Al Consiglio dei Ministri di venerdì prossimo sarà approvato il provvedimento che istituisce ’’il reato penale per gli imbrattatori dei muri’’. Lo ha riferito il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel suo intervento al Consiglio della Confcommercio.
Cassonetti dati alle fiamme o divelti, muri imbrattati, autobus e metro terreno di conquista di writers e graffitari, verde pubblico deturpato: costo per lo Stato, ogni anno, più di 5 milioni di euro. Ma non tutti sono vandali. Alcuni sono veri e propri artisti. E anche per loro, i campioni dell"aerosol art", gli "artisti" con la bomboletta spray, sono in arrivo tempi duri [...]
[...] Cosa è successo all’Italia? Niente, non è successo niente?! Semplicemente, il nome Italia è stato ingabbiato dentro il nome di un solo PARTITO e noi, cittadini e cittadine d’ITALIA, siamo diventati tutti e tutte cret... ini e cret..ine. Epimenide il cretese dice: "Tutti i cretesi mentono". E, tutti i cretini e tutte le cretine di ’Creta’, sono caduti e cadute nella trappola del Mentitore.... e, imbambolati e imbambolate come sono, si divertono persino. Di chi la responsabilità maggiore?! Di noi stessi - tutti e tutte!
Le macchine da guerra mediatica funzionano a pieno regime. Altro che follia!: è logica di devastazione e presa del potere. La regola di funzionamento è l’antinomia politico-istituzionale del mentitore ("io mento") [...]
Il premier: "Il provvedimento sarà approvato forse già venerdì"
Sette disegni di legge: carcere fino a 2 anni se passa la più severa
Berlusconi contro i "writers"
"Reato penale imbrattare i muri" *
ROMA - Al Consiglio dei Ministri di venerdì prossimo sarà approvato il provvedimento che istituisce ’’il reato penale per gli imbrattatori dei muri’’. Lo ha riferito il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, nel suo intervento al Consiglio della Confcommercio.
Cassonetti dati alle fiamme o divelti, muri imbrattati, autobus e metro terreno di conquista di writers e graffitari, verde pubblico deturpato: costo per lo Stato, ogni anno, più di 5 milioni di euro. Ma non tutti sono vandali. Alcuni sono veri e propri artisti. E anche per loro, i campioni dell"aerosol art", gli "artisti" con la bomboletta spray, sono in arrivo tempi duri.
Oltre al decreto annunciato da Berlusconi, all’esame delle commissioni parlamentari di Camera e Senato ci sono infatti sette proposte di legge. L’intento sarebbe quello di modificare l’articolo 639 del codice penale, prevedendo, come nel caso del testo depositato da Siegfried Brugger, presidente del gruppo Misto a Montecitorio, insieme ai colleghi delle minoranze linguistiche Rolando Nicco e Karl Zeller, fino a due anni di carcere, una multa fino a 5mila euro e l’obbligo di ripulire a proprie spese i beni deturpati.
Tre le proposte presentate al Senato, due dal Pdl (Giuseppe Valditara e Antonino Caruso) e una dalla senatrice Helga Thaler Ausserhofer del gruppo Udc-Svp. Quattro, invece, i progetti di legge depositati a Montecitorio: oltre a quella di Brugger all’esame del Parlamento ci sono anche le iniziative dei deputati del Pdl Riccardo De Corato e Giorgio Jannone e del parlamentare dell’Udc Angelo Compagnon.
L’articolo 639 del codice penale prevede già sanzioni contro i vandali, evidentemente considerate troppo lievi dal premier e dai firmatari delle proposte di legge a fronte di un fenomeno che sembra in crescita e che colpisce indiscriminatamente edifici pubblici e privati, monumenti, chiese, mezzi di trasporto, parchi pubblici.
Le proposte di legge mirano ad aumentare le pene. Tra le proposte più ’severe’ c’è sicuramente quella di cui è primo firmatario Brugger, che chiede la reclusione fino a 6 mesi e una multa da 500 a 1.500 euro per gli imbrattatori ’semplici’. Se poi la bomboletta spray si abbatte su edifici di interesse storico o artistico, allora il graffitaro rischia due anni di galera, una multa che può arrivare a 5mila euro e l’obbligo, anche in questo caso, di ripulire a proprie spese quanto deturpato.
* la Repubblica, 29 ottobre 2008
LA PAROLA RUBATA
Una lettera aperta all’ ITALIA (e un omaggio agli intellettuali: Gregory Bateson, Paul Watzlawick, Jacques Lacan, Elvio Fachinelli).
di Federico La Sala *
L’ITALIA GIA’ DA TEMPO IN-TRAPPOLA-TA.................e noi - alla deriva - continuiamo a ’dormire’ , alla grande! "IO STO MENTENDO": UNA LETTERA APERTA SULL’USO E ABUSO ISTITUZIONALE DELL’ "ANTINOMIA DEL MENTITORE".
Cara ITALIA
MI AUGURO CHE LE GIUNGA DA LONTANO IL MIO URLO: ITALIA, ITALIA, ITALIA, ITALIA, ITALIA, ITALIA, ITALIA! IL NOME ITALIA E’ STATO IN-GABBIA-TO NEL NOME DI UN SOLO PARTITO....E I CITTADINI E LE CITTADINE D’ITALIA ANCHE!!!
NON E’ LECITO CHE UN PARTITO FACCIA PROPRIO IL NOME DELLA CASA DI TUTTI I CITTADINI E DI TUTTE LE CITTADINE! FERMI IL GIOCO! APRA LA DISCUSSIONE SU QUESTO NODO ALLA GOLA DELLA NOSTRA VITA POLITICA E CULTURALE! NE VA DELLA NOSTRA STESSA IDENTITA’ E DIGNITA’ DI UOMINI E DONNE D’ITALIA!
Cosa sta succedendo in Italia? Cosa è successo all’Italia? Niente, non è successo niente?! Semplicemente, il nome Italia è stato ingabbiato dentro il nome di un solo PARTITO e noi, cittadini e cittadine d’ITALIA, siamo diventati tutti e tutte cret... ini e cret..ine. Epimenide il cretese dice: "Tutti i cretesi mentono". E, tutti i cretini e tutte le cretine di ’Creta’, sono caduti e cadute nella trappola del Mentitore.... e, imbambolati e imbambolate come sono, si divertono persino. Di chi la responsabilità maggiore?! Di noi stessi - tutti e tutte!
Le macchine da guerra mediatica funzionano a pieno regime. Altro che follia!: è logica di devastazione e presa del potere. La regola di funzionamento è l’antinomia politico-istituzionale del mentitore ("io mento"). Per posizione oggettiva e formale, non tanto e solo per coscienza personale, chi sta agendo attualmente da Presidente del Consiglio della nostra Repubblica non può non agire che così: dire e contraddire nello stesso tempo, confondere tutte le ’carte’ e ’giocare’ a tutti i livelli contemporaneamente da presidente della repubblica di (Forza) Italia e da presidente del consiglio di (Forza) Italia, sì da confondere tutto e tutti e tutte... e assicurare a se stesso consenso e potere incontrastato.
Se è vero - come ha detto qualcuno - che "considerare la politica come un’impresa pubblicitaria [trad.: un’impresa privata che mira a conquistare e occupare tutta l’opinione pubblica, fls] è un problema che riguarda tutto l’Occidente"(U. Eco), noi, in quanto cittadini e cittadine d’Italia, abbiamo il problema del problema, all’ennesima potenza e all’o.d.g.! E, per questo e su questo, sarebbe bene, utile e urgentissimo, che chi ha gli strumenti politici e giuridici (oltre che intellettuali, per togliere l’uso e l’abuso politico-istituzionale dell’antinomia del mentitore) decidesse quanto prima ... e non quando non c’è (o non ci sarà) più nulla da fare. Se abbiamo sbagliato - tutti e tutte, corriamo ai ripari. Prima che sia troppo tardi!!!
ITALIA! La questione del NOME racchiude tutti i problemi: appropriazione indebita, conflitto di interessi, abuso e presa di potere... in crescendo! Sonnambuli, ir-responsabili e conniventi, tutti e tutte (sia come persone sia come Istituzioni), ci siamo fatti rubare la parola-chiave della nostra identità e della nostra casa, e il ladro e il mentitore ora le sta contemporaneamente e allegramente negando e devastando e così, giocati tutti e tutte, ci sta portando dove voleva e vuole ... non solo alla guerra ma anche alla morte culturale, civile, economico-sociale e istituzionale! Il presidente di Forza Italia non è ...Ulisse e noi non siamo ... Troiani.
Non si può e non possiamo tollerare che il nome ITALIA sia di un solo partito... è la fine e la morte della stessa ITALIA!
La situazione politica ormai non è più riconducibile all’interno del ’gioco’ democratico e a un vivace e normale confronto fra i due poli, quello della maggioranza e quello della minoranza. Da tempo, purtroppo, siamo già fuori dall’orizzonte democratico! Il gioco è truccato! Cerchiamo di fermare il ’gioco’ e di ristabilire le regole della nostra Costituzione, della nostra Legge e della nostra Giustizia. Ristabiliamo e rifondiamo le regole della democrazia.
E siccome la cosa non riguarda solo l’Italia, ma tutto l’Occidente (e non solo), cerchiamo di non andare al macello e distruggerci a vicenda, ma di andare avanti .... e di venir fuori da questa devastante e catastrofica crisi. Io, da semplice cittadino di una ’vecchia’ Italia, penso che la logica della democrazia sia incompatibile con quella dei figli di "dio" e "mammasantissima" che si credono nello stesso tempo "dio, papa, e re" (non si sottovaluti la cosa: la questione è epocale e radicale, antropologica, teologica e politica - e riguarda anche le religioni e la stessa Chiesa cattolica) si danno da fare per occupare e devastare le Istituzioni! Non si può tornare indietro e dobbiamo andare avanti.... laici, cattolici, destra, sinistra, cittadini e cittadine - tutti e tutte, uomini e donne di buona volontà.
Allora facciamo che il gioco venga fermato e ... e che si apra il più ampio e diffuso dibattito politico e culturale - si ridia fiducia e coraggio all’ITALIA, e a tutti gli Italiani e a tutte le Italiane. E restituiamo il nome e la dignità all’ITALIA: a noi stessi e a noi stesse - in Italia e nel mondo...... cittadini e cittadine della Repubblica democratica d’Italia. Un semplice cittadino della nostra bella ITALIA!
Federico La Sala
* IL DIALOGO, Mercoledì, 05 aprile 2006
ANSA» 2008-10-31 12:07
Graffiti: misure in emendamento a ddl sicurezza
ROMA - Non è stato approvato oggi dal Consiglio di ministri il provvedimento contro i writers, che inizialmente doveva essere contenuto nel decreto sui rifiuti.
Le misure, ha spiegato il ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo, saranno contenute in un emendamento al disegno di legge sulla sicurezza.
Gelli: il nuovo capo della P2? «Il mio erede è Berlusconi»
Per il "gran maestro" un programma tv
Adesso ha un programma tutto suo su Odeon tv e sfrutta la rinnovata ribalta per passare il testimone. Licio Gelli, capo della loggia massonica P2, non ha dubbi: per l’attuazione del Piano di Rinascita democratica della P2, «l’unico che può andare avanti è Berlusconi». L’investitura arriva durante la conferenza stampa di presentazione di Venerabile Italia, il programma che Gelli condurrà sull’emittente tv: «L’unico che può andare avanti è Berlusconi: non perché era iscritto alla P2, ma perché ha la tempra del grande uomo che ha saputo fare, anche se ora mostra un po’ di debolezza perché non si avvale della maggioranza parlamentare che ha».
Sembra una barzelletta. Invece è una vergogna. Soprattutto perché a Gelli viene regalata una tribuna tutta per sé. Il tema del programma sarà la storia d’Italia. Il capo della loggia massonica P2 racconterà la sua versione, magari sulla strage di Bologna, per cui è stato condannato per depistaggio. O sulla repubblica di Salò a cui aderì, o su Gladio, o su qualsiasi delle pagine grigie (se non nere) dalla storia del nostro paese a cui Gelli è legato.Il programma ha già degli ospiti, Anche questi poco fantasiosi: per la prima puntata Giulio Andreotti, Marcello Veneziani e Marcello Dell’Utri. Si parlerà di fascismo.
Forse, per chiarire il contesto, è utile ricordare la sua fedina penale. Licio Gelli è stato condannato con sentenza definitiva per i seguenti reati: procacciamento di notizie contenenti segreti di Stato, calunnia nei confronti dei magistrati milanesi Colombo, Turone e Viola, tentativi di depistaggio delle indagini sulla strage alla stazione di Bologna e Bancarotta fraudolenta (per il fallimento del Banco Ambrosiano è stato condannato a 12 anni). Se lui considera Berlusconi il suo erede più credibile non abbiamo troppo di che stare tranquilli. Anche perché, come se non bastasse quello che sta facendo, Gelli dà anche consigli al suo “figliol prodigo”: «Se uno ha la maggioranza deve usarla, senza interessarsi della minoranza. Non mi interessa la minoranza, che non deve scendere in piazza, non deve fare assenteismo, e non ci devono essere offese. Ci sono provvedimenti che non vengono presi perché sono impopolari, e invece andrebbero presi: bisogna affondare il bisturi o non si può guarire il malato».
* l’Unità, Pubblicato il: 31.10.08, Modificato il: 31.10.08 alle ore 17.33
Incontro con due graffitari milanesi
«La street art è pubblica,
vogliamo creare nella legalità»
Ivan Tresoldi: «Le istituzioni non ci ascoltano».
Pao Pao: «Io non imbratto, decoro» *
MILANO - Per il governo sono diventati anche loro una priorità, tanto che l’esecutivo si appresta a rendere più difficile la vita ai writers. Loro, del resto, non hanno mai goduto di buona reputazione negli ambienti politici. Colpa forse di una certa inflazione che vede all’opera nelle strade sia quelli che potrebbero tranquillamente essere considerati artisti (non a caso, forse, ci fu la presa di posizione di Vittorio Sgarbi in difesa dei graffiti del centro sociale Leoncavallo) sia un esercito di giovani (e meno giovani) che armati di bomboletta spray si limitano a riempire muri e saracinesche di scarabocchi incomprensibili alla maggior parte delle persone. È il loro logo, la loro firma stilizzata, un modo per dire semplicemente: io sono stato qui. Qualcosa, insomma, che di artistico ha davvero poco.
TRA ARTE E PROFESSIONE - Siamo andati ad incontrare due tra i più noti graffitari milanesi, Ivan Tresoldi, 27 anni; e Pao Pao, 30 anni, ormai veterano del settore, famoso per lo stile inconfondibile con cui trasforma i panettoni di cemento messi a protezione di piste ciclabili e isole pedonali in pinguini stilizzati e sorridenti. Abbiamo trascorso una giornata con loro e li abbiamo visti all’opera. «Non sono wrtiter e nemmeno un graffitaro - tiene a precisare Ivan Tresoldi -. La mia casa è la strada, sono nato lo stesso giorno in cui è nato Bob Marley e hanno sparato al Papa. Noi artisti di strada, non abbiamo conflittualità con nessuno. Siamo per la non belligeranza». Eppure il loro passaggio non sempre viene salutato con favore dalle istituzioni e dai cittadini. In particolare, i proprietari dei muri su cui si cimentano a colpi di bomboletta spray o pennerelli indelebili. Ma non sempre è così. Qualche volta i loro lavori arrivano su commissione. «Lavoriamo a progetti condivisi - spiega Tresoldi - ci chiamano anche grandi aziende». Una passione che diventa arte e professione. «Abbiamo fondato Art Kichken e siamo un gruppo di quattro persone che si occupano di mostre, artisti, eventi culturali, con il fine di diffondere l’arte. Una delle nostre missioni è quella di valorizzare al meglio le città con il decoro urbano».
POESIA POPOLARE - Il loro ideale sarebbe creare nella legalità. «Abbiamo proposto progetti al comune, chiedendo spazi su cui lavorare e la risposta sono state solo delle chiacchiere - racconta Ivan -. Noi pensiamo che la street art sia pubblica. Io, Bros e tutti gli altri writers più o meno noti proveniamo dalla strada. Le nostre ribalte sono quelle non convenzionali : i luoghi non deputati come musei o gallerie. Ci sentiamo etnocentrici e non referenziali. E siamo i figli diretti della pop art americana. Stesso embrione. In questo Paese di santi, poeti e navigatori noi portiamo una poesia popolare, così come faceva Pasolini che parlava alla gente. Noi non siamo nei salotti».
LA PRIMA FRASE - Ivan ha iniziato il suo percorso scrivendo sulle saracinesche dei box auto per le strade nel 2003. La sua "poesia d’assalto" doveva per forza uscire dai fogli. E così un bel giorno, ha rotto il ghiaccio nella notte, in una Milano avvolta dalla pioggia. «Ho iniziato a scrivere sui muri, lavorando sulle emozioni delle parole - riprende Ivan - con lo scopo di essere letto e capito da tutti. Non posso dimenticare la prima frase scritta su un muro illegalmente: NOI CHE SI REMA CONTRO LA NOTTE..»
CONFRONTO - Ma in queste ore l’obiettivo del governo è quello di porre un freno al fenomeno. E questo proposito, caldeggiato in maniera particolare dallo stesso premier Silvio Berlusconi, è giunto ovviamente anche alle loro orecchie. «Io non mi nascondo, l’arte è pubblica. Tutti i ragazzini che escono con le bombolette spray e lasciano una tag o scrivono, sono figli della borghesia. Il fenomeno è massificato perché si sente il profumo della trasgressione. E non sono d’accordo con le dichiarazioni di Berlusconi, perché reprimere è un reato. Più volte abbiamo chiesto il confronto con le istituzioni. Ma a Milano, solo Sgarbi ci ha capito. Il problema per le istituzioni è quello di legittimare la controcultura di cui noi siamo portatori».
LA LETTERA - Sicuramente manca una coscienza culturale per comprendere il confine tra lecito e illecito, che spesso può apparire molto incerto. «Non dimenticherò mai una signora anziana di Milano che mi ha scritto una email chiedendomi dopo la cancellazione di una mia poesia, di colorare con le mie frasi i muri o i parapetti senza anima». « Ivan, torna - mi ha scritto quella donna -, la tua poesia mi manca. Dal settimo piano quando mi affacciavo alla finestra le giornate mi sembravano più luminose».
PINGUINI - Ma anche Pao Pao da tempo è finito sotto i riflettori con il suo celebre pinguino nato per caso. Colpa di una libera associazione di idee. Pao Pao, 30 anni, con la barba incolta e l’aria stralunata, si è distinto per aver disegnato animali senz’autorizzazione. Molte le multe, da lui contestate perché «decoravo, non imbrattavo». Ma questa è una favola che farebbe invidia anche ad Ameliè, quella del film. Pao, ex fonico con passato da archivista per Dario Fo e Franca Rame - nel loro archivio multimediale - ha lasciato il teatro, quando ancora era un macchinista alle prime armi per dedicarsi all’arte. Il suo cammino è iniziato con i pinguini stilizzati, ricavati da un fumetto molto goffo. E dal 2001, in un solo anno ha dipinto qualcosa come 100 paracarri. E ha pensato di strappare la città dal grigio con lo spray. Con la passione che è diventata un lavoro. Ma ancora oggi dopo essersi fatto un nome, esce di casa con le sue bombolette spray per dire al mondo che la street art non è vandalismo, ma in taluni casi creatività come la sua. «Imbrattare, significa sporcare e rovinare - dice Pao Pao -. La street art non rovina e non imbratta, ha una sua etica. Se mai abbellisce la città. O cerca di farlo. Perché ha un suo concetto dello spazio pubblico.»
A VISO SCOPERTO - Poco più tardi, usciamo insieme a Pao Pao per dipingere un pinguino sul paracarro. E’ un via vai di saluti, nessuno si oppone. Molti curiosi si fermano a guardarlo ammirati. «Non ho il culto della illegalità, - prosegue dopo la performance Pao Pao -. Lavoro a viso scoperto: di giorno, di notte, perché solo gli elementi di rottura portano i veri confronti sociali. Io non ho niente da nascondere. E non mi ritengo un vandalo. Non ho mai imbratto i muri. Ho sempre scelto i paracarri, i muri di periferia, o i muri di vecchie fabbriche, oppure i luoghi grigi sen’anima. Perché l’anima cerco di trasmetterla io».
Ambra Craighero
* Corriere della Sera, 30 ottobre 2008(ultima modifica: 01 novembre 2008)