Religio

L’altra campana, rispetto a Federico La Sala: “Deus caritas est”: LA VOCE DEL SILENZIO - di Franco Laratta

sabato 4 febbraio 2006.
 

già su il Quotidiano della Calabria e su www.francolaratta.it

“Deus caritas est”. L’enciclica di papa Benedetto XVI ci riporta ai concetti più alti della definizione di Dio. Dio è Amore. Dio è Carità. Nella società odierna, fatta di una frenetica corsa contro il tempo, Dio può essere anche altro. Si può cercare, e forse trovare, in quello che la società moderna non possiede più: il silenzio!

Non c’è momento della nostra giornata che non sia scandita dal rumore. Giorno e notte la vita dell’uomo è aggredita e violentata da rumori e frastuoni di ogni genere.

A casa come in ufficio, in viaggio come nel tempo libero, tutto è rumore. La gente grida anche quando parla e dialoga. La nostra è una società che ha smarrito il gusto e piacere di ascoltarsi. E ascoltare il silenzio. La sfida dell’uomo di oggi è, dunque quella di ritrovare i sentieri del silenzio; “non il silenzio della rinuncia, dell’infinita solitudine”, ma il silenzio come spazio dell’ascolto, dell’incontro. Ci sono posti e luoghi in cui il silenzio si può trovare nel contatto diretto ed esclusivo con la natura. In montagna, lontani da strade e da altre concentrazioni umane, lo si sente interamente nel “respiro” del bosco quando il vento si infila fra gli alberi e li accarezza; così pure nelle voci degli animali, nello sguardo attento delle piante, nel profumo dei fiori, nella pioggia incessante, nel cadere misterioso della neve. E nella notte, così ricca di quel silenzio che racconta tutti i colori del buio.

La voce del silenzio è chiarissima al mare. Superbamente suggestiva. È bello andare a largo con la canoa, quando la notte si prepara a fare posto alle prime luci del giorno. In quei momenti si scopre quanto sia nitida e suadente la voce del mare, quanto siano affascinanti i suoi colori e dolci le onde che si scuotono lentamente....

Al mattino presto nessun rumore raggiunge il mare. E c’è il commovente silenzio delle chiese ancora deserte, al primo mattino, che fanno sentire una voce profonda, che non ha bisogno della musica di organi e di chitarre, né di preti sbadati che celebrano stanche funzioni religiose. È una voce che parla direttamente al cuore.

Ma c’è un momento, raro quanto prezioso, in cui il silenzio diventa Voce. È il momento in cui avanza rapidamente la notte; dal proprio letto non si sentono più né le voci né i rumori della vita quotidiana. In quel momento, in quei minuti, prima che il sonno sopraggiunga, si ode un silenzio profondo e infinito. Chi può ascoltarlo deve fermare il tempo, chiudersi dentro, cercare la fonte di quel silenzio. In quei momenti prevale un forte senso di calma assoluta, di quiete, che permette di sentire una voce. Una voce che non emette alcun suono, che non dice nulla, che è lontanissima. In quel silenzio assoluto c’è una voce. Che parla solo a chi sa ascoltare, a chi sa capire, a chi sa sintonizzarsi su una frequenza che nessuno finora ha mai registrato. È la voce che non ha nulla da dire a chi non sa ascoltare. La voce del silenzio! Il silenzio. Se la società moderna imparasse a riscoprire il piacere del silenzio, potrebbe avvicinarsi un po’ di più all’infinito, e alla sua quiete, e alla sua pace! E quindi a Dio. Quel Dio che non si manifesta e non parla, non ti cerca ma si fa trovare, che non ha bisogno di santi né di miracoli. È Dio, ed è tutto. Perché Dio è silenzio, è Carità, è Amore. Nella Bibbia, il Salmo 19 recita: “I cieli narrano la gloria di Dio, e l’opera delle sue mani annunzia il firmamento”. Dio, quindi, parla attraverso il silenzio delle sue opere. Questa è una prima dimensione del silenzio di Dio. I cieli narrano la gloria di Dio, dunque non c’è bisogno di parole. E con Bruno Forte osserviamo che riscoprire il silenzio e la parola nel loro reciproco fecondo rapporto, è un urgenza assoluta del nostro tempo. Abbiamo bisogno di imparare nuovamente a parlare, ma a parlare nel senso di dire parole che vengano dal silenzio e che dimorino nel silenzio dell’ascolto dell’altro; imparare a tacere non nel senso di chiudersi nella prigionia delle nostre solitudini, ma di lasciarsi raggiungere dalla parola che evoca, che abita, che attira, che trasforma.

Franco Laratta


Rispondere all'articolo

Forum