D’Alema: ’’Maggioranza antidemocratica’’.
Scontro tra i poli sulle europee
La riforma approdata nell’aula della Camera. Parisi: ’’No a porcata bis’’. Franco (Pd): ’’Garantire il 50% in lista alle donne senza l’alternanza è una presa in giro inaccettabile’’. Mura: (Idv): ’’Prestigiacomo spieghi a Carfagna a cosa serve una ministra delle pari opportunità’’
Roma, 27 ott. (Adnkronos/Ign) - Sulla legge elettorale per le europee la maggioranza ha manifestato un atteggiamento "gravemente antidemocratico". E’ il duro giudizio di Massimo D’Alema sulla riforma approdata nell’aula della Camera. "La pretesa di imporre a maggioranza una legge elettorale che stravolge - spiega l’ex ministro degli Esteri - il sistema elettorale europeo, piegata a interessi di parte, da parte di una maggioranza che non rappresenta la maggioranza degli italiani, che legittimamente governa ma non dispone delle regole che dovrebbero invece essere condivise, è un atteggiamento gravemente antidemocratico. Così si rende difficile il normale rapporto tra maggioranza e opposizione".
In sintonia anche Arturo Parisi che, intervenuto in aula, ha definito una “porcata bis” la legge elettorale della maggioranza sulle europee. “Ci sono momenti eccezionali, nei quali la discussione e la decisione toccano i fondamenti stessi della democrazia. Sono passaggi cruciali nella storia di un Paese. Di fronte a questa legge, oggi, colleghi, noi ci troviamo a vivere uno di questi momenti”, ha detto il parlamentare ulivista. “La legge che ci viene proposta - ha spiegato Parisi- non nasconde in alcun modo l’intenzione di consolidare, e direi accentuare i difetti della sciagurata riforma elettorale per il Parlamento nazionale approvata alla fine del 2005. Non fummo noi a definire quella legge una ’porcata’. Ebbene se quella legge fu definita ’una porcata’, la legge a noi oggi proposta può essere definita a pieno titolo una ’porcata bis’. Una porcata contro la democrazia. Come quella legge, anche questa si propone infatti l’obiettivo di restringere ulteriormente gli spazi di decisione dei cittadini”.
Pur ammettendo che le preferenze sono “un pessimo sistema per l’elezione dei rappresentanti”, Parisi non ha difficoltà a riconoscere che “essendo la lista bloccata di gran lunga peggiore, esse possono costituire il male minore: non un passo per tornare indietro ma uno stop per invertire la marcia. Per allontanarci dal rischio di quella nuova forma di democrazia che è stata denominata ’videocrazia’’’.
Parlano di un “vero e proprio attacco alle donne” le parlamentari di Pd e Idv. “Garantire il 50% in lista alle donne senza l’alternanza è una presa in giro inaccettabile”. E “che fa il ministro Carfagna, sta al balcone a guardare?", si chiedono all’unisono, puntando il dito contro il silenzio del ministro delle pari opportunità.
“E’ chiaro - spiega la senatrice Vittoria Franco, ministro ombra delle Pari Opportunità del Pd - che si avranno liste elettorali in cui le candidate saranno relegate in fondo e alla fine pochissime elette nel Parlamento europeo, molte meno di adesso”. Dopo aver ricordato come l’art. 51 della Costituzione garantisca il diritto alla rappresentanza femminile in parlamento, la Franco promette le “barricate per ottenere almeno l’alternanza di genere nelle liste”. Non tralasciando poi la battaglia sulle preferenze.
Sulla stessa linea l’Italia dei Valori che con la deputata Silvana Mura parla semplicemente di “truffa”. La rappresentanza al 50% di entrambi i generi all’interno della lista “non serve a nulla senza una norma che imponga l’alternanza nell’ordine delle candidature”. Davanti a questo “schiaffo in faccia alle donne”, visto che “il ministro Carfagna continua a dormire tranquillamente tra due guanciali”, la Mura si appella all’attuale ministro dell’Ambiente. “Ci appelliamo alla Prestigiacomo, che all’epoca del porcellum ebbe un atteggiamento molto meno remissivo, affinché spieghi alla sua evanescente collega a cosa serve una ministra delle pari opportunità”.
Berlusconi: “Mi candiderò alle Europee”
Il Pd insorge: non può, è un condannato
Il dem Pittella, presidente vicario del Parlamento Ue: la legge Severino lo vieta
FI: «Il leader deve rivolgersi agli elettori». Ma la partita si gioca il 10 aprile.
davide lessi (nexta)
La Stampa, 14/03/2014
«Sarò felice di essere in campo nelle cinque circoscrizioni che sempre mi hanno dato tra i 600 ed i 700 mila voti ciascuna. Spero di poter avere velocemente una risposta dalla Corte europea». Silvio Berlusconi rompe gli indugi e conferma la provocazione anticipata dall’intervista a Giovanni Toti pubblicata oggi su La Stampa. Il consigliere politico del Cavaliere aveva ribadito la determinazione del suo “consigliato” per le elezioni europee di fine maggio. La campagna elettorale può cominciare. «Servono dodicimila club “Forza Silvio» perché, spiega Berlusconi in un collegamento telefonico con una iniziativa di Forza Italia a Montecatini Terme, «bisogna convincere almeno il 50% degli italiani delusi dalla politica». L’ex premier ammette che i messaggi televisivi non bastano più. «Ci sono 24-25 milioni di persone che non sono raggiungibili con la tv e che non leggono i giornali», ha aggiunto spiegando la necessità di un rapporto diretto con i cittadini attraverso internet. Grillo docet.
IL PD: «È INCANDIDABILE»
«N-o-n s-i p-u-ò». Scandisce bene le lettere Gianni Pittella, già candidato alle primarie per la segreteria Pd. «Sì che si può, è una questione di democrazia», ribatte Deborah Bergamini, responsabile della comunicazione degli azzurri. Ma netta è l’alzata di scudi dei democratici. Pittella spiega: «Capisco che gli amici di Forza Italia abbiano problemi nell’accettare la legge e rispettare le sentenze. Berlusconi e Toti si rassegnino. Esiste una legge dello Stato italiano - art.4 della legge Severino - che prescrive chiaramente che i condannati in via definitiva non possono essere candidati né al Parlamento italiano né tantomeno a quello europeo». Dal Pd si fa riferimento ad altri esempi “virtuosi”. «In Germania il presidente della squadra di calcio del Bayern Monaco Hoeness è stato condannato a tre anni e sei mesi di carcere per frode fiscale e ha anche rinunciato all’appello», commenta il senatore del Partito Democratico Vannino Chiti.
IL CENTRODESTRA AGITA LO SPAURACCHIO
Ma nel centrodestra si continua ad agitare lo “spauracchio” di un Berlusconi nelle liste . «Un leader che si rivolge agli elettori per chiedere se vogliono che sia lui a rappresentarli. Nonostante le polemiche del Pd, a quanto ci risulta questa si chiama democrazia», afferma la responsabile comunicazione di Forza Italia Deborah Bergamini . «Valuteremo, ci sono una serie di problemi giudiziari ma anche legali dopo le ingiuste persecuzioni a Berlusconi. Limitare Berlusconi significa penalizzare un intero Paese a livello politico, violare i principi di democrazia. C’è stata una persecuzione ingiusta, che noi vogliamo denunciare anche con questa eventuale candidatura. Sarà un momento di raccolto di consensi intorno a Berlusconi, contro le ingiustizie che lui sta subendo», afferma Maurizio Gasparri, vice presidente del Senato in un’intervista radiofonica a Qlub Radio.
IL 10 APRILE SI DECIDE SU SERVIZI SOCIALI O ARRESTI DOMICILIARI
La strategia di Silvio Berlusconi sarà più chiara quando i giudici di Milano decideranno sul suo futuro: servizi sociali o arresti domiciliari? «Attendo la decisione», ha detto questo sera il premier, spiegando che quella dei servizi sociali è la soluzione «più ridicola per una persona della mia età, una persona di stato, di sport e di impresa: è ridicolo riabilitarla attraverso l’assistenza sociale». La data da cerchiare in agenda è il 10 aprile. Ma il messaggio lanciato oggi deve essere chiaro sia all’esterno di Forza Italia che all’interno del litigioso centrodestra: Berlusconi non ha nessuna intenzione di farsi da parte. E annuncia: «Tra poco più di un anno si andrà al voto». Non per Bruxelles, ma per Roma.
Ansa » 2008-11-01 13:38
EUROPEE: SI VOTA IL 7 GIUGNO (di Monica Diamanti)
ROMA - In Italia si voterà per le elezioni europee il 7 giugno 2009. Lo ha rivelato il segretario generale del Parlamento europeo Harald Romer in un’intervista all’ANSA. La data delle elezioni, che ancora non è unica, per tutti i paesi dell’Ue, è, per ora, il solo dato definito in uno scenario con elementi ancora incerti, per esempio per quanto concerne la regole che l’Italia adotterà ed il numero dei parlamentari da eleggere. Per quest’ultimo nodo tutto dipenderà dalla ratifica o meno, entro dicembre, del Trattato di Lisbona.
"Sono gli irlandesi - ha detto Romer - che debbono determinare come andare avanti con la ratifica del Trattato. All’ultimo consiglio europeo l’Irlanda, dopo che il referendum tenutosi in quel paese ha bocciato il testo, hanno annunciato la presentazione di una proposta al Consiglio di dicembre e il presidente di turno dell’Ue, Nicolas Sarkozy, ha detto che a partire da dicembre sarà necessario fissare una road map per l’approvazione del Trattato di Lisbona".
"Quindi c’e ancora la possibilità - ha precisato il segretario generale del Parlamento Europeo, a Roma per una serie di contatti alla Camera dei deputati - che il Trattato possa essere ratificato prima delle elezioni europee. Se questo non avverrà le elezioni si terranno sulla base del Trattato di Nizza: in questo caso il numero dei membri dell’Euroassemblea da eleggere sarà di 736 e non di 751 come previsto dal trattato di Lisbona". I membri dell’assemblea europea attuale sono 785. In Italia è in atto un vivace dibattito sulla legge per le votazioni di giugno, le prime a 27 paesi per l’unica istituzione dell’Ue eletta a suffragio universale. Infatti non esistono, tra i paesi europei, regole comuni."Ogni Stato può adottare disposizioni nazionali per le elezioni europee.- ha ricordato Romer - alcuni hanno grandi circoscrizioni, altri circoscrizioni regionali. C’é molta diversità ma spero che nel futuro potremo avere più elementi in comune. Per ora quello che ci accomuna sono il sistema proporzionale e le liste. Anche in Gran Bretagna dove per tanto tempo si era preferito il collegio uninominale, ora ci sono circoscrizioni con liste di più candidati".
Lo scoglio da superare nella consultazione elettorale di giugno resta però quello dell’astensione, per lo scarso richiamo che l’Europa ha nei confronti degli elettori. "Dalle prime elezioni europee del 1979 abbiamo visto la partecipazione diminuire e nell’ultima tornata del 2004 è arrivata sotto il 50% se facciamo la media per tutti i paesi Ue. "Il Parlamento europeo - ha sottolineato il segretario generale - da parte sua farà tutto il possibile per invertire la tendenza al ribasso con una campagna di informazione e sensibilizzazione dei cittadini. Tocca poi ai partiti fornire le ragioni politiche di questa scelta".
L’europarlamento eletto a giugno, tra l’altro, avrà maggiori poteri di co-decisione, ma solo se entro quella data sarà ratificato il trattato di Lisbona. Alcune novità ci saranno ugualmente, indipendentemente o meno dall’introduzione del nuovo testo che dovrà regolare l’attività delle istituzioni dell’Ue. Tra l’altro entrerà infatti in vigore il nuovo statuto dei deputati europei che comporterà una revisione degli stipendi dei deputati, oggi molto diversi perché equiparati, in ogni paese, a quelli dei parlamenti nazionali.
"In alcuni casi, come quello dell’Italia, gli stipendi saranno più bassi, in altri come quello della Spagna, più alti. Il principio che abbiamo voluto far passare - ha sottolineato Romer - è quello che allo stesso lavoro corrisponda lo stesso stipendio".
monica.diamanti@ansa.it
Il presidente della Repubblica invita a un "ampio consenso" sulla legge per il voto
E implicitamente si schiera per le preferenze e l’abbassamento delle soglie
Europee, interviene Napolitano
"Non comprimere il pluralismo"
Le parole del Quirinale salutate con soddisfazione da tutte le opposizioni
Ma il Pdl scarica la colpa del mancato confronto al centrosinistra
ROMA - Il Quirinale fa sentire la sua voce nel dibattito in corso sulla riforma elettorale in vista delle elezioni europee della prossima primavera. Con misura e istituzionale, ma anche con estrema chiarezza, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano fa capire come il suo favore vada verso un sistema che garantisca agli elettori la possibilità di esprimere le loro preferenze sulla scheda, senza penalizzare le minoranze con soglie di sbarramento eccessivamente alte.
La questione del metodo. Un risultato al quale bisogna arrivare però attraverso un confronto tra maggioranza e opposizione. Perché se le simpatie del Capo dello Stato sono per un sistema che tuteli le minoranze senza prevedere liste bloccate, ancora più importante è agli occhi del Quirinale il principio del dialogo tra parti politiche quando in ballo ci sono leggi fondamentali come quella elettorale.
Invito al confronto. "Ribadisco la convinzione, già espressa in precedenti occasioni, che quando si tratti di modificare regole tra le più importanti della competizione democratica quali sono quelle dei sistemi elettorali sia da ricercarsi un ampio consenso in Parlamento", ha ammonito il presidente della Repubblica. Tanto più che "modifiche in questo campo - ha osservato ancora il capo dello Stato - sono state largamente riconosciute in questi anni come opportune e mature; ed è stata riscontrata, nel recente passato, una preoccupazione condivisa circa l’esigenza di stabilire un più diretto legame tra gli eletti e i territori rappresentati e di garantire un effettivo intervento dei cittadini-elettori nella scelta dei loro rappresentanti".
Il valore del pluralismo. Nel corso dell’incontro con i rappresentanti di varie forze politiche riunite nel "Comitato per la Democrazia", Napolitano ha sottolineato anche la necessità di "non comprimere il pluralismo politico in quelle che sono sue significative espressioni, pur introducendosi disposizioni volte ad evitare eccessi estremi di frammentazione nella rappresentanza dell’Italia all’assemblea di Strasburgo".
Il ruolo del Parlamento. Due lance chiaramente spezzate quindi verso la necessità di lasciare la possibilità di indicare le preferenze sulla scheda e di non alzare lo soglia di sbarramento. "C’è da augurarsi che tali esigenze - ha scritto Napolitano - formino oggetto di adeguata attenzione nel corso della discussione parlamentare sulle norme per l’elezione dei deputati italiani al parlamento europeo". "Sono convinto - ha concluso il presidente - che la discussione in Parlamento possa essere aperta, senza rigidità, ad ogni proposta costruttiva".
Il plauso del Pd. Parole, quelle pronunciate dal capo dello Stato, salutate con soddisfazione da tutte le opposizioni. "Esprimiamo grande apprezzamento - ha commentato la capogruppo del Pd nella commissione Affari costituzionali della Camera, Sesa Amici - per le parole chiare ed univoche del capo dello Stato sulla necessità di salvaguardare il pluralismo politico, di stabilire un più diretto legame tra gli eletti e i territori rappresentati, di garantire un effettivo intervento dei cittadini elettori nella scelta dei loro rappresentanti nelle sedi parlamentari e di ricercare un ampio consenso in Parlamento". "Questi - ha aggiunto - sono anche i punti cardine della proposta del Pd di modifica della legge elettorale europea che abbiamo sottoposto all’attenzione della maggioranza attraverso numerosi emendamenti per la salvaguardare le preferenze e per introdurre una quota di sbarramento al 3%".
"Non basta applaudire". Un plauso al Quirinale è arrivato anche dal leader dell’Udc Pier Ferdinando Casini. "Le parole del capo dello Stato - ha sottolineato - sono molto importanti e spero che, per una volta, non vengano solo formalmente applaudite, ma anche seguite concretamente". "In Parlamento - ha continuato - ci sono margini per poter trovare una soluzione di compromesso realistico che salvaguardi il pluralismo, ma che soprattutto permetta ai cittadini di poter direttamente eleggere i propri rappresentanti. Questa è una battaglia di libertà".
Di Pietro: "Berlusconi ascolti". Rilancia il messaggio di Napolitano anche il leader dell’Italia dei valori Antonio Di Pietro. "Ci auguriamo che il governo e Berlusconi, se non ascoltano i cittadini che fanno sciopero e non ascoltano l’opposizione che in Parlamento è stata zittita, ascolti almeno il capo dello Stato", ha affermato Di Pietro. "In uno stato di diritto, in un Paese democratico - ha detto ancora - se il capo dello Stato dice che bisogna dare la possibilità ai cittadini di scegliere chi mandare in Parlamento, almeno questo lo si faccia".
Il Pdl dà la colpa all’opposizione. Accoglie positivamente il richiamo del Quirinale anche il Pdl, che scarica però sulle opposizioni la responsabilità della mancanza di confronto sulla legge elettorale. "Le parole di Napolitano sono sempre sagge - ha sottolineato il vicepresidente dei deputati del Pdl alla Camera Italo Bocchino -. Noi abbiamo offerto all’opposizione una riforma che vuole evitare la frammentazione. Attendiamo dal centrosinistra segnali di responsabilità e di disponibilità, se non ci saranno la maggioranza ha il dovere di fare la maggioranza". "Le preferenze - ha detto ancora - in Italia le ha abolite per primo il centrosinistra nelle elezioni per la regione Toscana e il centrosinistra sa bene che in Europa siamo l’unico paese tra i grandi e i medi a conservarle. Questo è il motivo per cui vogliamo eliminarle e anche per qualificare ancor di più la nostra rappresentanza al Parlamento europeo".
TESTO DELLA RIFOMA ELETTORALE: Ddl CAMERA 22-A
* la Repubblica, 28 ottobre 2008
LEGGE ELETTORALE: CESA, BERLUSCONI FALSIFICA LA REALTA’
Roma, 28 ott. (Adnkronos) - "Sulla legge elettorale europea Berlusconi falsifica la realta’, nonostante centinaia di amministratori del Pdl abbiano sottoscritto gli ordini del giorno a favore della preferenza". Lo sottolinea il segretario dell’Udc, Lorenzo Cesa, che aggiunge: "non c’e’ nessuna chiusura nell’opposizione, ma solo voglia di dialogo: chi si dimostra sordo a ogni ipotesi di lavoro comune e’ proprio il Presidente del Consiglio. Non e’ possibile falsificare la realta’ in questo modo. Immagino, poi, la schiera di professionisti che mandera’ al Parlamento Europeo.... Siamo al delirio", conclude Cesa.