IL POTERE DELLA PAROLA - "ITALIA", CONSEGNATO AL PARTITO DEL "POPOLO DELLA LIBERTA’": "FORZA ITALIA" (1994-2009)!!!

L’ITALIA A LEZIONE DI LEGALITA’ E DI ANTIMAFIA DAI CLANDESTINI, DAGLI STRANIERI. "il coraggio dimenticato". Una riflessione di Roberto Saviano, con una nota di Conchita De Gregorio e di Claudia Fusani - a cura di Federico La Sala

Il paese in cui è bello riconoscersi - insegna Altiero Spinelli padre del pensiero europeo - è quello fatto di comportamenti non di monumenti.
giovedì 14 maggio 2009.
 
[...] Avere un atteggiamento di chiusura e criminalizzazione aiuta le organizzazioni mafiose perché si costringe ogni migrante a relazionarsi alle mafie se da loro soltanto dipendono i documenti, le abitazioni, persino gli annunci sui giornali e l’assistenza legale. E non si tratta di interpretare il ruolo delle "anime belle", come direbbe qualcuno, ma di analizzare come le mafie italiane sfruttino ogni debolezza delle comunità migranti. Meno queste vengono protette dallo Stato, più divengono a loro disposizione [...]

Il coraggio dimenticato

di Roberto Saviano (la Repubblica, 13.05.2009)

Chi racconta che l’arrivo dei migranti sui barconi porta valanghe di criminali, chi racconta che incrementa violenza e degrado, sta dimenticando forse due episodi recentissimi ed estremamente significativi, che sono entrati nella storia della nostra Repubblica. Le due più importanti rivolte spontanee contro le mafie, in Italia, non sono partite da italiani ma da africani. In dieci anni è successo soltanto due volte che vi fossero, sull’onda dello sdegno e della fine della sopportazione, manifestazioni di piazza non organizzate da associazioni, sindacati, senza pullman e partiti. . Manifestazioni spontanee. E sono stati africani a farle.

Castelvolturno, il 19 settembre 2008, dopo la strage a opera della camorra in cui vengono uccisi sei immigrati africani. Le vittime sono tutte giovanissime, il più anziano tra loro ha poco più di trent’anni, sale la rabbia e scoppia una rivolta davanti al luogo del massacro. La rivolta fa arrivare telecamere da ogni parte del mondo e le immagini che vengono trasmesse sono quelle di un intero popolo che ferma tutto per chiedere attenzione e giustizia. Nei sei mesi precedenti, la camorra aveva ucciso un numero impressionante di innocenti italiani. Ma nulla. Nessuna protesta. Nessuna rimostranza. Nessun italiano scende in strada. I pochi indignati, e tutti confinati sul piano locale, si sentono sempre più soli e senza forze.

Ma questa solitudine finalmente si rompe quando, la mattina del 19, centinaia e centinaia di donne e uomini africani occupano le strade e gridano in faccia agli italiani la loro indignazione. Succedono incidenti. Il giorno dopo, gli africani, si faranno carico loro stessi di riparare ai danni provocati. L’obiettivo era attirare attenzione e dire: "Non osate mai più". Contro poche persone si può ogni tipo di violenza, ma contro un intera popolazione schierata, no.

E poi a Rosarno. In provincia di Reggio Calabria, uno dei tanti paesini del Sud Italia a economia prevalentemente agricola che sembrano marchiati da un sottosviluppo cronico e le cui cosche, in questo caso le ’ndrine, fatturano cifre paragonabili al Pil del paese. La cosca Pesce-Bellocco di Rosarno aveva deciso di riciclare il danaro della coca nell’edilizia in Belgio, a Bruxelles, dove per la presenza delle attività del Parlamento Europeo le case stavano vertiginosamente aumentando di prezzo.

L’egemonia sul territorio è totale, ma il 12 dicembre 2008, due lavoratori ivoriani vengono feriti, uno dei due è in gravissime condizioni. La sera stessa, centinaia di stranieri - anche loro, come i ragazzi feriti, impiegati e sfruttati nei campi - si radunano per protestare. I politici intervengono, fanno promesse, ma da allora poco è cambiato.

Inaspettatamente, però, il 14 di dicembre, ovvero a due soli giorni dall’aggressione, il colpevole viene arrestato e il movente risulta essere violenza a scopo estorsivo nei riguardi della comunità degli africani. La popolazione in piazza a Rosarno, contro la presenza della ’ndrangheta che domina come per diritto naturale, non era mai accaduto negli anni precedenti.

Eppure, proprio in quel paese, una parte della società, storicamente, aveva sempre avuto il coraggio di resistere. Ne fu esempio Peppe Valarioti, che in piazza disse: «Non ci piegheremo», riferendosi al caso in cui avesse vinto le elezioni comunali. E quando accadde fu ucciso. Dopo di allora il silenzio è calato nelle strade calabresi. Nessuno si ribella. Solo gli africani lo fanno. E facendolo difendono la cittadinanza per tutti i calabresi, per tutti gli italiani.

Per il pubblico internazionale risulta davvero difficile spiegarsi questo generale senso di criminalizzazione verso i migranti. Fatto poi da un paese, l’Italia, che ha esportato mafia in ogni angolo della terra. Che hanno fatto sviluppare il commercio della coca in Sudamerica con i loro investimenti, che hanno messo a punto, con le cinque famiglie mafiose italiane newyorkesi, una sorta di educazione mafiosa all’estero.

Oggi, come le indagini dell’Fbi e della Dea dimostrano, chiunque voglia fare attività economico-criminali a New York che siano kosovari o giamaicani, georgiani o indiani devono necessariamente mediare con le famiglie italiane, che hanno perso prestigio ma non rispetto. Le mafie straniere in Italia ci sono e sono fortissime ma sono alleate di quelle italiane. Non esiste loro potere senza il consenso e la speculazione dei gruppi italiani. Basta leggere le inchieste per capire come arrivano i boss stranieri in Italia. Arrivano in aereo da Lagos o da Leopoli. Dalla Nigeria, dall’Ucraina dalla Bielorussia.

Le inchieste più importanti come quella denominata Linus e fatta dai pm Giovanni Conzo e Paolo Itri della Procura di Napoli sulla mafia nigeriana dimostrano che i narcos nigeriani non arrivano sui barconi ma per aereo. Persino i disperati che per pagarsi un viaggio e avere liquidità appena atterrano trasportano in pancia ovuli di coca. Anche loro non arrivano sui barconi. Mai.

Quando si generalizza, si fa il favore delle mafie. Loro vivono di questa generalizzazione. Vogliono essere gli unici partner. Se tutti gli immigrati diventano criminali, le bande criminali riusciranno a sentirsi come i loro rappresentanti e non ci sarà documento o arrivo che non sia gestito da loro. La mafia ucraina monopolizza il mercato delle badanti e degli operai edili, i nigeriani della prostituzione e della distribuzione della coca, i bulgari dell’eroina, i furti di auto di romeni e moldavi. Ma questi sono una parte minuscola delle loro comunità e sono allevate dalla criminalità italiana.

Avere un atteggiamento di chiusura e criminalizzazione aiuta le organizzazioni mafiose perché si costringe ogni migrante a relazionarsi alle mafie se da loro soltanto dipendono i documenti, le abitazioni, persino gli annunci sui giornali e l’assistenza legale. E non si tratta di interpretare il ruolo delle "anime belle", come direbbe qualcuno, ma di analizzare come le mafie italiane sfruttino ogni debolezza delle comunità migranti. Meno queste vengono protette dallo Stato, più divengono a loro disposizione.

Il paese in cui è bello riconoscersi - insegna Altiero Spinelli padre del pensiero europeo - è quello fatto di comportamenti non di monumenti. Io so che quella parte d’Italia che si è in questi anni comportata capendo e accogliendo, è quella parte che vede nei migranti nuove speranze e nuove forze per cambiare ciò che qui non siamo riusciti a mutare. L’Italia in cui è bello riconoscersi e che porta in sé la memoria delle persecuzioni dei propri migranti e non permetterà che questo riaccada sulla propria terra.

-  2009 by Roberto Saviano
-  Published by arrangement with Roberto Santachiara -Literary Agency



Il rispetto dei diritti

di Conchita De Gregorio (l’Unità, 12.05.2009)

Vorrei mettere in chiaro una cosa semplice. Non siamo «favorevoli all’immigrazione clandestina». Non credo che la destra voglia la sicurezza dei cittadini (italiani) e la sinistra invece desideri metterla a tremendo repentaglio accogliendo chiunque si affacci ai nostri confini, criminali in fuga compresi. Non è questione di essere buoni o cattivi, cattolici compassionevoli o atei cinici (si possono anche invertire gli attributi). Si tratta piuttosto di osservare le regole, i diritti umani e il diritto internazionale, se possibile il senso della storia e quel che ci ha insegnato.

Allora quindi, nel caso del diritto di asilo, si tratta di stipulare degli accordi coi paesi di provenienza - è un lavoro politico più faticoso e lungo del semplice esercizio della forza ai confini, è vero, ma è quel che ci si aspetta da un governo. Si tratta di riconoscere le persone: quelle che hanno il diritto d’asilo e quelle che non lo hanno. Di accogliere le prime e respingere le seconde. Si può fare, con l’Albania è stato fatto.

Si tratta, prima ancora, di mettersi seduti a scrivere una legge organica sul diritto d’asilo: l’Italia è uno dei pochissimi paesi che non l’abbia. Perché non impieghiamo il tempo e le energie a scriverla? È una proposta formale: lanciamo una sfida all’Europa che ci condanna. L’Italia è una delle porte di accesso al continente: i nostri confini sono i più accessibili dunque sono i confini di tutti.

Il nostro problema è il loro problema, risolviamolo insieme. Per farlo in modo credibile però bisogna che rispettiamo il diritto. Segnala Amnesty International, rapporto 2006: «Nonostante sia Stato parte della Convenzione delle Nazioni Unite sui rifugiati l’Italia non si è ancora dotata di una legge specifica e completa sul diritto di asilo». Facciamolo, no, ministro Maroni.

Due parole sul perché sia così importante. Thomas Hammarberg, commissario per i Diritti umani del Consiglio d’Europa, ha detto che l’azione dell’Italia «mina la possibilità per ogni essere umano di fuggire da repressione e violenza ricorrendo al diritto d’asilo».

Il diritto d’asilo è previsto dall’articolo 10 della nostra Costituzione. «Lo straniero al quale sia impedito nel suo paese l’effettivo esercizio delle libertà democratiche garantite dalla Costituzione italiana ha diritto d’asilo nel territorio della repubblica secondo le condizioni stabilite dalla legge».

Perché abbiamo questa norma nella Carta? Perché è stata scritta che erano passati poco più di due anni dalla caduta del fascismo e dalla fine della guerra. Vediamo i nomi di alcuni di quelli che la scrissero. Giorgio Amendola, Giuseppe Di Vittorio, Emilio Lussu, Sandro Pertini, Leo Valiani: tutti costoro, durante il fascismo, trovarono asilo politico in Francia o in Inghilterra. È molto apprezzabile che una serie di personalità della destra, ultimo Alemanno, condannino ora il regime. Le condanne però è meglio esprimerle durante, non 60 anni dopo.

Potremmo esercitarci ad immaginare che ogni immigrato che chiede asilo politico sia il Pertini del suo paese. C’è purtroppo quel problema. La Costituzione inattuata.

Allora quando siamo censurati dall’Europa anziché replicare come Malta («Siamo piccoli») proviamo a rispondere con l’esercizio del diritto e non della forza. La differenza con Malta è che l’Italia è un paese grande. Potrebbe essere un grande paese.


Strage di clandestini, la Ue ha le immagini

di Claudia Fusani (l’Unità, 12.05.2009)

Rigorosamente coperte dal segreto militare Nato esistono a Bruxelles presso gli archivi della Commissione europea centinaia di immagini che documentano una carneficina. Le hanno catturate i satelliti, testimoni rigorosi ed eloquenti della strage di innocenti in corso da anni, almeno quattro, nelle acque del canale di Sicilia e lungo le piste del deserto che dai paesi subsahariani arrivano in Libia. Le rotte dei disperati in fuga da malattie, carestie e persecuzioni e in cerca di una speranza di vita.

Fu Beppe Pisanu, nel 2006 ministro dell’Interno, il primo a denunciare quella documentazione: “Sono immagini agghiaccianti - disse - che tutto il mondo dovrebbe vedere». Vedere per capire. per cominciare a chiamare le cose col proprio nome. E smetterla con le ipocrisie dei respingimenti delle navi e la propaganda del porte chiuse ai clandestini.

Quelle immagini raccontano di decine. centinaia di cadaveri che galleggiano nelle acque del Mediterraneo. E, ancora di più, di cadaveri lungo il deserto. Mesi di marcia, arrivano solo i più forti, gli altri muoiono per strada.

E’ l’ora che quelle immagini diventino pubbliche. L’homo videns potrà così rendersi conto di cosa si parla quando si parla di clandestini in arrivo dalla Libia. Non solo statistiche. Sono anche cadaveri che prima sono stati uomini e donne. Per non dire mai, un giorno: «Non lo sapevo».


Sul tema, nel sito, si cfr.:

-  GLI APPRENDISTI STREGONI E L’EFFETTO "ITALIA". LA CLASSE DIRIGENTE (INCLUSI I GRANDI INTELLETTUALI) CEDE (1994) IL "NOME" DEL PAESE AL PARTITO DI UN PRIVATO. Che male c’è?!

-  COSTITUZIONE, LINGUA E PAROLA.....

-  IL BERLUSCONISMO E IL RITORNELLO DEGLI INTELLETTUALI

-  IL SONNO DELLA RAGIONE COSTITUZIONALE GENERA MOSTRI.


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