Riforme

Legittima difesa. Quale riforma? Vincenzo Tiano fa una breve analisi.

giovedì 2 febbraio 2006.
 

"Occhio per occhio, dente per dente". Era una forma di giustizia rozza, ma pur sempre giustizia. In essa è chiaro il principio di proporzione tra offesa e vendetta. Se una persona mi feriva una mano, io potevo ferirgli la sua; se mi toglieva la vita, la sua poteva essere tolta. Una giustizia, fondata sulla vendetta, ma rispettosa quanto meno della ragionevolezza. Addirittura di questa manca la recente riforma sulla legittima difesa che consente, nel domicilio, di difendersi senza limiti, cioè in maniera sproporzionata. La nuova formulazione dell’articolo 52 del codice penale, difatti, in materia di diritto all’autotutela in un privato domicilio autorizza il ricorso ad un’arma legittimamente detenuta o altro mezzo idoneo al fine di difendere : a) la propria o altrui incolumità ; b) i beni propri o altrui, quando non vi è desistenza e vi è pericolo d’aggressione. Tale disposizione si applica anche all’interno di ogni altro luogo ove venga esercitata un’attività commerciale, professionale o imprenditoriale. La materia penale, che per la sua delicatezza è affidata al solo procedimento legislativo, risultando il più idoneo alle esigenze di garanzia del cittadino, sembra negli ultimi anni oggetto di riforme affrettate, precipitose e espressione di una sola parte politica. Sugli interventi sembra diminuire l’effettivo controllo delle minoranze e le modalità di ponderazione. Il diritto perde così scientificità, per accontentare le pressioni partitiche e alleviare i malumori e le insofferenze di parti di società. Mi chiedo: si può annullare la regola millenaria della proporzione per risolvere le eccezioni (le difese non proporzionate ma che rispondono a giustizia)? Si passa, a mio avviso, da un eccesso ad un altro. Prima, colui che subiva un’ offesa rischiava la galera, se non era cauto nella difesa. O per eccesso colposo o per omicidio volontario. Da non tralasciare il fatto che i giudici in alcuni casi problematici hanno ammesso la legittima difesa ma nella variante putativa. Ora, secondo la riforma ciascuno in casa propria è padrone della vita dell’altro. Infatti è sufficiente che il proprietario senta minacciata la propria vita o i propri beni per poter impugnare la lupara e esplodere dei colpi mortali. E’ ragionevole tutto ciò? Si dice: cresce la sicurezza. Sarà vero ma l’umanità va a farsi benedire. Occorre che le riforme siano fatte con serietà, perizia, previsione di tutte le conseguenze. Bisogna che si consultino gli esperti e si tenga conto della dottrina. I professori universitari, peraltro, vengono pagati per questo. La loro speculazione dovrebbe essere seguita dal legislatore, affinché non degradi a mero esercizio accademico. E’ doveroso tutelare la gente onesta e garantire la sicurezza, ma con cautela e interventi eccezionali e circoscritti. Per condurre ad equità un sistema che, nell’applicazione concreta, ha mostrato carenze e creato paradossi, come quelli dei gioiellieri che pagano per essersi difesi. Anche la Chiesa si faccia sentire. Il diritto alla vita del ladro vale di meno di quello dell’uomo onesto? La vita di un delinquente è meno importante della vita dell’embrione? Il diritto di proprietà è superiore al dono della vita? Il giudizio di proporzione aveva ad oggetto il rapporto di valore tra i beni in conflitto. Sottolinei il bene vita come supremo. Pochi giorni fa all’esame di Diritto Penale il caso ha voluto che mi si chiedesse cosa pensassi della riforma sulla legittima difesa. Ho risposto a mo’ di scherzo: "Prima che io vi dica la mia opinione sarebbe curioso chiederlo al Canestrari. Credo sia un po’ arrabbiato. A lezione per quasi tutte le norme di parte generale diceva: si auspica una pronta riforma. La legittima difesa era l’unica cosa che gli andava bene e gliel’hanno cambiata!". E’ seguita una gradita risata.

Vincenzo Tiano


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