Antipolitica

Calabria, Abbazia florense: San Giovanni in Fiore, cronaca d’un consiglio comunale da non dimenticare

venerdì 17 luglio 2009.
 

Afa, una gigantografia in memoria della tragedia di Monongah, timori. “Count down” luminoso “allo scopo di tenere il tempo”, per il presidente Franca Migliarese Caputi (Pd). Previsto alle ore 18 del 13 luglio, il consiglio comunale sul restauro dell’Abbazia florense, su una nuova discarica, una variazione di bilancio, l’ospedale civile e la revoca d’un suolo per il canile, è iniziato alle 19. Insulti, tensione, espressioni triviali. Dai banchi e dalla platea.

Pubblico numeroso: disoccupati, donne, ragazzi e un operaio rientrato dalla Svizzera, Salvatore Frijo, noto a Gian Antonio Stella, autore di “L’Orda”, bestseller sull’emigrazione italiana. “I miei nipotini sono a Bologna con la famiglia, e io non passo più sotto le loro finestre. Mi distrugge vedere le tapparelle abbassate, sapere che non torneranno dove col sudore gli abbiamo costruito casa”. Ce lo ha scandito in lacrime, voce rotta.

Dopo il sequestro dell’Abbazia di Gioacchino da Fiore da parte della Procura di Cosenza, è arrivata la convocazione del consiglio (foto in alto, con barchette di carta su un banco dell’aula, ndr) sul monumento, da mesi richiesto dalla minoranza.

Ha introdotto l’assessore comunale al Bilancio Giuseppe Lammirato (Pd), ricordando che “il progetto di rifunzionalizzazione dell’Abbazia partì con una delibera di giunta del 1996” e lamentando “l’eccessiva burocrazia che investe ben tre soprintendenze”, per superare la quale il Comune vorrebbe dialogare con la Direzione regionale dei Beni culturali. Secondo Lammirato, “i problemi sono iniziati con gli scavi archeologici”.

Il consigliere d’opposizione Giovanni Greco (Socialisti di Zavettieri) ha sostenuto: “La vicenda del sequestro è dipesa, leggendo il dispositivo, se capisco bene di leggi, soltanto da una stretta dell’impresa appaltatrice e dei vertici della soprintendenza”. Ha detto che “l’Abbazia florense deve unire e non dividere”, anche per il gradimento del centro storico locale, registrato da un sondaggio. Per Greco, adesso è necessario istituire “una sorta di authority, interessando il presidente della Provincia di Cosenza Mario Oliverio (Pd), il deputato Franco Laratta (Pd) e il consigliere regionale Antonio Acri (Pd)”.

Il suo collega Marco Militerno (Vattimo per la città) ha chiesto le dimissioni del sindaco e la rimozione del responsabile del procedimento e dei tre direttori dei lavori, tutti indagati - figura nell’atto di sequestro della Procura di Cosenza - per danneggiamento, in cooperazione, al patrimonio archeologico, storico o artistico nazionale.

Antonio Barile (Pdl) - firmatario di un manifesto murale riassuntivo, insieme a Militerno, Luigi Astorino (Pdl), Franco Spina Iaconis (Movimento disoccupati), Angelo Gentile (Socialisti di Zavettieri), Italia dei Valori, il laboratorio culturale antimafia “la Voce di Fiore” e il Comitato pro Abbazia - ha ribadito le richieste dell’esponente vattimiano, aggiungendo che “i compensi dei direttori eccedono i 100.000 euro e andava dunque predisposto un bando di gara, pure per avere il meglio della qualità”. A giudizio di Barile, la vicenda è “emblematica di un sistema in cui gli incarichi per i lavori pubblici sarebbero assegnati solo a professionisti vicini ai partiti”.

Nella sua replica, Pierino Lopez (Sdi), assessore comunale al ramo, ha dichiarato che è in corso una campagna elettorale anticipata; ha accusato il deputato del Pdl Angela Napoli d’essere venuto a San Giovanni in Fiore (il 3 maggio scorso) per ragioni di propaganda. Con Napoli, Lopez assente, nell’occasione hanno dibattuto in pubblico, invitati dalla società civile, il sindaco Antonio Nicoletti (Sdi), Laratta, Luigi De Magistris e Gianni Vattimo (Italia dei Valori), lo stesso Barile e Fabio Madia di Azione Giovani. Per Laratta, sentito nel merito, “quell’iniziativa è stata utilissima e ha permesso di centrare l’attenzione sull’Abbazia florense”.

Annarita Pagliaro (Sdi), circa le dimissioni della giunta pretese da politica e società civile nel manifesto di sintesi sul restauro della chiesa, ha obiettato: “Sembra un po’ troppo che la maggioranza da parte lesa diventi carnefice, il mio partito è pronto da subito a scendere in piazza a protestare, anche con azioni eclatanti”.

Fin qui, la giunta di San Giovanni in Fiore ha scaricato sulle soprintendenze, in particolare la Bap di Cosenza, il cui dirigente, Stefano Gizzi, ha puntualizzato che il ripensamento sui riscaldamenti sotto il pavimento dell’Abbazia florense “è soltanto un dettaglio” e che il suo ufficio “ha sempre avuto a cuore la tutela del monumento”.

In un documento conseguente al sopralluogo del 12 giugno scorso (presenti Comune, direzione dei lavori, rup, impresa e soprintendenze), la Soprintendenza Bap (Sbap) di Cosenza ha scritto: “Si è ribadita la necessità e l’urgenza agli intervenuti di individuare le lavorazioni strettamente necessarie per mettere in sicurezza il monumento”. Nell’atto si legge di “un nuovo imprevisto quadro fessurativo al 2° piano dell’ala est per cause da stabilire e per i maggiori carichi messi in opera per il rifacimento della copertura”. Per la Sbap, “si reputa necessaria la verifica di stabilità delle murature lesionate (...). Subito dopo o contemporaneamente (da valutare da parte della Direzione Lavori) procedere alle opere necessarie”. Inequivocabile il parere sui danni: “Si sono individuati alcuni punti critici e opere eseguite in cantiere che hanno alterato la situazione statica e strutturale precedente ai lavori (...) e anche in conseguenza delle piogge torrenziali dei mesi scorsi”.

Dalle denunce dell’appaltatore Ati Lufraco di Rende (Cosenza), sulla sicurezza dell’edificio e l’assegnazione della progettazione e direzione dei lavori, sono partiti le verifiche degli organi competenti, appelli di intellettuali e politici nazionali bipartisan, i provvedimenti della magistratura e la richiesta di sospensione del finanziamento europeo avanzata dalla Regione Calabria.

Giovanni Mancina (Pd) ha sottolineato in consiglio comunale che “da tempo si sta denigrando San Giovanni in Fiore”.

Gabriele Piluso (Pd) ha dichiarato che “il compenso dei direttori dei lavori è inferiore a 100.000 euro”. Franco Talerico (Udc) ha chiesto: “Poiché informato, può esporre la vicenda il giornalista Morrone?”. Il sindaco ha ribattuto: “Non si tratta di un consiglio comunale aperto”.

In sostanza, a parere della maggioranza tutto è regolare e - lo ha scritto anche in un recente manifesto murale - c’è uno sciacallaggio ad opera di giustizialisti che tentano di speculare sull’Abbazia florense.

Gli esponenti del Pdl hanno abbandonato l’aula insieme a Spina, motivando la scelta con una “lunga interruzione del consiglio comunale da parte del presidente”. Hanno poi divulgato una nota sulla variazione di bilancio all’ordine del giorno, approvata, a loro avviso estremamente dannosa per le casse municipali.

Emiliano Morrone


IL COMMENTO

In un articolo su “il Crotonese” del 7 novembre 2005, d’un consiglio comunale scrivevamo: “Il grado di inciviltà raggiunto è stato assoluto”.

C’era la speranza che maggioranza e opposizione evitassero oscenità verbali e intemperanze, mai più dimenticando che la dialettica politica ha delle regole, che l’aula consiliare è tempio laico della democrazia. I tempi, da rimpiangere, di Tonino Straface (Dc) e Tonino Acri (Pci) erano diversi. In latino, il termine civitas indica ’città’ e la condizione di cittadino, il diritto di cittadinanza. Gli eletti rappresentano il popolo, danno l’esempio e non possono manifestare violenza.

Il dibattito politico deve essere fondato su fatti concreti, rispetto ai quali è giusto che le parti abbiano ed esprimano divergenze, anche con veemenza. Non è lecito, però, mancare di rispetto, scadere nella volgarità, profittare del diritto di parola solo per celebrare i graduati di partito.

Nel consiglio del 13 luglio scorso, pezzi di opposizione e maggioranza hanno offerto uno spettacolo indecoroso, nel linguaggio e nei comportamenti, dipeso pure da foga in platea e interruzioni del presidente, a volte di parte. In ogni caso, ci sono etica e buon senso, di là da disposizioni regolamentari e cronometri digitali che disciplinano gli interventi. Soprattutto, c’è un presidente, di norma garante neutrale, cui certo non mancano poteri specifici.

Quel pezzo del 2005 fu il tentativo di suggerire un metodo. La stampa non ha solo funzione di cronaca, lo ricordavano Montanelli e Biagi. Eppure, San Giovanni in Fiore (5 banche, 23 autosaloni, 10 macellerie), tenuto in piedi coi redditi minimi e svuotato da un’emigrazione alimentata e ignorata dalla “Casta”, non ha più capito che non c’è sviluppo senza politica, che va fatta anzitutto in consiglio comunale. Né ha voluto cogliere certi spunti dell’informazione.

Dal pubblico, nell’ultimo consiglio un’imprecazione agghiacciante: “Potissi carire l’abbazia!”. Questa, purtroppo, è realtà, ordinaria, sistematica. Non so quanto più rassicurante dei botti a Scampia, degli scippi a Bari, dell’uccisione, in Sicilia, della “povera” Graziella Campagna. Questo il contesto: un paesone di montagna che vive molto di assistenzialismo e favori; la capitale, forse europea, dell’emigrazione, in cui urbanistica selvaggia, dominio delle coscienze e attentati alla memoria e al patrimonio culturale hanno prodotto rassegnazione, pretese, rabbie.

Ora che Gioacchino è stato mortificato coi danni all’Abbazia florense, la maggioranza accusa “speculatori”, “giustizialisti”, chiede in astratto di conoscere la verità, pur avendo gli atti della vicenda. Si dice vittima.

La politica dovrà interrogarsi sullo stato delle cose, di cui il caso dell’Abbazia è sintesi emblematica. I disastri qui sono frutto di vecchie irresponsabilità, menefreghismo e ignoranza nei palazzi, malcelati col “giuoco delle parti”, il rinvio ai Berlusconi e Prodi. Occorre cambiare. Specie alle porte d’un federalismo che non concederà appello. In una Calabria causa dei suoi mali.

Emiliano Morrone

entrambi gli articoli sono stati già pubblicati su il Crotonese del 17 luglio 2009, a pag. 24

Materiali utili per capire bene la vicenda

-  Dormono sulla collina;

-  Gli intellettuali in difesa dell’Abbazia florense;

-  L’interrogazione parlamentare dell’on.le Angela Napoli;

-  La verità sull’affidamento dell’incarico di progettazione e direzione lavori;

-  Il grande silenzio;

-  La sintesi del convegno del 3 maggio 2009;

-  Il sequestro del monumento, la richiesta di sospensione del finanziamento e l’invito turistico a Barack Obama.


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