I bambini dell’asilo drogati dalle maestre
Roma, sei in carcere. C’è anche un autore di "Buona domenica"
di FLAVIA AMABILE *
ROMA. I carabinieri sono arrivati alle sette di ieri mattina e li hanno arrestati: tre maestre di una scuola materna di Rignano Flaminio, paese a una ventina di minuti a Nord di Roma, una bidella della stessa scuola, un autore di programmi tv per ragazzi e un benzinaio cingalese. L’accusa è di quelle che non si dimenticano: tutti e sei avrebbero partecipato - con ruoli diversi - a una serie di abusi commessi su almeno una quindicina di bambini, numero che lievita notevolmente secondo altre denunce: c’è chi racconta di casi relativi anche al 2001. Durante le ore di lezione a volte la maestra li ha fatti uscire da scuola, raccontano i bimbi. Via su «una macchina rossa o nera lunga» fino a una «grande casa bianca». Lì c’era «un uomo nero e un televisore che trasmetteva i volti di tutti», anche se «alcune persone grandi avevano delle maschere». La casa sarebbe di una delle maestre, precisano gli inquirenti. Lì si svolgevano festini e giochi erotici. Spesso i bimbi venivano narcotizzati con psicofarmaci e tranquillanti.
Il cingalese e alcune maestre partecipavano ai giochi. Qualcuno filmava le scene. Destinatari: i vari siti di pedopornografia della rete. Al termine delle riprese, i i bambini venivano riaccompagnati a scuola. Il meccanismo sarebbe andato avanti senza troppi problemi fino allo scorso luglio quando alcuni genitori si insospettiscono. I loro figli manifestano strani turbamenti: disegnano croci, gente mascherata, organi genitali. Piangono senza motivo, hanno dolori agli organi genitali, lividi, escoriazioni. Parlano di un «Gesù buono e un Gesù cattivo». Cinque famiglie decidono di far partire le denunce. Nulla accade fino al 12 ottobre quando arrivano i carabinieri, con un blitz che mette sotto sopra le classi. Una perquisizione in piena regola, due maestre e una bidella portate in caserma e interrogate per cinque ore, la casa di una delle maestre - poco lontana dalla scuola - perquisita da capo a fondo.
Da quel momento niente è più come prima. Il sindaco stabilisce che il paese è un’area a rischio e per la scuola vengono decise misure di sicurezza straordinarie. Arrivano telecamere, nuove serrature. «La scuola si trasforma in un bunker - racconta una mamma - da allora la preside ha emesso circa quaranta circolari di divieto, dal divieto per i bambini di uscire in giardino a quello per i genitori di accompagnarli all’interno della scuola». E la scuola si svuota, il paese si spacca. Le mamme creano un comitato che ormai comprende novanta genitori, l’Agerif, che va avanti nella lotta. «In questi mesi abbiamo spedito 120 e-mail, per non parlare delle raccomandate e delle telefonate fatte a tutte le istituzioni, dal ministero in giù», elenca il coordinatore delle ricerche dell’associazione. A loro favore arrivano anche due perizie mediche che accertano gli abusi sui bambini. E poi i racconti dei bimbi .
Gli accusati e la scuola fanno muro. E’ anche comprensibile. Una delle maestre finite in carcere si chiama Silvana Magalotti. Per tutto il paese è «la maestra Silvana». «Insegna nella scuola da quando aveva 19-20 anni - racconta la cognata, dal negozio di abbigliamento per bambini della famiglia - ora ne ha 52, fate un po’ voi i conti. Ha cresciuto generazioni di persone. Ma vi sembra possibile che abbia fatto qualcosa di simile ora che era vicina alla pensione? E’ una donna con due figli, che il pomeriggio insegna catechesi ai ragazzi, oppure organizza gite a teatro o a Gardaland per chi non può permettersi il costo del viaggio da solo». La seconda maestra arrestata si chiama Patrizia Del Meglio. «E’ da vent’anni maestra di scuola mentre il marito, Gianfranco Scancarello (anche lui finito in manette, n.d.r.) è un apprezzato autore di testi televisivi, hanno quattro figli e la loro unione è solida - hanno osservato i difensori della coppia Franco Coppi e Roberto Borgogno - È assurdo sospettarli di abusi che non hanno sicuramente commesso». Scancarello scriveva testi per Buona domenica, il contenitore di Canale 5 condotta da Paolo Perego, e per Sat 2000, la tv dei vescovi.
* La Stampa, 25/4/2007 (7:25)
Quando l’orco è nella scuola
Una legge da cambiare e una rete estesa all’intera Italia da smantellare
di FLAVIA AMABILE *
Oltre all’orrore, quando ci si trova di fronte a casi come questo della scuola materna di Rignano Flamino, bisogna fermarsi a riflettere. La vicenda andava avanti da ottobre, è trascorso un intero anno scolastico prima di arrivare ai provvedimenti di ieri. La giustizia ha i suoi tempi e ancora nessuno può dire se le maestre abbiano realmente portato via i bambini dall’asilo per portarli nella casa degli orrori. Non so però se sia giusto che una vicenda si trascini così a lungo, non so se sia opportuno che una scuola materna si trasformi in un bunker dove ai genitori era proibito persino accompagnare i loro figli all’interno dell’istituto. Anna Serafini, senatrice ds da sempore vicina ai problemi del’infanzia, ha chiesto una modifica della legge: in casi gravi come quello di Rignano la sospensione cautelativa deve essere obbligatoria. La vita scolastica deve continuare nella normalità in attesa che la giustizia faccia il proprio corso. Penso che questo sia un dovere nei confronti dei bambini.
C’è una seconda riflessione da fare e ho chiesto un aiuto a Massimiliano Frassi presidente di Prometeo, l’associazione che da anni lotta contro la pedofilia (andate a dare uno sguardo al suo blog). Massimiliano sostiene che la vicenda di Rignano è legata a una rete nazionale di pedofili che da Nord si sta estendendo al sud. Mi ha citato casi molto simili di pedofilia da Brescia a Vallo della Lucania in provincia di Salerno. La rete prende di mira le scuole materne dove c’è abbondanza di bambini troppo piccoli per essere creduti quando raccontano di e strani filmati. Si serve di donne insospettabili, le maestre, che conducono i bimbi in case vicine agli istituti dove si svolgono le violenze. Il tutto viene filmato e spedito in rete su siti che vivono per poche ore in modo da non essere mai più trovati quando scatteranno le indagini. Un piano finora abbastanza infallibile e dai guadagni sicuri. Ogni giorno un sito di pornopedofilia permette un ricavo di 90 mila euro.
Sul tema, nel sito, si cfr.:
Asilo di Rignano, tutti assolti
tensione e insulti dai familiari
Alla lettura della sentenza grida di gioia si sono levate da parte degli amici e dei parenti degli imputati. "Erano innocenti, questa è vera giustizia", mentre i genitori dei bambini hanno cominciato ad urlare contro la corte e hanno preso a calci e e pugni la porta. Ci sono stati alcuni malori. *
Tutti assolti gli imputati dei presunti abusi nell’asilo ’Olga Rovere’ di Rignano Flamino: "Il fatto non sussiste". E’ la sentenza del processo di primo grado, al Tribunale di Tivoli, per il processo intorno al caso dei 21 bambini della scuola. Per lo sceneggiatore Gianfranco Scancarello, le maestre Patrizia Del Meglio, Marisa Pucci e Silvana Magalotti, e la bidella Cristina Lunerti, tutti accusati di violenza sessuale di gruppo, maltrattamenti, corruzione di minore, sequestro di persona, atti osceni, sottrazione di persona incapace, turpiloquio e atti contrari alla pubblica decenza, con l’aggravante di sevizie e crudeltà, il 2 aprile scorso il pm di Tivoli Marco Mansi aveva chiesto dodici anni di reclusione ciascuno.
Subito dopo la lettura della sentenza, momenti di altissima tensione dentro l’aula: i genitori dei bimbi hanno contestato il responso e per il momento non sono usciti dall’aula. Si sono sentiti anche insulti contro i magistrati: "Tribunale di m...". "I genitori dei bimbi sono sconvolti, Non si aspettavano una sentenza del genere", è stata la spiegazione di Luca Milani, uno degli avvocati di parte civile nel processo.
La Corte si era riunita alle 9 in Camera di consiglio per decidere sulla sorte dei cinque imputati. L’udienza era durata solo pochi minuti. La lettura del dispositivo è avvenuta a porte chiuse.
Fuori dal tribunale, per tutta la giornata, era cresciuta l’ansia e l’attesa per molte famiglie. ’’Spero che sia fatta giustizia per questi bambini, che hanno dovuto lottare, ed ancora oggi lottano, per avere una vita normale’’, aveva detto Arianna Di Biagio, dell’Associazione genitori di Rignano Flamino. ’’I bimbi adesso stanno bene, sono anche loro, soprattutto loro, in attesa di giustizia’’, aveva aggiunto Barbara, madre di uno dei bambini presunti vittime di abusi, che si è costituita parte civile nel processo di Rignano Flaminio. ’’Speravamo di arrivare a questo punto - aggiungeva Barbara - perché non abbiamo paura della verità. In tutto questo tempo ci sono state delle polemiche, ma solo perché c’è stata una mancanza di conoscenza dei fatti. Non siamo visionari, non siamo genitori che si sono divertiti ad arrivare davanti ad un giudice ed affrontare questo lungo processo’’. Alle mamme dei bambini coinvolti è stato concesso di entrare in aula per la lettura della sentenza, mentre i giornalisti sono rimasti fuori, come ha deciso il presidente della sezione Tribunale di Tivoli Mario Frigenti.
Alla lettura della sentenza grida di gioia si sono levate da parte degli amici e dei parenti degli imputati. "Erano innocenti, questa è vera giustizia", mentre i genitori dei bambini hanno cominciato ad urlare contro la corte e hanno preso a calci e e pugni la porta e ci sono stati alcuni malori. Una della mamme è stata soccorsa da un’ambulanza.
L’assoluzione è stata decisa dal tribunale collegiale di Tivoli, presieduto da Mario Frigenti, dopo circa otto ore di camera di consiglio. Respinta la richiesta del pm Marco Mansi, che aveva sollecitato una condanna a dodici anni di reclusione ciascuno per i cinque imputati. Secondo Mansi gli imputati "in concorso tra loro e con oggetti non identificati, in numero di cinque o più", avevano abusato di 21 bambini nell’anno scolastico 2005/2006. Ciò sarebbe avvenuto, per quanto concerne le tre maestre "con abuso di autorità o relazione domestica o di ufficio derivante dal fatto di essere in servizio quali maestre presso la scuola materna dell’istituto ’Olga Rovere’ di Rignano Flaminio".
Secondo la ricostruzione dell’accusa i piccoli sarebbero stati sottoposti "ad atti di sevizia e crudeltà", nonché ad assistere o partecipare ad atti a sfondo sessuale, dopo averli portati fuori dalla "Olga Rovere" in orario scolastico.
L’inchiesta culminò il 24 aprile del 2007 con l’arresto di sei indagati sulla base di un’ordinanza emessa dal gip Elvira Tamburelli. Il tribunale del Riesame capitolino poi il 10 maggio successivo ne dispose la scarcerazione. Decisione, questa confermata, il 18 settembre successivo dalla Cassazione.
Nel corso delle indagini furono svolti anche due incidenti probatori: uno vide coinvolti i minori presunte vittime di abusi, uno riguardò i numerosi oggetti sequestrati. Il primo in particolare riguardò l’acquisizione delle dichiarazioni dei bambini, previa valutazione della loro idoneità a testimoniare. I piccoli, pertanto, non hanno dovuto testimoniare nel corso del processo.
* la Repubblica, 28 maggio 2012
IL CASO
"Nessun abuso nell’asilo di Rignano"
Gli imputati assolti con formula piena
Le maestre, la bidella e l’autore tv scagionati dall’accusa di molestie sui bimbi della scuola materna.
L’ira dei genitori, insulti in aula *
ROMA Assolti con formula piena gli imputati per i presunti abusi avvenuti a Rignano Flaminio. I giudici del tribunale di Tivoli hanno fatto cadere tutte le accuse nei confronti delle maestre Silvana Magalotti, Marisa Pucci e Patrizia Del Meglio, il marito di quest’ultima, Gianfranco Scancarello (autore televisivo), e della bidella Cristina Lunerti. La Procura aveva chiesto 12 anni di pena.
Urla contro il giudici, un pugno sferrato contro una porta e malori. Cosi i genitori di alcuni bambini hanno accolto il verdetto. Sugli imputati pendevano accuse di violenza sessuale di gruppo, maltrattamenti, corruzione di minore, sequestro di persona, atti osceni, sottrazione di persona incapace, turpiloquio e atti contrari alla pubblica decenza. I fatti, secondo la Procura di Tivoli, sarebbero avvenuti nella scuola Olga Rovere di Rignano Flaminio.
Uno dei difensori di parte civile, l’avvocato Pietro Nicotera, ha spiegato: «Siamo molto amareggiati perché significa che i giudici non hanno dato credito alla vicenda». L’assoluzione dei 5 imputati è arrivata dopo nove ore di camera di consiglio e perché «il fatto non sussiste».
* LA STAMPA, 28/05/2012
Abusi all’asilo di Rignano Flaminio
Rinviati a giudizio i cinque accusati
Alla sbarra le tre maestre, la bidella e
l’autore tv. Sono accusati di violenza
sessuale sui bimbi e stupro di gruppo.
La prima udienza è fissata il 27 maggio *
ROMA Sarà processo per i cinque imputati coinvolti nei presunti abusi di almeno 21 bambini che frequentavano l’asilo Olga Rovere di Rignano Flaminio. Le parole con cui il gup ha disposto il rinvio a giudizio arrivano quando a Tivoli è appena terminata una vera e propria tormenta di neve.
Sono passate da pochi minuti le 15, dopo una camera di consiglio durata poco piu di due ore, il giudice Pier Luigi Balestrieri decide che sui fatti avvenuti nella scuola del paese alle porte di Roma tra il 2005 e il 2006 si dovrà fare un processo la cui prima udienza si celebrerà, sempre a Tivoli, il 27 maggio. Alla sbarra le tre maestre Marisa Pucci, Silvana Magalotti e Patrizia Del Meglio, una bidella, Cristina Lunerti e l’autore tv, nonchè marito dalla Del Meglio, Gianfranco Scancarello. Sono accusati, tra l’altro, di maltrattamento, violenza sessuale e stupro di gruppo.
I genitori dei bambini coinvolti nella vicenda escono in lacrime dall’aula, si abbracciano, quasi per sorreggersi, sopraffatti da una forte emozione. «Alle parole del Gup ho provato una forte sensazione di rabbia - racconta la madre di una bambina che all’epoca dei fatti aveva 3 anni e mezzo -. Per circa quattro anni siamo stati considerati come dei pazzi, sembrava che gli orchi fossimo noi. Noi non possiamo più andare in giro per Rignano ogni giorno devo fare circa 20 chilometri per portare i miei figli a scuola. Da mesi stiamo provando a vendere casa ed andarcene da lì». A pochi metri, un’altra mamma che racconta i suoi 4 anni di inferno. «Questo è il primo passo - afferma - ma abbiamo vinto. Io mi ricordo dei segni sul corpo di mia figlia, per mesi ho vissuto nel rimorso quando lei mi diceva che non voleva andare a scuola. Oggi per noi e una giornata importante».
Per gli avvocati difensori, la decisione del giudice è «sconcertante» ma si dicono pronti ad affrontare un processo dove dimostreremo «l’innocenza dei nostri assistiti» perchè «siamo in presenza di un paradosso: in dibattimento ci dovremo confrontare sugli stessi indizi che sia il Riesame che la Cassazione avevano ritenuti insussistenti». Per gli avvocati di parte civile, la decisione di mandare gli imputati a processo «giunge con buona pace di chi ha tentato di ridicolizzare questa indagine e che oggi farebbe bene a presentare le proprie scuse ad un gruppo di genitori». Sarà, quindi, un processo a chiarire cosa sia davvero avvenuto quattro anni fa nell’asilo di Rignano. Una vicenda che fin dal primo momento ha diviso l’Italia in innocentisti e colpevolisti. L’accusa si basa sul racconto fatto da alcuni bambini ai genitori: tra il 2005 e il 2006 i piccoli sarebbero stati prima narcotizzati e poi avrebbero subito violenza sessuale in una villa poco distante dalla scuola, il tutto alla presenza di un uomo che avrebbe filmato.
Il 24 aprile del 2007 vengono disposti gli arresti delle maestre, di Scancarello, e del benzinaio cingalese, Kelum Weramuni De Silva, la cui posizione verrà poi archiviata così come quella di un’altra maestra, Assunta Pisani. Dopo poche settimane, il 10 maggio del 2007, il Tribunale del Riesame li rimette in libertà smontando la tesi accusatoria, così come farà la corte di Cassazione. La Procura di Tivoli ha però proseguito nell’inchiesta raccogliendo «nuovi indizi» anche grazie all’incidente probatorio. Oggi la decisione del Gup che porta al processo.
* La Stampa, 12/2/2010 (19:22)
Rignano Flaminio, tutti a giudizio i 5 imputati
per gli abusi sui bimbi della scuola materna *
ROMA - Sono stati tutti rinviati a giudizio i cinque imputati nell’inchiesta sui presunti abusi ai danni di bambini di Rignano Flaminio. Lo ha deciso il gup del tribunale di Tivoli, Pierluigi Balestrieri. Il processo che comincerà a Tivoli il 27 maggio vedrà le maestre Silvana Magalotti, Marisa Pucci, Patrizia Del Meglio, il marito di quest’ultima Gianfranco Scancarello e la bidella Cristina Lunerti per le presunte violenze compiute sui bimbi della scuola materna ’Olga Rovere’ nell’anno scolastico 2005-06.
* la Repubblica, 12 febbraio 2010
Rignano, al via il dibattimento
parte civile i genitori di 19 bimbi *
A Tivoli l’udienza preliminare per la vicenda dei presunti abusi sessuali che vedono coinvolti 21 bambini della scuola di Rignano Flaminio. Al vaglio la posizione delle tre ex maestre Patrizia Del Meglio, Silvana Magalotti e Marisa Pucci, dell’autore tv Gianfranco Cancarello e della bidella Cristina Lunerti. Ammessi come parti civili i genitori di 19 scolari
La scuola di RignanoIl gup del tribunale di Tivoli Pierluigi Balestrieri ha ammesso la costituzione di parte civile di 19 famiglie di bambini, già alunni della scuola Olga Rovere di Rignano Flaminio, che avrebbero subito abusi sessuali. Si tratta in particolare delle famiglie che ne hanno fatto istanza. Altre due famiglie (sono infatti 21 i piccoli che secondo l’accusa avrebbero subito molestie) hanno invece scelto di non costituirsi nel giudizio.
Le costituzioni sono avvenute nel corso dell’udienza preliminare durante la quale il gup è chiamato a pronunciarsi sulla richiesta di rinvio a giudizio formulata dal pm Marco Mansi dei cinque imputati e cioè delle maestre Marisa Pucci, Silvana Magalotti, Patrizia Del Meglio e del marito di quest’ultima, il produttore televisivo, Gianfranco Scancarello, nonché della bidella Cristina Lunerti. Per quest’ultima la procura aveva chiesto l’archiviazione ma il gip Elvira Tamburelli ha respinto l’istanza, disponendo l’imputazione coatta nei suoi confronti.
Sono finite invece in archivio le posizioni della maestra Assunta Pisani e del benzinaio cingalese Kelum Weramuni De Silva. Atti osceni, maltrattamenti in famiglia, sottrazione di persona incapace, sequestro di persona, violenza sessuale aggravata, atti sessuali con minorenne, corruzione di minorenne, violenza sessuale di gruppo, atti contrari alla pubblica decenza. Questi i reati contestati agli indagati, a seconda delle singole posizioni processuali, accusati di aver "in concorso tra loro e con oggetti non identificati, in numero di cinque o più", abusato di almeno 21 bambini. Ciò sarebbe avvenuto, per quanto concerne le tre maestre "con abuso di autorità o relazione domestica o di ufficio derivante dal fatto di essere in servizio quali maestre presso la scuola materna dell’istituto ’Olga Rovere’ di Rignano Flaminio".
Secondo la ricostruzione dell’accusa i piccoli sarebbero stati sottoposti "ad atti di sevizia e crudeltà", nonché ad assistere o partecipare ad atti a sfondo sessuale, dopo averli portati fuori dalla "Olga Rovere" in orario scolastico. L’inchiesta culminò il 24 aprile del 2007 con l’arresto di sei indagati (Del Meglio, Lunerti, Pucci, Magalotti, De Silva Weramuni, Scancarello) sulla base di un’ordinanza emessa dal gip Elvira Tamburelli. Il tribunale del Riesame capitolino poi il 10 maggio successivo ne dispose la scarcerazione. Decisione, questa confermata, il 18 settembre successivo dalla Cassazione. Nel corso delle indagini furono svolti anche due incidenti probatori: uno vide coinvolti i minori presunte vittime di abusi, uno riguardò i numerosi oggetti sequestrati. Il primo in particolare riguardò l’acquisizione delle dichiarazioni dei bambini, previa valutazione della loro idoneità a testimoniare.
* la Repubblica/Roma, 30 ottobre 2009
Nel mirino tre maestre dell’asilo, una bidella e un autore tv
Accuse tra l’associazione genitori e il sottosegretario Giovanardi
Abusi a Rignano, la richiesta del pm
"Si faccia il processo per cinque indagati"
di ANNA MARIA LIGUORI e MARIA ELENA VINCENZI
ROMA - Una decisione da tempo annunciata e che ieri è stata resa pubblica a sorpresa: la procura di Tivoli ha chiesto il rinvio a giudizio dei cinque indagati per i presunti abusi sui 21 alunni della scuola materna Olga Rovere di Rignano Flaminio. La notizia non è arrivata in un giorno qualunque, ma poche ore dopo lo scontro tra i genitori delle presunte piccole vittime, l’associazione Agerif, ed il sottosegretario con delega alla famiglia Carlo Giovanardi: l’Agerif, difesa dall’avvocato Carlo Taormina, presenterà una querela per diffamazione nei confronti dell’esponente del Pdl perché "nelle stanze di Palazzo Chigi ha mostrato un video girato dai genitori dei bambini, al fine di dimostrare l’innocenza degli imputati e per accusare i genitori di aver istigato i figli alla falsa testimonianza". Il sottosegretario ha replicato con una contro-querela e ha ribadito la propria solidarietà alle maestre di Rignano.
Il pm della procura di Tivoli, Marco Mansi, ha così chiesto il rinvio giudizio nei confronti dei cinque indagati: le tre maestre, Patrizia Del Meglio, Silvana Magalotti e Marisa Pucci, l’autore tv Gianfranco Scancarello, marito della Del Meglio, e la bidella Cristina Lunerti. La procura aveva chiesto nei mesi scorsi l’archiviazione, accolta dal gip, sia per un’altra maestra, la diciannovenne Assunta Pisani, che per il benzinaio cingalese Kelum Weramuni Da Silva, definito "l’uomo nero" dei racconti dei bambini, poi uscito dall’indagine perché chiaramente estraneo alle accuse. Il pm Mansi, aveva chiesto l’archiviazione anche per la Lunerti, ma è stata poi accolta l’opposizione di alcune parti civili, e il gip ha disposto l’imputazione coatta. Pesanti i reati contestati ai cinque indagati: atti osceni, maltrattamenti verso minori, sottrazione di persona incapace, sequestro di persona, violenza sessuale aggravata dalla minore età delle vittime, corruzione di minori, atti contrari alla pubblica decenza. E Taormina annuncia anche quando ci sarà l’ultimo atto dell’indagine preliminare con l’esame delle accuse da parte del gip: l’udienza si svolgerà "tra fine settembre e metà ottobre".
L’inchiesta giudiziaria, partita dalle denunce dei genitori di alcuni bambini, prende in esame fatti avvenuti tra il 2005 ed il 2006. I cinque indagati furono arrestati il 24 aprile del 2007. Il Riesame demolì l’inchiesta con un clamoroso dispositivo il 10 maggio del 2007 che scarcerò gli indagati definendo in generale le accuse deboli e quelle fatte dai bambini sentiti dagli inquirenti influenzati dalle "forti pressioni" dei genitori. Poi cominciò nell’estate del 2007 il lungo incidente probatorio nella procura di Tivoli, quando furono sentiti alla presenza di psicologi dal gip Elvira Tamburelli, decine di bambini.
Il penalista Giosuè Bruno Naso, legale della Magalotti dichiara che questo "è un epilogo scontato di una vicenda per certi versi grottesca". Invece gli avvocati delle famiglie di alcuni bimbi, Antonio Cardamone e Franco Merlino, sottolineano di non aver "mai dubitato della validità dell’impostazione del pubblico ministero".
* la Repubblica, 29 luglio 2009
Per tre maestre e un autore tv potrebbe scattare il rinvio a giudizio
Disposta l’archiviazione per le altre tre persone coinvolte nell’inchiesta
Rignano, quattro rischiano il processo
Il pm: "Sevizie e minacce, anche ai genitori"
L’accusa: "Narcotici e violenze per costringerli a giochi erotici".
I difensori: "Fatti già smentiti da Riesame e Cassazione" *
ROMA - Si va verso il processo per la vicenda degli abusi sessuali ai danni di 21 bambini della scuola materna Olga Rovere di Rignano Flaminio. Oggi la Procura di Tivoli ha notificato la chiusura delle indagini, e si profila una richiesta di rinvio a giudizio per quattro persone coinvolte nelle indagini mentre per altre tre è stata disposta l’archiviazione. E dalla deposizione del pm emergono particolari agghiaccianti.
A rischiare di finire in aula sono le tre maestre, Patrizia Del Meglio, Silvana Magalotti e Marisa Pucci, e l’autore tv Gianfranco Scancarello, marito di Del Meglio, ai cui avvocati è giunta la notifica. Archiviata invece ogni ipotesi di reato per la maestra Assunta Pisani, la bidella Cristina Lunerti e il benzinaio cingalese Kelum Weramuni Da Silva. La decisione spetta comunque al giudice, che dovrà esprimersi nelle prossime ore. Pesanti i reati contestati dal pm Marco Mansi ai quattro indagati: atti osceni, maltrattamenti verso minori, sottrazione di persona incapace, sequestro di persona, violenza sessuale aggravata dalla minore età delle vittime, corruzione di minori, atti contrari alla pubblica decenza.
Le sevizie. I bambini erano sottoposti "ad atti di sevizie e crudeltà", scrive il pm. Anche con l’uso di siringhe, prelievi di sangue o inoculazione di sostanze come narcotici, stupefacenti e altre contenenti Benzodiazepine. Sempre secondo l’accusa "li terrorizzavano o li traumatizzavano, vestendosi da diavolo o coniglio nero o altro ancora con uso di cappucci e mostrandosi ai medesimi completamente o parzialmente nudi".
Le minacce, anche ai genitori. Gli indagati, assieme ai quali erano presenti "soggetti non identificati in numero di cinque o più", minacciavano gli alunni "con l’uso della violenza o minacce di morte rivolte anche ai rispettivi genitori", sostiene il pm, per indurli "a praticare atti di esplicita natura sessuale anche con l’uso di strumenti (vibratore, penna, pezzi di vetro, e altro non precisato) con l’inserimento di questi strumenti nei genitali femminili delle bambine e con uso lesivo degli stessi strumenti in danno dei minori di sesso maschile". I minori inoltre venivano sottoposti, si legge nell’accusa, a giochi a sfondo sessuale, quali ’il gioco della puntura’ e ’il gioco del pisello’.
Un’inchiesta lunga e controversa. L’inchiesta giudiziaria, partita sulla base di alcune denunce dei genitori di bambini, prende in esame fatti cominciati nel 2001, per una bambina, e proseguiti per gli altri 20 alunni tra il 2005 ed il 2006. Con un iter a dir poco frastagliato, si chiudono così una delle indagini tra le più controverse degli ultimi tempi. Dopo una fase di stallo, l’inchiesta ha ripreso una nuova spinta con il ritrovamento, a giudizio del pm, del casale dove sarebbero stati perpetrati gli abusi.
La difesa: "Proposti fatti già smentiti". Gli indagati hanno sempre respinto le accuse e i loro difensori, che hanno ora 20 giorni di tempo per chiedere l’audizione dei loro assistiti o per depositare note e memorie, sostengono che i fatti proposti dall’accusa sono già stati smentiti. "Si tratta di fatti - ha affermato Roberto Borgogno, difensore di Patrizia Del Meglio e di Gianfranco Scancarello - che sono stati già ritenuti infondati dal tribunale del Riesame di Roma, dalla Cassazione e che non hanno trovato riscontro neanche nelle dichiarazioni fatte dai bambini". "E’ un’ostinata difesa dell’errore iniziale fatto dalla procura - ha detto l’avvocato Giosuè Bruno Naso, legale di Silvana Magalotti. "Un’inchiesta - ha aggiunto - fatta con grande dispiego di mezzi e nella quale non si è tenuto conto ad esempio dell’esito delle analisi del Ris che non hanno trovato nulla sia nelle macchine, sia nelle abitazioni".
Per la Cassazione le prove non erano sufficienti. Serviva un fatto nuovo
Ora c’è il casale. Un’istruttoria difficile, con un finale a sorpresa
Rignano, la terza ’casa degli orrori’
I carabinieri: "Questo è il luogo"
di CARLO BONINI *
ROMA - Un casale di campagna in stato di abbandono "riconosciuto", sostiene la pubblica accusa, come luogo dell’orrore, e tuttavia individuato e perquisito soltanto nel luglio scorso, nell’ultima finestra temporale utile di un’indagine durata due anni. I ricordi contraddittori di bambini che, in almeno tre casi, spiegano con candore di aver appreso dalla voce degli adulti gli abusi di cui sarebbero stati vittime. E, ora, un atto (per altro non ancora notificato) della Procura di Tivoli che, contestualmente, manda in archivio la posizione di tre degli otto indagati e dispone il deposito degli atti di accusa che prelude alla richiesta di giudizio per almeno tre donne (le maestre Patrizia Del Meglio, Silvana Magalotti e Marisa Pucci. Più controversa la posizione di una quarta insegnante, Assunta Pisani) e un uomo (l’autore televisivo Gianfranco Scancarello, marito della Del Meglio).
La disgraziata istruttoria sugli orchi di Rignano si chiude confermando quale ne è stata e ne resta la grana. Il metodo investigativo che l’ha governata. La perversa spirale in cui si è avvitata. Prolungando (l’udienza preliminare non si celebrerà prima di primavera, l’eventuale processo non prima dell’autunno) il naufragio emotivo di 24 bambini tra i 4 e i 5 anni, quello delle loro famiglie e di chi è accusato di esserne stato il carnefice.
Per rianimare il fantasma di Rignano ci sono voluti quindici mesi. A settembre 2007, la vicenda è di fatto chiusa. La Cassazione, nel confermare l’annullamento degli arresti di sei indagati, censura il lavoro del pubblico ministero Marco Mansi e del gip Elvira Tamburelli con argomenti, oltre che severi, definitivi. "Il quadro indiziario è insufficiente e contraddittorio". Le testimonianze dei bambini - motore dell’istruttoria e suo incipit - sono l’esito "di domande inducenti degli adulti", che sollecitano "aspettative" di fronte alle quali "i bambini finiscono per conformarsi".
Alla Procura, la legge non offre molte alternative. Se favorevole all’indagato, il cosiddetto "giudicato cautelare" (il giudizio incidentale con cui la Cassazione si pronuncia su un provvedimento di cattura) obbliga il pm a chiedere l’archiviazione delle accuse. A meno che "non intervengano fatti nuovi". Marco Mansi e, con lui, il gip Tamburelli fatti nuovi non ne hanno. Ma non hanno neppure alcuna intenzione di ammettere di aver infilato una strada sbagliata. Per tredici mesi (dall’estate 2007 a luglio 2008), ascoltano dunque, nelle forme dell’incidente probatorio, le testimonianze di 24 bambini, alla ricerca di ricordi che consentano di individuare il "fatto nuovo" in grado di aggirare l’ostacolo posto dalla Cassazione. Appaiono così "una fortezza", delle "statue", "medicine" somministrate ad "animali di pezza".
Rispetto a quello originario, demolito dal giudizio della Cassazione, il quadro accusatorio deve adattarsi a un nuovo canovaccio. Che il pm Mansi riscrive a mano libera. La scena del crimine non è più l’abitazione di una delle maestre (o quantomeno non più la sola); gli oggetti dell’orrore pedofilo non più i peluches collezionati in casa Scancarello-Del Meglio (le analisi del Ris non vi trovano tracce organiche); l’uomo nero non più il povero benzinaio cingalese Kelum De Silva, ma un misterioso figuro che attende le sue piccole vittime "in una fortezza".
In verità, nel corso dell’incidente probatorio, almeno tre bambine cominciano a dire anche dell’altro. Racconta la prima, nei cui capelli le visite specialistiche hanno trovato tracce di benzodiazepine (e, dunque, ritenuta la più probabile vittima di abuso), come sia nata la storia delle "maestre cattive". Chiede il gip: "Perché erano cattive?". "Non lo so. A me non hanno fatto niente". "E allora perché sono cattive?". "Me lo ha detto mamma, perché gli altri amichetti le dicevano che mi hanno portato anche a casa della bidella". Racconta la seconda, che della prima è cugina: "A me fortunatamente non è successo nulla. A me lo ha raccontato la mamma. Ho visto le cose al telegiornale. Ho visto la casa delle maestre". Racconta una terza: "Sì, uscivamo con il pulmino da scuola. Ma siamo andati al teatro Palatino a fare una recita".
Il pm di queste voci non si cura. Chiede che i carabinieri vengano a capo della "fortezza" degli orchi e, per diciassette volte, senza esito, vengono perquisiti altrettanti appartamenti, case di campagna "compatibili" con i ricordi dei bambini. Fino al luglio scorso. L’indagine ha compiuto i due anni. Non sono consentite altre proroghe. Ed è proprio allora che salta fuori un nuovo casale. È una costruzione abbandonata, con un legittimo proprietario (per altro non legato da alcun rapporto con gli indagati), dove i carabinieri, con una procedura quantomeno singolare per dei minori tra i 4 e i 5 anni, accompagnano alcuni dei bambini, trasformandoli in protagonisti del "riconoscimento". "È il luogo", concludono. Vengono sequestrati dei piatti, dei palloni, una Barbie. Non sono più possibili perizie (l’indagine è chiusa). Ma "il fatto nuovo c’è". La Procura può tirare dritto. La storia può ricominciare.
* la Repubblica, 7 gennaio 2009
Abusi sui bimbi all’asilo, chiuse le indagini La procura pronta a chiedere i rinvii a giudizio
Le maestre di Rignano
ora rischiano il processo
di MARINO BISSO *
ROMA - Nessuna archiviazione. Chiusa l’indagine sui presunti abusi sessuali alla scuola materna Olga Rovere di Rignano Flaminio, ora la procura è pronta a chiedere i primi rinvii a giudizio per le maestre sospettate delle violenze nei confronti di alcuni loro ex alunni. Il procuratore capo di Tivoli, Luigi De Ficchy, e il pm Marco Mansi hanno firmato prima di Natale i 415 bis, gli avvisi che normalmente preludono alla richiesta del processo.
Gli atti verranno consegnati nei prossimi giorni. La controversa inchiesta sui presunti episodi di pedofilia di cui sarebbero stati vittime una ventina di bambini della Olga Rovere prese avvio l’estate di tre anni fa e divise tra colpevolisti e innocentisti gli abitanti del piccolo comune alle porte della capitale. Sono quattro le insegnati finite al centro dell’inchiesta per pedofilia ma non tutte potrebbero ricevere le comunicazioni giudiziarie. Alcune posizioni, infatti, potrebbero essere stralciate e essere archiviate su richiesta degli stessi pm. Le maestre che invece rischiano di finire sotto processo sono le stesse che sono state indicate dai bambini della Olga Rovere ascoltati dal gip Elvira Tamburelli in sede di incidente probatorio in presenza di una neuropsichiatra. Anche in questo caso non è scontata la richiesta di rinvio a giudizio. Le insegnanti dopo aver ricevuto il 415 bis avranno, infatti, la facoltà di farsi ancora sentire dalla procura e di produrre nuovi elementi a propria difesa e di conseguenza i pm potrebbero ancora decidere di ritirare le accuse. In ogni caso le singole posizioni degli indagati saranno valutate da un nuovo giudice, differente dal gip Tamburelli che aveva firmato gli arresti delle maestre.
Il giudice dell’udienza preliminare, dovrà decidere se processare o meno le insegnanti indagate che erano state scagionate dagli accertamenti del Ris sui peluche e le tracce repertare nelle loro abitazioni. Nell’aprile 2007, la procura chiese e ottenne l’arresto delle maestre Patrizia Del Meglio, Marisa Pucci, Silvana Magalotti, della bidella Cristina Lunerti, di Kelum De Silva e dell’autore televisivo Gianfranco Scancarello, marito della Del Meglio e del benzinaio cingalese Kelum Weramumi De Silva. Gli arresti venero poi annullati dal Riesame la cui decisione venne confermata dalla Cassazione.
L’avvocato Franco Coppi, difensore con Roberto Borgogno, della maestra Del Meglio e di Gianfranco Scancarello hanno sempre ribadito "l’inesistenza di riscontri fisici sui presunti abusi" e soprattutto hanno contestato la "validità delle testimonianze rese dai piccoli". "Esistono solo testimonianze e una perizia psicologica - hanno più volte spiegato i difensori - Ma manca del tutto l’indagine psicologica per capire se i bambini siano stati suggestionati". L’avvocato Giosuè Naso, difensore della maestra Silvana Malagotti, ha sempre parlato di "psicosi collettiva".
* la Repubblica, 6 gennaio 2009
RIGNANO: BIMBO DI 5 ANNI ACCUSA MAESTRA
* La Repubblica, 14.02.2008 - Roma, 16:28
La richiesta della Procura sarà valutata da un giudice e da una neuropsichiatra
Attendono di essere ascoltati 19 ex scolari della Olga Rovere
Rignano, inchiesta presunti abusi sessuali
Il pm chiede l’audizione di altri tre bambini
Il giudice civile vieta la distribuzione di un instant-book sulla vicenda *
ROMA - Altri tre bambini, oltre ai 19 dei quali è già stata disposta l’audizione, potrebbero essere ascoltati nell’ambito dell’inchiesta sui presunti abusi sessuali ai danni dei piccoli della scuola materna Olga Rovere di Rignano Flaminio. A chiedere al gip di Tivoli Elvira Tamburelli l’interrogatorio dei tre bambini, previa indagine psicologica sulla loro capacità di testimoniare, è stato il pm Marco Mansi.
Degli iniziali 19 bambini per i quali era stata decisa l’audizione, ne sono stati sentiti finora tre sui quattro già periziati dalla neuropsichiatra infantile Angela Gigante. I tre, secondo le parti civili, hanno lanciato accuse alle maestre Patrizia Del Meglio e Marisa Pucci, due dei sette indagati, mentre per i difensori degli accusati si è trattato di racconti fantasiosi, contraddittori e privi di riscontri. Il quarto minore sottoposto ad indagine psicologica, una bambina, non è stata ritenuta idonea ad essere sentita.
Intanto sulla vicenda dei bambini di Rignano Flaminio è intervenuta una decisione del giudice civile che vieta la vendita del libro intitolato "Ho visto l’uomo nero" scritto da Claudio Cerasa. "Il libro ripercorre la vicenda in modo fazioso ed offensivo - dicono gli avvocati delle famiglie degli scolari - riporta i nomi dei genitori dei bambini. Si tratta di un comportamento inammissibile che viola i diritti dei minori".
* la Repubblica, 5 dicembre 2007
Confermate le scarcerazioni per le maestre e gli indagati di abuso sessuale
Dichiarato inammissibile il ricorso del pm, dopo la richiesta in tal senso del pg
Rignano, restano liberi gli indagati Lo ha deciso la Corte di Cassazione
Uno dei difensori: "La Cassazione ha deciso in modo impeccabile" *
ROMA - Restano in libertà i cinque indagati per i presunti abusi sessuali sui bambini dell’asilo di Rignano Flaminio. Lo ha deciso la terza sezione penale della Cassazione dichiarando inammissibile il ricorso del pm di Tivoli Marco Mansi contro la scarcerazione ordinata dal Tribunale del riesame di Roma nei confronti delle maestre Silvana Magalotti, Marisa Pucci e Patrizia Del Meglio, dell’autore televisivo Gianfranco Scancarello e del benzinaio Khelum Weramuni Da Silva.
Con questa decisione la III Sezione penale ha mostrato di condividere la richiesta di dichiarare inammissibile il ricorso del pm di Tivoli, formulata stamani dal sostituto procuratore generale della Suprema corte, Santi Consolo.
In pratica, il ricorso del pm è stato bocciato in quanto proponeva una diversa valutazione degli indizi di colpevolezza. Un compito che non spetta alla Suprema corte, chiamata solo a valutare la correttezza e la logicità del ragionamento giuridico seguito dal tribunale del riesame di Roma. Soddisfatti i legali della difesa, secondo l’avvocato Franco Coppi: "La Cassazione ha deciso in modo impeccabile".
La richiesta del pg. La decisione della Cassazione, di fatto, conferma quanto richiesto questa mattina dal sostituto procuratore generale della Cassazione Santi Consolo. Il procuratore nell’udienza a porte chiuse, secondo quanto è trapelato, ha giudicato il ricorso inammissibile e infondato: inammissibile perché in nessun punto si citano le ’’esigenze cautelari’’ su cui deve basarsi l’ordinanza di custodia cautelare. Il ricorso sarebbe poi infondato perché non risponde in nessun punto alle obiezioni sollevate dal Tribunale della libertà. Gli avvocati delle difese, Franco Coppi e Giosuè Bruno Naso, si sono associati alla richiesta del pg.
Di fatto, la pubblica accusa della Cassazione, chiedendo di confermare la scarcerazione dei 5 indagati, ha sostenuto che nelle dichiarazioni dei bambini "non è stato trovato nessun elemento di riscontro tale da giustificare la misura della custodia cautelare" che il 24 aprile scorso aveva portato in carcere le cinque persone coinvolte nell’inchiesta.
* la Repubblica, 18 settembre 2007.
Nuova audizione nell’inchiesta sui presunti abusi sessuali
La piccola in difficoltà: "Se lo sente mia madre..."
Rignano, la seconda bambina "Cose faticose da raccontare"
Il legale: "La bimba ha confermato i nomi delle due donne" *
TIVOLI (Roma) - "Sono cose faticose, non le voglio raccontare. Se le sente mia madre...". Dietro queste parole si è trincerata la seconda bambina sentita, oggi, nell’ambito dell’inchiesta sui presunti abusi sessuali legati alla scuola materna di Rignano Flaminio. Che, secondo quanto riferisce il legale di parte civile, Franco merlino, avrebbe comunque confermato i nomi delle due donne, le maestre Patrizia Del Meglio e Marisa Pucci, già citate sabato dalla prima bimba ascoltata, poiché ritenuta in grado di testimoniare. L’audizione della seconda, quattro anni e mezzo, è durata un paio d’ore, in sede di incidente probatorio, nel tribunale di Tivoli. Le dichiarazioni della piccola assumeranno valore di prova in un eventuale processo.
Secondo quanto riferisce l’avvocato Franco Merlino, legale di parte civile, la bambina ha parlato di "cose bruttissime all’interno della scuola, in particolare in una stanza del seminterrato", ma poi, continua il legale, "incalzata dalle domande dei difensori degli indagati, si è bloccata e non ha voluto più proseguire nella descrizione dei fatti". Prima di concludersi, l’audizione della piccola è stata quindi sospesa per una pausa.
Sull’andamento dell’accertamento istruttorio, è intervenuto il procuratore reggente della Repubblica di Tivoli, Elio Costa, il quale ha sostenuto che l’audizione "si è svolta serenamente e nel pieno rispetto della legge". L’avvocato Roberto Ruggero, pure rappresentante di parte civile, ha annunciato di aver depositato una richiesta affinché gli interrogatori si svolgano nelle abitazioni dei minori, in videoconferenza. "Questo spettacolo non mi piace - ha osservato - i bambini nelle loro case sono meno stressati e con la formula attuale sono costretti a memorizzare qualcosa che dovrebbero invece dimenticare". Il procuratore Costa ha detto che valuterà la proposta.
Le modalità attraverso le quali la bambina viene ascoltata, sono le stesse utilizzate sabato scorso per l’interrogatorio della prima bambina: un’aula appositamente attrezzata con giochi e arredi che ricordano l’ambiente familiare, e le domande poste dalla neuropsichiatra infantile Angela Gigante. Collegati con lei, via auricolare, il gip Elvira Tamburelli e gli avvocati degli indagati e delle parti lese formulano le domande da un’altra stanza e seguono via monitor l’audizione.
Intanto l’avvocato Carlo Taormina, legale di alcune delle famiglie dei bambini, annuncia che chiederà gli arresti delle "indiziate": "Mercoledì depositerò istanza al pm per rinnovare la custodia cautelare. Il tribunale del riesame l’aveva cancellata ma sono sopravvenute gravità indiziarie sufficienti per richiedere un rinnovo della custodia cautelare".
* la Repubblica, 30 luglio 2007
L’incidente probatorio al tribunale di Tivoli, in presenza di una neuropsichiatra infantile
Il gip e i difensori degli indagati collegati via auricolare da un’altra stanza
Rignano, la bambina conferma le accuse "Quei giochi nel castello cattivissimo"
La presunta vittima indica anche le maestre Del Meglio e Pucci
Taormina: "Svolta nell’inchiesta, chiederemo nuovi arresti" *
ROMA - Un momento importante, nella tormentata inchiesta sui presunti abusi ai piccoli allievi della scuola materna di Rignano Flaminio. Infatti oggi, davanti al gip del tribunale di Tivoli Elvira Tamburelli, è stata ascoltata la prima delle due bambine ritenute, da una perizia, in grado di riferire al giudice. Confermando tutte le accuse, indicando due degli indagati (a quanto sembra, le maestre Patrizia Del Meglio e Marisa Pucci) e descrivendo nel dettaglio le circostanze di cui sarebbe stata vitttima.
"La bambina ha confermato quello che aveva già detto ai genitori e al perito, nel corso della prima parte dell’incidente probatorio. Ha indicato due persone che esercitavano gli abusi e le violenze subite - ha riferito Carlo Taormina, uno degli avvocati di parte civile - ha reagito bene alla testimonianza, anche se non è stato facile perché l’ambiente non le è familiare. Adesso la prova è blindata, e chiederemo al pm di fare le sue richieste all’esito di questo passaggio che rappresenta una vera svolta in questo processo, alla faccia del provvedimento di custodia cautelare annullato dal tribunale del riesame".
Nel dettaglio, la piccola ha parlato "del castello cattivissimo" e ha mimato i giochi attraverso i quali si sarebbero materializzati gli abusi della vicenda di Rignano Flaminio. Secondo quanto riferito da chi ha assistito all’audizione (nel corso della quale la piccola ha indicato una terza persona, di nome Maurizio, come partecipante ai giochi) la bimba ha descritto alcuni giochi ai quali avrebbe preso parte: il gioco della tigre (guinzaglio messo al suo collo e giro intorno a un tavolo); il gioco della piscina (bambini, alcune maestre e Maurizio in una vasca); nonché il gioco del pelouche sulle proprie parti intime. In questo contesto, Marisa (Pucci) è stata definita "la strega del castello, ma anche la maestra della scuola buona".
"La bambina - ha detto l’avvocato di parte civile Franco Merlino - ha mimato giochi che sono devastanti, con un impatto duro per chi ha ascoltato". "Ora gli abusi non sono più presunti - ha aggiunto - si è cercato di dimostrare il complotto contestando anche il lavoro dei periti, ma oggi sono stati descritti luoghi e persone specifici".
Di diverso avviso Franco Coppi, uno degli avvocati degli indagati: "Abbiamo sentito cose fantasiose, compreso che ieri sera la bimba è stata al castello cattivo. Non è vero che ha confermato accuse. Quando sarà reso tutto pubblico ci si renderà conto delle incongruenze e della inattendibilità di queste dichiarazioni".
L’audizione della piccola, che si è tenuta sotto forma di incidente probatorio - l’istituto del codice che consente a un atto istruttorio di assumere il valore di prova, in un eventuale processo - si è svolto con il supporto di una delle neuropsichiatre infantili che hanno condotto l’indagine psicologica sulla capacità delle bimbe di rendere testimonianza. Attraverso un auricolare collegato, ma fisicamente presenti in un’altra stanza, hanno potuto porre quesiti sia il gip che i difensori dei sette indagati. Accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla realizzazione di atti osceni in luogo pubblico, sottrazione di minore, sequestro di persona e violenza sessuale.
Il gip sentirà lunedì prossimo la seconda bambina ritenuta idonea a rispondere. Per martedì 31 è fissata un’altra udienza, per l’eventuale conclusione dei due atti istruttori. Le due bambine fanno parte del gruppo di diciannove allievi per i quali il pm Marco Mansi ha chiesto l’audizione in incidente probatorio. Dopo aver concluso l’indagine psicologica sulle prime due bambine, l’équipe di esperti nominati dal gip Tamburelli si pronuncerà il 31 luglio prossimo sull’idoneità di altri due bambini a essere sentiti come testimoni. Il 19 settembre, poi, comincerà l’esame psicologico di altri otto piccoli; ed entro l’8 gennaio del prossimo anno le consulenti dovranno dire se sono in grado di riferire al gip.
* la Republica, 28 luglio 2007
L’incidente probatorio oggi al tribunale di Tivoli, in presenza di di una neuropsichiaria infantile
Il gip e i difensori degli indagati collegati via auricolare da un’altra stanza
La bimba-testimone conferma le accuse
e indica due degli indagati di Rignano
A riferire il contenuto del suo racconto è stato l’avvocato Taormina, legale di parte civile
Lunedì verrà ascoltata un’altra presunta vittima, ritenuta dalla perizia in grado di riferire al giudice *
ROMA - Un momento importante, nella tormentata inchiesta sui presunti abusi ai piccoli allievi della scuola materna di Rignano Flaminio. Infatti oggi, davanti al gip del tribunale di Tivoli Elvira Tamburelli, è stata ascoltata la prima delle due bambine ritenute, da una perizia, in grado di riferire sul presunto giro di abusi sessuali. Uno dei legali di parte civile, l’avvocato Carlo Taormina, ha riferito che la bimba non solo ha confermato tutte le accuse, ma ha anche indicato, come gli autori, due degli indagati: a quanto sembra, le maestre Patrizia Del Meglio e Marisa Pucci.
Ecco le parole con cui Taormina ha raccontato la testimonianza: "La bambina ha confermato quello che aveva già detto ai genitori e al perito, nel corso della prima parte dell’incidente probatorio. Ha indicato due persone che esercitavano gli abusi e le violenze subite". Ancora, l’avvocato ha raccontato che "la bambina ha reagito bene, anche se non è stato facile perchè l’ambiente non le è familiare. Adesso la prova è blindata, e chiederemo al pm di fare le sue richieste all’esito di questo passaggio che rappresenta una vera svolta in questo processo, alla faccia del provvedimento di custodia cautelare annullato dal tribunale del riesame".
L’audizione della piccola, che si è tenuta sotto forma di incidente probatorio - l’istituto del codice che consente ad un atto istruttorio di assumere il valore di prova, in un eventuale processo - si è svolto con il supporto di una delle neuropsichiatre infantili che hanno condotto l’indagine psicologica sulla capacità delle bimbe di rendere testimonianza. Attraverso un auricolare collegato, ma fisicamente presenti in un’altra stanza, hanno potuto porre quesiti anche i difensori dei sette indagati. Accusati, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata alla realizzazione di atti osceni in luogo pubblico, sottrazione di minore, sequestro di persona e violenza sessuale.
Il gip sentirà lunedì prossimo la seconda bambina ritenuta idonea a rispondere. Per martedì 31 è fissata un’altra udienza, per l’eventuale conclusione dei due atti istruttori.
Le due bambine fanno parte del gruppo di diciannove allievi per i quali il pm Marco Mansi ha chiesto l’audizione in incidente probatorio. Dopo aver concluso l’indagine psicologica sulle prime due bambine, l’equipe di esperti nominati dal gip Tamburelli si pronuncerà il 31 luglio prossimo sull’idoneità di altri due bambini a essere sentiti come testimoni. Il 19 settembre, poi, comincerà l’esame psicologico di altri otto piccoli; ed entro l’8 gennaio del prossimo anno le consulenti dovranno dire se sono in grado di riferire al gip.
* la Repubblica, 28 luglio 2007
Depositata la perizia redatta dai consulenti del gip
Rignano: «Due bimbe idonee a testimoniare»
Nel testo scritto dai periti si parla di «traumi di natura sessuale». Le piccole «non sarebbero stati influenzati dai genitori» *
ROMA - Due bambine di Rignano Flaminio, oggetto della prima parte dell’incidente probatorio e presunte vittime di abusi sessuali, sono idonee a rendere testimonianza davanti al gip. Lo si apprende dal deposito della perizia redatta dai consulenti dello stesso gip del Tribunale di Tivoli. Per altri due bambini gli stessi consulenti hanno chiesto una proroga. L’attuale indagine psicologica ha per oggetto infatti solo quattro dei 19 bambini i cui genitori hanno denunciato le presunte violenze.
«TRAUMI SESSUALI» - «Accanto a sintomi di natura specifica, la bambina ha presentato segni specifici in relazione ad un’esposizione ad un trauma di natura sessuale». È uno dei passaggi delle conclusioni della perizia sulle due bambine di Rignano Flaminio presunte vittime di abusi sessuali, redatta dai consulenti del gip del Tribunale di Tivoli. Secondo quanto scrivono le tre consulenti - che hanno redatto un documento di oltre 150 pagine - in risposta ai quesiti del gip Elvira Tamburelli (Angela Giganti, Antonella Di Silverio e Marilena Mazzolini), l’esposizione al trauma sessuale si evidenzia in «curiosità morbosa nel confronti della sessualità e dei genitali, giochi dai contenuti fortemente erotizzati sia soli che in compagnia di un coetaneo, condotte sessualizzate accompagnate da sentimenti di colpa e vergogna evidenziati da un comportamento che la porta a spogliarsi, essere eccitata, toccarsi i genitali». Inoltre, spiega la relazione, la bambina «verbalizza contenuti riferentisi a rapporti sessuali e/o ad aspetti della sessualità adulta, difficilmente patrimonio dell’esperienza di una bimba della sua età».
«NON INFLUENZATE DAI GENITORI» - Nella perizia depositata dai consulenti si evince che le le piccole «non sarebbero state influenzate dai genitori nei loro racconti». Le bambine sono state sentite nelle scorse settimane in una struttura protetta dell’Università La Sapienza dalla neuropsichiatra infantile Angela Gigante, e dalle dottoresse Marilena Mazzoleni e Antonella De Silverio. Nell’indagine della procura di Tivoli sono indagate sette persone.
LE FAMIGLIE - E il contenuto della perizia depositata dalle consulenti al gip del tribunale di Tivoli non ha lasciato indifferenti le famiglie dei bambini coinvolti nei presunti abusi sessuali. «Purtroppo ora nessuno potrà più parlare di fantasie» ha detto il legale delle famiglie, l’avvocato Franco Merlino.
* Corriere della Sera, 20 luglio 2007
L’ultimo abuso
di Manuela Trinci *
L’indignazione sale ed è giusto che salga. Peraltro niente è più facile che indignarsi, esclamare e declamare, sgranare gli occhi o rimanere a bocca aperta, interdetti, laddove si parli di bambini: di abuso sui bambini.
Logico quindi che quei quattro minuscoli volti maldestramente schermati e offerti in pasto ai telespettatori del Tg5 siano destinati a sollevare ulteriori scalpori, amplificando e spettacolarizzando un fatto che avrebbe dovuto rimanere assolutamente riservato fra la “macchina della giustizia” e loro stessi, i bambini della scuola materna di Rignano Flaminio testimoni in quel complesso caso di abuso che da mesi compiace Auditel e Audipress, offre materia per l’intrattenimento sociale, sollecita manifestazioni di voyeurismo collettivo.
Ma quest’ulteriore tassello, costituito dalla messa in onda dell’ “incidente probatorio” (nome tecnico che designa l’interrogatorio dei piccoli testimoni) che riguarda i bambini-testimoni di Rignano è stato davvero un’esagerazione, una prova di forza mediatica che viola in maniera gravissima il diritto a “essere bambino”.
Una stanza, un tavolo, alcuni giocattoli, fogli matite e pennarelli e due sedie, una per il Consulente Tecnico d’Ufficio (C.T.U., psicologo\psicologa) l’altra per il piccolo interrogato. Questo l’arredamento, il tipico assetto, del luogo nel quale accade il fatto. In più uno specchio “unidirezionale” che consente alla nutrita schiera di legali, ai consulenti di parte, giudici, segretari e talora ai genitori, di vedere quanto accade nella stanza senza però essere visti, senza che il piccolo sia consapevole che le sue parole, i suoi gesti e le sue movenze saranno, nella realtà dei fatti, minuziosamente osservati vagliati e interpretati.
È un tentativo che inspira tutti i principi della psichiatria forense quello di rispettare i sentimenti di bambini che soprattutto nella fascia d’età della quale stiamo parlando (scuola materna) si sentono inermi, completamente in balia dell’adulto. Bambini, fra l’altro, che stanno facendo i conti con nuovi affetti e emozioni dentro di loro: il pudore, la ritrosia, la paura di mostrarsi; sentimenti questi che trasformano gradualmente il piccolo allegro e fantasioso esibizionista di una volta in un bambino riservato che si appresta ad entrare nella “età della ragione”.
Ed è di questo mondo interno, di questo mondo a parte dei bambini che il direttore del Tg5 non ha tenuto conto. Di quanto, vale a dire, sia fonte di sofferenza per loro un “interrogatorio” che per quanto condotto con il dovuto garbo e competenza rimanda a una nudità psicologica imposta e non voluta. E rimanda a sentimenti profondi di colpa, al timore di sbagliare, un po’ sospesi come sempre sono i bambini fra il dire e il non dire, eppure ormai consapevoli che le bugie non sono più quelle di Pinocchio, che la verità che i “grandi” cercano può essere diversa da quella che i "piccoli" hanno e che soprattutto per loro non arriverà in soccorso la Fata Turchina. Questi piccoli testimoni pagano già il prezzo alto di un abbandono obbligato del mondo dell’illusione, dell’entrare nelle cose del mondo giocando e fantasticando.
Se a questo aggiungiamo la vergogna che qualsiasi esibizione subita passivamente provoca nei ragazzini fra i quattro e i cinque anni, il danno orchestrato da Mediaset non è di poco conto.
La segretezza, per un bambino che debba subire un “incidente probatorio”, è fondamentale. Il sapere che quanto verrà detto è “un segreto” rassicura il piccolo testimone, lo fa sentire protetto. Anzi, spesso al loro arrivo nella stanza dove avverrà il colloquio, i bambini puntano l’indice, guardano, si specchiamo in quello strano, inconsueto, enorme, specchio, chiedendosi, proprio come Alice, se dentro lo specchio, oltre lo specchio ci sia qualcuno, un altro mondo.
Bambini vivaci, intelligenti, sospettosi, curiosi, “normali” come lo sono i bambini di Rignano. Bambini che hanno una loro vita quotidiana, fatta di amici, di gelosie, di bugie, di vacanze, di furbizie, di voglia di gelato e patatine, di innamoramenti feroci e di rabbie a prova di coda di lucertola. Bambini ordinari. Bambini che proprio come quelli di Rignano Sabino hanno alle spalle una famiglia, un padre e una madre oggi più che mai offesi e colpiti a tradimento proprio nella loro capacità di proteggere e di fare da schermo ai propri figli.
Un attacco allora tanto più grave e vergognoso quello che Clemente Mimun, direttore del Tg5, mano mediatica dell’opposizione, scaglia contro quelli che sono i cardini della famiglia, di quella stessa famiglia della quale la destra vorrebbe farsi paladino.
E allora ben venga chi in proposito parla di “porcate”, di responsabilità gravissime che potranno addirittura inficiare la “ricerca della verità”, o chi si appella ai codici penale e civile o alla Carta di Treviso e chi del direttore esige le ovvie dimissioni. Ben venga. Purché tutto questo, per citare Don Milani, non si trasformi in quella terribile inerte “carità pelosa”, tipica dei borghesi e dei benpensanti, fin troppo convinti che certe “brutte cose” non accadranno ai loro figli e nipotini. Esistono molte e differenti infanzie, rifletteva il parroco di Barbiana, a noi il compito di proteggere i più deboli.
* l’Unità, Pubblicato il: 20.07.07, Modificato il: 20.07.07 alle ore 7.54
L’ipotesi di reato è violazione del segreto istruttorio. Nel filmato gli incontri dei bimbi con gli psicologi
L’Unicef Italia: "Lesi i diritti dell’infanzia". E i legali delle famiglie chiedono le dimissioni di Mimun
Rignano, la procura sequestra video del Tg5
Il garante della privacy avvia un’istruttoria *
La scuola Olga Rovere di Rignano Flaminio dove sarebbero avvenuti gli abusi ai bambini ROMA - I carabinieri di Roma hanno sequestrato il video trasmesso ieri sera dal Tg5 sulle perizie in corso sui bambini di Rignano Flaminio. Il sequestro è stato disposto dalla procura di Tivoli che indaga sui presenti casi di pedofilia avvenuti nella scuola Olga Rovere. E l’Autorità garante della privacy ha avviato un’istruttoria sul caso: gli ispettori sono andati nella redazione della testata giornalistica per acquisire una copia del filmato.
La procura procede per il reato di violazione del segreto istruttorio: ieri sera durante l’edizione del Tg5 delle ore 20 era stato trasmesso un filmato girato durante alcuni degli incontri degli psicologi con i bambini vittime dei presunti abusi sessuali nella scuola di Rignano. Incontri che rientrano nella perizia psicologica in corso per stabilire se i piccoli siano in grado di rendere testimonianza sui fatti dei quali sarebbero stati vittime. La perizia si svolge presso il dipartimento di Scienze Neurologiche di via dei Sabelli a Roma, ed è affidata alla neuropsichiatra infantile Angela Giganete e alle psicologhe Marilena Mazzolini e Antonella Di Silverio. L’esito dovrebbe essere consegnato nei prossimi giorni al gip di Tivoli, Elvira Tamburelli.
Dopo la trasmissione del servizio, non si sono fatte attendere le proteste dei difensori delle famiglie dei bambini. L’avvocato Antonio Cardamone, insieme all’avvocato Franco Merlino, hanno inviato un fax al direttore del telegiornale Clemente Mimun, chiedendone le dimissioni, ed hanno sollecitato un intervento "drastico ed immediato" da parte del garante della privacy.
Mimun ha replicato che nel servizio si spiegavano le modalità dell’incidente probatorio, non si faceva riferimento ad alcun dettaglio dei contenuti dei colloqui tra i bambini e gli psicologi e i piccoli non potevano essere riconosciuti. Ma per l’Unicef Italia il Tg5 "ha leso i diritti dell’infanzia": è questo il giudizio di Antonio Sclavi, presidente del Comitato italiano per l’Unicef, che ha parlato ai giornalisti a margine del Forum di San Rossore dedicato alla condizione dei bambini e delle donne. Per quanto riguarda il direttore del Tg5 "non spetta a noi chiedere le dimissioni" ha aggiunto. "Noi continuiamo a chiedere l’istituzione del garante dell’infanzia, l’unico organismo che può intervenire, anche con sanzioni appropriate, in casi di questo genere".
* la Repubblica, 19 luglio 2007
I filmati decisivi per la perizia psicologica sui piccoli che hanno denunciato abusi
L’ira dei genitori: così rischia di falsare l’inchiesta in corso
Rignano, al Tg5 i video dei bimbi
"Violata la privacy, Mimun lasci"
di EMILIO RADICE *
ROMA - Tutto doveva restare segreto, a tutela del delicato rapporto fra la "macchina della giustizia" e bambini in età da asilo sentiti come testimoni di un caso di abuso. E invece ieri la vicenda della scuola di Rignano Flaminio, che nei mesi scorsi ha portato alla ribalta tre insegnanti, il marito di una di esse, una bidella e un benzinaio cingalese come presunti pedofili, ha vissuto un nuovo capitolo pubblico: un filmato, andato in onda nell’edizione serale del Tg5, ha mostrato alcuni dei bambini ascoltati in questi giorni dai periti nominati dal Gip del tribunale di Tivoli. Prove delicatissime, a cui possono assistere soltanto i consulenti delle parti (accusa e difesa) attraverso un vetro camuffato da specchio, senza tradire la loro presenza. I bambini, guidati da una psicologa, non erano schermati al punto da risultare irriconoscibili.
Le reazioni al filmato non si sono fatte attendere. Durissimo, fra i primi, l’avvocato Antonio Cardamone, che rappresenta le famiglie di Rignano Flaminio i cui figli sono rimasti vittima dei presunti abusi. Cardamone, insieme all’avvocato Franco Merlino, ha reso noto il contenuto di un fax inviato al direttore del Tg5, Clemente Mimun, in cui gli chiede senza mezzi termini di dimettersi: "Egregio direttore - comincia la lettera - la informiamo di aver già provveduto a dare notizia all’autorità giudiziaria del servizio mandato in onda dal suo telegiornale. I quattro bambini - evidentemente riconoscibili - visti da tutti gli italiani (o meglio da chi guarda il notiziario da lei diretto) - sono tutti difesi da noi. Le responsabilità gravissime che scaturiscono dalla messa in onda del servizio sono assolutamente ed esclusivamente a lei riconducibili.
Non ci soffermiamo sulle molteplici violazioni delle leggi penali e civili, oltre che della Carta di Treviso, che sono state compiute e non ci possiamo esimere dal diffidarla ad una futura ripetizione. Non possiamo nemmeno nasconderle le evidenti ripercussioni che tutto ciò potrà comportare nella ricerca della verità. Per tutto quanto sopra esposto, e per la gravità delle violazioni commesse, la invitiamo a valutare l’opportunità di dimettersi dalla carica che attualmente ricopre". "Per molto meno - ha aggiunto l’avvocato Merlino - un anno fa si dimise dalla carica di direttore del Tg1 Gad Lerner, in relazione alla vicenda della pedofilia a Torre Annunziata". Ma Mimun si difende: "Il Tg5 ha trasmesso un servizio in cui si spiegavano le modalità dell’incidente probatorio; non si faceva riferimento ad alcun dettaglio dei contenuti dei colloqui tra i bambini e gli psicologi; si vedeva l’ambiente dei colloqui, con un tavolo simile ad un banco di scuola, un blocco da disegno e dei giocattoli sul pavimento e non si mostrava alcuna immagine in cui i piccoli potessero essere riconosciuti. Questo è quanto".
Ma anche l’avvocato Franco Coppi, difensore della maestra Patrizia Del Meglio e dell’autore tv Gianfranco Scancarello, è indignato: "È una porcata schifosa - ha detto Coppi - e quello che più mi fa schifo è il fatto che chi ha diffuso i video è protetto dal fatto che sono in molti oggi ad avere accesso a quel materiale, ovvero tutti i consulenti delle parti in causa. E come per altre porcate non si saprà mai chi è stato il responsabile". Il suo collega di difesa, avvocato Borgogno, spiega: "I dischetti dei filmati sono nella disponibilità delle parti, sia di accusa che di difesa, allo scopo di poterli sottoporre ai propri periti. Per questo ne girano molti. L’accaduto mi lascia esterrefatto. Domani chiederò al Gip cosa intende fare. Tra l’altro altri 15 bambini devono ancora essere sentiti e non credo che ora lo faranno con la stessa sicurezza di serenità".
Ed ecco che, proprio qui, già si affaccia il sospetto: potrebbe essere stata una manovra per annullare la consulenza. Lo prospetta di nuovo l’avvocato Franco Marlini: "Troppe strane coincidenze. Oggi (ieri, ndr) alle 17 è finito l’incidente probatorio; venerdì viene depositata la perizia e martedì si discute in udienza per decidere sulla capacità di testimoniare dei bimbi. Guarda caso stasera escono le immagini. I nostri consulenti erano certissimi che i test avrebbero dimostrato la sussistenza degli abusi. Forse qualcuno mira all’annullamento della perizia".
* la Repubblica, 19 luglio 2007
Domani saranno consegnati i risultati dei dialoghi fatti dagli psicologi Rignano, in tv le perizie sui bimbi
«Hanno raccontato gli abusi» Scoppia la polemica sul Tg5. I genitori: si dimetta il direttore *
ROMA - La perizia sui bambini di Rignano Flaminio sarà consegnata domani. I tre consulenti nominati dal Gip di Tivoli per stabilire se sono attendibili i bimbi della Olga Rovere, la scuola accusata di essere stata teatro di turpi casi di pedofilia, la stanno ancora scrivendo. Ma prima ancora che diventi ufficiale, stabilendo se i quattro bimbi oggetto delle prime denunce sono attendibili o meno, un servizio del Tg5 andato in onda ieri sera all’ora di cena fa infuriare tutte le parti in causa, scatenando richieste di dimissioni per il direttore del tiggì Clemente Mimun. Intanto è già duro scontro tra le difese. «I bambini stanno confermando gli abusi subiti», anticipano gli avvocati delle famiglie. «Quello che sta uscendo dall’incidente probatorio dimostra semmai una grande confusione in questi bimbi», ribattono seccamente i difensori degli indagati. Le sedute di fronte alla psichiatra Angela Gigante nominata dal gip Elvira Tamburelli sono iniziate a metà giugno. Tre bambine e un bambino, i primi quattro delle denunce iniziali del luglio di un anno fa, sono stati portati nella stanzetta preparata ad hoc presso il Dipartimento di neuropsichiatria in via dei Sabelli, a Roma. Tre, quattro sedute a bambino, seguite da altre due per i genitori di ogni piccolo e alla fine, in questi ultimi giorni, dai test conclusivi per valutare l’attendibilità dei piccoli. «Tutto il tracciato di questo incidente probatorio - insiste l’avvocato Franco Merlino che con Antonio Cardamone difende le famiglie dei quattro bimbi - conferma che i bambini sono stati abusati e sono attendibili. E ora qualcuno, facendo circolare quei dvd vuole creare confusione. Ma a questo punto il Tg5 ci deve dire da dove li ha avuti?». «Ma quali conferme! - sbotta Roberto Borgogno, dello studio Coppi -. Il quadro è contraddittorio e non è questa la fase in cui si deve decidere se i fatti sono accaduti o no».
Sui fatti trapelano indiscrezioni varie. Il bimbo che chiama Patricia, col nome della mamma di una compagna, la maestra con cui dice di aver «giocato». E sono due le maestre di nome Patrizia. Aggiungendo poi un’altra novità choc: una puntura subita negli organi sessuali. È lo stesso bimbo che ha raccontato alla consulente del pm di aver subito violenze prima nelle abitazioni delle maestre indagate e poi, successivamente, anche presso la ludoteca comunale dove era stato trasferito dai suoi genitori. Una bimba fa invece il nome di Patrizia, senza specificare quale. Dice di essere andata a giocare con le macchine nel suo «castello». Un’altra ha ricordato di essersi recata nei bagni della scuola, ma forse era una casa, e di avervi visto statue grandi di uomini nudi. Sono bambini che hanno pochi anni, i ricordi possono apparire a volte strampalati o strani, ma come aveva già rilevato lo stesso Tribunale del Riesame che aveva scarcerato le maestre arrestate sono bambini che stanno male e che possono aver subito abusi. Perché poi evitare la scuola, è stato chiesto a una bimba? Perché lì, ha spiegato la piccola, ci sono cattivi che picchiano. Cattivi come? I miei amici, ha tagliato corto la bambina.
Le valutazioni delle tre consulenti del Gip si basano su molti altri aspetti, a partire dal comportamento generale mostrato da questi bambini e dalle loro reazioni ai test in apparenza più innocui. In questo contesto sta maturando la loro valutazione, che secondo gli avvocati delle famiglie sarebbe già chiara: l’abuso c’è stato.
Paolo Brogi
* Corriere della Sera, 19 luglio 2007
Dopo il recente caso di Rignano
Pedofilia e abusi - Sos Infanzia sui danni ai bambini
di SOS infanzia *
Da Il Giornale di Vicenza
lunedì 11 giugno 2007
Dopo i casi di presunti abusi che si sarebbero verificati in provincia di Roma e l’informazione che ne è seguita Sos Infanzia onlus Vicenza propone questa riflessione.
Scrive il presidente dell’associazione, Graziano Guerra: «La verità è dolore, diceva Socrate. Ma la mente, dice Bion, ha bisogno di verità, come il corpo ha bisogno di nutrimento. La consapevolezza è la capacità della mente, di registrare le comunicazioni provenienti dalla realtà, è la capacità di sopportare, di comprendere, di elaborare, di metabolizzare la verità: che è fatta di continue evoluzioni ed oscillazioni tra lucidità e follia. La consapevolezza è la funzione della nostra mente che può contrastare l’illusione. Le continue trasmissioni televisive, le affermazioni nella stampa nazionale, la pubblicazione di verbali, audizioni dei minori (ma non dovrebbero essere "protette"?), questo incessante reality show dell’orrore, che contributo portano alla conoscenza, alla consapevolezza di cos’è la violenza all’infanzia? Si può fare un’opinione il lettore, il telespettatore, da questi servizi oppure è un’informazione che genera l’illusione del sapere? Innocentisti e colpevolisti, ma spetta al furor di popolo tale sentenza? Ma come si può pensare che affermazioni, dichiarazioni, interviste parziali o di parte possano apportare una significativa conoscenza su tale problematica così complessa? Tutti abbiamo saputo che davanti al carcere di Rebibbia si è svolta una marcia a favore dei presunti pedofili, marcia composta da qualche centinaio di adulti, parroco compreso, che esprimevano solidarietà agli adulti incarcerati da un provvedimento dell’Autorità giudiziaria.
La marcia ha dovuto fare subito capolino, coperta dal grido dei detenuti rivolto ai dimostranti "pedofili maledetti"! Non intendo certo associarmi nemmeno a questo giudizio sommario dei carcerati ma non credo nemmeno che sia un esempio di civiltà, rispetto dei diritti e tutela dei minori schierarsi sempre e comunque dalla parte dell’adulto. Certo è più comodo, più facile, costa meno in tutti i termini essere dalla parte dell’adulto mentre risulta molto più impegnativo credere alle parole dei bambini. Ma ora non si crede più a nulla, non solo ai bambini, non si crede agli investigatori, agli psicologi, alla magistratura, alla polizia.
La nostra esperienza ci impone l’obbligo di comunicare l’attenzione ad un problema largamente sommerso, la violenza all’infanzia, suffragato da migliaia di testimonianze in nostro possesso e da monitoraggi continui su una realtà, la pedofilia, ignorata e sconosciuta nei suoi drammatici aspetti. Tuttavia siamo anche consapevoli che i processi di piazza o televisivi, la superficialità con la quale si tratta della violenza all’infanzia, la sommaria informazione veicolata sembrano solo accertare che i veri pedofili stanno fuori dal carcere e quelli "presunti", innocenti fino a prova contraria, finiscono in galera. I bambini hanno bisogno e diritto di verità certe non presunte. Prima si tuteli questo "interesse superiore del bambino", tanto sbandierato dalla nostra normativa vigente e poi anche il presunto abusante. I bambini violati o presunti tali non ci chiedono la gogna pubblica per il presunto colpevole, chiedono aiuto, ascolto, assistenza, tutela, giustizia.
Una giustizia che sia in grado di accertare, tutelando la dignità delle persone siano esse vittime o presunti colpevoli, e reprimere, facendo scontare la pena (la certezza della pena) a chi viene condannato in via definitiva. Giustizia, non vendetta. Siamo noi adulti che abbiamo bisogno di mettere a morte le nostre paure, i nostri fantasmi, le nostre impreparazioni ed insicurezze. Purtroppo quando vince la fuga da una verità che fa troppo paura, prevale l’illusione di poter fare da soli, di agire e di sapere magari alimentata da informazioni mediatiche diverse, edulcorate, distorte ed a volte contraddittorie.
E così i massmedia ci propinano ciò che fa ascolto, ciò che noi crediamo possa dare una risposta ad interrogativi inquietanti. Ecco quindi il folle risultato mediatico che ci spinge allo sdegno, alla rabbia, al racconto raccapricciante con particolari che soddisfano la morbosa curiosità di alcuni da una parte e dall’altra al dubbio, all’incredulità. Discutiamo per settimane, per mesi, per un solo caso di violenza (si pensi a Cogne ed ora all’asilo di Rignano), trattato per migliaia di ore come un reality show dell’orrore da tutte le reti televisive, e questa perversa spirale di pseudo approfondimento non ci permette di capire, sentire, condividere, percepire il dolore dei tanti bambini che vivono la tragedia personale di una violenza che li segnerà per tutta la vita. Abbiamo fretta, vogliamo sapere, crediamo che tutto possa essere conosciuto e svelato a tutti e subito. Invece le dinamiche che intervengono in casi così complessi avrebbero bisogno di "silenzio" che non significa "nascondere" ma rispetto per tutti.
A questo dovrebbe seguire un’informazione che promuova e sostenga la verità e protegga la dignità umana come il nostro Papa indica nel suo messaggio per il 20 maggio 2007, "I bambini e i mezzi di comunicazione: una sfida per l’educazione". A tale proposito, tutti dovrebbero riflettere sul contrasto tra Cristo che "prendendoli fra le braccia (i bambini) e imponendo loro le mani li benediceva" (Mc 10,16) e quello che chi scandalizza uno di questi piccoli per lui "è meglio per lui che gli sia messa al collo una pietra da mulino" (Lc 17,2). Faccio nuovamente appello ai responsabili dell’industria dei media, affinché formino ed incoraggino i produttori a salvaguardare il bene comune, a sostenere la verità, a proteggere la dignità umana individuale e a promuovere il rispetto per le necessità della famiglia". La "violenza all’ infanzia" ha bisogno di essere affrontata attraverso un nuovo modo di pensare, di ascoltare e di agire da parte di tutta la comunità adulta a partire da un’informazione approfondita, seria e formativa che educhi al rispetto della sacralità e della dignità dei valori umani e cristiani».
Ripreso dal sito: http://www.sosinfanzia.org/1/News.asp?data=11/06/2007
* Il Dialogo, Martedì, 12 giugno 2007
Il pm di Tivoli ricorre contro il provvedimento del Riesame
che aveva revocato gli arresti delle persone sotto indagine
Rignano, la procura impugna
la scarcerazione cinque indagati
Il monito del Garante della privacy: "Rispettate i bambini"
Anche i magistrati si schierano: "Basta con i processi mediatici" *
ROMA - Nel giorno in cui il Garante della privacy chiede rispetto per i bambini di Rignano, il pm di Tivoli ricorre contro il provvedimento del tribunale che aveva revocato gli arresti di cinque degli indagati per pedofilia nella materna del comune vicino a Roma.
Ricorso contro 5 delle 6 scarcerazioni. Finisce davanti alla Corte di Cassazione la vicenda di Rignano Flaminio riguardante i presunti abusi subiti da un gruppo di bambini della scuola materna Olga Rovere. Il pubblico ministero Marco Mansi ha infatti impugnato il provvedimento con il quale il Tribunale del riesame ha disposto la scarcerazione degli indagati. Il ricorso è stato depositato ieri mattina nella cancelleria del Tribunale del Riesame. Dell’iniziativa del pubblico ministero Mansi è già stata data notizia mediante notifica ai difensori degli indagati. Poi, a cura della stessa cancelleria, il provvedimento sarà trasferito in Cassazione che dovrà valutare le argomentazioni in base alle quali il pubblico ministero Marco Mansi confuta le decisioni del Tribunale del riesame. Decisioni che non condivide e che una volta esaminato il contenuto della motivazione l’hanno indotto a ricorrere al giudizio della Suprema corte.
"Rispettate i bambini di Rignano". E’ forte il richiamo del Garante della privacy ai mezzi di informazione. Un monito che arriva mentre sta per cominciare una fase delicatissima dell’inchiesta sui presunti casi di pedofilia a Rignano Flaminio. Quell’incidente probatorio che chiama in causa i minori e che rischia di esporli a un’attenzione troppo forte da sopportare. Per questo il Garante chiede ai media di rispettare l’anonimato dei piccoli e delle loro famiglie. Evitando "spettacolarizzazioni" che rischiano di danneggiare le persone coinvolte.
La presa di posizione arriva dopo l’invito che era arrivato all’ufficio da parte di alcuni legali delle famiglie dei bambini vittime di presunti abusi. Nella lettera si invita il Garante a imporre norme del codice in materia di protezione dei dati personali "affinché non vengano poste in essere violazioni della disciplina rilevante" in materia. Sottolineando il "concreto rischio" del verificarsi "di un pregiudizio rilevante ed irreparabile nei confronti dei minori".
E anche la magistratura fa sentire la sua voce. Come la giunta dell’Anm di Roma, presieduta da Paolo Auriemma, che si dice "preoccupata" per "la tendenza a una degenerazione del sistema che si indirizza sempre più verso un modello di processo mediatico".
* la Repubblica, 5 giugno 2007
"Anche mia figlia ostaggio dei mostri"
Un’altra mamma esce allo scoperto
di FLAVIA AMABILE *
ROMA. Sono arrivati ieri mattina a casa degli indagati per la notifica. Il pm ha chiesto l’incidente probatorio: il signor Luciano, il marito della maestra Marisa Pucci, si lascia scappare un «Meglio tardi che mai!». Non sono stati loro - gli indagati - a chiedere l’incidente probatorio ma il signor Luciano da sempre chiede «che sia fatta chiarezza» e quindi è normale che risponda così. «Secondo noi l’incidente probatorio andava fatto subito, a distanza di tempo rischia di essere viziato ma meglio farlo», spiega.
L’altra Rignano, quella dei genitori che hanno sporto denuncia per gli abusi commessi sui loro figli, è cauta. «Questo permetterà una cristallizzazione delle posizioni, nessuno più potrà dire che si tratta di racconti di bambini e basta», commenta Simone Rocchini, presidente dell’Agerif, l’Associazione genitori di Rignano Flaminio. Per loro il vero passo avanti dopo ieri è l’aumento ulteriore del numero di bimbi su cui sarebbero stati commessi abusi.
Ci sono state nuove denunce dopo le prime del luglio 2006 e sono un po’ diverse, come ci raconta una mamma di uno dei nuovi casi all’esame degli inquirenti. La chiameremo Alessandra. «I primi genitori a sporgere denuncia erano disperati. Non è parso ben fatto il video? Avevano bisogno di fermare in qualche modo il racconto incredibile che avevano ascoltato, la loro ansia è dettata da paura, disperazione e tanta ignoranza perchè mai nessuno di loro aveva avuto a che fare con qualcosa di così orribile. In un certo senso però ci hanno spianato la strada. Quando io ho sporto denuncia tutto era più chiaro: si sapeva come comportarsi, quali errori non commettere. Nelle nuove denunce tutto infatti è più serio, più professionale».
Ma come essere sicuri che i bambini non abbiano inventato? «I bambini non inventano. Ripetono sempre la stessa cosa, a volte modificano il contesto ma la sostanza rimane. Mia figlia ha seguito un percorso di tre mesi all’Ospedale Bambin Gesù di Roma. Al termine rilasciano un certificato che ha valore legale. In quei tre mesi ha sempre ripetuto le cose che ha fatto, anzi con il tempo il suo ricordo diventa sempre più chiaro. Ora aspettiamo con ansia l’incidente probatorio. Non voglio essere fraintesa: nessuno di noi festeggerà se ci sarà, perchè anche se si dovesse arrivare a trovar dei colpevoli nessuno mi restituirà quello che mi è stato tolto. Aspettiamo l’incidente probatorio perchè fino ad allora i nostri figli non potranno essere curati da uno psicologo. Dopo invece potranno finalmente iniziare una terapia e liberarsi». Fino ad allora - continua la mamma - «i nostri figli sono intrappolati in mondi orribili, di sonnambulismi, mostri, si fanno male da soli, la verità è che hanno subito un lavaggio del cervello».
La difesa sostiene che il lavaggio del cervello glielo avete fatto voi. «Ma se nemmeno ci conosciamo, se nemmeno sapevamo quel che stava accadendo, io ho continuato a mandare mia figlia a scuola anche dopo la perquisizione dei carabinieri e ancora non capivo...». La sua bimba non va più a scuola da mesi ormai, e non vuole stare con adulti diversi dalla madre, il padre e una signora che la conosce da quando era piccola. Non accetta più baci, carezze né il minimo contatto con un estraneo. Quando tutto sarà finito andremo via da Rignano».
* La Stampa, 18/5/2007 (8:24)
L’ISTANZA DI INCIDENTE PROBATORIO
Rignano, i bambini davanti agli "orchi"
Il pm chiede il faccia a faccia al gip. Nuovi casi di abusi
di FRANCESCO GRIGNETTI *
ROMA. Una contromossa del pubblico ministero era nell’aria. Ieri il sostituto procuratore Marco Mansi ha formalizzato una richiesta di incidente probatorio per diciannove bambini di Rignano Flaminio: in pratica il magistrato chiede di portare i bimbi - che hanno quasi tutti 3 o 4 anni - in un ambiente protetto dove alcuni psicologi possano, con le cautele del caso, far raccontare i fatti che li avrebbero visti vittime di abusi sessuali. Dietro un vetro a specchio, magistrati e avvocati potrebbero seguire l’andamento di questo «interrogatorio». Spetta ora al gip di Tivoli, Elvira Tamburello, decidere il da farsi.
Ma le famiglie non si oppongono. «Anche se nessun genitore è felice che suo figlio debba rivivere quei fatti», sintetizza l’avvocato Antonio Cardamone. Sembrano rassegnati anche gli avvocati che difendono i presunti pedofili, ma non mancheranno di esporre le loro perplessità tecniche. Intanto il clima si arroventa sempre più attorno a questo caso. Sotto lo studio del professor Coppi sono comparse nuovamente scritte offensive e minacciose. La firma è quella di Forza Nuova. Coppi ha presentato una denuncia e i carabinieri controllano discretamente il quartiere. Lettere di minacce sono giunte anche all’avvocato Bruno Giosuè Naso. Il pm Mansi chiede accertamenti tecnici «per verificare se i bambini siano in grado di riferire in ordine ai fatti per cui è procedimento in pubblica udienza». Gli accertamenti richiesti sono tre: un esame preliminare a cura di uno psichiatra infantile che verifichi lo stato psicologico dei bimbi, l’incidente probatorio vero e proprio per «comprendere il senso reale e psicologico di atti e violenze sessuali, il grado di influenza della situazione familiare nel racconto dei fatti e nel loro vissuto e l’esistenza eventuale nel loro vissuto emotivo di elementi che possano indicare l’aver subito o notato violenze e costrizioni a carattere sessuale», infine un riconoscimento delle persone indagate da parte dei bimbi.
Nuovi testimoni, intanto, sono stati sentiti dai carabinieri, proprio ieri. Sono alcuni vicini di casa degli Scancarello. Avrebbero testimoniato a favore degli indagati, sostenendo che si sarebbero certo accorti se la maestra fosse tornata a casa in orari non consoni e con i bambini della scuola. «Qui vivono persone anziane e molte casalinghe. Non sfugge niente», ha detto uno dei nuovi testi. Ma il clima attorno al caso dei pedofili di Rignano, appunto, è sempre più caldo. Altre denunce sono annunciate. Altro personale della scuola - dopo l’ultima, un’insegnante di sostegno - potrebbe essere presto indagato. Il pm Mansi è profondamente convinto che fatti gravissimi sono accaduti in quella scuola e non intende assolutamente mollare.
Il Dipartimento per l’amministrazione penitenziaria, intanto, ha terminato l’istruttoria sui maltrattamenti in carcere denunciati dalle maestre il giorno della liberazione. «Fatti di minima entità, prontamente controllati dalla polizia», è scritto nella relazione che è ora sul tavolo del ministro Mastella. E’ vero però che a Rebibbia c’era «notevole ostilità» di tutte le altre detenute verso le maestre di Rignano.
* La Stampa, 18/5/2007 (8:19)
Nel caso di autorizzazione del gip, i bimbi verranno preventivamente sottoposti a perizia psichiatrica. Solo dopo le ’interviste’ dei consulenti
Rignano Flaminio, nuova richiesta del pm
incidente probatorio su 20 bambini *
ROMA - Il pm della procura di Tivoli, Marco Mansi, ha chiesto al gip Elvira Tamburelli di procedere all’incidente probatorio sui bimbi della scuola materna ’Olga Rovere’ che sarebbeto stati vittime di presunti abusi sessuali a Rignano Flaminio.
Secondo quanto si è appreso si tratta di una ventina di bambini, un numero superiore ai 15 citati nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Si tratta evidentemente anche di casi di nuove denunce portate all’attenzione dei carabinieri di Bracciano.
Il pubblico ministero ha chiesto di effettuare preventivamente delle perizie psicologiche sui bimbi per capire se i piccoli possono sostenere un confronto con chi si ritiene li abbia sottoposti a violenza. Inoltre, Marco Mansi avrebbe disposto un’altra ispezione corporale per la maestra Patrizia Del Meglio.
La nuova richiesta del pm arriva alcuni giorni dopo la scarcerazione dei sei indagati, decisa dal tribunale del riesame per mancato riscontro "di gravi indizi".
Se il gip deciderà di accogliere la richiesta del pm, i bambini saranno sottoposti a preventiva perizia psichiatrica, in seguito alla quale si deciderà poi se fare l’incidente probatorio o meno. Solo dopo i bambini verranno sottoposti alle ’interviste’ da parte dei consulenti.
Gli avvocati difensori degli indagati sembrano orientati ad opporsi all’ incidente probatorio. Secondo la linea della difesa i bambini vanno considerati ormai come testimoni "non genuini".
* la Repubblica, 17 maggio 2007
Caro Pieroni
se hai accostato lo spirito di Gioacchino a quello di Rignano puoi accostare anche quello (sempre) di Gioacchino con lo "spirito" del Vaticano ... e possibilmente riflettere di più nei limiti delle nostre possibilità sul problema. Sul sito, si cfr.:
e
M. saluti
Federico La Sala
Gli orrori e gli errori
di Roberto Cotroneo *
E adesso? Adesso che il tribunale del Riesame di Roma ha accolto il ricorso nell’inchiesta per i presunti casi di pedofilia nella scuola materna di Rignano Flaminio e ha scarcerato cinque dei sei arrestati alla fine dello scorso aprile (la posizione del sesto verrà esaminata il 15 maggio)? Adesso cosa succederà? Quali danni tremendi sono stati fatti? Ma soprattutto che inchiesta è mai questa? Sono domande che pesano come dei macigni. Per un motivo fondamentale. Il genere di accuse è terribile: abusi sessuali su bambini di poco più di quattro anni. Abuso perpetuato nel tempo da educatori e complici.
All’interno di una scuola materna, dentro la logica di una vera e propria associazione per delinquere. Il genere di accuse, forse tra le peggiori e gravi che si possano immaginare, ha sconvolto il piccolo paese alle porte di Roma, ha scatenato rabbie, dubbi e angosce. E molti giornali hanno pubblicato i nomi degli arrestati. E ci sono state risse, rancori, dichiarazioni di innocenza, tensioni. Ora il tribunale del Riesame ha detto no, che non c’erano motivi sufficienti per tenere in carcere queste persone. Allora vanno fatte alcune considerazioni.
1. La qualità dell’inchiesta. Che qualcosa non tornava si era capito subito. Tre genitori di bambini di quattro anni vanno a denunciare ai Carabinieri di Bracciano, maltrattamenti e abusi subiti dai loro figli all’interno della scuola materna. Abusi e maltrattamenti dedotti da comportamenti anomali, compulsivi e improvvisi soprattutto nella sfera sessuale.
Siamo alla metà di luglio del 2006. Tutto è decisamente raccapricciante. I Carabinieri cominciano a indagare. Ma la scuola di Rignano in estate è chiusa, e dunque tutto rimane come sospeso e rinviato alla riapertura dell’anno scolastico. Nel frattempo altre tre coppie di genitori si presentano per lo stesso motivo dai Carabinieri di Bracciano. Vengono informati i magistrati competenti, il ministero della Pubblica Istruzione e la preside della scuola «Olga Rovere».
Quando arriva l’autunno la psicosi dei mostri ha contagiato tutti. E alcune madri avanzano persino il sospetto che siano anche alcuni padri gli autori degli abusi. Non si riesce a capire come sia possibile svolgere quell’inchiesta senza inquinamenti e suggestioni collettive. Quando a fine marzo l’inchiesta è conclusa, e vengono arrestati i sei, la faccenda si complica ancora di più. L’assistente sociale interroga i bimbi di quattro anni senza filmare i colloqui. E questo è un errore. Alcuni genitori, videocamera amatoriale accesa, filmano invece i figli mentre fanno loro domande piuttosto esplicite e sconvolgenti.
Via via molti dubbi affiorano: il benzinaio ad esempio dice di avere un alibi. Vengono controllati i tabulati delle società telefoniche, per controllare sms e mms che sono partiti dai telefonini degli arrestati. In molti parlano di perizie ai bimbi, ma i risultati, vista la decisione del tribunale, non devono essere particolarmente convincenti, o forse non è stato possibile accertare gli abusi con una metodologia clinica. Ultima cosa, i Ris, che hanno esaminato con il rigore che gli conosciamo, i locali della scuola, non hanno trovato né tracce e né prove.
2. Era un’inchiesta così difficile? Era davvero così difficile appurare non dico una verità, per ora, ma almeno degli indizi probanti e indiscutibili? In un paese molto piccolo, in una scuoletta che stava sotto gli occhi di un intero paese? In una rete di persone circoscritta e che prima d’ora godeva di una reputazione ineccepibile, e che abitava e si muoveva nello spazio geografico di dieci chilometri quadrati? Era difficile capire da subito se si potevano rintracciare gli eventuali video che sono stati girati? C’era la possibilità di capire dai bambini se non erano vittime di comportamenti imitativi, visto che sono assai piccoli, o se invece si trattava e si tratta di qualcosa di molto più concreto?
3. Non c’è una logica. Perché oltretutto se si fa un’inchiesta così grave, e in un contesto così piccolo, che dura nove mesi, è impensabile che in paese non si sussurrasse, non si sapesse, non girassero voci, e non si mettessero in allarme eventuali colpevoli. Quando tutto è scoppiato lo stupore e l’orrore dell’Italia intera è stato grande, ma a Rignano hanno semplicemente tirato le somme di un drammatico passaparola.
4. E adesso cosa accadrà delle madri e delle famiglie che hanno denunciato? E che dopo la denuncia hanno subito intimidazioni e minacce? Adesso che i clacson delle auto di Rignano Flaminio hanno suonato per un pomeriggio, come fosse un corteo di nozze? Le auto dei familiari e degli amici che andavano a riprendere gli arrestati a Rebibbia? L’inchiesta non è conclusa, molte verità vanno accertate, e per ora gli indagati sono stati scarcerati perché non ci sono gravi indizi a loro carico. Ma da questo momento per le famiglie che hanno denunciato non saranno giorni facili. E se verranno accertati gli abusi, saranno giorni amari. Che dicono soprattutto una cosa: con inchieste di questo tipo, quanti in futuro avranno il coraggio di denunciare?
5. I bambini. Sono 16 secondo l’accusa. Sedici bambini abusati. Interrogati come meglio veniva, senza filmare. E poi interrogati senza il minimo tatto e la minima attenzione da parte di genitori angosciati che non hanno strumenti culturali e psicologici per fare domande così inquietanti e così delicate. Non rischiamo di trasformarli in vittime per due volte, questi poveri bambini? Comunque andrà, qualunque cosa in futuro si accerterà, per loro sarà comunque stato un calvario doloroso. Anche se non sono stati abusati, nelle loro piccole vite di tre o quattro anni è arrivato comunque la paura e il dolore. Per non dir di peggio.
6. Ultima breve considerazione. Di chi è la colpa? Se c’è una colpa. La domanda rimane aperta. Ma a questo punto delle cose, qualunque verità si accerti, sarà terribile. E le ferite non si rimargineranno mai più. roberto@robertocotroneo.it
* l’Unità, Pubblicato il: 11.05.07, Modificato il: 11.05.07 alle ore 8.36
Lettere *
L’ORRORE di Rignano Flaminio
di nadia scardeoni
Occorre proteggere tutta l’ INFANZIA del mondo perchè essa è "Il cuore del Sacro "
L’ORRORE di Rignano Flaminio dovrebbe colpire le nostre coscienze e fermare l’Italia tutta...per un lutto che nessuno invoca..
Nè la Chiesa , nè chi ci governa..
Voglio testimoniare in prima persona come dal 2004 fino ad oggi lo stesso appello : INFANZIA PATRIMONIO DELL’UMANITA’ sia rimasto inascoltato.... e solo ABUSATO..per fini elettoralistici.. dalla candidata Serafini.
Mi sento di dire:
MINISTRO FIORONI, il suo ritardo è inammissibile...e colpevole Quanto hanno sofferto questi bambini mentre........ si organizzavano LE ALTE PROTEZIONI dei responsabili di tanto ORRORE? SI DIMETTA
giovedì 26 aprile
nadia scardeoni
347 2542819
http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/bambine_invisibili.htm
promotrice di
INFANZIA PATRIMONIO DELL’UMANITA’
http://www.edscuola.com/archivio/interlinea/appello_unesco.htm
rassegna stampa
http://dediche2.splinder.com
child’s MEMORY 2004
When a child dies, the ’conspiracy of silence’ begins
E la vita dei bambini ..... il Futuro dell’Umanità, la giusta misura dei nostri passi....
è meta globale di tutte le aberrazioni umane , radunate in un nuovo terribile business : lo sfruttamento della loro debolezza e Vulnerabilità.
Possiamo ancora stare fermi?
Appello all’ UNESCO
Infanzia, Patrimonio dell’Umanità
Testo dell’appello:
Occorre proteggere tutta l’ INFANZIA del mondo perchè essa è "Il cuore del Sacro " Tutte le politiche devono convergere verso questo obiettivo. Noi sottoscritti CHIEDIAMO , a partire dal 30 dicembre 2004, che l’INFANZIA sia dichiarata " PATRIMONIO DELL’UMANITA’ " e la sua tutela, a cura di tutte le nazioni del mondo, dovra’ essere anteposta a qualsiasi altra tutela di beni materiali e immateriali.
web
* IL DIALOGO, Lunedì, 30 aprile 2007
Pedofili, il paese nel tunnel
di Roberto Cotroneo *
Un’aria di tenebra, nonostante una luce del sole che picchia sull’asfalto come fosse estate, sembra attraversare la piazza di Rignano Flaminio. Alle due del pomeriggio sono poche le persone in strada, e le insegne dei negozi sono delle citazioni involontarie a tutto. Cominciando da quella che ti accoglie in paese, e che suona una beffa, un cartello che dice: «Tutto per l’infanzia». Un paese di diecimila abitanti, Rignano. Gente normale, che va a Roma per tutto il giorno a lavorare e poi torna la sera. E poi il sabato la passeggiata, le macchinette delle ragazzine che si fermano davanti ai bar.
L’aria di tenebra non la senti, la vedi proprio, come fosse un fiume invisibile, la vedi negli occhi della gente, nei silenzi, nelle mezze parole, nei movimenti indecisi, di chi non sa bene come comportarsi.
Comunque vada è un disastro. Se sarà accertato l’orrore, o se invece ci saranno colpi di scena, il buio che è comunque sceso dentro le coscienze di questa gente, non dà scampo. Quando ti prende la consapevolezza della banalità del male, puoi farci poco. La barista che mi serve il caffè mi dice solo poche parole. Spiegano tutto: «Io avrei preferito un gruppo di drogati e criminali, e lo scriva».
L’orrore c’è. È l’orrore dell’impossibile, del «non posso crederci», del «io li conoscevo bene», del «e se non fosse vero?», del «chi ci risarcisce da tutto questo?». Delle casette costruite tutte dagli anni Settanta in poi, delle facce, giovani e vecchie, che cercano di scrollarsi di dosso tutto, dimenticando che scrollarsi di dosso tutto vuol dire scrollarsi di dosso se stessi. Perché una cosa è certa, in un modo strano, in un modo che non ha una logica, e che risponde soltanto a un impe-rativo emotivo, tutti si sentono responsabili. Vallo a chiedere a una giovane ragazza dall’aria dolce che va a prendere il nipotino alla scuola elementare: ti sorride, e ti dice: «Una di quelle maestre è stata la mia maestra. Mai avrei immaginato». Mai avrebbe immaginato, in quel quadro rassicurante, «del meglio paese sulla Flaminia», di gente che fino ad oggi si occupava del derby, perché sono tutti laziali e romanisti. E prima si andava al mare assieme, tutti, perché tutti si conoscono, e tutti sanno tutto di tutto. La parola tutto: tutto, tutto, tutto, in questo vuoto di senso. Ma di questo che è accaduto no, nessuno poteva immaginare, e per crederci bisogna aspettare.
Un’aria di tenebra ti prende sulla strada che porta alla scuola materna, con le insegne nelle villette con i soli nomi propri degli abitanti, in carattere corsivo. E quello spiazzo dove ormai stazionano i camion di regia di Sky e Mediaset e una macchina dei carabinieri. Il giovane appuntato è di Castellammare di Stabia, che è tornato a sognare il mare della penisola sorrentina. E che ora, che sta succedendo tutto questo, ha la faccia di uno che avrebbe solo voglia di scappare. Un’aria di tenebra quando entri dal tabaccaio, e prima pensi che è un paese di tabagisti incalliti, perché la fila arriva quasi alla porta. E poi scopri che sono anziane signore di Rignano Flaminio che giocano al gratta e vinci in modo forsennato. Giocano vincono quel poco, e si rigiocano la vincita. E accanto alla cassa un cartello scritto con il pennarello: «Il 24 aprile sono stati vinti 80 mila euro in questa ricevitoria. Tutti al mare». Sembra una beffa per un paese che si sente perdente, e si chiede, e se lo chiedono tutti, quanto varranno ancora le case: «50 mila euro in meno», dice uno di loro.
Un’aria di tenebra è la rabbia per gli operatori della televisione, «abbassi quella telecamera!», come fosse un mitra puntato. E una giovane collega che prova a intervistare tutti per strada senza trovare una sola persona disponibile. E la rabbia di un rignanese che vorrebbe picchiare il cameramen del Tg5. E un’aria di tenebra ti sorprende a vedere ogni bambino del paese, e sono tantissimi, che giocano al calcio, e ti chiedi cosa hanno capito, cosa sanno, che incubi li devono aver colti.
Cosa è successo? Già, noi ne sappiamo meno di voi. Però al bar Sport, gestito dal marito di uno degli indagati, è meglio non entrare, rischi di essere invitato a uscire, con ferma gentilezza. Perché il paese è diviso in due, perché prima erano tutti amici. Tutti condannati, tutto sommato, a vivere lontani dalla città, in un paese tranquillo e operoso, né ricco e né povero, tranquillo, senza troppa storia, eccetto un trasandato campanile di una vecchia chiesa, sostituita dalla nuova. Suoni il campanello, il parrocco è don Henry, Henry perché è nato a Caracas, famiglia di emigrati di Riano che sono tornati e hanno ora un figlio prete. Henry, e chissà perché, visto che non è un nome rignanese, e non è un nome latino-americano. Ma lui è don Henry, e ieri in chiesa non ci stava. Due donne sistemano le cose per i poveri, una di loro è incinta. Accanto, in un altro locale dell’oratorio, arriva una musica salsa altissima. Apri la porta del locale e vedi qualche donna e alcune ragazze che fanno un corso di ballo latino-americano. La banalità del male è trovare il tempo e la voglia in questo orrore di muoversi come una salsera dentro questo vuoto di senso. Balli latino-americani per sognare, per mostrarsi in qualche locale la sera sulla via Flaminia. Sogni latino-americani che fanno poca strada. La donna incinta che sistema i vestiti usati per i poveri non sa che il gip di Tivoli ha ritenuti plausibili i racconti dei bambini, non sa delle maschere da diavolo, dei cappucci neri con le corna, degli armamentari trovati nelle case degli arrestati. Ha un’aria di ragazza dolce di paese che sistema i vestiti per i poveri, come fosse un modo per sistemare un dolore sordo. Chiamare don Henry è inutile non c’è nulla da fare: don Henry, rignanese da generazioni, non ritiene di voler dire nulla. Più in là una palestra di fitness, ragazzine fuori che ridono e scherzano. Come facevano a uscire da quella scuola i bimbi, dove c’è un piazzale deserto e dove gli abitanti attorno vedono tutto? Semplice c’è un tunnel che parte dalla palestra e arriva fuori. Come riuscivano a fare quelle cose? Quanto tempo ci hanno messo a completare le indagini, e cosa è accaduto nel frattempo?
È la banalità del male che annega tutto in un gratta e vinci, in una panchina ben tenuta nella piazza, negli occhi di questa gente che dice: «Dai paesi vicini ci dicono che questo è il posto dei pedofili. Lo sa che c’è gente che se ne è già andata da Rignano?». Quanti? Chi e perché? Non si sa. Questa mattina i bimbi della materna erano soltanto 64 su 255. Ora che c’è la televisione il male è certificato, chiaro, e l’emotività cresce. E poi ci sono i soldi, qualcuno degli arrestati ha cambiato tenore di vita. E poi c’è la vox populi: dicono che c’era un giro di corrieri postali, di pacchi che arrivavano e tornavano come non se ne erano mai visti in una delle case degli arrestati. Per spedire cosa? E per quale motivo? E loro, i paesani? «Quando se ne andranno le telecamere?». Presto? O finisce come a Cogne, dove non se ne sono andati più? Tutto il metro di giudizio è televisivo. Cogne. Rignano. O altro. E a noi chi ci risarcisce? Di cosa? Del dolore, o del danno di immagine. I bimbi molestati non erano di Rignano, venivano da fuori. Stranieri, in un certo senso. Extra territoriali. Ogni volta che parli con qualcuno del paese, avvertono: quello non è di Rignano. È di Calcata, di Zagarolo, di...
L’orrore è indicibile, specie per le menti semplici. Non gli si può chiedere un pensiero limpido, lucido. Non si riesce a tollerare. Non vogliono solo la verità gli abitanti di Rignano, vogliono - comunque sia - l’oblio. E tornare alle loro scuole, alle loro passeggiate, alle partite di calcio, ai ragazzi che si sono sistemati a Roma, e hanno anche studiato. Non ce la fanno a immaginare lo sguardo dei bambini, il dolore, l’abisso che coglie i luoghi semplici, senza che si possa far nulla. Come un destino, una combinazione sbagliata, come un gratta e vinci che non solo non ti dà la combinazione giusta, ma ti fa perdere tutto. Mai grattare sotto la vita di tutti i giorni.
Sopra ogni cosa, sopra tutto questo uragano fermo come una pietra gelida c’è il cielo di questa giornata: di tutti i luoghi abitati il cielo è il più enigmatico. Oggi sembra lo specchio inutile di un pomeriggio di un giorno insopportabile. Nessuno guarda quel cielo tra i rignanesi che sostano nella piazza e parlano sottovoce. A occhi bassi non sanno quanto la banalità del male può ferire più di ogni cosa, a occhi bassi cercano di non pensare all’aria di tenebra che li avvolge anche in pieno giorno, e che all’improvviso ha portato la notte dentro ognuno di loro.
* l’Unità, Pubblicato il: 27.04.07, Modificato il: 27.04.07 alle ore 10.09
Pensieri sull’orlo dell’abisso
Se non ci fidassimo di chi accoglie i nostri figli
di Marina Corradi (Avvenire, 27.04.2007)
Si resta, leggendo le cronache di Rignano Flaminio, come in bilico sull’orlo di un burrone, esitanti su cosa si debba credere, e sbigottiti dal fatto che, in realtà, entrambe le ipotesi - quella che "tutto" sia vero, quella che "tutto" sia infondato - appaiono sbalorditive.
Che in un piccolo paese una violenza collettiva in un asilo possa essere consumata per mesi, senza che nessuno colga in flagrante un’organizzata banda di pedofili, suona difficilmente credibile. Che, d’altra parte, tanti bambini di tre anni all’unisono raccontino di avere subìto le stesse violenze e patiscano le stesse turbe, è inspiegabile, a meno di non voler pensare a una spaventevole suggestione ingenerata da adulti e malignamente alimentata. Ma non può essere. Di video, per ora, non pare ne siano stati trovati, e le perizie sui bambini sono controverse. E ti ritorna in mente - anche se non vuoi - quel don Govoni, prete di Modena morto di crepacuore prima di essere scagionato, insieme ad altri otto imputati, di reati infamanti. O le otto recenti assoluzioni a Brescia, al termine di un’altra vicenda di denunciate violenze. Ascolti la voce dal carcere degli accusati, maestre che hanno cresciuto un paese, con figli e nipoti; e le loro colleghe, che sull’innocenza sono pronte a giurare; e ancora fai fatica a credere. Ma la rabbia dolente dei genitori e il racconto degli incubi dei figli ti spostano di nuovo, in bilico sull’abisso: cosa è stato a Rignano Flaminio, cosa è successo davvero?
Nella speranza e nell’attesa che una giustizia capace sappia illuminare in fretta il pozzo buio che è diventato un piccolo paese, viene però da annotare come non marginale una sorta di non detto sospetto, di inquieto retropensiero che questo dramma alimenta - pure se razionalmente scacciato - fra madri e padri che ogni mattina portano a scuola i loro figli bambini. Quel pensiero non detto è come un tremare delle fondamenta del vivere comune, dubbio inaudito e tuttavia capace di incrinare la serenità de lle giornate.
Se davvero in un paese dei nostri, in un paese come tanti dove tutti ci si conosce da sempre, fosse potuto accadere quel che si legge nell’ordinanza di carcerazione, allora simili nefandezze potrebbero nascondersi ovunque. Se "tutto" fosse vero, e per tanto tempo quel male avesse potuto ramificare nel nido quieto di una serena provincia, allora verrebbe da dire che non si può sentirsi tranquilli mai; che le facce amiche dei maestri che conosciamo non sono più ragione di quella certezza, di quella tranquillità naturale con cui affidiamo ogni mattina i nostri figli. Un sospetto inespresso e inammissibile ma simile a un tarlo, a un radicale sgomento: se non potessimo più fidarci di chi tutti i giorni accoglie i nostri bambini, delle maestre che ritroviamo nei loro disegni infantili con la bocca sorridente, di chi ci potremmo fidare? Se ci venisse a mancare la certezza che ciò che ci è più caro è in mano a gente buona, che pure per stipendi tirati insegna a leggere, a scrivere e a stare insieme, come vivremmo?
L’inquietudine che tracima dal pozzo nero di Rignano somiglierebbe allora a un veleno che inquini le falde dell’acqua. Ci domandiamo forse, aprendo il rubinetto di casa, se l’acqua è avvelenata? Solo questo sospetto basterebbe a sconvolgere le nostre città. Ciò che viene sfiorato, dietro e oltre una vicenda giudiziaria di cui non possiamo sapere l’esito, sembra quella stessa fiducia basilare nel prossimo, senza la quale il vivere insieme è impossibile. Una fiducia cui non possiamo rinunciare. Che districhi in fretta la giustizia l’intricato terribile nodo che stringe Rignano Flaminio. Ma qualunque sia stata la verità di quel paese, continuiamo a fidarci degli occhi delle maestre dei nostri figli; a vedere e riconoscere tutto il bene di vite passate a educare - in un patto fondamentale di cui non possiamo, per vivere insieme, fare a meno.
FERMARSI A RIFLETTERE? OK PROVIAMO....
Ricordate che la nostra bella, sana, raziocinante morale occidentale, creatrice pervasiva di sesso in tutte le salse mediatiche, ha già prodotto mostri come la caccia alle streghe, il processo agli inesistenti untori della peste milanese, olocausti vari ed in tempi più recenti le pulizie etniche bosniache e rwandesi nonchè le solo apparentementemente più innocue allucinazioni di massa riguardanti madonne piangenti e varie..... Denominatore comune: l’unanime convinzione da parte di responsabili e protagonisti di essere sempre dalla parte del giusto! Prima di emettere sentenze basandosi su fonti giornalistiche quanto meno confuse ed incerte affidiamoci con fiducia a chi è deputato allo svolgimento di questo delicato compito. Non vorrei essere frainteso: la violenza sui bambini è per me un crimine efferato (ho due figlie e chi più di me può capire) ma il rispetto umano in assenza di prove certe, costituzione docet, va riconosciuto a tutti finchè respirano, a qualunque età. Casi del genere, la cronaca giornalistica e giudiziaria ( non sempre purtroppo coincidenti ) ne ha offerti parecchi e rivelatisi poi quasi sempre bolle di sapone, con grave danno arrecato a tutti: presunte vittime ed inesistenti carnefici. La violenza sull’infanzia si combatte con cautela ed intelligenza altrimenti nel caos generale rischiano di farla franca i veri pedofili. Il cancro al fegato non si combatte prendendo a martellate l’addome del paziente. Quanto a voi cronisti, (l’altro titolo professionale lo tengo per chi lo merita) mi pare che esercitiate il diritto di cronaca in maniera quanto meno allegra e disinvolta da sempre, lo scoop non solo fa vendere ma vi permette di allungare i tentacoli di una influenza culturale che scusate, francamente non vi riconosco. Raccontare si. Ma che diritto avete di esprimere opinioni ed emettere spesso sentenze anticipate tavalicando il vostro ruolo. Sbattete troppo spesse "sulle vostre colonne infami" storie presunte di gente a cui non riconoscete il diritto di replica. PRUDENZA!
Caro XX YY!!!
Condividiamo il Suo discorso (sulla prudenza, ma ... abbia almeno la decenza della firma!!!) e La ringraziamo per il Suo contributo. Ma qui il discorso non riguarda più e affatto soltanto la cronaca. Qui e ora siamo di fronte a una crisi e a un collasso di civiltà - di reti sociali che si spezzano e che non sappiamo più culturalmente né rattoppare né ricostruire!!!
Sull’argomento, e sull’ uso politico-ideologico della "prudenza", nel sito, si cfr. il seguente articolo-documento:
Grazie ancora per la Sua attenzione e per il Suo contributo e
molti saluti
Federico La Sala
Lo rivela una ricerca fatta dal presidente del Meter
Don Di Noto: la scuola difende i pedofili
In Italia «9 scuole su 10 hanno mantenuto un atteggiamento di difesa ad oltranza di dipendenti accusati di molestie sessuali» *
MILANO - Un duro atto d’accusa. «Nove scuole su dieci, analizzate per casi giudiziari in 10 città italiane, hanno mantenuto un atteggiamento di incomprensibile difesa ad oltranza di dipendenti accusati di molestie sessuali, che andava ben al di là della ragionevole prudenza: sottolineiamo come tutti i casi giudiziari analizzati si siano conclusi con condanne, anche se solo due hanno superato, sinora, l’esame della Corte di Cassazione». Lo affermano Don Fortunato Di Noto, Presidente del Meter, onlus impegnata da anni nella tutela dell’infanzia e della adolescenza, ed il giornalista Mario Campanella.
LA RICERCA - «Le città prese in esame - scrivono Di Noto e Campanella - sono Milano, Parma, La Spezia, Trieste, Firenze, Roma, Salerno, Bari, Cosenza e Palermo ed i casi sono relativi ad accuse di molestia sessuale e non di violenza, nei confronti principalmente di bidelli (sette casi), con due collaboratori amministrativi coinvolti ed un docente di scuola media inferiore. L’unica città in cui si è registrato un comportamento equilibrato e collaborativo della scuola è stata Milano, con una sospensione cautelativa del docente ed un atteggiamento di grande equilibrio e prudenza, ma di nessun ostacolo alle indagini». «A Cosenza addirittura - continuano Di Noto e Campanella - il dirigente scolastico della scuola elementare coinvolta (il bidello accusato di molestie è stato condannato a 3 anni di carcere sia in primo che in secondo grado) non solo non ha sospeso il dipendente, ma ha "ben pensato" di rivolgere l’invito ai genitori della piccola molestata di cambiare scuola. Solo la solerzia del magistrato inquirente ha fatto si che la rete omertosa impedisse di accertare la verità». «I fatti di questi giorni vanno analizzati con molta prudenza - continuano don Di Noto e il giornalista Campanella - perchè nulla è più infamante di un’accusa falsa di violenza e pedofilia, ma la scuola ha il dovere di collaborare non anticipando conclusioni che spettano alla magistratura, ma offrendo tutto quanto in suo possesso per giungere alla veritá nell’interesse precipuo del minore. Si tratta di una necessità - conclude la nota - che può restituire credibilità al sistema scolastico ed alla sua funzione pedagogica».
* Corriere della Sera, 26 aprile 2007
Il lungo silenzio nel paese dei «mostri»
di Mariuccia Ciotta (il manifesto, 26.04.2007)
Rignano Flaminio è diventato «il paese degli orchi», la Twin Peaks degli abusi sessuali, un villaggio dei dannati dove accadono cose indicibili, e proprio nel rifugio dei bambini, la scuola. Leggiamo di «diavoli» incappucciati, di pratiche sado-maso, di piccoli narcotizzati, di maestre partecipi e complici dell’abuso, di un paese nei dintorni di Roma che sbarra le porte alle autorità e per mesi e mesi continua a violentare i suoi figli. Tutto cominciò, infatti, il 13 ottobre 2006 quando i carabinieri entrarono nell’istituto «Olga Rovere» e interrogarono i sospettati. Seguirono altre ispezioni della regione e del ministero, ma nulla accadde fino a ieri, fino agli arresti dei sei indagati sbattuti sulle prime pagine dei giornali.
Eppure c’è qualcosa che non va in tutta questa storia. È proprio vero che la comunità ha voluto difendere se stessa a tutti i costi? Che si è barricata nel feudo delle sue villette, del suo «bar storico», delle sue insegnanti di lunga data fino al punto di chiudere gli occhi sul traffico di scolaretti serviti nell’ora di ricreazione a una banda di pedofili?
Sappiamo che non è così, che decine di genitori, allertati dagli incubi e dalle ferite dei loro bimbi, hanno a lungo chiesto aiuto, si sono appellati alle istituzioni e invano hanno preteso la sospensione cautelare dei sospetti. Le autorità, però, hanno risposto con sorprendente lentezza. Incredule. In gioco, infatti, c’era l’entità fondante la società, quella «famiglia ideale» che ha vinto contro la materialità dei corpi, la relazione d’amore, la realtà.
Due delle maeste arrestate facevano le catechiste in parrocchia, e il parroco ha subito gridato alle «malelingue». Un altro indagato è un personaggio noto, intrattenitore tv di buone domeniche e di zecchini d’oro, che lavora a un’emittente della Cei e insegna alla Cattolica. Forse sono tutti innocenti, ma certo rappresentano il luogo intoccabile della retorica familiare, sono loro il «feudo», immaginario, dei valori ai quali molti politici fanno appello.
Rignano Flaminio ha dovuto aspettare che l’incantesimo si dissolvesse per essere ascoltato. La complicità, che ha permesso di coprire per tanto tempo gli orrendi crimini, non è fatta solo di notabili o di una rete di fiancheggiatori, ma di un sistema mentale che salda scuola, famiglia e chiesa, e ne fa baluardi contro il male. Il mostro nell’armadio c’era davvero, c’è sempre, e sarebbe bastato aprire quella porta per scoprirlo. Invece, i piccoli hanno continuato a incontrarlo, giorno per giorno, in attesa che qualcuno credesse all’esistenza delle «cattive maestre», persone dall’aspetto rassicurante, simbolo dell’armonia, madri. Ma l’immagine protettiva si è dissolta, e non restano che i lupi, quelli disegnati dai bambini di Rignano Flaminio.
Caro Federico,
è commovente leggere di crisi e collasso di civiltà da parte di chi spende il suo tempo, come te, a propagandare la distruzione di tutti i tabù (vedi scontro con la Chiesa omofoba, sessuofoba, ecc. ), il diritto alla diversità, a difesa dei desideri che diventano bisogni e quindi diritti.
Ma ciò che sta succedendo appartiene alla tua cultura, quella della protesta e rivoluzione sessuale sessantottina, dei suoi slogan ("è peccato non peccare!" ricordi?). Appartiene al clima che legittima culturalmente ogni trasgressione, anche quindi le più estreme come queste, viste appunto come "diritto al proprio piacere" ! Ora, difronte a questi avvenimenti, ti vorrei chiedere cosa significano i termini "normale" e "anormale", "immorale" o "perverso", per te .
Non è questo il tempo del nichilismo e del rovesciamento di tutti quei valori che la Chiesa aspramente difende e che tu condanni ? Non è il trionfo del pensiero di Nietzsche, del tempo senza axiologia?
Cari saluti.
biagio allevato
Proposta: un libro a quattro mani: Biagio Allevato e Federico La Sala. Titolo: Della rete, il vibrante calore. Prefazione di Gianni Vattimo e Camillo Ruini. Postfazione di Carmelo Dotolo.
Pensateci sopra, non sarebbe male l’idea. Vi abbraccio e ringrazio.
Emiliano
Caro Biagio
ti ringrazio dell’attenzione. Ma devo dirti con dispiacere che ciò che scrivi mostra solo la tua approssimazione e ignoranza di ciò di cui vuoi parlare. La questione sta in modo ben diverso, come sa qualsiasi alunno o alunna di una qualsiasi scuola italiana che studia un po’ di storia della filosofia e di storia, in genere. Nietzsche parlava di ciò che stava per succedere alla nostra civiltà. Il suo discorso è molto vicino a quello che - per altri versi e prima - fa Leopardi con La Ginestra o il fiore del deserto: annunciava quanto stava per succederci, e di ciò che stava in cammino e che ora è qui, intorno a noi!!!
Se hai tempo, e vuoi respirare un po’ di aria nea-politana, rileggi l’opera di Leopardi (nel sito), e poi considera quanto e come (non solo la cultura ufficiale-generale della societa e quella del-) la gerarchia della chiesa cattolico-romana è collegata strutturalmente al "deserto che avanza" - leggi la stampa estera:
Possibilmente tieni presente: Leopardi come Nietzsche pensavano e guardavano ben al di là del nostro stesso presente - e ben oltre la nostra totale dis-umanità!!!
Grazie per l’intervento e
m. saluti,
Federico La Sala
Caro Federico,
mi congratulo con te vivamente, perchè con questo tuo ultimo commento possiamo renderci finalmente conto che la società non è costituita solamente da grandi intellettuali, ma esistono persone ignoranti e approssimative che, seguendo le teorizzazioni dell’avanguardia culturale del proprio Paese e il suo permissivismo, pensano di poter stracciare quel tessuto di convenzioni su cui ci si basa per convivere, per volgersi a quelle divinità precristiane (vedi Dionisio e Shiva) che non conoscevano il termine PIETÀ !
Lasciamo perdere per un momento la storia, la filosofia, caro Prof. , e rendiamoci conto che questa sensibilità per l’arcaico, questa "moda culturale" corrente, portano inesorabilmente a queste aberrazioni.
Fatevi un bel esame di coscienza, voi che siete i responsabili della trasmissione del sapere, della cultura, e rendetevi conto che questi delitti sono il frutto della vostra promozione nella coscienza collettiva del carattere di "diritto", oscurando quello di "delitto".
Buona serata.
biagio allevato
Sono l’autore della risposta designata col sottotitolo "PRUDENZA" e giustamente qualificato come xx yy a causa di uno svarione di cui mi scuso avendo omesso involontariamente di firmarmi:
Distinti saluti
Antonio Mariani
Nell’ordinanza del gip Tamburelli il dettaglio delle accuse nei confronti dei sei indagati
"Le dichiarazioni dei bambini - scrive il giudice - non sono dubitabili"
Le case dei "giochi", le sevizie
le percosse e gli orrori
I piccoli, nonostante fossero drogati, riescono a descrivere sia i luoghi che i tipi di "giochi" a cui venivano sottoposti *
ROMA - "La credibilità delle dichiarazioni dei bambini sottoposti a violenze non è dubitabile". Così scrive il gip del Tribunale di Tivoli, Elvira Tamburelli, che ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare nei confronti delle sei persone coinvolte nell’inchiesta sul abusi sessuali alla scuola Olga Rovere di Rignano Flaminio. Un documento che pagina dopo pagina aggiunge orrore a una storia così orrenda da sembrare impossibile.
Le case dei "giochi" - "I giochi - scrive il gip - si svolgevano a casa di Patrizia (del Meglio una delle indagate), dove c’era una stanza piena di giocattoli. Ma anche costumi teatrali da scoiattolo, da lupo e tuniche nere e bianche, anche con cappucci, venivano indossate dagli adulti". Secondo l’ordinanza nella stanza c’erano anche "catene di metallo e cerotti che venivano adoperati per tappare la bocca".
I "giochi" secondo il racconto dei bambini "si svolgevano anche a casa della maestra Marisa". Nell’ ordinanza c’è la descrizione fatta da un bimbo: "C’era una cucina grande, con un tavolo lungo e un letto su cui i bambini nudi (quattro) fingevano di essere i figli, mentre Marisa cucinava fingendo di essere la madre". Nell’ordinanza è descritta anche un’altra abitazione indicata ch una delle vittime ha descritto al padre come il "luogo dove erano stati portati più volte a fare i giochi". "In questa casa - scrive il gip - spogliavano completamente i bambini e li lasciavano fuori nudi al freddo; poi li mettevano dentro secchi dell’immondizia e infilavano loro dei cappucci con le corna; li facevano quindi rientrare in casa e i ’grandi’, si vestivano di nero e da diavolo con cappucci.
Il crocifisso incendiato - "Una delle maestre aveva incendiato un crocifisso e detto ai bambini che Gesù era cattivo e il diavolo buono" scrive il gip Tamburelli nell’ordinanza dove i sei indagati - Patrizia Del Meglio, Cristina Lunerti, Marisa Pucci, Silvana Magalotti, Kelum Da Silva Weramuni e Gianfranco Scancarello - sono sospettati di atti osceni in luogo pubblico, maltrattamenti in famiglia, sottrazione di minore, sequestro di persona, violenza sessuale nei confronti di minori di dieci anni.
"Privati della libertà personale" - "I bambini venivano privati della libertà personale - si legge nell’ordinanza - e condotti in abitazioni private, nel bagno o in un’aula e indotti a praticare su loro stessi atti di esplicita natura sessuale anche con l’uso di strumenti e con l’uso lesivo degli stessi". I bambini venivano anche "sistematicamente sottoposti senza motivo a percosse".
Drogati - Il gip parla di "prelievi di sangue o "inoculazione di sostanze varie quali camomilla, narcotici, stupefacenti". Dall’esame tossicologico fatto sui capelli dei bimbi, scrive il gip, emerge un risultato "davvero inquietante per due bambine". "L’esame ha rilevato tracce di benzodiazepine, indicative della somministrazione di farmaci in un intervallo di tempo nell’ordine di qualche mese. Tali farmaci contengono sostanze sedative i cui effetti consistono in una generale depressione del sistema nervoso centrale, del sistema respiratorio e del sistema cardiovascolare".
* la Repubblica, 26 aprile 2007
indagini sulla vicenda sono partite l’anno scorso, nel paese vicino a Roma.
Sospettati delle violenze alcuni insegnanti e collaboratori scolastici, che si dicono innocenti
Abusi su bambini dai 5 ai 10 anni
Sei in manette a Rignano Flaminio
Tra gli arrestati anche un noto autore tv e un benzinaio.
Ma molti genitori sono convinti della loro non colpevolezza *
ROMA - Sei persone sono state arrestate dai carabinieri di Bracciano, in provincia di Roma, con l’accusa di aver narcotizzato e drogato alcuni bambini tra i 5 e i 10 anni e di averli costretti a partecipare a giochi erotici. Gli arrestati sono tre maestre di una scuola materna ed elementare di Rignano Flaminio, vicino Roma, il marito di una di loro (noto autore televisivo), una bidella e un extracomunitario addetto a un distributore di benzina del paese. L’indagine è partita alcuni mesi fa. Gli indagati si sono sempre dichiarati innocenti. I dottori avrebbero accertato in almeno due casi una violenza sessuale.
Secondo i carabinieri che hanno condotto le immagini una quindicina di bambini sarebbero stati condotti con un pulmino in orario scolastico in un locale privato, secondo indiscrezioni di proprietà di una delle maestre indagate, e filmati mentre venivano sottoposti a abusi.
Le indagini erano cominciate durante l’estate 2006, a seguito della denuncia di alcuni genitori che avevano notato strani comportamenti nei figli. Alcuni, in diverse occasioni, sarebbero tornati a casa in stato quasi confusionale, altri avrebbero avuto crisi di pianto prima di essere accompagnati a scuola, altri ancora avrebbero disegnato organi genitali maschili e femminili e figure assolutamente anomale per la loro età.
Gli avvocati delle famiglie che hanno sporto denuncia, Roberto Ruggiero, Franco Merlino e Antonio Cardamone, hanno espresso "soddisfazione per il paziente operato degli inquirenti".
I nomi degli arrestati. Gianfranco Scancarello di 56 anni, autore televisivo, noto per aver creato importanti programmi per ragazzi come ’Solletico’, e ’Uno per Uno’, la moglie Patrizia del Meglio 57 anni, maestra della scuola; le colleghe Marisa Pucci e Silvana Magalotti, la bidella Cristina Lunerti e Kelum De Silva, cittadino dello Sri Lanka.
Dalla parte delle maestre. Una delle maestre sotto accusa insegna nell’istituto da quasi 30 anni. E per lei ha speso parole di elogio la mamma di una bambina di 4 anni che è in classe proprio con quell’insegnante. "E’ impagabile - ha raccontato - lavora in questa scuola da tanti anni e ha seguito, praticamente, tre generazioni di bambini -. Mia figlia va a scuola volentieri e non ho riscontrato mai alcun problema". La signora non vuole pronunciarsi su quei genitori che hanno sporto denuncia e si limita a dire: "Io sono certa della serietà di quell’insegnante".
"Non sappiamo niente - ha detto Irina, che è andata a prendere a scuola la figlioletta di 3 anni - io comunque non ho paura. Lascio qui mia figlia tranquillamente".
L’accusatrice. "Oggi è stato messo un punto fermo. Si è chiusa la prima fase della vicenda e gli ’asini hanno smesso di volare’: dicevano che non c’erano le prove e che i genitori si stavano inventando tutto". A parlare è Roberta, coordinatrice delle ricerche dell’Associazione genitori di Rignano Flaminio, costituita da 80 genitori a novembre, all’indomani delle prime denunce per richiamare l’attenzione delle istituzioni.
Roberta, residente da anni nel paese, oggi è una mamma "profondamente segnata", ma comunque serena. "Mia figlia ha tre anni e mezzo e l’ho ritirata da scuola a gennaio - dice - Gli altri due miei figli hanno frequentato tutti quella scuola. Quelle maestre le conoscevo molto bene. Non avrei mai immaginato una cosa simile, ci troviamo di fronte a persone stimate e che godevano del rispetto di tutti. Oggi che so che tutti e tre i miei figli sono ’scampati’ da questa brutta vicenda sono una mamma felice ma questa storia mi ha cambiata profondamente. Sapere che le persone che conosci hanno un animo così perverso mi fa raggelare il sangue. Per me era una cosa inimmaginabile".
"L’associazione - spiega Roberta - è nata perché non venivano sospese le insegnanti indagate della ’Olga Rovere’. due sono state allontanate (ma i motivi li conosce solo il ministero) a febbraio. Fino ad allora erano tutte là e abbiamo assistito impotenti all’assurdità di bambini che venivano visitati e ascoltati e poi la mattina andavano a scuola ed erano in contatto con questa gente. Abbiamo scritto e inviato 120 e-mail a tutte le istituzioni per essere ascoltati. Siamo stati lasciati soli - aggiunge - anche la scuola ci ha messo fuori. I genitori avevano il divieto di entrare nelle classi in orario scolastico anche se dovevano portare ai figli qualcosa che avevano dimenticato a casa".
* la Repubblica, 24 aprile 2007
In isolamento gli imputati dei per i presunti abusi sui bimbi della scuola di Rignano. Gli interrogatori inizieranno venerdì. Lo choc nel paese diviso tra innocentisti e colpevolisti
Maestra arrestata: "Accuse assurde"
Amato: "Un incubo che fa rabbrividire"
Giovanardi (Udc) attacca il ministro: "Scuse azzardate, sembra una montatura" *
ROMA - Nega tutto una delle insegnanti arrestata con altre tre persone per i presunti abusi e violenze sessuali ai danni degli bambini della scuola materna ed elementare "Olga Rovere" di Rignano Flaminio vicino Roma.
La maestra accusata. Dopo la prima notte trascorsa in carcere, la maestra Silvana Malagotti, attraverso il suo avvocato, che l’ha incontrata per la prima volta questa mattina, dice che potrà spiegare ogni addebito e respinge con decisione le accuse: "Ma come è possibile fare quello che hanno detto di noi? Uscire da scuola con i bambini per andare in quella casa, in un paese di poche migliaia di persone con il rischio concreto di poter incontrare i genitori dei bimbi?".
Le sei persone indagate hanno trascorso la loro prima notte in isolamento nel carcere romano di Rebibbia. I due uomini, l’autore tv Giancarlo Scancarello e il benzinaio cingalese Kelum De Silva, sono nel Nuovo Complesso. Le quattro donne (le insegnanti Silvana Magalotti, Marisa Pucci, Patrizia Del Meglio e la bidella Cristina Lunerti) nella casa circondariale femminile in celle singole delle sezioni di transito.
I detenuti resteranno qui fino a quando saranno interrogati dal magistrato. Solo successivamente si deciderà la loro eventuale assegnazione alla sezione precauzionale che ospita chi non può stare con gli altri detenuti. Gli interrogatori di garanzia inizieranno con tutta probabilità venerdì prossimo.
Tutti e sei gli arrestati sono accusati, tra l’altro, di violenza sessuale su minori di dieci anni, violenza sessuale di gruppo, sequestro di persona e associazione a delinquere ai danni dei bambini.
La direttrice. Oggi ha parlato anche Loredena Cascelli, la diretttrice della scuola del piccolo centro. "Sono allibita, costernata, addolorata. Voglio ancora sperare che le persone coinvolte riescano a dimostrare la loro innocenza. Lo spero per loro e per i bambini che potrebbero essere stati vittima degli abusi."
La responsabile dell’istituto, che è assente dalla scuola dal 12 marzo per le conseguenze di un incidente stradale, ha detto di essere garantista e di non volere condannare nessuno prima di una sentenza definitiva.
Loredana Cascelli ha sottolineato che "non appena le insegnanti e la bidella sono state iscritte nel registro degli indagati, cioè il 20 febbraio scorso, in accordo con le autorità superiori, abbiamo emesso nei loro confronti un provvedimento di sospensione cautelare. Tuttavia quando sono state ascoltate dagli ispettori inviati dal Ministero, hanno sempre respinto con decisione ogni accusa".
La direttrice è arrivata alla scuola di Rignano Flaminio nel settembre scorso quando i presunti casi di pedofilia erano già avvenuti. "Ho appreso dell’esistenza di un’inchiesta - si è difesa Loredana Cascelli - solo il 12 ottobre successivo, quanto c’è stato il blitz dei carabinieri. Forse se i genitori che hanno presentato le cinque denunce avessero avvisato subito le autorità scolastiche dei loro sospetti, si sarebbe potuto intervenire in modo più efficace dall’interno".
Giovanardi attacca. E sul caso di Rignano si è ormai scatenata anche la polemica politica. Carlo Giovanardi attacca frontalmente il ministro della pubblica Istruzione, Giuseppe Fioroni che, ieri, aveva chiesto scusa alle famiglie per i ritardi nell’intervento: "Gli consiglio di esercitare la virtù cristiana della prudenza prima di crocifiggere gli operatori scolastici di Rignano Flaminio".
Giovanardi sembra convinto che la vicenda sia stata montata in modo esagerato: "Negli scorsi anni abbiamo già avuto a Modena il martirio di don Giorgio Govoni, falsamente accusato di riti satanici a danno di minori, mentre a Brescia si è appena conclusa in una bolla di sapone un’altra vicenda sulla quale è stato sollevato un grande polverone". Per l’ex ministro per i Rapporti con il Parlamento "è inquietante che i bambini di Roma dicano o vengano loro fatti dire gli stessi racconti dei bambini di Modena e di Brescia, con evidenti forzature che rendono il tutto chiaramente inverosimile". Per Giovanardi, il rischio è che se ci sono stati episodi di violenza, finiscano ora annegati nel sensazionalismo "che fa perdere di vista la realtà"
Amato: "Un incubo". Gli risponde, indirettamente, il ministro dell’interno, Giuliano Amato, che parla, invece, di "un incubo che fa rabbrividire". I presunti casi di pedofilia, ha aggiunto il ministro, sono episodi "molto gravi" e la sfida contro la pedofilia rimane una "lotta difficile". Amato ha rivelato di essere stato informato da tempo dell’istruttoria e di averla seguita con il fiato sospeso. Il ministro ha voluto anche sottolineare però che questi casi di pedofilia "nel nostro sistema scolastico sono assolutamente isolati e non diffusi".
Un paese sotto shock. Il paese, pieno di cronisti e troupe televisive, è ancora sotto shock. La gente si divide tra colpevolisti e innocentisti. Mentre questa mattina nel Duomo di Rignano si sono celebrate le comunioni di alcuni alunni della scuola elementare "Olga Rovere", parenti e amici degli arrestati hanno preferito allontanarsi dal piccolo centro.
A tutti, in ogni caso, la vicenda sembra di gravità inaudita. Le prove, o almeno i racconti dei bambini, sarebbero tanto spaventosi quanto concordanti: i piccoli allievi della materna elementare venivano portati fuori dalla scuola con un pulmino. Le violenze avvenivano nella casa di uno degli imputati.
* la Repubblica, 25 aprile 2007
Le indagini iniziate nel luglio 2006 e sospese in estate. Un blitz degno di una fiction, le accuse e le paure.
Il comitato dei genitori è diventato il luogo in cui trovare conforto alla paura, ma anche, forse, contagiarsene
Orrori, veleni e sospetti la strana storia dell’asilo
di CARLO BONINI *
RIGNANO FLAMINIO (Roma) - Ora che non è più un segreto e se ne cominciano a individuare i contorni, questa nera storia dei bimbi della Olga Rovere si mostra per quel che è ed è stata sin da principio. Una storia di adulti che, al momento, non propone nessuna incontrovertibile certezza. Se non quella, sgradevole, di apparire comunque diversa (è impossibile dire oggi se terribilmente peggiore o altrettanto terribilmente difforme) da ciò che le spaventose 59 pagine di un’ordinanza di custodia cautelare dicono sia accaduto.
Gli adulti, dunque. Un pubblico ministero di Tivoli, Marco Mansi. La sua consulente psichiatra, dottoressa Marcella Battisti Fraschetti, classe 1934, studio in Santa Maria di Galeria (frazione di Roma). Gli ufficiali e i sottufficiali della compagnia carabinieri di Bracciano. I 100 padri e madri dell’Agerif, Associazione genitori Rignano Flaminio. Il sindaco di una lista civica che tiene insieme destra e sinistra, Ottavio Poletta, al suo secondo mandato. Una preside, Loredana Cascelli, madre di tre figli, con i suoi 21 docenti e i 5 collaboratori scolastici del "plesso scuola dell’infanzia".
Gli arrestati di martedì: Silvana Magalotti, coordinatrice scolastica, le maestre Marisa Pucci e Patrizia Del Meglio con il marito regista televisivo Gianfranco Scancarello, la bidella Cristina Lunerti, il giovane immigrato cingalese, Kelum De Silva, uomo di fatica della pompa di benzina all’ingresso del paese. Per nove mesi, in un borgo di 8 mila anime, questi adulti hanno maneggiato una peste che è dilagata fino a mangiarsi tutto.
Amicizie, rapporti di vicinato, la gioia di mettere a letto un figlio o di mandarlo a dormire a casa di un amichetto. Di accompagnarlo a scuola e godere delle sue recite natalizie. Le prime denunce - 6 casi di dichiarato, ripetuto e orribile abuso - sono del luglio 2006. I genitori che le sporgono non ne parlano. Le custodiscono come un terribile segreto di cui vergognarsi. La Olga Rovere è una scuola dell’infanzia di eccellenza (nel ’99, viene indicata come la migliore materna della regione Lazio). La sua coordinatrice scolastica, Silvana Magalotti, una maestra sui banchi da 30 anni, ormai nonna. Per ogni genitore, un’amica a cui rivolgersi. Per il paese, "la maestra con la casa piena di libri, più di quanti se ne possano trovare in tutta Rignano".
Luglio 2006 è un tempo lontano. Ma le accuse sono già terribili. Eppure, non sembra esserci fretta. In una nota dei carabinieri della compagnia di Bracciano al pubblico ministero di Tivoli dei primi di agosto dello scorso anno, si segnala l’"inevitabile stasi investigativa in vista dell’estate". La scuola è chiusa e qualcuno deve pensare che la pedofilia se ne va in ferie. E’ un fatto che il primo settembre la Olga Rovere ha una nuova preside, Loredana Cascelli, che - come ripete ancora oggi - ignora quale spaventosa nuvola si vada addensando sulla sua scuola. Nessuno la informa.
Forse perché nessuno al Provveditorato sa. Forse perché ai genitori che sanno è stato detto dai carabinieri e dal magistrato di non parlare. Fino a quando, il 12 ottobre, alle 8 del mattino, l’asilo appare agli occhi dei genitori che accompagnano i propri figli come il set di una fiction televisiva. Nastri fosforescenti, carabinieri in tuta bianca (il Ris) che scavalcano cancelli e isolano alcune aule come scena del crimine. Pedofilia.
La parola apre le cronache dell’edizione del 13 ottobre del "Corriere di Viterbo" e una volta esaurito il giornale se ne volantinano le fotocopie. Perché tutta Rignano sappia. Con le fotocopie ci si scambiano i nomi delle maestre indagate (arrestate martedì), che nessuno pronuncia, ma su cui comincia un silenzioso processo. Nei bar e nelle case dei bambini che frequentano le loro classi. Il 14 ottobre, in un consiglio di Istituto straordinario della "Olga Rovere", la preside comunica che "all’ordine del giorno non c’è il blitz dei carabinieri e dunque i genitori che occupano la scuola per avere notizie sono pregati di allontanarsi".
"Quel giorno è cambiata la mia vita", racconta Roberta Lerici, 42 anni, attrice e autrice di testi teatrali, madre di tre bambini. I primi due alla Rovere negli anni in cui era un vanto frequentarla. L’ultima, fino al gennaio scorso, quando è stata ritirata. Parla nel tinello della sua casa nella campagna di Morlupo (pochi chilometri da Rignano), su un divano rosa dove è spesso costretta ad interrompersi perché i figli non sentano ("Mamma, posso fare anche io un’intervista?").
"Ero basita - dice - Nessuno sembrava voler prendere in mano la situazione, finché un giorno, al "bar Gran Sasso", non incontrai il nonno di una bambina che fa il giornalista e venne l’idea di costituirsi in associazione per tutelare i diritti dei bambini ed esigere che le maestre sospettate venissero allontanate". Aderiscono circa 100 genitori, per altrettante famiglie (i bimbi che frequentano la materna sono in tutto 255). "Almeno quaranta di loro sono stati abusati", dice Roberta.
Ma come, non erano sei? "No, sono cresciuti nel tempo. Sappiamo che, dopo il blitz di ottobre, almeno 80 bambini sono stati accompagnati dai loro genitori a farsi refertare a Roma, all’ospedale Bambin Gesù". E con che esito? "Nessuno lo sa con certezza. So che i carabinieri dicono che ci sarebbero sei casi di bimbe deflorate. E sappiamo anche che alcuni di questi bambini sono oggi in terapia con gli psicologi messi a disposizione del comune di Roma".
Come un’onda che monta, una parte di Rignano scopre che un’intera leva dei propri bimbi manifesta sintomi riconducibili a possibili violenze subite. Le denunce dei genitori si impilano sui tavoli dei carabinieri di Bracciano.
Ancora Roberta: "Della pedofilia non sapevo nulla. Mi sono messa a studiare. Ho scaricato da internet 2.500 file di interesse. E ne ho selezionati 600. Ho cominciato a trovare analogie con altri casi. E dopo che la preside della scuola mi aveva detto che "A Rignano sarebbe finita come a Brescia, con tante assoluzioni", ho preso contatto con l’Associazione Prometeo. Ho studiato i processi di Brescia per i fatti degli asili Abba e Serelli. Ho capito quali errori non dovevamo ripetere. Ho scoperto cos’è "l’abuso rituale" e il ruolo delle donne. Cosa il "satanismo"".
L’Agerif diventa il luogo in cui "parlare", trovare conforto alla paura, ma anche, forse, contagiarsene. Spedisce 120 mail in ogni stanza di governo e sottogoverno. Contatta lo studio legale di Vincenzo Siniscalchi per offrire assistenza legale ai genitori che non possono permettersela. Roberta Lerici prepara un dossier di una cinquantina di pagine. Il sindaco mette a disposizione per la loro prima assemblea il teatro comunale Paladino. I genitori lo riempiono in novembre e ancora il 13 dicembre 2006, quando la preside della "Rovere", per mano ai suoi bambini in lacrime che non si spiegano tanta aggressività verbale verso la madre, affronta una folla inferocita, il sindaco, un assistente sociale e due ispettori del Ministero della pubblica istruzione.
Rignano diventa una prigione. Come la Rovere. Una circolare interna fa divieto assoluto di ingresso ai genitori nei locali della scuola. E agli insegnanti, durante la giornata, di cambiare i pannolini a chi se la fa sotto. Perché nessun bimbo torni da scuola raccontando di essere stato anche soltanto sfiorato nelle sue parti intime. A Natale, la recita viene fatta in giardino. Ma senza i genitori, che si accalcano alle inferriate, come in uno stadio a porte chiuse. Il 19 dicembre 2006, il ministro Fioroni autorizza la sospensione cautelare dei docenti indagati, ma non conoscendone i nomi delega all’ufficio provinciale della scuola e al consiglio di Istituto. Il 27 febbraio, un manifesto firmato da tutte le insegnanti della scuola d’infanzia viene affisso in ogni angolo di Rignano e della Rovere. Si chiede di "mettere fine a un linciaggio infame". Qualche settimana dopo, le maestre arrestate martedì vengono sospese.
A Tivoli, il pm Marco Mansi, lavora sui casi di luglio. Come? Il professor Franco Coppi, avvocato difensore di Gianfranco Scancarello, la racconta così: "Cinque dei sei referti medici sui bambini presunte vittime degli abusi sono negativi. Non è stata riscontrata alcuna traccia di violenze anche pregresse. E allora mi chiedo: se è vero che in queste spaventose sedute di violenza di gruppo venivano usati su bimbi di tre anni oggetti profondamente invadenti, come è possibile che non sia rimasta neppure una cicatrice? Che i loro genitori non abbiano notato subito lesioni che nessun bimbo può nascondere? Il sesto caso, poi, certifica una cicatrice interna che non si esclude possa essere congenita".
Nessun riscontro medico oggettivo, insomma. Ma, anche, nessuna voce diretta dei bambini. Non li ha sentiti il magistrato. Non li hanno sentiti i carabinieri. Li ha sentiti la dottoressa Marcella Battisti Fraschetti, consulente del pm. Ma - a quanto riferisce Coppi - non ha registrato nessuna delle sue sedute. "Abbiamo solo le sue relazioni scritte. E le parole dei genitori. Pensa che bastino, non dico per una condanna, ma per autorizzare un linciaggio pubblico?". "Certo - conviene il professore - qualcosa in quel paese e in quella scuola deve essere accaduto. Ma cosa è accaduto? E chi sono le vittime e chi i carnefici?"
* la Repubblica, 26 aprile 2007
Asilo degli orrori, l’inchiesta si allarga
Secondo i carabinieri altre persone avrebbero abusato dei piccoli della scuola materna *
ROMA Potrebbe allargarsi la rosa degli indagati sui presunti abusi nell’asilo «Olga Rovere» di Rignano. Al vaglio del pubblico ministero di Tivoli Marco Mansi, infatti, vi sarebbe un ulteriore rapporto dei carabinieri di Rignano e di Bracciano che hanno condotto le indagini nel quale si ipotizzerebbe il coinvolgimento di altre persone che avrebbero abusato dei piccoli della scuola materna. Inoltre a carico delle sei persone arrestate (tre maestre, una bidella, un regista televisivo e un extracomunitario), vi sarebbero altri indizi che però necessitano di ulteriori sviluppi.
Intanto domani nel carcere romano di Rebibbia inizieranno gli interrogatori di garanzia degli indagati che continuano a ribadire la loro innocenza. Il pm di Tivoli Marco Mansi, ha chiesto al gip di disporre con la formula dell’incidente probatorio (che avrà valore di prova in caso di eventuale processo) una serie di accertamenti tecnici da eseguire sul materiale organico rinvenuto nell’auto di una delle maestre e su alcuni oggetti, già posti sotto sequestro, usati dai minori.
* La Stampa, 26.04.2007 (15:12)
Nell’ordinanza del gip la ricostruzione della violenza da parte dei presunti pedofili.
La pietra angolare La pietra angolare dell’istruttoria è ciò che i bambini dicono ai genitori
Pelouche, narcotici e "giochi"
così l’accusa racconta l’orrore
di CARLO BONINI *
ROMA - Le voci dei bambini - sedici - e i loro disegni. Il loro quadro psichiatrico. Cento pupazzi chiusi in sacchi di plastica, ammucchiati nel ripostiglio di un terrazzo. Una piscinetta abbandonata in un giardino. Molecole di farmaci "neurologico-sedativi" ("clonazepam" e "diazepam") nei capelli di due bimbe.
I referti medici dell’ospedale Bambino Gesù. "Formazioni pilifere e tracce di altre sostanze organiche" nella Fiat 500 rossa di una delle maestre (Marisa Pucci) e dvd, e cd, e cassette Vhs, e hard disk di computer fissi e portatili della cui natura dirà un futuro incidente probatorio. Le testimonianze di due agenti della polizia municipale e di una colf.
Nel perimetro giudiziario che, al momento, definisce e attribuisce le responsabilità per gli orrori della "Olga Rovere", il gip Elvira Tamburelli e il pm Marco Mansi declinano il quadro indiziario con la certezza dell’indicativo. La pietra angolare dell’istruttoria - documentano nell’ordinanza di custodia cautelare - è in ciò che i bambini riferiscono prima "ai loro genitori" e quindi nell’"esame scientifico" ("test di Roscharch, disegno della figura umana di K. Machover, questionario Ceipa, test dell’albero di K. Koch; disegno della famiglia reale di M. Porot") condotto dalla dottoressa Marcella Battisti Fraschetti, consulente psichiatra del pm.
E’ nei "riscontri obiettivi" che questi racconti hanno trovato con "i luoghi dell’abuso", con "l’identificazione dei responsabili". E’ in un argomento logico-deduttivo. Quel che i bambini e i loro genitori hanno detto "non può essere frutto di mitomania e fantasticheria", perché "l’abuso è fenomeno denunciato in modo analogo da nuclei familiari completamente diversi, socialmente e culturalmente". "Perché i bambini, vista la loro piccolissima età, non hanno la malizia per organizzare una versione comune".
I bambini, dunque. Per come è ricostruita, la violenza ha uno schema fisso. Durante l’orario scolastico, i bambini vengono fatti uscire in piccoli gruppi dal retro della "Olga Rovere". Invitati a percorrere a piedi un breve tratto di sterrata e quindi caricati su "un’auto rossa". Accompagnati nelle case di una delle maestre (con maggiore frequenza in quella di Patrizia Del Meglio) e quindi abusati da chi li attende. Quando questo non è possibile, le violenze si consumano all’interno della scuola. Nei bagni, nel cortile, in uno sgabuzzino che si apre in fondo ad uno dei corridoi su cui affacciano le aule. Gli abusi vengono descritti con precisione. Ciascuno ha un nome. "Il gioco della patatina"; "del dito a punta"; "della penna azzurra"; "del tavolo"; "dello scatolone"; "della mamma e dei figli"; "del dottore"; "del lupo e dello scoiattolo". Scrive il gip: "Le vittime erano costrette a pratiche sessuali spesso cruente, valendosi anche di iniezioni o inoculazione di narcotici e sostanze varie (...) Le vittime venivano riprese e fotografate". I loro carnefici "effettuavano riti di sangue e violenza con chiari richiami a pericolosi rituali di sette sataniche: maschere, vestizioni da diavoli o conigli neri, cerchi di fuoco, croci, cappucci".
Né il gip, né il pubblico ministero, né i carabinieri della compagnia di Bracciano hanno mai incontrato i bambini di Rignano. Del loro esame da parte della consulente del pubblico ministero non esiste registrazione. Il loro racconto - nei casi in cui ne è conservata traccia - è documentato dagli appunti presi dai loro genitori. In tre casi, da videoregistrazioni domestiche. Il gip avverte la difficoltà del passaggio. Scrive: "Della credibilità e affidabilità dei racconti dei genitori non è motivo dubitare. E’ anzi apprezzabile il loro sforzo di rispettare il più possibile le modalità logiche ed espressive dei bambini. Né inficia in alcun modo l’affidabilità delle loro denunce la circostanza che i genitori si siano ad un certo punto confrontati su quanto andava emergendo".
Certo, resta il problema del metodo di lavoro della dottoressa Marcella Battisti Fraschetti. Ma la spiegazione che la consulente del pm fornisce è ad avviso del gip sufficiente per mettere in un canto ogni dubbio: "I bambini sono ancora nella fase acuta della disorganizzazione del pensiero e questo non ha reso possibile di poter procedere a forme di registrazione, ai cui tentativi i minori hanno opposto un deciso e netto rifiuto".
I referti obiettivi di cui conta l’istruttoria sono quelli medico-pediatrici. Uno soltanto - redatto al Bambino Gesù - documenta cicatrici nella carne ("la presenza di "setto" dell’imene" in una delle bambine), pur senza trarne conclusioni univoche ("conformazione congenita? esito cicatriziale?"). Gli altri, accertano un’infezione genitale rara ("anite rossa") o ferite profonde della psiche. "Reazione di ansia, con irrigidimento del corpo, al momento della visita ai genitali, con immediata erezione"; "balbuzie emozionale"; "aggressività inesplosa"; "ipercinetismo". Nell’argomentare del gip, la sproporzione tra la descrizione delle violenze e l’assenza di significative cicatrici fisiche è argomento aggirabile con l’incertezza sui tempi in cui gli abusi si sarebbero consumati. Verosimilmente tra il 2005 e l’autunno dello scorso anno.
E, nell’ordinanza, l’argomento viene puntellato con l’esame tossicologico sui capelli di due bambine. Gli investigatori scelgono quelle che li hanno più lunghi, "tali da consentire una loro analisi retroattiva al 2005-2006". In quelle ciocche, i laboratori fissano tracce di "benzodiazepine". I sedativi dei racconti dell’orrore - chiosa l’accusa - I sedativi che una delle arrestate, Patrizia Del Meglio "ha negato di aver mai assunto durante il suo interrogatorio con il pm", ma che, "al contrario, dopo un ricovero per crisi depressive, acquistava in una farmacia diversa da quella di Rignano, assumeva con prescrizione medica e nascondeva in casa".
I racconti dei bambini e il loro esame medico-psichiatrico fermano il tempo dell’inchiesta al giorno in cui è cominciata - luglio 2006 - e al successivo autunno del "blitz", quando si è arricchita di nuove denunce. Dunque, cosa è accaduto in questi nove mesi in cui gli indagati sono rimasti in quotidiano contatto con le loro presunte vittime? E perché arrestarli soltanto martedì? Il gip dà atto che non molto è accaduto. Che, allo stato, non sono state trovate né foto né video degli orrori.
Scrive: "I servizi di osservazione degli indagati non consentivano un’efficace controllo per la carenza di personale dell’Arma, né risultati utili sono venuti dall’attività di intercettazione telefonica".
Quel che dunque salta fuori è questo. In un ripostiglio della casa di Patrizia Del Meglio, erano stipati in sacchi di plastica "maschere, vestiti" e 100 pupazzi che i bambini "hanno riconosciuto come quelli utilizzati durante i giochi erotici, riuscendo anche a collocarli nei diversi locali della casa". E dove, "al contrario di quel che l’indagata afferma", "i bambini venivano portati". Simona Baldoni, colf della Del Meglio dal 1999 al 2001, ricorda due singoli episodi. Aver "sorpreso" la signora, "in una occasione", rientrare da scuola con alcuni dei suoi piccoli alunni. Aver osservato sullo schermo del pc del marito, Gianfranco Scancarello, "foto di maschietti e femminucce con grembiulini rosa o celesti, che mi venne detto fossero per lo Zecchino d’oro".
Parlano anche altre due donne: Elisabetta Palamides e Nadia Di Luca, agenti della municipale di Rignano. Nel maggio-giugno 2006 sorprendono "un gruppetto di bambini della "Rovere" fuori dalla scuola". Chiedono dove se ne stiano andando da soli. Gli viene risposto: "In gita alla fattoria. Aspettiamo il pulman". "Quel giorno - scrive il gip - è stato accertato che non c’era alcuna gita alla fattoria". Parlano infine, "confermando i racconti dei bambini", i colori. Meglio, un colore: il rosso. "Rossa era l’auto Suzuki che aveva la Del meglio nel 2001". "Rossa è la Fiat 500 della maestra Marisa Pucci". "Rossa è la vasca chicco a forma di conchiglia" trovata nel suo giardino di casa. Per il gip ce ne è abbastanza per aprire le porte di un carcere. Anche a distanza di nove mesi dall’accertamento dei fatti. Le motivazioni non prendono più di una cartella e mezzo. Indubbiamente - scrive - "non si ravvisa un pericolo di fuga", ma "i reati commessi sono gravissimi.
Esiste un concreto pericolo di inquinamento delle prove, a cominciare dai bambini, facilmente condizionabili e noti agli indagati. Il presidente dell’Associazione genitori di Rignano Flaminio, Arianna Di Biagio, e la segretaria, Antonella Paparelli, hanno subito minacce da ignoti".
* la Repubblica, 27 aprile 2007
Sono orchi oppure no?
di ELENA LOEWENTHAL (La Stampa, 27/4/2007)
Come vuole il frasario di circostanza, tocca ora alla magistratura far luce sulla turpe vicenda dell’asilo di Rignano Flaminio. Per intanto, il paese è sotto gli impietosi riflettori della celebrità. Fra il debito riserbo di un’istruttoria in tribunale e la ribalta mediatica, c’è però un ingombrante cono d’ombra in cui, nostro malgrado, siamo finiti tutti: la tremenda ambivalenza di questa storia. Il fatto che un gruppo di adulti vocato alla cura dei bambini ne prelevi alcuni da una scuola materna per abusarne con metodica perversione, è al tempo stesso verosimile (come sostiene l’accusa) e assurdo (come dal carcere gridano i presunti colpevoli).
Una peste grigia nella nostra normalità
Questa ambiguità ci assilla tutti indistintamente, perché la pedofilia è sempre più dentro le nostre case, insinuata nella nostra normalità: passa per il piccolo schermo fra le notizie di cronaca, in allusione nella fiction di prima serata. Sta nell’armamentario delle più innocue battute di spirito, di quelle che ci si scambia a tavola. Incredibile ma vera, la pedofilia è ormai la peste grigia della nostra quotidianità: la cerchiamo e ne rifuggiamo ovunque. A maggior ragione, proprio là dove è impossibile che ci sia: nelle scuole materne. Nel cerchio ristretto degli affetti familiari.
In questo regime di diffidenza tanto incredula quanto sconfinata, abbiamo degli alleati sempre più solerti: i bambini. Toccati dalla malaugurata popolarità della devianza, informati e allertati, loro sono prede sempre meno ignare e sempre più sulle - disperate - difensive. La comune consapevolezza del pericolo, e del fatto che il pericolo possa annidarsi anche dove meno te lo aspetti, non è però fonte di coesione. Anzi.
La popolarità della pedofilia - cioè il suo posto fisso in prima pagina per un verso e la sua inimmaginabile, capillare diffusione per l’altro - sta infatti ridisegnando i rapporti fra adulti e bambini. Questi due universi diametralmente opposti si fondano da sempre su un’ineccepibile legge di gravitazione: quella della fiducia. Dell’affidarsi degli uni alle cure degli altri. Fra noi e i nostri figli non c’è dinamica affettiva, non c’è contatto o contrasto che non stia sospeso, in fragile ma costante equilibrio, entro questo campo di attrazione.
Tra grandi e piccoli, reciproca allerta
La quotidiana ingerenza della pedofilia nella nostra normalità, invece, sta scardinando questa legge primordiale: insinua il tarlo al posto della fiducia, induce sguardi in tralice invece che dritti negli occhi. Si sta instaurando la regola della reciproca allerta: da parte dei bambini, ovviamente, che sono guardinghi, ispidi come porcospini smarriti in mezzo a una strada asfaltata. Sanno, anche i più piccoli, che gli orchi sono fra loro. Magari vicinissimi. Ma anche degli adulti, che si ritrovano a trattenere uno slancio di effusione pur di non generare sospetto. Ed esorcizzare l’equivoco con una battuta di spirito il più delle volte lascia strascichi di dubbio. Questo stato di allarme latente rende tutto meno spontaneo: è come se avessimo, gli uni e gli altri, rinunciato a una fetta della nostra sincerità. In nome della prudenza. La cronaca non dà tregua a questo stato di patologia se non conclamata, certo diffusa. La peste grigia della diffidenza sta cambiando i rapporti fra grandi e piccoli, rendendo questo nostro mondo crudelmente sproporzionato per entrambi.
Kelum Weramuni Da Silva sentito nel carcere di Rebibbia
Il suo avvocato ipotizza un "tragico errore di persona"
Rignano, interrogato il benzinaio "Ero sempre al lavoro, non c’entro" *
ROMA - Come gli altri indagati, Kelum Weramuni Da Silva si dichiara totalmente estraneo ai presunti abusi sessuali sui bambini dell’asilo di Rignano Flaminio. Il benzinaio cingalese ha indicato agli inquirenti i nomi delle persone che possono testimoniare a suo favore: lui non poteva prendere parte alle eventuali violenze perché impegnato tutto il giorno al distributore in cui lavora, alle porte del paese. E al termine dell’interrogatorio il suo avvocato, Ettore Iacobone, ipotizza un "tragico errore di persona".
Tra i sei arrestati (tre maestre, una bidella, un autore televisivo e il benzinaio), Da Silva è stato l’ultimo ad essere sentito dal Gip Elvira Tamburelli e dal pm Marco Mansi nel carcere di Rebibbia. Ha fornito i nomi di chi potrebbe avvalorare il suo alibi, colleghi, il proprietario della pompa di benzina, i connazionali dai quali andava ogni giorno durante la pausa pranzo.
Al termine dell’interrogatorio, durato più di un’ora, l’avvocato Iacobone ha riferito che il suo cliente "si è difeso con coraggio e decisione, ha risposto puntualmente, ma anche con estrema tranquillità, a tutte le domande e ha trasmesso un segnale preciso e forte all’autorità giudiziaria".
Agli inquirenti Da Silva ha detto: "Io posso raccontarvi cosa so e chi sono, poi valutate voi in base a ciò che sapete se sto mentendo". Ha ribadito di "non conoscere nessuno dei soggetti coinvolti, neanche una telefonata, e di non essere mai stato nella scuola materna ’Olga Rovere’ se non portato dai carabinieri". Ma soprattutto Da Silva e il suo legale hanno ribadito al Gip che "il lavoro nella pompa di benzina gli impediva di assentarsi in orario scolastico, quando sarebbero state perpetrate le violenze". "Il mio assistito - ha sottolineato Iacobone - ha detto che lavorava lì, ha fatto i nomi di chi lavorava con lui e dei connazionali con i quali andava in pausa pranzo dalle 13 alle 15. Anche io mi sto attivando in tal senso, per trovare nuove testimonianze".
L’avvocato ha quindi fatto presenti alcuni elementi che a suo avviso giocherebbero a favore del suo cliente: "Ci sono 15 denunce di genitori di bambini ed altrettante dichiarazioni di minori. Ebbene, soltanto in due testimonianze altrettanti bambini parlano ’dell’uomo nero’. In un’occasione una bambina chiama il mio assistito Maurizio, in un’altra testimonianza un bambino lo chiama Giovanni. In un caso viene descritto con il codino, ma Da Silva non ha mai portato i capelli acconciati in questo modo. Non so cosa abbiano dichiarato ieri gli altri indagati, ma Da Silva non conosceva nessuna delle altre persone coinvolte. Ho il massimo rispetto per i bambini, per le loro famiglie che stanno vivendo un dramma, ma credo che nel caso di Da Silva ci sia stato davvero un errore, un tragico errore, nella identificazione".
Iacobone ha quindi annunciato che lunedì presenterà istanza al Tribunale del Riesame, cosa che hanno già fatto i difensori degli altri indagati. Kelum Da Silva ha lavorato alla pompa di benzina di Rignano dal settembre del 2005 all’ottobre del 2007. Attualmente, prima dell’arresto, era a servizio come domestico presso l’abitazione di un dentista a Morlupo.
* la Repubblica, 28 aprile 2007
I colleghi di Canale 5 "increduli" sul suo coinvolgimento nella vicenda di Rignano. "Siamo certi che presto potrà essere scagionato da ogni accusa e da ogni dubbio"
Paola Perego e gli autori di "Buona domenica"
"Piena solidarietà al collega Scancarello"
L’uomo è in carcere per le presunte violenze nell’asilo di Rignano Flaminio *
ROMA - Non si placa la bufera mediatica sulle terribili vicende della scuola di Rignano Flaminio. Ma Paola Perego, con gli altri autori della trasmissione di Canale 5 Buona domenica, ha espresso oggi piena solidarietà al collega Gianfranco Scancarello, in carcere per le presunte violenze nell’asilo degli orrori. Già all’indomani dell’arresto, Cesare Lanza a nome degli altri autori aveva testimoniato solidarietà e la certezza che Scancarello avrebbe presto chiarito tutto.
"In questi giorni l’opinione pubblica segue con sgomento e indignazione una inchiesta della magistratura incentrata su orribili imputazioni di pedofilia, a seguito di vicende che si sono verificate in un paese, Rignano Flaminio, alla periferia di Roma. Tra gli imputati - è scritto nella nota firmata da Paola Perego con gli autori del programma Roberto Cenci, Stefano Jurgens, Cesare Lanza, Marco Luci, Marco Salvati e Silvia Zavattini - c’è anche un nostro collega, Gianfranco Scancarello, che non può firmare questa puntata di Buona domenica".
"Tutti noi, che confezioniamo questo programma e lavoriamo fianco a fianco con lui da mesi" si legge ancora, "abbiamo accolto con incredulità le notizie che lo riguardano e siamo certi che presto Scancarello potrà essere scagionato da ogni accusa e da ogni dubbio. Nel pieno rispetto della magistratura, che deve operare in serenità per arrivare persuasivamente a certezze e verità, e nel pieno rispetto delle famiglie dei bambini, che hanno il diritto di ottenere giustizia, desideriamo però ricordare a chi lo ha dimenticato in questi giorni che i processi non si fanno in televisione né nei giornali e che ogni imputato, in un Paese civile, non può essere considerato colpevole fino a quando non ci sia una definitiva sentenza".
"Perciò - concludono i colleghi autori di Buona domenica - esprimiamo piena solidarietà al nostro amico ’Scanca’: ha lavorato con noi, oggi è come se fosse qui con noi. E siamo fiduciosi che presto, con noi, potrà tornare a lavorare".
* la Repubblica, 29 aprile 2007
In 250 sfilano davanti a Rebibbia per portare solidarietà alle insegnanti accusate di pedofilia
Sugli striscioni slogan innocentisti ma dalle celle si alzano urla di protesta
Rignano, fiaccolata per le maestre arrestate
I detenuti contestano: "Andate via" *
ROMA - Ci sono i mariti delle maestre arrestate e il parroco di Rignano, ci sono le colleghe di lavoro e gli amici. Sono 250, arrivati sotto le finestre di Rebibbia a bordo di quattro pullman, per partecipare alla fiaccolata di solidarietà verso le insegnanti accusate di abusi sessuali su sedici bambini dell’asilo.
"La verità non ha paura", hanno scritto sullo striscione che apre il corteo. "Rignano non è un paese di mostri!" Ma dalle celle si alzano grida di disapprovazione: "Andate via", urlano alcuni detenuti. "Ce fate pure la manifestazione a ’ste zozze". "Pedofili".
Nonostante le proteste, il corteo sfila composto lungo il muro che costeggia il carcere romano. Qualcuno piange. Il cognato della maestra Marisa Pucci usa un megafono per gridare la sua rabbia: "Solidarietà alle maestre arrestate, non hanno fatto nulla".
Sugli striscioni, gli slogan ripetono l’innocenza delle tre maestre e della bidella: "Libertà alle maestre innocenti", "Vittime del lavoro", "Basta con le menzogne", "Liberiamo chi ha dato vita alla scuola".
Il marito di Marisa Pucci, una delle maestre in carcere, vuole incontrare il ministro della Giustizia: "Vogliamo fare un comitato e andare dal ministro Mastella. Non posso accettare che si metta in discussione il lavoro svolto da anni da queste maestre. Ad ottobre gli ispettori del ministero non hanno ascoltato le altre maestre della scuola ma solo le madri degli alunni. I genitori hanno continuato a mandare i loro figli a scuola fino al giorno prima dell’arresto: devo pensare che si fidassero delle maestre".
Alcuni manifestanti, accompagnati da una chitarra, intonano canti religiosi; tra loro anche il parroco di Rignano, don Enrico. Una maestra della scuola di Rignano non riesce a trattenere le lacrime: "Voglio una medaglia al valore per queste mie colleghe quando tutto questo sarà finito. Nessuno in questo momento ci sta tutelando. Perché sono stati ascoltati solo i genitori dei bambini e non i colleghi di tutte le altre classi?"
* la Repubblica, 3 maggio 2007
Le confidenze raccolte in estate in camera da letto o in cucina
i dvd ora agli atti dell’inchiesta. Il gip: ecco la prova
Rignano, video-choc dei bambini
"Fai vedere il gioco della scuola"
di CARLO BONINI *
La scuola di Rignano ROMA - Un tinello, un divano, il lettone di mamma e papà, un tappeto di morbida moquette ingombro di giochi. Due bimbe che sorridono, scherzano, giocano con la telecamera che sanno le sta riprendendo. La storia nera della "Olga Rovere" comincia da qui. Dalle immagini e le confidenze domestiche raccolte, nel luglio-agosto del 2006, in due dvd (ora agli atti dell’istruttoria), dai genitori di due dei bambini che si vogliono abusati. Per il gip Elvira Tamburelli, "la prova" incontrovertibile della verità sconvolgente di quei racconti, "grazie all’apprezzabile sforzo dei genitori nell’astenersi da domande suggestive o "risposte messe in bocca". Per Franco Coppi, difensore di due degli arrestati, "la prova di come le affermazioni dei magistrati vengano smentite dagli stessi atti che ne dovrebbero essere fondamento. Perché in quelle immagini è evidente e sconcertante tanto la violazione delle norme più elementari dell’approccio ai racconti di un bambino quanto la manipolazione dei suoi ricordi".
Abbiamo visto entrambi i video. La trascrizione dei loro passaggi salienti è sufficiente perché ognuno possa giudicare se, come e fino a che punto le sollecitazioni dei genitori hanno formato e indirizzato il racconto dei loro bambini. Se i loro racconti sono sufficienti a rispondere con certezza a una domanda: chi e come ha esposto questi bimbi a un’esperienza sessuale che non è e non può essere della loro età?
Luglio 2006, dunque. Giorno 16. Una domenica. Ore 13.26. La madre (M) fa le domande, il padre (P) riprende e interviene quando ritiene necessario. La bimba si infila un asciugamani nelle mutandine. M: "Guarda un po’, ci riprende pure Papino... insegnaglielo un po’ a papino. Ecco così. E poi? Al sederino cosa ti mettevano? Un asciugamani avevano?". La bimba mostra l’asciugamani e si rivolge verso il padre. M: "Fa vedè papà, fa vedè. E come si chiamava la maestra che te insegna queste cose?". La bimba non risponde. M: "E diglielo un po’ a papà. Chi ti insegna? Parla cò papino. Te devi mette davanti alla telecamera. E parla. E dillo che dopo se rivedemo (nella telecamera ndr.)". P: "Lo vedi che non lo sa com’è il giochino?". M: "Il giochino che fate a scuola come si chiama?". La bimba: "Non me lo ricordo". M: "Come non te lo ricordi?". La bimba: "Non mi va di dirlo". Quindi simula la masturbazione. M: "Lo devi fare pure agli altri bambini? A chi glielo fai? Chi te lo ha insegnato?". La bimba non risponde. M: "Senti, chi te lo ha insegnato il giochino a mamma? Dove spingi? Alla patatina o al sederino?". La bimba: "Al sederino". M: "Al sederino. E allora come si chiama questo giochino?". La bimba continua a non rispondere. M: "Come non lo sai? Me fai vedè? Me fai vedè?".
Il video si interrompe per riprendere con le stesse insistite domande della madre. La bimba dice: "Il giochino del dottore". M: "Diglie un po’ a papà, dov’è che lo facevate sto gioco?". La bimba: "Lasciami stare". P: "Non parla più, porco zio". Ancora un’interruzione. Ora la telecamera fissa il lettone dei genitori, dove è stesa la bimba, nuda. M: "Chi te l’ha fatto vedere questo buchino nella patata? Chi vi faceva fare il giochino? Con il termometro? Con la siringa? Quanti eravate?". La bimba dice: "Due". Poi si mette a saltare sul letto. M: "Stamme a sentiì! Hai capito che me devi sta a sentì?".
Ora la telecamera fissa il tinello. È trascorsa già più di un’ora. Sono le 14.22. M: "Tu dovevi toccà la patatina a Patrizia (la maestra Del Meglio ndr.)?". La bimba cerca il padre per giocare. M: "Tu non te impiccià". P: "Chi è sta Patrizia?". La bimba: "Una bidella". P: "Sai pure come ha le sise? Come?". La bimba: "Grandi". P: "Come?". "Grandi". P: "Di che colore?". "Blu". P: "Scure. Ed è secca secca o grossa grossa?". "Grossa".
La domenica se ne sta andando. E le domande continuano. Il nastro segna le 15.28. P: "Allora a cosa giocavate? Al peluche? Dillo ad alta voce che non ho capito!". La bimba: "Dentro al culo e alla patata". P: "Il peluche Leo? Dillo a papà che è stupido e non capisce. E come si chiama stò gioco? Peluche?". La bimba: "Pinocchio". Ancora trenta minuti. Le 15.58. Padre e figlia sono soli nella stanza della bimba. Il padre impugna con la destra una barbie (la fatina). Quindi, con la sinistra, un peluche a forma di papero: i pupazzi amici della figlia. P: "Chi faceva la bua agli amichetti tuoi?". "Il drago". P: "La fatina ti ha fatto una domanda: vuoi fare questi benedetti nomi di chi faceva la bua agli amichetti tuoi?". "Il drago e Polifemo". P (imitando la voce della fatina): "Sei una bugiarda, sei una bugiarda... ". La bimba: "Sei tu un bugiardo. Io non so una bugiarda". P: "No?". "No". P: "E allora perché prima hai detto che le conoscevi? Lo vedi che sei bugiarda?". "Allora me ne vado". P: "Lo sai chi le dice le bugie?". "Tu dici le bugie". P: "A mamma. Hai voglia. Tante glie ne ho dette a mamma". La bimba: "Non si fa".
Ci sono quindi tre minuti di immagini rubate. Da una porta finestra, una telecamera inquadra la bimba stesa sul tappeto e un amichetto (anche lui si vuole abusato) che le si strofina sulla schiena, le solleva la maglietta, prova a darle un bacio sul collo. Le solleva le mutadine rapidamente.
Altro giorno di luglio. Altra casa. Una madre (M) con la figlia, ripresa sul divano con le sole mutandine. M: "Fammi vedere dove ti infilava il pipo "Giovanni"". La bimba si schiaffeggia il sedere. M: "Dove te lo metteva? Fammelo vedè con il dito. Fammelo vedere. Dai raccontami di questo "Giovanni"". "C’era anche Adriana". M: "E che faceva?". "Spicciava con i biberon". M: "C’era un altro maschio?". "No, c’era la nonna". M: "La nonna? Facciamo finta che questo cuscino è Giovanni. Fammi un po’ vedere che faceva?". La bimba si mette a saltare sui cuscini del divano. M: "Faceva finta che tu eri un cavallo?". "No. Io facevo clop, clop, clop". M: "A chi lo metteva nel culo il pipo Giovanni?". La bimba mostra il cuscino: "A questo". M: "Ti è uscito il sangue?". "Un po’, dalla pipetta". M: "Il pipo chi te lo infilava, il pipo?". "Il pipo è mio". M: "No, tu non ce l’hai. "Giovanni" te lo infilava". "No". M: "Si, va beh, te lo faceva mettere lui. E dimmi un po’, che usciva dal pipo?". "Delle bollicine". M: "Cosa?". "Una magia". M: "Mi dici che usciva?". "Coca cola". M: "Cosa usciva?". "Una cosa stranissima". M: "Cosa usciva dal pipo di "Giovanni"?". "Del sangue. Ma ci ho messo un po’ di scotch". M: "Va beh, ho capito".
* la Repubblica, 5 maggio 2007
Sono la madre di una bambina che a quattro anni e mezzo è tornata da un soggiorno natalizio di 6 giorni con il padre con problemi di alcolismo (provato dal CTU nominato dal Giudice che aveva in carico il provvedimento giudiziale di separazione), con un disegno appallottolato nella tasca, dicendomi che quello era il mostro che una notte era arrivato e le aveva fatto male al "culino". Dopo qualche giorno ha cominciato spontaneamente a raccontarmi che cosa le aveva fatto il mostro del sogno indicando nel dettaglio che le spingeva nella "passerina per entrare". Il disegno era inequivocabilmente un pene.
A me è sembrato di impazzire, ma non ho perso la calma: ho chiamato immediatamente i Servizi Sociali della ASL che avevano già in carico la bambina per problemi precedenti di paura nei confronti del padre, violento nei miei e suoi confronti quando si ubriacava. Una psicologa mi ha consigliato di portarle la bambina per farle alcune domande. Nell’occasione del primo colloquio, la bambina non ha riferito nulla di quello che aveva detto a me, dicendomi poi che quella dottoressa "le faceva troppe domande che le facevano tornare la paura del mostro" e quindi non ci voleva più andare.
Tengo a sottolineare che dal momento del ritorno dal soggiorno natalizio col padre la bambina ha comincaito a essere strana:non voleva più andare con lui nemmeno durante la settimana, ha cominciato a fare la pipì a letto durante la notte, non dormiva più sola nel suo lettino nella sua cameretta (da dove aveva sempre dormito dai 6 mesi di vita in avanti), ha avuto varie forme di regressione cominciando a parlare con la cantilena tipica di quando aveva circa due anni; non voleva più andare nella città del padre e al successivo appuntamento con il padre per andare "in quella casa che le faceva paura" si è ammalata con improvvisa febbre a 39°. Nessuno mi credeva, ma io avevo riferito solo le esatte parole dette da mia figlia e i gesti che lei mi aveva mostrato, quando io le ho chiesto: "fa a me quello che ti ha fatto il mostro del sogno". Quando mi ha spinto con un dito sull’inbocco della vagina dicendo che "il mostro fatto come un serpente le spingeva lì e voleva entrare", avrei voluto morire.
Alla ASL hanno tergiversato per circa 15 giorni dicendomi che erano accuse importanti, che potevano essere viste come una mia mossa per forzare i termini della separazione, che potevo essere incriminata per falsa attestazione, ecc. ecc. Solo dopo l’intevento della Case delle Donne, disposte a fare la segnalazione alla Procura del Tribunale dei Minori di Bologna, hanno cautamente accettato di redigere una segnalazione molto ambigua in cui non si esponevano più di tanto. A questo punto sono partire le indagini con successivo incarico per una perizia sulla bambina da parte di una neuropsichiatra infantile che dopo 5 colloqui e vari test specifici ha avvallato la mia versione del racconto: la bambina aveva raccontato a lei le stesse cose con dettagli in più; i test specifici erano stati positivi, mostrando un chiaro disagio autodistruttivo della bambina che si vergognava e continuava a fare disegni neri e riferiti alla morte, come pure nelle favole che inventava con la neuropsichiatra.
Ma dopo mesi e mesi di indagini di polizia e esperti, alla fine non si è arrivati a provare nulla, nonostante mia figlia nel frattempo avesse manifestato una patologia venerea impossibile da prendere se non con un contatto fisico con un uomo che ne fosse portatore. La legge sulla Privacy non ha permesso di fare il test di quella malattia al mio ex marito e siccome tutti i testimoni di quei giorni natalizi (parenti vari di mio marito e conoscenti) hanno sempre garantito sulla onestà e bontà del padre, dicendo che ero io la pazza che si era inventata tutto per screditarlo. Tengo a dirvi che questa situazione non è scaturita in una fascia a rischio di cossiddetto degrado familiare, perché io sono una docente universitaria e il mio ex marito è un noto, stimato e potente finanziariamente libero professionista, insospettabile e tanto gentile con tutti...
Insomma dopo circa due anni tutto è caduto nel nulla: la denuncia fatta alla Procura Penale di Mantova è stata archiviata, quella al Tribunale Civile di Mantova nemmeno tenuta in considerazione, mentre l’unica struttura che ha ancora la pratica aperta è la Procura del Tribunale Minorile di Bologna. Nel frattempo il mio ex marito ha aperto un contenzioso con la Dirigenza Provinciale della ASL di Bologna denunciandoli di essere di parte, mentr la ASL di Mantova attestava nelle periodiche relazioniche il "poveretto" aveva subito un abuso di potere da parte delle apposite strutture di Bologna, con una consegunte lite a colpi di coltello tra le due ASL. Mi hanno sconsigliato di fare una visita ginecologica alla bambina perché poteva essere oltremodo traumatizzante, per cui alla fine non si è riusciti a provare nulla. Sta di fatto che adesso mio figlia ha nove anni, ma da allora non ha più voluto entrare né tantomeno dormire nella casa di campagna del padre, perché le fa ancora paura. Da ormai tre anni è stata obbligata dal Giudice Civile della separazione a fare un week end con il padre e uno con me, ma quando va a Mantova resta a casa di una zia, sorella di mio marito. Questa è una cosa che mi fa ancora tanto male, per mia figlia, che finalmente ha cominciato a superare il trauma anche se molto faticosamente (per altri tre anni circa ha fatto pipì a letto e ha voluto dormire con me perché aveva paura che tornasse il mostro).
In quanto delusa dalla Giustizia italiana in merito di legislazione relativa agli abusi sui minori, e dai metodi di verifica che mettono in atto (l’avvocato di mio marito ha avuto il coraggio di dire che la bambina a quattro anni mostrava chiari sintomi di "perversione sessuale"), dalla mancanza di competenza di molte persone preposte alle verifiche, e soprattutto dalla codardia e dalla paura di essere coinvolti in situazioni delicate da parte degli operatori delle ASL, spesso funzionari con una preparazione non adeguata a gestire casi come questi, né spinti dal sano desiderio di arrivare a scoprire la verità. Sono ancora molto arrabbiata per questa insensibilità e menefreghismo in cui prevale la pura del richiamo del superiore o di qualche telefonata dall’alto, capaci di zittire tutti, anche di fronte a prove inconfutabili. Dopo aver provato questo e dopo essere stata umiliata da perizie psichiatriche, richieste in sede giudiziale da mio marito, per attestare la mia sanità di mente, sono risultata una persona equilibrata, perfettamte realizzata nella vita e nel lavoro, solo preoccupata della salute spicologica e fisica di mia figlia.
PER CIò CHE è SUCCESSO A MIA FIGLIA E A ME E CHE ADESSO STA SUCCEDENDO ANCHE AI BAMBINI E AI GENITORI DI RIGNANO, VI ESORTO IN TUTTI I MODI A NON MOLLARE, A CERCARE DI RESTARE UNITI, PERCHé SE VI SEPARATE VI FANNO A FETTE. IO HO LOTTATO SENZA TREGUA PER OLTRE DUE ANNI CONTRO UN MURO DI GOMMA, MA PURTROPPO NON HO RISOLTO NULLA E NON HO AVUTO LA SODDISFAZIONE DI VEDERE PUNITA UNA PERSONA CHE HA FATTO TANTO MALE A SUA FIGLIA. Sono stata sola contro una famiglia che proteggeva il mio ex marito dicendo "che era solo un povero malato che dovevo capire e perdonare". No, non l’ho perdonato, perché sono sicura che ha fatto quello che la bambina mi ha raccontato: I BAMBINI DI QUATTRO ANNI NON RIESCONO A RACCONTARE COSE CHE NON HANNO VISTO O SUBITO DI PERSONA QUINDI NON MOLLATE, TENETE DURO, COMPATTI, FATE CASINO ANCHE ATTRAVERSO I MASS MEDIA PERCHé TUTTO NON CADA PIAN PIANO NEL SILENZIO: E’ UN DOVERE MORALE CHE AVETE NEI CONFRONTI DEI VOSTRI PICCOLI TESORI E DI TUTTI QUELLI CHE NON HANNO AVUTO GIUSTIZIA. I MOSTRI DEVONO ESSERE ELIMINATI E CANCELLATI DALLA MEMORIA DELLE LORO PICCOLE VITTIME, MA DEVONO ANCHE PAGARE DI FRONTE ALLA COMUNITà.
Grazie per aver ascoltato il mio sfogo, ma mi sentivo in dovere di raccontarvi che di casi analoghi ce ne sono tanti, ma spesso rimangono inascoltati. Coraggio, vi sono vicina e vi supporto con tutta la mia comprensione.
Quando l’orco è una donna
di Umberto Galimberti (la Repubblica, 25 aprile 2007)
Quello che più impressiona in questa storia di (ormai dobbiamo dirlo) “ordinaria pedofilia”, è la presenza, in questo gioco tragico e perverso, di quattro donne: tre educatrici e una bidella della scuola materna, a cui le mamme ogni mattina, in piena fiducia, affidavano i loro bambini. Le donne, durante la giornata, consegnavano i piccoli a loro affidati agli orchi, per le loro mostruosità fisiche e per giunta videoregistrate per la gioia dei perversi voyeur. Probabilmente le maestre d’asilo lo facevano anche per denaro, dal momento che il denaro è diventato l’unico generatore simbolico di tutti i valori e i disvalori della nostra e delle altre culture. Ma chi è quella donna - che a differenza del maschio ha una particolare e specifica sensibilità per i bambini che genera, cresce, interpreta, ama - capace di questa terribile mediazione? Conosciamo i protettori che prostituiscono le minorenni, le tenutarie di appartamenti che gestiscono le ragazze spesso ridotte in schiavitù, ma non ancora le maestre d’asilo che affittano i bambini per le pratiche truci degli adulti. Per denaro, con molta fatica lo si capisce, ma non basta. In loro si è spezzato il più elementare dei sentimenti, quello che accomuna uomini e animali e che genera, immediatamente e senza riflessione, la cura dei piccoli che commuovono per la loro impotenza, la loro fragilità, la richiesta d’aiuto e protezione che traspare dai loro occhi pieni di invocazione. Questo sentimento primordiale, nucleo caldo a partire dal quale si generano i sentimenti meno innocenti, ma pur sempre significativi dell’età adulta, in loro non si è costituito o, non si sa per quale stravolgimento della natura, si è rotto.
E noi non ce ne siamo accorti. E quando dico “noi” dico la famiglia in cui queste educatrici sono cresciute, gli insegnanti che nella loro formazione hanno incontrato, gli esaminatori che le hanno abilitate alla professione, la direzione dell’asilo che le ha viste all’opera.
Nessuno se ne è accorto. E questo per due motivi. Perché fatti del genere sono impensabili, anche se, come si vede, non impossibili, e perché sulla pedofilia, come avremo modo di verificare tra qualche giorno dopo questo episodio, regna un grande silenzio. Innanzitutto perché è difficile veder chiaro in quella zona di confine dove i gesti truci dei pedofili sono così mescolati, intrecciati e confusi con i gesti di tenerezza, cura e amore per i bambini, da rendere indiscernibile dove finisce un gesto d’accoglienza e dove comincia un gesto di trasgressione. In secondo luogo perché le mura del riserbo, prima di essere del paese o del rione che un po’sa e un po’non sa, sono all’interno delle stesse mura di casa che non si vogliono profanate, e nella stessa interiorità individuale che rifiuta di veder chiaro tra le proprie fantasie, i propri impulsi, le proprie tendenze sconnesse e al tempo stesso forzate a fornire agli altri, e magari anche a se stessi, un’immagine impeccabile di sé.
Ma questa volta il grande silenzio è stato rotto. E sapete da chi? Dai bambini. Che non volevano più andare all’asilo, che piangevano davanti all’ingresso, che, aggrappandosi alle favole che avevano sentito raccontare, parlavano dell’”uomo nero” che faceva loro male. E i genitori, grazie a Dio, questa volta li hanno ascoltati. I bambini non parlano mai per niente. I loro racconti utilizzano le favole che hanno sentito per dire cose vere. Sembra che divagano con la loro immaginazione. Sembra che facciano i capricci. Sembra che abbiano paure immotivate. Sembra. Ma non è così. Usano gli strumenti linguistici ed emozionali di cui dispongono per descrivere la realtà in cui vivono, e del cui malessere spesso non ci accorgiamo. Nei loro frammentari e divaganti discorsi noi scrutiamo l’intelligenza, mai la paura. Ci inorgogliamo per le loro fulminee ideazioni e scartiamo, come prodotti delle fantasie, le loro ansie e quel che di terribile nella realtà può capitare a loro. E che per descriverlo non hanno parole, perché nella loro breve vita ancora non sanno che cos’è la sessualità e tanto meno cos’è la violenza sotto la specie dell’amore. Le educatrici si sono inserite con abilità nell’ingenuità dei bambini, con astuzia perversa hanno sfruttato lo schema elementare, a loro ben noto, con cui i bambini visualizzano gli adulti e, allargando il campo dell’accoglienza, sono passate dal gesto di tenerezza al gesto truce verso soggetti che, per la loro età ancora troppo fragile e incerta, hanno un enorme bisogno d’amore e ancora non dispongono di conoscenza.
Come sarà il futuro di questi bambini? Il "danno" non sempre è risanabile, come mai lo è quando non si hanno dispositivi mentali per codificare le esperienze che si fanno. Il danno non lo abbiamo evitato. L’abbiamo semplicemente interrotto. E questo grazie all’ascolto attento dei genitori che non hanno scambiato per “fantasie” le parole incerte dei loro bambini. Li hanno guardati da vicino, non hanno trascurato i loro sguardi tristi, i loro accenni vaghi, le loro paure che scoppiavano immotivate in circostanze normali, la loro gioia spenta, i loro silenzi che non si lasciavano sedurre neanche dalle cose che avevano sempre desiderato. Hanno raccolto i frammenti dei loro racconti. Li hanno messi insieme con cura. Hanno fatto i genitori come spesso non si fa. L’invito a tutti noi è di seguire il loro esempio, mentre la richiesta forte e chiara da rivolgere a chi promuove e mette in ruolo bidelli, insegnanti, educatori, soprattutto nei primi anni in cui i bambini fanno esperienza in comune, è quella di esercitare un rigore e un’attenzione continua senza esitazione e senza pietà, perché il danno, il più delle volte, lascia una traccia che non si cancella più.
ULTIM’ORA / RICEVO E RIPORTO:
ANALOGIE CON CASO TOSCANA
ZAZZERI (UNCM): DANNI SOLO PER BAMBINI;
Attualmente e’ in corso la causa civile per il risarcimento dei danni. "Per questo- spiega l’avvocatessa- non posso fornire ulteriori dettagli, ma ci tengo a dire che appena ho letto del caso di Rignano sono saltata sulla sedia: in primo luogo- spiega- ho pensato al dolore dei genitori. Poi ho subito temuto, visto che le sentenze sono ormai pubbliche, che anche il caso dei bambini che ho seguito e che, con un atto di corresponsabilita’ di avvocati, genitori e magistrati, siamo riusciti a tenere lontano dalle telecamere, saltasse fuori, danneggiando i bambini coinvolti".-
"I processi in piazza- continua l’avvocato Elena Zazzeri- non aiutano nessuno. Ci vuole un atto di responsabilita’ collettivo o si rischia un’altra Cogne. I magistrati e gli avvocati devono poter lavorare serenamente. In un clima in cui tutti dicono la loro e danno giudizi- prosegue la vicepresidente dell’Unione nazionale camere minorili- si rischia di perdere di vista la sofferenza dei bambini che potrebbero rimanere traumatizzati da tanto clamore. In una piccola comunita’ come quella di Rignano, poi, questo caso rischia di diventare una ferita aperta e i protagonisti, bimbi compresi, rischiano di essere sempre sotto i riflettori con i problemi, anche a livello psicologico e di crescita, che ne conseguono". Zazzeri non ha letto le carte del caso scoppiato di recente nella scuola di Rignano Flaminio, "percio’ non posso esprimere giudizi, ma certo- ammette- colpiscono le somiglianze con le vicende che ho seguito in Toscana". "I racconti dei bambini- spiega l’avvocatessa- sono del tutto simili: a quell’eta’, tra i 3 e i 5 anni, un bimbo non ha un certo tipo di rapporto con la sessualita’ e non ha quel linguaggio, neanche se e’ molto precoce". Corrispondono, poi, "le accuse di montatura nei confronti dei genitori e anche la difesa dei presunti ’orchi’ da parte della comunita’. Pure nel caso che ho seguito- continua- ho incontrato diverse difficolta’ ambientali che hanno reso difficile la partenza delle indagini".
"Non so come finira’ la vicenda di Rignano Flaminio, non spetta a me dirlo, certo i tempi saranno lunghi. Anche per questo prima si spengono le telecamere meglio e’", ribadisce, chiudendo, l’avvocato Zazzeri.
L’operazione ha preso spunto dalla scoperta di un video su un sito tedesco
in 14 ore è stato scaricato da 2.600 utenti in tutto il mondo, tutti denunciati
Catania, blitz anti pedofilia
Perquisizioni e arresti in Italia
Milano, in carcere dirigente scolastico e allenatore di calcio
CATANIA - Una vasta operazione internazionale anti pedofilia online è stata messa in atto dalla polizia postale di Catania. Le indagini hanno preso l’avvio dopo la scoperta, su un sito tedesco, del filmato di una bambina in tenera età e di altri piccoli di diversa nazionalità, segnalato dall’associazione Meter di don Fortunato Di Noto.
Gli agenti italiani hanno condotto le indagini in collaborazione con la procura di Kotburg, in Germania. L’operazione, denominata Max, è scaturita in particolare dal filmato con una bimba: in circa 14 ore il video è stato scaricato oltre 2.600 volte da altrettanti utenti in tutto il mondo, tutti denunciati alle procure dei diversi Paesi.
In Italia le forze dell’ordine hanno eseguito perquisizioni in 31 città nei confronti di 53 persone indagate per detenzione di materiale pedo-pornografico. L’operazione, illustrata dal dirigente della polizia postale di Catania, Marcello La Bella, è scattata dopo la segnalazione, da parte dell’associazione Meter, della presenza su una sorta di bacheca per pedofili ospitata da un server di un Paese del nord-est asiatico tramite un provider in Germania, di un filmato che veniva descritto come "mai visto prima" e che effettivamente è risultato non in possesso della banca dati della polizia.
Gli investigatori italiani hanno avvertito quella tedesca, che ha sostituito il video con uno di contenuto innocuo, che comunque gli utenti hanno continuato a scaricare. La polizia postale, in collaborazione con quella tedesca, sta cercando di risalire alla persona che ha messo in rete il filmato e, in collaborazione con l’Interpol, sono cominciate anche indagini per scoprire chi è la bambina vittima delle sevizie e il luogo dove sono state compiute.
Alcuni dei 53 italiani hanno ammesso le loro responsabilità, per altre persone sono in corso indagini per stabilire chi della famiglia avesse accesso al computer di casa. Tre degli indagati erano stati già in passato denunciati per reati analoghi. Le perquisizioni hanno riguardato computer di ditte e uffici pubblici e la polizia non esclude che ci possano essere altri indagati che avrebbero scaricato materiale pedofilo dai pc in uffici pubblici. Secondo gli investigatori esiste una buona possibilità che tutti gli indagati detengano materiale pedo-pornografico. Il file incriminato infatti non sarebbe stato possibile trovarlo nel corso di una navigazione "casuale". Durante l’operazione sono state sequestrate anche macchine fotografiche digitali perché gli investigatori sospettano che uno degli indagati fotografasse bambini all’uscita da scuola.
Due arresti in flagranza. Nell’ambito dell’operazione Max due uomini sono stati arrestati, uno a Roma e l’altro a Catania: nelle loro abitazioni è stato trovato un ingente quantitativo di materiale pedopornografico che ha fatto scattare la flagranza di reato e quindi l’arresto. Il catanese è un disoccupato di 29 anni, perito elettronico, che vive in famiglia, mentre l’uomo arrestato a Roma è un 42enne recidivo, in quanto già denunciato dalla polizia postale. Con sé aveva migliaia di file che ritraevano bambini dai 6 ai 10 anni violentati e seviziati.
Cologno Monzese, in carcere dirigente scolastico. Un uomo di 59 anni, dirigente di una scuola statale di Cologno Monzese (Milano) e tesserato con la Figc come allenatore di calcio per minorenni, è stato arrestato per pedofilia da agenti del Nucleo investigativo telematico della procura di Siracusa. L’indagine, ancora in corso, è stata avviata dopo una segnalazione degli specialisti informatici di Telefono Arcobaleno che avevano rilevato su Internet la presenza di una vera e propria videoteca per pedofili. Gli investigatori del Nit sono riusciti a risalire al gestore della videoteca online, una donna ucraina, e a tracciare l’iter dei pagamenti effettuati dall’Italia. Tra questi, quelli del dirigente scolastico, scapolo che, interrogato, ha ammesso di essere sessualmente attratto dai bambini di sesso maschile. Nell’ambito della perquisizione domiciliare sono state rinvenute tracce di pagamenti effettuati dall’indagato in favore di alcuni bambini romeni, ritratti anche in alcune fotografie scattate nella sua abitazione.
* la Repubblica, 9 maggio 2007
PEDOFILIA: RIGNANO, SCARCERATI IN CINQUE *
ROMA - Il tribunale del riesame di Roma ha accolto il ricorso di cinque dei sei arrestati nell’ inchiesta per i presunti casi di pedofilia nella scuola materna di Rignano Flaminio ed ha disposto l’ annullamento dell’ ordinanza di custodia cautelare in carcere.
I cinque sono tornati in libertà senza alcun obbligo o misura cautelare. Sono Patrizia Del Meglio, suo marito Gianfranco Scancarello, le maestre Marisa Pucci, Silvana Magalotti ed il benzinaio Kelum Da Silva. L’unica a restare in carcere è la bidella Cristina Lunerti, il cui ricorso sarà esaminato il 15 maggio prossimo dal Tribunale del Riesame di Roma, lo stesso collegio presieduto da Bruno Scicchitano che ha disposto la revoca della misura cautelare per gli altri cinque.
Sono già uscite dal carcere di Rebibbia le maestre arrestate per i casi di presunta pedofilia nella scuola materna di Rignano Flaminio: Patrizia Del Meglio, Marisa Pucci e Silvana Magalotti.
* ANSA» 2007-05-10 16:27
Rignano, scarcerati in 5 su 6. È sdegno in paese *
Rignano: uno dei legali «Incredulità e stupore» per la decisione del tribunale del Riesame che ha rimesso in libertà 5 persone su 6 arrestate nell’ambito dell’inchiesta sui presunti abusi ai danni di bambini della scuola di Rignano Flaminio. Sono queste le prime reazioni dei legali della parte civile, gli avvocati Antonio Cardamone e Franco Merlino. «Aspettiamo le motivazioni del Riesame e le motivazioni che hanno portato alla decisione di Tivoli», dicono i difensori della parte civile, interpretando un sentimento diffuso tra i genitori dei bambini che hanno denunciato i casi di abusi sessuali compiuti nella scuola materna di Rignano Flaminio. I genitori si dicono «increduli e stupiti» poiché gli accusati erano tutti detenuti con l’accusa di pedofilia.
«E allora è opera dello Spirito Santo?», è il commento di una nonna, di nome Anna. Entrata in un bar davanti al municipio di Rignano accompagnata dalla sua nipotina. «Mi auguro non ci siano tensioni alla festa in paese - dice l’avvocato Giosuè Naso, legale di una delle maestre accusate - l’inchiesta è stata smontata processualmente, oltre che mediaticamente». Meno diplomatico Michele Nicolò Angileri, portavoce del Comitato in difesa degli arrestati: «Evviva? Certamente evviva. Anzi evviva, evviva».
* l’Unità, Pubblicato il: 10.05.07, Modificato il: 10.05.07 alle ore 19.41
L’inchiesta sui presunti casi di pedofilia nella materna "Olga Rovere"
Rignano, indagata un’altra persona
Si tratterebbe di una maestra che lavora nell’istituto comprensivo del paese *
RIGNANO FLAMINIO (Roma) - Ci sarebbe una settima persona, una maestra, iscritta nel registro degli indagati della Procura della Repubblica di Tivoli nell’ambito dell’inchiesta sui presunti casi di pedofilia che sarebbero stati commessi ai danni di sedici alunni della scuola materna ’Olga Rovere’. All’ individuazione della settima persona, la cui casa sarebbe stata perquisita nei giorni scorsi, si sarebbe arrivati dopo i nuovi racconti fatti dai bimbi della Olga Rovere alla psicologa della procura. Ma il lavoro degli investigatori continuerebbe anche per identificare altre persone, che potrebbero allungare, nei prossimi giorni, la lista degli indagati.
Dai racconti dei bimbi infatti emergerebbero altre figure oltre a quelle delle sette persone già coinvolte nell’inchiesta sui presunti abusi. Peraltro le indagini sarebbero state accelerate negli ultimi giorni in vista dell’incidente probatorio, per avere per quella occasione un quadro investigativo completo di tutte le persone che avrebbero compiuto i presunti abusi sui bimbi della materna di Rignano. Si è poi ancora in attesa dei risultati definitivi dei carabinieri del Ris che hanno effettuato sopralluoghi nella scuola e che hanno esaminato l’automobile di una delle maestre.
Ancora in corso anche gli accertamenti tecnici sui computer e sui dischetti sequestrati lo scorso 24 aprile ad alcune delle persone arrestate. Intanto anche martedì i carabinieri hanno effettuato un nuovo sopralluogo in alcune abitazioni di proprietà delle maestre accusate. In particolare, i militari hanno ispezionato dall’esterno una casa di campagna di Silvana Magalotti, a cinque chilometri dal paese, già perquisita in passato, fotografandola da più angolazioni. Successivamente avrebbero compiuto la stessa operazione in altre due abitazioni.
Acquisite poi le delibere di affidamento dei servizi esterni (sorveglianza, scuolabus e forniture per la mensa) della scuola materna. Da registrare infine una netta presa di posizione del procuratore di Tivoli, Claudio D’Angelo, contro alcuni servizi trasmessi dalla televisione. «È una vergogna, uno scandalo - ha detto - che i processi, come sta accadendo in questi giorni, si facciano in televisione invece che nelle aule di giustizia. Si sta vedendo in questi giorni qualcosa di incredibile: accusa e difesa che argomentano davanti alle telecamere. Davvero una cosa inconcepibile».
* Corriere della Sera, 16 maggio 2007
Pubblicate le motivazioni con cui la Cassazione conferma la scarcerazione dei 5 indagati per pedofilia
Vacilla il teorema accusatorio: "Non c’è armonia tra accertamenti e atrocità"
Rignano: "Bimbi suggestionati
Cercare abusi fuori dalla scuola"
ROMA - Le testimonianze dei bambini di Rignano Flaminio potrebbero essere state influenzate dalle parole dei loro genitori: "Se vi sono state violenze sessuali, potrebbero essere state commesse fuori dalla scuola". La Cassazione pubblica le motivazioni con cui il 18 settembre scorso ha confermato l’ordinanza di scarcerazione degli indagati per i presunti abusi sugli alunni dell’asilo Olga Rovere. La sentenza apre una nuova pista nella vicenda: "Allo stato delle investigazioni - scrivono i supremi giudici - se vi sono state violenze, ipotesi non scartata dal Tribunale del riesame, esse sono state perpetrate con modalità differenti da quelle riferite nelle denunce". Per scoprire "quei giochi nel castello cattivissimo, "gli inquirenti devono seguire una pista diversa".
Vacilla il teorema accusatorio della Procura. La Cassazione non nasconde che dietro il malessere accusato dai bambini ci sia realmente stata violenza, ma non crede che gli indizi raccolti siano sufficienti a incriminare le tre maestre Patrizia Del Meglio, Silvana Magalotti, Marisa Pucci, l’autore televisivo Gianfranco Scancarello e il benzinaio Kelum Weramuni De Silva.
La Cassazione smonta l’accusa. Non c’è "armonia tra gli accertamenti medici e le vere e proprie atrocità fisiche patite dai piccoli secondo il racconto dei genitori", scrive il consigliere Claudia Squassoni, giudice esperto di diritti dei minori che partecipò alla stesura della Carta di Noto. Anche il test sui capelli dei bimbi, che avrebbe dimostrato la somministrazione di sedativi, "ha valenza labile perché effettuato a distanza di molti mesi dai fatti". La descrizione dei giocattoli è generica: "Sono oggetti di uso comune, il loro riconoscimento pone margini in incertezza".
"Una grossa botta all’impianto accusatorio". Così commenta Franco Coppi, difensore di due degli indagati. Diceva l’accusa che le maestre accompagnavano i bambini da scuola a casa loro per violentarli. Replica la Cassazione: "Come giustamente dice il Tribunale, non è stato accertato che le maestre potessero uscire dall’asilo senza che la loro assenza fosse notata dal personale scolastico e a chi venivano affidati i piccoli rimasti senza assistenza". Neppure le "intercettazioni telefoniche, le perquisizioni domiciliari e gli accertamenti sui personal computer degli indagati hanno dato esito positivo".
"Suggestioni". Per giustificare le parole dei bambini, la Cassazione ha una spiegazione: sono stati suggestionati. "La possibilità che gli adulti abbiano influito con domande suggestive sulla spontaneità del racconto dei bambini - si legge - ha avuto conferma almeno in due casi, nei quali i giudici del Tribunale del riesame hanno rilevato atteggiamenti prevaricatori, precisamente nelle videoregistrazioni. I genitori, prima di parlare con le autorità, si erano più volte riuniti, confrontandosi a vicenda e anche alla presenza dei figli e questo rende le loro denunce, se non sospette, sicuramente particolari".
Maestra: "Tolto marchio infamia". "La Cassazione ha rimosso il marchio d’infamia affibbiato a tre colleghe e, con esse, a tutto il corpo docente e non docente dell’Olga Rovere. Possiamo sperare che l’incubo stia per finire". Così Fabiola Magalotti, una collega delle tre maestre accusate.
Associazione genitori: "Vogliamo i colpevoli". Non si arrendono i genitori dei bambini. "I giudici hanno analizzato gli atti così come erano all’aprile del 2007. Non si sono pronunciati su quanto emerso dopo, in particolare in sede di incidente probatorio. Quindi non indietreggiamo di un millimetro". E’ quanto affermano alcuni genitori dell’Agerif (Associazione genitori Rignano Flaminio), della quale fanno parte tutte le famiglie che hanno presentato denunce sui presunti abusi. "Non cerchiamo dei colpevoli, ma i colpevoli. Se le maestre dovessero essere innocenti, bene per loro. Ma vogliamo sapere chi ha abusato dei nostri figli".
* la Repubblica, 9 ottobre 2007.