colombia e così dar fastidio all’America. Un governo del terrore che in nome di una democrazia che ha sepolto per dar vita al più mostruoso e degradante comunismo che ogni essere umano ha il dovere, ma soprattutto il diritto, di aborrire. Quanta tristezza per il mio bellissimo paese, che Bolivar portava verso la libertà e che ora, dopo aver insozzato il suo nome, viene privato di qualsiasi dignità. E’ così che noi figli d’italiani scappiamo da quel paese che promette male, con le lacrime in tasca ci facciamo forti dei nostri cognomi per poter mettere radici a Torino, a Milano, a Roma, città di una nazione che per ora, grazie alla moderazione governativa, gode di libertà e serenità, con lustro e onore di fronte a tutti i paesi europei. Pensiamo con tristezza ai nostri fratelli venezuelani che vogliono fuggire e a quelli che ci sono riusciti, a tutte quelle persone che da libere sono diventate vittime del pensiero dell’attuale presidente. Come odio quelle donne che plagiano i figli affinché odino il padre, così odio i dittatori che vogliono plagiare il popolo a proprio piacimento. Non sopporto l’idea che in Venezuela, come a Cuba, le ragazze arriveranno a vendersi per una saponetta. Cantiamo ancora, in nome della libertà ormai perduta in Venezuela la canzone che tutti conoscono: ‘Viva Venezuela mi Patria querida, quien la libertò mi hermano fue Simon Bolivar’.
Cosmo de La Fuente cosmo@cosmodelafuente.com
Mi spiace dirle che le hanno lavato per bene il cervello nel suo efimero viaggeto , purtroppo non e quella la realtà, non voglio con questo dire che la unica verità o realtà sia quella che vedo io, ma io ho visuto per 26 anni a caracas e al isola margarita e sono figlio di italiani, e lei parla di cose chre sono solo miti urbani, leggende, e poi parla di coerenza del presidente chavez? mi sembra il personaggio più incoherente deli ultimi tempi, e poi, lei dice di aver usufruito della asistenza medica gratuita nei barrios, io sono odontoiatra, e ho lavorato nei ranchos, e il governo non ci dava niente per , tutto lo facevamo delle nostre tasche, e cosi utopica la sua visione del presidente chavez , mi bolle il sangue solo a rilegere le sue parole, non voglio ofenderla con queste parole, ma mi sembra tutto cosi montato il suo discorso, va be, ogni uno a la sua visione, e per questo siamo mesi cosi, ma per dire quelle afermazioni cosi convinto, dovrebe vivere a caracas , guadagando uno stipendio in bolivares e non arrivando con euro e stando la per poco tempo, e poi vedremo se e cosi convinto che sia cosi facile comperare da mangiare e andare al supermercato, la saluto cordialmente
Raul Muti
Vogliate leggere l’articolo che è anche apparso su: L’Avanti di ieri martedì 17 gennaio questa è la realtà del Venezuela Il mio cuore è sotterrato a Cuba
...Nunca podré morir mi corazón no lo tengo aquí.. Cuando salí de Cuba dejé entrerrado mi corazón....
...Non riuscirò mai a morire, sono senza cuore.. Quando scappai da Cuba lasciai il mio cuore sotterrato...
Queste sono le frasi iniziali della straziante canzone “Cuando salí de Cuba” che negli anni settanta echeggiava per le strade di Caracas. Cantava la grandissima Celia Cruz, denominata ‘reina de la salsa’. Un pezzo che toccava il cuore di tutti i latino americani, specialmente quello dei cubani costretti a scappare dalla loro isla grande. Ero bambino quando, passeggiando con i miei genitori, dai cafetines mi giungeva la voce roca di Celia , malgrado la mia tenera età, dalle parole di questo brano avvertivo un grande dolore. Mi affascinava pensare ad una persona immortale perché priva del cuore. Queste parole oggi hanno assunto il giusto significato e riescono a toccarmi. I venezuelani degli anni 2000 sono costretti a fuggire dal proprio paese che sta andando alla deriva, emigrano alla ricerca di ricchezza o perchè implicitamente accusati di aver pensato , parlato e dissentito dall’attuale amministrazione chavista. Carlos Fernández, ex presidente della ‘fedecámara’, una sorta di federazione dei commercianti e imprenditori, ne è un esempio. Nel 2002 ha organizzato una protesta contro il governo e un fermo delle attività lavorative. Il suo ardire gli ha procurato un’accusa di “tradimento alla patria” è stato quindi arrestato e poi rimesso in libertà per un vizio di forma nel processo. Dopo aver rischiato più volte la vita e,a seguito della riapertura del suo caso, ha deciso di scappare dal Venezuela per andare a vivere a Miami, da dove racconta la sua incredibile storia: - “ Mi hanno allertato sul fatto che infiltrati cubani sarebbero stati in procinto di sequestrarmi di nuovo. I piedi del governo di Chavez sono a Caracas ma la testa è a La Havana. Il presidente del Venezuela è guidato da Castro, mentre il vero ideatore della revoluzione bolivariana, considerata la palese ignoranza di Hugo, è suo fratello Alan Chavez. Dietro questa devastante ‘ revolución’ si cela una dittatura comunista della peggiore specie. Il presidente è così incompetente che nemmeno si accorge del male che sta facendo. Anche l’economista Ramón Rangel ritiene che Chavez rappresenti il colpo di grazia che sta portando il paese sull’orlo del precipizio. Il suo modo di gestire il Venezuela si ispira al comunismo degli anni quaranta, un periodo completamente diverso dall’attuale. La società venezuelana di questi anni è molto più complessa rispetto ad allora, ‘el jefe golpista’ è solo un rozzo militare che non ha mai avuto contatti con la società civile, quella che oggi tenta di combatterlo e lo porta a circondarsi, in maniera crescente, di militari di basso grado: capitani e tenenti. I ministeri venezuelani sono tutti in mano ai militari.. La mia protesta non è servita a liberare il Venezuela, è stata utile,però, a smascherare il dittatore, costretto a lasciare i panni del democratico per mostrarsi in tutta la sua autorità. Ha organizzato il mio arresto, mi ha fatto sequestrare all’uscita da un ristorante. Quattro uomini incappucciati mi hanno preso di forza, senza nemmeno pronunciare una parola per evitare che riconoscessi il loro accento cubano, certamente appartenenti ai servizi segreti cubani. Abbandonato in carcere non mi è stato concesso telefonare né al mio avvocato né alla mia famiglia e quando sono uscito ho avvertito su di me incombente il pericolo per la mia incolumità. L’economia venezuelana peggiora di giorno in giorno, manca ormai anche la forza di reagire. Questa stupida amministrazione non ragiona. L’A.L.C.A., l’area di libero commercio tra le Americhe, è diventata una realtà. La globalizzazione è una realtà. Non si arriverà da nessuna parte se non si tiene conto di questo. Ogni paese potrebbe specializzarsi in qualcosa , il Venezuela potrebbe dedicarsi al turismo e all’esportazione dei minerali. Pensiamo alla Spagna, malgrado anni fa fosse considerata una nazione arretrata, è riuscita, grazie ad alcuni governi che hanno aiutato e incrementato l’imprenditoria, ad arrivare al benessere attuale di cui gode l’intera società. Il governo venezuelano, invece, pensa a varare strane leggi che servono solo al proprio tornaconto. La legge antiterroristica, ad esempio, è utile a soffocare ogni forma di protesta; quella sulla patria potestà è efficace contro quei genitori contrari al governo Chavez , i quali, intimoriti dalla possibilità che il governo, con la scusa di una mancata educazione, si porti via i loro figli, stanno zitti e accettano le farneticazioni di una stolta amministrazione. Le stesse leggi sono vigenti anche a Cuba. Castro, infatti, è il prescrivente della ricetta rivoluzionaria”. Le dichiarazioni di Carlos Fernández non mi hanno shockato più di tanto perché, dopo alcuni anni, ho capito cosa significhi essere nelle mani di un pericoloso ed estremista bellicista. Mi pongo, tuttavia, alcune domande alle quali non so dare risposta. Di quali deformazioni mentali soffre chi elogia un’amministrazione di questo tipo se, in altre occasioni, si è definita persona moderata? Se la sinistra estrinseca simpatia per questo progetto distruttivo e assolutistico, mi chiedo su quali principi si basi la presunta superiorità morale di cui si proclama l’icona? Se invece lo fa per scopi elettorali, in nome dei quali arriva persino ad elogiare la tirannide ai danni di un popolo, la bassezza morale appare evidente e si dovrebbe convenire tutti sulla necessità di prendere le dovute distanze da gente di questo tipo.
Cosmo de La Fuente