Una sconvolgente inchiesta di Biagio Simonetta sulle pagine del Quotidiano della Calabria

Crotone: viaggio nelle periferie scaricate

Lampanaro: il quartiere del Cic, della fosforite e degli ammalati di cancro
mercoledì 22 aprile 2009.
 

di BIAGIO SIMONETTA

CROTONE - Un berretto della Juventus gli nasconde i danni della chemio. Il carrello s’è incastrato. Non ne vuole sapere di entrare nelle guide. Luigino ci mette tutta la forza che ha dentro. Guarda, poi sorride. Ha otto anni.

Un sabato senza scuola, per seguire mamma. Il centro commerciale, la spesa. Le caramelle aperte in fretta che sbucano dalla tasca della tuta.

Papà è al lavoro. In mare. Stava a “Pertusola Sud” prima del fallimento. Prima dello scandalo.

«Si è ammalato tre anni fa. Carcinoma polmonare. Siamo in cura a Bologna, al Sant’Orsola. Ce la farà?». E’ quasi un lamento quello della madre del piccolo. Occhi neri, sulla quarantina. Ha i colori di questa terra. Lei pulisce scale durante la settimana. Uffici, abitazioni. «Quello che capita».

Per curare Luigino i soldi non bastano mai, ci si arrangia. L’Emilia è lontana. L’Emilia è la terra della Bonatti, impresa di costruzioni che il pm Bruni ha nel mirino per la storia dei rifiuti tossici.

Il bambino, nonostante il male, mostra volontà. Reagisce. Fissa gli anelli. Cerca di sfilarne uno. E’ bello poterglielo regalare. E’ felice. Se lo infila al pollice destro, stringendo il pugno per non farlo cadere. Poi alza il braccio quasi scheletrico, come ad esultare. Sorride, Luigino. «Forza Juve». E va via.

Il cielo su Crotone regala nubi a sprazzi. Pioggia pigra. Passovecchio te lo trovi all’ingresso della città, se vieni da Nord. Da una parte il centro commerciale, dall’altra quel che resta della zona industriale. Pertusola, rifiuti, Montedison, un banco della frutta coi cartelli inzuppati. Il mare nascosto da zone morte. Cemento inutile. Radioattività.

Mentre le fabbriche chiudevano, i signori degli ipermercati inauguravano nuove strutture, qui. I crotonesi ci passano pomeriggi interi, calpestando suolo sospetto, affascinati da tecnologia a basso costo. La disoccupazione non si riflette granché sulle file alle casse. Le finanziarie avanzano come mostri. Puoi permetterti tutto, a rate.

Crotone, la città del Cic. Il famigerato Conglomerato idraulico catalizzato. Materiale duro, che riempie. Diciotto siti, da queste parti, sono stati sequestrati nell’ambito dell’inchiesta Black Mountains, coordinata dal pm Pierpaolo Bruni, perché costruiti con materiale pericoloso. Rifiuti tossici sin dalle fondamenta. Trecentocinquantamila tonnellate di orrore. Materiali come il Cic, appunto. Scuole, uffici, case. La questura. Luigino, fino a qualche anno fa, correva nel grigio pallido della periferia. Periferia, come Lampanaro, quartiere che si affida alla volontà di Dio ogni volta che piove.

Ci si arriva uscendo a Crotonte Sud. Sì, perché a Sud si sta sempre peggio. Anche a Crotone.

Più in là c’è un aeroporto non operativo da mesi. Poi Isola Capo Rizzuto, la terra degli Arena. Dei bazooka. A Lampanaro un camion dell’Arpacal regala speranze. Il quartiere è costruito in modo preciso. Le strutture sembrano un invito all’autoghettizzazione. Le geometrie ricordano un po’ Scampia, le vele.

Edilizia popolare, piastrelle consumate. Carceri. Parabole puntate a est. Una per ogni balcone. Centocinquanta antenne. Sotto quelle case ci sarebbero gli scarti di Pertusola. Il male. La gente è preoccupata. Ma non è scesa in piazza. C’è rassegnazione fra queste mura. Come se la vita fosse grazia ricevuta e basta. Niente indignazione, niente sogni. Fra i residenti, però, si respira aria di solidarietà. Valori antichi. Bene.

Nel bel centro del quartiere c’è un campo d’erba sintetica. Quella vera trova fatica a crescere, da queste parti. E’ chiuso. Sigillato. C’erano le carte del sequestro attaccate alle reti. I bambini le hanno strappate, come per cancellare una realtà che ferisce, indebolisce. Annienta.

Fino a qualche anno fa tiravano calci al pallone, sognavano di diventare come il “cobra”, Andrea Deflorio, il bomber del Crotone più glorioso. Gli anni della B. Gli anni di Vrenna.

Tre ragazzi portano delle pedane scassate sopra una cariola malconcia. Occhi vispi. Maliziosi quanto basta. «Per caso ci hai fatto una fotografia? No, pecchì u’ sa cchi vrigogna. U’ vì cu’ simu ridutti male». Quella legna la stanno raccogliendo per il falò di Santa Lucia, e sembrano increduli quando si accorgono che la loro tradizione non è universale. Santa Lucia, la santa della vista, in un posto dove tutto è invisibile. O è troppo evidente.

Alla domanda se i rifiuti ci sono, la risposta è secca. Poche esitazioni. «E allora no?».

A Lampanaro i casi di cancro sono tanti. Metastasi e dolori. Chemioterapia diffusa. Bambini, giovani, anziani. Casi disperati. Sogni infranti.

Pantaleone Clausi è a capo di un comitato che si occupa dei guai del quartiere. La signora del chiosco lo avvisa, lui scende. Vuole raccontare. Parliamo in mezzo alla piazza, mentre finestre sempre più curiose ci circondano. Più in là un gruppo di ragazzi urla, scherzoso. Preparano il weekend, magari a Isola, in discoteca.

«Ogni volta che piove qua è un casino», racconta Pantaleone. «Adesso stanno anche costruendo altre strutture. C’è di mezzo la Provincia. E qui le cose sono peggiorate, l’acqua arriva dappertutto. Guarda! Guarda ’sto tombino: ti sembra l’altezza giusta per un tubo questa?».

Lampanaro è un posto a sé. La città è distante. Dall’altra parte c’è Fondo Gesù, altro quartiere scaricato della città di Pitagora. Pantaleone lo indica col dito, chiudendo un cerchio che pare voler racchiudere l’inferno. E i rifiuti? «Dicono che ci sono. Ci devono spiegare bene cosa c’è sotto ai nostri piedi. L’incidenza di tumori, qui, è alta. I miei genitori sono deceduti entrambi per cancro. Ma qua ci sono bambini malati, ragazzi. Spesso gli adolescenti si ritrovano delle macchie sul petto, pruriti, asma. Non vogliamo creare allarmismo, ma è giusto che ci dicano dove abitiamo. Qui si sta male. E nessuno fa niente».

Comincia a spirare un brutto vento. E’ ora d’andare. Su Crotone è in arrivo un temporale. A Lampanaro incrociano le dita. Abbandonando la città sulla sinistra riappare il centro commerciale di qualche ora prima. Quello del carrello, di Luigino. Ce la farà? Il suo pugno teso con l’anello da grandi è un flash incancellabile. «Forza Juve». Lampanaro è già lontano.

già pubblicato su Il Quotidiano della Calabria del 16 novembre 2008

questo articolo lo trovi anche su www.ndrangheta.it


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